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SESTA SERIE

AVVERTENZA

l. Questo volume, II .ella serie VI, comprende la documentazione che si riferisce all'azione diplom~ ica dell'Italia dall'apertura ufficiale della Conferenza di Parigi, 18 gennaio 19H al 23 marzo 1919.

2. I documenti pubbli' tti sono tratti in prevalenza dai fondi custoditi presso l'Archivio Storico del M tistero degli Affari Esteri. In particolare sono stati utilizzati i seguenti fondi

a) Archivio della < >nferenza della Pace: esso comprende il copiosissimo carteggio della delegazior ' alla Conferenza della Pace, suddiviso nei tre principali settori: l) Archivio ella Delegazione Italiana; 2) Archivio del Segretariato; 3) Archivio della PresideJ ~a del Consiglio e di Gabinetto; oltre naturalmente le raccolte dei Verbali, degl Atti della Conferenza e dei Trattati della Conferenza. In questo fondo è stata ri .venuta una raccolta dei telegrammi spediti da Sonnino da Parigi al Ministero d{ :li Esteri e alle varie ambasciate. Per i telegrammi in arrivo alla Delegazione .na ulteriore ricerca nelle Carte Sonnino conservate nell'Archivio di Montesp{ toli può aggiungere solo qualche elemento di dettaglio. Di questi telegrammi son state rinvenute alcune minute sparse nei vari fascicoli del fondo della Conferer a della Pace. Analogamente i telegrammi in arrivo a Parigi e spediti da Pari1 dal Presidente del Consiglio Orlando non sono stati rinvenuti in una raccolt~ organica ma di questi esiste copia nelle Carte Orlando conservate presso l'Arch rio Centrale dello Stato.

b) Archivio di Go 'inetto: esso comprende le collezioni di telegrammi di Gabinetto in partenza e in arrivo, e i fascicoli dove, insieme con telegrammi sparsi e carte varie, son raccolti, per quanto in numero esiguo, memorie, appunti, lavori preparatori ;>er uso del Ministero.

c) Collezione dei ~legrammi ordinari: in partenza e in arrivo. d) Archivio della >irezione degli Affari Politici. e) Archivio dell'l nbasciata d'Italia a Londra. f) Archivio Storie del Ministero dell'Africa Italiana: questo fondo, con

servato presso l'Archivie Storico del Ministero degli Affari Esteri, è stato particolarmente utile per la 1rrispondenza relativa alle questioni coloniali.

3. -Archivio Centrali dello Stato: Carte Orlando: tutta la corrispondenza di Orlando con il re Vi orio Emanuele III, con la Presidenza del Consiglio e con i vari ministeri è st: ;a reperita in questo fondo. 4. -Alcuni document contenuti in questo volume sono apparsi precedentemente a stampa nelle sE uenti pubblicazioni: S. SoNNINO, Carteggio 1916-1922, a cura di P. PASTORELLI, :torna-Bari, 1975; M. PETRICIOLI, L'occupazione italiana del Caucaso: «un ingrat servizio » da rendere a Londra, Milano, 1972.

Il Memorandum sul l rivendicazioni dell'Italia sulle Alpi e nell'Adriatico, presentato dalla delegaz me italiana alla Conferenza della Pace è pubblicato in: A. GIANNINI, Docum• tti per la storia dei rapporti fra l'Italia e la Jugoslavia,

Roma, 1934; M. CuRREY, Italian Foreign Policy, Londra, 1932; R. ALBRECHTCARRIÉ, Italy at the Paris Peace Conference, New York, 19a8: F. CuRATO, La conferenza della pace, Milano, 1942, vol. II; Documenti suHa questione ad1·iatica (La Conferenza della Pace, 12 gennaio 1919-marzo 1920), Roma, Ministero degli Affari Esteri, s.a. (pubblicazione riservata).

Il promemoria redatto dal Capitano di Vascello U. Conz sul problema militare dell'Adriatico, inviato da Sonnino a Clemenceau 1'8 marzo 1919, è pubblicato nella traduzione inglese in D. H. MILLER, My Diary at the Conference of Paris, New York, 1924, vol. VI.

La prof. Marta Petricioli ha collaborato col prof. Mosca alla preparazione di questo volume. La messa a punto per la stampa e la compilazione delle note e degli Indici sono state curate dalla Dott. Emma !annetti Minniti. Un particolare ringraziamento al prof. Daniel Grange dell'Università di Grenoble per le ricerche svolte presso il Servizio Storico dél Ministero della Difesa francese e presso il Quai d'Orsay. Si ringraziano inoltre gli uffici storici dello Stato Maggiore del Ministero della Difesa e del Ministero della Marina che con la consueta cortesia hanno facilitato le ricerche presso i rispettivi Archivi.


DOCUMENTI
1

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. u. 37. Roma, 18 gennaio 1919, ore 13,43.

Ti comunico che avendo onorevoli Salandra e Barzilai accettato incarico, odierno consiglio ministri ha approvato loro nomina. Puoi darne quindi partecipazione ufficiale alla conferenza (1).

2

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 22/914. Parigi, 18 gennaio 1919, ore 20,30.

Prego far noto capo stato maggiore marina che sospensione nostro traffico è appunto quanto desiderano jugoslavi e minaccia non mi sembra efficace se nostro traffico è sostituibile con traffico straniero.

Inclusione Nitti nella delegazione porterebbe inoltre nel seno di questa due tendenze in

aperto· contrasto fra loro, ciò che riuscirebbe fatale.

Nitti dichiarò nettamente suo programma quando in consiglio appoggiò le rinunzie pre

ventive patrocinate da Bissolati. Reputerei sua nomina oggi funesta per la causa nazionale.

Mi dichiaro invece favorevole alla nomina di Salandra tra delegati, viste grandi responsabilità che dovremo assumerci; e nor.. mi oppongo a quella eventuale di Barzilai se la reputi necessaria benchè egli manchi alquanto di autorità». A questo telegramma Orlando aveva replicato in data 17 gennaio 1918, con telegramma n. 30: • Dopo lunghi colloqui avuti. meco tanto Barzilai quanto Salandra hanno accettato di fare parte della delegazione. Essi parti

ranno domani sera con me. Quanto alla crisi non sopravvenuta alcuna novità, attendendo sempre pomeriggio l'arrivo di Fradeletto e del generale Caviglia. Ho qualche trattativa con Cabrini che entrerebbe come ministro del lavoro allo scopo di assicurare rapporti cordiali con le masse operaie •.

(l) Sulla composiZIOne della delegazione italiana alla Conferenza della pace, Sonnino aveva fatto pervenire ad Orlando, a riscontro di due telegrammi di quest'ultimo, non rintracciati, il seguente telegramma rr. p. n. 18, del 15 gennaio 1919: • Rispondo tuoi due telegrammi di stasera. Non risulta che Inghilterra abbia fin qui nominato ministro del tesoro tra suoi delegati per la pace. Bonar Law è senza portafoglio nell'attuale gabinetto. Nemmeno America comprese ministro finanziario tra delegati. Solo Francia nominò Klotz che è anche ministro finanze. Date le disposizioni di animo inglesi verso persona Nitti, sua nomina significherebbe decuplare le già grandi difficoltà per riuscita nostre aspirazioni.

3

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ

T. 13. Parigi, 18 gennaio 1919.

Prego V. E. dare disposizioni perchè siano inviati a Budapest ufficiali italiani a parità degU esteri. Mi :riservo spedire tra breve in quella città un rappresentante di questo ministero. Gli ufficiali da inviarsi a Budapest dovranno essere specialmente competenti in ,cose ungheresi. Mi viene segnalato come specialmente adatto il colonnello Alessandro di San Marzano.

Prego altresì V. E. far osservare al nostro comando in Boemia essere opportuno evitare che i nostri ufficiali facciano parte di truppe che possano avere conflitti con ungheresi nell'invadere territori oltre armistizio non ancora occupati.

Gradirò l'liscontro telegrafico.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. uu. 14/833. Parigi, 18 gennaio 1919.

APProvo ·che prima di arrivare ultima ratio si esplichino pratiche diplomatiche a Belgrado.

5

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ

T. 15. Parigi, 18 gennaio 1919.

Riferendomi mio telegramma 12 (1), segnalo codesto comando opportunità ottenere dall'Austria-Ungheria matel'iale ferroviario (locomotive, 'carri, etc.) di cui abbiamo grandissima scarsezza, come sanzione mancate obbligazioni contemplate nostro armistizio.

(l) Non si pubblica.

6

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 20. Parigi, 18 gennaio 1919.

Risposta lettera 10 corrente di Turkhan pascià.

Prego far conoscere Turkhan pascià che ritengo opportuno che albanesi facciano al più presto presenti loro desideri alla conferenza per la pace sotto forma di memorie alle singole delegazioni ed al segretario generale della conferenza.

7

L'AMBASCIATORE A MADRID, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 279/20. Madrid, 18 gennaio 1919 (per. il18).

A quanto mi viene riferito da ambasciatore di Francia, addetto navale aggiunto francese è partito per Parigi per chiarire istruzioni relative attribuzione provvisoria a Francia e Italia piroscafi austro-ungarici rifugiati porti spagnuoli.

Ambasciatore di Francia mi ripete che non appena stabilita definitivamente attribuzione suddetta, sarà pronto a fare, unitamente tre suoi colleghi, progettata comunicazione collettiva a Governo spagnuolo.

8

IL COMANDANTE DELLE FORZE ITALIANE NELL'EGEO, ELIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 287/33. Rodi, 18 gennaio 1919 (per. H 18).

Nostro motoscafo ritornato oggi da Makri riferisce seguente notizia. Dicesi colà essere avvenuto questi giorni sbarco anglo-francesi Mersina. Elementi greci di Makri hanno cercato sfruttare abilmente sospensione no

stra •spedizione Anatolia, facendo col'rere voci essere prossiiillo arrivo navi da guerra elleniche.

Per togliere questa impressione sfavorevole io continuo fare visitare Makri da nostri motoscafi che vi fanno brevi soste, favorendo così noti iniziati scambi. Accoglienze quelle autorità civili e militari sempre ·cordialissime come

quelle della autorità marmarica verso RR. navi ivi stanziate (1).

(l) Sull'argomento cfr. serie VI, vol. I, n. 625.

10

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 301/98. Londra, 18 gennaio 1919 (per. il 19).

Nostro delegato ritiene quanto segue:

Questione di rapporti fra Comitato blocco e Comitato Parigi per relief europeo sorge ogni volta paesi neutrali chiedono esportare viveri verso paesi nemici al di sopra di quantità fissata in accordo oppure chiedono importare al di sopra razioni delle materie che produrrebbero un immediato accrescimento in disponibilità interna viveri. Esempio oli e grassi che lascerebbero burro disponibile per esportazione. Questioni suddette sono evidentemente come decisione definitiva di competenza Comitato Parigi cui Comitato blocco dovrà riferirle dando informazioni circa relazione che questioni hanno con norme fissate in accordo e altresì alla chiara condizione che paesi neutrali si servano esclusivamente secondo indicazioni di Comitato Parigi di tutto ciò che è prodotto esportato al di sopra di limite fissato fine accordo stesso. Ciò è basato su presunzioni che sia necessità fondamentale per Comitato suddetto: 1 -·che disponibilità viveri vengano tutte raccolte in sue mani; 2 -che rifornimenti nemici si compiano esclusivamente attraverso suo controllo. Da ciò dipende che funzione Comitato blocco rispetto quello Parigi dovrebbe essere di amministrare accordi

conclusi con neutrali e mantenendo blocco rendere possibile a Comitato stesso di disporre anche di viveri paesi neutrali e di impedire che approvvigionamento nemici possa compiersi al di fuori di Comitato Parigi. Questo deve stabilire oltre tutto anche priorità in rifornimenti nemici a certe condizioni e deve avere possibilità anche arrestare ove ne apparisse necessità. Se ciò non fosse, se cioè Comitato blocco da un lato non mantenesse blocco, e se Comitato Parigi dall'altro non avesse pieno controllo rifornimenti paesi nemici l'arma del blocco sarebbe perduta e non potrebbe essere usata come necessario fino a che, circa richieste fondamentali Governi associati per pace, non sarà nota opinione paesi nemici. È urgente conoscere se R. Governo concordi in punti suddetti perchè da alcuni telegrammi personali di Hoover a delegato americano in Comitato blocco apparirebbe intenzione liberare neutrali da ogni controllo su esportazione nemica. Ad esempio, per pesce, pel quale sopratutto Norvegia costituisce una delle fonti maggiori e pel quale inoltre principio priorità esportazione per alleati è necessario soprattutto per Italia. Infine questione è urgente perché Comitato blocco e Comitato Parigi abbiano chiara idea di loro funzioni. Ripetuto Attolico.

(l) -Cfr. serie VI, vol. I, n. 586. (2) -Gruppo indecifrato.
11

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 310/93. Costantinopoli, 18 gennaio 1919 (per. il 20).

Sarei grato a V. E. telegrafarmi appena decisa nomina mio successore ufficiale presso Governo serbo. Data la suscettibilità serba in proposito e la mia attuale impossibilità recarmi a Belgrado nonchè la forma delle mie passate relazioni coi serbi stimo non sia opportuno esprimere privatamente al principe reggente ed al presidente del consiglio il mio rincrescimento di non potermi congedare di persona.

12

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA, THAON DI REVEL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

N. 41. Roma, 18 gennaio 1919.

Si trascrive copia di lettera del Contrammiraglio Molà, delegato italiano al Comitato navale adriatico interalleato, distinta col n. 250 rr. in data 14 gennaio 1919:

• Nella ultima seduta del Comitato, l'Ammiraglio Bullard mi comunicò che in questa settimana egli avrebbe cessato di far parte del comitato navale Adriatico e che avrebbe dovuto r~arsi a 'Parigi quale delegato del suo Governo nel Congresso della Pace.

Come è noto a V. E. il predetto Ammiraglio nelle questioni di Fiume come d'altra parte risulta pure dalle sue proposte -è il più accanito sostenitore della causa jugo-slava e decisamente contra~io quindi a qualsiasi nostra aspirazione su Fiume.

Egli qui ha certamente raccolto per suo conto elementi di fatto e di giudizio tutti ai nostri danni, sobillato in questa sua impresa dal tenente colonnello americano Everson, che qui comanda il presidio americano. Costui, con la sua connivenza coll'elemento croato, si è aPertamente mostrato fervente sostenitore della causa jugo-slava e per nulla simpatizzante per gli italiani; sembra pure che le truppe al suo comando sieno in parte formate da oriundi croati ciò che concorre a creare nel suo ambiente un terreno favorevole ad una campagna denigratrice contro l'Italia, campagna a~limentata da pettegolezzi e malvage insinuazioni che la mentaHtà •croata sa sfruttare abilmente a nostro danno.

Ho ritenuto mio dovere informare di ciò l'E. V. per prevenire l'azione deleteria che l'ammiraglio americano potrà esercitare sulle questioni della Dalmazia •.

13

IL CAPO DELL'UFFICIO SPECIALE D'INVESTIGAZIONE DEL MINISTERO DELL'INTERNO, GASTI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO (l)

N. 114. Roma, 18 gennaio 1919.

Con riferimento al foglio informativo di questo Ufficio n. 4182/114 in data 14 novembre s. a. si comunica che da fonte confidenziale viene confermato essere intendimento della S. Sede di presentare al Congresso della pace le proprie aspirazioni, •concretate principalmente nella c internazionalizzazione delle guarentigie • e c la striscia al mare •. Dalla stessa fonte si apprende anche che il maggior sostenitore delle aspirazioni della S. Sede sarebbe il cardinale Mercier, che già da tempo starebbe svolgendo un'attiva opera di preparazione nell'ambiente diplomatico.

14

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, GALANTI

T. 25. Parigi, 19 gennaio 1919, ore 13.

In relazione a suo ·telegramma relativo giornale Tribuna approvo sua proposta e attendo telegrafica indicazione circa sovvenzione. Circa criterii politici per orientamento giornale essi saranno dati dal R. ministro di cui è prossimo

arrivo costà. Intanto ella può far rilevare che attuale tendenziosa campagna di stampa contro l'Italia non fa ,che compromettere a danno della Serbia le future relazioni fra Italia e Serbia che desideriamo restaurare su basi fiduciose e cordiali.

(l) Il documento venne comunicato anche al sottosegretario agli Interni, Bonicelli, e al direttore generale della pubblica sicurezza, Sorge.

15

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, AL COMANDANTE DEL PRESIDIO MILITARE A SCUTARI, PERRICONE (l)

T. 85. Roma, 19 gennaio 1919, ore 17.

Suo telegramma n. 17.

A nostre osservaziÒni drca primi cambiamenti apportati dal colonnello Fourtou nell'amministrazione Scutari Governo francese ri.sa;>ose che colonnello aveva rimesso le <cose come erano prima guerra sotto occupaZiione internazionale.

Prego verifkare e riferire eventuale inesattezza.

Agisca abilmente presso generaile Philips 'per assicurarsene cooperazione in ogni azione di arginamento irregolarità del 'colonnello Fourtou nel campo politico ed amministrativo (2).

16

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

(ACS, Carte Ovlando)

T. RR. 39. Roma, 19 gennaio 1919, ore 17,10.

Generale Diaz mi ha oggi detto che per quanto attiene all'alta consulenza militare in relazione ai problemi della conferenza, egli è disposto a portare un contributo diretto, aggiungendo che egli verrà a Parigi mercoledì prossimo. Sarà preceduto dal generale Cavallero che lo rappresenta. È evidente che a tale manifestazione non può opporsi alcun impedimento, ma ho creduto di telegrafartela subito perché non si crei una situazione delicata con la situazione del generale Robilant, e ciò anche in relazione ad alcuni incidenti di carattere personz;le di cui ti dovrò intrattenere costì. Per questa stessa ultima ragione, ti prego vivamente di tener riservata questa comunicazione, meno per quanto riguarda il preannuncio della venuta di Diaz.

1'7.

IL VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, VILLA. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 5127. Roma, 19 gennaio 1919.

Mi riferisco suo telegramma del 5 ,corrente n. 117, ,relativo a1 riconosci

mento dei polacchi residenti in Italia come sudditi di nazione amica.

Riconosco fondate le ragioni che il Comitato nazionale polacco ha fatto

presenti per invocare la dichiarazione di amicizia fra l'Italia e il loro stato,

al fine di togliere i divieti ai rispettivi commerci. Riconosco del pari giusto che

analoga dichiarazione sia fatta per gli ,czechi-slovacchi e pei rumeni già appar

tenenti allo ex stato austro-ungarico. Debbo, però, far presente a V. E. che in

conformità del D. L. 3 Gennaio 1919, n. 2 il provvedimento non dovrebbe riguar

dare i sudditi delle predette nazionalità dimoranti nel nostro Regno, sì bene

i territori già costituenti parti dell'ex stato, e che attualmente trovansi sotto

il Governo di fatto della Polonia, dello stato czeco-slovacco e della Rumenia. I

detti territorii dovrebbero essere equiparati al territorio nazionale agli effetti

dell'applicazione del D. L. 28 novembre 1918, n. 1829, che unisce e coordina

le disposizioni regolatrici dei rapporti economici con gli stati e i sudditi nemici.

Prima di predisporre il decreto, nella forma indicata nell'art. 2 del predetto

D. L. 3 Gennaio 1919, gradirò conoscere se V. E. aderisce alle idee sopra manifestate, o crede che, per ora, si debba emettere un diverso provvedimento, limitato ai sudditi delle indicate nazionalità, residenti nel Regno, per autorizzarli a compiere atti di commercio, e liberare le loro aziende o i beni da sindacati

o sequestri e abilitarli all'esercizio delle azioni giudiziarie.

(l) -Il tel. venne inviato tramite il comando superiore delle forze italiane nei Balcani, a Valona. (2) -Con tel. 339 del 21 gennaio, che non si pubblica, il generale Piacentini comunicava tra l'altro che: c ••• nella espressione usata dai francesi di " metter le cose come erano prima della guerra sotto occupazione internazionale " vi era il proposito, ormai a noi noto, di voler estendere giurisdizione presidio interalleato di Scutari per dieci Km. di raggio attorno alla città come nel 1913-1914 ed anzi assai più a sud... • e concludeva c ... Mi permetto quindi soggiungere che è necessario diffidare della suddetta espressione •·
18

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 294/1062. Comando supremo, 19 gennaio 1919 (per. il 19).

Generale Piacentini comunica telegramma codesto ministero n. 41 del 12 corrente (l) e sua risposta (2) circa passaggio nona divisione greca attraverso territorio albanese e triangolo epirota. Questo comando, condividendo pienamente considerazioni esposte nei suddetti telegrammi, si associa alla proposta generale Piacentini di impedire passaggio della 9a divisione greca ed anche del suo solo carriaggio dalla strada Coritza-Lfaskoviki.

(l) -Cfr. serie VI, vol. I, n. 851. (2) -Cfr. serie VI, vol. I, n. 868.
19

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 494/104. Costantinopoli, 19 gennaio 1919 (per. l'l febbraio).

Telegramma di V. E. n. 19859 del 17 dicembre scorso.

Ho iniziato circa il Cenacolo trattative segrete amichevoli.

Sono stato in grado di procurare alla Porta delle soluzioni favorevoli per affari che la interessavano, ma facendole sentire che desideravamo la cessione del Cenacolo.

Ho rimesso al Gran Visir e al ministro degli esteri delle memorie spieganti che nessuna tradizione musulmana si lega a quel luogo e indicanti i precedenti di cessioni analoghe.

Ho anche promesso, ove occorra, il segreto.

Avrei ogni ragione di sperare il successo, se non vi fosse una opposiZIOne tacita del ministero dell'Evcaf che dovrebbe trasferire il vacuf su un altro luogo e, in parte, la tema della Porta di compromettersi presso altri.

Continuo a premere ed insistere anche con mezzi indiretti.

20

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA, THAON DI REVEL, AL DELEGATO ALLA COMMISSIONE INTERALLEATA DEGLI AMMIRAGLI, MOLA

N. 195. Roma, 19 gennaio 1919.

La deliberazione presa dal Comitato navale per l'Adriatico circa l'abolizione del salvacondotto non può essere accettata: l) perchè contrasta con la clausola 5 dell'armistizio di Villa Giusti;

2) perchè, perdurando il blocco in Adriatico, la navigazione delle navi ex austro-ungariche a qualunque tonnellaggio appartengano non può essere esercitata senza un salvacondotto;

3) perchè intacca il diritto di sovranità dell'Italia nel mare Adriatico di fronte al naviglio austro-ungarico, avendo solo l'Italia proclamato il blocca di sbarramento di tutto quel mare.

In effetti, l'articolo 5 delle clausole navali facenti ,parte del trattato di armistizio stabilisce il mantenimento del blocco in Adriatico da parte delle Potenze Alleate ed associate nelle condizioni attuali, cioè nelle condizioni in cui era allora mantenuto, e sottomette le navi austro-ungariche trovate in navigazione a cattura salvo le eccezioni ammesse da una speciale Commissione.

La chiara dizione dell'articolo 5 elimina ogni dubbio. Esso mantiene il blocco esistente al momento dell'armistizio del tutto inalterato di fronte al nemico. Ora è bene conoscere che le condizioni del blocco risultano non da disposizioni degli alleati ma da un decreto luogotenenziale italiano dell'll 'luglio 1915

n. 1312, decreto di cui si unisce copia, (l) e le sue condizioni applicate durante la guerra, devono essere mantenute durante 'l'armistizio e fino a quando, a norma della dichiarazione di Londra 1909, l'Italia non le abolisca come ha fatto ultimamente 1a Francia per la Siria.

Una delle condizioni essenziali del blocco dichiarato dall'Italia era che

nessuna nave potesse navigare senza un salvacondotto rilasciato dal Ministero

della Marina o dalle Autorità da esso delegate.

È ben noto che l'articolo 4 delle clausole navali di armistizio concede la

libertà di navigazione in Adriatico, ma tale concessione è a favore solo delle

navi da ,guerra e mevcantili deHe Potenze Alleate, ma non di quelle del nemico.

È bene tener presente in proposito che il carattere amico o nemico di una

nave è tale quale risulta dalla nazionalità cui appartiene e non dalla bandiera

che in atto essa porta. Il fatto esteriore della bandiera non può modificare la

sua condizione giuridica. Fu a tale scopo stabilito nella conferenza di Parigi

del 21 dicembre 1918 che le navi ex austro-ungariche portassero la bandiera

interalleata a poppa per indicare il loro carattere originario nemico.

Tutte queste navi ex austro-ungariche da qualunque gestite e che si tro

vano in Adriatico, devono, appunto perchè di nazionalità nemica e naviganti

sotto bandiera interalleata, avere un salvacondotto, senza di che si esporreb

bero alla cattura.

La deliberazione presa dal Comitato navale di eliminare ogni salvacondotto è quindi doppiamente illegale, per avere violato una clausola di armistizio relativa al mantenimento del blocco nelle 'condizioni in cui si trovava, e !Pe1" aver violato, recando involontariamente un'offelsa al .principio di sovranità, una disposizione di legge italiana.

Evidentemente gli ammiragli alleati non conoscevano le disposizioni legislative "innanzi accennate, le quali non possono, d'altra parte, essere abrogate senza il 'Consenso generale dei Governi a'lleati e degli Stati Uniti d'America e quello particolare del Governo italiano per quanto ,si riferisce all'abrogazione del citato decreto 11 luglio 1915.

Per quanto si riferisce all'impiego del naviglio mercantile ex austro-ungarico vi sono due cose molto distinte da tener presente: la requisizione e l'utilizzazione.

Il diritto di requisizione è riconosciuto in base alla deliberazione della Conferenza del 21 dicembre 1918 la quale riconfermò in sostanza quanto era già stato precedentemente deciso dal Comitato navale per l'Adriatico nelle sedute tenute a Roma il 26, 27 e 28 Novembre 1918, alla Potenza o alle Potenze che si trovano nella migliore posizione per mettere le navi in servizio.

La cura di applicare questo principio è ,confidata al Comitato navale per l'Adriatico, al quale sono concessi pieni poteri per decidere nei casi particolari.

Si ha, quindi, nella deliberazione del 21 dicembre una regola generale circa la requisizione del naviglio con la facoltà al Comitato degli Ammiragli di intervenire solo nei casi particolari.

lO

Non v'è dubbio, come fu riconosciuto a Parigi, che l'Italia è la Potenza che si trova nella migliore posizione per 1provvedere alla requisizione del naviglio, il quale, mercè l'opera italiana, è in via di utilizzazione, dopo le molteplici riparazioni effettuate o in corso per ciascun piroscafo.

Questo principio non soffre eccezioni di sorta, e non è sottoposto, per le requisizioni che vengono eseguite, ad ulter,iore sanzione da ;parte del Comitato navale. Viceversa è necessario il suo intervento quando occorre regolare l'applicazione di detto principio nei casi particolari.

I casi particolari debbono riferirsi a quei casi per i quali sarebbe discutibile se eseguire o non la requisizione, come per esempio nel caso della requisizione del naviglio ausiliario della Marina da guerra ex austro-ungarica; o quegli altri per i quali sorgono delle difficoltà di esecuzione. In questi casi l'intervento del Comitato navale, rappresentante le Potenze alleate ed associate, può porre fine ad eventuali conflitti ed applica il principio generale.

Il mandato del Comitato navale non può, infatti, essere quello di sovrapporre le sue decisioni a quelle dei Governi riuniti a Parigi, ma è essenzialmente quello di eliminare i contrasti che si possono presentare alla requisizione affidata ad una Potenza.

In quanto all'utilizzazione del naviglio, esso entra nella competenza del Comitato Interalleato di Londra, col quale il Ministero dei Trasporti italiano, che ha la gestione di esso, è in continui rapporti.

È stato chiesto per la Serbia la facoltà di requisizione del naviglio. La risposta non potrebbe pel momento che essere negativa dal punto di vista del diritto internazionale.

Il diritto di requisizione che è riconosciuto dall'articolo 53 del regolamento annesso alla quarta convenzione de'll'Aja ad un esercito occupante, non è posto in dubbio, però esso trova una restrizione nei casi contemplati dal diritto marittimo di guerra, del quale uno dei principali e fondamentali istituti è il blocco.

A prescindere da ciò, la Serbia non ha porti, e più di tutto non ha leggi ed istituzioni marittime. Essa si trova giuridicamente nella medesima posizione della Svizzera, alla quale fu negato il riconoscimento della sua bandiera sul mare per mancanza di territorio marittimo, pure avendo un numero grandissimo di laghi navigabili.

Non è da trascurare inoltre che gli accordi per la requisizione del naviglio mercantile ex austro-ungarico sono stati presi dai rappresentanti dei quattro Governi associati i quali decisero che la requisizione dovesse essere fatta da quello di loro che si trovasse nella migliore condizione per armarle. Ogni altra interpretazione non sarebbe obbiettivamente esatta.

Si aggiunga che la Serbia può esercitare sui territori occupati un diritto di tutela per l'ordine pubblico e per l'amministrazione di essi, ma nÒn un diritto di sovranità, quale è quello della sua bandiera in navigazione marittima, che non aveva.

Tutto ciò non esclude che l'Italia animata dai migliori sentimenti verso la Serbia farà quanto dipenderà da essa per migliorare le sue condizioni e gli approvvigionamenti che venissero chiesti. Occorre però per il momento mantenere inalterata la condizione giuridica e di fatto dell'Italia, dipendente dalle

clausole navali dell'armistizio e dagli accordi interalleati in materia di requisizione di navi. Prego V. S. compiacersi sottoporre al Comitato navale e per esso ai singoli membri le suddette considerazioni.

(l) Non si pubblica.

21

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 26. Parigi, 20 gennaio 1919, ore 9,30.

A telegramma n. 22 del 9 gennaio, ricevuto per posta.

Resta mantenuta per ora sospensiva a sbarco su costa Asia Minore.

22

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A PECHINO, GARBASSO

T. 27. Parigi, 20 gennaio 1919, ore 20.

A Costantinopoli Governo italiano ha preso possesso ambasciata austro

ungarica basandosi sul diritto di v:indtore e di \successione su un edificio di cui

nessuna delle piccole nazionalità in cui si è dismembrata Aùstria-Ungheria po

teva aspirare.

Prego telegrafarmi se ella ritenga possibile analoga nostra azione costà.

<!3.

IL VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, VILLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 61. Roma, 20 gennaio 1919, ore 21,35.

Ammiraglio di Revel propone di far presentare a mezzo nostra commissione armistizio a Vienna protesta a quelle autorità militari per inadempienza alle clausole navali II III e IV dell'armistizio di Villa Giusti derivante da consegna flotta con relativi materiali ed approvvigionamenti al Consiglio jugoslavo e da oppOisizione fatta con ogni mezzo alla libera navigazione delle navi italiane da comitati jugoslavi stabHiti in molti porti della Dalmazia. Presi accordi con

S. E. presidente consiglio prego V. E. di voler far pervenire direttamente istruzioni al riguardo all'ammiraglio di Revel.

24

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 1158. Roma, 20 gennaio 1919.

Suo telegramma 20 (1).

Fatta comunicazione Turkhan pascià. Egli incarica Mehmet Konitza Turtulis Midhat riunirsi Roma preparare redazione memoriale. Nel frattempo egli si reca breve corsa Durazzo per prendere contatto con compatrioti e tornare con loro adesione per agire presso conferenza pace.

25

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, (2)

AL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI, S. PIACENTINI

T. R. 95. Roma, 20 gennaio 19.19.

Telegramma di V. E. n. 236.

È opportuno che nostri comandi si astengano da qualunque azione che possa implicare la nostra responsabilità nel movimento montenegrino. Ciò però non esclude che montenegrini che si rifugiassero entro nostre linee pur venendo disarmati siano trattati dovuti riguardi.

26

L'AMBASCIATORE A MADRID, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 315/21. Madrid, 20 gennaio 1919 (per. il 20).

Telegramma di V. E. n. 78.

Ambasciatore di Francia col quale ho avuto nuovo amichevole colloquio è ora meco d'accordo circa opportunità affrettare presentazione nota alla Spagna

per piroscafi austro-ungarici senza attendere definitive decisioni circa attribuzioni • gerenza provvisoria • degli stessi che del resto egli crede imminenti.

(l) -Cfr. n. 6. (2) -Sic, nel registro di telegrammi, ma Sonnino si trovava a Parigi.
27

L'ALTO COMMISSARIO A SOFIA, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 317/22. Sofia, 20 gennaio 1919 (per. il 20).

Miei telegrammi n. 19 e 20. Secondo infomazioni fornitemi da questo ministero degli Affari Esteri l'autorizzazione di recarsi all'estero a favore di un socialista, ministro del commercio, è stata concessa dal comando francese dietro semplice 'istruzione ministero degli Affari Esteri francese che ha respinto altre... (l) domande. Visto che di tale precedente non risulta avvertito consiglio interalleato, mentre io non ne fui avvisato, ritengo indispensabile risolvere questione passaporti senza ulteriori indugi per evitare malintesi futuri e consolidare cordiale intesa. Nel frattempo prego V. E. farmi sapere se nulla osta a che vengano in Italia e si rechino in Svizzera l) pro-sindaco di Sofia Balabanoff che oltre per motivi di salute vorrebbe recarsi Italia sistemare forniture tramviarie lasciate in sospeso alla dichiarazione di guerra; 2) ex-presidente del Consiglio Malinof che pure facendo formale... (l) mi risulta, secondo mi dice Theodoroff, voler pure recarsi Italia Svizzera colla famiglia per motivi di salute, ma certamente, come il ministro del Commercio già partito, cercherebbe durante viaggio riannodare relazioni personali con personaggi politici. Se nulla osta da parte di V. E. non sarebbe difficile eliminare ostacoli locali tanto più che il carattere della prima eccezione ha destato qui qualche commento non lusinghiero per gli alleati.

28

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

(ACS, Carte Orlando)

T. 318/1126. Zona di Guerra, 20 gennaio 1919 (per. il 20).

Trasmettesi seguente telegramma rpervenuto da sindaco di Zara pel caso codesto Ministero credesse darne comunicazione alla stampa.

• Il consiglio comunale di Zara, capitale della Dalmazia, sicuro interprete del sentimento degli italiani di tutta la provincia, esprime ferma volontà che la Dalmazia intera sia ricongiunta alla madre patria italiana •.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Il telegramma fu inviato per conoscenza, anche alla presidenza del Consiglio e allo Stato Maggiore dell'Esercito.
29

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 320/103. Pera, 20 gennaio 1919 (per. il 21).

Mio telegramma 24 (1).

Alto commissario inglese è stato autorizzato firmare con me e col collega francese la nota collettiva da me proposta circa le capitolazioni. Essa è stata quindi ieri diretta alla Sublime Porta. Invio per posta testo nota cui sono state portate due lievi modificazioni di forma.

::so.

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 322/115. Londra, 20 gennaio 1919 (per. il 21).

Seguito telegramma 156 (2).

Comitato blocco ha definitivamente approvato aumento razione per paesi neutrali. Ha però aderito prorogarne annunzio ufficiale per dare tempo risolvere questione prestito ad Italia. Giannini informa però che ove questione prestito non venisse decisa primi giorni settimana prossima aumento razione verrebbe annunziato e sola opportunità che restaci per risolvere questione prestito verrebbe definitivamente perduta. Circa istruzioni da dare Carrobio, rkhiamo 'la sua attenzione su contenuto telegramma 156 (2). Intanto per quanto riguarda Olanda aumento razione già comunicato è definitivo e dovrà essere annunziato e posto in esecuzione in tutti i paesi associati il 30 gennaio corrente.

31

IL MINISTRO ALL'AJA, SALLIER DE LA TOUR, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 326/18. L'Aja, 20 gennaio 1919 (per. il 21).

Mi riferisco ai miei telegrammi nn. 5, 8, 10 e 15 (3).

Ho saputo indirettamente che questo ministro di Francia senza prevenirmi come era... (4) ha presentato da tre giorni una nota colla quale invocando

convenzione armistizio 3 novembre scorso domanda a Governo olandese a nome Governi associati utilizzazione navi austro-ungariche trovantisi in Olanda senza pregiudizio loro proprietà nè loro attribuzioni finali. Questo mio collega Stati Uniti d'America ha avuto ordine associarsi tale domanda ciò che ha fatto oggi. Questa legazione d'Inghilterra ha chiesto ed aspetta nuove istruzioni al riguardo.

(l) -Cfr. serie VI, vol. I, n. 753. (2) -Numero evidentemente errato. Si tratta, con ogni probabilità, del 314/103, del 18 gennaio, che non si pubblica, ma cfr. anche n. 10. (3) -Cfr. n. 9. (4) -Gruppo indecifrato.
32

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 327/107. Costantinopoli, 20 gennaio 1919 (per. il 21).

Mio telegramma 103 (1).

Alto commissario inglese desidera che la nota collettiva da me proposta per le capitolazioni fosse firmata anche dal rappresentante ellenico. Ciò non è accaduto per la recisa opposizione del collega francese e mia. Comunico quanto precede a Romano Avezzana.

33

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SACERDOTI DI CARROBIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 336/19. Copenaghen, 20 gennaio 1919 (per. il 21).

Mio telegramma n. 14. Ho avuto un colloquio con direttore Landsbank il quale mi ha detto:

• Banca danese non 'Consente prestito a stati esteri che dietro richiesta Governo danese oppure dell'associazione. Prima ipotelsi deve escludersi, Governo danese essendo 'Convinto che blocco 'Cesserà tra poco, non domanderà a banche fare prestito a Italia. Seconda ipotesi deve pure escludersi, perché associazione commercianti permette prestito estero quando ammontare prestito viene spelso in Danimarca. Chiesi in qual modo potrebbe migliorare nostro cambio qui. Mi rispose importando merci nazionali in Danimarca e migliorando cambio Londra Parigi. A questo proposito debbo far presente che autorità italiane non aiutano in alcun modo sforzi questo delegato ,commerciale, 'che esportatori non sono informati di quello 'Che possono esportare e vapori danesi giunti Italia irischiano partire senza cadeo. Concessione in viaggio esportazione avviene così lentamente che, quando è data, ,commercianti danesi hanno già comperato e ricevuto merce da Inghilterra o da Francia. Se non si concede permesso a commercianti danesi recarsi Italia (mio telegramma odierno n. 18) non riattiveremo mai rapporti con Danimarca.

Ripeto telegramma a Londra.

(l) Cfr. n. 29.

34

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO

(ACS. Carte Orlando)

T. 70. Parigi, 21 gennaio 1919, ore 8,40 (per. ore 10,15).

A proposito di una eventuale azione contro i bolscevichi di Russia qualche giornale Parigi accenna alla adesione Italia. Bisogna impedire riproduzione tale P.rronea notizia in Italia.

35

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 28. Parigi, 21 gennaio 1919, ore 11.

Con riferimento al telegramma da Londra n. 239 (1), prego telegrafarmi parere mimsteri competenti circa opportunità di provvedere perché Italia sia rappresentata in detto Comitato al pari degli altri alleati.

Prego pure telegrafarmi nome persona cui, secondo l'avviso ministeri predetti, potrebbe essere affidato t.ale incarico.

36

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO ALL'AJA, SALLIER DE LA TOUR

T. 29. Parigi, 21 gennaio 1919, ore 15.

Con riferimento suoi telegrammi del 9, 13 (2), e 18 (3) gennaio autorizzala associarsi ai passi dei suoi 'colleghi francese inglese ed americano circa utiliz· zazione tonnellaggio austro-ungarico trovantesi nei porti neerlandesi alla data del 3 Novembre 1918.

Testo deUa comunicazione relativa da farsi a codesto Governo è già stato concordato con noi in base a proposta del Governo inglese.

(l) -Cfr. serie VI, vol. I, n. 882. (2) -Cfr. serie VI, vol. I, n. 856. (3) -Cfr. n. 9.
37

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

r. 1211. Roma, 21 gennaio 1919, ore 24.

Mio telegramma 168 del 5 corrente. Il R. ministro in Addis Abeba telegrafa:

• Mi riferisco mio telegramma 102 e 115 (l) e tel. 1638 ministero delle Colonie. Ho potuto avere copia concessione mineraria accordata dal Governo etiopico a Cantibai Uoseie e da questi ceduta al gruppo francese signor Bayart per mezzo del suo rappresentante signor Verrière. Del suddetto titolo concessione trasmetterò copia a V. E. Per quanto Degiac Tafari sostenga tassativamente che essa non costituisca monopolio e pur essendo i termini titolo conchiuso ambigui e contraddittori, non vi è dubbio però ,che essi conferiscono al .gruppo francese una prerogativa mineraria su tutta l'Etiopia e gli danno modo di intervenire e di opporsi ad altre eventuali concessioni di tal genere ciò che è incompatibile con il trattato franco-etiopico del gennaio 1908 e coll'accordo 1906. Gli stessi metodi adoperati per ottenere-tale concessione costituiscono un nuovo e grave pregiudizio ad ogni onesto e corretto tentativo penetrazione economica in Abissinia ed una nuova affermazione degli antichi nefasti sistemi corruzione inganno contro i quali sarebbe interesse generale di reagire energicamente ».

V.E. potrà servirsi delle precitate notizie per sostenere nostra domanda sospens~va di cui al mio telegramma 19574 (2).

vembre u.s. il R. ministro in Addis Abeba mi ha telegrafato qu::lnto segue:

'"Mi riferisco mio telegramma 99.

Suddito francese Verrière ha ottenuto dal Governo etiopico per conto Società... [manca]

speciale concessione per ricerche mineralogiche in tutta Etiopia con speciale riserva per sfruttamento delle miniere scoperte. Non ho finora possibilità avere copia concessione suddetta ma essa secondo dichiarazione signor Verrière e tenuto conto della somma ingente da lui pagata per ottenerla dovrebbe costituire una specie di monopolio o per lo meno una prerogativa non compatibile collo spirito dell'accordo del 1906 e dei trattati esistenti colla Abissinia. Ho perciò ritenuto opportuno chiedere direttamente Degrac Tafari spiegazioni in proposito ed egli mi ha dichiarato formalmente non trattarsi né di monopolio né di pre

rogative, ma di permesso di ricerche che può essere ad uguali condizioni accordato ad altra

compagnia. Ho creduto necessario interrogare mio collega Francia che è stato molto più

reticente del Degiac Tafari, limitandosi dichiarare aver avuto comunicazione di tale con

tratto solo dopo che era stato stipulato e di averne mandato copia al suo Governo; ma non

ha voluto esprimersi sul carattere del contratto stesso e se esso costituisce veramente mo

nopolio e un privilegio nè ha voluto darmene comunicazione trincerandosi sugli obblighi

segreto professionale (?). Per parte mia ho impressione che le dichiarazioni fatte da Degiac

Tafari siano sincere e che egli non ha per nulla inteso di accordare qualsiasi monopolio mi

neralogico ma sono convinto che il signor Verrière ha creduto e vuole far credere di aver

ottenuto un vero monopolio per la ricerca mineraria e che questa legazione Francia non

sarebbe aliena sostenere sue pretese.

Ritengo perciò necessario che la questione sia posta e chiarita direttamente col Go

verno di Parigi ".

Il ministero delle colonie, da me interpellato sull'argomento, mi comunica le seguenti

osservazioni :

'"Debbo rilevare che anche questa volta l'azione svolta dal ministro di Francia in Addis

Abeba, è in opposizione con la lettera e con lo spirito dell'art. 2 dell'accordo di Londra del

13 dicembre 1906 e col trattato di amicizia e di commercio franco-etiopico del 10 gennaio

1918 per la parte che riguarda i monopoli art. 2 -alinea 2). Il ministro di Francia, infatti

non si è previamente inteso sull'argomento con i suoi colleghi di Italia e Inghilterra, trattan

dosi di argomento che secondo che abbia maggiore o minore estensione può danneggiare l'una

e l'altra delle tre potenze firmatarie dell'accordo".

In conformità quindi dell'accordo stesso, il R. ministero delle Colonie è d'avviso che

la questione debba essere portata a conoscenza dei Governi francese e inglese affinché tutto

rimanga in sospeso fino a che non si abbia la prova che non si tratta, nel caso Verrière, di

domanda di natura monopolistica.

Prego V.E. fare gli opportuni passi presso codesto Governo nel senso qui sopra in

dicato •·

(l) -Cfr. serie VI, vol. I, n. 672. (2) -Si tratta del seguente telegramma del 12 dicembre 1918, ore 24 « In data 19 no
38

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. GAB. 99. Roma, 21 gennaio 1919.

Il R. ministro a Copenaghen telegrafa quanto segue (l):

• Giornali pubblicano da Londra secondo una conferenza tenuta Venezia sarebbe stato deciso che flotta austriaca sia condotta Corfù consegnata ammiraglio francese. Prego autorizzarmi possibilmente smentire e dichiarare che flotta austriaca fu già ricevuta in consegna da autorità militari italiane •.

Notizia analoga pervenne al ministero della marina ·con radiotelegramma senza firma lanciato da Torre Eiffel. È falso che secondo una conferenza tenuta a Venezia sarebbe stato deciso che flotta austriaca sia condotta Corfù consegnata ammiraglio francese, ma non sarebbe esatto affermare che flotta austriaca fu ricevuta in consegna da autorità militari italiane, flotta essendo ~stata disarmata e data in consegna a delegati militari interalleati •.

Prego dare istruzioni direttamente al R. ministro a Copenaghen.

39

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. 330/1122. Comando Supremo, 21 gennaio 1919 (per. il 21).

Riferimento telegramma n. 1086 di codesto ministero circa questione alienazione materiale bellico austro-ungarico questo comando condividendo pienamente considerazioni espresse ha invitato generale Segre, presidente nota commissione armistizio Vienna, ad uniformare sua azione. Parallelamente però a tale azione uffidosa sarebbe forse opportuno che in via diplomaUca stati acquirenti fossero informati nostro punto di vista.

40

IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI, S. PIACENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 337/610. Valona, 21 gennaio 1919 (per. il 21).

Ritengo opportuno comunicare per doverosa informazione telegramma ricevuto da comandante 16° corpo armata relativo tendenza comando francese estendere zona giurisdizione oltre i limiti a lui consentiti e risposta che ho creduto

di dare. •1125. Comunico per le decisioni del caso seguente fonogramma pervenuto da comando brigata Palermo. "287. Comandante 68o reggimento fanteria riferisce esserglisi presentato stamane a Bltoia capitano del genio Offbil ... (l) dicendogli che d'ordine comandante piazza Scutari colonnello De Fourtou voleva insediare Mudir a Busati. All'osservazione del ·comandante del 68o reggimento fanteria essere Busati nella ·cerchia nostra giurisdizione, il predetto capitano rispose che la influenza internazionale raggiungeva il raggio di 10 Km. da Scutari. Il comandante del 68° reggimento fanteria si metteva allora in comuni-cazione telefonica con il colonnello de Fourtou che •Confermò quanto il capitano aveva asserito ed ordinò di buon grado di sospendere insediamento di cui 1sopra, fino a tanto non sarebbero pervenute a noi istruzioni dalle nostre superiori autorità. Tutto ciò si svolse nella più completa correttezza di forma. Non essendo a conoscenza di questo comando fin dove giunge la sfera d'influenza del comando interalleato di Scutari, e ritenendo che essa debba arrestarsi a Bakcelik compreso, testè sgombrato da nostre truppe, si resta in attesa di conoscere le determinazioni di codesto comando al riguardo. Colonnello Giacosa" Generale Ferrero •.

A detto telegramma ho così risposto:

• 609. -Rispondo 1125 -Riguardo sfera d'influenza comando interalleato Scutari si fa conoscere quanto ministero degli affari esteri e comando supremo il 23 dicembre comunicavano in proposito: " 46 -Occupazione Albania venne riservata a Italia salvo Scutari ove ammettemmo occupazione internazionale. Poichè Tarabosc e Bakcelik possono considerarsi militarmente congiunti Scutari, siamo disposti per dimostrare nostra arrendevolezza considerare quelle località come soggette alla occupazione internazionale di Scutari. Sonnino".

Da tale telegramma risulta evidente che influenza comando interalleato si limita a città Scutari e che solo per accondiscendenza fu estesa a Tarabosc e Bakcelik. Questo comando non può quindi che confermare che Busati è compresa sfera d'influenza italiana. Nomina ed insediamento Mudir deve essere pertanto a noi riservata •.

(l) -Con tel. 316/16 del 20 gennaio. (2) -Il tel. venne inviato, per conoscenza, anche alla presidenza del Consiglio.
41

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI (2)

N. 16710. Comando Supremo, 21 gennaio 1919.

Si trasmettono per opportuna conoscenza di V. E. due relazioni (3) di S. E. Grazioli, comandante del Corpo d'Occupazione Interalleato di Fiume, qui pervenute per tramite del Comando della 3n Armata.

Questo Comando ha fatto presente a S. E. Grazioli la necessità che egli cerchi in ogni modo di evitare ulteriori incidenti e mantenga l'equilibrio fino a che la situazione di Fiume non sia risolta dalle decisioni del Congresso della pace.

(l} Gruppo indecifrato.

ALLEGATO

GRAZIOLI AL COMANDO DELLA TERZA ARMATA

N. 2885. Fiume, 16 gennaio 1919.

Nessuna novità importante. Ordine pubblico perfetto.

Ieri sera tenni nuova riunione del Comitato Interalleato per definire ulteriori

particolari circa organizzazione polizia interalleata e provvedimenti da prendersi

in caso di nuovo turbamento dell'ordine pubblico. Discussione si svolse in perfetto

accordo. Anche generale inglese ha ripreso sua serenità dopo nota mia ferma

risposta alle strane pretese. Alla seduta di ieri ho nuovamente agitato la grave

questione della necessità di sottoporre la ferrovia Fiume Zagabria ed oltre sotto

il materiale controllo interalleato, con rappresentanti anche Haliani, per far cessare

una buona volta le ripetute sopraffazioni croate che ostacolano il traffico, con grave

danno alla vita economica della città di Fiume. Credo che la questione si sia messa

sulla buona via e spero r,isolverla favorevolmente.

Da stamani funziona la commissione d'inchiesta interalleata sui dolorosi fatti

del 12. Comunicherò poi i risultati.

Generale francese mi ha comunicato che d'ordine generale Franchet d'Espérey

è stata nominata a Zagabria una commissione d'inchiesta, presieduta da generale

Pruneau, per esaminare contegno ufficiali francesi verso nostri ufficiali che

furono oggetto noti atti ostili da parte popolazione jugoslava e mi ha pregato di

designare due ufficiaLi italiani per recarsi colà a seguire lavori commissione. Ha sog

giunto che detti ufficiali sarebbero stati ospiti graditissimi del generale Pruneaux.

Ho accettato subito, ringraziando e designando tali ufficiali nelle persone del capitano

di fregata Borghese, comandante del battaglione di marina, e del capitano Gigante,

dell'ufficio informazioni. Per intelligenza, tatto e serietà detti ufficiali mi danno

garanzia che sapranno assolvere assai bene loro delicato compito e potranno altresì

abilmente assumere a Zagabria informazion~ varie di cui abbiamo molto bisogno.

Prevedendo racconti partigiani e commenti aspri sui giornali europei intorno ai fatti del 12 a Fiume, ho fatto preparare un promemoria riassuntivo dei fatti e delle loro cause prossime e remote e l'ho inviato all'ufficio stampa di Trieste per dar materia ai nostri giornalisti e prevenire con articoli opportuni la prevedibile campagna. Spero che la censura governativa li lasci passare, perchè è bene si sappia come realmente qui stanno le cose.

Mi risulta che sarebbe imminente il cambio del generale Tranié, da parecchi giorni ammalato di grippe e di gotta. Lo sostituirebbe un generale proveniente dalla Francia, ma ignoro di qual grado.

(2) -Il documento fu inviato, per conoscenza, anche al ministro della Guerra. (3) -Ne è stata rinvenuta una sola che si pubblica in allegato.
42

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO NAZIONALE DI FIUME, GROSSICH, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

N. 309. Fiume, 21 gennaio 1919.

Per decisione del Comando del Corpo d'occupazione interalleato, a Fiume,

S. E. il Generale Francesco Saverio Grazioli ha preletto al Consiglio Nazionale Italiano l'unita dichiarazione (1).

Il Sindaco della città per incarico del Consiglio ha dato al Comando interalleato la risposta di cui si unisce una copia (1).

Il Consiglio Nazionale già da lungo tempo subisce angherie e sopraffazioni da parte del Comando della base navale dell'Esercito di Oriente per le quali ha in sul principio elevato proteste purtroppo inutilmente e se non continua ad elevarne ad ogni nuovo caso lo fa puramente per non acuire il dissidio.

Considerato però che il Comando e le truppe francesi ostentano la protezione della propaganda jugoslava, abusando del contegno leale ed imparziale del Comando italiano, il Consiglio Nazionale richiama l'attenzione dell'E. V. sulla difficile situazione creata dalla permanenza di truppe straniere e di sentimenti ostili nella città nostra che attraversa il periodo del più fervido patriottismo, e, per liberarsi dalla grave responsabilità invoca dall'E.V. una soluzione per quanto possibile rapida del problema di Fiume.

(l) Non si pubblica.

43

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 31. Parigi, 22 gennaio 1919, ore 11.

Rispondo telegramma n. 1158 (1).

Persone designate da Turkhan per redazione memoriale per congresso pace sono tutte rappresentanti Vatra e non sembrano le più indicate per loro precedenti politici. Inoltre sono tutte oriunde Albania meridionale. Designazione pare quindi nè producente nè conveniente. Occorre sostituire qualcuna di esse con persona che dia maggior affidamento. Si potrebbe suggerire sostituzione Midhat con Mufid e Gurakuki.

44

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO AD INTERIM, VILLA

(ACS, Carte Orlando)

T. 86. Parigi, 22 gennaio 1919, ore 12 (per. ore 15,30).

Riunione capi governo si è sinora occupata questione russa escludendo intervento armato. Si intende che ampiezza notizie che io ti darò sarà sempre in relazione alla importanza che questioni trattate hanno per l'Italia. Oggi 'Si comincia esame Società Nazioni e si annunzia prossimo esame ,indennità e legislazione internazionale lavoro. Quanto a indennità, potrà essere nostro delegato tecnico d'Amelio, che parte domani e ,che è assai informato dehla questione. Penserei tuttavia sarebbe bene si aggiungesse Crespi, il quale, sebbene manchi di tecnica giuridica, ha il vantaggio della Ungua e della competenza commel'ciale. Quanto a Delegazione per leg,islazione lavoro, abbiamo le note difficoltà dipendenti dalla ne,cessità di rappresentare tre gruppi, e cioè confederazione generale

del lavoro, unione socialista lavoro, e organizzazioni ~cattoliche. Ignoro se delegati saranno tre, ma anche in questo caso è probabile che ,confederazione generale lavoro non accetterebbe di essere tenuta in conto uguale alle altre organizzazioni minori. Io penserei di costituire la Delegazione di cinque persone con un presidente neutro con due membri della confederazione, uno tra i riformisti ed uno tra i cattolici. Se il numero dei delegati sarà minore di cinque, ciò importerà che i cinque della nostra Delegazione potranno alla loro volta fare una subdelegazione a due tra loro.

Ti prego di esaminare la questione con Ciuffelli Bonomi e Meda e telegrafarmi vostro pensiero in proposito.

(l) Cfr. n. 24.

45

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A COPENAGHEN, SACERDOTI DI CARROBIO

T. 33. Parigi, 22 gennaio 1919, ore 18,30.

È falso ,che secondo conferenza tenuta a Venezia sarebbe stato deciso che flotta austriaca sia condotta Corfù e consegnata ammiraglio francese; essa fu disarmata e data in consegna a delegati militari interalleati.

V. E. potrà pertanto smentire notizia.

46

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A VITTORIO EMANUELE III

(ACS, Carte Orlando)

T. P. s. N. Parigi, 22 gennaio 1919.

Sinora conferenza si è occupata degli affari russi. Francia sosteneva intervento ma Inghilterra e America furono radicalmente contrarie. Lloyd George arrivò a dire che le truppe inglesi che fossero mandate in Russia si ammutinerebbero. Io escludo che lo stesso possa dirsi dei soldati italiani: ma è certo che spedizioni simili annunziate alla fine di una cosi lunga guerra, non avrebbero un effetto favorevole sul morale delle truppe e del paese. Intervento fu escluso e si accolse invece proposta Wilson di un tentativo di riunione di tutti i capi partito russi (compresi i bolscevichi) per cercare di ricondurre la pace fra loro. Delle nostre questioni non si è parlato espressamente: soltanto qualche allusione fatta in conversazioni diverse, conferma le 'grandissime difficoltà tra cui dobbiamo muoverei. Lloyd George mi disse ieri che la questione della Dalmazia è la più grave e la più difficile tra tutte le questioni di cui dovrà

occuparsi ~la conferenza. Nel ,continuare ad informare Vostra Maestà sui lavori della ~conferenza, è naturale ~che io mi diffonda di più sugli argomenti che più direttamente ci toccano.

4 -Documenti diplomatici -Serie VI -Vol. II

47

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (1), AL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI,

S. PIACENTINI

T. 117. Roma, 22 gennaio 1919.

Comandante Perricone comunica da Scutari che colonnello de Fourtou ha nominato un Mudir a Busciati ed altro ad Oboti, e che sparge voce che giurisdizione internazionale Scutari si estenderà Medua ed Alessio fino al Mati.

Osservo che Busciati dovrebbe trovarsi già dentro zona dipendente amministrativamente dalla E. V. e prego adoperarsi estendere nostra giurisdizione anche nella regione ad ovest ed a nord-est Scutari sulla destra Drin in modo da rinchiudere materi.almente amministrazione internazionale Scutari dentro il raggio di 10 Km; ·come era durante occupazione internazionale prima della guerra.

V. E. potrà se opportuno tenere contatti con membri del Governo provvisorio pel tramite colonnello Lodi che si trova attualmente Durazzo.

48

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI. AL MINISTRO ALL'AJA, SALLIER DE LA TOUR

T. 104. Roma, 22 gennaio 1919.

Suo telegramma n. 18 (2).

Autorizzo S. V. associarsi nota francese circa utilizzazione piroscafi austroungarici lasciando impregiudicata questione ripartizione tra alleati per la quale le impartirò istruzioni oggi stesso o domani.

49

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEL TESORO, STRINGHER, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN LONGARE, ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, ARONE

T. 107. Roma, 22 gennaio 1919.

(Per tutti) Amba>sciata britannica informa che Governo ottomano rappresentò a quell'Alto Commissario francese che suoi fondi sarebbero esauriti in febbraio prossimo e che quindi rendevasi necessario prestito. Commissario

francese dato enorme ammontare titoli ottomani in mano francesi ritiene si debba sia prendere decisione circa prestito sia prendere Governo ottomano

• en tutelle •.

Risposi Ambasciata che R. Governo concorda con Governo britannico nell'opinione espressami che nessun aiuto finan2liario si debba accordare alla Turchia se non con piena conoscenza e consenso di tutte le grandi potenze alleate.

(Per Costantinopoli) Prego V. S. telegrafarmi suo avviso in proposito. (Per Parigi) Prego V. E. telegrafarmi avviso di Lansing. (Per Washiington) Prego telegrafarmi avviso codesto Governo.

(l) -Sic, nel registro di telegrammi, ma Sonnino si trovava a Parigi. (2) -Cfr. n. 31.
50

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. GAB. 668. Roma, 22 gennaio 1919.

In relazione al telegramma di V. E. 123 (l) ad Imperiali tinformo che discorso essendo caduto sulle •cose di Tur.chia RenneH Rodd mi diceva oggi che Balfour è favorevole a che truppe italiane facciano occupazione e che si attendeva parere di... (2) chiesto quasi pro forma. Personalmente Rodd sembrava rendersi pienamente conto importanza urgenza questione fosse definita prima della riapertura Camera.

51

L'AMBASCIATORE A MADRID, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 346/27. Madrid, 22 gennaio 1919 (per. il 22).

Questo ambasciatore degli Stati Uniti in conformità delle istruzioni suo Governo ieri ha rimesso al Governo spagnolo due note re,lative l'una alle navi austro-ungariche e l'altra relativa navi germaniche rifugiate porti Spagna. Nella prima egli notifica che Governi Stati Uniti d'America Inghilterra Italia e Francia hanno riconosciuto indispensabile che tutti i ;piroscafi austro-ungarici siano utilizzati al più presto possibile sotto il controllo detti Governi. Tale utilizzazione non pregiudica però proprietà e finale assegnazione piroscafi. Gerenza provvisoria degli stessi sarà assunta da quelle potenze che di comune accordo tra di loro sono nella migliore situazione per mettere piroscafi in immediato servizio. Tale gerenza sarà assunta da dette potenze per conto Comitato interalleato trasporti marittimi. Nota conclude interessando Governo spagnolo a facilitare immediata entrata in servizio dei piroscafi austro-ungarici. Nota relativa piroscafi germanici dichiara che d'accordo alleati Governo degli Stati Uniti proponesi trattare direttamente con Governo germanico intesa circa

utilizzazione detti piroscafi. Allorchè tale intesa sarà raggiunta Governo degli Stati Uniti si adopererà per reclamo indennità della Spagna per danni arrecati sua marina da Germania. Inoltre Governo degli Stati Uniti si adopererà perchè sia presa in favorevole considerazione domanda Spagna di usare liberamente delle 6 navi attualmente in suo possesso. Come già ne informai V. E. (mio telegramma n. 21) (l) questo ambasciatore di Francia è ora meco d'accordo circa opportunità affrettare consegna nota a Spagna drca piroscafi austro-ungarici. senza attendere quella di assegnazione dei medesimi per la quale ha chiesto istruzioni a Parigi. Ambasciatore d'Inghilterra mi ha dichiarato non aver finora istruzioni ma è presumibile che le riceva presto e nel senso del progetto di nota inviato al collega di Francia. Ad ogni modo confermo impressione che non

si incontreranno serie difficoltà da parte Governo spagnolo. Ciò che dovrebbe essere intanto affrettato è attribuzione prov\nisoria piroscafi austro-ungarici per la quale questo addetto navale francese sollevò obiezioni e che dovrebbe essere definitivamente concovdata a Parigi.

(l) -Non si pubblica. (2) -Gruppo indecifrato.
52

L'AMBASCIATORE A MADRID, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 357/29. Madrid, 22 gennaio 1919 (per. il 22).

Ho detto al mio collega francese che qualora questione piroscafi germanici non fosse ancora definita fra gli alleati non si dovrebbe per questo soprassedere presentazione a Governo spagnolo nostra nota relativa piroscafi austro-ungarici non essendovi necessità abbinare le due questioni e essendovi comune e urgente interesse utilizzare piroscafi non appena possibile. Ambasciatore di Francia mi ha risposto condividere questa mia opinione e che non appena avrà ricevuto da Parigi chiesta autonzzazione di presentare nota per piroscafi austro-ungarici me ne avviserà per procedere d'accordo con me e con ambasciatore Inghilterra alla comunicazione di cui si tratta.

53

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 371/117. Pera, 22 gennaio 1919 (per. il 24).

Mio telegramma 32.

Agente Sahel da me dipendente ha conferito due volte personalmente col Senussi a Brussa. Questi gli ha dichiarato che agenti francesi ed inglesi tentano di avvicinarlo per stringere accordo con lui ma che egli era titubante nel decidere se preferibile nell'interesse della setta un avvicinamento alle potenze su

indicate o all'Italia. L'intermediario avendogli fatto osservare che tutta la zona

litoranea della Libia essendo in possesso Italia egli aveva massimo interesse a

stringere accordi ·con questa, egli sembrò convincersene e dichiarò che sarebbe

disposto stipulare una convenzione coll'Italia aHe seguenti condizioni: l) Assoluta

indipendenza in materia religiosa. 2) Autonomia per tutta la zona dell'interno.

3) Diritto di nominare gli Sceikki, Cadì e .giudici e di amministrare la loro

giustizia. 4) Esclusione di qualsiasi funzionario a lui superiore che avesse veste

per dargli ordini. In compenso il Senussi s'impegnerebbe a garantile sicurezza

commercio italiano in tutta la zona dell'interno fino al Sudan eu alla Tunisia e

ad assicurare la costruzione di ferrovie, scuole, opifici industriali secondo desi

deri dell'Italia che gli verrebbero precisamente comunicati.

Per la zona litorale non vorrebbe ci fossero governatori civili ma comandanti militari e desidererebbe che musulmani fossero amministrati da Cadì poichè non ritiene che un amministratore cristiano possa reggere sorti dei musulmani. Desidererebbe concludere con l'Italia un solenne trattato scritto su queste basi, discutendo ulteriormente dettagli. Concluso l'accordo accetterebbe recarsi prima Italia e di tornare poi in Libia per bandire la pacificazione generale e fare ogni facilitazione ufficiali italiani. Ha dichiarato in tono irato che non ha più rapporti con Idris; sembrerebbe quindi che le relazioni fra i due cugini siano tese e che egli desideri conservare integri i suoi poteri sulle confraternite. Mi parrebbe esclusa possibilità rinunzia da parte sua a favore d'Idris all'antica posizione. Senussi ha aggiunto che egli non ha dato incarico a nessuno di rappresentarlo e che coloro che fanno proposte in nome suo sono venditori di fumo. Ha chiesto massimo segreto e ha pregato intermediario di tornare a vederlo appena avrà comunicazioni da fargli, intendendo trattare direttamente ad esclusione di qualsiasi terza persona. Prego telegrafarmi quali concessioni R. Governo sarebbe disposto fare al Senussi affinchè possa in base alle fatte comunicazioni rimandare a Brussa intermediario con uno schema concreto di accordo. Ritengo che il momento sia molto opportuno per cercare di risolvere problema senussita profittando delle attuali buone disposizioni del Senussi e della fiducia che gli ha ispirato la persona inviatagli. Sarebbe conveniente agire ·colla massima sollecitudine poichè ritengo esatto che egli sia officiato da agenti inglesi e francesi.

(l) Cfr. n. 26.

54

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 373/118. Costantinopoli, 22 gennaio 1919 (per. il 22).

Telegramma di V. E. 965.

In vista di detta convenzione col Senussi di cui al mio telegramma 117 (l) odierno la cui eventuale eco avrebbe ben altra importanza ritengo opportuno non provocare ora scambio di vedute con Mahmud Nagi. Il Senussi avendo

dichiarato di non voler intermediario la sua suscettibilità sarebbe offesa se come è quasi 'certo venisse a sapersi che si scambiano idee anche col Nagi che egU considera uomo di nessuna importanza. Se tuttavia si presentasse una occasione senza sollecitarla farò interrogare i1l Nagi a titolo tutto privato.

(l) Cfr. n. 53.

55

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, E AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 348/1162. Zona di Guerra, 22 gennaio 1919 (per. il 23).

Comunicasi per conoscenza seguente telegramma pervenuto da nota commissione armistizio Vienna.

• 355 S. Commissione americana Coolidge prende parte attiva discussione Graz fra austro-tedeschi et jugoslavi circa rispettivi limiti. Pare accertato suo arbitrato. Italia assente. Generale Segre •.

56

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 349/109. Londra, 22 gennaio 1919 (per. il 23).

A telegramma di V. E. n. 88 (1).

Giannini ha ottenuto proroga fino a martedl 28 corrente. Egli ritiene però impossibile una nuova proroga, riuscendo inesplicabile ai 'SUoi colleghi che per una questione d'interesse 'Considerevole riferita a Roma 28 dicembre scorso, non siasi ancora formulata richiesta precisa. ·Avverto inoltre V. E. di aver ricevuto telegramma Carrobio circa suoi primi passi per prestito su difficoltà che si presentano. Giannini ritiene che in vista di ciò occorre limitare somma da richiedere a quella strettamente necessar,ia per acquistare baccalà. Ad ogni modo egli ha ottenuto che Governo americano ci appoggi e d.struzioni al riguardo furono già inviate da Washington a ministro americano Copenaghen. Occorrerebbe adesso interessare Governo americano anche da Roma e fino a fondo. Egli tenta ottenere stesso appoggio da Governo inglese. Infine Giannini ritiene opportuna una attitudine non troppo rigida e pertanto credo sarebbe utile far presente a Governo danese che mentre prestito sarà concluso fra due consorzi banche a condizione che si spera analoga a quella del prestito olandese, ciò che richiedesi da Governo Danimarca è solo una assicurazione generica circa prestito stesso. Ripetuto Copenhagen.

(l) Non si pubblica.

57

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 350/123. Londra, 22 gennaio 1919 (per. il 23).

Seguito n. 2.

Nostro delegato informa che Comitato blocco ha stamane discusso questione esportazione merci incluse in lista libera da Svezia a Finlandia decidendo di raccomandare a Governi associati di consentire in tale esportazione. Sottosegretario di stato degli affari esteri che presiede comitato ha nuovamente insistito con Giannini per conoscere quali sono intenzioni R. Governo circa Comitato Helsingfors e cioè se d.ntendasi inviare un delegato italiano oppure se R. Governo accetti comitato qual'è adesso costituito con rappresentanti inglesi americani francesi.

Ripetuto Stoccolma e Arcangelo.

58

L'ALTO COMMISSARIO A SOFIA, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 351/25. Sofia, 22 gennaio 1919 (per. il 23).

Telegramma di V. E. n. 620 e mio telegramma n. 20. Parecchi ufficiali inglesi che prima della guerra erano dediti commercio hanno organizzato presso questa legazione d'Inghilterra servizio informazioni per la ripresa affari dopo guerra. D'accordo con la missione milita.re ·inglese questa camera di" commercio bulgara ha invitato negozianti locali rivolgersi al persona-le militare suddetto per ottenere ogni pratica informazione nonché sts.tema spedizione merc.i non appena bloc•co sarà cessato. A quanto sembra non si •concluderebbero tuttora contratti, visto noto divieto, bensì sarebbero fatte prenotazioni e comprovato già deposito merci in Inghilterra. Converrebbe inv;iare dall'Italia persona adatta, non solo per la commissione interalleata, bensì anche per organizzare analogo servizio, visto mancanza di !sufficienti elementi idonei in questa colonia e fra gli ufficiali di questo nostro comando.

59

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 353/124. Londra, 22 gennaio 1919 (per. il 23).

Telegrafo Copenaghen quanto segue:

• Nostro delegato crede necessario chiarire punti seguenti circa prestito. l) Noi chiediamo prestito a Danimarca solo per quella somma limitata necessaria per nostri acquisti in Danimarca e Islanda esclusivamente per finanziamento acquisti stessi. Ciò elimina obiezioni delle associazioni commerciali. 2) Necessità prestito deriva solo da fatto che in momento attuale Italia non ha cambio su Danimarca e nostri acquisti danesi sarebbero impossibili senza prestito stesso. 3) Prestito non è richiesto in interesse solo di Italia ma in interesse comune. Tale interesse comune fu già visto da Svezia e Olanda, e prestito con tali paesi fu facilmente concluso. 4) Più che su questione accrescimento razione

R. Governo chiede concessione prestito semplice base su interesse comune suddetto. 5) Tali idee sono condivise anche da Governi americano e inglese. Governo americano pertanto ha già dato ·istruzioni suo ministro Copenaghen di appoggiare passi ministro d'Italia Copenaghen. Governo britannico farà probabilmente lo .stesso poiché nostro delegato ha già richiesto Foreign Office di dare ministro britannico Copenaghen 'istruzione analoga a quella data da Governo Stati Uniti America del Nord al ministro americano. 6) Ciò posto obiezione Governo e associazione danese sembra inesplicabile e sperasi verrà prontamente vitirata.

60

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 63/127. Londra, 22 gennaio 1919 (per. il 23).

Venne stamane da me Colonnello e deputato Herbert. Accennò al desiderio degli albanesi di essere rappresentati alla Conferenza. Disse aver udito parlare come eventuale rappresentante di un tale prete Fan Noli che ha fama di E:Sssere stato in passato molto ligio all'Austria circostanza questa non deponente in suo favore.

Mi chiese che cosa pensavo della candidatura del noto Mehemed Konitza.

Gli risposi che questioni trattate conferenza esulano oramai da ogni mia competenza. Metodo più pratico e sbrigativo mi pareva quindi che egli ne intrattenesse personalmente qualcuno dei nostri Delegati o Consiglieri tecnici. Herbert mi disse allora che recandosi probabilmente sabato a Parigi avrebbe conferito ·con De Martino da lui personalmente conosciuto.

61

IL COMANDANTE DEL PRESIDIO MILITARE DI SCUTARI, PERRICONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. POSTA 514. Scutari, 22 gennaio 1919 (per. l'l febbraio).

Da un telegramma pervenutomi da codesto superiore dicastero con molte mutilazioni, mi è sembrato di ·comprendere che il colonne1lo de Fourtou avrebbe assicurato di aver ristabilito la forma di governo interalleato per Scutari, sulla base di quello internazionale che funzionò qui nel 1913-14.

Ciò non è conforme alla realtà. L'allora comandante superiore delle forze internazionali non prendeva decisioni importanti di carattere militare o politico, senza interpellare i comandanti dei reparti alleati, che si riunivano per decidere sotto la sua presidenza. Egli aveva al suo stato maggiore, per il disbrigo di tutte le pratiche riguardanti il comando superiore, un ufficiale inglese, uno italiano ed uno austriaco che funzionavano anche da ufficiali di collegamento coi diversi comandi di distaccamento. Il municipio era alla dipendenza di un ufficiale italiano; alla capitaneria di porto un ufficiale austriaco; alla polizia un inglese che dipendeva però dalla commissione di gendarmeria per l'organizzazione e l'amministrazione; la geJ?.darmeria era alle dipendenze di tre ufficiali, uno italiano, uno austriaco ed uno inglese; la giustizia era nelle mani di un ufficiale superiore francese; le finanze del paese erano amministrate da una commissione di tre ufficiali, uno italiano, uno austriaco, e uno francese; la commissione sanitada era costituita da un ufficiale medico italiano, uno inglese, uno francese, uno tedesco ed uno austriaco, poste e telegrafi albanesi erano sotto la sorveglianza di un ufficiale italiano ed uno austriaco, alle dogane era un inglese. Tutte le petizioni dovevano essere indirizzate alla commissione internazionale. Vigevano inoltre le capitolazioni. Attualmente il comandante francese agisce di sua iniziativa, e non comunica le decisioni prese neanche a fatto compiuto, ai rappresentanti delle nazioni alleate; dispone a suo criterio delle finanze del paese. I distaccamenti alleati presenti non sono che parte delle truppe messe sotto il suo comando per tenere la piazza di Scutari. La polizia reclutata con criteri unilaterali, e con elementi estranei al paese perchè quasi tutti slavi, è sotto il comando del capitano francese Billes, ufficiale della fanteria coloniale, ed è fuori di qualsiasi controllo dei comandi alleati. Tutti i capi ufficio, impiegati, sindaco e consiglio municipa'le, sono stati nominati d'autorità dal ,colonnello de Fourtou, senza rispettare neanche la volontà del paese, nè quelle istituzioni che 'sono costituite da elementi eletti dal popolo. Tutte le istituzioni, nes!'una eccettuata, sono sotto l'esclusivo controllo degli ufficiali francesi: il governo quindi non ha nessun carattere per potersi considerare interalleato. Così essendo le cose, ogni atto del comando francese è una irregolarità, per cui sarebbe, credo, opportuno fossero iniziate pratiche dagli alti comandi, per cambiare la fisionomia dell'attuale governo di Scutari; cosa questa che sarebbe somma-· mente desiderata in paese, e che permetterebbe una maggiore libertà agli abitanti, di agire secondo le loro aspirazioni. Il comando di questo presidio non ha tralasciato le occasioni per arginare le maggiori infrazioni del comando francese; ma purtroppo non ha avuto il necessario appoggio del generale Philips che ostenta disinteressamento. Oggi intanto il comando superiore delle truppe italiane nei Balcani ha comunicato al colonnello de Fourtou che la giurisdizione interalleata su Scutari non si estende oltre Bocialek. Il colonnello de Fourtou si è affrettato allora a comunicare al comandante del presidio italiano, che, dato l'arrivo di una mezza compagnia inglese a Scutari, il posto di guardia, ora italiano, al ponte sulla Drinazza sarebbe stato qato alle truppe inglesi. Il maggiore Molinero ha pregato di soprassedere al cambio della guardia, per avere il tempo di chiedere ordini alle autorità italiane militari dalle quali dipende, trattandosi di passerella fatta e presidiata dal 68° reggimento di fanteria, e a lui consegnata.

62

IL CAPO DEL SERVIZIO INFORMAZIONI

DEL COMANDO SUPREMO DELL'ESERCITO, MARCHETTI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

N. 288/A. Roma, 22 gennaio 1919.

Secondo notizie da ottima fonte recentemente pervenute dall'Austria tedesca, grande incertezza esiste ancora colà circa la sorte delle provincie tedesche dell'ex Monarchia. Dei due grandi partiti, opposti così nei riguardi delle riforme interne come nei riguardi della nuova costituzione statale, i socialisti, di cui è capo l'attuale segretario di Stato Bauer, sono per l'annessione alla Germania, mentre i cristiano-sociali sono per una Federazione danubiana. L'Assemblea Nazionale, designata dal popolo con le elezioni che dovrebbero avvenire verso il 16 febbraio p. v., deciderà; e se essa sarà favorevole all'annessione, non è ritenuto come impedimento un eventuale veto della Francia, non .potendosi disconoscere il diritto dei popoli di decidere circa i proprii destini, secondo gli stessi principii di Wilson.

Non sarebbero neanche di ostacolo all'annessione le disparità culturali e storiche fra i tedeschi d'Austria e i tedeschi dii Germania; anche tra i bavaresi e i prussiani esistono forti disparità, eppure nessuno potrà negare l'unità nazionale dei due popoli. Certo, le provincie dell'Austria non potrebbero avere una vita economica autonoma; e le due soluzioni possibili sono le predette.

Il governo czeco ha preso possesso di terre puramente tedesche. Imprudentemente, ha dichiarato che i tedeschi di Boemia dovranno vivere d'ora innanzi sotto l'egemonia czeca, ed ha aggiunto che il Governo francese ne aveva data formale assicurazione ai rappresentanti del Governo czeco a Parigi. Tali dichiarazioni hanno mai disposto gli animi dei tedeschi d'Austria, ,che sono decisi a tutto fare, pur di non essere violentati in simile modo nella loro libertà.

L'Ungheria vuole agire ormai, in modo assoluto, separatamente dall'Austria. Il Conte Karoly avrebbe dichiarato a persone di fiducia del Governo dell'Austria tedesca, mandate appunto a Budapest per combinare un'azione comune, contro le pretese delle nazionalità una volta oppresse dai tedesco-magiari, che il suo Governo si era affidato completamente all'Intesa, avendone avuto assicurazione di poter salvare le terre contestategli presentemente dai serbi e dai rumeni.

Quanto alle relazioni fra l'Austria tedesca e l'Italia, non si vede altra causa possibile di futuro dissidio che nel modo secondo il quale verrà definita la controversia del confine. Adducendo motivi storici, pare che alla conferenza della pace i delegati dell'Austria tedesca vorrebbero sostenere la tesi di ,concedere all'Italia il Trentino, e di neutralizzare militarmente (ed anche economicamente, mediante uno speciale sistema doganale), la zona del sud Tirolo abitata da popolazioni tedesche e compresa tra il Trentino e il Brennero.

Nessuna probabilità di riuscita politica si attribuisce più al Conte Czernin, definitivamente ritiratosi dalla vita pubblica or son pochi giorni. Quanto alla mobilitazione sud slava circa la quale tante notizie contraddittorie vengono in questi giorni diffuse, specialmente in Svizzera, si ritiene trat

tisi di notizie tendenziose. Nessuna classe pare sia stata chiamata nella Jugoslavia, all'infuori delle cinque più giovani, e sarebbe anche iniziato e tuttora continuato un arruolamento di milizie volontarie. Ma si ritiene :in Austria che i jugoslavi han dimostrato, almeno in questa alba della loro vita politica, di essere troppo giovani e troppo politicamente ineducati, per potere costituire un serio pericolo.

63

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

N. 1121. Comando Supremo, 22 gennaio 1919.

A seguito del promemoria inviato con foglio in data 28 novembre n. 416

A. C. (l) si trasmette, a titolo di collaborazione, uno studio sulla s~stema~ione coloniale, nel quale si svil'U!Ppano i concetti esposti nel ,promemoria stesso.

Si ritiene che in linea generale le idee di questo Comando collimino con queLle del Ministero delle Colonie. Tuttavia, per il caso che vi fosse qual,che divergenza nei particolari, si stima opportuno porre in rilievo che, di fronte alla spartizione delle colonie tedesche e alla parte che di esse probabilmente sarà assegnata alla Francia e all'Inghilterra, alcuni punti trattati nell'acclusa memoria acquistano quasi carattere di un minimo oltre il quale ogni maggiore rinuncia sarebbe dannosa.

E perciò, pur non entrando in merito al fatto che non sia il caso di chiedere anche per noi una [parte adeguata delle colonie tedesche, si osserva:

1°) Entroterra :libico. È di .capitale necessità ottenere il ;pieno e sicuro possesso delle vie al Wadai e cioè includere nell'entroterra libico il Tibesti e il Borku.

2°) Africa Orientale. Per la sicurezza delle vie e del traffico allo Scioa è necessaria l'assegnazione dell'intero bacino del Giuba e del suo affiuente Lakdara.

3°) Si impone una rettifica deH'accordo di Londra in data 13 dicembre 1906 nel senso di porre l'Etiopia sotto la nostra unica influenza.

4°) La cessione a noi della Somalia Francese (Gibuti) e di quella inglese (Zeila) potrebbe tener luogo dell'assegnazione di parte delle colonie tedesche. Questa annessione si impone per rendere le nostre colonie orientali un tutto unico capace di un'efficace e reale azione di penetraztione e di sviluppo commerciale.

Si ritiene infine opportuno segnalare che il riacquisto di Kassala avrebbe per noi capitale interesse per disciplinare, a nostro vantaggio, H traffico deJ Tigré e dell'Eritrea all'Egitto.

(l) Cfr. serie VI, vol. I, n. 393.

64

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, E MINISTRO DELL'INTERNO AD INTERIM, VILLA

(ACS, Carte Orlando)

T. P. 97. Parigi, 23 gennaio 1919, ore 18,40 (per. ore 21,10).

Riunione odierna stabilì ·creazione seguenti commissioni: l) Per lo studio

·di un regolamento delle condizioni del lavoro sotto l'aspetto internazionale (due membri di cui parlerò); 2) Per le indennità dovute dal nemico (tre membri: penseremmo di indicare Salandra, Crespi e D'Amelio); 3) Stabilire .la responsabilità degli autori della guerra (penseremmo a Scialoja e Raimondo); 4) Per il regolamento di fiumi porti e ferrovie aventi finalità internazionali (due membri; penseremmo a De Martino e Crespi); 5) Per"":'posare le questioni relative al passaggio delle obbligazioni degli stati disciolti (penseremmo a Salandra). Tutti i nomi indicati di sopra mi sembrano più adatti date •le circostanze, salvo uno dei due nomi per i porti e ferrovie internazionali, pel quale argomento si potrebbe sostituire Crespi con qualche nome veramente specializzato in tale questione che è essenzialmente di economia dei trasporti. Tale nome non potemmo trovare. Vedi tu se hai qualche proposta da farci pervenire. Particolarmente difficile si presenta invece la questione dei due delegati per la commissione del lavoro. Un nome sembra fuori questione ed è quello di Cabrini. Per il secondo nome Sonnino insiste per il Mayor des Planches, sia per la sua ·competenza di ufficio, sia perchè conosce perfettamente l'inglese. Io vorrei assolvere impegno con Canepa, ma questo nome trova vive resistenze, e d'altra parte non mi nascondo che l'includere Canepa irriterà le organizzazioni cattoliche che si vedono escluse. Viceversa la inclusione del solo Cabrini irriterà così i cattolici come i riformisti. Si potrebbe forse risolvere la questione costituendo qui a Parigi una delegazione di cinque membri, cioè: due della confederazione del lavoro (Cabrini e Rigola), un riformista (Canepa), un cattolico da indicare, presieduti tutti da Mayor des Planches. Questa delegazione manderebbe come suoi rappresentanti Mayor e Cabrini. Siccome la questione ha attinenze politiche, ti prego di convocare subito Ciuffelli, Meda, Bonomi e Berenini e concordare con essi proposte, avvertendo tuttavia che tali proposte non potrebbero utilmente pervenirmi se arrivassero dopo le 10 di domani. Cerca dunque di fare la riunione stasera e di telefonarmi o telegrafarmi subito dopo. PO'scritto riservatissimo. Mi perviene in questo momento il tuo telegramma (l) che si occupa a,ppunto della delegazione del lavoro. Come vedi la questione qui éclatante... (2) in modo diverso, e mentre desidero di avere il giudizio tuo e dei colleghi sulla nuova situazione ti avviso riservatamente che occorrerà da parte vostra fare una forte premura date le resistenze che incontro qui presso Sonnino. Insisto perché la risposta venga colla maggiore \Sollecitudine.

(l) -Non si pubblica, ma sull'argomento cfr. n. 44. (2) -Gruppo indecifrato.
65

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 317. Roma, 23 gennaio 1919, ore 19.

Commendator Nogara informa che durante guerra i tedesco-austriaci si sono accaparrati otto concessioni minerarie nella regione di Mendelia, quella stessa che nella Convenzione di Londra era rimasta indecisa per quanto concerne l'influenza nostra. Egli ha potuto però ottenere dal concessionario che tentasse di rompere i suoi rapporti con il gruppo bancario tedesco-austriaco e che desse la preferenza, durante il periodo di armistizio, al gruppo italiano.

L'Ing. Nogara ha disposto che, mentre egli viene per pochi giorni in Italia, l'Ing. Coulant si rechi sui luoghi delle concessioni per accertarne il valore. Da parte sua l'Ing. Nogara approfitta della sua breve permanenza in Italia per interessare a queste concessioni i gruppi siderurgici italiani nel senso di assumere l'affare nel caso che il rapporto Coulant sia favorevole.

66

VITTORIO EMANUELE III AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. P. Roma, 23 gennaio 1919, ore 20.

Grazie del suo telegramma (1). Le sarò molto tenuto se vorrà continuare a tenermi informato. Confido che ella ed i suoi colleghi sapranno superare le difficoltà anche serie per le questioni riguardanti l'Italia. Da quanto mi è dato capire ritengo che paese è diventato sempre più esigente e si aspetta una soluzione che non rappresenti una disillusione per le sue giuste aspirazioni.

67

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MANZONI

T. 186. Parigi, 23 gennaio 1919, ore 20,15.

Prego telegrafarmi, richiedendolo eventuaimente d'urgenza a Soragna, quale sia attuale situazione ~chiesa russa a Gerusalemme, quale azione abbiano finora svolta greci per sostituirsi ad influenza russa, quali siano loro pretese massime in tale campo.

(l) Cfr. n. 46.

68

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 810/670. Roma, 23 gennaio 1919, ore 21,30.

Comunico seguente telegramma di S. E. Grazioli da Fiume:

• 3339. Perché mio prossimo colloquio con generale Franchet d'Espérey Ragusa possa a,vere pratici risultati, pregherei telegrafare urgenza, se e fino a qual limite potrei trattare con lui sulla base di un eventuale scarico di parte del movimento di rifornimento e sgomberi materiali e personali della base francese di Fiume su Trieste, o meglio su qualche trasporto ferroviario attraverso Alta Italia. Prego far presente al comando supremo che movimento base francese di Fiume acquista ,giorno per giorno tale crescente estensione da intralciare in modo sempre più grave interessi locali, con sensibile ripercussione sullo spirito pubblico dei fiumani e specie del governo locale, il quale prende atteggiamento sempre più ostile ai francesi. E pertanto, anche sotto l'importante punto di vista della tutela dell'ordine pubblico, riterrei indispensabile venire una buona volta ad una ragionevole ma rigida limitazione della base di Fiume. La capacità di questa, per troppe ragioni ben note, non può essere che limitata, contrariamente a quanto pretenderebbero le autorità francesi secondo risulta da nuova loro dichiarazione ufficiale oggi ricevuta. Urge che risposta mi giunga entro domani (24) avendo stabilita mia partenza per il 25 mattino. Generale Grazioli •.

Opinione di questo Comando sarebbe che anche in Trieste movimento della base francese può recare inconvenienti, che pertanto sarebbe preferibile se possibile transito ferroviario per Alta Italia. Poichè, però di tutti gli inconvenienti sono più nocivi quelli che possono avvenire a Fiume, converrebbe lasciare a S. E. Grazioli libertà completa di trattare, avvertendolo della necessità che movimento in Trieste non sia troppo intenso e non comporti impianti fissi ma solo transito, e della impossibilità di grandi movimenti ferroviari nella regione veneta. Soggiungo infine che in molti casi converrebbe far capo direttamente da Fiume a Venezia per via di mare. Si rimane in attesa di istruzione.

69

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 1373. Roma, 23 gennaio 1919, ore 24.

Il R. Ambasciatore a Tokio telegrafa quanto segue:

• In conformità di istruzioni ricevute dal suo Governo l'Amba!sciatore degli Stati Uniti partirà prossimamente per Wladivostock per dirigere azione americana riorganizzazione ferrovie. Egli mi ha espresso speranza che Gasco e Filippi ricevano istruzioni appoggiarlo efficacemente nei limiti conformi agli interessi italiani.

Prego V. E. di impartirmi in proposito istruzioni •.

La Direzione Genera1le degli Affari Politici prega l'E. V. di farle conoscere

quale risposta debba da~si al telegramma trascritto, tenendo presente quanto

ha riferito H R. Console in Wladivostock, circa la [pTogrelssiva metodica avanzata

dei massimalisti ,contro la Siberia con recente telegramma che è stato comuni

cato a codesta Ambasciata e ~che qui sotto si riproduce:

• Progressiva metodica avanzata massimalista contro Siberia ~causa fondate apprensioni Celiabins seriamente minacciata. Attitudine alleati continua difettare concordia intenti. Francia sola debolmente aiutata Inghilterra preparasi attivamente tentare... (l) primavera finanziando con 50 milioni mensili truppe siberiane czeche ~slovac,che serbe rumene ;polacche. Giappone ritenendo inefficace qualsiasi operazione se non tentata su vasta scala ed armonico accordo Potenze ha... (l) 30.000 uomini, protestando ultimato suo ~compito per la liberazione czeco-slovacchi. America è solamente intenta realizzare contro... (l) attitudine nipponica suo controllo su rete ferroviaria transiberiana in pieno dissesto.

In tale riorganizzazione vede indirettamente ristabilimento ordine in Siberia. Sistemazione' governo Omsk sempre oscura lungi da offrire garanzie consolidamento. Sperasi conferenza pace unificherà direttive alleati •.

70

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 1376. Roma, 23 gennaio 1919, ore 24.

Governo Cirenaica informa che maggiore Macdonel, abilissimo funzionario per mezzo del quale Governo egiziano trattava questione senussita e quelle interessanti frontiera egizio-cirenaica, è partito per Parigi per prender parte conferenza in qualità consulente delegato britannico per questioni interessanti Egitto.

Stesso Governo chiede se per bilanciare influenza Macdonnel non giudichisi opportuno invio costà nostro abile e pratico funzionario suggerendo capitano Tescione.

71

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MANZONI

T. 36. Parigi, 23 gennaio 1919.

Prego V. E. di telegrafare a Schiapparelli e quindi riferire che cosa gli consti circa l'esistenza di proprietà austriache in Turchia delle quali possa convenirci entrare subito in possesso come creditori dell'Austria.

(l) Gruppo indecifrato.

72

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A PECHINO, GARBASSO

T. 37. Parigi, 23 gennaio 1919.

Facendo seguito al mio telegramma n. 27 (l) prego V.S. di voler esaminare l'opportunità che il R. Governo proceda fin d'ora all'occupazione della concessione austro-ungarica in Tientsin, il che renderebbe più facile l'assegnazione definitiva all'Italia di quel settlement.

Ld prego nel tempo stesso informarmi della situazione attuale dei settlements germanici di Hankow e Nanchino, dei quali l'ultima notizia che ho è quella del telegramma 11 gennaio 1916 di ,codesta legazione

73

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, AL MINISTRO ALL'AJA, SALLIER DE LA TOUR

T. 111. Roma, 23 gennaio 1919.

Mio telegramma n. 104 (2).

Se navi austro-ungariche hanno equipaggi in maggioranza italiani e specialmente di appartenenti regioni da noi occupate, e se navi sono pronte prendere mare, S. V. dichiari colleghi alleati volerle requisire a nome Italia a norma deliberazione interalleata Parigi 21 dicembre u. s.

Potrà tuttavia lasciare 'comprendere ·che potrebbe rinunciare sua esigenza qualora venisse risoluta a favore Italia questione navi austro-ungariche trovantisi in porti spagnuoli coll'attribuire all'Italia tutte le navi che hanno chiesto nazionalità italiana e cioè due o tre in più di quelle già assegnatele da addetti navali alleati a Madrid.

Circa piroscafo • Thalia • avverto che non è il caso munirlo certificato nazionalità, bensì e soltanto di salvacondotto indicante che nave fu requisita da Italia a nome alleati. Piroscafo deve tenere a poppa bandiera interalleata ed in testa d'albero nostra bandiera nazionale. Prego S. V. telegrafarmi nazionalità componenti equipaggio detto piroscafo e se esso pronto partire indicandomi anche data requisizione.

Stesse 'istruzioni valgano per piroscafo • Giava • trovantesi Rotterdam e che appartiene a società navigazione Oriente di Fiume che ha chiesto nazionalità italiana per intera sua flotta commerciale. Detta società incaricami trasmettere capitano • Giava • seguente telegramma: • Alzate subito bandiera italiana, domandando consolato italiano documento giustificativo. Società Oriente •.

(l) -Cfr. n. 22. (2) -Cfr. n. 48.
74

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, AL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO

T. s. N. Roma, 23 gennaio 1919.

Risposta telegramma 22 corrente relativo commercio Fium2 (1). Consiglio superiore blocco ha deliberato ripresa commercio con tutti porti Adriatico ed entroterra in quanto già escluso dal blocco con precedenti deliberazioni. Con tale aggiunta significato della parola entroterra sembra chiaro. Adottando predetta espressione commercio sarà lecito oltre Fiume con Serbia, Montenegro e non anche con Jugoslavia o con Austria, salvo ulteriori deliberazioni.

75

L'ALTO COMMISSARIO A SOFIA, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 358/27. Sofia, 23 gennaio 1919 (per. il 23).

Se alleati non vogliono provocare disordini in Bulgaria con pericolosa ripercussione nei Balcani urge attenuare senza indugio rigoroso blocco economico.

Scarsezza grano bestiame diventerà presto problema insolubile mentre mancanza materie grasse per ferrovie minaccia deterioramento materiale crisi disastrosa nei trasporti e nella produzione industriale. Tutti sono d'accordo sulla necessità provvedimenti immediati ma comando francese che tratta col consiglio interalleato Versailles per mezzo del suo Governo si dichiara impotente. La notizia prossimo rifornimento alla Germania quello già iniziato all'Austria e alla Turchia provoca sordo fermento locale. Legazione degli Stati Uniti ha fatto possibile per sollecitare per parte sua Governo e spera che alleati seconderanno tali sforzi. Per mettere in grado provvedere in tempo utile in caso di movimenti popolari politici prego V. E. volermi telegrafare notizie circa attuale stato della questione che interessa molto il nostro prestigio.

76

IL SQTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

T. 359/1119. Comando Supremo, 23 gennaio l!J19 (per. iL 23).

Nostra commissione armistizio Vienna segnala essere giunta a Cracovia per proseguire per Leopoli missione franco-inglese composta da un generale fran

cese e un colonnello inglese comando altri 50 ufficiali franco-inglesi. Segnala inoltre arrivo Cracovia maggiore americano con parecchi ufficiali. Questo comando ha disposto che la nostra commissione Vienna invii qualche altro ufficiale per prendere contatto con predetta missione e autorità locali. Tuttavia ritenendo opportuno che nei territori ex monarchia austriaca nostra azione abbia svolgimento e si paralleli a quella nostri alleati si segnala la cosa pregando comunicare eventuali direttive anche riguardo contegno veTso stato polacco.

(l) -Non si pubblica ma cfr. n. 68. (2) -Il telegramma venne inviato, per conoscenza, anche alla presidenza del Consiglio.
77

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 1327. Roma, 23 gennaio 1919.

Telegramma di V.E. 31 (1).

Ufficio osserva quanto segue: persone designate per redazione memoriale sono quelle stesse che nella riunione Durazzo del 25 dicembre vennero nominati delegati Albania alla conferenza pace. Loro lavoro per memoriale sarà riveduto e corretto da Turkhan pascià al suo ritorno da Durazzo e se occorre anche a Parigi prima della consegna. Turkhan pascià fu già interessato sostituire Monsignor Bumci ammalato con Gurakuki che in ogni modo accompagnerà Turkhan pascià Parigi. Per giunta Turkhan pascià figurerà nelle credenziali quale presidente della delegazione e potrà quindi essere eventualmente interrogato a solo. In ogni modo si telegrafa Turkhan pascià perchè possibilmente modifichi dele-gazione secondo desiderio V. E.

78

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 397/121. Pera, 23 gennaio 1919 (per. il 25).

Signor Aharonian presidente del consiglio nazionale armeno qui giunto in viaggio per Parigi, mi ha espresso speranza vedere V. E. per esporle i desiderata armeni fra cui uno sbocco al mare verso Adana. Gli osservai che in quella regione la grande maggioranza della popolazione è turca. Egli mi espresse anche il deisiderio che un agente italiano sia inviato a E,rivan l'attuale capitale del suo Governo.

(l) Cfr. n. 43.

79

IL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, COLLI DI FELIZZANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 450/1. Addis Abeba, 23 gennaio 1919 (per. il 29) (1).

Mi riferisco suo telegramma 16 (2).

Mio collega Inghilterra ha ricevuto COtPia memorandum (3) di codesto ministero delle colonie da V. E. comunicato a Lord Balfour relativo domande di carattere coloniale che il Governo del re intende sostenere alla conferenza pace per assestamento delle sue colonie nell'Africa Orientale. Da quanto mio collega Inghilterra mi ha affermato nel suddetto memorandum sarebbe contemplato riconoscimento da parte potenze esclusività Italia influenza in Abissinia. Dopo assicurazioni ricevute da V. E. 'con 1suo telegramma predetto che escluse da parte nostra ogni idea :protettorato Abissinia, non dovrei più Titenermi autorizzato a sollevare alcun dubbio in proposito, ma, pur tuttavia, sento il dovere di far rilevare a V. E. come riconoscimento da parte delle aUre potenze della esclusività nostra influenza e più ancora ogni nostro tentativo per affermarla, basterebbe a ·Creare ·coll'Abissinia una situazione difficilissima. Mi permetto ancora di aggiungere •che tale esclusività influenza, implicante logicamente esclusività azione, imporrebbe a noi compito· invocare ed attuare Etiopia riforme interne ed esterne assolutamente urgenti e necessarie, ma alle quali è ostinatamente contraria tutta l'Abissinia e che potranno essere ISolo imposte mediante intervento armato.

Io non intendo esprimere alcun parere e dubbio sulla opportunità delle nostre aspirazioni alle quali anzi mi associo con animo italiano, ma sono in obbligo di far presente mia convinzione che la loro realizzazione non sarà possibile senza entrare in conflitto coll' .... (4).

Non sono in grado finora di affermare ed ancor meno escludere che anche mio collega Francia abbia avuto comunicazione ufficiale del memorandum del ministero delle colonie. È certo però che egli è a conoscenza delle nostre aspirazioni e cerca in tutti i modi di pregiudicarle e di rendere più difficile il conseguimento sollevando contro esse sospetti e opposizioni del Governo etiopico : egli ha in questi giorni ripetutamente conferito da solo a solo con Degiac Tafari al quale mi risulta aver comunicato documenti di speciale importanza e da Gibuti nello stesso tempo sono ricominciate a giungere le voci più tendenziose sulle intenzioni del Governo italiano nei riguardi Abissinia.

(l) -Il tel. fu trasmesso da Gibuti in data 28 gennaio. (2) -Cfr. serie VI, vol. l, n. 772. (3) -Del 30 ottobre 1918. Per il suo contenuto cfr. serie VI, vol. I, n. 853. (4) -Gruppo indecifrato.
80

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, E MINISTRO DELL'INTERNO AD INTERIM, VILLA

(ACS, Carte Orlando)

T. R. P. 95. Parigi, 24 gennaio 1919, ore 12,45.

Nella seduta di ieri fu stabilita ,la nomina della 'commissione ~per le riparazioni. Noi dovremo nominare tre membri e abbiamo pensato che essi siano: l) Salandra, per l'autorità del nome e le sue alte competenze direttive; 2) D'Amelio per il suo tecnicismo Stpecializzato; 3) Crespi per la sua abilità commerciale e per possesso della lingua inglese. Così per via di fatto si integra quella larga partecipazione di Crespi alle cose economiche della conferenza che dipende soprattutto dal fatto di essere egli il solo Ministro allenato a tali trattative, e ciò malgrado la evidente inopportunità delle pubblicazioni che egli stesso ha provocato.

Desidero però che prima della partenza di Crespi tu abbia con lui un colloquio relativo alla questione dei consumi. Mi sembra che da qualche tempo noi non facciamo più alcuna politica in proposito, e che la materia sia abbandonata ai burocratici. Lo stesso Crespi mi aveva detto che egli intendeva procedere rapidamente al ritorno ai rapporti commerciali dei tempi normali. Io credo che ciò sia un bene, ma che però occorra circondarsi delle necessarie precauzioni. Ripeto quindi essere molto utile che tu consideri la cosa col Crespi prima della sua partenza, data la importanza decisiva della questione dei prezzi nella nostra vita sociale, e quindi nelle sue ripercussioni con la politica.

81

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA, THAON DI REVEL, AL DELEGATO E CONSIGLIERE TECNICO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, CONZ

T. 9688. Roma, 24 gennaio 1919, ore 19,50.

Riferimento telegramma n. 240 (l) prego comunicare a S. E. Orlando e

S. E. Sonnino che problema militare Adriatico non potrebbe essere nuovamente esaminato senza intervento del Capo di Stato Maggiore della Marina. Attualmente sto visitando isole Curzolane. Potrei essere Parigi primi giorni febbraio. Accusare ricevuta.

(l) Non si pubblica.

82

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. R. 1433. Roma, 24 gennaio 1919, ore 22.

Risulta confidenzialmente ,che il Governo greco ha risposto alla comunicazione serba relativa alla costituzione del regno serbo-croato-sloveno esprimendo la sua soddisfazione. Gli uffici diplomatici e consolari della Grecia sono stati informati dal Governo greco della costituzione del nuovo regno.

83

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A VITTORIO EMANUELE III

(ACS, Carte Orlando)

T. P. Parigi, 24 gennaio 1919.

Grazie del suo telegramma (1). Sinoca le conferenze di qui si sono limitate alla organizzazione del lavoro della conferenza, senza nulla ,che meriti rilievo salvo che implicitamente la nostra perfetta ~arità di diritto in fatto di riparazione e indennità, è stata riconosciuta. Sulle questioni territoriali fu stabilito che i vari Stati ,che hanno rivendicazioni da far valere, ne presentino la specifica tl"ichiesta in un termine di dieci giorni, che scadrà sabato prossimo. Così la questione viene impegnata in maniera brutale e senza definitivi accordi precedenti. Io ho fatto il possibile per deprecare ciò, ma non ho avuto sinora fortuna. Mi risulta peraltro che il p,residente Wilson studia ,intensamente il modo di giungere ad un accordo. Una 'serie di importanti e coincidenti cir,costanze mi persuade che in xealtà le di ~lui disposizioni non potrebbero essere più favorevoli e ,che è forse questa la questione che lo rende più ansioso nel desiderio di conciliare tutte le varie esigenze ~con la nostra soddisfazione. Vostra Maestà mi aveva detto ,che sarebbe forse partito dopo la mia partenza. Se tale programma dovesse effettuarsi, ,sarò grato alla Maestà Vostra se vorrà avvisarmene in guisa da poter opportunamente dirigere i telegrammi.

(l) Cfr. n. 66.

84

L'INCARICATO DELLE FUNZIONI DI DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI GENERALI, CONTARINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 1368. Roma, 24 gennaio 1919.

In relazione telegramma generale Badoglio n. 1022 registrato al n. 234 della ·collezione in arrivo proporrei Macchioro seguente telegramma: • In seguito a partecipazione data a Comando Supremo della nomina S. V. a Vienna /Suddetto Comando ha avvertito generale Segre che questioni indole politica debbano essere rimesse a V. S. pel'chè siano da Lei direttamente trattate col Governo. Tuttavia data frequente connessione fra questioni militari e poUtiche Comando Supremo chiede che V. S. sempre quando non esistano speciali ragioni r1servate tenga informato generale Segre della sua azione. Ritenendo effettivo utile adozione tale ·criterio prego V. E. conformarsi •. Ritengo Macchioro in questo momento Ginevra. Qualora V. E. dia 1seguito aJ. suddetto telegramma si potrà dare da qui a S. E. Badoglio a firma sottosegretario di Stato.

85

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 238/139. Londra, 24 gennaio 1919.

Tel. di V.E. n. 159.

In questi ultimi giorni, nulla è comparso in questa stampa che sia merite

vole di smentita o rettifica. In generale della questione jugoslava si è parlato

assai meno. Si direbbe vada prendendo piede tendenza più riservata di cui mio

telegramma n. 15. Per conto esclusivamente mio ho, direttamente ed indiret

tamente, spiegata personale azione presso giornali più autorevoli, allo scopo

predpuo di far rrilevare <che inconsulte manifestazioni jugoslavofile, basate rego

larmente su false e tendenziose informazioni, producono profonda irritazione in

Italia ed eSIPongono Inghilterra al pericolo di alienarsi tradizionale amicizia

nostro paese. Globe ebbe giorni fa in questo senso articolo molto forte e ieri

sera è tornato alla <Carica. Daily Chronicle pubblicò larga esposizione nostro

punto di vista. A persona di mia fiducia che m01sse lagnanze per corrispondenza

di cui mio telegramma n.... (l) fu risposto erasi al riguardo scritto al Gerris

corrispondente parigino. AHa medesima persona che appartenne in passato al

giornale Daily News ha lasciato intendere llo avrebbe, all'occorrenza, richiesto

scrivere articoli editoriali sulle questioni italiane.

Daily Telegraph ha pubblicato lunga corrispondenza dottor Dillon, concepita in termini strettamente obbiettivi e senza apprezzamenti.

Morning Post a quanto mi ha riferito Roncagli, avrebbe richiamato all'ordine Millar. Non ho nemmeno mancato d'interessare vivamente qualcuno del Foreign Office a scrivere ad un comune amico della Delegazione Britannica a Parigi, raccomandandogli, in mio nome, di avere gli occhi aperti sulla corrispondenza a questi giornali. Lo stesso Manchester Guardian in un recente articolo editoriale sul nuovo Gabinetto, e sulle note dolorose polemiche interne accennò alle stravaganze jugoslave che contribuiscono rinfocolare il preteso imperialismo italiano.

In fatto d'informazioni sui propositi jugoslavi, segnalo quelle riferitemi da Gayda, dell'arrivo cioè dalla Scandinavia di un tale Stefanowich che, sotto gli auspicii della nota Madame Rose si proporrebbe intensificare propaganda jugoslava. Gayda avrebbe avuto pure fondata impressione che Goulkewich, ministro russo in Svezia e recatosi ora Parigi, avrebbe anche lui, d'intesa 'con Sazonoff, abbracciato causa jugoslava.

(l) Gruppo indecifrato.

86

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 4. CostantinopoLi, 24 gennaio 1919.

Dei membri del Governo ottomano hanno fatto dei passi confidenziali presso me ed il collega francese per esporre desideri dell'attuale Governo di guadagnare la fiducia dell'Intesa ed entrare a tale scopo in più stretto contatto con noi. Collega inglese informato si è mostrato poco favorevole adducendo timore che i turchi comincino loro antico gioco di mettere una potenza contro altre. Ma credo che ammiraglio Calthorpe altresì contrario ai... (l) anche in vista dell'assoluta mancanza di ilstruzioni del suo Governo. Alto Commissario francese era piuttosto favorevole a qualche scambio di idee ,per,ché sente ,come la nostra azione attuale di controllo e di amministrazione, ma senza alcun reale contatto coi turchi, sia malsicura e non esduda J.e sorprese. Per parte mia io continuo nei limiti della solidarietà ,coi due alleati a non sdegnare di ,coltivare delle simpatie turche giacchè se si venisse ad adottare qua le formule delle autodecisioni ed i turchi stessi abbiano una voce là ove sono in grande maggioranza come nei vilayet di Smirne, Konia e Adana, queste simpatie potrebbero pure contare qualche cosa. Oggi i turchi qui si dicono entusiasti di noi. Ma queste simpatie turche verso noi sono in parte basate sull'odio contro i greci. Ed io mi domando se non possa sorgere una isia pure lontana possibillità che delle eventuali autonomie per le comunità greche dell'Asia Minore non finiscano per qualche zona a venire desiderate sia pure sotto il controllo italiano. Donde il

mio evitare di assumere atteggiamento antigreco in questioni che non ci interessano quando non vi fosse che il solo scopo delle simpatie turche. Sarei grato a V. E. delle sue eventuali osservazioni in proposito.

(l) Gruppo indecifrato.

87

IL CONSULENTE CIVILE PRESSO IL COMANDO SUPERIORE NAVALE A V ALON A, BALDACCI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. s. N. Brindisi, 24 gennaio 1919.

La Serbia continua a disporre in Montenegro di sempre. più grandi mezzi finanziari e armi che le sarebbero procurate dai francesi per armare le popolazioni favorevoli all'annessione con la-Serbia. Si calcolano questi armati attualmente a circa 10 mila. È arrivata da Tolone in Montenegro con navi francesi l'intera legione serbo-montenegrina organizzata dal Radovich. La distribuzione dei viveri americani giunti recentemente viene dal Radovich sfruttata come propaganda a favore della Serbia. Spero che Plamenatz possa arrivare entro domani.

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IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI,

S. PIACENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. 378/720. Valona, 24 gennaio 1919 (per. H 24).

Riferimento suo 994/22 (2).

Come è noto, allorquando trattassi aderire invito sgombero Bakcelik e Tarabosc, venne data seguente partecipazione a questo comando: • Occupazione Albania venne riservata Italia salvo Scutari ove ammettemmo occupazione internazionale. Poichè Tarabosc e Bakcelik sono considerati militarmente congiunti Scutari siamo disposti per dimostrare nostra arrendevolezza considerare quelle località come soggette alla occupazione internazionale di Scutari. Sonnino •. Venivasi così a confermare direttive precedenti e cioè che occupazione interalleata Scutari dovevasi limitare alla sola città e che, per accondiscendenza, si aggiungevano le due sole località di Bakcelik e Tarabosc sopra indicate. In tali termini questo comando ebbe ,conseguentemente sempre ad esprimersi ogni qualvolta vi furono contrasti di giurisdizione per arginare l'invadenza francese. Ora, invece telegramma a cui dspondo accenna a giurisdizione internazionale di 10 km. di raggio come durante occupazione internazionale di prima guerra. Sarò

operazioni.

grato di chiarimenti. Mi permetto però rappresentare a1ssoluta necessità che occupazione interalleata non venga estesa oltre dttà ScutaJI'i e oltre due località già concesse di Bakcelik e Tarabosc peT non 'assecondare sempre più invadenza ~ancese ed allarmare sempre più que,sta popolazione estremamente impressionabile. Fino a nuova precisa istruzione 'seguito !seguire linea di 'condotta sino ad ora tenuta. a1stenendomi assolutamente dal fare cenno occupazione interalleata di pdma guerra che oggi non sembra più invocabile. Se ciò fosse dovrei abbandonare quota 155 (sud Scutari) Bitoia e forse Vaudcuis. Non mancherò invece di estendere nostra occupazione a nord-est Scutari verso Nerfusa, Bristui e possibilmente Gruda.

(l) Il telegramma venne inviato, per conoscenza, anche al Comando Supremo, ufficio

(2) Non rinvenuto, ma sull'argomento cfr. nn. 15 e 47.

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IL MINISTRO A COPENAGHEN, SACERDOTI DI CARROBIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 380/21. Copenaghen, 24 gennaio 1919 (per. il 24).

Telegramma di V. E. n. 98 (1).

Ho insistito per ac~cettazione nostra richiesta. Ministro affari esteri mi rispose che ridotta a modesti limiti 10 milioni da spendeTisi qua per acquisto merci danesi e I~slanda egli e,ra disposto r;wcomandare banche domanda Italia. Ma non poteva fare alcuna promessa prima ~conferire con... (2). Nel suo telegramma si parla di prestito del • Governo danese •. Osservo ~che prestito !sarebbe fatto da banche non dal Governo. Ministro degli affari esteri mi ha chiesto domanda per is,critto, ciò che fa.ocio oggi stesso. Intanto prego ministro di Inghilterra, ministro degli Stati Uniti che hanno avuto istruzioni appoggiare domanda. Ministro di Francia non ha avuto fino ad ora tstruzioni.

90

L'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, ARONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 374/39. Washington, 24 gennaio 1919 (per. il 24).

Oggi giornali pubblicano la notizia del comitato ufficiale di informazioni Serbia secondo cui il piroscafo serbo-croato Dinam battente bandiera americana e con licenza di navigazione del comando americano in Adriatico sarebbe stato catturato a Yelsa il 16 corrente da forze militari italiane che avrebbero abbassato bandiera americana e issato la italiana e quindi avrebbero fatto proseguire piroscafo per • ... (2) igrad • (città zona).

Prego telegrafarmi mettermi in grado smentire urgentissimamente notizia.

(l) -Del 21 gennaio, che non si pubblica: comunicazione di un telegramma del ministro del Tesoro, relativo all'importo e alle condizioni del prestito da richiedere alla Danimarca. (2) -Gruppo indecifrato.
91

r}ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 416/123. Pera, 24 gennaio 1919 (per. il 26).

Da informazioni qui giunte all'alto commissario francese risulterebbe che un 'comP€tente commissario [sic] interalleato Parigi avrebbe testè deciso creazione di una commissione interalleata di vettovagliamento per la Turchia. Di quelsta commissione come di una analoga per Sofia e Bucarest dovrebbe divenire presidente il membro francese. Risultato pratico di questa decisione sarebbe apprezzabile, blocco viene bensì mantenuto come formula teorica contro l'impero ottomano, ma si apre largamente la porta al vettovagliamento della Turchia a patto che essa non riesporti verso paesi nemici. Prego telegrafarmi quanto consti al R. Governo. Urge ,comunque avvertire i nostri esportatori di tenersi pronti. Se Jo lsaranno potranno essi, data la maggiore vicinanza, trarre particolari vantaggi da una riapertura della Turchia.

92

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, GALANTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 419/56. Be~grado, 24 gennaio 1919 (per. il 27) (1).

Giornali locali riproducono i seguenti passaggi del discorso tenuto a Lubiana dal vice presidente del consiglio dei ministri Koroscez all'assemblea del partito popolare sloveno: • È fatto storico che gli italiani non hanno annientato l'Austria, quantunque avrebbero potuto farlo facilmente ogni giorno se in essi fosse stato coraggio e seria volontà. Mentre contigua Austria spariva per opera degli jugoslavi boemi e polacchi gli italiani fuggivano sull'altra sponda del Piave. Dovette fuggire quel vile e pauroso che a Londra aveva data con ingordigia la sua promessa di fare di tutto per distruggere l'Austria. Solo quando altri ebbe compiuto ciò che era dovere dell'Italia di fare, questa sorse sul Piave e come zingara affamata stese avidamente la mano verso la preda che non ha mai meritato. L'Italia non si mostrò nella uniforme del soldato ma nel tabarro del brigante. Questi eroi del Piave si son trascinati fino nelle vicinanze di Lubiana e ci hanno strappato il cuore, il nostro Goriziano, ed i nostri polmoni, la nostra diletta Trieste. Senza il Goriziano e senza Trieste gli jugoslavi non possono vivere. Se essi ci vengono tolti i nostri delegati alla conferenza della pace non hanno diritto di sottoscrivere la pace, loro unico dovere è di tornare subito in patria ed aiutarci ad organizzare un enorme movimento irredentista che non darà agli italiani tregua n è giorno e nè notte •.

(l) Il telegramma venne inviato tramite il consolato a Salonicco, il 25 gennaio.

93

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, GALANTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 424/11. Belgrado, 24 gennaio 1919 (per. il 27) (1).

Seguito mio telegramma n. 18 (2) odierno.

L'... (3) Koroscez è di... (3).

La Samaprava organo del presidente del consiglio Protich tace ma gli altri giornali si domandano come un membro del Governo abbia potuto fare simili dichiarazioni e se esse riflettono l'opinione del Governo o .~olo quella di un partito.

L'Epoca aggiunge che l'odierno Governo non può considerarsi come un governo responsabile perché ancora non preannunziato un parlamento che rappresenti il nuovo stato. Si teme in genere che l'Italia possa Iispondere con fatti alle ingiurie scagliate da un membro del Governo... (3) vogliono scindere le responsabilità della Serbia da quelle degli sloveni.

Dall'attitudine però dell'Italia in tale frangente dipende, a mio avviso, quella che i membri serbi del Governo e l'opinione pubblica serba assumeranno nella que,stione dell'Istria, di Trieste e di Gorizia, visto che ora... (3) considerare... (3) che l'agitazione per la Dalmazia abbia già recati buoni frutti.

94

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

N. RR. 553. R•Yma, 24 gennaio 1919.

Fin dall'inizio della guerra mondiale abbiamo assistito in Etiopia allo svolgersi di una politica francese 'contraria agli interessi delle alleate, Italia e Inghilterra, specialmente sulla questione delle armi, in pieno contrasto con le disposizioni dell'accordo di Londra del 13 dicembre 1906, e incoraggiante il Governo etiopico ad un atteggiamento che, se non fossero state le condizioni interne dell'impero a neutralizzarne gli effetti, avrebbe potuto diventare pericoloso per l'Italia.

Frutto di questa politica francese è stata la convinzione ingeneratasi nel Governo etiopico che l'Italia si opponga all'introduzione delle armi in Abissinia per renderla impotente, e conquistarla.

Da ciò la spinta francese presso l'Etiopia per darle l'illusione di poter partecipare al Congresso della pace • per far valere le sue rivendicazioni •,

consigliando l'adozione di provvedimenti contro il commercio delle armi e la schiavitù, la cui adozione avrebbe potuto togliere prevedibili opposizioni, e, mancata questa partecipazione, per consigliare l'i.nvio di una missione etiopica presso le tre potenze firmatarie dell'accordo di Londra mentre è riunito a Parigi il Congresso della pace. A quest'ultima determinazione del Governo etiopico non è forse estranea anche l'azione inglese.

La Francia sembra voglia contrapporre l'Etiopia all'attuazione delle aspirazioni coloniali italiane, lasciando credere che l'Italia abbia sull'Etiopia mire di conquiste e di protettorato. Purtroppo i nostri precedenti nell'Africa orientale sono tali da consolidare questa credenza a nostro danno.

Secondo gli ultimi telegrammi del Conte Colli, da una [parte, la Francia vuoi persuadere il Governo etiopico che solamente essa può salvaguardare la indipendenza e integrità dell'Abissinia; e, dall'aUra, l'Inghilterra vuol persuaderla che bisogna eliminare la Francia a vantaggio proprio, installandosi essa a Gibuti.

Avvenuto ciò mediante accordi di compensazione con la Francia, l'Inghilterra s'intenderebbe con noi per dividersi insieme l'influenz:>. in Etiopia.

Ciò concorda con quanto il signor Thesiger, rappresentante britannico a Addis Abeba, disse chiaramente al Direttore Generale degli affari politici di questo Ministero nel colloquio del quale V. E. fu già minutamente informato.

È superfluo che io dichiari esplicitamente allla E;. V. come una soluzione come quella indicata dal signor Thesiger non può essere da noi accettata, poiché turberebbe profondamente l'organizzazione politico-economica del nostro programma coloniale creando un pericoloso dualismo contrario ad ogni azione colonizzatrice.

Passi pure, se fosse assolutamente necessario, Gibuti all'Inghilterra per via di compensazioni, ma nella intesa che l'Inghilterra lo cederà all'Italia nel regolamento generale della carta africana, pur prendendo tutte le garanzie per la tutela dei gravi interessi idraulici che essa ha in Etiopia.

Non Le nascondo che, non meravigliato dell'atteggiamento degli agenti francesi, vedo con rincrescimento un artificiale risveglio della stampa inglese per gli affari dell'Etiopia, che si addita proprio ora ai sudditi del Regno Unito come l'eldorado dell'azione economica britannica.

Credo dover informare anche la E. V. che da notizie non controllate e non controllabili di fonte giornalistica resulterebbe che un memoriale abissino sarebbe stato o sarebbe per essere presentato alla Conferenza in contrapposizione alle nostre aspirazioni che, come V. E. sa, sono state già comunicate al Governo

etiopico.

La semplice esposizione di quanto precede mette in evidenza i gravi pericoli per noi della venuta della missione etiopica in Europa durante il Congresso della pace per il turbamento che potrebbe portare alla serena valutazione del nostro programma coloniale facendolo apparire, ciò che è escluso in modo assoluto, una sopraffazione dell'Italia a danno della indipendenza ed integrità dell'Etiopia.

Credo sia necessario che V. E. ne tenga parola di avvertimento a Wilson; e ne conferisca opportunamente con Balfour e Pichon affinchè le tre potenze firmatarie dell'accordo di Londra offrano una attitudine concorde verso la missione etiopica e non lascino adito a dolorosi contrasti sempre dannosi, ma dannosissimi mentre si siede a Congresso (1).

(l) -Il telegramma venne inviato tramite il consolato a Salonicco, il 25 gennaio. (2) -Sic, ma questo numero o quello di protocollo particolare del presente telegramma sono errati. Probabilmente è il seguito del telegramma pubblicato al n. 92. (3) -Gruppo indecifrato.
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APPUNTO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

Parigi, 10-24 gennaio 1919.

PRIMO CONVEGNO CON VENIZELOS ALL'ALBERGO EDOUARD VII 10 GENNAIO 1919

Egli vorrebbe che ci si accordasse tra Grecia e Italia ·per quanto riguarda l'Epiro e il Dodecanneso. Nell'Epiro settentrionale sarebbe disposto a lasciare all'Italia alcuni terri.tori occupati specialmente da Albanesi musulmani, reclamando il resto per la Grecia. Mi .segnerà questa proposta sopra una carta (Vedi allegato N. l -carta Venizelos) (2). Quanto all'Asia Minore si tratta di argomento di natura più generale che interessa tutte le Potenze. Egli ha esposto anche su questo le aspirazioni greche in una memoria generale da presentarsi alla Conferenza, e che egli mi manderà.

Ho risposto che non è facile trattare di un accordo sopra una regione, indipendentemente dal risultato generale della Conferenza della Pace, potendo le Potenze nel loro insieme concedere in una parte qualsiasi del mondo un compenso a concessioni fatte in un'altra. Però senza alcuna compromissione nè da una parte nè dall'altra, sono disposto a discutere ed esaminare tutte le proposte, con l'intesa piena ·che nessuna concessione che venga messa innanzi nella discussione possa reggere in qualsiasi forma o abbia qualsiasi valore se non si arriva a un accordo totale.

Venizelos conviene di tutto ciò.

SECONDO CONVEGNO CON VENIZELOS ALL'ALBERGO MERCEDES -19 GENNAIO 1919, ORE 11

Gli espongo che avendo dovuto il presidente Orlando trattenersi a Roma a causa della crisi ministeriale non ho potuto metterlo al corrente delle nostre conversazioni e di quanto oggi suggerirei per solo mio conto personale.

Per l'Epiro ritenevo doversi mantenere strettamente su tutto il litorale H confine segnato dalla Conferenza di Firenze del 1913; ma all'interno portandosi da... (3) sarei stato disposto a tracciare una linea di concessioni alla Grecia, che le darebbem il possesso di Liskowatz, di Erzeg, di Corizza, cioè di tutta la strada rotabi1le che da Prevesa va a Corizza e di là a Monastir (vedi allega

• 11 Marchese Salvago Raggi non ha osservazioni da fare perchè riguarda comunicazioni dirette fra Ministero Esteri e Ministeri Esteri Francia Inghilterra •.

to II (1)). Un accordo su queste basi per l'Epiro mi avrebbe dato modo di proporre più larghe concessioni per il Dodecanneso e magari a tentare un accordo anche su alcuni punti delle aspirazioni greche nell'Asia Minore. Naturalmente ogni mia proposta attuale era subordinata all'approvazione del Presidente Orlando e dei colleghi delegati alla Conferenza.

Venizelos accennò alla gravità del lasciare la costa, dove la popolazione è sovratutto greca. Avrebbe potuto dare ogni assicurazione che fosse richiesta riguardo al lato militare della questione. Non nascondeva la grande importanza che poteva avere in tutte queste trattative un'assicurazione di appoggio nostro per una parte almeno delle aspirazioni greche nell'Asia Minore come esposte nel memoriale presentato alla Conferenza attuale. Si estese nell'esporre i titoli della Grecia perchè le venisse assegnato tutto il lato occidentale dell'Asia Minore.

Venizelos mi pregava di estendere alquanto la nostra linea di proposta concessione, se non lungo la costa almeno nell'hinterland, dove predominava l'elemento greco. Prese appunto della linea come da me proposta, e mi pregò fargli avere il tracciato preciso della Conferenza eli Firenze (giel'ho mandato in giornata).

Ho esposto che avrei fatto esaminare dai tecnici quanto egli suggeriva riguardo all'hinterland della costa, almeno nella parte più meridionale.

TERZO CONVEGNO CON VENIZELOS ALL'EDOUARD VII 24 GENNAIO 1919

Venizelos vuole gli si presenti un progetto preciso compleissivo. Fa nuova difficoltà per la costa Epiro (2).

(l) Il documento ha le seguenti note marginali anonime: • comunicare a S. E. Salvago •;

(2) -Non si pubblica. (3) -Lacuna nel testo.
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PROMEMORIA DEL DELEGATO E CONSIGLIERE TECNICO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, DE MARTINO (3)

N. 00177. Parigi 24 gennaio 1919.

ASIA MINORE

Tutte le Potenze interessate alle questioni del vicino Oriente hanno dichiarato di rinunziare a qualunque progetto di conquista o di zone d'amministra

"Visita di Venizelos a Roma. Ho constatato un certo eambiamento nelle idee del Barone Sonnino. Le cose sono mature benchè non se ne parli. Vi consiglio più riserva, non fate troppo rumore. Non vi affrettate nei vostri giudizi. Il Barone Sonnino comincia a capire ciò che è giusto, ma egli è di carattere difficile. Egli vuole conservare tutte le carte in mano pel timore dare prima del tempo le buone e non vuole capire che sarebbe preferibile dare di propria volontà quello che sarà costretto più tardi a dare dalla forza degli avvenimenti ...

Ambasciatore ha anche dichiarato di considerare questione Dodecanneso vinta per la Grecia e ha consigliato che stampa greca non ne parli troppo>.

zione nella Turchia asiatica. Ma tutte hanno riconosciuto essere ancora indispensabile, per assicurare un regolare sviluppo morale ed economico di quelle regioni, e per instaurarvi finalmente l'ordine pubblico, che, durante un determinato periodo di tempo sia accordato alle popolazioni della Turchia asiatica una assistenza da parte delle Potenze europee.

Difatti, con la dichiarazione del 10 novembre scorso i Governi di Francia e d'Inghilterra fecero conoscere, in armonia col principio della libera scelta di Governi e amministrazioni locali da parte delle popolazioni indigene, che essi, nei riguardi della Siria e della Mesopotamia non hanno altro scopo che di assicurare, mediante il loro appoggio e mediante una assistenza efficace, il funzionamento normale dei Governi e delle amministrazioni che le popolazioni avranno liberamente prescelto. La dichiarazione conclude:

• -Assurer une justice impartiale et égale pour tous, faciliter J.e développement économique du pays en suscitant et en encourageant les initiatives locales, favoriser la diffusion de l'instruction, mettre fin aux divisions trop longtemps exploitées par la politique turque, tel est le ròle que les deux Gouvernements Alliés revendiquent dans l es territoires libérés •. - • -Da parte sua il Governo Italiano desidera dichiarare che non persegue altri scopi nelle regioni dell'Anatolia, che furono argomento dell'accordo 1917, se non di promuovere l'istituzione di un Governo e di una Amministrazione nazionale appoggiata alla libera volontà delle popolazioni, nell'intento di assicurare col suo appoggio e con una assistenza efficace il funzionamento normale della giustizia, della sicurezza e del progresso civile e di promuovere lo sviluppo delle forze economiche del paese •.

Per conseguenza, come la Francia e la Gran Bretagna desiderano essere incaricate dell'assistenza alle popolazioni indigene nelle regioni ad esse assegnate dagli ac·cordi internazionali, così l'Italia chiede avere lo stesso incarico per quelle regioni che già in parte formarono oggetto di negoziati fra essa e la Turchia nel 1913-1914. Queste trattative erano note alle Potenze le quali nel 1915 riconobbero con l'accordo di Londra quanto fossero fondate le aspirazioni italiane, che vennero precisate e delimitate con l'accordo dell'agosto 1917.

L'Italia domanda quindi per quelle regioni:

l) avere il controllo nella scelta delle persone che dovranno amministrare per conto del Governo che sarà riconosciuto legittimo; 2) sorvegliare l'amministrazione di detto Governo onde impedire sopraffazioni e disordini, ed assicurare il progresso civile; 3) facilitare lo sviluppo economico del paese, promuovendo ed incoraggiando le iniziative locali.

È noto che nella regione meridionale ed occidentale dell'Asia Minore vive una grande maggioranza di Turchi maomettani accanto una minoranza di Armeni cristiani e di Greci ortodossi, nonchè di israeliti e di altre colonie europee. La oramai riconosciuta incapacità dei Turchi ad ogni regolare amministrazione, l'antagonismo di religione e l'odio di raz:~a fra Turchi, Greci ed Armeni è tale, che solamente una grande Potenza europea si troverebbe in grado di assicurare la pubblica tranquillità, impedire la ripetizione degli atroci massacd quali furono recentemente perpetrati dai maomettani ,contro gli armeni ed i greci in Asia Minore, e prevenire quelle reazioni a volte non meno sanguinose da parte delle popolazioni perseguitate.

II principale scopo dell'Italia consiste pertanto nel voler cooperare al ristabilimento della giustizia, della tolleranza religiosa e della libertà nel vicino oriente. La politica, ricca di favorevoli risultati, degli Stati Uniti a Cuba e nelle Filippine, la politica dell'Inghilterra in Egitto, dove Greci ed Arabi vivono insieme in Alessandria (non altrimenti 'che Greci e Turchi a Smirne), la politica francese in Tunisia (dove numeroso elemento italiano è stabilito pacificamente accanto ai maomettani), costituiscono esempi suffidentemente istruttivi per dare affidamento di giusta amministrazione e di sviluppo progressivo nel campo della pubblica prosperità.

Nessuno 1scopo imperialistko ispira, pertanto, il programma dell'Italia. Ma il Governo Italiano deve far presente l'assoluta necessità in cui si trova di tutelare i suoi vHali interessi di Potenza mediterranea. Il Mediterraneo è l'unico mare dell'Italia, in esso è la sua vita ed il suo avvenire. Se nel Mediterraneo orientale, in seguito alla guerra, si determinasse un assetto 'che significasse una menomazione od una esclusione dell'Italia, per fatto di acquisite predominanze di altre Potenze, i suoi vitali interessi politici, eeonomici e di emigrazione ne resterebbero irrimediabilmente compromessi per lungo volgere di anni, e ne risulterebbe una situazione politica grave di incertezze e contraria alla instaurazione di una pace stabile e sicura.

Da ciò deriva necessariamente che, accanto alle regioni che Francia ed Inghilterra riservano a sè per l'assistenza alle popolazioni indigene, deve essere determinata una zona proporzionale nella quale analogo compito di progresso e di civiltà venga affidato all'Italia. A questo concetto appunto è ispirata la delimitazione territoriale contemplata negli accordi passati tra l'Italia, Francia ed Inghilterra.

L'Italia nulla domanda in via assoluta. Essa subordina le sue richieste alle condizioni che verranno fatte alle altre Grandi Potenze mediterranee. Se a queste due Potenze non venisse affidata alcuna regione della Turchia Asiatica per l'assistenza alle popolazioni indigene, nessuna pretesa eleverebbe l'Italia per quanto dannoso ciò possa risultare all'inten"!sse stesso delle popolazioni. Ma se altre Potenze otterranno l'attribuzione di uno speciale campo di attività, uguale missione civilizzatrice dovrà essere affidata all'Italia, nelle modalità medesime, e non altrimenti, di quanto sarà stabilito per i suoi alleati (1).

(l) -Non si pubblica. (2) -Cfr. anche il seguente t. gab. rr. p. 311167 del 12 gennaio 1919, di Biancheri Chiappori a Sonnino, a Parigi : c Risulta confidenzialmente che il professore Sotiriades è stato ricevuto il 10 corrente dall'Ambasciatore d'Inghilterra il quale gli ha fatto le seguenti dichiarazioni:

(3) Giacomo De Martino era anche segretario generale agli Esteri.

(l) Annotazione marginale di Aldrovandi: • Promemoria relativo all'Asia Minore da rimettere al Segretario generale della Conferenza per la Pace».

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PROMEMORIA DEL D:ELEGATO E CONSIGLIERE TECNICO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, DE MARTINO, RELATIVO ALLE ASPIRAZIONI ITALIANE NEL RIASSETTO COLONIALE AFRICANO

Parigi, 24 gennaio 1919.

Le aspirazioni dell'Italia per un assetto razionale delle sue colonie nella rev·isione della carta d'Africa a cui deve procedere la Conferenza della Pace, sono determinate e avvalorate da un complesso di considerazioni che si fondano essenzialmente: sullo stato di fatto e di diritto preesistente alla guerra nonchè su diritti nati durante la guerra in relazione al contributo portato dall'Italia alla Vittoria, e sulle giuste necessità italiane del dopo-guerra, tenuta presente la mutata situazione morale, politica ed economica in cui -a guerra finita -l'Italia si è venuta a trovare.

l) Lo stato di fatto e di diritto preesistente alla guerra comprende tutto l'insieme della storia coloniale dtaliana, diplomatica e militare, dai primissimi albori delle occupazioni di Assab e di Massaua alle successive guerre per l'estensione ed il consolidamento del nostro possedimento.

Eritrea: dalle prime occupazioni iJsolate di alcuni scali sulla ,costa del Benadir al progressivo sviluppo dell'azione politico-militare del Governo Italiano in quella regione della Somalia che dal confine del British Somaliland va alla foce del Giuba; daHa lontana assidua opera di penetrazione economica nell'ex-vilayet turco di Tripoli verso cui tendevano le naturali esigenze geografico-commerciali del popolo italiano specie di quello dell'Italia Meridionale, alla guerra di Libia determinata oltre che dalle continue invincibili ostildtà ottomane a tutto quanto fosse dall'Italia tentato sulla via dell'incremento economico del vilayet, anche da imperiose ragioni di equilibrio mediterraneo; dalla dichiarazione di sovranità sulla Tripolitania e sulla Cirenaica all'occupazione di Rodi e delle altre isole del Dodecaneso. Storia di lotte combattute oramai da quasi mezzo secolo con le arti della diplomazia, con i tentativi industriali, con sangue e con danaro -con tenace fede e con amari disinganni -da una nazione giovane che -ricostituitasi nel 1870 in unità dopo tanti secoli di disunione e di servaggio -sentiva in se stessa la forza di poter entrare, pur se ultima giunta, nella grande gara delle nazioni per la ripartiziOne ae1 territori africani da aprirsi alla civiltà al commercio ed alla ricchezza. Gara che segnò appunto nella seconda metà del secolo XIX il massimo sviluppo.

Questa azione coloniale italiana, diplomatica e militare, e in ispecie quelia riferentesi alle colonie dell'Eritrea e della Somalia, viene ,interessata e avvalorata dal contributo che alla conoscenza dei territori dell'Africa orientale compresi tra Ros Casar (Mar Rosso) e la foce del Giuba, hanno portato viaggiatori italiani sia in Abissinia, sia nella penisola dei Somali, sia nella ricerca delle regioni sorgentifere del Nilo, sia nell'esplorazione dell'immenso territorio compreso tra il Sobal, il Nilo Bianco, i Laghi Rodolfo e Stefania, e l'oceano Indiano.

Cosicché non parrebbe invero troppo presuntuoso che fosse denominata

• Africa Italiana • la vasta zona di cui si sta qui ~trattando, cui hanno dato il loro nome -(alcuni sacrificandovi anche la vita) -Guglielmo Massaja -Gius~e

5 -Documenti diplomatici -Serie VI -Vol. II

Sapeto -Orazio Antinori -Giovanni Miani -Carlo Piaggia -Romolo Gessi Pellegrino Matteucci -Giuseppe Maria Giulietti -Alfonso Maria Mana11i Gaetano Casati -Gustavo Bianchi -Antonio Cecchi -Giovanni Chiarini -per non parlare che dei maggiori -ai quali va aggiunto il nome di Vittorio Bottega, le cui grandi spedizioni del 1893 e del 1896 hanno risoluto gli ultimi tre grandi problemi di Geografia Africana che direttamente interessavano l'EtiOIPia: e cioè l'esplorazione e lo studio dei corsi del Giuba, dell'Orno e del Sabat.

Questo grande sforzo politico-militare italiano per il conseguimento di un assetto coloniale organico e produttivo -prima della guerra mondiale non portò però (per complessi motivi) risultati proporzionati ai sacrifici fatti, di sangue e di danaro, nè equilibrati con la posizione politica raggiunta dall'Italia di fronte alle altre grandi Potenze Europee.

L'Eritrea infatti (dopo l'episodio valoroso di Adua -1896) si era vista chiusa nel Mar Rosso, senza adeguato sviluppo territoriale e senza importanti punti di penetrazione nell'interno dell'Abissinia; aveva inoltre perduto la posizione di nazione preminente nelle ·cose d'Etiopia già riconosciutale nel 1891 e nel 1894 da precedenti trattati, ·come in seguito .si preciserà meglio. La Somalia, priva completamente di porti per tutta la grande estensione delle sue coste, non poteva procedere a nessuna efficace opera di sviluppo commerciale; la Libia infine -quando appena cominciava a tranquillizzarsi dopo l'agitato periodo della guerra d'occupazione (1911-1913) diveniva nuovamente teatro di gravi perturbamenti causati dall'azione e dalla propaganda panislamica e antiintesi.sta di agenti turchi e tedeschi penetrati nell'interno della Tripolitania e della Cirenaica.

2) Con la partecipazione dell'Italia alla guerra mondiale e alla vittoria comune degli Alleati dovrebbe iniziarsi nella vita coloniale italiana una seconda fase -di miglioramento organico e di razionale assestamento dei suoi possedimenti africani -fase equamente determinata dalla considerazione che agli stati che hanno partecipato all'immenso conflitto debbano venire riconosciuti e accordati vantaggi in proporzione del contributo che ciascuno di essi in funzione delle proprie forze -ha portato alla comune vittoria.

Tenuto presente questo principio di superiore giustizia, appaiono indubbi i diritti formatisi a favore dell'Italia durante la grande guerra o in occasione di essa: ex facto oritur jus. Basti a provarlo una semplice schematica enumerazione.

Entrata, il 24 maggio 1915, nel conflitto, l'Italia ha in ogni occasione prestato il suo valido ausilio agli Alleati specialmente nelle fasi non liete della guerra. La flotta italiana, impedendo alla flotta austriaca di uscire dall'Adriatico ha facilitato il trasporto incolume di truppe e di rifornimenti degli Alleati sulle coste africane. L'occupazione della Libia, mantenuta con largo impiego di truppe a causa delle ribellioni fomentate dai tul'chi-tederehi, ha imPedito il dilagare delle ribellioni che avrebbero attentato alla sicurezza dell'Egitto, della Tunisia e dell'Algeria, con le g.ravi possibili conseguenze di seriamente compromette!"e la preparazione e l'attuazione della spedizione in Palestina da un lato, dall'altro il regolare sicuro trasporto di truppe indigene francesi sul teatro occidentale della guerra europea. Senza contare le ripercussioni che questo stato di cose

avrebbe immancabilmente prodotto, per propagazione di idee assai facile tra le popolazioni africane, nelle regioni dell'interno, poste a contatto con i possedimenti europei dell'Africa settentrionale.

La buona guardia fatta dall'Italia all'Eritrea e in Somalia, contigue alla Etiopia divenuta ,centro di agitazione e di intrtghi .turco-austro-tedeschi, ha impedito infine che azioni ostili tentate dalla parte dell'Abissinia e dell'Arabia a danno degli Alleati avessero effetti pericolosi, specialmente nel periodo di torbidi politki determinatosi in Etiopia nel settembre 1917 quando un colpo di stato rovesciava dal trono 1'imperatore Ligg-Jasu.

L'Italia quindi, conscia di avere oltre che con la grande guerra da essa condotta vittoriosamente a termine contro l'intero esercito austro-ungarico, cooperato anche al conseguimento delle vittorie degli alleati in Africa, si presenta alla Conferenza della Pace con la coscienza che le sue aspirazioni per quanto riguarda la futura sistemazione africana trovino equo fondamento sui diritti da essa acquisiti durante la guerra e in occasione di essa.

Se si vuole -infatti che la pace che seguirà l'immane conflitto sia giusta e duratura e ·corrisponda ai fini ettci cui tendono le nazioni ·civili -prossime a unirsi in una Lega basata sul sicuro riconoscimento dei reciproci diritti e doveri -bisogna prevedere ed evitare le cause di ·futuri dissensi .tra gli Alleati di oggi perchè restino tali domani, ristabilendo su nuove basi le reciproche future relazioni di pace e di alleanza in Africa come in Europa eliminando qualsiasi ragione od occasione di attriti o di conflitti.

Per raggiungere in Africa questo grande scopo, il mezzo efficace è di rendere impossibile l'incontro e il contrasto di interessi anche tra potenze amiche ed alleate, con la formazione di possedimenti coloniali, con ben definite delimitazioni in modo che costituiscano un tutto omogeneo, organico, indipendente.

Come la Francia dal Marocco, dall'Algeria, dalla Tunisia, cioè dal Mediterraneo, ha una zona continua che tocca l'Atlantico e il Golfo di Guinea, e l'Inghilterra dal Mediterraneo stesso, (dall'Egitto), ha una zona contigua fino alla Colonia del Capo, e l'una e l'altra potenza arrotonderanno ancora il loro dominio africano; così dovrebbe avvenire anche per l'Italia onde possa tra le tre potenze alleate aversi una analoga situazione basata su un giusto criter:o di giustizia distributiva.

3) In base ai principi suesposti, l'Italia riassume nel modo seguente i ·suoi desiderata coloniali, dividendo la materia in due parti distinte; la prima riguardante le due colonie dell'Africa orientale, Eritrea e Somalia italiana, la seconda concernente la colonia della Libia (Tripolitania e Cirenaica).

a) Eritrea e Somalia Italiana.

Nella formazione delle due •colonie dell'Africa orientale italiana, Eritrea e Somalia, i primi passi si iniziano con la ·Convenzione firmata il 15 novembre 1869 dai Sultani di Assab e dal prof. Giuseppe Sapeto, per l'acquisto di quel territorio. A questo primo atto seguì una lunga serie di accordi, convenzioni stipulate col sultano di Zanzibar e con altri sultani locali, per i quali atti l'Italia ebbe quasi sempre in modo pacifico e regolare il possesso legittimo di quelle zone che formarono poi -entro ,i limiti determinati da ·convenzioni con gli stati confinanti -i territori delle due colonie della Somalia e dell'Eritrea.

L'azione conclusiva diplomatica in Etiopia si iniziò dall'Italia con ia firma del trattato di Uccialli del 2 maggio 1889 e con ,la notificazione deB.'art. XVII di quel trattato comportante il Protettorato dell''Italia sull'Etiopia, alle potenze firmatarie (che ne presero atto) dell'Atto generale di Berlino del 26 febbraio 1885 in conformità dell'art. 34 dell'Atto stesso.

Seguirono i protocolli fra l'Italia e l'Inghilterra del 24 marzo-15 aprile 1891 e 5 maggio 1894 per la determinazione delle rispettive sfere d'influenza nell'Africa orientale verso il Mar Rosso, il Sudan, l'Oceano Indiano (Giuba), ver.w l'Etiopia e le regioni del Golfo di Aden : in virtù di essi, l'intera regione etiopica era riconosciuta nella sfera d'influenza dell'Italia.

I protocolli Itala-Britannici succitati furono l'epilogo di circa un quarto di secolo di perseverante azione coloniale e diplomatica che aveva per scopo ed ebbe per sintesi di mettere appunto tutta l'Etiopia, consenzienti l'Inghilterra e la Francia che avevano preso atto della notificazione italiana di protettorato, nella sfera di azione dell'Italia, riunendo l'Abissinia in un insieme polittcoeconomico all'Eritrea, al nord, e alla Somalia Italiana, al Sud.

Col trattato di pace del 26 ottobre 1896 con l'Etiopia, l'Italia consentì alla abrogazione del trattato di Uccialli e proclamò l'indipendenza dell'Etiopia come stato sovrano.

L'accordo di Londra, 13 dicembre 1906, tra Italia, Inghilterra e Francia, pur guarantendo l'integrità dell'Etiopia -la pose sotto l'influenza delle tre Potenze (l) che cercarono di tutelare:

L'Inghilterra, i suoi interessi relativi alle acque defluenti al Nilo;

la Francia, i suoi interessi ferroviari (ferrovia Gibuti-Addis Abeba);

l'Italia, lo sviluppo economico delle due sue colonie, Eritrea e Somalia, in Etiopia.

Geograficamente le due colonie italiane, Eritrea e Somalia, trovansi rispettivamente a Nord e a Sud dell'Etiopia, che di esse costituisce il vero grande hinterland economico. Contiguo all'Eritrea, a sud è il protettorato francese della costa dei somali (Gibuti); contiguo alla Somalia Italiana, (Protettorato), a nord, è il Somaliland Inglese (Zeila); e contiguo alla Somalia Italiana (Benadir), a Sud, è il Giubaland britannico (Chisimajo).

Per conseguenza, l'Etiopia rimane chiusa ad Ovest e a Sud-Ovest dalla linea dei protocolli anglo-italiani del 24 marzo (foci del Giuba -Somalia Italiana) e 15 aprile 1891 (Ras Casar-Eritrea), e a Nord, ad Est e a Sud-Est, dall'Eritrea, dalla Somalia Francese, dal Somaliland Inglese e dalla Somalia Italiana.

Perchè i due possedimenti italiani possano costituire un blocco omogeneo organico -economicamente indipendente, appare palese l'opportunità che amichevoli accordi con l'Inghilterra e la Francia permettano all'Italia di annettere alle sue colonie italiane (complessivamente Km2 • 518.000) il Protettorato della costa francese dei Somali e il Somaliland britannico (complessivamente Km2 197.000) rimanendo così l'Etiopia -pur nella sua indipendenza politica -posta sotto la sfera d'influenza economica dell'Italia. Per ottenere questo scopo,

alla Francia e all'Inghilterra si chiederebbe la revisiOne della convenzione di Londra del 13 dic,embre 1906, col ritorno al regime dei protocolli itala-britannici del 24 marzo, 15 aprile 1891 e' 5 maggio 1894 che mettevano l'Etiopia nella esclusiva sfera d'influenza dell'Italia che ne rispetterà naturalmente la integrità.

Alla Francia si chiederebbe la cessione del protettorato francese della costa somali (Gibuti) e della ferrovia fino a Addis Abeba; all'Inghilterra, la cessione del Somaliland.

Speciali accordi con la Francia e l'Inghilterra, rispettivamente, stabilirebbero gli oneri dell'Italia per il rilevamento della ferrovia Gibuti-Addis Abeba, per rendere agevole alla Francia di avere una stazione navale sulla via del Madagascar e del Tonchino; per garantire l'Inghilterra sulla questione delle acque etiopiche defluenti nel Nilo, e per regolare tutti gli altri necessari rapporti tra le tre potenze.

L'acqu1sto da parte dell'Italia del territorio di Gibuti e dell'unica via ferroviaria di penetrazione in Etiopia (Gibuti-Addis Abeba) costituisce il fulcr;.. della sistemazione delle colonie italiane dell'Africa orientale, pokhè -principalmente per quanto 'figuarda H commercio delle armi -Gibuti ha costituito e continuerà a costituire sempre una causa di turbamento delle buone relazioni tra le potenze alleate, mentre la scissione in due parti dei possedimenti italiani dell'Africa orientale, e il fatto di non essere in mani italiane 'il principale punto di penetrazione commerciale verso l'Etiopia saranno sempre di impedimento al completo sviluppo economico e sociale dell'Eritrea, e della Somalia.

Assicuratasi così la via di comunicazione tra l'Eritrea -l'Etiopia del Nord e il Mare (Massaua) e tra l'Etiopia centrale e il Mare (Gibuti) resterebbe all'Italia di completare il suo sistema di penetrazione verso l'Etiopia meridionale dal lato della Somalia. Ad ottenere dò occorrerebbe •che J.'Inghilterra cedesse all'Italia il Giubaland. Con tale acquisto l'Italia verrebbe ad avere Chisimajo, l'unico porto nella lunga distesa dei suoi possedimenti sull'oceano Indiano (circa 1700 Km.) -e entrerebbe in possesso di una stazione (Chisimajo) che fin dal 1886 era stata concessa dal Sultano di Zanzibar all'Italia, nel cui potere non era poi rimasta per sopravvenute vicende politiche.

b) Libia. -La dichiarazione franco-britannica di Londra del 21 marzo 1899 (complemento della •Convenzione anglo-francese de'l 14 giugno 1898) divise tra Francia e Inghilterra l'Hinterland della Tripolitania e della Cirenaica non tenendo conto nè degli interessi mediterranei dell'Italia, nè degli interessi geografico-economici delle due provincie allora facenti parte dell'Impero Ottomano, le quali appunto dal possesso delle oasi interne sino alla regione dello Ciad ripetevano la principale ragione della loro prosperità.

L'equilibrio politico-geografico dell'Hinterland libico, così turbato per la dichiarazione del 21 marzo 1899 dovrebbe ora, in base alle ste1sse formali proteste diplomatiche fatte a suo tempo daUa Turchia, almeno in parte, venire ristabilito, dando alle colonie della Tripolitania e della Cirenaica la possibilità di un più largo respiro.

A questo fine l'Italia chiederebbe alla Francia -per stabilire le comunicazioni indispensabili tra i tre posti italiani dell'interno della Tripolitania Gadames, Ghat e Tummo, la principale via carovaniera tra Gadames e Ghat; il libero passaggio sulla carovaniera Gadames -Fort Polignac -Ghat; il possesso delle comunicazioni tra Ghat e Tummo; la facoltà di stabilire Consolati e Agenzie nelle zone occupate dalla Francia tra il lago Ciad e i possedimenti italiani della Libia.

All'Inghilterra, l'Italia chiederebbe per la Cirenaica una linea ragionevole di ·confine verso l'Egitto e i:l Sudan anglo-egiziano, che parta da Rais Gebel Sollum e lasci in territorio cirenaico oltre l'oasi di Cufra, già riconosciuta dall'Inghilterra all'Italia, anche l'oasi di Giarabub, ove si trovano i luoghi santi della Senussia -la potente confraternita musulmana che ha in Cirenaica il maggior numero dei suoi affigliati (formanti la quasi totalità della popolazione) nonchè la residenza abituale dei suoi capi supremi.

4) -Costa Araba del Mar Rosso.

A completamento di quanto sopra esposto c.irca i desiderata riguardanti la sistemazione del dominio coloniale italiano in Africa, si aggiunge quanto segue:

L'Italia, come potenza musulmana rivierasca del Mar Rosso, non può disinteressarsi della questione dell'equilibrio del Mar Rosso e delle condizioni politiche dell'Arabia prospiciente all'Eritrea.

Essa chiede quindi che nessuna potenza oceupi l'Arabia e che ne sia garentita l'indipendenza per mezzo di capi locali; che siano liberi il commercio e la penetrazione economica con l'Arabia; che i luoghi Santi dell'Islam nel Hegiaz siano in mani musulmane .indipendenti.

Nell'interesse della Colonia Eritrea, sia dal punto di vista economicocommerciale che da quello politico-strategico, l'Italia chiede infine che-le venga riconosciuta la facoltà di occupare le Isole Farsan di fronte alle coste dell'Asir.

5) Il criterio a cui si è ispirata l'Italia nella formulazione dei suoi postulati coloniali è, come si è visto sopra basato su un principio di equità e di giustizia distributiva dei vantaggi da conseguirsi dopo la Vittoria dal1e nazioni Alleate, in confronto dello sforzo da loro compiuto nella guer.ra in ~elazione anche agli impegni aissunti, del sangue versato, del capitale impiegato, dei risultati ottenuti a prò della causa comune.

Il fatto che l'Italia, :pel raggiungimento dei suoi fini coloniali tendenti a mettere in maggior valore i possedimenti già in suo dominio, debba rivolgere i suoi postulati a nazioni alleate, chiedendo loro la ·cessione di pic,cole parti del loro grande impero coloniale è unicamente determinato da ragioni ,geografiche dall'essere doè l'Eritrea, la Somalia, ,la Libia contigue a colonie inglesi e francesi anzichè a colonie già appartenenti a stati nemici.

Chiaro tuttavia risulta dalla sommaria esposizione fatta delle aspirazioni italiane (sulle quali a tempo e luogo si potranno dare più dettagliate e precise indicazioni) come esse siano state contenute nei limiti modesti di una sistemazione della carta d'Africa rispondente alla logica necessità per l'Italia di dare unità organica alle sue colonie orientali -parti staccate e perciò meno efficienti -di un tutto geograficamente ben determinato, nel dare alle frontiere libiche un andamento meno antitetico con i più normali bisogni commerciall (vie di ,comunicazione) e politici (oasi di Giarabub) delle due colonie di Tripoli e di Bengasi; nell'assicurare un porto alla lunghissima costa inospitale della Somalia; nel vigilare a che di fronte all'Eritrea non si insédi un'altra potenza competitrice nel traffico con la costa meridionale del Mar Rosso.

Come in Europa -nell'immane guerra combattuta contro i nemici comuni -non vi sono più state divisioni di fronti e di scacchieri, bensì vi sono stati due soli eserciti combattenti l'uno contro l'altro, quello dell'Intesa. e quello della coalizione nemica, così anche in Africa, dopo la vittoria comune, non sembra debba più essere il caso di valutare separatamente l'intervento delle singole forze dell'Intesa nei vari territori onde trarne conseguenze individualistiche di occupazione e di conquista.

La comune vittoria -riportata con comuni sforzi e comuni sacrifici ha sancito questi principi di giustizia:

che i vinti debbano esser puniti e per il loro gesto di aver voluto dominare il mondo col loro sogno di imperio europeo, asiatico ed africano e :per crudeltà da essi commesse anche prima della .guerra, per cui si sono resi indegni di esercitare opera di governo e di civiltà su popolazioni inferiori, bisognose di assistenza e di ammaestramento;

che i vincitori debbano, invece, esser compensati e per la vittoria a caro prezzo conquistata e per il principio in nome del quale hanno combattuto che il mondo deve essere d'ora in poi regolàto in base alla giustizia ed alla libera esplicazione delle singole attività, senza sopraffazioni e senza egemonie imperialistiche.

L'Africa quindi non va più considerata come un territorio interamente sottoposto ad una lunga dettagliata serie di protocolli, di convenzioni, di accordi, obbliganti con ferrea immutabilità popoli e stati al perpetuo mantenimento dello statu qua ante bellum.

Come in Europa, come in Asia, anche in Africa la guerra ha creato situazioni nuove derivanti appunto dalla mutata rec.iproca situazione dalle nazioni, le une di fronte alle altre. Cosi le colonie già tedesche, non dovendo per i superiori principi su esposti tornare nelle mani della Germania, dovranno venir divise tra le nazioni vincitrici. Tra queste sembrano più indicate alla successione la Francia e l'Inghilterra non tanto perchè hanno conquistato le colonie tedesche con la forza delle loro armi, quanto perchè la posizione geografica di queste colonie, finitime ai possessi coloniali anglo-francesi rende logica e naturale la loro aggregazione ai possedimenti già appartenenti in precedenza all'Inghilterra e alla Francia.

L'Italia all'opposto, avente il maggior centro delle sue attività coloniali nell'estrema Africa Orientale, non esprime l'aspirazione di partecipare alla spartizione delle colonie germaniche, non tanto perchè essa non ha direttamente partecipato alla lotta armata sostenuta in quelle colonie contro le truppe tedesche, quanto perchè l'assegnazione all'Italia di una parte delle ex colonie tedesche anzichè di parte di quelle sopra indicate, ora appartenenti alla Francia e all'Inghilterra, non consentirebbe quell'intensificazione di interessi e di sforzi -sia politici che economici -della Madre Patria verso un tutto organicamente costituito che è invece nei .fini e nei desideri del Governo Italiano, allo stesso modo che sembra essere nei fini e nei desideri dei Governi Alleati di Francia e d'Inghilterra di aggregarsi quelle parti di 'colonie germaniche che sono contigue alle colonie già esistenti di quelle due nazioni e che formeranno

per:!iò, con l'unione alle porzioni di colonie tedesche, che verranno loro assegnate, dei complessi territoriali geograficamente ed economicamente più organici.

Messo così il problema è facile rendersi ragione del perchè le richieste itallane siano dirette essenzialmente ad ottenere parziali cessioni territoriali dalle potenze alleate Francia e Inghilterra.

Le quali Potenze -in considerazione appunto degli stessi principì sopra invocati a favore della tesi italiana -troveranno nella equa ripartizione tra di loro dei territori già formanti l'impero coloniale tedesco ampio compenso sia agli sforzi da loro compiuti per la comune vittoriia, sia alla perdita delle piccole parti di territorio che verrebbero da loro cedute all'Italia.

I dati seguenti serviranno a dare un'idea esatta di come i criterì suesposti per la revisione della carta dell'Africa non solo non alterino le attuali proporzioni di popolazione e di superficie coloniale tra Francia, Inghilterra e Italia, ma portino anzi a risultati proporzionalmente più favorevoli alle prime due nazioni che non all'Italia.

I.:a Francia, infatti, ha una popolazione di drca 40 milioni in una mperficie di Kmq. 536.464; l'Inghilterra (Regno Unito) di circa 46 milioni, in una superficie di Ktnq. 314.433 e l'Italia di circa 31) milioni, in una superficie di Kmq. 286.610, con evidente sproporzione in confronto della popolazione e della superficie dei rispettivi possedimenti in Africa, che sono già, (all'infuori dell'eventuale spartizione delle ·colonie tedesche), per la Francia, di abitanti 35 milioni 590 mila circa, in una superficie di Kmq. 9.253.084; per l'Inghilterra (non compreso l'Egitto e il Sudan anglo-egiziano) di abitanti 36.430.000 circa, in una superficie di Kmq. 5.696.679; e, per l'Italia, di abitanti 1.578.000 circa, in una superficie di Kmq. 1.758.609 circa.

Anche aggiungendo la superficie e la popolazione che verrebbero all'Italia con l'acquisto della Somalia Francese, del Soma!Hand e Giubaland britannici, delle isole Fa11san e della rettifica di confine della Libia, si verrebbe ad avere per l'Italia un aumento di abitanti 727.500 dr·ea, su una superficie di Kmq.

909.000 circa, e cioè in complesso abitanti 2.305.. 500 in una superficie di Kmq. 2.667.609, sempre con enorme sproporzione, che diventerebbe anche più stridente con le nuove annessioni a quelle due potenze delle colonie tedesche. L'Inghilterra, con parte del T o go e del Camerun, con l'Africa sud occidentale germanica e con l'Africa orientale germanica, se si comprende l'Egitto e il Sudan anglo-egiziano e senza le popolazioni non valutabili del Camerun e Togo, raggiungerebbe la cifra di abitanti 58.680.000 in una superficie di Kmq. 10.787.279.

La Francia, con parte del Togo e del Camerun, di cui la popolazione non è valutabile, raggiungerebbe una superficie di Kmq. 9.975.084 con una popolazione di 35.590.000.

La differenza a favore della Francia e dell'Inghilterra in confronto dell'Italia è, nei riguardi della prima, di 33.284.500 abitanti e Kmq. 7.307.475 di superficie; e, nei riguardi della seconda, di 56.374-fiOO abitanti e di Kmq. 8.119.670 di superficie.

6) -Dopo quasi mezzo secolo di esperienza coloniale, l'Italia ha il sentimento di poter utilmente continuare a curare lo sviluppo delle popolazioni africane che le guerre sostenute -gli studi e l'opera dei viaggiatori -l'azione diplomatica e la vittoria presente affidano al suo Governo e alla sua amministrazione.

L'Italia (Governo e Popolo) ha già nel suo passato coloniale dato ampie prove della sua facoltà colonizzatrice, in armonia con i più alti principi di umanità oggi autorevolmente proclamati e sostenuti dal Presidente Wilson. Le popolazioni ·eritree e somale che .godono sin dai primi tempi dell'occupazione italiana del più liberale trattamento, hanno dimostrato il loro attaccamento alla Madre P.atria (come han fatto per la Francia e per l'Inghilterra gli indigeni delle loro colonie) accorrendo liberamente (perchè l'Italia non ha mai imposto la leva obbligatoria nelle sue colonie) sotto le bandiere italiane nella lotta contro il ·comune nemico che tentava -fomentando la ribellione in Libia -di scalzare la potenza italiana e di portare il turbamento nelle regioni vicine dell'Africa settentrionale (Tunisia -Algeria -Egitto).

La proposta italiana che riunirebbe in una sola colonia le tre parti ora staccate della penisola dei Somali (Cote Française des Somalis, British Somaliland e Somalia italiana) avrebbe inoltre il nobile scopo di affratellare sotto un unico governo le parti sparse di un popolo etnicamente uno -il popolo somalo -il quale sarebbe così avviato in modo ·compatto verso il suo migliore avvenire di ·civiltà e di progresso.

Parimenti per gli Abissini: -sebbene divisi tra Colonia Eritrea e Impero etiopico, -sarebbero tuttavia uniti sotto l'influenza benefica di un solo governo, il Governo italiano, che guiderebbe con unicità di criteri e di intenti le sorti di quel popolo -sia direttamente (Eritrea) sia a mezzo della sua influenza economica e sociale prevalente in Abissinia.

Unita alle altre nazioni nel concetto di considerare le popolazioni africane come meritevoli di ogni cura e di ogni interessamento pel loro progressivo sviluppo verso una migliore e più nobile loro sistemazione nell'umanità, l'Italia di buon grado aderisce a quanto la Conferenza della Pace possa ritenere giusto e utile di stabilire -sotto forma di impegni generali da assumersi dalle Potenze coloniali -nell'interesse degli indigeni, per la conservazione delle razze (antialcoolismo) e per la protezione del libero commercio internazionale.

N. B. -Vedi in fondo carte geografiche indicanti: l) -Divisione politica dell'Africa alla fine di ottobre 1916.

2) -Le aspirazioni italiane in Africa presentate alla Conferenza della Pace (1).

(l) Annotazione marginale: • È estensivo e può essere pericoloso il dichiararlo. Nell'accordo del 1906 manca la dichiarazione di principio •.

98

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CONSOLE GENERALE A MOSCA, IN MISSIONE A ODESSA, MAJONI

T. 42. Parigi, 25 gennaio 1919, ore 11,30.

Prego telegrafarrni Parigi forza vari .contingenti alleati attualmente Odessa.

(l) Non si pubblicano.

99

IL DELEGATO E CONSIGLIERE TECNICO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, DE MARTINO, AL MINISTRO A STOCCOLMA, TOMMASINI

T. 43. Parigi, 25 gennaio 1919, ore 12.

Smentisca notizia secondo cui Wilson avrebbe dichiarato ,che Dalmazia o Fiume dovranno appartenere Slavi.

Smentisca ugualmente informazioni circa flotta austriaca.

Prego dire a Prato affrettare arrivo a Parigi.

100

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 44. Parigi, 25 gennaio 1919, ore 18,30.

Risposta telegramma n. 1327 (1).

Secondo dichiarazioni Garakuki in presenza Turkhan pascià assemblea Durazzo si limitò semplice espressione desiderio e non addivenne alla nomina delegati conferenza che rimane così riservata a Turkhan. Converrà quindi insistere perchè vengano designate persone di sentimenti favorevoli verso politica italiana.

101

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ

T. 41. Parigi, 25 gennaio 1919. Rispondo al telegramma di V.E. n. 6391.

Nel momento attuale credo conveniente astenersi dal procedere ad occupazioni fuori linea armistizio che possano implicare incresciosi 'contrasti.

102

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MANZONI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. 1523. Roma, 25 gennaio 1919.

Il R. ministro plenipotenziario a Cristiania mi comunica di aver appreso da fonte seria e ben informata ma estranea alla diplomazia che il Governo bolscevico ha deciso di fare un altro tentativo di negoziati di pace con gli alleati, ma questa volta per mezzo di proposte concrete senza il concorso di altri governi, bensì

direttamente, servendosi come trasmettitore personale dell'avv. Lodovico Mayer, suddito norvegese, agente di fiducia del soviet, figura in vista e carpo del partito socialista comunista rivoluzionario norvegese. Il Mayer ha ricevuto a Stoc·colma dai ministri bolscevici a Londra ed in Svezia un mandato per trattare ed un programma scritto da presentare al Governo inglese. Egli si disporrebbe partire in questi .giorni per l'Inghilterra. Non è escluso ·che il Governo bolscevico russo, qualora quello inglese impedisca al Mayer di •recarsi a Londra, escogiti un altro mezzo rper far giungere a·l Governo britannico le sue proposte. Il commendator Montagna mi cOIIIlunica infine i ·concetti sostanziali di tali proposte nell'ordine e nella forma in •cui gli furono comunicati a titolo riservatissimo e che qui appresso trascrivo:

• Il governo del soviet è pronto a concludere la pace con gli alleati. Nessuna delle parti dovrà esigere indennitii ed annessioni. Lo statuto delle provincie che si staccarono dalla Russia è stato fissato in base al principio del diritto delle popolazioni a decidere della propria !SOrte. Il Governo del soviet s'impegna a non far rappresaglie verso i russi che hanno aderito agli alleati. Tuttavia costoro al pari di tutta la borghesia russa dovranno sottomettersi all'ordine sociale che H Governo del soviet ha introdotto. H Governo del soviet è disposto ad indennizzare, per i valori e le proprietà, gli stranieri nella misura concessa dai principi della nuova Russia. È sottinteso che il Governo del soviet a misura che gli sarà •concesso di dare al nuovo ordine sociale delle forme stabili, introdurrà un sbtema che all'atto pratico accorderà a tutti i cittadini il diritto di voto. A misura che lo stato socialista si consoliderà potrà essere introdotta anche la libertà di stampa. Il Governo del soviet dichiara che esso non si propone di immischiarsi nelle questioni di politica interna degli altri paesi. Del resto una simile attività da parte sua non ha mai avuto luogo, forse eccettuato in Germania •.

(l) Cfr. n. 77.

103

L'AMBASCIATORE A MADRID, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 559(1)/33. Madrid, 25 gennaio 1919 (per. il 25).

Ambasciatore di Francia ed io abbiamo stabilito recarci insieme domani presso Romanones e rimettergli nota identica circa utilizzazione piroscafi austroungarici rifugiati nei porti spagnoli. Non ha ancora attesa autorizzazione ma confida poter egli pure inviare domani analoga nota a Romanones. Iersera addetto francese comunicò ai suoi colleghi di Italia Inghilterra e Stati Uniti nuove istruzioni suo Governo giusta le quali chiese venisse attribuito al provvisorio esercizio della Francia un piroscafo austro-ungarico che di ciò aveva fatto domanda fermo restante per gli altri la ripartizione già accettata dai tre addetti

navali d'Italia Inghilter11a e Stati Uniti ed ora anche da quello di Francia. Addetto navale d'Italia e di Francia dopo discussione finirono per mettersi d'accordo sulle basi suddette.

(l) II telegramma reca un numero cosi alto perché è stato erroneamente inserito nella collezione dei telegrammi ordinari in arrivo al ministero degli Esteri, fra quelli del mese di febbraio.

104

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI (l)

T. 396/16777. Zona Guerra,, 25 gennaio 1919 (per. it 25).

Comunicasi per conoscenza seguente telegramma pervenuto da governatore Dalmazia:

• 6138 speciale. Informo che ho saputo riservatamente vescovi Dalmazia .sono stati invitati segretamente da jugoslavi a recarsi a Parigi per dimostrazione collettiva a noi contraria. Ho avvertito quelli delle diocesi nel territorio occupato che stante le .condizioni del momento per allontana11si devono ·chiedere il mio permesso. Millo •.

105

L'ALTO COMMISSARIO A SOFIA, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 401/28. Sofia, 25 gennaio 1919 (per. il 26).

La situazione critica alimentare nelle prindpali dttà della Bulgaria che ho segnalato fin dal quattro gennaio ed in ultimo nel mio telegramma n. 27 del 23 corrente (2), minaccia torbidi gravissimi se, ·come si teme, i viveri che raggiungono prezzi di famine, v•erranno a mancare nella capitale fra circa... (3) e si lamentava amaramente della delusione sempre maggiore della popolazione che sperava essere •considerata amica dell'Intesa ed otterrebbe invece trattamento ingiusto. Al riguardo dell'Italia mi ha accennato al dispiacere nel caso in cui un'ombra ventsse a sorgere sulla ottima impressione prodotta in Bulgaria dalle nostre truppe se queste avessero da usare la forza (per reprimere sommosse. Fondamento.. (3) avendo nella sua riunione di ieri constatato l'insufficienza delle misure prese contro la carestia consiglio dei mintstri, era allarmatissimo nel vedere tuttora insoddisfatte le sue ripetute domande di 20 mila tonnellate di grano agli alleati, e vorrebbe rivolgere un ultimo appello agli alleati. Il presidente del consiglio ieri si mostrava... (3) non solo della possibile caduta del gabinetto ma anche di peggio. Tale timore è evidente anche rperché la Grecia e la Serbia coglierebbero... (3) pretesto sedizione avente carattere... (3) a danno della Bulgaria.

(l) -Il telegramma venne inviato anche alla presidenza del Consiglio. (2) -Cfr. n. 75. (3) -Gruppo indecifrato.
106

PROMEMORIA DELL'ESPERTO TECNICO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DELLA PACE, GALLI, PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

Parigi, 25 gennaio 1919.

Da una conversazione avuta con Sokoloff si rileva quanto segue:

I. -Che vi è attualmente una questione di metodo quanto alla trattazione della questione di Palestina e del Sionismo da parte della Conferenza della Pace. I Sionisti, concordi gli Inglesi e pare anche con gli Americani, vorrebbero che la questione del Sionismo non fosse disgiunta da quella della Palestina, ma fosse per conseguenza trattata con tutte le questioni riferentisi alla successione dell'Impero Ottomano, ed alla formazione dei nuovi stati sorgenti su quel territorio.

Di fronte a questa tendenza esisterebbe la francese diretta a considerare la questione del Sionismo insieme a tutte le questioni ebraiche, e cioè: la situazione degli Ebrei in Romania, in Polonia, ecc.

II. -L'altra questione che sommamente interessa i Sionisti è quella di decidere chi prenderà la tutela del nuovo stato palestinese. Sokoloff dichiara francamente ed apertamente che tutti i Sionisti respingono qualunque internazionalizzazione a parti eguali, come pure respingono la tutela di qualunque piccola Potenza. Essi chiedono senz'altro e francamente che 1a Palestina sia affidata all'Inghilterra, sia perchè questa per la sua vicinanza (Egitto) è meglio in grado di provvedere ad ogni eventuale difesa della Palestina, sia perchè meglio potrà provvedere alla tutela economica della nuova regione, quando il capitalismo e la intraprendenza germanica riprenderanno la loro attività, sia perchè in Colonie inglesi (Sud Africa ecc.;) vi sono già notevoli esempi di colonizzazione ebraica.

Rispetto al primo punto si osserva che il postulato sionistico risponde ad una realtà di fatto che non si può disconoscere. Le aspirazioni sionistiche hanno un carattere prettamente internazionale, mentre le questioni ebraiche nei varii paesi sono questioni di carattere interno nelle quali magari le varie nazioni potranno intervenire (vedi difatti le dichiarazioni dei vari Governi risp,etto alla situazione degli Ebrei in Romania) ma non per questo mutano la loro essenza. Parrebbe quindi opportuno appoggiare il punto di vista Sionistico quanto alla procedura ed al momento dell'esame della questione del Sionismo.

Per il secondo punto si osserva: a) che la tendenza ad affidare la Palestina alla amministrazione inglese (e l'Inghilterra non ha mai fatto mistero di questo suo desiderio) sembra essere inevitabile, e parrebbe vano l'opporvisi; b) che la tendenza francese la quale come postulato massimo tende alla internazionalizzazione pura e semplice come minimo a ridurre al più possibile il limite territoriale della Palestina per aumentare quello della Siria, appare la più contraria ai nostri interessi; c) che perciò può sembrare simpatico e conveniente che fino

da questo momento l'Italia mostri di non opporsi alla tendenza sionistica ed inglese ma addirittura la assecondi. L'appoggio ed il favore a tale tendenza dovrebbe essere dato in cambio:

I. -Di appoggio da parte inglese e sionistica alle rivendicazioni dei Latini sulle usurpazioni greche, alla abolizione del protettorato, alla designazione di un italiano quale Presidente della Commissione speciale che secondo il noto disegno dovrebbe presiedere alla amministrazione dei Luoghi Santi Cattolici.

II. -Alla assicurazione che determinate forniture commerciàli ed industriali si farebbero in Italia e che linee marittime verrebbero subito istituite con l'Italia con particolari facilitazioni al commercio italiano.

Qualora V.E. creda di dare a ciò approvazione, si potrebbe molto indirettamente iniziare la azione in tal 1senso.

107

PROMEMORIA DELL'ESPERTO TECNICO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DELLA P ACE, R. PIACENTINI

Parigi, 25 gennaio 1919.

La questione sostanziale della sistemazione dello Yemen rientra nelle discussioni da farsi qui a Parigi; non sembra perciò sia il caso di entrare in argomento sia presso l'Inghilterra che presso l'Iman, in occasione della lettera di questi al R. Console in Aden.

Quanto al fatto dell'occupazione ingleise di Hodeida, risulta che essa avvenne quando, persistendo la vesistenza turca a Medina, malgrado l'armistizio, gli Inglesi ritennero necessario un atto di foTza contro la guarnigione ottomana dello Yemen (Hodeida). La guarnigione infatti, dopo brevissima resistenza TinfoTzata da bande arabe, si arrese, e fu inviata prigioniera ad Aden, col suo capo Said Pasha.

Arresasi, ora, Medina, e non persistendo nel Mar Rosso timori di turbamento di carattere militare, si può ritenere finito lo scopo dell'occupazione inglese di Hodeida.

Sarebbe quindi consigliabile presentire i Governi francese ed americano

intorno ad una comunicazione da farsi al Governo inglese nella quale dovrebbe risultare quanto sopra esposto circa il cessato scopo dell'occupazione di Hodeida -nonchè l'opportunità politica del ritorno allo statu quo ante (Hodeida all'Iman) in attesa delle decisioni di Parigi. L'occupazione inglese (per quanto non pregiudicante le decisioni avvenire: dichiarazione del Governo :inglese al Marchese Imperiali (l)) non è infatti compatibile con la libera decisione delle Potenze per quel che riguarda la sorte futura dello Yemen e degli altri paesi arabi del Mar Rosso.

Decisa -e fatta -questa comunicazione da parte dell'Italia, Francia e Stati Uniti, all'Inghilterra, si potrebbe -a mezzo del R. Console in Aden inviare una generica risposta rassicurante all'Iman: Anche questa risposta concordata preventivamente con i suddetti Governi francese ed inglese (1).

(l) Annotazione marginale: c Cioè che si trattava di operazione militare e temporanea •·

108

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA

(Ed. in S. SoNNINO, Carteggio 1916-1922, pp. 557-559)

T. CONFIDENZIALE. 47. Parigi, 26 gennaio 1919, ore 10.

In seguito all'intervento in guerra dell'America, si è verificata una fondamentale variazione della impostazione internazionale degli interessi delle potenze mediterranee nella Turchia Asiatica. Ormai non si tratta più di annessioni o di zone di amministrazione, ma di assistenza, secondo una ripartizione territoriale, da parte delle potenze interessate a favore delle popolazioni indigene, le quali debbono essere libere di scegliersi un governo nazionale.

Per armonizzare le loro aspirazioni coi principi di Wilson, vi è luogo di prevedere che Francia ed Inghilterra, al momento opportuno, provocheranno indirizzi e petizioni da parte di notabilità, comunità, tribù, municipi ed altri enti a favore della rispettiva loro assistenza nelle regioni già determinate. È vero che esiste una forte corrente fra gli arabi nel senso della indipendenza assoluta, ma è prevedibile che tale corrente, almeno nelle manifestazioni esteriori, rimarrà più o meno eliminata dall'efficace lavoro che gli agenti di Francia e Inghilterra saranno in grado di compiere e che stanno già compiendo.

Da ciò può derivare un pericolo alle aspirazioni italiane, le quali sono connesse al vitale nostro interesse dell'equilibrio del Mediterraneo Orientale. I più o meno palesi concorrenti dell'Italia potranno opporre alle nostre rivendicazioni, appoggiandosi artificiosamente ai principi di Wilson, che nessuna popolazione della Turchia d'Asia si mostra favorevole all'assistenza dell'Italia, nè la domanda.

Urge provvedere.

Prego pertanto V. E.:

l) Di mettersi subito in relazione col generale Elia per lo svolgimento da Rodi di una azione prudente ed efficace onde assicurare che al momento richiesto partano da notabili, comunità ecc. della costa continentale, indirizzi e petizioni a favore dell'assistenza dell'Italia. Il generale Elia ci ha già informato di avere stabilito rapporti amichevoli con certe località della costa.

2) Di organizzare da ,costà mediante le RR. autorità consolari, e mediante invio di agenti non ufficiali e all'occorrenza sconfessabili, una azione analoga nella regione a lei nota attribuita all'Italia dagli accordi con Francia e Inghilterra.

3) Di farmi conoscere la somma che sarà a tale effetto necessaria a lei e al generale Elia, cui verrà subito provveduto. 4) Di indicarmi quali funzionari od agenti ella desideri le siano a questo scopo inviati dall'Italia. Per esempio potrei mandare il dott. Insabato.

5) Tener presente che in questa azione occorre usare, insieme a rapidità di esecuzione, la maggior prudenza ed accortezza per evitare incidenti pubblici che potrebbero compromettere lo scopo.

Attendo riscontro telegrafico.

(l) Nota marginale del documento c comunicato dal Marchese Salvago al generale Robilant per la seduta di Versailles del 5-II-19 •.

109

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 52. Parigi, 26 gennaio 1919, ore 16.

Mi riferisco altelegramma in arrivo 348/1162 (l) assegnato alla Divisione 3. Prego richiamare immediatamente attenzione Generale Segre o Comm. Macchioro, se travasi già a Vienna, su grandissimo interesse che noi abbiamo non essere assenti nella discussione ivi indicata.

È supremo interesse di Trieste come sbocco dei paesi boemi-tedeschi che linea ferroviaria Pontebbana congiungente territorio italiano con Austria tedesca non sia obbligata a traversare territorio jugoslavo come avverrebbe se centro ~illach (2) fosse compreso in territorio eventualmente da assegnarsi a jugoslavi.

Interesse austro tedesco collima col nostro. Occorre quindi agire Vienna perchè negoziati che si svolgono a questo proposito a Graz o altrove non pregiudichino.

110

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL SUO SEGRETARIO, BIANCHERI

T. 131. Parigi, 26 gennaio 1919.

Suo telegramma n. 468.

Il R. ambasciatore a Parigi telegrafa quanto segue:

• N. 19. Circa notifica serba relai!va costituzione stato Jugo-Slavo; Governo francese d'accordo col Governo britannico fece esprimere a Belgrado sue riserve

sulla notifica stessa alla vigilia della Conferenza della Pace, aggiungendo che non poteva prendere atto della comunicazione nè riconoscere il nuovo Stato. Governi francese e britannico, in considerazione della speciale situazione dell'Italia di fronte alla Serbia, non credettero di associarla al loro passo •.

Pregola dare istruzioni R. legazione Belgrado (l) fare analoga comunicazione a nome R. Governo.

(l) -Cfr. n. 55. (2) -Con tel. n. 53, datato Parigi, 26 gennaio 1919. ore 20,30, Sonnino trasmetteva quanto segue: «Nel mio telegramma n. 52 in luogo di "centro Villach" prego leggere "tratto ferroviario Arnoldstein-Furnitz-Villach" •·
111

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, AL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI, S. PI.A!CENTINI

T. R. 130. Roma, 26 gennaio 1919.

Da un informatore ricevo notizia che nostre ricognizioni al Mati e nostra propaganda preoccupano seriamente autorità serba che teme ne 'consegua rafforzamento nell'unione tra tribù albanesi ed una loro azione in difesa confine albanese.

Si manifesta sempre più impellente necessità procedere attivamente occupazione permanente anche con piccoli nuclei di località importanti verso confine orientale albanese.

112

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, AL COMANDANTE DEL PRESIDIO MILITARE DI SCUTARI, PERRICONE (2)

T. 131. Roma, 26 gennaio 1919.

Risposta suo telegramma.

Per facilitare passaggio all'Italia protezione culto cattolico Albania è opportuno che monsignor Sereggi prenda iniziativa rivolgersi in proposito ~Jer lettera alla Santa Sede o ad altra autorità ecclesiastica dalla quale dipende. Terreno è già preparato per accogliere favorevolmente tale passo. Qualora monsignor Sareggi faccia difficoltà in quanto tema azioni colonnello francese, V. E. si adoperi in stesso senso presso altro vescovo cattolico regioni occupate da nostre truppe. Faciliti poi trasmissione tale lettera dandone possibilmente sunto telegrafico.

(l) -Cfr. n. 146. (2) -Il telegramma fu trasmesso tramite il comando superiore di Valona.
113

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 413/145. Londra, 26 gennaio 1919 (per. H 26).

Foreign Office ha richiesto a Giannini se corrisponde a realtà che Governo italiano autorizzato ripresa commercio con Romania senza attenersi decisioni di comitato blocco e di nuovo comitato Parigi cui costituzione fu proposta con telegramma n. 49. Foreign Office ha aggiunto che è stato perfino annunziato servizio quindicinale navigazione fra Italia e porti. romeni. Occorrerebbe avere informazioni al riguardo. Richiamo miei telegrammi nn. 1722 e 110.

114

IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI,

S. PIACENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 415/787. Zona Guerra Albania, 26 gennaio 1919 (per. il 26).

Si trasmette seguente telegramma pervenuto da colonnello Lodi e diretto codesto Ministero.

• Telegramma n. 719 di codesto Ministero giunse dopo che membri Governo provvisorio avevano firmato un atto delegazione per rappresentante conferenza della pace. Membri Governo provvisorio dichiarano non è possibile loro sostituire detto rappresentante avendo avuto questi mandato da Assemblea nazionale. Convinti però giustizia rilievi hanno deciso aggiungere delegazione Mustafà Cruia come rappresentante Albania centrale •.

115

L'AMBASCIATORE A MADRID, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 417/36. Madrid, 26 gennaio 1919 (per. iZ 26).

Ambasciatore di Francia ed io recatici oggi insieme da Romanones gli abbiamo rimesso nota cil'ca piroscafi austro-ungarici che salvo... (1) eguale e corriiS!pondente al progetto di cui V. E. è in possesso (telegramma di V. E. n. 78). Presidente del consiglio eccepl non trovare nell'armistizio con Austria-Ungheria clausola cessione suoi ,piroscafi rifugiati porti neutrali non condividendo egli nostra interpretazione dell'articolo 5 della clausola navale giusta la quale sud

detti piroscafi sono da detto articolo contemplati come ·soggetti alla decisione comm.iJssione interalleata. Romanones aggiunge non comprendere come si rappresenti urgente utilizzazione piroscafi austro-ungarid e si persista a non parlare del molto più importante tonnellaggio tedesco a proposito del quale riaffermò diritto Spagna circa noti 6 piroscafi. In sostanza egli lasciò comprendere che subordinava l'intesa per i piroscafi austro-ungarici alla garanzia che le sei navi germaniche verrebbero laisciate all'esclusivo esercizio deUa Spagna. Ho fatto osservare al nostro interlocutore ·che clausole armistizio non erano dubbie e che importanza questione stava del resto n'ell'interesse morale umanitado di non ritardare utilizzazione piroscafi nonché in quello poliUco per Spagna di cattivarsi con prontezza bisogni urgenti richiesta [sic] alleati loro favorevoli disposizioni venso desideri Spagna cir·ca sei piroscafi .germanici. Osservai che piroscafi austro-ungarici cui tonnellaggio è appena di 53 mila contro un totale di 445 mila non rappresentano per Spagna alcuna garanzia stante assenza reclami contro

Austria-Ungheria.

Ambasciatore d'Inghilterra abbondò nel medesimo senso aggiungendo suggerimento che Governo spagnuolo aderisca nostra domanda nella convinzione che Governi associati prenderanno in benevola considerazione suo desiderio sei piroscafi germanici. Ho riportato impressione Romanones abbandonando discussione giuridica clausole armistizio si limiterà esprimere fiducia che tutte 1e potenze associate ammettano utilizzazione da parte Spagna sei piroscafi tedeschi e darà frattanto propria adesione nostra richiesta circa piroscafi austro-ungarici. Dopo che ambasciatore degli Stati Uniti ha dichiarato per iscritto che suo Governo ammette tale utilizzazione da parte Spagna ho verbalmente informato Romanones che neppure Italia 'solleva obiezioni in [p["Oposito: sarei d'avviso fare anch'io di ciò comunicazione scritta attendendo qual.che giorno per vedere se frattanto giunga analoga dichiarazione da parte Governi Inghilterra e Francia ai quali rispettivi ambasciatori hanno suggerito. Ambasciatore d'Inghilterra mi telefona proporre rimettere questa sera a.l Governo spagnuolo nota simile a quella presentata oggi da me e da

ambasciatore di Francia.

(l) Gruppo indecifrato.

116

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 128. Roma, 26 gennaio 1919 (per. il 21).

Suo telegramma n. 186 (1).

Sentito Paribeni qui tornato informo:

1) Chiesa russa attualmente non rappresentata Palestina da alcun ecclesiastico

russo ma solo da un agente laico signor Petropulos suddito russo ma di origine

greca e simpatizzante coi greci: chiese russe Palestina sono chiuse dall'inizio

guerra sotto suggelli consolato protettore: stabilimenti russi sono occupati da autorità inglesi ·e da Croce Rossa amedcana: come influenza religiosa e morale chiesa rUJssa è oggi completamente assente Palestina.

2) Il dero russo non aveva alcuna autorità o partecipazione nel culto ufficiale e ne1l'amministrazione dei grandi santuari ·completamente e sempre ll"imasti per la parte ortodossa in mano al (patriarcato .greco e'd alla congregazione dei monaci del Santo Sepolcro i quali sono tutti elleni. Chiesa russa esercitava sua influenza esternamente ai santuari mediante lsuoi grandiosi stabilimenti e possedimenti terriell"i. Azione dei greci è stata perciò ·rivolta a. cercare impadronirsi di tali beni sia a titolo successori del 'Clero ortodosso russo, 'sia vantando 'crediti verso le comunità .russe.

3) Loro pretesa lflaissima è quella di sostituirsi ·COmtp•letamente ai russi.

(l) Cfr. n. 67.

117

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA (l)

T. 50. Parigi, 26 gennaio 1919.

Risposta ·lettera n. 47 del 4 gennaio. Accuso ·ricevuta atp.pello colonie albanesi in Turchia pregando ringraziare presidente delegazione. Ritengo convenga agevolare partenza per Roma due o tre notabili albanesi noti per sentimenti a noi favorevoli. Intanto si può far conoscere codesti centri albanesi che assemblea riunita a Durazzo ha eletto Governo provvisorio sotto presidenza Turkhan Pascià con incarico designare delegazione per sostenere aspirazioni albanesi alla conferenza pace. Voglia pertanto consigliare i dirigenti albanes.i costà mettersi in rapporto con Turkhan Pascià per concordare azione comune.

118

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A VITTORIO EMANUELE III

(ACS, Carte Orlando)

T. P. Parigi, 26 gennaio 1919.

Ringrazio Vostra Maestà del telegramma (2) che mi dà notizie del1a Sua partenza. Quanto ai lavori della conferenza rivelati dai comunicati ufficiosi,

il n. 407.

essi sinora ,sono sempre allo stadio della organizzazione. Come retroscena, si nota un continuo e sempre più \sensibile migHoramento delle nostre relazioni ~con gli americani. Così ad eseJl1iPiO, il Presidente Wilson mi mandò espressamente a dire che teneva particolarmente ,che io mi indudessi nel comitato per ila Lega delle Nazioni, motivando tale richiesta con particolare sua :stima ed affezione per me. Così è avvenuto che Wilson ed io facciamo parte di quel comitato, di cui non fanno parte nè Lloyd George nè Clemenceau. Sulle nostre questioni territoriali mi risulta positivamente che fu fatto sapere ai patroni dei jugoslavi (Steed) che l'America trovava eccessive le pretese loro, contenute precisamente in quella :carta che mi mostrò Wilson nel ,colloquio avuto con lui qui a Parigi. Ciò mi sembra un risultato abbastanza tangibile. D'altra parte si chiede a noi su quale programma minimo potremmo ripiegare. Vf)stra Maestà sa le mie idee in proposito. Io credo che tale programma potrebbe consistere nella Hnea delle Mpi con Fiume, conservando in :Dalmazia, a titolo di ricordo storico, Zara con un breve hinterland. Sonnino è invece più che mai ostinato nel patto di Londra, per salvare il quale egli dichiara apertamente che sacrifica Fiume. Gli altri colleghi della delegazione credono invece impossibile non avere Fiume. Poichè Sonnino difende suo punto di vista soprattutto con le ragioni militari, si è chiamato qui Thaon di Revel, che insieme con Diaz dovranno esaminare la questione presso la delegazione. Vorrei sperare che Thaon di Revel si mostri meno intransigente. Comunko finalmente a Vostra Maestà che ,si è aJocomodata questione rappresentanza Consiglio superiore Versailles. RobHant torna in Italia a comandarvi una armata, mentre rapprEisentanza Versailles, che ha perduta ogni importanza pratica, verrà temporaneamente tenuta da Cavallero. Le notizie dell'interno dell'Italia non sarebbero in complesso cattive; ma è sopravvenuta la grave contrarietà della malattia di Villa.

(l) II telegramma venne invi,.to tramite il ministero degli Esteri con T. n. 134 del 27 gennaio 1919, ore 22. Esso è incluso nel registro di telegrammi in arrivo (da Parigi) con

(2) Del 25 gennaio 1919, ore 20, con il quale Vittorio Emanuele III Io informava di partire in serata per Battaglia.

119

L'AMBASCIATORE A MADRID, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 421/37. Madrid, 26 gennaio 1919 (per. H 27).

Mio telegramma n. 36 (1).

Questo ministero degli affari esteri rispondendo mia nota di ieri dichiara che·, Governo spagnuolo prescindendo entrare 'in ~erito armistizio 3 novembre, ispirandosi ai 1suoi sentimenti umanita,ri e per dare nuova prova amicizia verso i Governi associati acconsente di buon grado che piroscafi austroungarici rifugiati in questi porti possano essere utilizzati da Governi associati allo scopo facilitare approvvigionamenti generali... (2) aggiunge confidare che mantenendo la dovuta unità nella questione dei piroscafi nemici si risolverà

la parte relativa ai p1roscafi tedeschi in conformità ai diritti ed agli interessi spagnuoli adottando Governi alleati modo di vedere Stati Uniti i quali dichiararono ufficia·lmente di non opporre ostacoli all'utilizzazione da parte Spagna delle sei navi tedesche in suo possesso pur rimanendo impregiudicata la loro proprietà e destinazione definitiva.

(l) -Cfr. 115. (2) -Gruppo indecifrato.
120

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 264/38. CostantinopoLi, 26 gennaio 1919.

A complemento del mio telegramma del 22 corrente, n. 117 (1), relativo alle conversazioni iniziate col Senusso, ho l'onore di comunicare a V. E. i seguenti particolari circa alle interviste successive che la persona da me inviata a Brussa ha potuto avere ·con Sidi Ahmed E·l Scerif. Essendo stato informato, a mezzo di un lontano parente del Senusso, che questi non sarebbe stato alieno dall'entrare in trattative dirette coll'Alto Commissariato italiano, ho dato incarico alla persona in quistione di combinare un incontro fra un intermediario di mia fiducia e Sidi Ahmed El Scerif.

Ottenuta risposta favorevole, ho mandato a Brussa il Kiatib dell'Ambasciata, Halil Bey, ch'è di religione mussulmana, conosce bene l'arabo essendo libanese ed ha sempre servito fedelmente la nostra Rappresentanza a Costantinopoli.

Halil Bey ha avuto due interviste col Senusso. Nel corso della prima il Senusso non ha voluto parlare dei suoi rapporti coll'Italia, si è limitato a sottoporre ad una specie d'interrogatorio il nostro fiduciario chiedendogli nome, cognome, paternità, religione, studi fatti, nonchè il motivo che lo spingeva ad entrare in rapporti con lui.

Halil Bey, dopo aver risposto alle quistioni d'indole generica postegli, gli ha dichiarato molto abilmente ch'essendo a cognizione delle tristi condizioni in cui versava la Libia riteneva esser giunto il momento di pensare a salvaguardare, in quelle regioni, gli interessi della religione, dei mussulmani, nonchè quelli della di lui venerata persona e che ciò si poteva fare soltanto provvedendo alla pacificazione del paese con congrui accordi da stipularsi col Governo Italiano. Ha aggiunto non avere alcun interesse personale nella quistione, ma agire in qualità di buon mussulmano, sorretto dalla forza divina, per condurre a compimento un'opera sì meritoria. Ha osservato che il Governo turco in 400 anni d'occupazione della Libia non vi aveva fatto alcuna utile riforma, ma aveva peggiorato le condizioni del paese e che, attualmente, detto Governo non era più in grado di portare verun aiuto al Senusso ed ai Libici, perchè esso stesso era bisognevole di protezione. Ha rilevato che i giovani turchi sotto il coperto di una politica panislamica, invece di rialzare le sorti delle popolazioni mus

sulmane, non avevano fatto altro che :spogliarle e ddurle nel miserando stato in cui si trovano attualmente.

Il Senusso gli ha risposto che in seguito alle promesse fattegli da Enver, Talaat e Gemal di rialzMe le !sorti dell'Islam, egli era venuto a Costantinopoli per mettersi d'accordo col Sultano sulle misure atte a raggiungere tale scopo; ha aggiunto che si era voluto recare personalmente presso il Califfo per evitare che Ufficiali e terzi venissero in Turchia a trafficare in suo nome cercando di spillare denaro al Governo Ottomano e commettendo .abusi a cui aveva voluto por termine; doveva però convenire che le fattegli promesse non si erano realizzate.

Halil Bey di rimando ha soggiunto che sebbene il Senusso, quale discendente del Mahdi avesse sempre lavorato per il bene della patria e dell'Islam, la sua opera non aveva dato i risultati desiderati poichè finora le popolazioni mussulmane erano state funestate da guerre e disastri, ch'egli, come buon mussulmano, desiderava s'iniziasse un proficuo lavoro per la pacificazione ed il progresso dell'islamismo e che spettava al Senusso condurre a compimento questa gloriosa missione.

Il Senusso, dopo avere ringraziato Halil Bey per i suoi buoni sentimenti, gli disse di voler riflettere su quanto intendeva esporgli circa i suoi rapporti col Governo Italiano e che gli farebbe sapere il giorno in cui lo riceverebbe nuovamente.

Nella seconda intervista il Senusso, prima d'iniziare la conversazione, ha richiesto Halil Bey di giurare ch'egli si adoperava per il bene del paese, dell'Islam e della sua persona e che non l'avrebbe tradito né ingannato. Prestato il giuramento lo ha affiliato alla setta senussita e gli ha poi fatto le dichiarazioni contenute nel mio telegramma n. 117 (l) che ritengo inutile di ripetere.

Le impressioni riportate da Halil Bey, nel suo secondo colloquio possono così riassumersi :

l) Il Senusso sembra persona molto fanatica e poco colta che dà massima importanza alle quistioni religiose ed alla stretta applicazione dello Scerì nelle regioni dell'interno;

2) Desidererebbe godere di una larga autonomia e conservare il suo potere sulle Zavie e sulle tribù dell'hinterland.

3) Risolte queste due questioni in modo per lui soddisfacente sarebbe relativamente facile negoziare per quanto concerne la zona litoranea e si potrebbe ottenere qualsiasi cosa venisse chiesta in materia di commercio, traffico, industria, ecc.

4) Egli avrebbe una certa diffidenza verso l'Italia perchè le disposizioni del Governo del Re a suo riguardo gli sarebbero state prospettate da persone che cercavano ingannarlo onde curare i propri interessi a detrimento dei suoi e che attualmente vorrebbero fargli credere che se egli si recasse in Italia vi sarebbe fatto prigioniero.

5) Ciò malgrado il Senusso sembrerebbe deciso, se concludesse un accordo coll'Italia, di recarvisi personalmente.

6) I suoi rapporti con Idris parrebbero molto tesi e non vi sarebbe nessuna disposizione per parte sua di cedergli il potere di cui dispone.

7) Avrebbe un gran concetto della sua autorità e dignità; nel corso della conversazione, ebbe a dichiarare che, concluso l'accordo coll'Italia, se un militare dovesse andare a trovarlo, non dovrebbe avere grado inferiore a quello di colonnello.

8) Desidererebbe il più gran segreto sui presenti scambi di idee, forse anche per non pregiudicare la sua posizione di fronte al Governo ottomano. Desidererebbe pure mettere da parte le persone del suo entourage di cui comincia a diffidare.

9) Sembrerebbe abbia ricevuto offerte da parte del Governo francese ed inglese di negoziare accordi, ma ha dichiarato non averli iniziati.

Come ebbi già a riferire a V. E., ritengo che il momento sia propizio per cercare di risolvere, se ve n'è la possibilità, la quistione senussita ed attendo di conoscere quali siano le concessioni che il Governo del Re sarebbe disposto a fare al Senusso per continuare le conversazioni iniziate.

Qualsiasi possa essere l'esito esse avranno per noi sempre un vantaggio e sarà quello di essere entrati in contratto diretto col Senusso, diradando quella nube di mistero che sinora lo avvolgeva, e di potere venire a conoscenza della sua mentalità, dei suoi desideri, dei suoi progetti, senza passare per la trafila d'intermediari malfidi, ed interessati a prospettarci la sua figura sotto luci variabili a seconda dei loro personali interessi.

(l) Cfr. n. 53.

(l) Cfr. n. 53.

121

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, DE MARTINO (1), AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

T. 303/52. Asmara, 27 gennaio 1919, ore 10,55 (per. il 28).

Seguito 5602 del 25 dicembre.

R. ministro in Addis Abeba comunica ebbe luogo colà riunione cui parteciparono tutti capi per decidere invio missione Europa. Non fu fatto accenno a rivendicazione territoriale nè a programma riforme interne. Fu discussa ma pare esclusa partecipazione missione Ras Tafari che pare

si ritiene troppo condiscendente potenze europee. Conte Colli di Felizzano ha telegrafato (2) su ciò ministero degli esteri.

Il conte Colli fa conoscere che alla designazione di ras Tafari a capo della progettata missione etiopica in Europa, mentre è contraria la grande maggioranza dei capi, sono favorevoli il R. ministro britannico in Addis Abeba e specialmente quello di Francia il quale fa di tutto per spingerlo, assicurando che per il viaggio da Gibuti in Europa metterebbe a disposizione di ras Tafari una nave da guerra. Non ho bisogno di far rilevare alla E.V. che anche questa notizia è un sintomo della persistente azione specialmente francese per paralizzare il nostro programma coloniale favorendo con tutti i mezzi la venuta della missione in Europa dopo fallito il progetto per un intervento del Governo etiopico al congresso della pace •.

(l) -Da non confondersi con l'omonimo Giacomo De Martino, segretario generale agli Esteri. (2) -Con tel. n. 446/10 del 23 gennaio, che non si pubblica, ma sull'argomento cfr. il seguente telegramma di Colosimo a Sonnino, n. 949, del 14 febbraio 1919: • Ringrazio l'E.V. delle comunicazioni fattemi col telegramma-posta n. 1865 in data 2 febbraio 1919.
122

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI INTERNI, BONICELLI

(ACS, Carte Orlando)

T. P. 133. Parigi, 27 gennaio 1919, ore 12,05 (per. ore 13,10).

Sono informato dei nuovi passi fatti da Barrère per le allusioni sgradevoli alla Francia contenute nei nostri giornali. La censura ha già delle istruzioni molto severe in proposito: debbo quindi credere che se i lamenti di Barrère sono fondati, ciò dipenda dal fatto che tali istruzioni non sono eseguite. Cerca di dare qualche esempio e rinnova i più severi avvertimenti.

123

VITTORIO EMANUELE III AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. P. Roma, 27 gennaio 1919, ore 18,35.

Grazie suo telegramma (1). Sono molto lieto delle relazioni che eUa ha stabiUto con presidente americano. Quanto nostro programma minimo Ella sa già quanto pensi alla Dalmazia. Avrebbe per noi grande importanza il possesso di Fiume anche in riguardo a:H'avvenire del porto Trieste. Oltre ·Che però alla sorte di Zara e alle garanzie per l'elemento italiano delle altre dttà dalmate, mi sembra JPer noi molto importante il possesso del maggior possibile numero di isole. Da quanto ho potuto capire ritengo l'Ammiraglio Di Revel rporta soluzione conciliante specialmente se avremo le isole. Oggi sono stato nei paesi del basso Piave ove si è molto lavorato e si lavora tuttora utilmente.

124

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 1637/375. Roma, 27 gennaio 1919, ore 19.

Da qualche tempo noto nella nostra stampa una tendenza a dimostrare che l'accordo tra Italia e Grecia è raggiunto o sta per essere raggiunto grazie alle conversazioni direttamente avviate costì con Venizelos (2).

Stamane Messaggero ha una lunga corrispondenza da Parigi di Andriselli nella quale parlando di Valona ed Albania così si esprime:

• La Consulta manifestò dunque ripetutamente e apertamente il suo proposito di impedire che la base di Valona fosse inclusa in uno Stato che non fosse albanese. L'unica soluzione cui essa sarebbe stata disposta era che l'hinterland di Valona appartenesse ad uno stato albanese autonomo o fosse diviso fra la Serbia e la Grecia.

Questo concetto aveva appunto inspirato le note clausole del patto di Londra; ma il nuovo orientamento della guerra verso le definitive soluzioni territoriali in base al principio di nazionalità, ha fatto sì che anche la Grecia abbia rinunziato ai territori non greci in Albania, come mi dichiarò esplicitamente Venizelos, mentre rivendica energicamente i territori nazionali in Tracia e in Asia Minore che un tempo aveva sacrificati al principio dell'equilibrio europeo, così come noi avevamo sacrificato Trento e Trieste.

Nessun dissenso dunque da questo lato aveva più ragione di essere •. Relativamente all'Epiro così si esprime:

• Rimane la questione speciale della costa epirota ma la dichiarazione di Venizelos di accettare la neutralizzazione del canale di Corfù voluta da molti ambienti italiani aveva spianato anche qui la via all'accordo. Rimane la più grossa questione, il Dodecanneso •.

Il corrispondente dice che all'Italia non importa avere il possesso di scogli ma una buona base navale e che Venizelos venendo incontro ai nostri desideri è disposto a cedere all'Italia Stampalia, ma che l'esperienza della guerra avendo dimostrato che invece è più importante Leros si tratta semplicemente di avere quest'isola invece di Stampalia. Conclude dichiarando che l'accordo non è lontano e che è lecito sperare che prima che la Conferenza si accinga all'esame delle questioni più vitali e difficili l'accordo sarà compiuto.

Se l'accordo non è concluso od avviato nel senso indicato dal corrispondente, e forse anche in questo caso, mi sembra dannoso questo svalutare le difficoltà e r-idurre preventivamente le nostre esi1~enze e le nostre aspirazioni, ed una parola presso codesti giornalisti mi parrebbe assai opportuna.

(l) -Cfr. n. 118. (2) -Cfr. n. 95.
125

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO

(ACS, Carte Orlando)

T. 145. Parigi, 27 gennaio 1919, ore 19,30 (per. ore 23,15).

Giornali francesi avevano sinora lasciato cadere la famosa lettera di D'Annunzio. Tuttavia oggi due giornaU hanno comineiato ad accennarvi con una relativa misura ed anzi uno di essi con la forma di un amico addolorato. Poichè potrebbe darsi che D'Annunzio sia tentato di controreplicare bisogna premunirsi contro eventuali forme violente. L'attuazione pratica però è molto delicata

poichè è più difficile intervenire con la censura verso chi esercita il diritto di difendersi.

Sarebbe quindi bene che Ella avvertisse i censori di comunicare subito personalmente a lei il tenore dell'eventuale risposta. Da parte mia fo qualche passo con Ojetti perchè consigli a d'Annunzio una certa moderazione.

126

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 1671. Roma, 27 gennaio 1919, ore 23.

Il R. ministro al Lussemburgo, con rapporto 9 gennaio, comunica che da pubblicazioni sui giornali locali risulterebbe l'esattezza di quanto già ebbe a riferirgli il rappresentante del Lussemburgo a Berna, circa la tendenza del Governo francese a procurare che quello stato si costituisca in forma repubblicana.

D'altra parte i Governanti del Belgio hanno già fatto pubblica allusione alle pretese loro di ottenere la revisione del trattato del 1839 anche per quanto riguarda l'attuale Granducato del Lussemburgo da essi designato come • territoire luxembourgeois desannexé de la Belgique •.

Salvo istruzioni in contrario del R. ministero, il R. ministro a Lussemburgo continuerà col Governo del granducato (le cui dimissioni sono state rifiutate dalla granduchessa) nei rapporti di prima.

Prego V. E. di voler comunicare se devono darsi istruzioni in proposito al conte della Torre, ed in caso affermativo volerne indicare il tenore.

127

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 427;54. Parigi, 27 gennaio 1919 (per. iL 27).

Telegramma di V. E. n. 1374 (1).

Pichon mi ha detto che evidentemente generale Venel non è a giorno decisioni che si stanno prendendo drca Montenegro.

Le comunico per sua notizia che ultima proposta americana sarebbe di ritirare da Montenegro truppe d'occupazione, compresi serbi, e lasciare montenegrini decidere da soli su loro sorte.

(l) Si tratta della ritrasmissione a Sonnino a Parigi, del tel. 356/674 del 23 gennaio 1919, di S. Piacentini, che non si pubblica: arruolamenti forzati da parte dei serbi di giovani montenegrini a Novi Bazar. Mancanza di istruzioni al riguardo, anche al comando del generale Venel.

128

IL CONSOLE GENERALE A JANINA, NUVOLARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 429/14. Janina, 27 gennaio 1919 (per. il 27).

Sotto pretesto di un'eventuale formazione di bande albanesi nella zona di occupazione italiana in Albania e del loro possibile sconfinamento in territorio greco sono stati inviati ieri e stamane circa 400 soldati di fanteria greca Files (Ciamuria) a rinforzo dei posti di frontiera secondo afferma questo governatore generale.

Il mio collega di Francia mi ha chiesto ieri se sia vera la notizia dell'esistenza di una banda albanese presso Conispoli, circostanza che ho categoricamente smentita.

In realtà l'invio di truppe sembra destinato a prevenire o qualsiasi movimento o protesta di musulmani albanesi della Ciamuria per richiedere la loro unione all'Albania.

Presenza di numerose truppe costituendo una minaccia e intimidazione persuade i musulmani, che formano la maggioranza della popolazione in Ciamuria, a rimanere silenziosi e quieti.

Il Governo greco applica in questo senso il principio di nazionalità che invoca a suo beneficio e pone a fondamento del suo programma di rivendicazione. Comunicato R. ministero e R. legazione.

129

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 1664. Roma, 27 gennaio 1919 (per. il 28).

Turkhan Pascià ha fatto presente che prossima venuta dei delegati albanesi richiede disponibilità di una certa somma ed ha ordinato che essa venga prelevata dalle casse della Argirocastro che è ben provvista. Indipendentemente da altre considerazioni sembrerebbe più conveniente che a questa spesa venisse provveduto con fondi nostri perchè ciò potrebbe consentirci maggiore influenza circa composizione delegazione e sui singoli delegati. Prego V.E. telegrafarmi se autorizza in massima prelevamento noti fondi.

130

L'AMBASCIATORE A MADRID, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 436/40. Madrid, 27 gennaio 1919 (per. il 28).

Da quando si riaprirono Cortes opposizione conservatori a gabinetto è venuta accentuandosi come previsto. Entro questa settimana si dovrebbe discutere questione autonomia. Progetto Governo è avversato da conservatori come da catalani e poichè posizione di Romanones nel parlamento attuale è debole, non è da escludere possibilità crisi. Gioverebbe grandemente a Romanones un successo internazionale come .sarebbe consenso di tutte potenze alleate a utilizzazione da parte Spagna sei noti ;piroscafi germantci. Miei colleghi Francia e Inghilterra hanno raccomandato ai rispettivi Governi soluzione suddetta alla quale con debite condizioni hanno aderito già Italia e Stati Uniti d'America. Stante interesse Intesa a ;permanenza Romanones potere e vista sua pronta favorevole risposta circa piroscafi austro-ungarici sarebbe desiderabile sempre che nulla vi osti che Inghilterra e Francia venissero interessate a sollecitare decisione in proposito subordinandola a tutte quelle condizioni che stimassero del caso.

1:11.

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 439/139. Costantinopoli, 27 gennaio 1919 (per. il 28).

Mio telegramma n. 7510.

Abbiamo inviato nota collettiva Sublime Porta informarla nostra decisione assumere controllo delle banche nemiche. Esse intanto sono state poste sotto la sorveglianza militare del gener.ale Wilson con vivo rincrescimento dell'alto commissario francese che ravvisa in dò un tentativo britannico di assicurarsi posizione direttiva nel controllo che solo i tre alti commissari avrebbero dovuto organizzare.

Egli ha formulato le sue riserve presso il collega inglese per iscritto.

Io mi sono limitato svolgere a voce a Calthorpe che l'azione del .generale Wilson non mi pareva necessaria tanto più che vi era rischio menomasse presso la Sublime Porta l'autorità dei tre alti commissari.

Ho subito designato tre ufficiali per coadiuvare gli inglesi nel controllo.

132

IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

T. R. 261. Parigi, 28 gennaio 1919, ore 13,25.

Sembra possa prevalere concetto svolto ieri da Presidente Wilson abbandonare idea dividere colonie già tedesche fra vincitori ma invece lasciare queUe colonie a Società delle Nazioni la quale incaricherebbe dell'amministrazione delle colonie stesse vari Stati in qualità di mandatari della Società delle Nazioni.

Qualora tale concetto prevalesse sembra unica via che ci rimarrebbe quella adoperarci ottenere essere incaricati amministrare una delle colonie già tedesche.

Sembrando fin d'ora da escludersi Africa Occidentale germanica rimarrebbe da esaminare quale chiedere fra le altre tre. Parmi converrebbe dimostrare preferenza per Africa orientale germanica anche ammettendo falcidie sulla regione occidentale per permettere costruzione ferrovia Cairo Capo. Sembrami però molto probabile Inghilterra non intenda !asciarcela.

Resterebbe Camerun che pare preferibile per la sua importanza e Togo che avrebbe forse vantaggio di riuscire molesto a Inghilterra e Francia per cui offrirebbe maggiore probabilità di eventuali negoziati successivi per permuta con Gibuti e Somalia.

Non mancherò riferire ulteriori notizie (1).

133

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MANZONI, AL VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO AD INTERIM, VILLA

(ACS, Carte Orlando)

T. 160/587. Roma, 28 gennaio 1919, ore 22,30 (per. H 29).

In risposta telegramma 126 P. del 26 corrente (2) S. E. barone Sonnino ha dato istruzioni V. E. che alleati hanno deciso soprassedere ogni decisione circa

I giornali pubblicano anche che il Camerun e il Togo saranno neutralizzati.

n corrispondente sPeciale dell'Agenzia Reuter da Parigi dice che i delegati Britannici

alla Conferenza della pace sono disposti per economizzare del tempo alla Conferenza lasciare

alla Società delle Nazioni appena si sarà costituita il compito di risolvere i problemi relativi

all'avvenire della Mesopotamia, della Palestina e delle Colonie Tedesche.

Non si vede quale fondamento possa avere questa notizia sintomatica che ricorda il

programma del partito labourista; non si vede poi come si possa affidare alla Società delle

Nazioni lo studio di questioni che non entrano né nella sua competenza, né nei fini che sono

ben diversi.

Ad ogni modo, una tale soluzione, dato e non concesso che fosse adottata, indebolirebbe

la base delle nostre richie-ste coloniali poiché esse sebbene rimarrebbero egualmente fon

date in ragioni di equilibrio e di comune diritto agli effetti della comune vittoria, non tro

verebbe formalmente la condizione contemplata dal Trattato di Londra dell'ingrandimento

dei possedimenti di Inghilterra e Francia a spese delle Colonie tedesche. Si dice • formal

mente • poiché una colonia tedesca data all'Unione Africana è data sostanzialmente all'Im

pero britannico.

Una interpretazione a questa notizia di colore oscuro se l'affermazione contenutavi avesse fondamento, potrebbe esser data da una corrispondenza da Parigi al Corriere della Sera del 26 gennaio N. 26 (Edizione del Mattino) firmata da Guglielmo Emanuel e intitolata «Il Monito delle Potenze». Se ne trascrive un estratto:

• Ma il problema della sorte delle antiche colonie tedesche non va considerato esclusivamente come interessante solamente i Domini britannici, il Giappone, gli Stati Uniti e l'Inghilterra. Anche la Francia e l'Italia vi sono direttamente e indirettamente interessate.

E' noto, infatti, come sino dall'epoca nella quale la Inghilterra conduceva varie campagnecoloniali destinate a privare la Germania dei suoi possedimenti, gli Alleati, impegnati più aspramente nella campagna sulla fronte occidentale europea, dove concentravano tutte le loro risorse sino a sguarnire le loro guarnigioni nell'Africa settentrionale, avevano notificato al Governo britannico che ritenevano che esso compiva quelle occupazioni, alle quali destinava le sue forze disponibili, nell'interesse comune degli alleati col loro mandato e con lo scopo di costituire un pegno collettivo contro la Germania. n Governo britannico accettava questo punto di vista cosicché ogni eventuale assegnazione delle colonie tedesche, sia per mandato della lega delle nazioni che indipendentemente da essa, non può avvenire in base al semplice fatto della occupazione, ma presuppone il rimaneggiamento dell'intera carta

coloniale africana.

In ciò sta l'importanza per noi del problema di cui oggi hanno affrontato l'esame le

Grandi Potenze e che solo imperfettamente rivela l'asciutta frase del comunicato ufficiale •·

n Ministro non ne scrive al Barone Sonnino poiché si può trattare di semplici notizie

giornalistiche, ma ha voluto che io ne scrivessi a te poiché tu conosca tutte le nostre

preoccupazioni.

invio armi munizioni per Governo polacco fino a che comm1sswne internazionale, che si recherà Varsavia abbia presentato rapporto su situazione polacca. Analoga risposta è stata telegrafata Comando Supremo in relazione suoi telegrammi n. 1002 e 1135 (1).

(l) Cfr. il seguente telegramma di Colosimo a Salvago Raggi del 28 gennaio 1919, ore 18,30: « Qui giungono notizie sconfortanti. Si afferma che con intervento già preparato ministro Simon siansi decisi provvedimenti circa colonie tedesche tali da rendere vano nostro appello al Patto di Londra. Non chiedo indiscrezioni ma tranquillità. • e la seguente lettera di Agnesa, n. 633, a Salvago Raggi datata Roma, 28 gennaio 1919: • n Ministro mi incarica di scriverti quanto segue: I giornali pubblicano che Smuts e Soci richiedono che l'Affrica sud occidentale tedesca passi all'Unione Sud Affricana e che l'Affrica orientale tedesca sia neutralizzata.

(2) Spedito alle ore 12,40, in cui Villa così telegrafava a Sonnino: • Comando Supremo sollecita risposta al telegramma del 12 corrente n. 1135 A, eoncernente richiesta armi e munizioni presentata alla nostra commissione armistizio in V:ienna per conto Governo polacco. Prego V. E. presi accordi con S. E. presidente del Consiglio, voler far pervenire direttamente al Comando Supremo istruzioni al riguardo » (ACS, Carte Orlando).

134

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO,

AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ, A PARIGI

T. P. 16768. Roma, 28 gennaio 1919, ore 24 (per. ore 0,15 deL 29).

Comunicasi seguente telegramma pari numero in data del 24 gennaio corrente diretto comando terza armata in risposta telegramma 3339 di S. E. Grazioli in data del 23 corrente (2). • Rispondo telegramma 810/670 A. G. del 23 corrente. Proposte del generale Grazioli di scaricare parte traffico base francese di Fiume su Trieste aut su linee ferroviarie Italia settentrionale non sono accettabili. Occorre rkordare generale Grazioli che questione Fiume verrà dedsa indipendentemente da intemperanze francesi et invitarlo a far presente nel prossimo convegno a generale Franchet necessità di evitare estensione della base di Fiume oltre i limiti stabiliti d'accordo con generale Tranié, limiti che non è possibile assolutamente superare per capac.ità alloggiamenti. Essenziale est che generale Graziali ottenga da Generale Franchet d'Espérey che siano assicurati mezzi di trasporto marittimo per deflusso materiale et uomini da base Fiume et trasporti ferroviari per inoltro verso l'interno dei territori dell'ex monarchia dei materiali reclutamento personale che affluiscono alla base, onde evitare congestionamento nella base stessa •.

135

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI, S. PIACENTINI

T. 1575. Parigi, 28 gennaio 1919.

Sarà opportuno che comandante nostro distaccamento Scutari, pure rispettando scrupolosamente dipendenza gerarchica dal colonnello De Fourtou in tutto ciò che ha carattere militare, si emancipi col dovuto tatto più che possibile da stretta dipendenza in questioni di carattere politico. In questo campo sarà ad esempio sufficiente che maggiore Molinero si limiti dare di ciò che egli fa notizia al colonnello Fourtou a titolo di .semplice e pura informazione.

12) Cfr. n. 68.

(l) Non si pubblicano.

136

IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI,

S. PIACENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 441/877. Valona, 28 gennaio 1919 (per. il 28).

Comunico per notizia seguente informazione ricevuta agente consolare Prevesa:

• Vengo informato da fonte ritenuta sicura che, secondo decisioni Governo, si sta organizzando segretamente comizio panellenico perchè tutta Grecia simultaneamente protesti contro di noi 1per illegale possesso tanto Dodecanneso quanto Epiro nord. Effettuazione predetto comizio incontra grande diff1coltà. Avendo però diversi deputati assunto obbligo personale per successo tale protesta lavorano alacremente secondo principi prefissi •.

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IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. 442/1470. Zona Guerra, 28 gennaio 1919 (per. il 28).

Richiamo attenzione codesto ministero su quanto esposto da generale Piacentini con suo telegramma n. 743 del 25 corrente per quei passi che riterrà opportuno fare presso il Governo serbo. Questo comando concorda poi nella opportunità sostituire presidi serbi in Albania con nostre truppe secondo quanto prospettato anche da codesto ministero con suo telegramma n. 743 del 14 corrente. Pertanto, mentre si fanno riserve altre comunicazioni relative questioni prospettate citato telegramma n. 743, questo comando ritiene opportuno effettuare senz'altro suddetta sostituzione appena codesto ministero avrà preso accordi definitivi con Governo serbo. Attendonsi pertanto disposizioni prima di dare ordini esecutivi, mentre generale Piacentini prenderà necessarie misure per subentrare sollecitamente ai distaccamenti serbi nella occupazione località che essi cesseranno presidiare.

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L'ALTO COMMISSARIO A SOFIA, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 449. Sofia, 28 gennaio 1919 (per. il 29).

Mi riferisco mio telegramma n. 28 (2).

Incaricato d'affari Stati Uniti mi informa che primo invio 10 mila tonnellate grano già deciso sarebbe sospeso avendo Governo francese fatto sorgere difficoltà sul pagamento in oro chiesto dagli Stati Uniti ed accettato dalla Bui

garia. Il fatto sta 'che questo Delegato francese al debito pubblico ha domandato categoricamente parte della modesta riserva aurea della Bulgaria in pagamento degli arretrati dei prestiti contratti in... (1). Si crede Governo francese cerchi riservare a sè solo riserva metallica che Governo bulgaro non può trOIPPO diminuire per non provocare catastrofe finanziaria con fatale ripercussione interna. Questi ambienti criticano aspramente tale intempestiva esigenza che potrebbe trascinare anche a conflitto coi paesi vicini.

Crisi sembra ormai in parte inevitabile poiché viveri non giungeranno in tempo. Nell'interesse generale urgono immediati radicali provvedimenti fra gli altri anche la parziale abolizione del blocco ,economico ... (l) navi mercantili e che stesso comando francese confessa essere inumano.

Una parte delle conseguenze ricadrebbe anche sull'Italia.

(l) -Il telegramma venne inviato, per conoscenza, anche a S. Piacentini. (2) -Cfr. n. 105.
139

IL MINISTRO AD ATENE, ROMANO AVEZZANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 109/11. Atene, 28 gennaio 1919 (per. il 3 febbraio).

RispOista ad espressi n. 20535, 27 dicembre 1918.

Risposta ad espressi n. 744, 11 gennaio 1919.

Il delegato francese alla commissione finanziaria internazionale mi ha dato comunicazione verbale di un dispaccio che il suo Governo ha fatto pervenire a questa Legazione di Francia contenente gli apprezzamenti del ministro delle Finanze della Ret~>ubblica, signor Klotz, sulle proposte fatte dal signor Taigny circa un'eventuale modificazione della commissione stessa.

Riassumendo le parti essenziali del sopra menzionato dispaccio con esso il ministro francese incomincia per esprimersi in favore di una eliminazione dalla commissione dei delegati russo ed ,italiano oltre che di quelli tedesco ed austriaco, considerando questi ultimi decaduti per titolo di guerra ed i primi non autorizzati, per mancanza di reali interessi da tutelare, ad intralciare o mettere in minoranza i delegati francese ed inglese. Ammette tuttavia che, per conlsiderazioni di natura politica non sia possibHe eliminare i sopT"addetti due delegati e specialmente quello d'Italia. Trova però che la presidenza della commissione dovrebbe in ogni caso essere riservata alternativamente al delegato francese ed inglese. Ammette in seguito che essendo desiderabile che anche il nuovo imprestito fatto alla Grecia in occasione della guerra venga ad essere garantito e controllato dalla stessa commissione, venga a far parte di questa anche un delegato americano. Informa inoltre che dal signor Venizelos e dal signor Politis sono state fatte vive pratiche a Parigi affinchè a far parte della commissione sia ammesso un delegato greco, e aggiunge il ministro, non sembra possibile non prendere in qualche considerazione tale desiderio tenendo conto anche che una parte della rendita greca garantita dal controllo è stata acquistata da portatori ellenici. Infine i suddetti rappresentanti del Governo ellenico molto

~ -Documenti diplomatici -Serie VI -Vol. II

si adoperavano per l'eliminazione del delegato italiano che, secondo essi, non aveva titolo per rimanervi.

Il signor Taigny mi ha detto che in vista della tendenza del Governo gre.co ad insinuarsi nella commissione finanziaria internazionale in base all'acquisto fatto da cittadini ellenici di rendita greca garantita dal ,controllo, egli era rivenuto dalla sua idea sulla trasformazione dei delegati da rappresentanti dei Governi rispettivi in rappresentanti dei portatori di titoli. Si proponeva di esprimere nel rapporto che gli era stato richiesto l'opinione che se un delegato greco doveva essere ammesso nella commissione esso non avrebbe dovuto avere che una parte puramente decorativa non potendosi conciliare la qualità di controllore con quella di controllato. Avrebbe inoltre sostenuto la necessità che tanto il delegato russo che il delegato italiano continuassero a partecipare alla commissione la quale doveva sempre rimanere fondata sull'atto internazionale che l'aveva costituita. Avrebbe però anche espresso il parere che affinchè il delegato dell'Italia non venisse a trovarsi di fronte ai suoi colleghi ed al Governo greco in una situazione di inferiorità, fosse necessario che il Governo italiano in qualche misura partecipasse al futuro prestito che la Grecia pare sia obbligata a fare per l'assestamento delle sue finanze. Avrebbe anche rinnovato e riconfermato il concetto che, data la preminenza degli interessi francesi, inglesi ed americani rappresentati nella commissione in misura anche maggiore quando a questa sarà affidato anche il controllo delle entrate necessarie al servizio degli interessi per i prestiti di guerra, spetti esclusivamente ai delegati della Francia e dell'Inghilterra ed, in seconda linea, dell'America, il diritto di presidenza della commissione (1).

(l) Gruppo indecifrato.

140

IL COMANDANTE DEL CORPO D'OCCUPAZIONE INTERALLEATO DI FIUME, GRAZIOLI, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ

R. s. N. Roma, 28 gennaio 1919.

Riferisco sull'importante colloquio avuto a Ragusa il 25 e il 26 corrente mese col generale Franchet d'Espérey comandante dell'Esercito d'Oriente.

Il generale Franchet d'Espérey mi ha ricevuto una prima volta all'atto stesso del mio arrivo, e in questo primo colloquio mi ha manifestato in termini piuttosto energici il suo risentimento per le pretese opposizioni che, secondo lui, io avrei fatto finora al libero funzionamento della base francese di Fiume.

Mi accorsi subito, dalle sue prime parole che egli non aveva preso conoscenza delle ampie e documentate spiegazioni, da me ripetutamente date alle sue proteste per il tramite del nostro Comando Supremo. Ora, poichè non è

ammissibile che tali mie spiegazioni di altissimo valore, appunto perchè documentate, non siano state dal Comando Supremo comunicate al generale Franchet io deduco che egli abbia interesse a voler dimostrare anche contro la verità, che noi facciamo opera contraria al libero svolgersi dell'attività militare francese in Fiume. Poichè H tono col quale egli mi parlava sul principio non era adeguato alla mia qualità di comandante di corpo d'armata italiano, lo pregai subito rispettosamente di mutarlo, non potendo tollerare da lui osservazioni di nessun genere. Questa mia preliminare fermezza ebbe subito un buon effetto. Il generale cambiò di tono, e con discreta affabilità, mi espose minutamente le sue lamentele. Queste conststettero in sostanza nelle solite recriminazioni assolutamente infondate sopra il preteso abbandono da parte nostra di malati austriaci; sulla eocessiva forza del presidio italiano di Fiume; sull'atteggiamento politico che noi là prendiamo invece di essere neutrali; sulle diffi·coltà varie da noi create all'impianto della base e soprattutto sull'atteggiamento contrario ai francesi che noi imprimiamo alla stampa italiana. Tutte cose queste che, come è noto, io ho ampiamente smentito con documenti e perfino con dichiarazioni scritte dello stesso generale Tranié. Pazientemente ripetei al generale Franchet le solite spiegazioni; gli dimostrai, con documenti alla mano che mentre il generale Tranié mi chiedeva prima una capacità di alloggiamenti per soli 1000 uomini fissi per il servizio della base, tale richiesta era poi salita a poco a poco a 3000, e che ciò nonostante, io ero riuscito a trovare posto anche per questi 3000. Gli dimostrai l'assurdità che una base qualsiasi possa trovar.e posto in una piccola città come Fiume senza una preliminare intesa positiva sull'estensione massima che questa base può avere, in relazione anche alle esi

genze della città, e alle continue richieste di traffici con l'interno, anche da parte degli altri alleati.

Con documenti alla mano, gli dimostrai quanto lontano dal vero sia che i francesi non facciano della politica, mentre a Zagabria ed a Fiume, il loro atteggiamento, sotto l'etichetta della base, riveste continuamente carattere filojugoslavo, ciò che irrita acerbamente i sentimenti della popolazione italiana e determina gli incidenti più volte deplorati. Misi in luce l'inconveniente ancor più grave della indisciplina dei francesi di passaggio, ammessa dagli ufficiali francesi di Fiume e gli dissi che perfino il generale inglese Gordon aveva proposto ·che queste masse indisciplinate di passaggio venissero raccolte a Buc·cari e Porto Re e non lasciate entrare in Fiume.

Infine si venne alla questione di costituire un controllo interalleato con rappresentanza anche italiana sulle ferrovie verso l'interno, allo scopo di impedire che i dissidi politici fra le varie regioni si ripwcuotessero sulle esigenze di vettovagliamento e della vita economtca in genere delle varie popolazioni.

Di mano in mano ch'io parlavo, mi accorsi che il generale Franchet d'Espérey prendeva un atteggiamento sempre più favorevole al mio punto di vista, tanto che arrivò perfino a riconoscere assennate e giudiziose le mie ragioni. lo ne approfittai per dare alla conversazione un tono di sempre maggiore cordialità: ed in tal modo, dopo di avere avuto da lui assicurazioni generiche per il controllo sulle ferrovie e un apprezzamento sinceramente favorevole a quanto noi abbiamo in realtà fatto a Fiume per lui, credetti opportuno rimandare il seguito del colloquio all'indomani per !asciargli tempo di riflettere su quanto avevo detto.

Nella sera del 25 il generale Franchet mi invitò a pranzo, ma non senza prima avermi cortesemente richiesto se avrei avuto difficoltà che a tavola ci fosse anche il generale serbo comandante la divisione jugoslava, nonchè altri ufficiali serbi, fra cui rappresentante del Ministero della Guerra ed uno della Voivoda.

Naturalmente risposi che avrei avuto molto piacere di trovarmi con loro: infatti la serata andò benissimo, ispirata a grande cordialità soprattutto da parte del generale Franchet, che mi volle alla sua destra e che fu di una amabilità squisita.

In conseguenza però della constatazione fatta che il generale Franchet mostrava di ignorare le numerose mie spiegazioni precedenti, mi decisi nella notte di riassumere per iscritto il mio punto di vista circa un modus vivendi definitivo per la questione della base francese in Fiume. Tale • Riassunto • che qui allego in copia, fu da me a lui letto, commentato e consegnato nel secondo colloquio che ebbi nel mattino del 26. Il generale Franchet ha accolto volentieri questo mio documento scritto; lo ha discusso con me lungamente, concludendo con la formale promessa di stabilire quanto prima il desiderato controllo sulla linea ferroviaria e su tutte le comunicazioni in genere: di dare subito ordini perché le masse di permissionnaires anziché entrare in Fiume, vengano d'ora innanzi mandate a Buccari e Porto Re per imbarcar·si colà (vantaggio questo sensibilissimo per noi), e quanto all'estensione della base trovò giusto che siano posti limiti definitivi chiedendo solo alcuni altri pochi locali che io mi sono impegnato di concedere d'accordo con le autorità francesi di Fiume.

Sul contegno apolitico da tenere da tutte le truppe, sia francesi sia italiane, ci trovammo pure perfettamente d'accordo, come pure circa il necessario riguardo che le autorità francesi devono avere verso quelle civili italiane, esistenti di fatto a Fiume; però su questo punto il. generale Franchet mi pregò vivamente di fare io da intermediario per evitare attriti, al che io risposi di essere ben contento di farlo a patto che questo mio intervento non avesse carattere di appoggio ufficiale al Consiglio Nazionale, ma soltanto significato di logico eser·cizio dei miei doveri di comandante superiore imparziale.

Credo che j,J Generale Franchet abbia dato ilstruzioni rigorose al capitano francese dello stato maggiore del generale Tranié, che mi aveva ac·compagnato nel viaggio fino a Ragusa, sull'argomento della disciplina che le truppe francesi devono tenere a Fiume.

Non ho creduto opportuno di sollevare col generale Franchet la grave questione della delimitazione territoriale fra l'armata d'Oriente e il presidio interalleato di Fiume, perchè in seguito alle comunicazioni fattemi dal comando supremo che tale questione è tuttora in discussione a Parigi, mi è sembrato doveroso tacere.

In complesso ritengo che dal colloquio avuto potranno derivare ·sensibili vantaggi alla situazione di Fiume. Il generale Franchet mi si è mostrato oltremodo convinto della grande importanza di Fiume come sbocco dei territori bai

canici settentrionali; mi ha però detto che non appena le ferrovie meridionali tedesche potranno riprendere a funzionare, la base di Fiume potrà essere notevolmente alleggerita. È certo però che da questo incontro e dai colloqui che egli avanti a me ha avuto con le autorità serbe presenti e dai festeggiamenti che ostensibilmente egli ha dimostrato di gradire per parte dei jugoslavi di Ragusa, evidente risulta il suo desiderio di atteggiarsi a paladino degli interessi jugoslavi, i quali non so quanto siano conciliabili con gli interessi degli italiani sull'Adriatico orientale.

A Gravosa ed a Ragusa l'entusiasmo per i francesi è grande ed è tenuto vivo con abili ricordi dei tempi napoleonici di Marmont. Viceversa fra croati e serbi vi è il solito dissidio.

Quanto all'elemento italiano, non mi sembra abbia importanza locale.

ALLEGATO

GRAZIOLI A FRANCHET D'ESPÉREY

Ragusa, 26 gennaio 1919.

Come riassunto di quanto ebbi l'onore di dichia!'arVi verbalmente nel colloquio avuto ieri sera in Ragusa, mi permetto di rilasciarvi questa breve nota scritta.

Io sarò fiero di essere, dal mio posto di Comandante del Corpo d'occupazione interalleato di Fiume, il Vostro più attivo collaboratore per far fu=ionare la basè francese di Fiume con tutta quella regolarità alla quale Voi avete diritto: a patto che:

l) La estensione della base venga una buona volta e di comune accordo colle autorità francesi locale e superiore, de·finita entro limiti l'agionevoli, compatibilmente con: a) la capacità degli alloggiamenti disponibHi; b) le esige=e di tutti gli altri alleati che hanno .compiti analoghi a quelli dei francesi per rispetto alle popolazioni dell'interno; c) le esigenze imprescindibili della vita civile della città e dei suoi indispensabili traffici da e per l'interno. Voi comprenderete perfettamente che, pur volendo contenere, come è giusto, il problema del1a base nel campo strettamente militare, è necessario che -come ogni altro problema militare -anche questo sia definito in limiti ben precisi e cessi la pretesa ripetu:tamente espostami dai Vostri ufficiali, che cioè, pel fatto di ordini superiori sempre più esigenti, la estensione della base francese a Fiume debba ritenersi illimitata.

2) Il movimento ferroviario coll'interno, e in genere tutto il servizio delle comunicazioni coll'interno, comprese le telegrafoniche, siano al più presto assoggettate a un controllo interalleato da esercitarsi mediante commissioni interalleate di controllo, di cui facciano parte ufficiali francesi, inglesi, americani, italiani e serbi. e ciò allo scopo di impedire che i dissidi politici fra le autorità civili esistenti di fatto sulla popolazione italiana e sulla popolaZlione jugoslava ostacolino e comunque turbino il regolare fu=ionamento dei traffici indispensabili •alla vita di quelle regioni. Una commissione di questa specie esiste già a Fiume e r·egola, fra l'altro, il movimento delle persone: analoga commissione è indispensabHe sia subito impiantata a Z·agabria e dovunque altro occorra.

3) Nell'esercizio della base francese a Fiume, le autorità franco-serbe e in genere tutto il personale franco-serbo assegnato alla base, tenga verso le autorità civili italiane esistenti di fatto nella città, quel contegno cortese e riguardoso che è doveroso verso una popolazione la quale, per avere la prop11ia sorte politica tuttora soggetta alla decisione della conferenza della pace, si trova in uno stato d'animo particolarmente delicato, senza .contare che, per il concorso di opera e di sangue dato alla causa dell'Intesa, merita di non essere ·trattata alla stregua di popolazione nemica in territorio occupato. Oltre a ciò è necessario che tanto le autorità militari,

quanto ogni singolo militare, si astengano nel modo ~iù 'assoluto da qualsiasi manifestazione politica, cosa tanto più necessaria in quanto che un apparente appoggio che essi diano alla causa jugoslava, per il fatto di trovarsi insieme a truppe serbe, suscita nelle autorità e nella popolazione italiana risentimenti che possono dar luogo ad incidenti che è interesse comune di tutti gli alleati di evrtare e che è mio stretto dovere, quale comandante interalleato, di impedire. Infine, nello stesso modo che io prometto di fare ogni sforzo per impedire che corrispondenti locali inviino in Italia articoli comunque poco riguardosi verso l'attività militare francese in Fiume, altrettanto facciano le autorità franco-serbe di Zagabria, dove, purtroppo, la stampa locale versa giornalmente torrenti di ingiurie contro gli italiani, talvolta perfino con articoli scritti in lingua francese.

4) Tutte 1e truppe tengano una disciplina esemplare, e ciò è specialmente raccomandabile alle masse di • permissionaires • che, a varie riprese, discendono a Fiume, le quali, ·per essere poco inquadrate e per 11 fatto stesso di sentirsi in certo qual modo prosciolti dagli stretti vincoli disciplinari, turbano l'ordine e la tranquillità cittadina. A questo proposito, lo stesso Generale Gordon, presente a Fiume, ha proposto -ed io ho appoggiato ·caldamente tale proposta -di accentrare i

• permissionnaires • nella zona di Buccari, con imbarco a Porto Re, evitando così il loro ingresso in città. Per analoga ragione è desiderabile che H personale che transita attraverso la base venga sgombrato al più presto, e, a questo scopo, come io mi adopero per concorrere largamente per ·l'invio di navi italiane, altrettanto si faccia per parte delle autorità navali francesi.

Io Vi prometto, mio Generale, che, a queste condizioni, Voi avrete in Fiume una base perfettamente rispondente alle difficili e gravi esigenze del Vostro esercito e che io, da buon soldato e da Vostro fedele ahleato, sono il primo a riconoscere e a comprenderne la importanza.

(l) Nota marginale: « 4-2. Tortora. Al Tesoro perchè voglia fin d'ora esaminare il punto X con una favorevole soluzione del quale meglio si potrà sulla base dei criteri • sostenere l'integrale conservazione della nostra posizione attuale nella commissione •. L'estensore di questa nota ha posto nel testo il segno • alle parole: • Ammette tuttavia che, per considerazioni di natura politica... • ed il segno X alle parole • ... sia obbligata a fare per l'assestamento delle sue finanze , .

141

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, E AL DELEGATO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, BARZILAI

N. 219. Zona di guerra, 28 gennaio 1919.

Memoria sul confine da attribuire allo stato Jugoslavo perchè la ferrovia Udine Pontebba Vienna si svolga completamente in territorio austro-tedesco.

ALLEGATO

PROMEMORIA

Zona di guerra, 23 gennaio 1919.

Il presente studio è stato compilato tenendo conto delle notizie che sulle aspirazioni dei vari stati sorti dallo sfacelo dell'impero a.u. si .son venute man mano raccogliendo sia dalla lettura dei giornali che dalle comunicazioni ufficiali in proposito ricevute.

Sulla base di tali aspirazioni si esamina come, ,conciliando il più possibile i desideri manifestati dai vari stati, si possa tracciare il confine nuovo fra:

A) Italia -Austria tedesca -Jugoslavia.

B) Austria tedesca -:-Jugoslavia -Ungheria.

A) Confine fl'a Italia-Austria tedesca e Jugoslavcia.

L:l preiesa degli s!oveni di portare i confini del nuovo stato jugoslavo fino a Klagenfurt non può formare oggetto di discussione e deve venire respinta a priori per i seguenti motivi:

l) Ambedue le rive della Drava nel suo corso superiore sono abitate promiscuamente da tedeschi e sloveni e non poche sono le regioni dove i primi hanno una prevalenza assoluta. I centri maggiori sono tedeschi.

2) Non potendo il corso supm-iore della Drava essere un confine equo tra jugoslavi e tedeschi, quando non si accettasse quello naturale dei monti Karavanken, si avrebbe un confine creato a capriccio che non corrisponderebbe alla situazione etnica di quelle regioni, nè avrebbe .in suo favore alcun appoggio di elementi naturali geografici.

3) Il fatto che il successo militare riportato alcune settimane or sono dai Carinziani contro le truppe jugoslave inquadrate da ufficiali serbi, le quali furono obbligate a interrompere la loro marcia verso Klagenfurt e a ripiegare in disordine oltre la Drava, va attribuito in buona parte ai contadini carinziani di l:ingua slovena r.ccorsi vo1ontariamente ad ingrossare i battaglioni della guardia nazionale tedesca, dimostra chiaramente la volontà dei carinziani senza distinzione di lingua di mantenere l'attuale confine tra Carinzia e Carniola lungo la catena dei Karavanken, nonchè la decisa avversione di quelle popolazioni ad un eventuale regime jugoslavo.

4) La ferrovia che congiunge l'Austria tedesca all'Italia (Vienna-Udine) fissata una linea dì confine fra Austria tedesca e Jugoslavia che non fosse quella natut21P c'ci monti Karavanken, correrebbe per un tratto in territorio jugoslavo, privando così i due stati interessati di quest'unica via di comunicazione rapida e diretta di cui abbisognano.

Si viene così a concludere che il migliore confine fra Italia-Austria tedesca e Jugoslavia è il seguente: Punto comune per i tre stati la quota 1547 ad est del M. Pec: nella carta al

25.000 la quota 1547 è chiamata M. Petelinegg.

Punto d'innestJamento sul confine italiano la quota 2332 del M. Moistrocca. La linea sarebbe: M. Petelinegg -·Cresta dei Karavanken fino all'unione dei vecchi confini tra Stiria, Carinzia e Carniola. Da tale punto il ,confine tra Austria tedesca, Jugoslavia e Ungheria risulta dalle considerazioni di cui all'ipotesi B seguente.

B) Confine fra Austria tedesca-Jugoslavia e Ungheria.

La pretesa dei jugoslavi e dei czechi di portare i propri confini i primi nei territori situati a nord della Drava, i secondi in quelli a sud del Danubio, creandosi così la occupazione dei comitati ungheresi di Zala, Vas, Sopron e Moson, un corridoio di 100 Km di larghezza e 200 Km in profondità che metta questi nuovi stati a contatto diretto tra di loro deve venire pure scartata perchè:

l) La Jugoslavia portando i 'SUoi confini di Unter Drauburg lungo tutto il corso della DI'ava (come aspira) verrebbe ad annettersi già un terzo circa del territorio della Stiria c ad includere entro i suoi confini nttmerosi nuclei tedeschi.

2) I quattro comitati di Zala, Vas, Sopron e Moson, che czechi e jugoslavi vogliono annettePsi, sono abitati da magiari e tedeschi.

3) Nè durante i 4 anni di guerra, nè prima 'si sentì parlare di elementi slavi -specie per i comitati di Vas e Sopron -inclusi in queste regioni che numericamente assurgessero a qualche entità, e le aspirazioni massime dei czechi non arrivavano fino a Presburgo, località ora da .essi occupata, mentre quelle dei jugoslavi si spingevano nel loro programma più ardito fino alla Mur e non oltre.

4) La creazione di questo corridoio separerebbe i tedeschi dell'Austria dagli ungheresi in modo innaturale e violento contro qualsiasi criterio di più elementare giustizia. Formerebbe una specie di cordone destinato ad infrangersi al minimo urto esterno perché i lati non poggerebbero su confini naturali ma su quelli ora esistenti dei 4 comitati in questione. I comitati corrispondono ai départements francesi ed alle provincie italiane, sono cioè degli enti territoriali amministrativi. Perciò i territorii a cui mirano i due stati slavi non formano una regione a parte nè si distinguono per caratteristiche proprie naturali dal resto dei territori situati sulla sponda destra del Danubio.

5) Gli interessi militari ed economici dell'Italia che sarebbero salvaguardati dalla creazione di un giusto equilibrio fra i nuovi Stati, risulterebbero invece seriamente compromessi quando la Czeco-Slovacchia ·riuscisse a congiungersi in tal modo con la Jugoslavia.

L'Austria tedesca e l'Ungheria, che hanno risentito più degli altri stati i disagi della lunga guerra, e subiranno in misura maggiore le conseguenze della sconfitta, nel campo economico si trovano già ora morto più indebolite di quanto non lo sieno i czecoslovacchi e gli jugoslavi. Questi godono le simpatie e la protezione di qualche stato dell'Intesa e le condizioni della pace faranno a loro una posizione di favore di fronte ai tedeschi e agli ungheresi.

Allo stato attuale delle cose la Czeco-Slovacchia, se pure guarda già ora con simpatia le aspirazioni jugoslave sui nostri territori (Trieste, Istria e Fliume), unendosi attraverso a questo corridoio con la Jugoslavia, .si arrogherebbe il diritto di intervenire direttamente nella vertenza, e l'accresciuto interesse sui territori ora in contestazione la spingerebbe a far sentire all'Italia il peso della sua azione diplomatica e militare accanto e in stretto accordo con quella jugoslava.

Concludendo è molto più vantaggioso all'Italia avere da fare con due stati slavi (Czeco-Slovacchia e Jugoslavia) divisi tra loro dall'Austria tedesca e dall'Ungheria di quanto non lo sia vedere questi stati uniti territorialmente. Tale unione territoriale porterebbe seco in breve tempo ad un'unione economica e militare e potrebbe con-· durr.e infine alla loro fusione completa a nostro danno.

Dimodochè l'Italia si troverebbe ad avere a contatto jugoslavi e cz,eco-.slovacchi uniti, invece di avere solo jugoslavi, ,sarebbero quindi due stati forti individualmente che riuniti costituirebbero una forza molto più pericolosa per noi, di quanto non lo sia l'unione di due stati deboli quali l'Austria tedesca e l'Ungheria.

Ciò premesso si presentano 5 soluzioni le quali hanno tutte in comune l'unica soluzione prospettata per il confine fra Italia-Austria tedesca e Jugoslavia nel capitolo A.

l) (ipotesi verde). Favorire per quanto è possibile l'Austria tedesca e l'Ungheria a svantaggio dei jugoslavi e allora si ha quanto risulta qui di seguito:

Dal punto di unione del vecchio confine fra Stiria, Carinzia e Carniola seguire il vecchio -confine fino all'innesto col confine della Croazia. Da questo punto seguire il confine fra Stiria -e Croazia fino alla Drava, quindi d.l corso della Drava.

2) (lpotesi rossa). Concedere qualcosa alle aspirazioni jugoslave a svantaggio dell'Ungheria, e precisamente dar loro l'isola del Muraki:iz (tra Drava e Mur) già ora occupata da nuclei di truppa jugoslavi. In .tal caso cil confine sarebbe identico a quello prospettato nella precedente ~potesi n. l fino alla Drava, seguirebbe poi il corso della Drava fino al punto d'incontro dei confini tra Stiria, Ungheria e Croazia, risalirebbe il confine tra Stiria e Ungheria fino al corso della Mur, seguirebbe poscia il corso della Mur e quindi quello della Drava.

3) (ipotesi nera). Volendo favorire maggiormente i jugoslavi, tenendo con~o che la bassa Stiria è prevalentemente abitata da sloveni, si avrebbe il seguente confine: dal punto di unione dei tre vecchi confini tra Carinzia, Carniola e Stiria, seguire il confine tra Stiria e Carinzia fino alla Drava, e quindi il corso della Drava.

4) (ipotesi bistro). Favorire ancora di più i jugoslavi a svantaggio dell'Austria. Si avrebbe così il seguente confine:

Nel primo tratto come la ipotesi n. 3.

Da Marburg raggiungere il corso della Mur e seguire questa fino ad incontrare il confine fra Stiria e Ungheria. Da tale punto seguire il vecchio confine fra Ungheria e Croazia. 5) (ipotesi gialla). Favorire i jugoslavi a svantaggio degli ungheresi includendo oltre il territorio di cui all'ipotesi precedente (n. 4) anche l'isola del Murakijz.

Il confine sarebbe da Marburg raggiungere il corso della Mur e seguire tale corso fino all'immissione della Mur nella Drava.

CONCLUSIONE

Come risulta dalla ipotesi esaminata nel capitolo A la ferrovia Udine-Vienna si svolge tutta in territorio austro-tedesco.

Le 5 ipotesi di cui al capitolo B hanno tutte un 'tratto comune con la unica soluzione che può essere accettata per confine fra Italia Austria tedesca e Jugoslavia e cioè il tratto che corre sulla cresta dei monti Karavanken, giacchè portandosi più a nord la ferrovia Udine-Vienna verrebbe in parte a svolgersi in territorio jugoslavo, e qualsiasi altra soluzione che ciò tendesse a escludere sarebbe artificiosa.

È poi assolutamente da scartarsi e da ostacolarsi in ogni modo qualsiasi aspirazione dei czechi e dei jugoslavi tendente al loro contatto attraverso il COliTidoio dei comitati di Zala-Vas-Sopron e Moson.

L'unione dei due popoli slavi già forti .ciascuno individualmente verrebbe a creare per noi un pericolo grave, certo maggiore di quello che ne ve11rebbe favorendo l'Ungheria e l'Austria tedesca, stati questi più deboli dei precedenti e che se anche si unissero non costituirebbero una seria minaccia per noi (1).

142

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

T. s. N. Parigi, 29 gennaio 1919, ore 11,25.

Non ti ho dato particolari notizie su andamento discussione coloniale, sia perchè aspettavo che si fosse parlato anche di noi, sia perchè volevo vedere come le cose si delineassero. Nostro punto di vista particolare fu da me annunziato ieri, nel senso di aspirare ad una applicazione proporzionale di pura giustizia a favore dell'Italia di quelle risoluzioni che sarebbero state prese dalle altre grandi potenze. Questa proposizione ricevette l'assentimento di tutti, compreso Wilson. Ma la questione gravissima che impedisce sinora l'accordo, si collega con Ja teoria di Wilson, 'Che vuole affidare le colonie tedesche alla Società delle Nazioni quando sarà costituita. Francia si è dichiarata contraria, sostenendo principio annessione. Inghilterra si mostra indecisa: accetta il principio di Wilson ,come regola, ma domanda eccezioni a favore delle 'colonie conquistate dai dominions. Io sono rimasto in attesa; ma ieri, visto che si delineava un conflitto, ho manovrato in maniera di portare una parola di pacificazione, pur aderendo proposta Wilson come massima generale. Poichè Wilson tiene fermo suo concetto in maniera intransigente, credo che finirà per imporlo, poichè ieri stesso resistenza francese cominciò a cedere. Per conto nostro, è evidente che noi non avremmo nè la forza nè la convenienza di sostenere noi l'urto contro Wilson, e ci converrà invece attendere soluzione per vedere quale applicazione favorevole si possa fpre ai nostri interessi.

(l) Al promemoria sono allegate 7 carte illustrative, non riprodotte.

143

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI,

AL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO

(ACS, Carte Orlando)

T. 173. Parigi, 29 gennaio 1919, ore 17,35 (per. ore 21,10).

Lavori conferenza si vanno intensificando e quasi giornalmente due sedute ore 11 e ore 16, oltre riunioni parziali presso nostro presidente e talvolta da Wilson, di mattina tra 9 ed 11, ed alla sera tra ore 18 ed ore 20.

Impressione quale possiamo formarcela noi attraverso parole ed umori, e per quanto lavori siano quasi ancora allo stadio iniziale, è che vi sia un sempre più sensibile miglioramento nostre relazioni con America, in cui presidente Wilson mostra particolare stima e personale affezione per S. E. il nostro Presidente che ha e/Spressamente voluto a suo fianco nella Lega Nazioni, e che vuole spesso vedere per conferire, il che produce ottima impressione. Come organizzazione la nostra delegazione è forse quella che procede meglio senza banchetti, nè feste, nè musiche, che deliziano invece inglesi ed americani, i quali, per darle un'idea, hanno qui 200 automobili per la loro missione, di contro alle 14 nostre, raramente da me fatte aumentare di qualche altra. È indicata come esempio fra i giornalisti la laboriosità degli italiani, il cui gabinetto presidenza senza falsa modestia, con tre persone di fronte a 39 degli esteri e 165 del gabinetto presidente Wilson, fa il semplice orario dalle 7, in cui io riassumo i giornali, alle ore una, in cui finisco rassettare numerose carte e corrispondenza giornata. Servizio generale d'ordine stampa, telegrafo, cifra, vanno bene con piena soddisfazione di S. E. e nonostante mole lavoro. Qualche piccolo malinteso dovuto suscettibilità qualcuno personale Esteri verso ufficio stampa e della stampa verso Marina, e dei militari tra loro è rimosso con nostro modesto buon volere di diplomatici orecchianti quando intervento discreto si manifesta opportuno. Questo come sintetica relazione servizio. Come parte effettiva personale verso S. E. Ministro, facciamo il possibile di evitargli seccature e preoccupazioni superflue, curiamo sua salute che, toccando ferro, è ottima, e cerchiamo farlo distrarre. Come buoni padri famiglia limitiamo :spese quanto è possibile. Scusi se mancanza tempo non ci permette scrivere e mi voglia bene.

144

IL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. R. P. 165. Roma, 29 gennaio 1919, ore 18,45.

Mi consta che Attolico avrebbe inviato da costì un telegramma a un suo amico di qui lamentando vivamente la nostra organizzazione alla 'conferenza della pace per la parte economica : Ol'ganizzazione che egli afferma sotto gli aspetti disordinata e deficiente. Inoltre egli riferisce insisterebbe in una .sua proposta, e cioè che alla organizzazione di Parigi dovrebbe corrispondere una analoga organizzazione in Italia e che come a Parigi tutta la delegazione economtca dovrebbe far capo ad organo unico così parimenti dovrebbe avvenire a Roma. Non so se effettivamente la deficienza lamentata sia così grave e se la proposta sostanzialmente non diversa da un'altra consimile fatta da Crespi, sia attuabile tuttavia reputo qpportuno segnalare tali !liPPrezzamenti nel caso che veramente occorra disciplinare e rafforzare numericamente o quantitativamente questa nostra organizzazione così qui come costi. Debbo poi informarla che ha prodotto qui non favorevole impressione la nomina di Crespi e di De Martino nella commissione dei porti, essendo giudicati del tutto incompetenti in tale materia.

145

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

(Ed. in S. SONNINO, Carteggio 19.16-1922, p. 559)

T. R. P. 368. Roma, 29 gennaio 1919, ore 20.

Risulta confidenzialmente che la notizia che il cardinale Mercier assisterebbe alla Conferenza della pace in sostituzione di alcuni plenipotenziari belgi per determinate questioni, si attribuisce a pratiche fatte dalla diplomazia vaticana per intervenire così indirettamente al Congresso; che detto cardinale avrebbe la rappresentanza degli interessi cattolici come principe della Chiesa, e che si sta ora tastando il terreno in altri paesi.

146

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN LONGARE, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, GALANTI (l)

T. 138. Roma, 29 gennaio 1919, ore 21.

(Per Parigi e Londra) Ho telegrafato alla R. legazione a Belgrado quanto segue:

(Per tutti) Questa legazione di Serbia ha notificato costituzione stato Jugo-slavo e che legazioni e consolati prenderanno d'ora innanzi titolo di legazioni o consolati del regno dei Serbi Croati e Sloveni. Mi risulta che Governo francese d'accordo col Governo britannico fece esprimere a Belgrado le sue riserve sulla notifica stessa alla vigilia della conferenza della pace, aggiungendo

che non potevano prendere atto della comunicazione nè riconoscere il nuovo stato, e che Governi francese e britannico in considerazione della speciale situazione dell'Italia di fronte alla Serbia non credettero di associarla al loro passo. Prego V. S. fare a codesto Governo a nome del Governo italiano una dichiarazione analoga.

Attendo riscontro telegrafico.

(l) Il tel. venne inviato a Belgrado tramite il consolato a Salonicco.

147

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A PARIGI

T. R. 1032. Roma, 29 gennaio 1919, 01·e 22 (per. ore 9 del 30).

Ho ricevuto tuo telegramma del 29 (l) e te ne ringrazio. Ti avevo stesso giorno telegrafato numero 1013 (2) in merito proposta Wilson, e, dopo tuo telegramma non posso che ~confermarti concetti espressi. Quanto a:ll'atteggiamento intransigente non ti nascondo che vi scorgo il rproposito di rimandare la grave questione delle colonie tedesche al momento in cui anche la Germania sarebbe chiamata a far parte della Società delle Nazioni. Questa dilazione lascerebbe in alto mare la nostra questione coloniale. Non ti dico altro po~chè sono sicuro che tu sei penetrato della gravità della questione per l'Italia.

148

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI (3)

T. GAB. U. P. 365/1012/720. Roma, 29 gennaio 1919.

Dai telegrammi della Stefani e da autorevoli corrispondenze da Parigi apprendo che va delineandosi in seno alla Conferenza una soluzione, non prevista, per la sistemazione delle colonie già tedesche.

La ~sovranità su di esse sarebbe trasferita alla Società delle Nazioni che la delegherebbe ad alcuni stati che amministrerebbero le dette colonie in nome della Società delle N azioni, materia e scopi che non si poteva prevedere fossero attribuiti alla Società delle Nazioni.

Ma comunque se questa soluzione fosse adottata, io credo fermamente che non potrebbe in alcun modo dai nostri alleati sostenersi la tesi che sia mancata la condizione indicata dall'art. 13 del trattato di Londra che per noi prevede equi compensi nel caso che Francia e Inghilterra aumentino i loro domini a spese della Germania.

E ciò perchè la forma di mandato internazionale ad amministrare una data regione, sebbene di discutibile praticità, non muta la sostanza delle cose che cioè lo stato mandata.J"io accresca di fatto i suoi territori coloniali e li sfrutti a vantaggio della economia e dell'erario nazionale e questa sola salda considerazione parmi sufficiente a mantenere viva la efficacia del Trattato di Londra per le nostre giuste e modeste rivendicazioni coloniali verificandosi appunto la condizione in esso trattato contemplata.

La nostra tesi a me non pare contestabile. Poichè altrimenti si dovrebbe pensare ad un artificio escogitato per attribuire di fatto a Francia ed Inghilterra, al Sud Africa territori africani sebbene si possa fare apparire che tale attribuzione non muti lo statu quo territoriale di quegli Stati in Afri-ca.

Ad ogni modo, anche attribuendo lo ovest Africa tedesca al Sud Africa la si attribuisce di fatto all'Impero Britannico e quindi risorge l'art. 13 del Patto di Londra.

Ma io non so quale sia l'animus dei nostri alleati, e quindi debbo anche contemplare la ingiusta tesi opposta che cioè la soluzione wilsoniana possa scuotere la base dell'art. 13 del Trattato di Londra.

Per ogni eventualità quindi noi dobbiamo agire per essere una delle Potenze mandatarie per l'amministrazione di una delle colonie già tedesche. Il nostro titolo a intervenire non parmi dubbio: sarà questione di vedere a quale fra dette colonie convenga a noi di volgere la preferenza.

Ciò ammesso è bene chiarire che l'incarico all'Italia di amministrare una

di tali colonie non può in nessun modo infirmare il diritto che viene dal Patto

di Londra, che anche in tale caso mantiene la 'sua piena efficacia.

Ciò che deve mantenersi fermo è che il nostro programma coloniale prevalga o direttamente o indirettamente nell'uno o nell'altro caso.

Se tutto ciò non avvenisse, la Società delle Nazioni ,inaugurerebbe la sua :}Zione creando una profonda causa di malcontento e di dissidio fra alleati; e per ciò solo manche11ebbe essa al suo a1to scopo fin dall'inizio e contribuirebbe a fare mancare allo scopo anche il Trattato di Pace definitivo.

Sebbene io non abbia elementi di giudizio all'infuori di quelli tratti dalla stampa, ho voluto telegrafarne subito a V. E. alla quale chiedo una parola rassicurante, poiché non le nascondo che la lettura di queste notizie mi ha molto turbato (1).

Attendo sue ulteriori notizie sulla conclusione della discussione. Ad ogni modo le sarò grato se vorrà farmi conoscere se nel suo pensiero e nelle sue previsioni la tesi wilsoniana possa se adottata infirmare l'art. 13 del trattato di Londra, ciò che a me assolutamente non pare •.

(l) -Cfr. n. 142. (2) -Cfr. p. 99, nota l. (3) -Il telegramma venne inviato tramite il ministero degli Esteri che ne trasmise una copia anche &d Orlando.

(l) In pari data, con tel. 1013 Colosimo inviava ad Orlando copia di questo telegrammaaggiungendo: • Io non posso che giudicare su notizie giornali essendo all'oscuro di tutto; ma da quanto anche corrispondenti speciali mandano ai loro quotidiani è chiaro che siamo stati sorpresi, e che una intesa già era corsa tra Inghilterra e Francia per l'assegnazionedelle colonie. L'opinione pubblica italiana finora sonnecchiante sulle questioni coloniali comincia ad appassionarsi e segue con ansia le vicende della trattativa e bisogna tenere in conto lo spirito da cui è animata. Spedirò a V. E. i voti del Convegno Nazionale Coloniale tenutosi nei giorni scorsi a Roma con molta solennità in Campidoglio e che ha avuto molta eco, perché credo possa servire a V. E. ed agli altri delegati come elemento di forza nei negoziati essendo l'anima nazionale che interviene nelle forme volute dai reggimenti libertà da cui siamo generati •· Cfr. inoltre il seguente tel. 1015 del 29 gennaio 1919 di Colosimo a Salvago Raggi: « Le ho telegrafato or ora comunicandole un telegramma da me diretto al barone Sonnino. Ricevo in questo momento suo telegramma del 28 corrente delle ore 13,45. (Si tratta del tel. pubblicato al n. 132) e la ringrazio. Le mie preoccupazioni sono purtroppo fondate come si rileva da quello che ella dice e non dice nel suo telegramma. Sono molto turbato.

149

IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI, S. PIACENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. 451/880. Zona guerra, 29 gennaio 1919 (per. il 29).

Per doverosa informazione comunico seguente telegramma pervenuto da comandante truppe italiane Cattaro:

• 335. Oggi risulta maggiore americano in Cattaro per ordine ricevuto dal generale americano in Italia ritira sue truppe dal Montenegro. Generale Vene! ha fatto eccezione e chiesto istruzioni al ~enerale Foch a Parigi. Risulta che ordine del generale americano proviene da suo Governo che desidera sue truppe non siano coinvolte questione politica Montenegro. Sembra che Governo Stati Uniti sia stato influenzato da quello serbo che teme intervento alleati a salvaguardia nuove possibili elezioni. Dall'Olio •.

150

L'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, ARONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 459/44. Washington, ... gennaio 1919 (per. il 29).

Telegramma di V. E. n. 107 (2).

Ho chiesto stamane a Phillips il pensiero del Governo degli Stati Uniti relativamente prestito ottomano. Phillips mi ha detto non essere a conoscenza della questione. Come opinione sua personale tuttavia mi comunicava non ritenere potersi fare obiezioni da parte questo Governo ad un prestito delle Potenze alleate. Egli riteneva però improbabile partecipazione degli Stati Uniti che non hanno speciale interesse a sostenere attuale Governo ottomano.

151

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 465/169. Londra, 29 gennaio 1919 (per. il 30).

Nostro delegato informa essere probabile denunzia accordo con neutrali. Pertanto ove non ,si proceda immediatamente a firma accordo finanziario con Olanda e ove non si concluda rapidamente quello con Danimarca, si perderebbe tanto quello che questo.

(l) -Il telegramma venne inviato anche al comando supremo, ufficio Operazioni. (2) -Cfr. n. 49.
152

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. POSTA 512. Comando supremo, 29 gennaio 1919 (per. iL 2 febbraio).

Nostro capo missione militare in Romania comunica:

• Capo di stato maggiore Romania ha presentato al presidente del consiglio dei ministri distinta memoria nella quale fa rilevare che nè nella ·Convenzione di armistizio segnata villa Giusti tra alleati e Austria Ungheria, nè nella convenzione militare segnata il 13 novembre 1918 a Belgrado dalla sola Ungh<:>ria e gli alleati rappresentati dal generale Henrys e dal Voivoda Misici si conten~plano clausole relative alla Romania. In questa ultima convenzione la linea dietro cui devono ritirarsi le truppe ungheresi soddisfa completamente le riven<llcazioni della Serbia, ma taglia in due parti i territori rivendicati dai romeni secondo la linea che non corrisponde ad alcuna considerazione di ordine etnografico geografico ed economico, nè ai diritti riconosciuti dagli alleati alla Romania nei ,precedenti trattati. Fa risalire a tali convenzioni militari tutte le difficoltà che la Romania incontra nell'Ardea! e nel Banato e consiglia di protestare contro questo processo non corrispondente ai sacrifici fatti dall'esercito e dal paese durante la guerra, nè ai servizi resi dalla Romania agli alleati •.

Osservasi in proposito che nostro armistizio non fa cenno alcuno circa linee di demarcazione all'infuori di quelle che ci riguardano direttamente e che l'armistizio Henrys tra l'armata alleata d'Oriente e l'Ungheria, venne concluso a nostra insaputa. Di esso infatti si ebbe conoscenza solo per via indiretta.

Sembra quindi potersi senz'altro escludere che protesta richiesta dal capo di stato maggiore romeno qualora venisse formulata, possa riferirsi in qualunque modo alla nostra azione.

153

L'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, ARONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

Washington, 29 gennaio 1919.

La R. Ambasciata d'Italia in Washington si pregia di trasmettere al R. Ministero degli Affari Esteri l'unita copia di un rapporto politico della R. Legazione a Pechino (1).

ALLEGATO VARÈ A SONNINO

R. 1182/225. Pechino, 24 novembre 1918.

Il Ministro degli Affari Esteri, Lu Tseng Tsiang, mi ha comunicato oggi che egli ha ottenuto il permesso di recarsi in Europa in licenza e che il Vice-Ministro r·eggerà il Wai Chiao Pu durante la sua assenza.

La stampa locale invece parla della partenza di Lu Tseng Tsiang qual principale delegato della Cina alla Conferenza della Pace. È certo che lo scopo del viaggio è quello, ma non lo si vuoi annunciare uffi.cialmente per timore di qualche contrattempo, sotto forma di un :rifiuto degli Alleati ad ammettere che la Cina sia rappresentata al Congresso. Finchè il viaggio figura :soltanto come un congedo, vi è meno pericolo di • perder la faccia •.

Lu Tseng Tsiang è forse il più onesto ed il più sinceramente pro-alleati dei governanti cinesi. Gode della simpatia personale di tutti i Rappresentanti Esteri a Pechino, ma non possiedo alcUJna influenza politica nel suo paese, -e conta poco o nulla in mezzo agli intriganti, ai • militaristi • ed ai finanzieri, che hanno in mano quel po' di potere, che rimane al Governo Centrale, -anch'esso ·esautorato fra i satrapi provinciali e combattuto dal Governo rivale del Sud. Ma lo stesso Lu Tseng Tsiang nasconde sotto modi gentili e quasi timidi una vera xenofobia -nulla mai vorrebbe concedere allo straniero, e non manca una occasione per spillargli concessioni, anche soltanto di forma sapendo che tutto è utile per

scalzare a poco a poco la situazione fatta dai trattati agli stranieri in Cina.

Circa questa situazione il Barone Aliotti riferiva a V. E., in occasione del tentativo fatto dallo stesso Lu Tseng Tsiang, di carpirei un Trattato d'Arbitraggio. Al rapporto relativo (N. 576/175 del 12 Dicembre 1917) era allegata, difatti, una speciale relazione, compilata dal Primo Interprete di questa Legazione. In tale relazione era ricordato come, al momento del riconoscimento della Repubblica per parte delle Potenze Straniere, il Presidente Yuan-Sci-Kai, abbia solennemente riaffermato l'obbligo della Cina a mantenere quanto era stipulato nei Trattati e sancito dagli usi, per quel che riguarda la posizione dello straniero in Cina. Soltanto a condizione che fosse fatta quella formale dichiarazione venne concesso il Riconoscimento alla nuova Repubblica.

Il Congresso della Pace offre ora -secondo i governanti cinesi -una propizia occasione per ottenere che si transiga su quanto fu solennemente riaffermato al momento del Riconoscimento, nonchè per ottenere deroghe e rinuncie ai trattati. E ciò in compenso della collaborazione cinese nella guerra contro gli Imperi Centrali (collaborazione che questo Ministro d'Inghilterra diceva avanti ieri essersi limitata alle attuali celebrazioni per la vittoria degli Alleati, e alle sottoscrizioni offerte al • War Drive • americano ora in corso per raccogliere fondi al Y.M.C.A.).

Sarebbe davvero più logico e più giusto che in occasione del Cong·resso per la Pace anche senza ricordare alla Cina la provata sua germanofilia, gli Alleati le chiedessero di portare finalmente il contributo all'opera ~comune •che, -mentre l'esito della lotta era incerto, -essa mancò di dare; e, per controbilanciare in certo modo i sagrifici altrui, le domandassero, per esempio, di dare ora alle potenze dell']jntesa, sia le concessioni (Settlements) che furono tolte alle Potenze Centrali, :sia nuovi privilegi giuridici e commel'ciali, sia delle garanzie per un procedere più onesto in avvenire.

A questo Rapporto mi pregio unire un libro intitolato; • China's new Constitution and International Problems •, di M.T.Z. Tyau. Nella parte IV di questo libro, si parla della • Cina alla Conferenza della Pace •, e si discutono i • Problemi della Revisione dei Trattati •. Qui si rivelano le aspirazioni più care alla

• Giovane Cina •, infarinata di cultura americano-europea. Vi è tutta una lista dei privilegi di cui godono gli stranieri, privilegi li quali, checchè ne dica l'Autore, furono resi e sono indispensabili per lo stato di barbarie, di corruzione, di mala fede e di ignoranza di questo popolo che, -se :si ammette e si riconosce :la sua condizione retrograda, -merita ancora simpatia ed incoraggiamento, ma che, considerato (come la • Giovane Cina • vorrebbe) al pari delle Nazioni dell'Occidente, -è palesemente indegno della indipendenza ·di cui gode ancora.

La relazione su-accennata, del I Interprete, faceva un esame delle condizioni dello straniero 'che deve ancora lottare perchè non gli venga menomltto lo status, che solo rende possibile la vita ed il commercio in Cina. Ma nel libro del Tyau si parla francamente di rinuncie per parte degli stranieri alla extraterritorialità di cui godono; di abbandono dei ,loro Uffici Postali in Cina; del ritiro delle Guardie delle Legazioni a Pechino e delle Guarnigioni in Cina; della rinuncia ai diritti di navigazione costiera e fluviale; di rinuncia al diritto di indennizzo per danni sofferti da cittadini esteri nelle varie rivoluzioni e nei costanti torbidi locali (e per cui J.a responsabilità del Governo Cinese deriva dal fatto che il paes~ essendo • aperto • agli stranieri, esso assume le difese degli individui che vi viaggiano od ottengono il permesso di risiedervi). I punti sollevati dal Tyau rappresentano le domande eventuali dei Cinesi al Congresso.

Ad esse la stampa locale aggiunge altre probabili, -come la cessione delle ferrovie in Manciuria, -mentre la ,stessa stampa si affretta a ricordare la disorganizzazione costante delle ferrovie amministrate da Cinesi, la prepotenza dei soLdati in viaggio, e ·la scarsità del materiale rotabile, dacchè i vagoni sono trasformati in caserme dalle autorità militari locali.

Il trucco è ovvio in queste eventuali richieste. i: il trucco abituale dei venditori di c Curios •, che chiedono cento per avere dieci. Anche una sola parziale concessione fra tante costituirebbe un trionfo diplomatico per i Delegati Cinesi, poichè gli stranieri hanno già pagato troppo la collaborazione cinese, coll'aggiornamento dell'indennità Boxer e la concessa revisione della Tariffa Doganale.

Quali collaboratori di Lu Tseng Tsiang si preannunziano:

I -Il signor Wellington Koo, ministro di Cina a Washington. Lo ebbi per c avve11sario • nelle trattative per la liquidazione dei xeclami del 1911. i: intelligente e pronto ad accogliere ogni vantaggio che gli si presenta. Dopo la sua andata in America, quando si discuteva dell'opportunità o meno per la Cina di dichiarare

la guerra alla Germania, egli telegrafò da Washington per spingere alla dichiarnzione, dando come motivo: c Che gli Stati Uniti largheggiavano di ,sussidi in denaro ai belligeranti, J.a Cina non dover perdere l'occasione per far quattrini •.

II. -Il signoc Hawkling Yen, funzionario del Wai Chiao Pu. Si orede sia stato quello ad ispirare una campagna nella stampa locale contro il barone Aliotti.

III. -Un belga, il Consigliere al Wai Chiao Pu M. De Codt. Ha esperienza di paesi mussulmani (Egitto) e di capitolazioni. È probabile che agirà in perfetto accordo, negli scopi se non nei metodi, coi delegati cinesi. Ad essi egli è legato sia da un lauto stipendio, sia dall'indirizzo della politica belga in Cina che è quella di mostrarsi ossequiente davanti alle pretese di questi Governanti, purchè non manchino ai belgi le ordinazioni industriali e le con~essioni di opere pubbliche.

Aggiungo ad ogni buon fine l'appunto che si fa a questa • Delegazione • cinese -di rappresentare cioè soltanto la Cina del Nord, facendo astrazione dalle ricche provincie meridionali, che sono in pxatica indipendenti. Questa considerazione può servire eventualmente per togliere autorità alla delegazione stessa, ma l'appunto è ingiustificato, inquantochè quello che domanderanno i delegati di Pechino corrisponde ai desiderata di tutta la Cina, che è concorde, se non altro nella xenofobia, che qui fa le veci di patriottismo.

D'alt11a parte se riesce il tentativo di mediazione tra il Governo di Pechino ed i capi di partito del Sud, che V. E. mi ha autorizzato a compiere, conformemente alla proposta giapponese, insieme ai miei colleghi di Francia, d'Inghilterra, del Giappone e degli Stati Uniti, è probabile che anche il Sud venga rappresentato nella Delegazione che parte per Versailles, nella speranza di non essere lasciato fuori.

In questo caso probabili delegati saranno il vecchio Wu-Ting-Fang e suo figlio Wu-Chao-Chu. Il .primo completamento rammollito, il secondo uno xenofobo arrabbiato ed implacabile, allevato in America, e che ebbe un incidente col Barone Aliotti per aver parlato dell'Italia in modo poco dspettoso.

(l) Nota marginale: c N.B. L'originale arrivato e fatto tenere alla Delegazione Pace a Parigi •·

154

IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO (l)

T. 286. Parigi, 30 gennaio 1919, ore 12.

S. E. Sonnino ha ricevuto suo telegramma 365 (2). Presidente Consiglio mi ha detto averle lungamente esposto stato attuale questione coloniale.

Giuste considerazioni V. E. sono tenute presenti da noi e solo qualora non fosse possibile soluzione da noi desiderata si sosterrebbe nostra legittima aspirazione essere una delle Potenze mandatarie per amministrazione di una delle Colonie già tedeische.

155

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

T. s. N. Parigi, 30 gennaio 1919, ore 12,45.

Obiettivamente considerati i tuoi telegrammi sono giustissimi. Ma la situazione attuale contiene speciali difficoltà che la rendono gravissima. Presidente Wilson infatti sinora ,si mostra irremovibile non solo sul punto di affidare colonie tedesche a Società Nazioni, ma anche di voler riservare scelta mandatari alla stessa Lega Nazioni, il che implica un indefinito rinvio. 11 peggio è che durante questo tempo intermedio rimarrebbe necessariamente occupazione delle forze attuali. In tali condizioni è assai difficile trovar modo di evitare jattura Italia a meno di non mettersi nettamente contro presidente Wilson. A parte generale danno politico che ne seguirebbe, si può dubitare se tale nostra opposizione potrebbe riuscire utile, visto che tanto l'Inghilterra quanto la Francia sono venute mano mano desistendo dalla loro opposizione iniziale e si rassegnano più o meno volentieri. Io mi adopero in tutti i modi per cercare qualche via di uscita, ma debbo con rincrescimento dirti che non è facile (3).

• Da fonte americana vengo a sapere che cosa si è realmente stabilito nella giornata di oggi: La conseguenza parrebbe sia di dare mandati provvisorì agli occupanti.

La mia impressione è che il pubblico italiano non capirebbe questa faccenda di provvisorietà, anzi vi sospetterebbe sotto gli antichi tranelli. Ho l'impressione e sento tutto il dovere di comunicargliela, che se si cominciasse cosi, e l'Italia uscisse da questa prima discussione senza un qualche mandato suo, in Italia si comincerebbe a pensare e dire che torna a succedere ciò che avvenne al Trattato di Berlino, e cioè che noi siamo giocati. Mi perdoni... • (ACS, Carte Orlando).

(l) -Il tel. venne inviato tramite il ministero degli Esteri. (2) -Cfr. n. 148. (3) -Il direttore della Tribuna O. Malagodi scrisse a Orlando la seguente lettera che reca la data c 30 sera • e che presumibilmente è del 30 gennaio 1919:
156

VITTORIO EMANUELE III AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. P. Roma, 30 gennaio 1919, ore 18,20.

Grazie suo telegramma.

Sono molto lieto delle notizie che Ella mi manda e che assicurano circa confine nostro verso i paesi tedeschi. Pubblico nostro si interessa sempre più al confine verso le Alpi Giulie. Spero che le azioni militari intraprese dai jugoslavi contro l'Austria saranno indirettamente utili alla causa italiana.

157

IL MINISTRO DEGLI ESTEH.I, SONNINO, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MANZONI

T. 62. Parigi, 3{) gennaio 1919, ore 20.

Mi riferisco suo promemoria in data 24 corrente (1).

Ho incaricato questa R. ambasciata di rappresentare al Governo francese quanto si riferisce agli inconvenienti accaduti a Scutari d'Albania in conseguenza atti colonn~llo de Fourtou che ewrbitavano dalle sue mansioni militari. Conversazione presidente consiglio con ambasciatore Francia Roma si riferiva istituzione presidio misto città di Scutari e non a regime internazionale colla quale denominazione verrebbero immediatamente ·consentite attribuzioni politico-militari sulle quali finora non è stata presa alcuna determinazione. Conviene pertanto mantenere la presente situazione fisionomia indipendente dalla passata amministrazione internazionale del 1913 ed in tal senso questa R. ambasciata sta adoperandosi.

Quanto sopra per l'opportuna conoscenza e norma.

158

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI, S. PIACENTINI

T. 65. Parigi, 30 gennaio 1919, o1·e 22.

Mi viene annunziato che il generale Franchet d'Espérey si abboccherà con

V. E. per chiarire inconvenienti sorti da situazione Scutari. Per opportuna

•t

con~scenza e norma comunico che ho incari,cato questa R. ambasciata di iniziare

col Governo francese :pratiche dr·ca definizione limiti territoriali e attribuzioni

presidio misto Scutari.

Direttive da me impartite sono rivolte conservare all'attuale situazione fisionomia indipendente da regime internazionale del 1913 togliendole carattere di ripristino dell'antica. Presente sistemazione dovrebbe avere seguenti basi: regime militare misto deve essere limitato aHa città e sue immediate dipendenze; esso deve avere carattere di semplice occupazione militare senza attribuzioni politiche ed amministrative; amministrazione deve essere affidata ad ente locale responsabile davanti autorità militari; per soluzione eventuali conflitti fra ente amministrativo e autorità militare dovranno essere convocati i comandanti dei reparti delle grandi potenze aventi truppe a Scutari. Volendo conservare a Scutari regime speciale di presidio misto con attribuzioni amministrative far presente che •converrebbe far partecipare alla direzione un ufficiale italiano che potrebbe agevolmente conciliare esigenze regime speciale municipio Scutari con funzionamento amministrazione rimanente territorio diretto da cotesto •comando.

In caso diverso è •conJsuetudine che funzioni direttive spettino al consiglio dei vari comandanti sotto la presidenza più elevato di grado anche per buona norma amministrativa e non alla dittatura di uno solo fra essi.

Qualora V. E. non potesse addivenire alla applicazione di questi criteri voglia riservare la decisione alle pratiche già qui iniziate diplomaticamente fra i due Governi.

(l) Non si pubblica.

159

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 1957/424. Roma, 30 gennaio 1919, ore 24.

Tendenza di •CUi al mio telegramma 1639 (l) si rileva indirettamente anche dalla intervista di Malagodi con Venizelos pubblicata nella Tribuna di iersera.

Rilevo nella intervista un accenno personale a V. E. là dove avendo Malagodi detto che Venizelos parlava sempre di Dodecanneso e mai di Cipro, Venizelos risponde: • La domanda che voi mi fate, mi è stata presentata negli identici termini dall'on. Sonnino, in una cordiale conversazione che abbiamo avuta giorni sono'"" E vi risponderò come ho risposto a Sonnino. No: non vi sono nella mia intenzione due pesi e due misure; e l'accenno fatto al Dodecanneso è uno speciale riguardo all'Italia. Perchè per Cipro io non posso ammettere il menomo dubbio: l'Inghilterra l'aveva già offerta al Governo di re Costantino perchè entrasse in .guerra; come potrebbe rifiutarla a noi, che siamo entrati in guerra, e senza domandare nulla, affidandoci alla giustizia degli alleati? •.

(l) Non si pubblica, ma, sull'argomento, cfr. n. 124.

160

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 61. Parigi, 30 gennaio 1919.

Mi riferisco telegramma 787 del generale Piacentini (1).

Notabili albanesi nel prendere loro decisioni pare non si rendano suffi

ciente conto importanza loro atti in rapporto colle circostanze attuali. Dapprima

assemblea a Durazzo oltrepassò i limiti che convenivano alla buona riuscita

delle deliberazioni. Ora la formazione della delegazione è avvenuta senza ispi

rarsi ai necessari criteri di convenienza.

Prego far presente quanto sopra a Turkhan portando sua attenzione su

conseguenti difficoltà per sua opera se non provvede a dare coesione e indirizzo

ai suoi collaboratori.

Converrà dare comunicazione a colonnello Lodi del presente telegramma.

161

L'INCARICATO D'AFFARI AD ARCANGELO, SAVONA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 51/9. ArcangeLo, 30 gennaio 19:19 (per. ore 4,50 de! 31) (2).

Mi riferisco mio telegramma n. 8 Gabinetto.

Signor Zuboff, che sostituisce signor Oiaicosky nella qualità di presidente del Governo provvisorio, mi ha detto di avere questo telegraficamente risposto di approvare decilsione rpresa di non partecipare aUa riunione dell'Isoia dei Principi. Governo provvisorio poi con annunzio sui giornali locali ha reso di pubblica ragione decisione presa.

162

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 472/159. Londra, 30 gennaio 1919 (per. H 31).

Nostro delegato avverte avere ottenuto da Governo inglese appoggio per questione prestito Danimarca. Ministro britannico Copenaghen ha avuto istruzioni agire di accordo 'con Carrobio.

(l) -Cfr. n. 114. (2) -Il tel. fu ritrasmesso da Londra alle ore 20,52 del 30 gennaio.
163

IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI,

S. PIACENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. 474/935. Valona, 30 gennaio 1919 (per. il 31).

Reputo necessario portare a conoscenza superiori autorità:

l) A Virbazar, Antivari e Dulcigno arrivano per via di terra e via di mare frequenti carichi di armi e comunico che vengono ritirati da distaccamenti serbi... {2) e paesi dvcostanti si !Procede da parte serbi arruolamento forzato giovani dai 18 ai 25 anni e ·che !Sarà quanto prima esteso fino a ,giovani di 30 anni. Generale Vene! avvertito da nostri presidi ha ri.Siposto che per ora nulla dovevasi fare drca arruolamento forzato e arrivo armi... (2) che anche egli attendeva istruzioni. Ta,le risposta evasiva è già stata ripetuta per esimersi... {2).

2) Generale Vene! ha fatto compiere da propri rappresentanti verifiche della quantità dei fucili e mitragliatrici di cui sono armate nostre truppe anzidetti presidi. Intanto presidi accennano di continuare propaganda palese ufficiali e soldati ,e arresti fatti gendarmi locali partiti Serbia... (2) che intimidiscono completamente popolazione senza che nostri presidi abbiano mezzo opporvisi.

3) Risulta che a Cattaro autorità serbe e francesi censurano corrispondenza nostri soldati ed anche corrispondenza ufficio. Sto assumendo informazioni precise per protestare energicamente se necessario presso armata alleata Oriente.

4) Tutto ciò produce dìsagi morali presso nostre truppe tanto... (2) presidio Dulcigno teme perfino attacchi da parte truppe serbe. Lo ho assicurato, ma comprendo che situazione è molto anormale.

164

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 486/149. Costantinopoli, 30 gennaio 1919 (per. il 31).

Alla delegazione albanese qui costituitasi ho fatto le opportune comunicazioni di .cui a·l suo telegramma n. 1842. Ho saputo da essa che ,contrariamente alla sua... (2) alto commissario francese si è mostrato favorevole alla partenza di sei delegati albanesi per Parigi. Ma i delegati mi hanno assicurato appena giunti a Parigi tre di essi si <recheranno subito Roma per intendersi coi gruppi albanesi in Italia {3).

(l) -Il telegramma venne inviato anche al ministero della Guerra ed all'ufficio Operazioni, comando supremo. (2) -Gruppo indecifrato. (3) -Sull'argomento, cfr. n. 117.
165

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 496/176. Londra, 30 gennaio 1919 (per. L'l febbraio).

Seguito 158 (1).

A riunione indicata in telegramma suddetto nostro delegato ha proposto ripresa immediata commercio con Romania. Comitato blocco ha accettato riferendo però tale questione per decisioni definitive a comitato Parigi, avvertendo che ripresa dovrebbe essere annunziata non più tardi del 4 febbraio.

Comitato blocco ha anche accettato discutere prossima ripresa commerci con paesi nemici in Europa orientale ma ha dichiarato essere politicamente inopportuno che ripresa commerci con Bulgaria e Turchia parte Mar Nero venga annunziata ed attuata contemporaneamente a quella con paesi alleati quali Serbia e Romania.

166

IL CONSOLE GENERALE A JANINA, NUVOLARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 503/16. Janina, 30 gennaio 1919 (per. L'l febbraio).

Faccio seguito al mio telegramma 14 del 26 corrente (2).

Iersera ho avuto colloquio con questo govematore generale. Sterghiades mi ha detto che lungo linea Firenze (3) in Ciamurià sono scaglionati corpi albanesi (cento cinquanta albanesi ciami si troverebbero presso Conispoli) con qualche... ( 4) e che irregolari albanesi gheghi in gruppi di 50 ciascuno si trovano verso Premeti cosa che lo preoccupa per la sicurezza del limitrofo territorio greco. Ha aggiunto che data formazione Albania ne consegue che l'Italia ritirerà le sue truppe rimanendo colà quelle albanesi. In vista tale circostanza e della poca garanzia che presentano per la sicurezza frontiera greca i corpi albanesi, sono state inviate truppe a Filiatai per essere scaglionate lungo confine e altre numerose truppe saranno avviate in Ciamurià. Sterghiades ha detto pure che è qui atteso il quinto corpo d'armata poichè è sua intenzione aver pronte le truppe per occupazione di quella parte piccola o grande dell'Epiro settentrionale che sarà assegnata alla Grecia.

Ho risposto che se lungo frontiera si trovano corpi albanesi questi probabilmente sono composti dai militari albanesi, formanti una milizia... ( 4) regolare e ·che in ogni ·caso della condotta di taU truppe rispondono le truppe italiane. Del pari osservai che sicurezza paese continua essere garantita dalle

stesse autorità e non già lasciata sotto protezione elemento albanese. Rilevai non essere nei nostri metodi servirei di corpi irregolari per fomentare torbidi e che il signor Sterghiades .poteva essere tranquillo e certo che nessuna provocazione sarebbe partita da parte nostra o dai corpi al servizio dell'Italia per creare o provocare agitazioni in territorio ellenico.

Circa la curiosa affermazione che l'Italia starebbe apprestandosi ritirare sue truppe dall'Albania meridionale avrebbe lasciato territori in balia albanesi dichiarai essere ciò as,solutamente insussistente e 'Che in ogni caso sino alla firma trattato generale di pace l'Italia avrebbe continuato ad occupare militarmente l'Albania garantendo l'ordine pubblico.

Sterghiades dilsse che !Prendeva nota di queste mie dichiarazioni.

È evidente che l'invio di numerose truppe greche in Ciamurià e l'arrivo a Janina del 5° corpo d'armata (il capo di stato maggiore colonnello Clados travasi già a Janina) rispondono ad un piano prestabilito del Governo greco piano collegato alla questione della sorte dell'Albania meridionale e della Ciamurià.

La concentrazione di un forte contingentamento di truP!Pe greche in Epi:ro in questo momento (notisi che sono chiamati ora i riservisti epiroti delle classi 1879-1881) e le loro dislocazioni verso il confine non mi sembra possano la,s1ciarci indifferenti. Forse sarebbe opportuno richiamare su ciò l'attenzione del Governo elilenico e domandare S!Piegazioni. Sterghiades da me esplicitamente richiesto mi ha dichiarato nessuna propaganda sarà fatta dalle autorità greche neppure in via indiretta per creare agitazioni nell'Epiro del nord.

Con la presenza di un corpo d'armata e le dislocazioni del tutto ingiustificate di forti reparti lungo il confine di Firenze non possono avere altro effetto che di influenzare e incoraggiare la popolazione ortodossa dell'Albania a compiere manifestazioni a favore unione alla Grecia e ad intimidire d'altra parte l'elemento musulmano.

Riterrei quindi opportuno che anche da parte nostra vi fosse lungo il confine di Firenze un sufficiente spiegamento di forze prettamente italiane atto a garantire da qualsiasi eventuale sorpresa la situazione e gli interessi nostri nell'Albania meridionale.

Comunicato R. ministero e R. legazione Atene.

(l) -Del 28 gennaio, in cui Imperiali annunciava per l'indomani una riunione del Comitato per il Blocco, richiesta dal Governo inglese per discutere la decisione presa dall'Italia di autorizzare la ripresa commerciale con la Romania. Cfr. n. 113. (2) -Cfr. n. 128 che risulta spedito il 27. (3) -Si tratta dello schieramento della brigata • Firenze •· (4) -Gruppo indecifrato.
167

APPUNTO SULLA TEORIA DEI MANDATI AL CONSIGLIO DEI DIECI

Parigi, 23-30 gennaio 1919.

Seduta del 23 gennaio 1919, ore 10,30. -È deciso che il Segretario Generale debba richiedere a tutte le Delegazioni che rappresentano Potenze le quali hanno presentato richieste territoriali di inviare al Segretariato i loro rapporti scritti nel termine di dieci giorni.

Seduta del 24 gennaio 1919, ore 10,30. -Su proposta del Presidente Wilson e dopo dichiarazioni di adesione di S. E. Orlando e del barone Makino, si approva il principio che le colonie non siano restituite alla Germania, con la riserva di non rendere la deliberazione di dominio pubblico.

Lloyd George, dichiara che la Gran Bretagna non ha alcuna obbiezione da sollevare circa il sistema del mandato, chiede l'Africa sud-occidentale tedesca per l'Unione Sud-africana, e Samoa per la Nuova Zelanda. Hughes, Smuts e Massey espongono rispettivamente le aspirazioni dell'Australia, dell'Unione Sud-Africana e della Nuova Zelanda riguardo alla ripartizione di mandati nell'ex colonie germaniche.

Seduta del 27 gennaio 1919, ore 10,30. -Posta dal Presidente Wilson la geiStione delle Isole del Radfico, Clemenceau dichiara che la Francia non ha richieste da presentare al riguardo. Si decide che il rapporto giapponese debba essere letto alla presenza dei delegati cinesi e di quelli dei Domini Britannici, con la riserva che i primi delegati partecipino soltanto alla discussione riguardante Kiau-Ciau ed i secondi delegati partecipino soltanto alla discussione riguardante le Isole del Pacifico.

Seduta del 27 gennaio 1919, ore 13. -I delegati del Giappone, dell'Unione Sud-Africana e dell'Australia considerano il mandato in rapporto alle aspirazioni dei loro stati. Lloyd George fa riserve, specie di indole finanziaria, alla applicazione del principio del mandato.

Seduta del 28 gennaio 1919, ore 11 ant. -L'Inghilterra (Lloyd George) udito il parere dei tecnici aderisce alla teoria dei mandati coloniali del Presidente Wilson.

La Francia (Clemenceau) fa osservare che per quanto riguarda le Colonie Tedesche in Africa esistono precedenti accordi franco-inglesi. S. E. Orlando dice che • anche l'Italia ha un accordo con la Francia e l'Inghilterra concernente le colonie tedesche •. Pichon domanda se S. E. Orlando si riferisce al Patto di Londra. S. E. Orlando risponde affermativamente.

Seduta del 30 gennaio 1919, ore 11 -Lloyd George, accennato che i Domini accettano il principio del mandato con le modificazioni esposte nella proposta che egli presenta, enuncia tre specie di mandato: a) per paesi civili ma non ancora organizzati (Arabia); b) colonie tropicali situate lontane dallo Stato che ne potrà essere mandatario (es. Nuova Guinea); c) per paesi che formano quasi parte dell'ordinamento delle potenze adiacenti che potranno essere investite del mandato. Dalle tre specie di mandato esclude i distretti di Smirne, Adalia, dell'Anatolia Settentrionale, a cui si dovrebbe applicare un regime particolare. Presenta uno schema di decisioni relative al mandato.

Hughes insiste perché all'Australia sia dato il dominio diretto sui territori ad essa assegnati. Quindi Wilson si dichiara disposto ad accettare, come primo accordo prov· visorio, lo schema di proposte presentato da Lloyd George.

S. E. Orlando opina ,che, se i criteri di Lloyd George prevalessero, potrebbe sorgere i'l dubbio ~che alla terza srpecie di mandato (c) possano essere assoggettati territori, che, come quelli costituenti l'ex Impero austriaco, non s'intendono

.,

evidentemente sottoporre alla Lega delle Nazioni. Rileva quindi come, sino a che non sia costituita la Lega delle Nazioni, si debbano stabilire mandati provvisori, con l'occupazione militare dei territori. Sia nell'occupazione militare che nella conseguente assegnazione di mandato temporaneo, l'Italia desidera che sia osservata un'equa distribuzione tra gli Alleati. Il barone Makino si riserva d'interpellare il suo Governo circa l'adesione del Giappone alla proposta Lloyd George.

L'Australia (Hughes) e il Canadà (Sir Bordon) fanno alcune riserve sulla applicazione del sistema del mandato. In fine di seduta il Presidente Wilson propone che l'importante quesito sollevato da S. E. Orlando sia esaminato nella seduta del pomeriggio.

Seduta del 30 gennaio 1919, ore 15,30. -Continua la discussione sul mandato. Massey per l'Australia chiede se il Presidente Wilson accetti l'aggiunta proposta circa il divieto del commercio degli schiavi, delle armi e degli spiriti e l'istruzione militare agli indigeni e spezza ancora una lancia per la diretta annessione dei possedimenti ex-germanici.

Il Presidente Wilson chiede se la Nuova Zelanda e l'Australia abbiano inteso porre una specie di ultimatum per la diretta annessione della Nuova Guinea e di Samoa.

Hughes (Nuova Zelanza) Botha (Unione Sud-Africana) e Massey (Australia) spiegano che hanno aderito con riluttanza alla clausola b, in quanto essi non possono presentarsi ai loro rispettivi paesi senza aver ottenuto il riconoscimento di una forma qualsiasi di annessione.

Si approva l'aggiunta alla ,clausola 7 proposta da Sir R. Bordon (Canadà) comprendendo la difesa del territorio nelle eccezioni per cui è ammessa l'istruzione militare degli indigeni.

Pichon e Clemenceau fanno riserva per l'arruolamento di volontari nelle colonie.

Il Consiglio decide che, con l'accettazione dello schema di proposte presentato nella seduta del mattino, da Lloyd George non s'intende impedire agli stati mandatari di arruolare volontari nei territori sui quali esercitano il mandato, per la difesa della metropoli.

Su proposta di Lloyd George si aggiunge il Kurdistan nei territori da sottoporre al mandato asiatico. Dalla discussione sembra a S. E. Orlando che emerga la soluzione di dare mandati provvisori. In tal caso, chiede se questi mandati verranno distribuiti in una successiva decisione della Conferenza. Alle osservazioni di S. E. Orlando, Lloyd George risponde che si tratta di porre i principi generali e non di stabilire la ripartizione dei mandati.

Secondo il Presidente Wilson, per evitare gli inconvenienti di un mandato provvisorio, si potrebbe stabilire con un accordo il modo di ripartizione del controllo militare degli Alleati in Turchia.

Clemenceau opina che si debba discutere la proposta di S. E. Orlando la quale tende ad assegnare anche all'Italia una parte dei territori di occupazione, ove parte di questi venissero assegnati alla Francia, all'Inghilterra ed ai Domini britannici.

Lloyd George dichiara che non può accettare che si conservi lo statu quo, per i gravi oneri che questo cagiona all'Inghilterra, sia in Africa che in Asia.

Non crede che la Gran Bretagna intenda accettare mandati in Siria e nelle parti dell'Armenia che essa occupa, nella Transcaucasia e nel Libano. Al Presidente Wilson abbietta che il fatto della mancata dichiarazione di guerra da parte degli Stati Uniti contro la Turchia, non impedisce ai primi di accettare un mandato nei territori dell'Impero Ottomano.

Il Presidente Wilson distinguendo i mandati che importano gravi oneri da quelli che tali oneri non implicano, afferma che non vorrebbe accollare al popolo americano simili pesi, se non dopo averlo interpellato. Propone, che, avendo .pel momento la questione un carattere prevalentemente militare, i consiglieri militari del Consiglio Supremo di guerra riferiscano sul modo più equo e più economico di ripartire il carico dell'occupazione militare dei territori dell'Impero Turco e della Transcaucasia. La proposta del Presidente Wilson è approvata.

È approvato un emendamento di forma proposto da Hughes (Australia) Orst (Belgio) richiamandosi all'accordo provvisorio t:on l'Inghilterra, pel quale una parte importante del Protettorato dell'Africa Orientale Tedesca venne ad esso affidato in amministrazione, chiede che sia riconosciuto in modo permanente l'assegnazione di quel territorio. Si rinvia la decisione.

Lloyd George, uscita la Delegazione Belga, osserva che il Belgio ha chiesto la parte più fertile dell'Africa Orientale Tedesca, mentre non ha fatto il migliore uso del territorio che possiede ad Occidente.

Balfour riferisce che il Portogallo chiede qualche tratto dell'Africa Orientale Tedesca ed un grande prestito dall'Inghilterra per mettere in valore le colonie che possiede da tre secoli.

Si rinvia la questione.

168

IL PRESIDENTE DEL SINDACATO ITALIANO PER IMPRESE NELL'AFRICA

OCCIDENTALE, SOLARI, AL DELEGATO ALLA CONFERENZA DELLA

PACE, SALVAGO RAGGI

L. Parigi, 30 gennaio 1919.

Mi onoro di rimetterLe qui unita la relazione richiestami circa gli interessi Italiani nell'Africa Occidentale.

È attualmente in corso la trasformazione del Sindacato Italiano per Imprese nell'Africa Occidentale in Società Anonima. con capitale adeguato al programma indicato nella unita relazione.

Ciò darà una forma giuridica ed una posizione più solida ai suddetti interessi. Ma qualora fosse conveniente di affrettare tale trasformazione, sarebbe necessario che il Ministro degli Affari Esteri mi scrivesse una lettera dalla quale risultasse l'importanza che può avere in questo momento l'affermazione degli interessi italiani in Africa Occidentale.

..

Trattandosi di Paesi lontani e dell'attuale momento politico, occorre una spinta governativa per agevolare lo sviluppo della nostra impresa nelle regioni considerate nell'allegato.

Io parto questa sera per Roma, via del Collegio Romano, 15, dove mi terrò a sua completa disposizione per qualunque schiarimento potesse occorrerLe (1).

ALLEGATO

SOLARI A SONNINO

Parigi, 29 gennaio 1919.

Il recente Congresso Coloniale di Roma, ha approvato all'unanimità, come è stato pubblicato dalla stampa Italiana, un ordine del giorno sottoscritto da gran numero di congressisti, e da me iUustrato con dati di fatto, affermante il voto che l'Italia, rispettando la sovranità del Portogallo in Angola ne integri l'opera ·colonizzatrice e che, in ·Considerazione degli interessi italiani, già creati, e di quelli maggiori ancora in corso di procreazione nell'Africa Occidentale, l'Italia partecipi nella sostituzione della Germania in quelle ricchissime regioni, ed ottenga almeno uno sbocco per il proprio commercio nell'Africa Occidentale.

Avendo io promosso nell'Africa Occidentale, oltre l'impiego della radiotelegrafìa, anche la creazione di interessi italiani agricoli e commerciali, de,;idero in nome del • Sindacato Italiano per Imprese nell'Africa Occidentale • da me presieduto, ricordare brevemente alcuni degli interessi italiani che giustificano il voto del Congresso Coloniale.

Tali interessi sono rappresentati da:

Imprese agricole;

Imprese minerarie;

Imprese idroelettriche;

Imprese di esportazione ed importazione.

Imprese Agricole. -Il nostro Sindacato in accordo agli incoraggiamenti espressi in lettere ufficiali di S. E. il Ministro Marchese di San Giuliano a me dirette, ha inviato nel 1912-13 un'importante missione di ricerche e studi in Angola e precisamente a Lobito e nell'altipiano di Benguella.

Tale missione stabilì dei compromessi regolarmente registrati a Catumbella per l'acquisto di circa centomila ettari di terreno di libera proprietà comprovata da documenti di cui fu rimessa copia al Ministero degli Affari Esteri.

Di tali terreni, una piccola parte è situata nella baia di Lobito, per stabilirvi un deposito di carbone ed una base di rifornimento delle nostre navi. n progetto tecnico per lo sviluppo dell'impresa è stato dettagliatamente concretato ed il suo sviluppo è stato subordinato agli affidamenti che il R. Governo potrà dare col trattato di pace circa il rispetto dei nostri interessi in quelle regioni ed alla possibilità di estenderli.

La dotta relazione dell'Ing. Taruffi dell'Istituto Coloniale di Firenze, il quale, scelto dietro indicazione del Ministero degli Esteri, a nostre spese diresse la missione, dimostra:

l) Che i terreni del Sindacato sono fertilissimi;

2) Che il '(Jlima è saluberrimo;

3) Che l'acqua vi è in abbondanza; 4) Che l'allevamento del bestiame potrebbe assicurare un importante rifornimento di carne all'Italia; 5) Che il grano, la frutta, le •leguminose, il tabacco, potrebbero esservi coltivati intensivamente, ed essere importati in Italia; 6) Che i mezzi di trasporto sono facili, perchè la ferrovia Lobito-Katanga (a Katanga esistono le più ricche miniere di rame del mondo), passa in vicinanza dei nostri terreni; 7) Che urgerebbe stabilire una linea di navigazione diretta fra l'Italia, il Portogallo ·e l'Africa Occidentale.

Una copia della relazione Taruffi è stata da me presentata da tempo al Ministero degli Affari Esteri.

V. E., nello scorso anno, mi scrisse incoraggiandomi a mantenere i diritti del Sindacato, il cui programma dovrebbe essere sviluppato al ritorniJ della pace.

Ed il Sindacato ha mantenuto non solo vivi i propri diritti, ma ha anche stabilito un accordo con un altro gruppo italiano, e precisamente con gli Eredi dell'Ing. Borzino, che posseggono nell'Mrica Occidentale, presso Boma, un'importante concessione per l'estrazione dell'olio di palma, ed una fiorente casa commerciale.

Imprese Minerarie. -l!l Sindacato Italiano si è interessato in ricerche minerarie in Angola ed ha ottenuto elementi per stabilire che le ricche miniere di rame del Katanga si estendono in Angola e che petrolio, carbone e vari minerali esistono in quelle regioni.

L'Ingegnere italiano Rodriguez vi ha compiuto importanti ricerche e studi. Il nostro Sindacato possiede delle opzioni per acquisto di miniere.

Imprese elettriche. -Il primo impianto di produzione di energia elettrica è stato stabilito a Catumbella (presso Lobito) in Angola, dall'italiano signor Zanchi Giovanni, che vi ha ottenuto la concessione di forza idraulica, concessione rilevata da una Società Inglese, nella quale però esiste buona parte di capitale azionario italiano. Tale impresa potrebbe pure essere resa completamente italiana.

Imprese di esportazione ed importazione. -Fra le varie merci italiane che prima della guerra venivano esportate dall'Italia in grande quantità nell'Africa Occidentale per mezzo di case belghe e tedesche, figuravano soprattutto:

Cotonate,

Lane,

Cappelli,

Generi alimentari (paste etc.).

Fra le merci che venivano in grande quantità importate in Italia dall'Africa Occidentale, via Amburgo o Anversa, figuravano soprattutto:

Cacao,

Caoutchou,

Olio di palma,

Copale,

Avorio, etc.

A tali merci, si potrebbero ora aggiungere: a) per l'esportazione dall'Italia: Macchine agricole, Macchine elettriche, materiale ferroviario, prodotti industriali di vario genere. b) per l'importazione in Italia: Prodotti agricoli (grano, legumi, etc.), minerali di rame ed altri, carni e pesce conservato, zucchero, etc. Per lo sviluppo di tali imprese urge la istituzione di una linea di navigaziont fra l'Italia e l'Africa Occidentale, ma tale linea non potrà essere stabilita fino a quando una base di rifornimento non sarà stabilita dall'Italia in quelle regioni.

Tale base potrà essere stabilita se l'Italia .sostituisc.e almeno in parte la Germania nell'Mrica Occidentale.

La Germania possedeva prima della guerra, oltre le Colonie dell'Africa Occidentale, anche una parte del capitale della Società delle Ferrovie del Benguella, società inglese presieduta dal mio amico Sir Robert Williams. Tale partecipazione del capitale tedesco in quella importantissima via di penetrazione è stata accordata alla • Deutsche Bank • nel 1912 o 1913, per un importo di cinquanta milioni di marchi, come fu pubblicato in quel tempo anche dal Temps.

La Germania inoltre aveva ottenuto la concessione di una par~e dei terreni adiacenti alla ferrovia.

I Ministri portoghesi ai quali lealmente parlai del programma del mio Sindacato, mi hanno promes~o che l0 ~wrebbero favorito, purché, naturalmente, fosse rispettata la 80vranità del Portogallo in Angola.

Tale intesa col Portogallo sarebbe tanto più opportuna inquantoché colla confisca da parte dell'Inghilterra di quasi tutti gli interessi tedeschi nell'Afuoica Occidentale, e col controllo che gli ing,lesi hanno delle più importanti imprese protette dalla bandiera belga, lo sviluppo della civ1ltà latina e l'affermazione della nostra razza nell'Africa Occidentale sarebbero condannati se un accordo non verrà stabilito fra le nazioni latine per J.a difesa dei propri interessi in quelle ricchissime regioni.

Concludendo, nell'Africa Occidentale esistono interessi italiani ·che debbono essere protetti e sviluppati per assicurarvi uno sbocco ai nostri commerci e per ottenervi quei rifornimenti di materie prime indispensabili alla nostra indipendenza economica.

Ed io, a nome di un gruppo finanziario italiano prego V. E. di volere ottenerf\ che nella nuova sistemazione coloniale dell'Africa Occidentale, ci sia accordato: l) Di rilevare almeno una quota della partecipazione della Germania sul capitale delle ferrovie del Benguella; 2) Di stabilire sulle coste dell'Africa Occidentale, una base di rifornimento delle nostre navi, ed uno sbocco per i nostri commerci.

(l) Annotazione marginale di Salvago Raggi: • Scritto a Solari il 9 febbraio. Il Ministro mi ha incaricato dirLe che ha letto con molto interesse la sua e crede possa essere inoltre utile se Ella terrà informato il R. Ministero di quanto secondo Lei il R. Governo potrebbe fare per agevolare lo sviluppo della impresa •.

169

IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO (l)

T. 310. Parigi, 31 gennaio 1919, ore 17,30.

Ricevo suoi 1015 e 1911 (2).

Non ho telegrafato perché ignoravo comunicazione notizie coloniali dovesse essere fatta direttamente da me e Presidente Consiglio mi chiese non telegrafare facendolo egli con molta diffusione.

• Suo 310.

Miei precedenti telegrammi con punto di vista ministero Colonie forse non sono stati abbastanza chiari. Ripeto: a) tesi Wilson non può infirmare valore trattato Londra fra Italia Inghilterra e Francia; b) anche accettata teoria mandato da parte Società Nazioni vige patto di Londra aprile 1916; c) le colonie africane tedesche sieno date a governare alla Inghilterra e Francia per annessione o per mandato è sempre un'acquisizione da parte delle due potenze africane e per conseguenza rientrano in campo i nostri diritti da far valere; d) ciò dovrebbe formare a mio avviso oggetto di trattative subito ora come ieri ho telegrafato presidente Consiglio e non dopo, perché quantunque non v'è stata designazione dalla Società Nazioni,

l'

Confermo sembrarmi giusta sua osservazione che tesi wilsoniana non do. vrebbe infirmare nei rapporti fra noi Francia e Inghilterra art. 13 trattata Londra. Ciò dovrebbe eventualmente formare oggetto trattative con queste potenze dopo designazione potenze mandatarie Società Nazioni. Ora ci limitiamo espe>rre nostra domanda Gibuti Somalia Giubaland frontiera orientale occidentale Libia isola Farsan garanzie Arabia. Aggiungiamo che stccome però ora ,sembra prevalere tesi Wilson chiediamo essere nominati mandatari Società Nazioni per una colonia africana ex-germanica preferibilmente Africa Orientale Germanica.

Benchè non sia detto è implicito che se ottenessimo mandato per Africa Orientale cadrebbe ragione dei compensi Gibuti Somalia e Giubaland come non è detto ma implicito che non avendo mandato Africa Orientale sussisteranno nostri diritti derivanti da articolo 13.

(l) -Il tel. venne inviato tramite il ministero degli Esteri. (2) -Il tel. 1015 è pubblicato alla nota l, pag. 99. Colosimo aveva telegrafato in data 30 gennaio, ore 18,20, a Salvago Raggi: c Ieri invano attesi sue comunicazioni...•. Cfr. anche il seguente tel. di Colosimo a Salvago Raggi, n. 1142, del lo febbraio 1919:
170

IL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. P. R. 183. Roma, 31 gennaio 1919, ore 18.

Probabilmente per effetto di taluni articoli di giornali inglesi, nonchè per notizie manifestamente tendenziose provenienti da Zagabria attraverso agenzie svizzere corrono qui voci allarmistiche ,circa la sorte di Fiume che si dà già per decisa; e non in modo favorevole a noi. Si può arginare con la censura la pubblicazione di tali notizie, ma non ho alcun elemento per poter tranquillizzare coloro che vengono a manifestarmi tale allarme diffusosi fra uomini politici e nei nostri giornalisti, a cominciare da quelli del Corriere della Sera. Senza naturalmente pretendere di sapere, e tanto meno di dire che ,cosa effettivamente si sia deciso o si delinei in proposito, la prego di accennarmi quale linea di condotta sia da seguire e da far seguire rispetto a questa questione.

in fatto Francia ed Inghilterra. detengono il possesso, amministrano, e si giovano della valorizzazione del Togo Camerun Africa Occidentale ed Orientale tedesca; el niun dubbio che Italia deve ottenere per conto suo un mandato preferibilmente Est-Africa tedesca ma anche in tale ipotesi resta fermo Patto di Londra che nel testo ufficiale dice: « dans le cas où la France et la Grande Bretagne augmenteraient leur domines coloniaux d'Afrique au dépense de l'Allemagne • etc. Ora l'ottenere l'Italia anche essa un mandato significherebbeche Società Nazioni riconosce concorso Italia alla grande guerra suo sacrificio suoi interessi in Africa sua capacità colonizzatrice ma non vuoi dire perciò che Francia ed Inghilterra debbano o possano rifiutarsi fare onore Patto di Londra; fl Patto Londra continua dicendo che nel caso di aumento dei dominii coloniali come sopra, Francia ed Inghilterra: • reconnaissent en principe que l'Italie pourrait réclamer quelques compensations équitables, notam

ment etc. et des colonies voisines de la France et de la Grande Bretagne > dunque se arricchite di nuove colonie Francia e Inghilterra (sia per mandato sia per semplice annessione) l'Italia ha diritto a compensi sia in confronto delle frontiere etc. ma anche delle colonie vicine della Francia e della Gran Bretagna. Ciò è preciso e matematico; e qualunque mandato potesse venire affidato all'Italia non esime le sue alleate a far onore al Patto di Londra.

Ho ripetuto quanto sopra per mettere nella formula possibilmente più precisa il punto di vista del ministero delle Colonie •.

ol

171

VITTORIO EMANUELE III AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. P. Roma, 31 gennaio 1919, ore 19,30.

Sono stato tre giorni nel goriziano, ove sembra che le cose procedano soddisfacentemente. Oltre il Piave tutto è reso difficile perchè finora è stato riattivato un solo ponte ferroviario. Mi viene da diverse parti che fra gli americani mandati a Fiume e a Cattaro si contano molti soldati di origine jugoslava i quali non si mostrano imparziali ma favoriscono gli interessi jugoslavi.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI, S. PIACENTINI

T. 67. Parigi, 31 gennaio 1919, ore 19,45.

È qui pervenuta un'istanza firmata da circa 50 notabili e negozianti di Durazzo i quali si mostrano allarmati da voce corsa circa intenzione Governo provvisorio albanese trasferire sua sede a Tirana in causa mancanza fabbricato per sede uffici a Durazzo. Firmatari si dichiarano pronti eseguire a spese popolazione restauri due palazzi e chiedono agevo,lazione per materiale necessario. Ritengo ,convenga mantenere ,sede Governo a Durazzo e pertanto prego volermi informare circa possibilità aderire desiderio espresso nella istanza.

173

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI INTERNI, BONICELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 187. Roma, 31 gennaio 1919, ore 22.

Barone Monti desidera io ti trasmetta testualmente seguente telegramma:

• Cardinale ,segretario stato mi 'scrive. Giunto Roma vescovo Spalato con ampio passaporto autorità italiane che lo autorizzano proseguire viaggio Parigi. Traversata fatta sopra torpediniera italiana ed in Ancona autorità usarono ogni maggiore gentilezza vescovo. Monsignore non ha impegni recarsi Parigi e non ha ancora preso in proposito alcuna decisione, ma recandovisi intende fare possibile per accordo e 'conciliazione questioni pendenti fra-Italia e Jugoslavia e

Il

tale proposito comunicò per iscritto comandante nave • Puglia •. Ampiezza passaporti rilasciati a Monsignore e gentilezze usategli sembrano indicare che viaggio Parigi sarebbe veduto buon occhio dall'Italia. Stando così le cose Cardinale segretario di stato ritiene che Governo non abbia difficoltà viaggio vescovo Spalato a Parigi: tuttavia mi prega 1che io gliene dia sollecita assicurazione per iscritto. Prego V. E. darmi telegrafiche istruzioni. Ossequi. Monti •. Io rperò devo soggiungere che oggi stesso è venuto da me avvocato Salvi deputato alla dieta della Dalmazia fortemente preoccupato per la voce che vescovo Spalato sia in viaggio verso Parigi. Egli assicura che ~c01stui, dopo essere stato austriacante :feroce, ~crollata l'Austria, fu il primo ad aderire alla Jugoslavia pubblicando anche epistola sui giornali politici incitante cittadini e clero ad obbedire alla .Jugoslavia e fu l'unico a Spalato che ~sa'lutò e ringraziò pubbUcamente le truppe serbe siccome salvatrici contro il pericolo italiano. Insomma è uomo dominato non da zelo cattolico ma da violenta passione ed ambizione politica per la quale :Sarebbe a Parigi un propagandista pericoloso per noi anche per la perfetta cono:Scenza che ha dell'inglese e del francese. Il Salvi mi ha supplicato di interessare la Santa Sede a non consentire al vescovo di recarsi a Parigi. Questa sera stessa .cercherò per questo di vedere Monti.

174

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A PARIGI

'T. 1099. Roma, 31 gennaio 1919, ore 23.

Ritengo tuo telegramma di ieri (1) spedito prima della riunione di cui è cenno nei comunicati ufficiali pubblicati stamane in Italia. Spero seguiteranno altre tue circostanziate azioni esplicative le quali servano a tranquillizzare. Io non posso adagiarmi al fatto così inopinatamente compiuto e mancherei al mio dovere se non insistessi teco e :richiamassi la tua attenzione sulla gravità delle decisioni che potranno metterei fuori il campo delle oneste rivendicazioni, verificandosi per l'Italia una nuova Tunisi. con ripercussione indefinita nell'avvenire.

Il rinvio e nel frattempo la permanenza delle forze attualmente nei possedimenti coloniali africani tedeschi ci danno diritto lo stesso a chiedere l'applicazione del patto di Londra nei nostri rapporti senza ombra di dubbio. È evidente che l'opposizione francese e inglese alla teoria wilsoniana era una lustra e perciò facilmente hanno finito con l'accettarla; portendosene anche giovare per tentare di eludere impegni che hanno con l'Italia. E se è vero quanto traspare dalle indiscrezioni di una intervista del signor Tardieu e cioè che :Sarebbe sottoposto alla Società deHe Nazioni il quesito se con la Lega delle

7 -Documenti diplomatici -Serie VI -Vol. Il

Nazioni debbano intendersi ,cancellati tutti gli accordi segreti precedenti, allora il giuoco sarebbe completo e la pace si muterebbe in provvedimenti saturi di rancori nazionali. E perciò credo si debba ben guardare in viso le nostre duealleate Inghilterra e Francia e avere in ciò Wilson con noi, e chiedere ad essefermamente, che astraendo dalla soluzione della proposta wilsoniana, la questione delle nostre rivendicazioni coloniali venga subito trattata e risoluta nelle· linee generali secondo il nostro programma, poiché non può in buona fede sostenersi che Francia e Inghilterra siano escluse dal banchetto delle colo

nie tedesche e non nel fatto accrescimento dei propri territori in Africa ammi-· nistrando per mandato tutte le dette colonie o pal'te di esse; e poiché, in ogni caso, le ragioni delle nostre rivendicazioni indicate nel mio promemoria del 3 ottobre 1918 bastano per sè sole a rivendicare il nostro diritto alla desiderata sistemazione che dipende unkamente da Francia e da Inghilterra. La Francia e specialmente l'Inghilterra, del resto, sapendo benissimo che la Germania non riavrà le sue colonie, non possono rifiutarsi a queste intese che, facendo fin da ora onore al patto di Londra, togUerebbero un rpunto amaro tra J.e alleanze fin dall'inizio dei lavori della conferenza e eviterebbero il grave pericolo di perpetuare in Africa, dopo il trattato di pace, quel,la politica di ~sospetti e di dissddi che ha caratterizzato le relazioni in Etiopia delle tre potenze firmatarie deH'accordo di Lonilla. Pensa che la nostra questione coloniale di importanza vitale () si risolve o non si ri,solve più.

(l) Cfr. n. 155.

175

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO

(ACS, Carte Orlando)

T. 190. Parigi, 31 gennaio 1919, ore 23,05 (per. ore 3 delL'l febbraio).

Al n. 183 (1).

È assolutamente infondato che alcun fatto nuovo sia avvenuto che pregiudichi questione Fiume. Direi anzi che, se mai r-elativamente, su questa questione vi sia un certo miglioramento. La verità è che tutto per ora è in controversia perchè vengono al pettine tutti i nodi da me lungamente previsti. Circa la maniera di smentire le voci che circolano, non saprei io stesso quale mezzo suggerire visto che censura giustamente impedisce che ciò si stampi. Si potrebbe se mai formulare una forma generica di comunicato che potrebbe essere del seguente tenore: • A scopo evidentemente malevolo si fanno correre in certi ambienti voci intorno alle decisioni prese dalla conferenza o ad atteggiamenti

,di questa o di quella potenza in relazione alle nostre aspirazioni territoriali nel _senso di pregiudicarle nell'uno o nell'altro modo •. Lascio tuttavia a voi di ,considerare se valga la pena di dare questo od altro comunicato.

(l) Cfr. n. 170.

176

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL DELEGATO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, SALVAGO RAGGI

T. s. N. Roma, 31 gennaio 1919, ore 24.

Ringrazio suo telegramma 286 (1).

L'acconciarsi a sperare che l'Italia possa essere una delle potenze man.datarie per amministrazione significa abbandonare tutto il bagaglio delle nostre .aspirazioni. Anche che Italia possa essere designata mandataria occorre ora non domani definire nostre differenze coloniali con Francia Inghilterra altrimenti saremo giocati in pieno. Comunicato ufficiale di stanotte annunzia che .sacrifizio è compiuto. L'opposizione inglese era una lustra; tanto è vero che l'Inghilterra ha preparato il terreno in modo da poter avere possibilmente la Mesopotamia e l'Arabia sotto il suo protettorato, il che se avvenisse i grandi interessi italiani sarebbero compromessi come potenza musulmana e rivierasca .del Mar Rosso. Se non si riprende la questione subito, a seguito della decisione .di ieri, fra l'Italia, l'Inghilterra e Francia io temo possa essere tutto compromesso.

177

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, l\L MINISTRO AD ADDIS ABEBA, COLLI DI FELIZZANO

"T. 150. Roma, 31 gennaio 1919.

Telegramma di V. S. n. 2 (2).

Governo francese dichiara che concessione sarebbe stata attribuita da Go

verno etiopico ad un suddito abissino che si sarebbe • senza dubbio • associato

signor Verrière. Aggiunge concessione non rappresenta monopolio quindi non

è in contraddizione trattato franco-etiopico e che essendo avvenuta all'infuori

.azione codesta legislazione Francia a favore suddito etiopico autorizzato richie

.dere capitali esteri in genere non è nemmeno contraria trattato Londra. Ragio

-namento evidentemente artificioso. Ammettendolo accordo Londra sarebbe inef

ficace.

Prego V. S. adoperarsi annullamento concessione. Segue testo lettera.

..

(l) -Cfr. n. 154. (2) -Cfr. serie VI, vol. I, n. soa
178

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, AL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, COLLI DI FELIZZANO

T. 151. Roma, 31 gennaio 1919.

Telegramma di V. S. n. 5.

Non ritengo opportuno S. V. si allontani in questo momento da Addis Abeba pei sospetti che tale viaggio può far nascere in codesto Governo e pel fatto che presenza V. S. sembra richiesta da situazione interna Etiopia e da vigilanza nostri interessi qualora tutti rappresentanti esteri non lascino Addis Abeba.

179

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA

T. R. 153. Roma, 31 gennaio 1919

Suo telegramma n. 97 (1). Deciso in massima invio in Levante corazzata • Regina Elena • che parti-· rebbe salvo imprevisto verso metà febbraio.

180

IL MINISTRO ALL'AJA, SALLIER DE LA TOUR, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. uu. 488/27. L'Aja, 31 gennaio 1919 (per. l'l febbraio)-

Tuttorà senza risposta miei telegrammi 20 (2) e 24 (3). Avendo saputo che· nave • Pletvitce • doveva partire oggi ho protestato e fatto tutte riserve presso questi miei colleghi Francia Inghilterra i quali mi hanno risposto questione· essere unicamente di competenza questi addetti navali in virtù decisioni prese' Parigi 21 dicembre. Malgrado nostre riserve e domanda di attendere istruzioni

R. Governo, questi addetti navali francese inglese Stati Uniti hanno tenuto· altra riunione 28 gennaio della quale mi si comunica in questo momento processo ·verbale nel quale si conferma decisione pr.ecedente riunione del 18 cor-·

Il

rente e si dichiara non tenere conto nostre riserve e che sarà pertanto imme:liatamente provveduto per partenza battello al più presto possibile. Addetto :1avale francese è stato incaricato in quella seduta mettere in servizio per conto }overni alleati altro vapore austro-ungarico • Gardenia •. Abbiamo promesso che lunedì mattina al più tardi delegato questa legazione assisterà riunione addetti :1avali e se prima di lunedì prossimo non arriveranno da codesto ministero istruzioni in contrario delegato questa legazione domanderà messa in esercizio :la parte R. Governo dei vapori • Thalia •, • Giava • e • Laconia •. Di quest'ultino il proprietario Tripkovich di Trieste avrebbe dato ordine capitano issare Jandiera italiana. Prego insistentemente V. E. telegrafarmi ad ogni... (l) per sca:ico responsabilità questa legazione. Queste legazioni Francia Inghilterra hanno informato loro Governi delle riserve proteste di questa legazione. Prego V. E. inoltre farmi conoscere telegraficamente sunto decisioni prese 21 dicembre a Parigi circa ripartizione queste navi, decisioni alle quali si riferiscono sempre queste legazioni Francia Inghilterra.

(l) -Si tratta del seguente tel. n. 307/97 del 18 gennaio 1919, pervenuto il 19: • Di fronte gravità situazione Odessa ove si trovano circa 1000 italiani ed importanza Smirne ove· intrighi greci ed altri si accentuano sarebbe desiderabile che il nostro ammiraglio potesse disporre di altre due grosse unità. E' opportuno infatti che salvo casi estremi ammiraglio Mortola non lasci colla sua nave ammiraglia Bosforo ove sua presenza è assai utile. Sarei grato che d'urgenza ministero della Marina [provvedesse] senza fare apparire che il sugge-· rimento viene da me •. (2) -T. 404/20 del 25 gennaio 1919, pervenuto il 26, che non si pubblica: notizie relative ad alcune navi austro-ungariche di cui gli addetti navali inglese e francese premono perché· si proceda alla loro ripartizione. Necessità di istruzioni perché da questa non venga esclusa l'Italia. (3) -T. 489/24 del 30 gennaio 1919, pervenuto il 31, che non si pubblica: disagio per la. mancanza di istruzioni circa la ripartizione delle navi nemiche, chiesta insistentemente dagli addetti navali francese ed inglese.
181

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, E AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI (2)

T. 498/16925. Zona di guerra, 31 gennaio 1919 (per. l'l febbrato):

Ritienesi opportuno segnalare attiva azione penetrazione che Francia sta svolgendo presso Governo czeco-slovacco. A Praga escono due grandi giornali francesi.

182

L'INCARICATO D'AFFARI A PRAGA, LAGO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 501. Praga, 31 gennaio 1919 (per. T l febbraio).

Sono stato ricevuto oggi dal presidente della repubblica Masaryk. Questo primo colloquio si è mantenuto naturalmente sulle generali, Egli ha cioè espresso con molto calore sentimenti di ammirazione per l'Italia, di ciò che Italia ha fatto per la Boemia formulando omaggi per S. M. il Re.

Di essenziale Masaryk mi ha detto quanto segue: Premesso di essere personalmente italofilo, al punto che questi suoi sentimenti gli sono talvolta rimproverati, ha soggiunto, insistendo su questo concetto, che io troverò a Praga delle grandi simpatie italiane e jugoslave; che tuttavia non debbo stupirmene tenendo conto delle affinità di razza e sopra tutto attribuzioni comunanza di

•l

idealità e di azione stabilitesi nel periodo precedente alla guerra per la necessità della lotta contro l'oppressione degli Absburgo; che infine il popolo czeco si sente superiore per civiltà e per senso politico al popolo jugoslavo così da non poterne approvare le impulsività e ·le ecceSisività mentre saprà invece, per parte sua, considerare i problemi della pace con serenità e con obiettività.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Il tel. venne inviato, per conoscenza, anche a Diaz.
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IL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, COLLI DI FELIZZANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 493/12. Addis Abeba, 31 gennaio 1919 (l) (per. L'l febbraio).

Mi risulta che un gruppo finanziario britannico di cui fa parte Sir Harrington antico ministro d'Inghilterra Addis Abeba, avrebbe intenzione... (2) gestione Banca d'Abissinia rilevando dalla Banca nazionale Egitto e che sarebbero già in corso trattative in tal senso.

Banca d'Abissinia diventerebbe autonoma ed assumerebbe carattere ancora [più] spiccatamente .inglese.

Pur ammettendo opportunità sottrarre Banca d'Abissinia dalla Banca nazionale Egitto, riterrei necessario che nostri interessi fossero tutelati con una larga nostra partecipazione alla nuova combinazione finanziaria che si starebbe formando.

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RELAZIONE DEL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE ESECUTIVA DELLE CLAUSOLE D'ARMISTIZIO, SEGRE, PER IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO

N. 710. Vienna, 31 gennaio 1919.

Mi sono recato a Praga con i capi delle Commissioni dipendenti, per conoscere personalmente gli uomini rappresentativi della neo repubblica czeco-slovacca e per prendere contatto con le autorità là preposte ai vari rami di attività militare-civile,' sia per facilitare lo svolgimento di quanto si riferisce alle funzioni della Missione, cioè per poter più semplicemente risolvere i non rari casi in cui da Vienna, tergiversando, si scaricano responsabilità sul Governo di Praga, sia per avere dirette notizie delle condizioni del loro esercito. Oltre a ciò tale visita ha servito ad assumere molte informazioni utili per integrare e meglio guidare l'QiPera della Missione, fra Je quali, importanti, quelle relative alle Officine Skoda (vedi allegato n. 8) (3) e ad abboccarmi col generale Piccione, colà venutomi incontro dalla sua sede attuale di Kromeriz.

Alla stazione di Praga fui ricevuto dal signor Scheiner Ispettore delle ope:azioni militari e dal tenente maresciallo Diwis comandante delle truppe terri:oriali di Boemia, in rappresentanza del Governo.

Faceva servizio d:onore una compagnia di truppe czeco-slovacche. La nostra permanenza in tale città fu accolta dalla più grande deferenza ia parte di tutti e dalla più larga ospitalità da parte del Governo. Il mattino stesso dell'arrivo mi sono presentato, assieme ai capi delle Comnissioni, al 1signor Klofac, Ministro della difesa nazionale. Il Ministro ha salutato in me il Governo italiano ringraziandolo del come

1.a organizzato materialmente e moralmente il corpo d'armata czeco-slovacco, ~he ha destato non solo la sua ammirazione ma anche quella di tutto il pa_ese.

Risposto al Ministro che ciò era risaputo in Italia e che eravamp qen soddi>fatti, esposi come la visita della commissione a Praga fosse anzitutto atto di 'lmicizia fra nazioni virtualmente alleate e poi tendesse a chiarire parecchie :J.Uestioni che a Vienna venivano spesso accollate a responsabilità czeco-slovacche, mentre dopo esserci conosciuti ed affiatati si potevano stabilire le cose in modo da evitare lungaggini sempre intempestive, e che gli consegnavo pertanto copia degli incarichi avuti dal Comando Supremo, affinchè -ne avesse norma.

Egli mi rispose dicendo che non si meravigliava per nulla di quanto< sopra, poiché il Governo di Vienna non ha potere e non comanda, quindi cerca di togliersi qualunque responsabilità, che, d'altra _parte, egli era ben contento di mettere subito in contatto con gli ufficiali italiani i suoi incaricati tecnici, compreso uno per la marina, poichè la Boemia, grande produttrice di .materiale per la marina da guerra in altri tempi, non vuole lasciare le sue industrie insfruttate e darà grande sviluppo alla navigazione fluviale. A mia allusioJ,le in<;iden,t;~,le ad aspirazioni czeco-slovacche .per uno sbocco al mare, riportate da qualche giornale, egli rispose che sono notizie private. . . .

Soggiungendo poi ·che l'Italia da secoli è legata da vincoli _-artistici colla Boemia e che gran parte dei monumenti e palazzi più pregevoli della vecchia Praga sono opera di italiani;·egli si augurò che la Missione non solo avvicinasse l'alta società di Praga, ma venisse anche a contatto con la popolazione czeca per conoscerne profondamente l'animo e le aspirazioni.

Infine, nel salutarmi, il Ministro mi espresse l'ammirazione vivissima della Nazione Boema per il bellissimo -contegno dell'esercito italiano nella guerra testè cessata, soggiungendo di essere ben lieto :che l'Italia fosse stata la prima nazione a riconoscere 'la nazione e l'esercito czeco-slovacco e che si ·riteneva fiero che le truppe czeche (30° Reggimento) avessero partecipato allo sfondamento della dissolvenda linea austriaca. Pur non sembrandomi esatta quest'ultima parte, ritenni non opportuno far alcun rilievo al riguardo.

Subito dopo mi recai, solo, ad ossequiare il signor Kramar, Presidente dei Ministri, e a congratularmi con lui per lo scampato pericolo per l'attentato dell'8 ·corrente mese. Ecco schematicamente, i punti più rilevanti della sua conversazione:

I) -Non vuole pagamenti in 'corone dall'AUistria tedesca perché corona ha poco valore; vuole invece scambio di merci.

Il

II) -Accenna ad un recente discorso a me fatto dall'americano Coolidge, che dopo l'armistizio sono scoppiate undici guerre; egli ha risposto non essere ciò che la conseguenza pratica dei 14 punti di Wilson: :poichè, per avere il fatto compiuto, tutti si affrettano ad effettuare occupazioni nei territori cui credono di aver diritto.

D'altra parte le statistiche etniche, specialmente quelle della monarchia austro-ungarica, non sono molto esatte perchè si tendeva a dare risalto ai nuclei tedeschi a danno delle altre nazionalità. (Vi ho trovato una giustificazione delle recenti occupazioni fatte compiere dal Governo czeco-slovacco).

III) -Da informazioni gli risulterebbe che la Polonia sta trattando per rifornimenti di artiglierie dalla Casa Skoda. A tale riguardo, vedi allegato 8 a questa relazione.

Nei .giorni seguenti ebbi occasione, di intrattenermi ancora ·col Reverendo sig. Zahradnik ministro delle ferrovie. Su di ciò ho riferito col mio N. 410 data 17 corrente mese; ora aggiungo una nota inviatami il giorno 19 qui a Vienna, dallo ~stesso Ministro (all. N. 9).

A tale nota era aggiunta una richiesta di materiali, che pur allego (ali.

N. 9) ed alla quale prego riscontro, per poter rispondere al Ministro Zahradnik nel modo che codesto Comando Supremo riterrà più opportuno.

Debbo ancora accennare alla questione della malleveria chiestami dal Governo czeco-slovacco circa un trasporto di armi ed equipaggiamenti richiesti d'urgenza dalla Polonia da Vienna.

Ne ho .già ~risposto sommariamente col mio N. 322 A. M. data 9 c. m. e col

N. 4 relaz. 4 N. 396 S. data 3 c. m. ho trasmesso sia la richiesta fattami dal suddetto Governo sia la mia risposta; e resto in attesa di ordini al riguardo.

Ora aggiungo solo che i materiali che i polacchi affermano essersi già assicurati qui nello stato Austria tedesca (ma che qui, viceversa, si tenta di negare) sarebbero i seguenti:

MATERIALI MATERIALI IN OORSO GIÀ PRONTI (?) DI PROVVISTA Fucili 10.000 40.000 Cartucce . . 5.000.000 15.000.000 Mitragliatrici 200 500 Cartucce per Mitragliatrici nastri 600 15.000.000 Moschetti. 15.000 Pistole . 10.000 Sciabole 10.000 Uniformi 10.000 25.000 Stoffe per uniformi estive 100.000 Stoffe per uniformi invernali 100.000 Scarpe . . 10.000 Aeroplani 80 Cavalli. . 300 Cucine da campo 200

3.000

Selle artiglieria 1.000 Bardature 3.000

Selle cavalleria

La Polonia darebbe, in cambio, al segretariato Austria tedesca per l'alimentazione, carbone, nafta, grasso e partate per 42 milioni di corone, e questo segretariato soddisferebbe le ditte fornitrici.

Osservo:

a) la conferma alla tendenza a evitare pagamenti in corone; b) un'alienazione -più o meno indiretta -di materiale militare da parte della Austria Tedesca onde una liquidazione di attività a danno del creditore essenziale -l'Italia.

Circa le Officine Skoda, sulla base di quanto viene esposto nell'allegato

N. 8, copia del quale viene direttamente inviata al Ministero Marina, sembra opportuno addivenire alle seguenti conclusioni:

A prescindere da quanto si connette con l'industria metallurgica in genere, la Skodawerke possiede al momento attuale molteplici e pregevoli quantità di materiale bellico, in parte già pronto all'impiego, ed in parte in lavorazione, più

o meno avanzata. Quando verrà ripresa la normale attività nelle varie officine, la ultimazione del materiale richiederà un tempo relativamente breve.

Si tratta ora di vedere se convenga disinteressarsi di tutto questo materiale, tanto più che molte saranno presumibilmente le aspirazioni, più o meno legittime sia dello $tato czeco-slovacco, 'che degli altri, derivanti dall'ex monarchia austro-ungarica. Gli czeco-slovacchi evidentemente potrebbero ·aeeampare le maggiori pretese, in quanto ch'essi sono i principali detentori delle...azioni, costituenti il capitale sociale, ma anche gli altri popoli, invocando i diritti di successione, pretenderanno la loro parte di eredità. Comunque il materiale giacente presso la Skodawerke nel mentre rappresenta un vistoso patrimonio· di facile alienazione, potrebbe costituire in caso di bisogno anche un ricco• pegno, di fronte a diritti e compensi sanciti dalle clausole d'armistizio, e non ancora rivendicati.

Ciò premesso, la questione 'potrebbe essere considerata sotto i seguenti.

aspetti:

a) studiare se non convenga acquistare taluni materiali, che sono fra i tipi più moderni e perfezionati, tenuto conto che lo stato di crisi in cui versa attualmente la Ditta potrebbe forse indurla ad accordare buone condiZioni;

b) assicurare il materiale in questione alle Potenze dell'Intesa conglobandolo nel patrimonio bellico inalienabile dell'ex monarchia, ed opporsi formalmente a qualunque tentativo di vendita o suddivisione; e ciò allo scopo di averlo disponibile in sostituzione di altro materiale non consegnato oppure a risarcimento di altri debiti, o di eventuali indennità che venissero imposte.

Attenderò dunque eventuali ordini al riguardo di codesto Comando Supremo.

La situazione nostra a Praga, ottima ai primi inizi delle nuove condizioni di essa, è oggidì ancora buona sebbene fortemente minata.

Hanno contribuito a questo orientamento da un lato il nostro assenteismo e dall'altro lato la insistente invadenza francese (vedi annesso rapporto N. 4

P. M. -All. N. 10).

Il generale Piccione mi ·confermò le impressioni e le notizie avute a Praga. Gli accennai all'impressione spiacevole che si riceve nella capitale per l'assenza di legionari provenienti dall'Italia mentre quelli di Francia sono ovunque e sempre festeggiati (la compagnia di guardia al palazzo del presidente è alloggiata in una bella casa sul corso principale) e si convenne sull'opportunità che sia distaccata a Praga una compagnia dei nostri legionari pel servizio a turno colla guardia d'onore dei legionari francesi.

Nelle varie conferenze avute coi ministri locali si è cercato di intrattenermi su questioni economico-finanziarie e politiche, che però ho sfuggite, non essendo di mia competenza; ma ho capito chiaramente che sarà fruttifera la presenza di un nostro rappresentante influente presso il Governo czeco-slovacco.

Ad ogni modo sia per assicurare in maniera migliore i miei rapporti con Praga, sia essenzialmente, perchè là vi fosse qualche nostro elemento fattivo, ho disposto che il Tenente Colonnello di Stato Maggiore Gaggini (appartenente alla Commissione di Budweiss, dove però una 'SUa assenza temporanea non ha ora conseguenze, chè altri suoi ufficiali vi permangono) vi resti temporaneamente.

In complesso, l'attitudine del nuovo stato czeco-slovacco è decisamente imperialistica. E lo dimostrano cJ;)atentemente la occupazione della Boemia tedesca, quella della Slovacchia -ove la massa della popolazione non ne sembra affatto lieta (vedi .allegato 11 a questa relazione), quella di Presburgo, città magiaro-tedesca e nient'altro, e quella in corso del bacino carbonifero di Teschen (su dL che vedi miei N. 407 e 409 S data 16 e 17 'corrente).

L'essere elementi italiani strumento di questo imperialismo -a danno di austro tedeschi, di magiari e di polacchi -può essere elemento di riflessione. Allego (allegato N. 11) alcuni appunti sui sentimenti della nobiltà boema, dettati dal com. Slaghek imparentato con molte cospicue famiglie del luogo.

(l) -Il tel. risulta redatto il 26 gennaio 1919, ma è stato spedito il 31. (2) -Gruppo indecifrato. (3) -Gli allegati non si pubblicano.
185

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO

(ACS, Carte Orlando)

T. 194. Parigi, 1 febbraio 1919, ore 12,30 (per. ore 16,30).

Comando Supremo ha proposto quesito circa contegno autorità militare nel caso occorresse qualche atto energia a tutela nostro prestigio nei territori occupati oltre linea armistizio. S. E. presidente, d'accordo ministro esteri, risponde non essere possibile stabilire regole generali e reputare necessario ed opportuno il decidere di volta in volta secondo i casi. Ciò compio dovere comunicare per opportuna notizia.

186

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 415. Roma, 1 febbraio 191 ~. ore 13.

Telegramma di V. E. 318 (1).

Presidenza consiglio assicma provvederà subito pexchè censur,. in Italia impedisca qualsiasi pubbUcazione relativa rapporti italo~greci e prega diisporre perchè analoga azione sia esercitata costi dal nostro ufficio censura giorna~ listica.

187

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL SOTTOSEGRETARIO ALL'INTERNO, BONICELLI

(ACS, Carte Orlando)

T. 196. Parigi, l febbraio 1919, ore 13,10 (per. ore 16,50).

A telegramma relativo vescovo Spalato (2). Prego innanzi tutto ringraziare Cardinale segretario di stato per l'atto amichevole e cortese. Nel merito trovo che le ragioni che indussero comando navale a concedere passaporto e agevo~ lezze le puoi chiedere più facilmente tu stesso. Osservo però che le cose dette dal deputato Salvi basterebbero per mettere in sospetto quel monsignore e fare ritenere poco desiderabile sua presenza qui. Se tuttavia Vaticano crede di potersi fidare di lui, è chiaro che con ciò viene ad assumere una responsabilità sia pure soltanto morale, e sarà quindi opportuno che il Vaticano gli richieda una dichiarazione formale del modo in cui egli intende svolgere propria azione di conciliazione e di accordo che dice di volere esercitare. La risposta definitiva sarà bene riservarla all'esaudimento di codesta pratica.

188

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, DE MARTINO, AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

T. rr. 281/564. Massaua, l febbraio 1919, ore 15.

R. ministro Addis Abeba con suo telegramma al ministero esteri in data 15 gennaio riferisce conversazione avuta suoi colleghi Francia ed Inghilterra circa silstemazioni anche territoriali in EtiotPia. Tanto l'uno ehe l'altro credono che potenze debbano costringere Etiopia a riforme interne rese ormai indispen· sabili ma escludono diretto intervento sotto fanna spartizione per imporle. Riconoscono opportunità valersi opera Ras Tafari. Il ministro di Frarcia diverge

..

dall'inglese sui fini da conseguire ciascuno pretendendo azione prevalentemente per suo paese, specialmente in ciò che ha riguardo a Gibuti. Ministro inglese sostiene • che all'occasione solo colla eliminazione della Francia e mediante accordo fra Inghilterra ed Italia sarà possibile pratica sistemazione Abissinia •; ma egli sostiene egualmente che solo Inghilterra è in grado ed in diritto sostituire Francia nei suoi attuali interessi in Abissinia e più specialmente nel suo possedimento di Gibuti, perchè essa soltanto potrebbe dare alla Francia adeguati compensi coloniali e percepire il territorio di Gibuti che per ragioni geografiche etniche e politiche deve logicamente e necessariamente venire riunito alla Somalia inglese. Credo necessario far rilevare che il mio collega d'Inghilterra è recentemente ritornato da Londra ed è a conoscenza (il francese non ebbe conoscenza di tal passo) del memorandum presentato dal nostro ministro delle colonie per la cessione all'Italia tanto di Gibuti che della Somalia inglese: le sue idee renderebbero quindi molto dubbie intenzioni del Governo britannico aderire richieste Italia per quanto riguarda almeno Somalia inglese •.

Ministro francese nega possibilità cessione Gibuti dichiarando che Francia più di ogni altra potenza • è maggiormente in grado assumersi incarico riabilitare e rigenerare Etiopia ed attuare programma di riforme nell'interesse delle tre potenze garanti •. Infine conte Colli riconferma opinione già espressa sulla politica invadente della Francia in Etiopia e sulla sua intransigenza questione Gibuti.

(l) -Non si pubblica. (2) -Cfr. n. 173.
189

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 71.

Con nota verbale in data 27 gennaio il min~stero degli Affari Esteri francese comunicava a'l R. ambasciatore in Parigi che il Governo francese era dell'opinione di non accogliere la domanda presentata dai Governi dell'Austria tedesca e dell'Ungheria di mandare in Siberia due missioni della Croce Rossa incaricate di organizzare soccorsi per i prigionteri Austro-Ungarici e preparare il loro rimpatrio. Ho telegrafato al conte Bonin che il R. Governo concorda col Governo francese.

Prego comunicare quanto sopra nostro commissario Vienna e Budapest.

190

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 2112. Roma, 1 febbraio 1919, ore 22.

Baldacci riferisce: Plamenatz disposto accettare se offertagli carica primo ministro e formare Governo in cui Vujovitch sarebbe ministro finanze e Vucenich ministro guerra e Vutschovitch ministro istruzione giustizia. Ma prima egli

l!

desidera sia chiarita situazione Governo montenegrino in Francia e presso congresso nel senso siagli lasciata libertà azione ed anche che situazione finanziaria Governo Montenegro sia assicurata o con prestito o con sovvenzioni. Resto attesa eventuali istruzioni V. E.

191

VITTORIO EMANUELE III AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A PARIGI (ACS, Carte Orlando)

T. Roma, 1 febbraio 1919, ore 22,05.

Grazie suo interessante telegramma. Confido che con la sua azione si giungerà ad una soluzione soddisfacente per noi tanto nei riguardi coloniali quanto e più nella questione del nostro definitivo possesso di Fiume. Penso sempre più all'importanza che hanno per noi le isole. Come già le ho telegrafato ritengo che il nostro paese molto male si adatterebbe ad una soluzione che rendesse vane le sue giuste aspirazioni.

192

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

T. RR. s. N. Parigi, 1 febbraio 1919, ore 22,25. A tuo telegramma n. 1099 (1). In via di fatto posso assolutamente escludere che opposizione Francia e Inghilterra alla soluzione coloniale proposta da Wilson, sia stata una lustra. Clemenceau lottò con una estrema tenacia e stampa francese durante quei giorni fu di pessimo umore non risparmiando strali diretti contro Wilson. Quanto a. Inghilterra, opposizione dei rappresentanti dei dominions fu ,cosi vivace da ribellarsi allo stesso Lloyd George e da fare stampare nei giornali inglesi che per questa questione si metteva in pericolo l'unità dell'impero britannico. La verità è che la soluzione fu voluta da Wilson in maniera estremamente ostinata e che opposizioni francesi e inglesi furono vinte soltanto quando Wilson fece intendere che egli avrebbe per questa questione persino abbandonato la conferenza. Lascia poi ti dica essere evidentemente esagerata la tua frase quando dici che non vi è ombra di dubbio che anche la soluzione del mandato provvisorio dia luogo alla applicazione del patto di Londra, essendo chiaro che un mutamento di proprietà non si può ritenere equivalente a un incarico di amministratore e per giunta provvisorio. Noi abbiamo inve,ce ragione per sostenere che un mandato sia affidato a noi; ma anche qui le difficoltà pratiche sono

gravissime, poichè nel pensiero di Wilson la provvisorietà di questo mandato è tale da non poter farne argomento di un proprio interesse poiché vi man

.,

cherebbe fa causa. Noi non abbiamo abbandonato la nostra tesi e siamo dispost~ a difenderla sino all'estremo. Ma non posso nasconderti che la situazione èestremamente grave e quasi disperata, mentre le difficoltà che si addensano' sulle nostre rivendicazioni generali inceppano anche più la nostra azione. Noi' ti manderemo domani la richiesta formale che abbiamo preparata, perchè tu faccia osservazioni che credi. Io preferirei però che tu venissi qui non solo per gli aiuti che certamente potresti dare, ma anche perchè vorrei che tu di presenza ti convincessi de1la rete inestdcabile in cui ci troviamo .presi.

(l) Cfr. n. 174.

193

IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

T. 331. Parigi, 1 febbraio 1919.

Rispondo suo 403 (1).

Per ragioni che Le scrivo e perchè anche inglesi e francesi accoglievano proposta tenacemente sostenuta da Wilson era impossibile non accettare tesi americana mandati. Se Italia ottenesse mandato acquisterebbe importante nuova colonia e non potrebbe parlare di compensi nelle vecchie colonie. Personal· mente non credo probabile Italia mandato e quindi rimangono intatti suoi diritti in base articolo tredici. Purtroppo essi non sono molto precisi e credo Francia Inghilterra cercheranno addurre pretesto non aver acquistato colonie germaniche ma soltanto ottenuto mandato. Tale pretesto non potrebbe in buona fede sostenersi mandati equivalendo ad acquisto ma verrà certo accampato. Ad ogni modo fin d'ora si cerca mantenere presente con alleati nostra intenzione chiedere noti compensi se non avremo parte nella distribuzione mandati.

Credo questione rimarrà in sospeso alcuni giorni almeno.

194

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A VITTORIO EMANUELE III

(ACS, Carte Orlando)

T. P. Parigi, 1 febbraio 19.19,

Grazie suo telegramma (2). Circa attitudine soldau americani, circostanza affinità razza rilevata da Vostra Maestà, spiega benissimo attitudine che era stata segnalata anche a me. D'altra parte rimediare alla causa specifica riesce molto difficile. Gioverà, invece, non continuare ad opporsi alle richieste che gU americani hanno fatto e ripetuto di ritirare loro truppe dai nostri territori di occupazione. Circa questioni Africa ed Asia, Vostra Maestà avrà visto come Wilson sia riuscito a far trionfare suo principio attraverso sedute burrascose.

l mandatt provvtsori da dare in nome della futura Lega delle Nazioni sembra .che poco dovrebbero allontanarsi dal carattere dell'attuale occupazione militare, il che renderebbe la soluzione assolutamente transitoria. Noi abbiamo posato -energicamente il nostro diritto ad un trattamento proporzionale, qualunque sia il earattere della soluzione adottata. Tale nostro diritto viene riconosciuto in astratto, ma non si trova ancora il modo di concretarlo. Avremo riunione con BaJfour e Lloyd George, che dovrebbe essere risolutiva. Circa la grande questione dell'assetto territoriale, sembra avvicinarsi la fase della risoluzione. Ieri io e Sonnino abbiamo avuto un lungo colloquio con Clemenceau e Pichon, i .quali cercano di indurci ad un incontro coi jugoslavi. Si convenne che essi .avrebbero prima sondato le intenzioni di questi ultimi e ci avrebbero poi informati. Attitudine Clemenceau apparve amichevole, il che si spiega in relazione .alla preoccupazione francese della intimità sempre crescente tra Inghilterra ed America. Clemenceau, mentre 'lasciò intendere che ci difenderebbe ad oltranza sul patto di Londra, aggiunse che però non credeva sostenibili nostre pretese su Fiume, appunto perchè il patto di Londra le esclude. Io replicai che si trattava appunto di ottenere Fiume per mezzo di concessioni da fare sui territori del patto di Londra. È notevole che a ciò Sonnino abbia aderito, sebbene certamente le concessioni cui egli sarebbe disposto sono insufficienti. Ieri ebbi poi una visita del segretario di Wilson che a nome di quest'ultimo mi pregò di fargli pervenire quel minimum irriducibile di pretese, al di sotto del quale l'Italia non può scendere. Ciò fu accompagnato da dichiarazioni calorose di .amicizia. Si arriva a dire che l'America tiene a contentare l'Italia più che ogni altra nazione, ma che il Presidente è impegnato dalle sue pubbliche dichiarazioni, e bisogna quindi che l'Italia faccia qualche concessione che non lo metta in troppo stridente contraddizione con esse. Io aspetterò l'esito delle trattative che si fanno attraverso la Francia. In complesso, io sono convinto che tanto la Francia quanto l'America sono sinceramente disposte a comporre il dissidio italo-slavo in maniera soddisfacente per noi; ma ritengo che a ciò non riusciranno per l'attitudine assolutamente intransigente degli jugoslavi, quale appare da molteplici eloquentissimi indizi. Ci11ca !situazione int&"lla, Vostra Maestà ha visto come avversa sorte abbia reso vano il mio sforzo per ·costituire in Italia un Governo di ricambio, poichè la malattia di Villa ha lasciato le cose in una :situazione analoga a quella delle mie partenze anteriori.

(l) -Cfr. n. 176. (2) -Cfr. n. 171.
195

lL RAPPRESENTANTE MILITARE PERMANENTE AL CONSIGLIO SUPREMO DI GUERRA, DI ROBILANT, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, E AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ

N. 9031. Versailles, 1 febbraio 1919.

Stamane alle 10 ebbe luogo una seduta del Consiglio Permanente Interalleato indetta per una questione relativa a trasporti marittimi .proposta dal Governo Francese.

..

Finita la seduta il Rappresentante Britannico propose di passare alla discus~ sione dell'occupazione militare dell'Impero Ottomano. Il Delegato Francese si oppose dicendo di non essere stato posto al corrente della ·cosa in via ufficiale dal suo Governo e di non avere istruzioni.

Su di ciò si aprì una discussione confusa e disordinata che ebbe per con• elusione la nota qui annessa che il Generale Bliss, il quale presiedeva, rimet· terà al Segretario Generale della Conferenza.

Sono a disposizione di V. E. per quegli schiarimenti verbali che giudicherà necessari.

ALLEGATO

EXTRAIT DU PROCES-VERBAL DE LA SEANCE DU l••· FEVRIER 1919

Versailles, le 1er Février 1919,

Les Représentants Militaires estiment que pour pouvoir rédiger le Rapport qui leur a été demandé par la Résolution pdse au cours d'une ·conversation des Délé• gués des Cinq Grandes Puissances le 30 Janvier 1919, sur la répartition des charges destinées au maintien de l'ordre par les Forces Militaires Alliées, dans l'Empire Turc et la Transcaucasie, ils ont besoin de connaitre:

l) Les territoires sur lesquels on entend étendre l'occupation vu que certaines régions de l'Empire Ottoman ne sont pas actuellement oocupées;

2) Le nombre total d'hommes nécessaire pour le maintien de l'ordre dans ceS territoires, d'après les indications des Autorités Militaires qui y commandent actuellement;

3) Si l'occupation doit etre mixte, ou partagée en zones, confiées respective~ ment aux Puissances intéressés, et désignées par Elles.

196

MEMORIA DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DELLA PACE

Parigi, 1 febbraio 1919.

Con riserva di presentare speciali memorie illustrative su singoli punti, la Delegazione Italiana ·chiede che il trattato di pace riconosca quanto segue:

l

l) Assegnazione all'Italia dei territori entro il confine alpino e sull'Adria

tico, compresa la città di Fiume, secondo la carta allegata;

2) Riconoscimento all'Italia dell'intera e piena sovranità su Valona con

l'isola di Sasseno, e un territorio sufficientemente esteso ad assicurarne la difesa;

3) Costituzione dell'Albania in uno Stato autonomo e indipendente neutra

lizzato, con incarico all'Italia della rappresentanza di questo Stato nei rapporti

coll'estero;

4) Neutralizzazione in modo completo e perpetuo delle acque, isole e coste

dell'Adriatico Orientale in quanto non siano comprese nei territorii di cul

ai numeri l e 2.

TI

In relazione agli accordi conclusi con i suoi Alleati il 26 aprile 1915, e sulla base della non restituzione alla Germania delle colonie africane, una equa partecipazione dell'Italia nella distribuzione territoriale in Africa, sia in forma di assegnazione sia di mandato.

III

l) Assegnazione all'Italia del mandato di promuovere una amministrazione normale e regolare nelle regioni della Anatolia indicate nella carta qui allegata. 2) Assegnazione definitiva delle isole del Dodecaneso occupate dall'Italia nel Mar Egeo e di Castellorizzo.

IV

l) Concessioni all'Italia nello sfruttamento delle miniere carbonifere di Eraclea (Turchia Asiatica). La regione occupata dal bacino carbonifero rimarrebbe sotto l'alta sovranità della Turchia. Le concessioni di sfruttamento fino ad ora pertinenti alla Turchia ed alla Germania \Passeranno de jure all'Italia.

2) Concessione di stazioni carbonifere:

a) Nell'Africa Orientale presso Dar-Es-Salam.

b) Nell'Afrièa Occidentale, presso Porto Lagos (Nigeria);

c) In Estremo Oriente all'ingresso del Golfo del Petcili, a Khiao-Chiao.

v

Partecipazione dell'Italia alla successione delle concessioni austro-ungariche e germaniche in Cina, e precisamente:

a) Alla successione integrale della concessione austro-ungarica di Tientsin; b) Alla successione parziale delle concessioni germaniche di Hankow e di Nanking (1).

non precisata, che reca alcune varianti : c Con riserva di presentare eventualmente memorie illustrative su singoli punti, la Dele

sazione Italiana chiede che all'Italia il trattato di pace riconosca ed assicuri quanto segue:

I

1) L'acquisto dei territori situati entro il confine alpino e sull'Adriatico, secondo la carta allegata [non si pubblica], ivi compresa l'annessione della città di Fiume.

2) La intera sovranità su Valona, sull'Isola di Sasseno e su di un territorio sufficientemente esteso ad assicurare la difesa di questi punti; nonché la costituzione dell'Albania in uno Stato autonomo neutralizzato, con incarico all'Italia della rappresentanza di questo Stato nei rapporti con l'Estero.

3) La neutralizzazione completa e perpetua delle acque, isole, coste e terra ferma dell'Adriatico orientale in quanto non siano comprese negli acquisti dell'Italia, con immediata inutilizzazione delle opere militari esistenti nelle zone neutralizzate.

II

l) La cessione all'Italia della COte Française des Somalis, del British Somaliland e del Giubaland (Africa orientale). 2) Un accordo per l'indipendenza dell'Arabia con facoltà all'Italia di occupare le Isole Farsan (Mar Rosso).

3) La definizione del confine occidentale della Libia con inclusione della principalecarovaniera fra Gadames e Ghat e delle comunicazioni fra Ghat e Tummo; col libero passaggio sulla carovaniera Gadames-Fort Polignac-Ghat; con facoltà di stabilire consolati italiani e agenzie commerciali italiane nelle zone occupate dalla Francia fra il lago Ciad e i confini meridionali della Libia.

Definizione del confine orientale della Libia con inclusione dell'oasi di Giarabub. Prevalendo ora il concetto che le antiche colonie tedesche debbano essere affidate alle Potenze dell'Intesa che ne esercitino il governo per mandato della Società delle Nazioni,

.,

Parigi, l febbraio 1919.

Le aspirazioni dell'Italia per un assetto razionale delle sue colonie nella revisione della carta d'Africa a cui deve procedere la Conferenza della Pace sono determinate ed avvalorate da un complesso di considerazioni che si fondano essenzialmente sullo stato di fatto e di diritto preesistente alla guerra, nonchè su diritti nati durante la guerra, e sulle giuste necessità italiane del dopo guerra, tenuta presente la mutata situazione politica ed economica, in cui a guerra finita l'Italia si è venuta a trovare.

Lo stato di fatto e di diritto preesistente alla guerra comprende tutto l'insieme della storia coloniale italiana (allegato n. l) dalle prime trattative per l'occupazione di Assab (1869) alla dichiarazione di sovranità sulla Libia (1911) attraverso una lunga serie di atti e di accordi con Sultani e Governi locali e di atti ed accordi con altre potenze europee, in base ai quali il dominio coloniale italiano prima della guerra mondiale risultò costituito come segue:

AFRICA ORIENTALE: Colonia Eritrea e Somalia Italiana; -AFRICA SETTENTRIONALE: Libia (Tripolitania e Cirenaica).

Con la partecipazione dell'Italia alla guerra mondiale e col suo contributo alla vittoria comune degli Alleati, dovrà iniziarsi nella vita coloniale italiana

l'Italia indica come territorio da venirle affidato in amministrazione quale mandataria della Società delle Nazioni la colonia tedesca dell'Africa orientale.

III Il mandato di promuovere un'amministrazione normale e regolare sulle seguenti regioni dell'Anatolia: I vilayet di Konia e di Smirne per intero, nonché parte dei vilayet di Brussa e di Adana in conformità della carta qui allegata. IV l) Bacino carbonifero di Erac!ea. Concessione dello sfruttamento integrale delle miniere

carbonifere di Eraclea (Turchia Asiatica).

La regione occupata dal bacino carbonifero resterebbe sotto l'alta sovranità della Turchia. Le concessioni di Rfruttamento fino ad ora pertinenti alla Turchia e alla Germania passerebbero de jure all'Italia. La concessione francese ed altre minori passerebbero ugualmente

all'Italia previo riscatto in forma e misura da convenirsi colle Società attualmente esercenti 'e concessioni stesse.

2) Stazioni carbonifere:

a) nell'Africa orientale, presso Dar-es-Salam, qualora l'amministrazione dell'Africa orientale tedesca non fosse attribuita all'Italia;

b) nell'Africa occidentale, presso Porto Lagos (Nigeria);

c) in estremo oriente, all'ingresso del Golfo di Petcili, a Kiao-Ciao.

IV

Partecipazione alla successione delle concessioni tedesche ed austro-ungariche in Cina, e precisamente :

a) alla successione integrale della concessione austro-ungarica di Tien-Tsin.

b) alla successione parziale delle concessioni germaniche di Hankow e di Nanking.

Secondo il desiderio espresso da V. E. a S. E. Salvago Raggi, e per di lui incarico. mi pregio trasmettere copia della memoria, compilata da questo Ufficio, su istruzioni dello stesso Marchese Salvago, riassumente il nostro programma coloniale.

La memoria stessa non è stata diramata negli ambienti ufficiali della Conferenza; ne hanno solamente avuto visione, oltre S. E. Sonnino, gli Uffici Militare (Generale Cavallero) e della R. Marina (Comandante Conz) presso questa Delegazione"·

(l) Si pubblica qm m nota una bozza di questa memoria, redatta in data anteriore,

(l) Questa memoria, redatta sulla base del promemoria di De Martino del 24 gennaio 1919 (cfr. n. 97), venne trasmessa a Colosimo con il ,seguente appunto anonimo che reca il timbro di protocollo in arrivo del ministero delle Colonie del 4 marzo 1919: • Memoria sul nostro programma coloniale.

197

MEMORIA DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DELLA PACE SULLE ASPIRAZIONI ITALIANE NEL RIASSETTO COLONIALE. AFRICANO (l)

l'

una seconda fase, di miglioramento organico e di razionale assestamento dei suoi possedimenti africani; fase equamente determinata dalla considerazione che agli Stati che hanno partecipato all'immane conflitto debbano venire riconosciuti ed accordati vantaggi in proporzione del contributo che ciascuno di essi in funzione delle proprie forze ha portato alla vittoria comune.

All'Italia, prima che entrasse in guerra, erano stati promessi dalla Francia e dall'Inghilterra • compensi equi • per il caso che queste Potenze ingrandissero i loro territori a spese delle colonie germaniche.

Entrata poi nel conflitto il 24 Maggio 1915, l'Italia in ogni occasione ha prestato il suo valido ausilio agli Alleati, specialmente nelle fasi non liete della guerra.

l) La flotta italiana, impedendo alla flotta austriaca di uscire dall'Adriatico. ha facilitato il trasporto incolume di truppe degli Alleati dalle coste africane.

2) L'occupazione della Libia, mantenuta dall'Italia con largo impiego di truppe, mai inferiore a 70.000 uomini, a causa delle ribellioni fomentate dai turco-tedeschi, ha impedito il dilagare delle ribellioni stesse, che avrebbero attentato alla sicurezza dell'Egitto, della Tunisia, dell'Algeria, con gravi possibili conseguenze di seriamente compromettere la preparazione e l'attuazione della spedizione in Palestina da un lato, dall'altro il regolare e sicuro trasporto di truppe indigene francesi sul teatro occidentale della guerra europea. Senza contare le ripercussioni che questo stato di cose avrebbe immancabilmente prodotto per propagazione d'idee (assai facile tra le popolazioni africane) nelle regioni dell'interno poste a contatto coi possedimenti europei dell'Africa Settentrionale.

3) La buona guardia fatta dall'Italia in Eritrea (ove mantenne costantemente almeno 10.000 uomini in armi) contigua all'Etiopia, divenuta centro di agitazione e di intrighi turco-austro-tedeschi, ha impedito che azioni ostili, tentate dalla :parte dell'Abissinia e dell'Arabia a danno degli Alleati, avessero effetti pericolosi, specialmente nel periodo di torbidi politici determinatosi in Etiopia nel settembre 1917, quando un colpo di stato rovesciava l'erede del trona etiopico Ligg Jasu.

4) La organizzazione politico-militare della Somalia ha costituito un ele· mento di efficace resistenza contro i tentativi fatti dai tedeschi e dai turehi. per promuovere un movimento religioso-politico che, nei loro progetti, dall'Etiopia, ove faceva capo a Ligg Jasu, avrebbe dovuto riversarsi sulla Somalia e ricongiungersi, per le regioni del Giuba e del Tana, all'azione militare tedesca dell'Est Africa. I risultati conseguiti da questa azione militare, prima dell'intervento delle truppe boere, la insurrezione degli Ogaden di Serenli col conseguente abbandono da parte degli inglesi di tutto il territorio della riva destra del Giuba, J'alleanza di Ligg Jasu col Mullah, il ritiro a Berbera dei presidi del British Somaliland, conferivano al movimento carattere di seria minaccia non solo per la nostra colonia, ma anche per la politica generale della Francia e in specie dell'Inghilterra nell'Africa Orientale.

La fedeltà saputa assicurare dei sultani di Obbia e dei Migiurtini nella Somalia del nord ed i nostri presidi avanzati di Buio Burti e Lugh, hanno impeditO> che la minaccia si concretasse, togliendo a Ligg Jasu gli aiuti delle popolazioni somale ed ai tedeschi e turchi la possibilità che le genti islamiche od islamizzantt dell'Etiopia meridionale si congiungessero coi rivoltosi del medio Giuba, nonchè liberando da preoccupazioni di ostilità a nord le forze dell'East Africa impegnate nella lotta contro l'Ost Africa.

L'Italia quindi conscia di avere, oltre che con la grande guerra da essa vittoriosamente condotta a termine, contro l'intero esercito austro-ungarico, cooperato anche al conseguimento delle vittorie degli Alleati in Africa, si presenta alla Conferenza della Pace colla coscienza che le sut aspirazioni, per quanto riguarda la futura sistemazione africana, trovino equo fondamento sui diritti da essa acquisiti durante la guerra ed in occasione di essa.

Se si vuole che la pace sia giusta e duratura, e corrisponda ai fini etici cui tendono le nazioni civili, prossime ad unirsi in una Lega basata sul sicuro riconoscimento dei reciproci diritti e doveri, bisogna provvedere ad evitare le cause di futuri dissensi f.'a gli Alleati di oggi perchè restino tali domani. Per raggiungere in Africa questo scopo, mezzo efficace è la formazione di possedimenti coloniali costituiti in modo che ne risulti un tutto il più possibile organico ed omogeneo, dai punti di vista geografico, etnico, economico, ecc.

In base ai principi suesposti, l'Italia riassume nel modo seguente i suoi desiderata coloniali per ottenere una sistemazione organica ed integrale delle sue colonie, dell'Eritrea, della Somalia, e della Libia.

l) PER L'ERITREA E LA SOMALIA:

Mediante amichevoli accordi con l'Inghilterra e colla Francia, permettere all'Italia di annettere alle sue colonie dell'Africa Orientale (coprenti complessivamente una superficie di Kmq. 518.000) il Protettorato della Costa Francese dei Somali, ed il Somaliland Britannico (complessivamente kmq. 197.100).

Nei riguardi dell'Etiopia abolire l'accordo a tre di Londra del 1906 e tornare al regime dei protocolli itala-britannici del 1891 e 1894, rimanendo l'Etiopia nella sua indipendenza politica, che l'Italia intende rispettare.

Mediante speciali accordi colla Francia e coll'Inghilterra stabilire rispettivamente gli oneri dell'Italia per il rilevamento della ferrovia Gibuti-Addis Abeba; per rendere agevole alla Francia l'acquisto di una stazione navale sulla via del Madagascar e del Tonchino; per garentire l'Inghilterra circa la questione della defluenza delle acque etiopiche al Nilo; per regolare tutti gli altri necessari rapporti fra le tre Potenze.

L'acquis,to da parte dell'Italia del territorio di Gibuti e dell'unica via ferroviaria di penetrazione in Etiopia (Gibuti-Addis Abeba) costituirebbe il fulcro della sistemazione delle colonie italiane dell'Africa orientale, poichè, principalmt>nte per quanto riguarda il commercio delle armi e delle munizioni, Gibuti fu sempre causa di turbamento delle buone relazioni fra le potenze alleate mentre la scissione in due parti (quale è attualmente) dei possedimenti italiani dell'Africa Orientale, sarebbe sempre di impedimento al completo sviluppo economico e sociale dell'Eritrea e della Somalia.

La Somalia Italiana, essendo priva di porti, non potrà sperare alcuno sviluppo economico per sè, nè per l'Abissinia meridionale, se non ottenendo dal· l'Inghilterra il Giubaland col porto di Chisimaio (Allegato n. 2).

2) PER LA LIBIA: La dichiarazione franco-britannica di Londra del 21 Marzo 1899 divise tra Francia e Inghilterra l'Hinterland della Tripolitania e dalla Cirenaica, non tenendo conto nè degli interessi mediterranei dell'Italia, nè degli interessi ~eografico-economici delle due Provincie allora facenti parte dell'Impero Ottomano, le quali appunto dal possesso delle oasi interne sino alla regione del lago Ciad, ripetevano la principale ragione della loro prosperità. A ristabilire l'equilibrio dell'Hinterland Libico così turbato per la predetta dichiarazione del 21 Marzo 1899, l'Italia già ha ottenuto in massima dalla Francia la rettifica del confine occidentale della Tripolitania. Chiede ora, -per assicurare le condizioni indispensabili al suo commercio, che tale rettifica comprenda la principale carovaniera fra Ghat e Gadames, nonchè assicuri in territorio italiano le comunicazioni tra Ghat e Tummo, il libero passaggio sulla carovaniera di Gadames-Fort Polignac-Ghat (allegato n. 5) e Ja facoltà di stabilire consolati ed agenzie commerciali nelle zone occupate dalla Francia fra il Lago Ciad ed i possedimenti italiani della Libia. All'Inghilterra l'Italia chiede una razionale linea di confine fra la Cirenaica e l'Egitto ed il Sudan Egiziano, linea ·Che parta da Ras Gebel Solum e lasci in •territorio cirenaico non le Oasi di Cufra, già italiane, ma anche l'Oasi di Giarabub, ove si trovano i Luoghi Santi della Senussia, la Confraternita Musulmana che ha in Cirenaica il maggior numero dei suoi affiliati formanti la quasi totalità della popolazione nonchè la residenza abituale dei suoi capi supremi. (allegato n. 4).

3) COSTA ARABA DEL MAR ROSSO: L'Italia, Potenza Musulmana rivierasca del Mar Rosso, non può disinteressarsi delle questioni concernenti il Mar Rosso, e delle condizioni politiche dell'Arabia prospiciente all'Eritrea. Essa chiede quindi che, in conformità dei precedenti accordi italo-francobritannici, nessuna potenza occupi l'Arabia e che ne sia garantita ;l'indipendenza per mezzo di capi locali; che il commercio e la penetrazione economica coll'Arabia siano liberi; che i Luoghi Santi dell'Islam nel Hegiaz siano in mani musulmane indipendenti. Nell'interesse della colonia Eritrea sia dal punto di vista economico-commerciale, che da quello politico-strategico, l'Italia chiede che le venga riconosciuta la facoltà di occupare le Isole Farsan di fronte alle coste dell'Assir (allegato

n. 5).

I dati seguenti serviranno a dare una idea esatta di come le domande e i criteri suesposti per la revisione della carta d'Africa non solo non alterino le attuali proporzioni di popolazione e di superficie metropolitana e coloniale tra Francia, Inghilterra e Italia, ma portino anzi a risultati proporzionalmente più favorevoli alle prime due Nazioni:

popolazione superficie Francia 40.000.000 circa 536.464 Kmq. Inghilterra 46.000.000 314.433 Italia 36.000.000 286.610

Prima della guerra: popolazione superficie Colonie Francesi 36.000.000 circa 9.253.084 Kmq. Colonie Inglesi 36.000.000 5.676.679 (esclusi Egitto e Sudan) Colonie Italiane 1.578.000 1.758.000 La ripartizione tra Francia e Inghilterra delle colonie germaniche in Africa è provvisoriamente già avvenuta nella seguente misura: Inghilterra occupa nel Togo Kmq. 40.000 Inghilterra occupa nel Camerun 100.000 Inghilterra occupa in Africa sud-ovest 835.000 Inghilterra occupa in Africa sud-est 800.000

Totale Kmq. 1.775.000

Francia orcupa nel Togo Kmq. 47.000 Francia occupa nel Camerun 675.000

Totale Kmq. 722.000 di guisa che le cifre delle occupazioni territoriali in Africa vengono ad esser& così modificate:

Inghilterra da Kmq. 5.676.679 a Kmq. 7.451.779 (esclusi Egitto e Sudan); li'.r~ncia da Kmq. 9.253.084 a Kmq. 9.975.084.

Con l'acquisto della Somalia Francese, del Somaliland e del Jubaland bri~ tannico, delle Isole Farsan e con la rettifica dei confini della Libia si verrebbe ad avere per l'Italia un numero di abitanti 727.000 circa su una superficie di Kmq. 900.000 circa: in totale una popolazione coloniale di 2.305.000 su una superficie di 2.658.000.. sempre con enorme sproporzione in ·relazione ai dati suesposti delle colonie inglesi e francesi.

Do1po quasi mezzo secolo di esperienza coloniale, l'Italia ha il sentimento di poter utilmente continuare a curare lo sviluppo delle popolazioni afrkane che le lotte sostenute in passato, gli studi e l'opera dei viaggiatori italiani, l'azione diplomatica e la vittoria presente, hanno affidato ed affideranno al suo governo ed alla sua amministrazione.

L'Italia (Governo e Popolo) ha già nel suo passato coloniale dato ampie prove della sua facoltà colonizzatrice in armonia con i i più alti ,prindpi d'urna~ nità oggi proclamati e ·sostenuti dal Presidente Wilson.

Le popolazioni eritree e somale ·che godono sin dai primi tempi deLl'oocupazione italiana del più liberale trattamento, hanno dimostrato il loro attaccamento alla madre patria accorrendo liberamente (poiché l'Italia non ha mai imposto la leva obbligatoria nelle sue colonie) sotto le bandiere italiane nella lotta contro il comune nemico in Libia.

La proposta italiana che riunirebbe in una sola colonia le tre parti ora staccate della Penisola dei Somali (Cote Française des Somalis, British Somaliland, e Somalia Italiana) avrebbe inoltre lo scopo di affratellare sotto un unico Governo le parti sparse di un popolo etnicamente uno, il popolo somalo, il quale

sarebbe così avviato in modo compatto ed eguale verso il suo migliore avvenire di civiltà e di progresso. QueHo sin qui esposto costituiva il programma coloniale italiano preparato ·per la discussione alla Conferenza della Pace (Allegato N. 6 •carta).

Skcome ora però prevale H concetto che le antiche colonie tedesche debbano essere affidate alle Potenze dell'Intesa che ne esercitino il Governo rper mandato della Società delle Nazioni, l'Italia appoggiando •la sua domanda !Sulle ragioni sopra esposte, indica come territorio da venirle affidato in amministrazione, quale mandataria della Società nelle Nazioni, la colonia tedesca dell'Africa Orientale (1).

198

IL CAPO DELL'UFFICIO STAMPA DEL MINISTERO DELL'INTERNO, NATOLI, AL MINISTERO DELL'INTERNO

(ACS, Carte Orlando)

T. 211. Parigi, 2 febbraio 1919, ore 11,30 (per. ore 14). Come d'intesa da stasera iniziasi regolare invio direttive comunicate da ufficio stampa a corrispondenti italiani. Tali direttive dovranno servire di base uffici regno per azione da svolgere sia nei riguardi censura pubblicazioni non provenienti da Parigi sia soprattutto nei riguardi intonazione tali pubblicazioni. Naturalmente necessità ed opportunità di questa inspirazione che deve essere riservatissima si manifesta più specialmente per piccola stampa o per giornali che non hanno Parigi propri corrispondenti. A tale uopo invio elenco corrispondenti di Parigi accreditati ufficio stampa Presidenza del Consiglio con intesa che di mano in mano saranno comunicate eventuali modifiche od aggiunte. Intanto a proposito principio mandato approvato da Conferenza pace è bene tenere presenti seguenti criteri. Mandato provvisorio fino progettata Lega Nazioni ,si applica anche per tutti territori coloniali e impero ottomano nel senso che attuali oc.cupazioni da parte singole potenze Intesa non pregiudichino eventuale diversa sistemazione. Partendo da questo concetto non deve essere escluso che Italia possa subito aspirare mandato per qualche colonia tedesca che più direttamente la interessi nei riguardi suoi possedimenti africani. È tuttavia opportuno che stampa non accenni né questione etiopica né colonia

francese Gibuti come non accenni in modo assoluto tendenza già tramontata di applicare principio mandato anche territori impero austro-ungarico.

l

199

IL SOTTOSEGRETARIO ALL'INTERNO, BONICELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A PARIGI (ACS, Carte Orlando)

T. 213. Roma, 2 febbraio 1919, ore 21. A mie domande ammiraglio Millo rispose con seguente radiogramma:

• Ritengo opportuno vescovo Spalato sia lasciato proseguire Parigi perchè suo

•l

atteggiamento cambia in nostro favore mentre lo impedirgli andare potrebbe diventare grave motivo protesta contro di noi •. Sono in attesa esito ulteriori pratiche 'Che barone Monti sta esperendo in relazione istruzioni tuo telegramma (l).

(l) Gli allegati non vengono pubblicati.

200

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, AL MINISTRO ALL'AJA, SALLIER DE LA TOUR

T. 158. Roma> 2 febbraio 1919) ore 22.

Suoi telegrammi n. 24 (2) e 27 (3).

Accordo interalleato 21 dicembre Parigi stabilisce che navi mercantili austro-ungariche saranno requisite per conto Governi associati dalla potenza o dalle potenze in migliore posizione per metterle servizio armandole se necessario.

l) Tale misura è provvisoria, non pregiudica proprietà e destinazione finale navi. 2) Utilizzazione navi sarà regolata da consiglio interalleato trasporti marittimi. 3) Navi alzeranno poppa bandiera interalleata e albero maestro bandiera nazione che l'utilizza.

Applicazione tali decisioni è affidata ad autorità navale più vicina.

Istruzioni che S. V. attende devono venirle da S. E. Sonnino cui tutto è stato riferito.

201

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A VITTORIO EMANUELE III

(ACS, Carte Orlando)

T. Parigi) 2 febbraio 1919.

Ringrazio del telegramma (4).

La situazione qui è sempre estremamente difficile. Inghilterra sta alquanto in disparte, ma Lloyd George non cela sue antiche e note simpatie per gli jugoslavi. Clemenceau, che muta spesso il contegno verso di noi, non arriva però ad ammettere, neanche nei suoi migliori momenti, che noi possiamo pretendere Fiume oltre patto Londra. Wilson moltiplica gli appelli a noi perché

• si possa rendergli possibile di conciliare il suo grande affetto per l'Italia con una elementare coerenza nei principi da lui manifestati •. Ho motivo di credere essere idea di Wilson di costituire Lega Nazioni e di aobozzare le risoluzioni delle più grosse questioni europee prima del suo ritorno in America, il che spiega premure vivissime che fa a noi. Non si esclude persino in alcuni ambienti ipotesi

.che in caso eli mancato accordo tra Italia e jugoslavi, il problema dei territori in contestazione sia rimesso alla Società delle Nazioni. Non debbo spiegare a Vostra Maestà la gravità di questa ultima ipotelsi. 'Io mi riserbo di fare entro le quarantotto ore un estremo passo presso Wilson per indurlo ad una soluzione minima, capace di salvaguardare i nostri più essenziali interessi, tra cui Fiume. In questa situazione così difficile Bonin mi parla della probabile prossima venuta di S. M. la Regina e di qualche prindpessa. Certo il motivo puramente familiare di tale gita non può non imporre rispetto a ~chicchessia; ma io debbo pregare vivamente Vostra Maestà di considerare se questa visita non possa essere brevemente rinviata nel caso in cui non vi fossero ragioni di assoluta urgenza. È questo il momento del dibattito più aspro; la tensione cogli jugoslavi è estrema, e per giunta è oggi arrivato il principe di Serbia. Ripeto che io non ardirei in nessun caso far :prevalere un motivo politico 1sui :più intimi ~sentimenti familiari; ma debbo adempiere al dovere di rappresentare a Vostra Maestà quello che appare lato politico della questione. Ritengo invece assai probabile che colla !Partenza di Wilson, che avverrà verso la metà di febbraio, si verificherà un periodo di relativa stasi nei lavori della conferenza, almeno per quanto riguarda le più gravi questioni politiche, ed allora ritengo che il viaggio di S. M. la Regina .avrebbe minori ripercussioni politiche.

(l) -Cfr. n. 187. (2) -Non si pubblica, ma cfr. p. 122, nota 3. (3) -Cfr. n. 180. (4) -Cfr. n. 191.
202

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL DELEGATO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, SALVAGO RAGGI

T. GAB. P. 419/1146. Rama, 2 febbraio 1919 (per. il 2). Rileggo suo 310 (1). Non vedo nell'esposizione nostre domande coloniali la frontiera orientale

della Libia nè il ritorno ai protocolli del 1891 e 1894 nel riguardo della Etiopia. Le sarò grato se vorrà telegrafarmi in proposito.

203

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL SUO SEGRETARIO, BIANCHERI

T. 518/72. Parigi, 2 febbraio 1919.

In seguito proposta americana far evacuare Montenegro da truppe alleate in modo da lasciare popolazioni completamente libere determinare da sole loro futuro assetto, ho telegrafato quanto segue alla R. ambasciata a Parigi: • Prego comunicare al signor Pichon che il R. Governo concorda circa l'opportunità di adottare la proposta americana di fare evacuare dalle truppe alleate il Montenegro. Pregola inoltre fare presente al signor Pichon convenienza che le truppe serbe siano le prime a lasciare territorio montenegrino, come pure che

•l

nessun ostacolo venga frapposto all'eventuale ritorno del re Nicola alla sua capitale •. Pregola informare subito Piacentini di quanto precede per sua opportuna conoscenza e norma.

(l) Cfr. n. 169.

204

IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI, S. PIACENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI, E AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ

T. 510/976. Valona, 2 febbraio 19.19 (per. il 2).

(Per delegazione italiana Parigi): riferimento telegramma 65 data 30 gennaio (1). (Per tutti). Questa mattina generale Franchet d'Espérey sbarca,to ore 8 e trattenutosi fino a ore 11, dovendo subito ripartire per Costantinopoli.

Nel colloquio avuto mi ha detto che per asstcurare esistenza popolazione Scutari era necessario allargare giurisdizione presidio interalleato fino a 10 Km. dalla città come nel 1913. Che tale fu l'intendimento deJ,le potenze alleate nello stabilire presidio interalleato, che perciò dovevansi ritirare presidi italiani Bltoia e Busati e ,che per salvaguaroare prestigio italiano, ,sarebbe stato presidiato Busati con una compagnia italiana di Scutari.

Circa amministrazione cilttà ha detto avere ordinato Colonnello de Fourtou suddividere varie branche amministrative in tre parti sottoponendo ognuna alla direzione di un ufficiale alleato itala-franco-inglese sotto presidenza francese. Ho risposto essere situazione Scutari oggi completamente diversa dal 1913. Allora città tolta alla Turchia non sapevasi ancora a chi dovesse appartenere. Inoltre eravi interessata Austria che oggi non esiste più. Allora non esisteva Albania ,che oggi esiste e a eui venne assegnata città Scutari.

Che pertanto occupazione odierna non può avere carattere di ripristino

dell'antico. Ad ogni modo che dovevo attenermi istruzioni mio Governo che

indicavano come basi :ststemazione Scutari: l) Occupazione interalleata Hmitata

città e sue immediate dipendenze con carattere semplice occupazione militare

senza attribuzioni politico-amministrative. 2) Qualora si volesse ,conservare

amminist,razione con carattere militare questa avrebbe dovuto dipendere da

tutti i ,comandanti presidio alleato e che presenza ufficiali italiani avrebbe age

volmente conciliato regime speciale di Scutari con amministrazione rimanenti

territori Albania occupati da italiani, modo migliore questo per assicurare esi

stenza popolazione città.

Generale Franchet d'Espérey fece comprendere che sorte Scutari non poteva dirsi ancora decisa essendo città desiderata da molti. Conclusione coUoquio che ambedue avremmo riferito rispettivi Governi. Massima cordialità.

h

1L COMANDANTE DEL PRESIDIO MILITARE DI SCUTARI, PERRICONE, 205.

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 521/52. Scutari, 2 febbraio 1919 (per. iL 3).

Colonnello de Fourtou istituito simulacro governo interalleato che egli .dichiara .conforme allo statuto internazionale 1913. Istituzione odierna consiste nell'aver nominato un capitano inglese presso ufficio finanze, poste, telegrafi, dogane. Italiano per lavori pubblici, catasto, debito pubblico. Francese per giustizia e istruzione pubblica. Municipio, polizia, gendarmeria dipendono direttamente da de Fourtou. I tre ufficiali delegati si riuniscono mensilmente sotto la presidenza di de Fourtou. Nessuna ingerenza azione di governo è stata riconosciuta ai comandanti distaccamenti.

(l) Cfr. n. 158.

206

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO,

AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

L. Parigi, 2 febbTaio 1919.

Non so se dopo il mio telegramma di ieri sera (l) tu ti sia deciso a partire. In .caso affermativo, il contenuto della .presente lettera te Jo dirò a voce. Ma intanto io vogldo che tu veda l'intervista pubblicata oggi del primo minilsti o di Australia, signor Hughes, la quale sembra proprio fatta a posta per mettersi in relazione col telegramma che ti spedii ieri sera (2). Questa intervista dimostra infatti.: primo, quanto forte fosse la pressione di Wilson, se essa determinò !"adesione

dell'Inghilterra malgrado un dissidio cosi vivo con .le proprie colonie da tradursi

.in una vera ribellione: altro che lustra! Secondo, il carattere assolutamente

provvisorio della risoluzione .presa. Il signor Hughes dice, infatti, ·che egli accet

terebbe il mandato (dico, tra parentesi, che questa accettazione è dell'ultima

.ora, dappoichè il signor Hughes ,ostenne vivamente l'annessione); xna si ribella

.contro il rinvio di tale concessione di mandato. Ciò vale a lumeggiarti quanto

E quindi io lascio a te di salvare la parte che tu chiami relativamente piccola del grande tutto, mentre io non tralascerò di difendere questa parte relativamente piccola e son certo che incontrerò la tua approvazione e la tua solidarietà».

io ti ho telegrafato circa l'assoluta precarietà delle attuali deliberazioni che rappresentano in sostanza il prolungamento dello statu quo.

L'intervista di Hughes servirà finalmente a dimostrarti •Che quanto tio ti ho telegrafato sulle immense difficoltà della situazione, non solo non p€CCa di esagerazione, ma resta al di sotto della realtà. Per quanto grande sia l'idea che ci si possa fare dei di,ritti dell'Italia in materia coloniale, resterà sempre vero che essi formano una parte relativamente piccola di un grande tutto. Per l'Australia, invece, la Nuova Guinea è insieme questione territoriale e coloniale, e rappresenta per essa ciò che la Dalmazia è per noi. Ora l'Australia ha dato alla guerra decine di migliaia di morti, centinaia di milioni, e si vede i'ifiutata una pretesa così relativamente ,piccola e dal suo punto di vista ;perfettamente giustificata. Ripeto che nulla potrebbe meglio lumeggiare tutta la gravità della situazione ·che questa intervista, che tu mediterai.

(l) -Cfr. n. 192. (2) -Cfr. anche la seguente minuta di telegramma senza data, di pugno di Colosimo, conservata in ASMA! : c Ti ringrazio della intervista Hughes che io per tuo invito ho Jlerfettamente meditato. Perdonami: ma Hughes dal suo punto di vista è perfettamente sulla stessa linea del tuo Ministro delle Colonie dal punto di vista italiano. La intervista lumeggia, come tu scrivi, tutta la gravità della situazione; ed io con doveroso omaggio alla tua opera l'ho riconosciuto e chiaramente telegrafato ieri a Salvago. Senza portare avviso poi sulla tua affermazione che i diritti dell'Italia in materia coloniale formano una parte relativamente piccola di un grande tutto, concezione che potrebbe portare all'estrema conseguenza di sacrificarli per una porzione qualsiasi del grande tutto; io penso che nel grande tutto, quando è trattato da uomini come te possano trovarsi elementi tali di transazioni da tutelare anche i diritti dell'Italia in materia coloniale.
207

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL SOTTOSEGRETARIO ALL'INTERNO, BONICELLI

(ACS, Carte Orlando)

T. 218. Parigi, 3 febbraio 1919, ore 10,20 (per. ore 16).

Circa vescovo Spalato mentre resta inteso delle ulteriori pratiche che farà Monti osservo a proposito del telegramma di Millo (l) che qui non si tratterebbe in nessun caso di impedirgli di venire a Parigi. Questo stadio fu evidentemente superato facendolo passare attraverso nostre linee militari. Si tratterebbe soltanto di vedere se la Santa Sede, in via amichevole, possa persuaderlo a non venire e le ulteriori pratiche si intendono riferirsi appunto alla indagine sulle effettive intenzioni del vescovo per trarne argomento circa l'azione da esercitare su di lui. Ma questa azione s'intende che deve essere sempre nel campo della persuasione e non mai nel campo della coazione.

208

IL CAPO DELL'UFFICIO STAMPA DEL MINISTERO DELL'INTERNO, NATOLI, AL VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO AD INTERIM, VILLA

(ACS, Carte Orlando)

T. PRECEDENZA ASSOLUTA S. N. Parigi, 3 febbraio 1919, ore 20,45.

Complesso aspirazioni greche esposte on. Venizelos come era prevedibile contiene gravi interferenze con aspirazioni italiane Richieste greche devono quindi essere attentamente esaminate sia pure con migliori disposizioni animo risolte in armonia legittime aspirazioni politka italiana.

Per quanto infatti si riferisce nchiesta Epiro settentrionale è da notare anzitutto fatto che Epiro settentrionale corrisponde Albania meridionale, sicchè tale richiesta dovrà essere messa in rapporto non solo con problema albanese, ma con problema Adriatico che ambedue direttamente interessano Italia, e motivi per cui essa è scesa in guerra. Per quanto poi riferiscesi richiesta Dodecaneso è ovvio che questione relativa non può essere esaminata come per se stante, giacchè Italia ha interessi sul Mediterraneo orientale e nell'Asia minore che devono esserle tutelati. Se ed in quanto tali interessi saranno tutelati se ed in quanto altre potenze prenderanno posizione Mediterraneo orientale ed Asia minore, Italia può vedere discutere questione Dodecaneso. Intanto è da notare con compiacimento che Venizelos insieme con questione Dodecaneso ha sollevato questione Cipro, ed è fuori dubbio che le due questioni non possono essere risolte in modo diverso. Su richieste presentate a riguardo Tracia, Italia può disinteressarsi, ma è superfluo osservare che essa deve venire esaminata e risolta in base principio Wilson autodecisione popoli. È confermato divieto accenno accordi intervenuti in corso fra Italia e Grecia.

(l) Cfr. n. 199.

209

IL SOTTOSEGRETARIO ALL'INTERNO, BONICELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

'T. 224. R.oma, .1 febbraio 1919, ore 22,10.

Dopochè il contegno dell'ammiraglio Millo mostrò nella più aperta forma al vescovo di Spalato il gradimento per il viaggio suo a Parigi, gradimento che il vescovo attribuisce al Governo italiano, il Vaticano sembra non intenda assumere !Per sé l'odiosità di trattenerlo. Monti farà ultime pratiche domani. Ma rebus sic stantibus prevedo che converrà !asciarlo proseguire per H meno :male. Monti sta pure occupandosi della pratica relativa all'Annuario delle diocesi redente.

210

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN LONGARE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. GAB. 153/50. Parigi, 3 febbraio 1919.

Ho l'onore di qui unita trasmettere all'E. V. copia della nota da me inviata a questo ministro degli Affari Esteri circa l'evacuazione delle truppe alleate dal Montenegro, in obbedienza al telegramma posta n. 195 del 2 febbraio 'corrente (1).

ALLEGATO

BONIN LONGARE A PICHON

Parigi, 2 febbraio 1919.

Par sa lettre du 29 janvier V. E. a bien voulu me faire savoir que le Gouvernement de la République acceptait en ce qui le concernait que seuls des contingents américains fussent chargés d'occuper le Monténégro mais que le Gouvernement des Etats Unis s'était prononcé contre toute occupation du Monténégro estimant que dans l'intéret d'une solution équitable de la question toutes les troupes d'occupation devaient etre retirées. En présence de cette décision V. E. exprimait l'avis qu'il ne restait qu'à donner au général commandant les armées alliées d'Orient l'ordre de faire évacuer purement et simplement le Monténégro. V. E. désirait en meme temps connaitre si tel était également l'avis du Gouvernement du Roi.

J'ai maintenant l'honneur de l'informer que le Gouvernement du Roi partage la manière de voir du Gouvernement français sur l'opportunité d'accepter la proposition américaine de l'évacuation du Monténégro par toutes les troupes alliées.

II pense cependant qu'en vue d'assurer la solution équitable visée ci dessus et de laisser aux populations le soin de décider en toute liberté de leur sort il serait préférable que toutes les troupes serbes fussent parmi les premières à quitter le territoire monténégrin. Il pense aussi qu'il faudrait dans le meme but que le cas échéant aucun obstacle ne fut opposé au retour éventuel du Roi Nicolas dans sa capitale.

(l) Cfr. n. 203.

211

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 520/1773. Comando supremo, 3 febbraio 1919 (per. it 3).

Riferimento telegrammi 927 (l) e 935 data 30 gennaio di S.E. Piacentini (2).

Richiamasi attenzione codesto ministero suddetto telegramma e rappresen

tasi necessità energico intervento codesto ministero per impedire arrivo in terri

torio montenegrino armi e munizioni e possibile divieto arruolamento forzato

montenegrini da parte serbi.

l) Arruolamento montenegrini fatto da serbi procede ad Antivari e paesi limitrofi con

difficoltà. Motte reclute montenegrine nonché parecchi albanesi reclutati a viva forza nei

distretti Dul<-igno e dintorni per sfuggire servizio militare chiedono di imbarcarsi per Italia e

rifugiarsi nella Kraina o in Albania.

2) Popolazione Antivari è stanca e mostra nascostamente avversione e sfiducia per diri

genti partito serbo che finora non hanno provveduto che in minima parte viveri denaro e

indumenti da essi largamente promessi.

3) Giorno 28 corrente è stato convocato a Cettigne per decidere indipendenza Montenegro oppugnata... [gruppo indecifrato] sua unione jugoslava. 4) Il Comitato di Podgoritza ha decretato che dal giorno 24 abbia vigore per i serbi, croati e slovèni il calendario gregoriano invece di quello ortodosso. 5) Dei battaglioni inglesi diretti Scutari e di passaggio Antivari il 20 dicembre, trovansi tuttora ad Antivari il Comandante, parecchi ufficiali ed una compagnia •·

(l) -Non si pubblica. (2) -T. 473/935, del 31 gennaio 1919, pervenuto lo stesso giorno, col quale Piacentini comunica: c Per doverosa informazione comunico seguenti notizie pervenute da Comando Presidio Antivari:
212

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 522/1919. Zona Guerra, 3 febbraio 1919 (per. il 3).

Seguito informazioni capitano Avarna di cui telegramma 24947 data 31 gennaio relativo scioglimento Scupcina Podgoritza e nuove elezioni indette per giorno 3 febbraio, comunicasi seguente telegramma pervenuto da stesso ufficiale collegamento: • 81. Risulta ·che battaglione francese 108° reggimento verrà \Sostituito 42° battaglione coloniale.

Colonnello francese addetto generale Vene! ha informato tenente Marcolini collegamento comando francese che, occasione suddetta sostituzione compagnia francese Cettigne verrà ritirata. Ad obiezione tenente Marcolini che per nuove elezioni rimarrebbero Montenegro solo truppe serbe, colonnello francese rispose generale Franchet, sua visita Cettigne, avrebbe riconosciuto reparti Montenegro essere jugo-slavi non serbi. Informazione risponde nuova pretesa serba presentare in Montenegro grande Serbia sotto firma Jugoslavia.

Comunico comando supremo e Valona. Capitano Avarna •.

213

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 157/2239/1182. Roma, 3 febbraio 1919 (per. il4).

Ministero della Guerra comunica oggi lettera Comando Supremo del 31 gennaio chiedendo di urgenza apportare sostanziali modificazioni circa Etiopia, Arabia e Hinterland Tripolino alla carta di questo Ministero annessa alla memoria del 30 ottobre scorso da V. E. comunicata a Balfour. La richiesta del Comando Supremo è fatta a nome dell'E. V. Non avendo avuto alcuna notizia su queste modificazioni .prego l'E. V. di farmi avere un suo cenno telegrafico.

214

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 540/198. Londra. 3 febbraio 1919 (per. il 4).

Seguito 176 (1). È stata definitivamente decisa ripresa commercio con Serbia e Romania. Annunzio dovrà essere fatto in tutti paesi associati quattro febbraio.

(l) Cfr. n. 165.

215

IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI,

S. PIACENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 542/1075. Zona Guerra, 3 febbraio 1919 (per. U 4).

Comandante Perricone, nella relazione n. 100 del 20 gennaio scorso, chiede a codesto ministero delle direttive per recarsi presso Bib Doda e convincerlo agire per causa Albania. Essendo Bib Doda vice presidente Governo provvisorio e completamente legato causa Albania pregherei codesto ministero non consentire che altri si intrometta in questione già avviata anzi risolta e ciò allo scopo creare complicazioni che non farebbero che produrre dannosa confusione e malintesi. Ho disposto perché sia dato aiuto direzione giornale Populit cui accenna comandante per propagazione suddetta relazione inviando comunicato Ioele e fornire carta.

216

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SACERDOTI DI CARROBIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 554/36. Copenaghen, 3 febbraio 1919 (per. il 5).

Mio telegramma n. 21 (1).

Ho parlato col ministro Affari Esteri di nuovo per questione prestito. Egli era perfettamente al corrente del colloquio avvenuto tra il nostro delegato Londra e signor Andersen e mi disse che circoli finanziari continuando mostrarsi poco favorevoli nostra richiesta, egli aveva chiesto loro di attendere ritorno Andersen ed udire suo parere prima di decidere. Procurerò parlare io ad Andersen nonchè a qualche altro influente banchiere. Non ho mancato fare osservare al ministro che avevamo aderito aumento razione nella convinzione che Governo danese avrebbe in cambio annuito a nostra domanda e gli ho nuovamente e vivamente raccomandato la cosa. Le sue risposte non furono quali io le avrei desiderate. Evidentemente circoli finanziari non avendo interesse sono contrari prestito e Governo danese visto che blocco dovrà presto cessare, non crede necessario esercitare pressioni per ragioni politiche.

Ripeto telegramma a Londra (2).

• A Roma telegrafo quanto segue: "Ho parlato con altri due direttori maggiori banche. Ragione per cui questi circoli finanziari ostacolano ora nostro prestito sono le seguenti. Situazione finar,ziaria è considerata non buona per enormi spese Stato e Comuni che domandano cvntinui prestiti banche. È stato già rifiutato prestito a Stato (?). Non si comprende come Governo italiano possa comprare qui per 10 milioni merci (specialmente se si deve escludere baccalà Islanda). Procurerò parlare con Andersen " •. Il te!. non è compreso nella collezione dei telegrammi in arrivo al Ministero. Il testo pubblicato è pertanto quello pervenuto a L01.dra il 5 mattina.

(l) -Cfr. n. 89. (2) -Il 3 febbraio 1919, ore 12,35, Carrobio inviava ad Imperiali il seguente telegramma:
217

L'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, GALANTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 621/89/12. Belgrado, 3 febbraio 1919 (per. il 10) (1).

Campagna di stampa a base esclusiva... (2) contumelie contro l'Italia sembra ,cessi. Essa ha ora a,ssunto direttive politiche ben determinate. Secondo i giornali locali la questione della Dalmazia sarebbe intrinsecamente risolta in favore della Jugoslavia. Fiume sarebbe già assicurata con la occupazione da parte truppe serbe ed il ritiro di quelle italiane. La questione che in questo momento sembra interessarli di più è Gorizia, ciò era prevedibile dopo il noto discol'so Korosez. Se 1solo un mese fa simili pretese non sarebbero state prese sul serio a Belgmdo ora anche l'qpinione pubblica serba 1si esprime in questo !senso e si dice apertamente che quelle regioni • ,puramente slovene • sono state finora troppo poco conosciute in Serbia. Anche per ragioni di politica interna, dati i dissapori coi croati, i serbi hanno interesse di secondare gli sloveni. Da alcuni giorni il Korosez è a Belgrado ed ha fatto ai giornali dichiarazioni intransigenti. Ha detto che si attende serbi difendano con 'lo 'stesso ardore Trieste e Gorizia come la Macedonia ed il Banato. A proposito Fiume ha dichiarato di potere assicurare ~che resterà alla Jugoslavia. Cir,ca il suo discorso di Lubiana ha dichiarato di avere parlato come capo partito e non come membro del Governo ma che ad ogni modo sosterrà lo stesso punto di vista anche nel consiglio dei ministri. Ha soggiunto che l'Italia cerca l'appoggio dei tedeschi d'Austria e che l'opinione austriaca è già matura per un riavvicinamento all'Italia ai danni della Jugoslavia.

218

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL SOTTOSEGRETARIO ALL'INTERNO, BONICELLI

(ACS, Carte Orlando)

T. 226. Parigi, 4 febbraio 1919, ore 10,30 (per. ore 12,45).

Al telegramma 224 (3).

Quanto al vescovo Spalato mi rendo conto di quanto telegrafi ma osservo tuttavia che dò non esclude ~che il Vaticano possa ottenere specifiche e dirette assicurazioni circa linea contegno del vescovo a necessario riguardo. Tale assicurazione dovrebbe essere amichevole per noi in quanto abbia necessariamente fede che ammiraglio Millo non avrebbe dato il suo consenso se analoghe assicurazioni non avesse ricevuto.

(ll Il tel. venne inviato tramite Salonicco il 9 febbraio.

8 -Documenti diplomatici -Serie VI -Vol. II

,.

(2) -Gruppo indecifrato. (3) -Cfr. n. 209.
219

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. R. P. Roma, 4 febbraio 1919, ore 11,30

Risulta confidenzialmente che da Roma è stato riferito a Pachitch e Trumbic che V. E. è pronta a trattare sui compensi per la Dalmazia; che il più importante compenso che vuoi chiedere è Fiume; che nell'Adriatico si domanda l'autonomia di Zara e la garanzia per le minoranze italiane; che per avere Fiume come compenso V. E. abbia ottenuto l'appoggio dell'America; che mancandole Fiume domanderebbe Cattaro cedendo Ragusa al Montenegro.

220

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 79. Parigi, 4 febbraio 1919, ore 11,35.

Mi riferisco al mio telegramma n. 20 (1).

Importa sollecitare Turkhan Pascià per redazione memoria su aspirazioni albanesi. Risulta che dottore Turtulis cerca rivolgersi ambienti americani per interessarli ottenere sua venuta Parigi. Turkhan Pasoià deve ormai assumere tutto indirizzo azione invitando persone che hanno accettato incarichi riunirsi entro termine fisso in luogo da lui designato che a noi conviene sia Roma. In caso rifiuto anche dilatorio sarà bene Turkhan veda assieme suoi collaboratori provvedimenti da adottare circa tali persone tendenti fare opera disgregante. Intanto conviene non ritardare oltre invio memoria alle varie Delegazioni e al Segretariato del Congresso ogni ritardo ulteriore potendo causare pregiudizio difesa interessi albanesi.

221

IL SOTTOSEGRETARIO ALL'INTERNO, BONICELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLW, ORLANDO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 227. Parigi, 4 febbraio 1919, ore 13,55.

Barone Monti dopo personale abboccamento con cardinale Gasparri mi conferma che Santa Sede non intende adoperarsi nè per esortare nè per dissuadere vescovo Spalato dal recarsi a Parigi, ma potrà insistere perché vi eserciti azione

di accordo e di conciliazione giusta impegno già dal medesimo assunto verso comandante nave • Puglia •. Personalmente come italiano cardinale Gasparri dichiarasi di avviso che allo stato delle cose ·convenga !asciarlo partire. Avverto che dallo stesso testo del salvacondotto questo risulta rilasciato al vescovo d'ordine dell'ammiraglio Millo dopo accordi presi con le autorità governative italiane. Parmi ciò stante si possa definitivamente autorizzare Monti a ripetere al Vaticano che Governo italiano non si oppone al viaggio del vescovo. Circa annuario pontificio Monti ha verificato che per la denominazione delle diocesi da te indicate saranno seguiti gli stessi criteri adottati per Alsazia Lorena cioè saranno designate coi nomi delle rispettive regioni.

In attesa definitive istruzioni saluto affettuosamente.

(l) Cfr. n. 6.

222

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO

(ACS, Carte Orlando)

T. 229. Parigi, 4 febbraio 1919, ore 14,45 (per. ore 17).

Comunicazione telegrafica che le trascrivo circa costituzione comitati interalleati ed uffici internazionali per distribuzione approvvigionamenti Rumania Polonia ed altre località è stata proposta dal commendatore Attolico e da S.E. presidente approvata e fatta spedire il 19 gennaio. Essa è stata diretta siccome lo stesso Attolico richiese al Comando Supremo e Ministri Commercio Approvvigionamenti e Tesoro: • Il Consiglio Supremo di assistenza ed approvvigionamenti ha deciso la costituzione Rumanìa Polonia Costantinopoli di comitati interalleati per la distribuzione degli approvvigionamenti che saranno inviati in quei paesi. Uffici internazionali saranno pure istituiti in diverse località come Praga, Vienna, Agram etc. È stata pure decisa costituzione comita·to analogo in Berlino che però, per ragioni di opportunità, avrà carattere militare. Un comitato finanziario è stato anche costituito a Magonza nel quale Italia non è ancora rappresentata. È mio espresso desiderio che tutti questi posti siano coperti di urgenza e con la massima accortezza; sarebbe necessario mandare colà industriali e ·commercianti in maniera che essi servano oltrechè per l'ufficio cui sono immediatamente destinati anche come primo tramite di penetrazione di contatto con i paesi in questione. Laddove possibile e giustificabile codeste nostre delegazioni potranno essere formate da più di una persona avendo cura di scegliere sempre così per le funzioni alte come per le basse individui adatti al più alto compito che ho sopra accennato. Oltrechè provvedere subito ai paesi :specificamente indicati giova tenere pronta una lista di pe11sone per comitati che potranno formarsi in seguito. Analogamente in tutte le località, all'infuori del territorio del regno che siano occupate truppe italiane gioverà che, specialmente presso i comandi, siàno destinati ufficiali scelti fra persone appartenenti alla industria commercio e ciò anche con particolare riguardo ai singoli :paesi o regioni. Con criteri analoghi a quelli SQpra indicati

•t

sarebbe necessario ·coprire il posto di ufficiale medico che ora mi si di·ce vacante. Per la scelta delle persone potranno ·anche essere utilmente ·consultati Conti e Pirelli •.

223

VITTORIO EMANUELE III AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. Roma, 4 febbraio 1919, ore 19,15.

Grato suo telegramma (l) giuntomi ieri notte in S. Pietro in Selva. Ho subito telegrafato alla Regina. Ho visitato costa occidentale !stria che è indubbiamente italiana. Torno ora Battaglia dove riceverò molto volentieri notizie che V. E. crederà mandarmi.

224

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL DELEGATO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, SALVAGO RAGGI

T. GAB. UU. 456/1183. Roma, 4 febbraio 1919.

Chiesi ieri (2) spiegazione sul silenzio del suo telegramma circa Etiopia (3). Ora d'urgenza mi vedo chiesto dal Comando Supremo carte per apportarvi correzioni pel programma del Ministero delle Colonie e cioè soppressione indicazione circa esclusione influenza italiana in Etiopia nonché soppressione accordo con Inghilterra per Arabia e soppressione indicazione circa retroterra libico. Gradirei qualche spiegazione e di ciò ho telegrafato anche al barone Sonnino (4).

225

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

T. 85. Parigi, 4 febbraio 1919, ore 21.

Telegramma di V. E. n. 1183 (5).

Prego V. E. voler fan! modificare carta colonie annessa memoriale 30 ottobre

sopprimendo tratteggio su Etiopia perchè ciò potrebbe dare impressione nostro

desiderio di esercitarvi un protettorato, ed eliminando pure sulla regione arabica

dicitura • accordo con Inghilterra • che può dar luogo a sospetti o malintesi.

H

Complesso più particolareggiato delle modificazioni da apportare al nostro programma 'coloniale sarà ulteriormente comunicato a V. E. Urge intanto avere carta con le varianti ~su esposte.

(l) -Cfr. n. 201. (2) -Cfr. n. 202. (3) -Cfr. n. 169. (4) -Cfr. n. 213. (5) -Cfr. n. 224.
226

IL CAPO DELL'UFFICIO STAMPA DEL MINISTERO DELL'INTERNO, NATOLI, AL MINISTERO DELL'INTERNO

(ACS, Carte Orlando)

T. 232. Parigi, 4 febbraio 1919, ore 22 (per. ore 24).

Venizelos ha completato esposizione aspirazioni. Ha tenuto però a rilevare che tali aspirazioni debbono essere esaminate in rapporto alle aspirazioni della Italia verso la quale ha avuto parole deferenti. Presidente del Consiglio Orlando ha preso atto con compiacimento dichiarazioni Venizelos ed ha espresso fiducia che ad accordo si possa addivenire. È stata nominata commissione speciale per esame richieste Grecia, di cui per Italia fanno parte De Martino e colonnello Castoldi.

227

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI, S. PIACENTINI

T. 78. Parigi, 4 febbraio 1919.

Governo ellenico fa presente risultargli che si vanno formando irregolari armati albanesi nelle regioni meridionali scopo (penetrare in territorio greco. Tale piano avrebbe avuto inizio di esecuzione ~con attacco villaggio Pikérmi dove popolazione locale avrebbe fatto resistenza. Prego voler informarmi d'urgenza su fondamento tale asserzione ed eventuali misure adottate per impedire il"ipetersi tali fatti aggiungendo quanto V.E. ritenga essere utile portare mia conoscenza. Sarò inoltre grato se in avvenire mi verrà inviata in tempo ogni informazione drca fatti salienti che possano dar luogo a tali pratiche.

228

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. 216. Parigi, 4 febbraio 1919.

In seguito a vari inconvenienti accaduti a Scutari d'Albania causati da disposizioni del colonnello francese de Fourtou le quali esorbitavano dalle sue mansioni militari ho invitato R. ambasciatore a Parigi rappresentare punto di vista italiano circa situazione presente da considerare indipendentemente da quella del 1913 vale a dire semplice presidio militare misto città Scutari e non regime internazionale avente giurisdizione su zona territorio.

Conseguenti istruzioni vennero impartite al generale Piacentini per sua norma in una conversazione che doveva avere col generale Franchet d'Espérey. Avvenuto colloquio generale Piacentini comunica (1).

Di conseguenza ho rinnovato raccomandazioni alla R. ambasciata di Parigi rappresentare al signor Pichon punto di vista italiano che viene mantenuto.

229

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN LONGARE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. GAB. 167/51. Parigi, 4 febbraio 1919 (per. iL 5).

In relazione al telegramma dell'E. V. n. 216 ed al precedente dispaccio

n. 173 (2), mi pregio inviare in allegato all'E. V. copia di una nota da me diretta, in conformità alle istruzioni nelle dette comunicazioni contenute, al signor Pichon relativamente alla occupazione internazionale di Scutari d'Albania:

• N. 462.

Au mois de novembre dernier il a été convenu entre les trois Gouvernements alliés que Scutari d'Albania serait occupé par les troupes des trois puissances en for·ces égales. En acceptant 'cet arrangement Je Gouvernement italien 'considérait que il ne ·comportait que l'installation à Scutari d'une garnison interalliée indépendamment de ce qui aurait pu étre décidé ultérieurement quant au Gouvernement et à l'administration de ia ville.

Toutefois le colone! Fourtou a depuis pris des mesures qui n'ont aucun caractère militaire telles que le changement complet de l'administration et la nomination d'un Mudir à Choti et à Busati; il a au surplus ordonné l'arrestation d'une douzaine de citoyens de la ville sans prendre l'avis des commandants des troupes anglaises et italiennes. Il apparait de ce qui précède que le colone! français qui commande à Scutari exerce une véritable action de gouvernement qu'il parait vouloir étendre à la région avoisinante, et ce sans consulter ses collègues alliés.

V. E. a bien voulu répondre aux observations qui ont été faites à ce sujet que le ·Colone! de Fourtou avait agi conformément à la décision qui a été prise par la conférence de Londres.

Or il semble à mon Gouvernement que ce serait donner ainsi une portée trop étendue à l'arrangement par lequel une garnison interalliée a été installée à Scutari. Il pense en effet que le régime international qui avait été établi à Scutari

,.

et qui ne devait d'ailleurs durer que jusqu'à l'établissement d'un gouvernement autonome, a cessé en effet d'exister :par 'la guerre et ne saurait ~tre rétabli aujourd'hui tacitement sous la méme forme d'autant plus que les motifs auxquels les puissances s'étaient inspirées en 1913 ont cessé aujourd'hui d'exister ou se sont profondément modifiées.

En conséquence le Gouvernement du roi est d'avis: l) que le régime international doit etre limité à la seule ville de Scutari; 2) qu'il doit avoir simplement le caractère d'une occupation militaire interalliée sans s'étendre au terrain politique et administratif; 3) que l'administration de la ville devrait étre confiée à une organisation locale qui serait responsable vis-à-vis de l'autorité militaire; 4) qu'en cas de conflit entre cette organisation locale et l'administration militaire tous les commandements des contingents alliés à Scutari devraient étre consultés.

Il est d'ailleurs à remarquer que méme pendant la première occupation internationale de la ville de Scutari, les fonctions gouvernementales étaient attribuées au conseil des commandants des différents contingents et non à un seui commandant d'après le grade ou l'ancienneté.

En priant V. E. de vouloir bien prendre note des considérations que j'ai eu l'honneur de lui exposer ci-dessus d'après les instructions que j'ai rèçues de mon Gouvernement, je me permets en méme temps d'appeler son attention sur la situation dans laquelle se trouvent deux membres de la famille Curti qui ont été arrétés à Scutari et seront prochainement déportés à Corfou. Je serais très réconnaissant à V. E. si elle voulait bien s'interposer afin que cette mesure qui ne parait :pas entièrement justifiée soit rapportée ou tout au moins qu'elle soit convertie en une mesure d'expulsion qui laisserait les intéressées libres de choisir leur nouvelle résidence.

En remerciant V. E. de ce qu'elle voudra bien faire à cet effet ainsi que de la réponse qu'illui plaira de m'adresser je saisis avec empressement l'occasion pour lui rénouveler les assurances de la très haute considération avec laquelle j'ai l'honneur d'~tre, M. le ministre, de V. E. ·le très humble et très obéissant serviteur.

Paris, le 2 février 1919 •.

(l) -Segue il tel. pubblicato al n. 204. (2) -Non si pubblicano, ma cfr. nn. 157 e 158.
230

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN LONGARE, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 557/82. Parigi, 4 febbraio 1919 (per. il 5).

In data 31 gennaio, appena ricevute definitive istruzioni di S. E. il ministro, ho diretto a Pichon nota per chiedere liberazione prigionieri austro-ungarici appartenenti regioni comprese entro linea armistizio. Credo dover attendere ancora alcuni giorni risposta. Mi sembrerebbe opportuno che frattanto R. ministero facesse conoscere a codesta ambasciata di Francia che attendo risposta a mia nota per decidere circa domanda liberazione prigionieri Alsazia-Lorena.

231

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

N. 527/A. Zona d~ guerra, 4 febbraio 1919.

Com'è già noto a V. E., l'On. Zanella sta svolgendo un'azione contraria agli interessi italiani e diretta ad ottenere l'autonomia di Fiume, nella speranza, forse, di diventare egli il reggitore supremo delle sorti della sua città.

Il Comando del Corpo Interalleato d'occupazione a Fiume comunica ora di essere stato informato dal Consiglio Nazionale che lo Zanella ha presentato le sue dimissioni da componente del Consiglio stesso e che, quindi, egli non è più rappresentante di Fiume. Ritiene pertanto opportuno, il suddetto Comando, che allo Zanella non venga eonsentito di recarsi, come sarebbe sua intenzione, a Parigi, ove il Consiglio Nazionale di Fiume sarà rappresentato da una propria Delegazione e dallo stesso suo Presidente.

Comunico quanto sopra alla E V. trattandosi di materia che è di esclusiva competenza del Governo.

232

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO. AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, E AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

L. 16992. Zona di guerra, 4 febbraio 1919.

Nell'inoltrare a V.E. copia (l) delle proposte fatte ai Governi francese, inglese, americano, dai rispettivi rél!Ppresentanti nella commissione navale per l'Adriatico, proposte che tendono tutte a soffocare l'italianità di Fiume e a scalzare la posizione nostra nella !Città, questo Comando rappresenta la necessità che venga svolta presso gli stessi Governi un'azione pronta ed energica allo scopo di neutralizzare .gli effetti di quelle proposte ·certamente assai nocivi (per noi.

Ciò appare urgente sopratutto in rapporto alla diffusione che tali proposte

nelle loro linee essenziali hanno avuto come è provato anche dalla strana coinci

denza che si rileva fra le conclusioni degli Ammiragli americano, francese e bri

tannico e le notizie contenute nei tendenziosi comunicati del Wiener Correspon

denz Bureau, ai quali è stata opposta la nota smentita del Comando Supremo.

(l) Non si pubblica.

233

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL SOTTOSEGRETARIO ALL'INTERNO, BONICELLI

(ACS, Carte Orlando)

T. 233. Parigi, 5 febbraio 1919, ore 10,30 (per. ore 12,40).

Sta bene venuta vescovo Spalato cui partenza da costà vorrà preavvisarmi.

234

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA

T. GAB. 86. Parigi, 5 febbraio 1919, ore 10,30.

In esposizione odierna su rivendicazioni Asia Minore Venizelos ha· dichiarato che nei territori pretesi da Grecia popolazione greca sarebbe in totale di 1.131 mila contro 943 mila musulmani. A greci si aggiungono circa 200 mila fra armeni israeliti ecc.

Territori rivendicati ,sono sangiaccato Karassi tutto vilayet Smirne meno Cazà Denisli cui !sarebbero aggiunte tutte isole Asia Minore Dodecanneso compreso.

Prego telegrafarmi dati statistid vi<layet Brussa Smirne e Konia distinti per Cazà. Converrà ripetere due volte cifre per controllo.

Prego anche trasmettermi ultimo sultanié e possibilmente procurarmi in via molto confidenziale memorìali eventualmente preparati da Turchia per sostenere sue pretese dinanzi congresso pace.

235

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO ALL'AJA, SALLIER DE LA TOUR

T. 89. Parigi, 5 febbraio 1919, ore 10,30.

Telegramma di V. S. n. 153 (1). Conformemente agli accordi presi a Parigi 21 dicembre 1918, R. Governo si disinteressa requisizione piroscafi austriaci 'che trovansi Olanda.

..

(l) Non si pubblica.

236

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA

T. GAB. 45. Roma, 5 febbraio 1919, ore 13.

In merito al telegramma n. 154 (l) Nogara osservava che il fatto della sospensione degli studi definitivi, avvenuta per invito scritto del Governo ottomano stesso, dà diritto ad un prolungamento del periodo di studi pari alla durata della sospensione stessa. Siccome poi le concessioni di Adalia erano il risultato di accordi 'col Governo inglese ed anche di un tacito disinteressamento di quello francese, cosi la riattivazione delle pratiche relative non dovrebbe sorprendere i due alleati.

Barone Sonnino informato di tutto risponde quanto segue:

• Convenendo giudizio espresso ritengo che rinnovazione concessione gi~ attribuitaci non potrebbe suscitare in nessun caso opposizione in considerazionE! anche clausole patto di Londra. Opportuno pertanto il'innovare concessione in analogia quanto fatto da inglesi per loro concessioni... (2) Potrà ad ogni buon fine intrattenere... (2) collega inglese in corso di conversazione •.

237

VITTORIO EMANUELE III AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. Roma, 5 febbraio 1919, ore 17,50.

Questa mattina sono tornato da Battaglia. Mi è stato riferito che a Zagabria si trovano circa duemila bambini figli di Istriani italiani che li reclamano, fin qui senza risultati. Quei bambini sono stati internati dalle autorità austriache durante la guerra col pretesto di nutrirli meglio in Croazia.

238

IL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO, AL DELEGATO E CONSIGLIERE TECNICO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, D'AMELIO

(ACS, Carte Orlando)

T. 236. Roma, 5 febbraio 1919, ore 20,35.

Barone mi incarica telegrafare quanto segue: • Viene richiesto massima urgenza parere comitato commercio nemici sopra istanza Banca Commerciale per autorizzazione acq•.<isto maggioranza azioni Lloyd Austriaco in possesso gruppo

capitalisti nemici rappresentato da direttore società residente Vienna. Fra condizioni essenziali acquisto è quella del ,pagamento immediato !Prezzo ammontante circa cinquantacinque milioni lire italiane. A :prescindere ogni altra considerazione sorge dubbio che operazione :proposta possa ledere libertà azione Governo in ordine soddisfacimento nostre ragioni risarcimento danni sul naviglio mercantHe nemico. Essendo V. S. in ,grado conoscere tendenze conferenza pace e promuovere in proposito istruzioni da Presidente consiglio e ministro esteri prego telegrafarmi :subito sull'oggetto tenendo presente che giorno nove corrente scade termine opzione riserva,ta Banca Commerciale. Avverto che assumo esservi pericolo che dette azioni siano acquistate per conto croati. Barone •. Da mia parte aggiungo che non è escluso che fra azioni di cui trattasi siano comprese anche quelle di proprietà Governo austriaco e casa imperiale. Questione sotto ogni punto di vista delicata richiede tuoi alti lumi.

(l) -Si tratta del tel. da Costantinopoli del l• febbraio 1919, n. 2527/154, che non si pubblica: possibilità che il Governo ottomano sollevi difficoltà al rinnovo della concessionq per la ferrovia e i vecchi porti di Adalia, scaduta nel 1918, nel timore di urtare i Governi inglese e francess. (2) -Gruppo indecifrato.
239

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A PARIGI

T. 1271. Roma, 5 febbraio 1919, ore 21 (per. ore 12 del 6).

Quando ricevetti il telegramma (l) inter:pretai l'invito condizionato di venire a Parigi come rafforzamento della tua dimostrazione sulle difficoltà nelle quali si .trova la delegazione italiana. Ma ora !Perviene un telegramma Salvago con insistenza (2). Ho risposto a Salvago esponendogli ragioni della inutilità della mia venuta. Ti soggiungo che con l'assenza tua Sonnino, Stringher, che parte stasera, e Villa infermo, forse non è uti>le che anche io mi allontani.

240

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A VITTORIO EMANUELE III

(ACS, Carte Orlando)

T. Parigi, 5 febbraio 1919.

Ringrazio vivamente del telegramma. Qui la situazione non è sostanzialmente mutata in quanto si rimane in un periodo di attesa ansiosa. Arrivano notizie nel senso della moltiplicazione degli sforzi degli .Jugoslavi e, data la loro natura, vi è da credere che si serviranno di ogni mezzo. Attitudine Presidente Wilson permane estremamente benevola, ma purtroppo egli sostiene di non poter fare a meno di chiederci alcune rinunzie per coerenza coi principi da lui esposti. Domani avrò con lui una conversazione. Delegazione pare che ~rà sentita posdomani se

non sopravviene novità.

(l) -Cfr. n. 192. (2) -Con il seguente tel. n. 563, del 3 febbraio 1919, ore 18,30: • Confenno sarebbe opportunissima sua sollecita venuta •.
241

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL DELEGATO ALLA CONFERENZA DELLA PAcCE, SALVAGO RAGGI

T. 1270. Roma, 5 febbraio 1919.

Anche Presidente Consiglio aveva telegrafato (l) circa mia venuta Parigi. Stavo esaminando la cosa quando mi è giunto :suo di ieri (2) e m'affretto a rispondere. Ho molto ponderato e mi sono convinto che mia venuta Parigi sarebbe certamente inutile e forse dannosa poiché aumenterei la preoccupazione in chi ha tanta somma di affari di ordine generale in cui si intreccia il giuoco delle colonie mentre io non ho altro scopo e non desidero che facilitare con le mie osservazioni e le mie proposte il poderoso compito della Delegazione. Precisando: non potrei che a viva voce ribadi11e miei concetti e far risaltare divergenza fra concezione del Ministero delle Colonie e della Delegazione. Sostengo che anche il possesso come mandato temporaneo delle Colonie già tedesche dia diritto all'Italia di applicare subito l'articolo 13; e per conseguenza sostengo che il mandato che affida a Francia ed Inghilterra una qualunque delle Colonie tedesche (e per Inghilterra intendo anche i Dominions) equivale alla ipotesi preveduta colla frase

Non avevo finora telegrafato in proposito al Presidente e non ho subito risposto a Lei poiché desideravo esaminare serenamente la situazione in relazione alla utilità di una mia venuta a Parigi. Mi accingevo a telegrafare al Presidente quando ho ricevuto il suo del....

Ora fatto uno scrupoloso esame di coscienza, e considerata la situazione quale risulta dai telegrammi del Presidente e dai suoi, io sono profondamente convinto che la mia venuta non gioverebbe a mutarlo di un millesimo per ragioni di meridiana evidenza.

Io Le parlo col cuore in mano e senza preconcetti di non voler assumere responsabilità, se pur qualcheduno dovesse e ootesse ora assumerne.

Una mia venuta non potrebbe essere richiesta se non da ragioni tecniche proprie del mio Ministero o da ragioni politiche inerenti al negoziato coloniale di ordine generale e speciale in seguito alla impostazione già approvata dal Congresso della Pace della teoria Wilsoniana, del mandato provvisorio da affidarsi alle potenze dal Congresso e definitivo da affidarsi dalla Società delle nazioni per la amministrazione delle Colonie tedesche.

Ora, a prescindere dal fatto incontestabile che la delegazione italiana non può essere

in mani migliori, io non vedo in modo assoluto utilità nella mia venuta nei riguardi della questione politica poiché essa segue fatalmente la impostazione wilsoniana e non sono io che

potrei mutarne l'andamento; non la vedo nei riguardi tecnici, poiché tutto quanto tecnicamente

era necessario approntare è stato fatto ed è stato detto, e inoltre il punto di vista del Ministero delle Colonie e il punto di vista della delegazione italiana non sono concordi. Anzi sono sostanzialmente divergenti poiché mentre tutti smmo d'accordo nel desiderio di ottenere nonostante la tesi wilsoniana, l'applicazione dell'art. 13 del patto di Londra per le nostre rivendicazioni africane, nel fatto poi questo Ministero dtiene fermamente che tali rivendicazioni sussistano anche nel caso che noi otteniamo un mandato per le colonie tedesche sia pure provvisorio s'intende sub spe rati e la delegazione italiana ritiene che non si possa invocare il patto di Londra se noi otteniamo un mandato sia pure provvisorio, poiché questo terrebbe luogo delle • compensations équitables •. Come necessaria conseguenza di questa divergenza, ve ne è un'altra di metodo poiché questo Ministero partendo dal principio che, ci sia o non ci sia accordato un mandato, abbiamo dirnto a compensi secondo l'art. 13 del patto di Londra se gli alleati si giovano delle colonie ex tedesche, ritiene che si debba su.bito affrontare la questione dei compensi presso le nostre due alleate mentre codesta delegazwne ritiene che solamente quando il mandato non ci fosse accordato vivrebbe il nostro diritto a

compensi in virtù del citato art. 13.

Vi è poi un'altra questione quella della condo~ta dei neg02;iati. af.ricani nel quadp:~ com

plesso dei negoziati di ordine generale ~Ilo. scopo dt .ra~orz!'re. ~ pnmt. Ma a':'che q m 10 non potrei portare alcun aiuto mancandomt glt elementi dt gmdtzlO che non st possono certo conoscere e padroneggiare in qualche giorno passato a Parigi. . . .

Per conseguenza, la mia venuta si limiterebbe ad uno scambto verbale dt tdee con la delegazione italiana su quanto ha formato oggetto di eorrispondenza tetegrafi.ca, Ma ciò non avrebbe alcuna pratica utilità, poiché il telegrafo serve bems~tmo, come h~ servito finora: darebbe solo a me il piacere di parlare con Orlando, con ~on.nmo e con Let.

Per tutte queste considerazioni io, pur essendo grato del cortesE:' stgmfi~to del telegramma del Presidente e Suo, fermamente escludo che; possa essere u~tlE:' la rota presenza a Parigi. Pregola comunicare questo telegramma al Prestdente del Constglto •.

• compensations équitables • del patto di Londra; sostengo che nel caso in cui Italia abbia un mandato temporaneo o definitivo per le Colonie tedesche sussistono tali e quali le nostre rivendtcazioni rpoiché il mandato affidato aH'Italia oer considerazioni speciali cui si informa la Società delle Nazioni, non ha nulla ~he vedere con l'aumento di fatto che dei loro possedimenti coloniali otterrebbero Francia ed Inghilterra a seguito del mandato anche loro affidato; sostengo che a parte tutte queste considerazioni che hanno fondamento in un patto conchiuso e che non si può dagli Alleati lacerare, non si può giungere alla pace senza risolvere tutte le questioni libiche, eritree, somale che si trascinano coi nostri alleati da decenni, ·che sono fonti di futuri rancori ed attriti, che sono .ragione della imJossibilità in cui ci troviamo di valorizzare nello stato attuale le proprie modestis.;ime Colonie. Ciò ho col memoriale 30 ottobre illustrato per quanto può crederiSi da un suo telegramma e da una carta ·chiesta al Comando Supremo che al mio memoriale sostituisce qualche cosa di nuovo o di diverso. Di fronte alla mia tesi, sta quella della Delegazione che ritiene non si possa invocare il patto di Londra se noi otteniamo un mandato sia pure provvisorio poiché il mandato terrebbe luogo delle • compensations équitables •; e ritiene che solamente quando il mandato uon ci fosse accordato vivrebbe il nostro diritto a compensi e quindi solo allora bisognerebbe affrontarla. La mia venuta quindi avrebbe per scopo di dire a voce quanto più volte e collo sferzare (sic) o per la maggior chiarezza ho telegrafato senza poter esercitare nessuna altra attività. Mi rendo quindi conto dell'azione wilsoniana, degli interessi alleati sbarrare la via, della connessione che la questione coloniale ha coHe aUre vitali per •la nostra Patria e però vi ac·compagno con la mia solidarietà basata sulla fede che le mie ragioni saranno bene vagliate ed apprezzate. Attendo pronto ... (1) annunziatomi e finora non

pervenuto.

(l) Cfr. n. 192, e, anche la seguente minuta dattiloscritta conservata in A.S.M.A.I., di una lettera di Colosimo a Salvago Raggi, che reca a margine la nota manoscritta < non mandata (5 febbraio 1919) • : < Ricevo suo [manca] circa una mia venuta a Parigi per la quale già mi aveva telegrafato il Presidente del Consiglio.

(2) Cfr. p. 161, nota 2.

242

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL DELEGATO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, SALVAGO RAGGI

Roma, 5 febbraio 1919.

T. 1274.

Le invio oggi per posta un piccolo appunto con una carta dell'Africa orientale italiana. A proposito della nostra richiesta del Giubaland, Ella vi troverà tracciato ciò che a noi converrebbe avere oltre il territorio che fa parte della provincia del Giubaland per l'interesse economico della Somalia Italiana.

ALLEGATO.

APPUNTO

La nostra domanda per la cessione del Giubaland ha indubbiamente valore in quanto dà alla nostra Colonia il possesso delle due rive del fiume e di Kisimaio, con tutte le conseguenze politiche ed economiche che ne derivano.

Il

Che se invece l'estensione del territorio della Colonia ad ovest del Giuba dovesse assumere un valore effettivo anche nei riguardi della espansione economica verso i territori etiopici a nord del 4o grado di latitudine, la regione che utilmente dovrebbe completare la colonia a tali effetti dovrebbe essere compresa tra i tre punti di Moiale pel confine etiopico Lorian Swamp e Diks, Head sull'oceano Indiano (Vedi carta unita). In questo senso pertanto dovrebbe intendersi la parola Giubaland nella nostra domanda di compensi. Poichè se questa denominazione dovesse corrispondere alla presente ripartizione amministrativa del territorio del B.E.A., permarrebbe la attuale situazione che preclude sia geograficamente che commercialmente la linea dei traffici dai territori etiopici naturalmente gravitanti sul mercato di Lugh.

Lasciare infatti Moiale in possesso britannico significa far risorgere la situazione preesistente alla guerra, per cui Moiale, nell'intenzione e nell'opera degli Inglesi doveva costituire una Stazione in concorrenza con Lugh, deviando i commerci dei Borana sulle due carovaniere di Marzabit -Ferrovia Uganda, eSereni -Linea navigazione Fluviale per Kisimaio.

(l) Gruppo indecifrato.

243

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 2540. Roma, 5 febbraio 1919.

Telegramma di V. E. n. 79 (1).

Turkhan Pascià e Konitza partiti ieri sera. Mie continuate vive insistenze per redazione memoriale inefficaci perché Turkhan Pascià sprovvisto documenti necessari. Già di mia iniziativa. avevo esortato Turkhan Pascià assumere effettiva direzione tutto movimento e valersi effettivamente della autorità conferitagli dalla riunione di Durazzo.

Cruda esposizione fattagli della sua responsabilità, circostanza ritardo visto francese suo passaporto e confidenziali avvertimenti circa reti di .insidie tutto intorno tesegli dai vari nemici Albania e da albanesi infidi lo hanno in questi due giorni ultimi scorsi portato a fare qualche atto deciso come quello di non trascinarsi seco costi Midhat.

244

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN LONGARE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. GAB. 52. 1-'ariqi, 5 febbraio 1919.

In conformità alle istruzioni avute stamane mi sono recato dal signor Pichon a fargli la comunicazione commessami. Gli ho detto che visto l'atteggiamento preso in generale dai jugoslavi e in particolar modo le dichiarazioni fatte a lui stesso dal signor Trumbic domenica scorsa noi ci trovavamo di fronte ad essi in una situazione del tutto diversa da quella nella quale si trovano rispettivamente gli altri stati rappresentati alla conferenza i quali hanno dei litigi da comporre

tra loro, diversa da quella nella quale ci troviamo noi di :lironte ai greci o

i czeco--slovacchi di fronte ai polacchi, o i romeni veriSo i serbi, ecc. Noi in altre parole dopo che i jugoslavi hanno dichiarato di mantenere sui territori da noi conquistati o oc,cupati Je stesse pretese dalle qua!li 'l'Austria si rifiutava a recedere prima della nostra entrata in guerra, ci trovavamo in certo qual modo di fronte al nemico, non meno di quanto accadrebbe alla Francia nella ipotesi che una delegazione germanica si presentasse alla conferenza :Per esporre le aiSPirazioni tedesche. In tali 'Condizioni la delegazione italiana si proponeva di dichiarare, aU'inizio della tornata nella quale i jugoslavi saranno ~chiamati a esporre le loro rivendicazioni, che i plenipotenziari italiani si asterranno durante quella esposizione da ogni e qualsiasi manifestazione Olsservando un silenzio assoluto. Questo silenzio inspirato soltanto da considerazioni di dignità non dovrebbe rperò in nessun modo essere interpretato come indizio di acquiescenza o di possibili concessioni, riservandOisi la delegazione italiana mantenere intatti i nostri diritti e di farli valere a tempo e luogo opportuni. La delegazione italiana non dubitava del l"esto che essa non sarebbe stata obbligata a rompere questo silenzio da nessuna eventuale intemperanza di linguaggio da parte dei nostri opponenti, la quale in ogni caso verrebbe immediatamente repressa dalla Presidenza. Io ero incaricato di informare il Signor Pichon di questa intenzione della nOIStra delegazione acdò Ja dichiarazione sopra accennata non abbia in alcun modo da sorprenqel'e la Presidenza della 'conferenza che desideravamo ne fosse previamente informata.

Il signor Pichon prese atto della mia comunicazione di cui apprezzò la delicatezza e che mi sembrò non trovare in lui che approvazione. Egli mi confermò che aveva dichiarato nettamente ai jugoslavi 'che [a Francia intendeva rimanere fedele al patto da essa conchiuso con noi e non poteva seguirli sul terreno sul quale si erano posti; altrettanto aggiunse essi dovevano aspettarsi dall'Inghilterra. Egli mi disse che da certe frasi che gli furono dette ieri dal signor Pasic alla colazione dell'Elysée e che egli non precisò, gli era parsò che i jugoslavi già accennassero a venire a più miti consigli.

Mentre entravo nel gabinetto del signor Pichon ne usciva il signor Vesnitch (1).

(l) Cfr. n. 220.

245

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 563/17020. Comando Supremo, 5 febbraio 1919.

Riferimento proposta questo comando e approvazione V. E. circa convenienza soprassedere invio Boemia diciotto nuovi battaglioni czeco-slovacchi già pronti Gallarate informasi che stanno giungendo a Trento provenienti da Praga treni con profughi e prigionieri. Materiale ferroviario che doveva al ritorno servire per battaglioni non potendo venire utilizzato per altri trasporti dovrà fare ritorno

.,

Boemia vuoto. Non sarà possibile giustificare in modo conveniente mancata utilizzazione treni vuoti e si renderà evidente nostro mutato atteggiamento verso stato czeco-slovacco. Per tali ragioni riterrei opportuno effettuare trasporto Boemia detti battaglioni czeco-slovacchi.

Ciò si ricollega con questione loro armamento con fucili austriaci. Prego

V. E. informare se debbasi ancora soprassedere trasporto; in caso V. E. autorizzi trasporto pregasi far conoscere se detti battaglioni debbono partire armati oppure disarmati.

(l) Il tel. venne comunicato a Londra, in data 7 febbraio 1919.

246

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DEL CORPO DI OCCUPAZIONE NEL TIROLO, ROSSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 53. Vienna, ... febbraio 19.19 (per. il 6) (1).

Avuta comunicazione qui del1elegramma V. E. 30 gennaio a questa missione militare ho fatto conoscere tramite capo missione medesima al signor Charmant, plenipotenziario Ungheria mia presenza Vienna ed essere pronto ricevere e trasmettere mio Governo quelle comunicazioni che credesse farmi in relazione sue precedenti aperture. Dietro suo invito mi sono recato stamane visitarlo. Signor Charmant mi ha anzitutto esibito autografo conte Karolyi che l'autorizza ad intavolare con R. Governo trattative di cui appresso. Dopo di che prese a dirmi che a Budapest si sta facendo col •concorso attiviSisimo della Francia intenso ilavorio inteso a far trionfare progetto unione Ungheria con Jugoslavia e Czecoslovacchia; che idea ha largo seguito in paese anche fra le classi dirigenti e che Andrassy travasi ora in Svizzera per tale scopo. Nondimeno Conte Karolyi è personalmente avverso a tale soluzione nella quale ravvisa gravissimi pericoli per l'Ungheria poichè l'asservirebbe interamente all'elemento slavo che ha grande forza di espansione e fatalmente tenderebbe attraverso ·l'Ungheria a sa•ldare suoi due rami settentrionale e meridionale. Conte Karolyi ritiene che Italia non può rimanere indifferente all'assorbimento dell'Ungheria ed anche in vista delle sincere simpatie che, ad onta della reeente guerra, essa gode in Ungheria, conta su di essa per fare fallire quello ed altri calcoli assicurando Ungheria possibilità pacifico sviluppo. Ma prima tentare nuovo orientamento politico del quale non si nasconde difficoltà, conte Karoly.i desidera avere assicurazione approvazione appoggio e concorso R. Governo. Ungheria è attualmente mira di appetiti imperialistici suoi vicini incoraggiati da Francia: al nord czechi rivendicano popolazioni slovacche linguisticamente e storicamente profondamente diverse, mentre secondo signor Charmant esse non domanderebbero che dl restare unite all'Ungheria qualora a questa libertà culturale, che ha sempre loro pienamente assicurato a differenza di quanto avveniva in Boemia, unisse libertà amministrativa che odierno libero Governo ungherese è prontissimo loro riconoscere. Banato ora aspramente disputato fra serbi e rumeni contiene solo scarsa minoranza di entrambi ed immensa preponderanza elemento ungherese e tedesco. Ma minaccia più grave per Ungheria viene da parte Transilvania dove brame rumene sono insaziabili.

Eppure signor Charmant afferma che anche rumeni della Transilvania culturalmente assai superiori a quelli del regno, non provano affatto sentimenti avversi all'Ungheria verso cui rivendicazioni erano esclusivamente di indole politica ed amministrativa. Esposta a tanti attacchi Ungheria non ha possibilità di esistenza isolata, ma deve fatalmente appoggiarsi da una parte per resistere altrove.

Progetto conte Karolyi consisterebbe nel provocare unione Ungheria alla Rumania in una forma che è prematuro precisare, ma tale da fare dei due paesi un unico individuo internazionale. Tale soluzione concilierebbe equamente pretese nazionali rumene e ungheresi evitando incorporazione masse compatte ungheresi e tedesche nei territori che Rumeni stanno ora invadendo ed intendono annettere; sarebbe agevole da elementi transilvani... (l) quelli entrambi paesi, deduzione consentirebbe all'Ungheria resistere sulle altre fronti. Darebbe inoltre vita ad uno stato occupante tutto il bacino inferiore del Danubio ,con preciso carattere geografico, larga possibilità di sviluppo economico, sbocco al mare e che costituirebbe ,contro lo slavismo un baluardo cui importanza non può sfuggire; probabilmente agirebbe come centro di attrazione verso il pericolo della grande Serbia.

Nuovo stato contrarrebbe alleanza politica con Italia della quale intenderebbe interamente interessi Adriatico. Idea, dice signor Charmant, non è del resto propria del conte Karolyi che ne fa risalire originaria paternità a V. E. Qualora

R. Governo entrasse in questo modo di vedere occorrerebbe facesse fare passi presso Governo di Bucarest ottenendo anzitutto sospendere sua espansione territorio ungherese. Signor Charmant desidera avere risposta preliminare in seguito alla quale solleciterebbe venire conferire con V. E. Egli ha insistito sulla necessità della massima segretezza; a tale scopo egli verrebbe a Roma con apparente missione di trattare con Vaticano per istituzione nunziatura a Budapest. Mi ha pregato insistentemente di soprassedere frattanto mio viaggio Budapest dove se io entrassi contatto con Conte Karolyi mia presenza e qualità difficilmente rimarrebbero celate e provocherebbero raddoppiamento attività partiti slavofìli. Ho risposto avrei immediatamente informato V. E. e nel frattempo sospesa mia partenza per X.

(l) Il telegramma venne ritrasmesso da Innsbruck il 5 febbraio.

247

IL CONSOLE GENERALE A MOSCA, IN MISSIONE A ODESSA, MAJONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 587/39. Odessa, 5 febbraio 1919 (per. il 7). Data occupazione francese regione Odessa e quella inglese nel Caucaso si ha qui impressione che Italia si disinteressi Mar Nero. Ignoro direttive R. Governo al riguardo. Credo dovere esporre alcune mie osservazioni. Intervento nostro richiederebbe forte contingente con gravi difficoltà di ogni specie: occupazione attuale francese con mezzi limitati e di carattere passivo, senza direttive deter

minate mancando qualsiasi organizzazione economica per aiutare popolazioni sprovviste di tutto ha prodotto effetto contrario allo scopo. Malcontento e sfiducia

generale. Loro modesta avanzata, risultato di umilianti negoziati, ha avuto luogo fino ad ora contro truppe disorganizzate non contro bolscevichi attualmente ben guidati approvvigionati. D'altra parte poco calcolo deve farsi per cosidetta armata volontari i cui capi continuano soliti dissidi e che si svincoleranno da noi alla prima occasione. Anche associazioni politiche sono tuttora neutraUzzate. Domina in una parola tuttora disordine completo per •cui sforzi dovrebbero essere urgenti. Darebbe invece risultato controbilanciante azione altre potenze estere, anche sotto l'aspetto politi·co, una forte azione economico-commerciale con larghezza vedute che porterebbe aiuto popolazione assicurandoci sua simpatia e attirerebbe nostri traffici in grandissima misura.

Attuale moneta in corso non accettata estero impedisce localmente acquisto merci mentre mancanza produzione limita quantitativo merci scambio. Occorre perciò aprire un credito per mezzo reciproci istituti bancari appoggiati azione governativa chiedendo in cambio compartecipazione aziende già stabilite con depositi di azioni industriali concessionarie foreste miniere. A tale scopo ho persuaso forti gruppi finanziari locali recarsi Italia per trattative. In secondo luogo è necessario inviare subito vapori con tessuti cotone, lana, merci prima necessità in genere da cedere per mezzo banche serie a cooperative agricoltori. Troveremo scambio in parte con grano tabacco semi barbabietola, al saldo dovremo supplire temporaneamente credito. In terzo luogo urge stabilire linee regolari dirette mensili e comunicazioni postali telegrafiche. Sopratutto occorre far presto. Constato giornalmente eccezionali simpatie per noi, speranza che nostra azione sia più rapida di quella francese. Indugiando come facciamo ora, malgrado miei insistenti telegrammi con proposte concrete subentrerà sfiducia anche verso noi e comprometteremo irrimediabilmente nostra situazione politica e commerciale Mar Nero.

(l) Gruppo indecifrato.

248

L'INCARICATO D'AFFARI AD ARCANGELO, SAVONA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 54/11. Arcangelo, 6 febbraio 1919, ore 15,15 (per. ore 1 del 7).

Parlando dell'attuale situazione militare della regione del nord rispetto ai ripetuti attacchi bolscevichi il generale Miller mi ha detto confidenzialmente essere poco da contare sulle truppe americane che si rifiutano di battersi. Anche nostro addetto militare tenente colonnello Borghese confrontando il complesso delle forze bolsceviche (20,000 uomini) colla qualità delle nostre alleate (15,000) è dell'opinione che senza provvedimenti urgenti ed organici la situazione militare sulla fronte di Arcangelo sia grave (1).

(ll Il tel. venne inviato, per conoscenza e norma, dal ministero all'ambasciata di Londra.

249

IL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO, AL DELEGATO E CONSIGLIERE TECNICO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, D'AMELIO (l)

(ACS, Carte Orlando)

T. 248. Roma, 6 febbraio 1919, ore 18.

Pregato dal Ministero dell'industria e del commercio e trattandosi di interessi di carattere generale, ti trasmetto la seguente comunicazione della quale se crederai potrai dar notizia anche a S. E. il Presidente: • Permettomi far seguito a telegramma speditole comitato commercio nemico circa azioni Lloyd Austriaco. Non posso esimermi dal richiamare sua particolare attenzione su pericolo effettivo che operazione ove sia impedita a noi venga subito dopo compiuta da compratori jugoslavi i quali seguono attentamente nostra azione per sostituirsi a noi in caso di insuccesso nostro. Discreta quota azioni Lloyd trovasi già mani triestine onde impossibilità qualsiasi soluzione radicale operante confisca o provvedimenti analoghi senza intaccare interessi irredenti cui Governo italiano non potrà negare tutela. Aggiungiamo pericolo qualsiasi soluzione internazionale dal momento che Lloyd possiede importanti bacini cantieri navali a Trieste. Perciò nostro intervento che Comando Supremo la~gamente appoggiò sembraci facilitare azione Governo che certamente manterrà alla città di Trieste la sua flotta senza la quale la floridezza economica basata sul transito verrebbe distrutta. Basterebbeci cenno tranquillante che nostra azione svoltasi tra molte difficoltà e con intenso lavoro non contrasta vedute Governo. Occorre però tale cenno ci pervenga a Milano entro otto corrente. Dorrebbeci vivamente che ritardo risposta impedisse realizzarsi transazione che crediamo tuteli interessi Paese ed economicamente vantaggiosa. -Distinti ossequi. -Amministratori delegati Banca Commerciale Italiana: Toeplitz, Fenoglio •. La risposta potrai indirizzarla presso di me o presso il gabinetto di S. E. il Ministro della industria e del commercio.

250

IL CAPO DELL'UFFICIO STAMPA DEL MINISTERO DELL'INTERNO, NATOLI, AL MINISTERO DELL'INTERNO

(ACS, Carte Orlando)

T. 259. Parigi, 6 febbraio 1919, ore 20,20 (per. ore 22,20).

Emiro Faisal ha esposto aspirazioni nazionali arabi chiedendo indipendenza territorio compreso regioni Hegiaz Assir Jemen Mesopotamia Siria e Palestina facendo però intendere che tale indipendenza potrebbe conciliarsi con un mandato di assistenza di una potenza scelta dalla stessa nazione araba. Non accennò questione Califfato quantunque richiesta sovranità possa includere attribuzioni religiose che Italia paese liberale non avrebbe ostacoli ad accogliere così come

..

ha accolto libertà culto mussulmani sue colonie. Per quanto si riferisce intonazione nostri giornali è da notare che nazione araba dopo lunga dominazione turca ha diritto conseguire propria indipendenza. Ma poichè suo stato civiltà esige almeno per qualche tempo applicazione principio wilsoniano assistenza, quale princ-ipio implica ripartizione territoriale di detto mandato a potenze interessate, ciò si riconnette questione mediterraneo orientale. Ora in tale questione essendo Italia direttamente interessata sarà necessario che a mandato di assistenza che altre potenze possano esercitare su futura nazione araba 'corrisponda una equivalente funzione di assistenza nel Mediterraneo orienta,le e con :maggiore specificazione nell'Asia minore.

(2) Con tel. 249, in pari data, Petrozziello comunicava il contenuto di questo telegramma al ministro per gli approvvigionamenti e iconsumi, Crespi, a Parigi.

251

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A PARIGI

T. 238. Parigi, 6 febbraio 1919.

Segnalo a V. E. la opportunità che qualche altro rappresentante della Dalmazia e città di Fiume sia invitato a venire a Parigi per svolgere azione di sostegno alle nostre rivendicazioni, ed in analogia a quanto già fanno gli altri deputati dei paesi redenti che già vi si trovano.

Dovrebbero pertanto giungere al più presto il dott. A. Grossich, il dott. A. Vio e lo Zanella per la città di Fiume, lo Ziliotto ed il Pini per la Dalmazia, ed eventualmente anche altri.

Prego V. E. esprimermi il suo autorevole parere al riguardo affinchè io rpossa subito provvedere (1).

252

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 331. Parigi, 6 febbraio 1919.

Convengo anch'io sull'opportunità che vengano qui qualche altro rappresentante della città di Fiume e della Dalmazia e nulla ho da osservare, da canto mio, sulle persone da V. E. proposte. Di esse, anzi lo Zanella è stato già invitato dal Dott. Antoni che si trova qui e che io ho già indirizzato al Gabinetto dell'E. V. e lo stesso Dottor Antoni ha chiamato a venir qui il signor Ossoinach di Fiume (2).

Attualmente è presidente del Consiglio Nazionale il Dottor Antonio Grossich, il Dottor Antonio Vio è Podestà fino. dal 1915 (fu già deputato al Parlamento dal 1911 al 1915), e il Signor Andrea Ossoinak è l'attuale deputato. Il Dottor Antoni è delegato del Consiglio Nazionale a Roma.

Decidendo di far venire a Parigi alcuno dei suindicati è escluso possa venire qualche croato in qualunque modo rappresentante della città. Sembrerebbe però doversi evitare vi si pote.sse recare lo Zanella che sarebbe uno strenuo difensore del criterio dell'autonomia, contro il criterio dell'annessione.

Le persone più idonee parrebbero il Grossich ed il Vio, alle quali il sollecito potrebbe essere fatto personalmente da S. E. Grazioli. La loro partenza per Parigi dovrebbe apparire spontanea, ad evitare la contemporanea partenza eventuale dello Zanella, possibilmente essere delegata dallo stesso Consiglio Nazionale •·

(l) -Sull'argomento cfr. an.che n. 231. (2) -Cfr. il seguente promemoria redatto dalla segreteria della Delegazione alla Conferenza della Pace, senza data, ma verosimilmente dello stesso 6 febbraio 1919: « Fiume città non ebbe mai nè sindaci nè consiglieri municipali, nè deputati croati. Essi furono sempre e soltanto italiani, meno qualche raro ungherese.
253

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MANZONI

T. 90. Parigi, 6 febbraio 1919.

Mio telegramma 72 l'elativo evacuazione Montenegro (1).

Prego interessare ambasciata Londra perchè riferisca circa atteggiamento Governo inglese nei riguardi proposta americana. Sarebbe opportuno Imperiali si adoperasse nel senso telegramma suddetto in vista ottenere appoggio inglese perchè evacuazione avvenga al più presto e perchè si prendano opportune garanzie ad evitare paese cada nel disordine o venga eventualmente terrorizzato da bande (2).

254

L'AMBASCIATORE A MADRID, CARLOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 569/55. Madrid, 6 febbraio 1919 (per. il 6).

Ambasciatore di Francia ed io abbiamo ieri comunicato per iscritto a Governo spagnolo assenso nostri rispettivi Governi a utilizzazione da parte Spagna dei noti 6 piroscafi tedeschi senza ciò pregiudichi loro proprietà e attribuzione definitiva. Ambasciatore inglese ha chiesto da ultimo suo Governo se per inviare analoga dichiarazione dovesse attendere che Germania avesse notificato a Spagna clausole armistizio.. (3) e non avendo ancora ricevuto risposta ha soprasseduto presentazione nota.

Come è noto ambasciatore Stati Uniti l'aveva mandata in precedenza.

255

IL MINISTRO PRESSO IL RE DEL MONTENEGRO, DI MONTAGLIARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 2964. Parigi, 6 febbraio 1919.

Re Nicola ha nominato Plamenatz presidente del Consiglio e Ministro Interno prega facilitargli sollecita venuta Parigi.

·~

(l) -Cfr. n. 203. (2) -Il tel. venne comunicato da Manzoni unitamente a quello pubblicato al n. 203, all'ambasciata a Londra, in data lO febbraio 1919, con la seguente aggiunta: • Prego V. E. provvedere d'urgenza nel senso sopra indicato e telegrafarmi esito sue pratiche •· (3) -Gruppo indecifrato.
256

IL COMANDANTE DELLE FORZE ITALIANE NELL'EGEO, ELIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 579/236. Rodi, 6 febbraio 1919 (per. iL 6).

Constami che giorno 3 corrente metropolita di Rodi ha convocato riunione componenti consiglio diocesi miste, commissione scolastica, demogerondia, eforia, nonchè altri notabili ortodossi e taluni sudditi ellenici. Si è ivi deliberato di inviare per mezzo di questo vice console francese una petizione al signor Clemenceau, quale presidente ,congresso pace, onde ottenere che sorte Dodecaneso sia risolta dal congresso pace e non mediante trattative dirette fra Italia e Grecia secondo appariva essere voto congresso coloniale italiano da ultimi giornali qui giunti. Ieri questo vice console Francia spedi lungo telegramma in cifra proprio Governo. Metropolita agisce evidentemente incoraggiato da questo vice console di Francia. Ad ogni modo atteggiamento ora assunto da questo prelato che essendo suddito e funzionario ottomano, quindi nostro soggetto, si fa centro di opposizione aperta nostro Governo, non mi sembra più compatibile con nostri interessi e con nostro prestigio. Ritengo pertanto urgente suo richiamo Costantinopoli secondo mia proposta 19 gennaio scorso numero 123 riservata.

257

IL MEMBRO DELLA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A VIENNA, ALBERTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 584/158/2. Vienna, 6 febbraio 1919 (per. il 7) (1).

Neue Freie Presse oggi pubblica colloquio suo corrispondente Vienna con diplomatico austriaco... (2) che ha risieduto cinque anni in Spagna ed espone impressioni ri!Portate da colloqui con uomini !POlitici Intesa. Primieramente nei riguardi Ungheria disse essere questo punto più... (2) Conte Karolyi ha riservato grande sorpresa uomini di stato francesi. Suo passaggio estrema sinistra è considerato debole tentativo impedire che nazionalità non ungheresi si orientino verso paesi più liberali. Con eguale severità viene giudicato suo appoggio Italia contro jugo-slavi, essendo Italia potenza isolata in seno all'Intesa, causa sue smoderate pretese. Uomini di stato francesi non comprendono come con tale politica Ungheria possa sperare guadagnarsi simpatie Francia, Inghilterra, America.

(l) -II tel. venne inviato tramite Innsbruck. (2) -Gruppo indecifrato.
258

RELAZIONE DEL DELEGATO E CONSIGLIERE TECNICO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, MACCHI DI CELLERE, PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

Parigi, 6 febbraio 1919.

Dai documenti comunicatimi risulta (fonogramma a mano del l o febbraio del generale Brancaccio) che il Presidente degli Stati Uniti ha inviato a Vienna una missione • per un'inchiesta sulle condizioni dell'Austria Ungheria relativamente alle trattative di pace •; missione che lasciava Parigi per Vienna (passando per l'Italia) il l o febbraio. Dal telegramma n. 1215 a firma Manzoni, che porta la data del 21 gennaio, risulta d'altra parte che la Commissione d'armistizio segnalava fin da allora l'arrivo a Vienna di una Commissione americana • per studiare le condizioni politiche sociali ed economiche degli Stati dell'ex-Monarchia e per svolgere un'azione intesa all'avvicinamento degli Stati da questa derivanti •.

V'è da chiedersi anzitutto se si tratta di una o più Commissioni. Supponendo che sia sempre la stessa, è ovvio che non avendo essa ricevuto alcun mandato dalla Conferenza internazionale, non può attribuirsi alla Commissione americana scopo diverso da quello di raccogliere elementi di giudizio per conto del Presidente Wilson, qualunque sua diversa azione o deliberazione non impegnando chicchessia.

V'è da presumere che, more solito, la Commissione americana tenda ad eccedere nei mezzi, se non nelle finalità. Lo dimostrerebbe già la domanda della delimitazione del nuovo confine rivolta al Comandante del presidio del posto di Controllo a Thorl (comunicazione del Generale Cavallero del 3 febbraio). Sia ;per dò, sia per ragioni di opportunità derivanti dal fatto che un atteggiamento di resistenza o di semplice diffidenza da parte italiana potrebbe essere siiruttato contro di noi dai nostri nemici e riuscire nocivo nella stessa mentalità americana all'interesse nostro, sono d'avviso che ci converrebbe mostrarci quanto più possibile condiscendenti colla commissione nominata dal Wilson e desiderosi di facilitarne il compito. Con ciò le nostre autorità civili e militari, mediante un opportuno affiatamento coi delegati americani, potrebbero esercitare in pari tempo un controllo efficace sull'azione loro, !imitandone occorrendo avvedutamente le iniziative ed avviandone le indagini nel modo più consentaneo alle nostre vedute (1).

a relazione Cellere •. Cfr. n. 294. Cfr. anche il seguente appunto di Vannutelli Rey del 5 febbraio 1919:

• La Commissione americana, cui allude il Generale Badoglio nel telegramma n. 3365, non ha, a quanto risulta, alcun mandato dalla Conferenza Internazionale: quindi qualsiasi sua deliberazione od azione non può aver valore per noi se non quando sia previamente sottoposta alla discussione ed approvazione della Conferenza medesima.

Ciò tanto maggiormente in materia di delimitazione di confini fra Austria tedesca e Jugoslavia, circa la quale l'Italia non ha finora formulato il suo punto di vista, che consiste nel tracciare la frontiera tedesco-slovena in modo da lasciare in territorio tedesco non soltanto la linea ferroviaria Villach-Arnoldstein che prosegue poi in territorio da noi occupato per Tarvis e Pontebba, ma anche la linea Klagenfurt-Assling che è l'arteria massima del porto di

Trieste •·

L'appunto è accompagnato da queste righe:

c Parigi, 5 febbraio 1919. Caro Aldrovandi, questo è il parere che mi è stato chiesto stamani. Proporrei di rispondere in tal senso al Generale Badoglio. Sarebbe forse utile anche provocare dalla Conferenza istruzioni più Umitate per la Commissione Americana in Austria. Vannutelli Rey •·

..

(l) Annotazione marginale del documento: • Il Ministro concorda. Rispondere in base

259

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ

T. 91. Parigi, 7 febbraio 1919, ore 10,30.

Prego disporre perchè Comandante Fiume solleciti confidenzialmente Consiglio Nazionale inviare subito Parigi con incarico svolgere azione conforme interessi nazionali Presidente Consiglio o Vice presidente con attuale deputato Ossoinack e Sindaco Vio insieme Zanella.

Prego telegrafarmi data loro arrivo che occorre sollecitare anche per norma del Dott. Antoni che travasi già Parigi. Occorre che i partenti inviino con tutta urgenza a mezzo Governatorato Fiume loro fotografie a Gabinetto Ministero Esteri Roma che preparerà passaporti distinti e li invierà a Prefettura Milano per consegna a titolari.

260

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, CARLOTTI, E AL MINISTRO ALL'AJA, SALLIER DE LA TOUR

T.186. Roma, 7 febbraio 1919, o1·e 14.

(Parigi) Mio telegramma n. 2199 (1).

(Madrid) Mio telegramma n. 119 (1).

(Aja) Mio telegramma n. 158 (2).

(Tutti) Stato maggiore marina ,comunica quanto segue:

• R. ministro Aja riferisce che navi austro-ungariche in porti olandesi sono senza equipaggi. In tali 'condizioni converrebbe non insistere per requisire noi quelle navi ed affermare invece nostro diritto su navi germankhe in porti spagnuoli, che dovrebbero tutte essere assegnate Italia meno le sei che dovrebbero essere lasciate Spagna. Inoltre Italia dovrebbe ottenere tutte navi austro-ungariche, comprese quelle armate da alleati. Italia otterrebbe così totale 750.000 tonnellate lorde e cioè quarta parte totale tonnellaggio nemico da ripartire tra alleati. Da notarsi che naviglio tedesco disponibile circa 2.500.000 tonnellate e naviglio austro-ungarico che Italia prenderebbe composto gran numero piccole unità, inadatte viaggi transoceanici che sono i più produttivi.

(Parigi). Informo inoltre V. E. che ieri 5 corrente ambasciata francese ha comunicato questo ministero che R. ministro Aja non aveva ancora istruzioni

V. E. circa messa in servizio navi austro-ungariche perciò non aveva partecipato riunione addetti navali alleati che attribuirono cinque navi a Francia e due a Inghilterra, basandosi sopra accordo Parigi 21 dicembre.

Comunicato a Aja e Madrid.

l~

(Aja) Comunico quanto precede per sua notizia e norma confermando che istruzioni devono venirle da S.E. Sonnino (1). (Madrid) Comunico quanto precede :per notizia e norma V. E. avvertendola che riferisco contemporaneamente S. E. Sonnino.

(l) -Non si pubblica. Si tratta della ritrasmissione del tel. pubblicato al n. 73. (2) -Cfr. n. 200.
261

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A BELGRADO, GALANTI

T. 187. Roma, 7 febbraio 1919, ore 15.

Mi riferisco suo telegramma n. 3 (2) e più esattamente alla domanda di Gavrilovic rper sapere se, nel 'caso che truppe serbe fossero ritirate d~l'Albania, Italia potrebbe garantire sicurezza e tranquillità sulla frontiera serba.

Comando supremo comunica che tutto è pronto per subentrare sollecitamente ai distaccamenti serbi nella occupazione località che essi cesseranno presidiare. In base a ciò prego V. S. tornare sull'argomento e prendere accordi definitivi con Governo serbo per tale sostituzione di truppe.

262

IL DELEGATO E CONSIGLIERE TECNICO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, D'AMELIO (3), AL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO

(ACS, Carte Orlando)

T. 262. Parigi, 7 febbmio 1919, ore 1q.

Risposta a vari telegrammi concernenti acquisto azioni Lloyd Austriaco, compreso quello direttomi da S.E. Crespi (4).

Governo guarda con molta simpatia la nazionalizzazione azioni Lloyd ora possedute austriaci, ed autorizzerebbe operazione, se non fosse ancora in sospeso questione circa attribuzione proprietà naviglio mercantile tedesco ed austroungarico.

Conferenza, infatti, nell'assegnarne gestione, ha riservato deliberare circa definitivo trattamento; e tesi italiana che flotta triestina debbasi considerare naviglio nazionale, è ancora da esaminare.

In tale stato di cose, operazione Banca Commerciale dovrebbe svolgersi con riserva pagamento prezzo soltanto dQpo riconosciuto che Società venditrice possa conservare proprietà suo naviglio, dando garanzie pel futuro pagamento, ove tale ipotesi si verifichi in tutto o in parte.

Prego comunicare ciò d'urgenza alla Banca Commerciale, Direzione Milano, scadendo termine operazione 9 corrente.

..

Intanto, occorrerebbe sollecitare dal Comando Supremo provvedimenti se ancora non adottati, che richiamino o stabiliscano nel territorio armistizio divieto passaggi di beni immobili e di azioni società di navigazione e di Istituti bancari o Compagnie a~ssicuratrici, da sudditi nemici in altre mani, salvo autorizzazione Governo.

Del presente telegramma pregola far dare comunicazione Ministro Industria e Comm. Santangelo, anche per Presidenza comitato sudditi nemici.

Sarò poi grato invio sollecito alcune copie Decreto n. 2 del corrente anno riguardante equiparazione al territorio nazionale dei paesi compresi queHi armistizio, e del Decreto 16 Novembre 1918 n. 1750, circa risarcimento danni guerra, nonchè relativa relazione Bertolini alla Commissione parlamentare, se presentata.

(l) -Cfr. n. 235. (2) -Cfr. Serie VI, vol. I, n. 754. (3) -La firma D'Amelio è preceduta dalla dizione «D'ordine del presidente del Consiglio •· (4) -Cfr. nn. 238 e 249.
263

IL CAPO DELL'UFFICIO STAMPA DEL MINISTERO DELL'INTERNO, NATOLI,

AL VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO

E MINISTRO DELL'INTERNO AD INTERIM, VILLA

(ACS, Carte Orlando)

T. 269. Parigi, 7 febbraio 1919, ore 20,50 (per. ore 2.2,40).

Stampa .francese accenna rinuncia Italia a Smirne in favore Grecia. In proposito nostri giornalisti hanno avuto seguenti direttive. La questione dell'Asia Minore è per ora grandemente controversa in ogni sua parte sia in rapporto alla validità delle obbligazioni :internazionali contratte sia in rapporto al titolo ed alla qualità dell'occupazione. In ispecie queste ultime questioni vanno da ipotesi annessione a quella di mandato permanente, da quella di mandato provvisorio ad una pura e semplice occupazione militare. Situazione Italia va dunque conside· rata in relazione a tutti questi elementi di disputa: e potrebbe in certa guisa giovare a Italia eliminare opposizioni di Smirne quando ciò trovasse adeguato compenso sia (in genere) nella più agevole ammissione diritto Italia sia (tanto meglio) se a rinuncia eventuale per Smirne corrispondessero compensi pure di natura territoriale in Asia Minore. Nostri ambienti giornalistici corre voce prossima spedizione italiana Asia Minore determinandosi anche località sbarco e contingente. Al riguardo può consentirsi soltanto accenno ad una probabilità di nostro intervento in rapporto alle risoluzioni che saranno determinate per 1 territori appartenenti all'Impero ottomano.

264

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A VITTORIO EMANUELE III (ACS, Carte Orlando)

T. Parigi, 7 febbraio 1919.

Ringrazio del telegramma (l) ricevuto ieri. Poiché Lloyd George parte domani e Wilson giovedì, sembra che lavori conferenza entrino ora in un periodo atte

H

nuato. Io stesso conto di partire fra un paio di giorni, cioè dopo Lloyd George e prima di Wilson, e ciò anche in rapporto alla necessità dell'interno. Ritengo quindi che il divisato viaggio di S. M. la Regina avverrebbe in condizioni più favorevoli di quelle supposte nel mio ultimo telegramma in [proposito (1). Ieri ebbi un colloquio di due ore con Wilson. La sostanza è che egli cerca di avvicinare le estreme pretese rispettive dell'Italia e degli jugoslavi. Le mie ferme dichiarazioni, specialmente per l'integrità dell'Istria e per l'annessione di Fiume, gli fecero comprendere che le divergenze si presentano incolmabili. Nel pomeriggio di oggi il segretario di Wilson mi disse che Trumbic sarebbe disposto a deferire al Presidente la soluzione delle nostre questioni e mi· chiese se l'Italia farebbe altrettanto, avvertendo: primo, che i sentimenti di Wilson sono quanto più è possibile favorevoli all'Italia; secondo, che le risoluzioni di Wilson rifletterebbero solo i territori c contestati • e che non doveva essere questione degli c incontestabili •. Resterebbe pure inteso che non si tratterebbe di un arbitrato nel .senso legale della [parola, ma di una mediazione amichevole che ci vincolerebbe mora,lmente. Tale offerta ci pone in una situazione delicata per ragioni facilmente comprensibili. COlsi come si presenta non pare accettabile. I territori incontestabili corrisponderebbero infatti cui lllinimum da noi chiesto, il che non potrebbe essere accettato dagli altri. D'altra parte non giova al nostro interesse fare atto sfiducia verso Wilson e neppure interrompere definitivamente la di lui funzione di conciliatore. Tra queste difficoltà io seguito a conversare. Segue praticamente da ciò che nostre rivendicazioni restano in sospeso, il che ha degli inconvenienti; ma, data la situazione, si distacca cosl da quella dei popoli minori, per abbinarsi con le rivendicazioni francesi, pur esse in sospeso. Confermerò a Vostra Maestà <lata precisa mia partenza.

(l) Cfr. n. 223.

265

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 594/95. Parigi, 7 febbraio 1919 (per. H 7).

Telegramma di V.E. n. 2124 (2). Concordo in massima con considerazioni ivi esposte. Prima di impartire istruzioni precise ritengo tuttavia opportuno attendere

risposta Governi inglese e francese cui ho già fatto presente necessità prendere garanzie per impedire disordini e sopraffazioni in Montenegro dopo ritiro truppe alleate.

Tali garanzie dovranno naturalmente servire anche ad impedire arrivo armi e munizioni in territorio montenegrino

(l) -Cfr. n. 201. (2) -Del 4 febbraio, che non ;i pubblica, in cui Borsarelli, in relazione al tel. pubblicatoal n. 212, fra l'altro cosi conclude: c ... al generale Piacentini potrebbesi dare istruziòne nel senso che poche truppe nostre che si ritireranno dalla costa montenegrina siano trattenute territorio albanese prossimità confine Montenegro •.
266

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 2692. Roma, 7 febbraio 1919.

R. console Janina comunica (l) che Sterghiades sta organizzando in Janina circolo di nord epiroti nel quale dovrebbero essere inclusi anche i musulmani dell'Albania meridionale colà residenti. Console ritiene che Sterghiades ricorrerà alle più forti pressioni ed anche minacce per costringere tali musulmani farsi membri del Circolo allo scopo dimostrare che anche albanesi musulmani desiderano annessione dell'Albania meridionale alla Grecia.

Console propone che si richiami su ciò attenzione del Governo greco per ottenere che nessuna pressione sia esercitata sui cittadini albanesi.

Prego V. E. favorirmi istruzioni per Atene. Sembra che potrebbe essere sufficiente in un primo tempo e fino a che non sia intervenuto nessun fatto positivo che R. Ministro ad Atene ne parli solo per mostrarsi informato e per esprimere fiducia 'che non verranno adottate in nessun modo misure persuasive nè atti qualsiasi che possano pregiudicare decisione Potenze.

267

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN LONGARE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. GAB. 55. Parigi, 7 febbraio 1919.

Al momento in cui sono in corso conversazioni fra i nostri plenipotenziari ed i Greci per cercare possibili basi d'intesa sulle questioni territoriali pendenti fra ,i due stati, credo dovere ricordare che in un colloquio che il signor Venizelos ebbe con me, se non erro nel dicembre 1917, egli parlandomi del Dodecanneso si mostrò disposto di riconoscere la sovranità dell'Italia non solo sopra un'isola minore come Stampalia, adatta a stabilirvi una base navale, ma anche su Rodi.

Ricordo che egli mi disse di avere in addietro offerto al R. ministro in Atene di riconoscerei soltanto l'isola di Stampalia, ma, egli aggiungeva, da quel tempo sono trascorsi degli anni durante i quali gli italiani sono rimasti in pacifico possesso delle isole, ed egli, disposto a riconoscere che il tempo trascorso aveva in certo modo migliorato il nostro titolo, non avrebbe insistito sulla cessione alla Grecia di Rodi, unica isola, egli osservava, che avesse una qualche importanza. Lo stesso concetto mi fu espresso dal signor Romanos ministro di Grecia a Parigi, in una conversazione che ebbe con me or fa circa un mese. In quell'occasione il signor Romanos mi disse chiaramente che avremmo ottenuto tutto dalla Grecia se avessimo ceduto sulla questione di Smirne ed accennò all'abbandono

Il

da parte del Governo ellenico delle sue aspirazioni su Rodi. Invece il signor Venizelos, che venne da me pochi giorni dopo, evitò in quella sua seconda visita, con evidente cura, di parlarmi del Dodecaneso, e quando io gli osservai che era da ritenere che circa quelle isole egli mantenesse il punto di vista espostomi nella nostra prima conversazione, fece un fugace cenno d'assenso e passò ad altro argomento.

È quindi evidente che il signor Venizelos desidera ora non so se per mutato a,vviso o per meglio negoziare altre concessioni, r,itornare sull'offerta di Rodi. Si può però rammentargli ~che quell'offerta ci fu da lui spontaneamente fatta, tanto più che mi sembra ricordare che essa sia stata [fatta] anche al barone Romano Avezzana. Ritengo che il possesso di Rodi abbia non pochi vantaggi per noi, d'ordine morale per i ricordi storici che si legano a quell'isola e che ne rendono il nome popolare in Italia, e ciò che più conta, d'ordine materiale per la sua vicinanza a quella regione dell'Anatolia sulla quale vantiamo diritti. Ho luogo di credere che il signor Venizelos cederebbe su questo punto ove noi vi insistessimo, e riterrei che, per conto nostro, non dovremmo rinunziare al possesso di Rodi fino a che l'Inghilterra non ,rinunziasse effettivamente a quello di Cipro.

(l) Con tel. 571/26, del 6 febbraio, che non si pubblica.

268

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 8. Costantinopoli, 7 febbraio 1919.

Aiutato dalla sua superiorità in Turchia si afferma sempre più una maggiore..... (l) inglese. È anche per farvi ostacolo che ritengo sia stato deciso stabilimento Costantinopoli del quartier generale del generale Franchet che arriva qui domani. Identico movente ha una nuova tendenza a riavvicinarsi qui ai dirigenti turchi, coi quali da principio i francesi erano stati invece molto duri. Alto Commissario inglese mi ha detto chiaramente che era contrario a qualsiasi contatto dei tre Alti Commissari coi turchi fuori del puramente necessario perchè se si esce dall'applicazione dell'armistizio sarà inevitabile l'apparire di divergenze di interesse. Ma la forma negativa dell'applicazione dell'armistizio serve intanto Inghilterra più degli altri. Nell'attuale formazione dei controlli vari, noi continuiamo ad essere ovunque posti sullo stesso piede dei due alleati malgrado i tanto minori mezzi qui disponibili. Ma se questo successo locale è utile come prestigio politico non basta a creare influenze ed interessi da poter neppure pensare a gareggiare coi due alleati. Data l'intensità della lotta per la supremazia economica quale qui si delinea io mi convinco vieppiù che nelle nostre condizioni ci conviene maggiormente sicurezza di esclusivo nostro potere su una zona sia pure più limitata che non delle teoriche assicurazioni di diritto di condominio, di collaborazione interalleata.

(l) Gruppo indecifrato.

269

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

N. R. 894. Roma, 7 febbraio 1919.

Il Governatore dell'Eritrea, con telegramma n. 564 in data 1° febbraio corr.(l) che ad ogni buon fine comunico all'E. V. porta a mia conoscenza quanto il R. ministro in Addis Abeba ha telegrafato in data 15 gennaio u. s. circa conversazioni da lui avute con i Rappresentanti di Francia e Inghilterra in Etiopia al riguardo delle sistemazioni, anche territoriali, in Etiopia. Come chiaramente è riferito, mentre quei Ministri francese e britannico sono d'accordo per indurre l'Etiopia a riforme interne, oramai indispensabili, ciascuno pretende un'azione prevalente pel suo paese. Anzi il Ministro inglese sostiene che soltanto con l'eliminazione della Francia e con un accordo fra Inghilterra e Italia sarà possibile una pratica sistemazione dell'Etiopia. Però M. Thesiger sostiene pure che solo l'Inghilterra è in diritto e in grado di sostituirsi alla Francia nei suoi interessi in Etiopia e più specialmente nel suo possedimento di Gibuti, potendo essa sola offrire adeguati compensi coloniali alla Francia.

Come l'E. V. ben vede, il Thesiger sostiene sempre lo stesso punto di vista che ebbe ad esporre al Direttore generale degli Affari politici di questo Ministero, in una conversazione avuta qui in Roma, prima del suo ritorno in Addis Abeba. Con la stessa lettera e con la successiva del 24 gennaio u.s. 553 (2) dichiaravo esplicitamente all'E. V. che una soluzione come quella indicata dal Thesiger non può essere da noi accettata, perchè turberebbe profondamente l'organizzazione politico-economica del nostro programma coloniale creando un pericoloso dualismo contrario ad ogni azione colonizzatrice. Gibuti -ripeto -potrà passare all'Inghilterra per via di compensazioni, ma nella intesa che l'Inghilterra lo cederà all'Italia nel regolamento generale della carta africana, pur prendendo tutte le garanzie per la tutela dei gravi interessi idraulici che essa ha in Etiopia.

Dall'effettuazione di questo programma l'Italia potrà cogliere il maggior frutto della sua opera colonizzatrice nell'Africa Orientale materiata di sacrifici e di sangue.

270

RELAZIONE DEL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, DE MARTINO

Parigi, 7 febbraio 1919.

Nel colloquio avuto oggi per istruzione di LL. EE. Orlando e Sonnino, col signor Venizelos, gli ho precisato quanto già gli avevo dichiarato, cioè che la eventuale nostra rinuncia a Smirne (che ci fu riconosciuta da convenzioni cogli

(l} Cfr. n. 188.

Alleati) dipende da compensi che non sono in possesso della Grecia, e che per noi piuttosto di rinuncia, si tratta di scambio contro altri vantaggi, altrimenti sarebbe distrutto il principio dell'equità e proporzionalità.

Venizelos convenne pienamente di ciò. Si riferì poi alla conversazione avuta con S. E. Sonnino e all'affidamento avuto (salvo riferirne al Presidente del Consiglio) di attitudine amichevole dell'Italia nella questione di Smirne, quando fosse intervenuto accordo per Epiro e isole. Allora ricordai a Venizelos il principio posto da S. E. Sonnino: accordo su tutto, o niente.

Quanto a Smirne gli ho ripetuto che qualora intervenisse accordo fra noi e gli alleati pei compensi, nostra concessione irrevocabile si limita alla nota linea Hypsiti.

Venizelos rispose che gli pareva molto difficile ci potessimo intendere su questo punto, ma che egli si augurava che l'Italia ottenesse un Hinterland il più considerevole possibile dietro la regione di Adalia.

In ultimo Venizelos disse che sperava l'intesa fra Italia e gli alleati per Asia Minore si concludesse in 4 o 5 giorni, onde possa subito proficuamente lavorare la nota Commissione.

Il discorso essendo poi venuto sulla Serbia, gli dissi che agenti jugoslavi vociferavano che esistesse un accordo fra greci e jugOISlavi.

Venizelos disse che poteva smentirlo nel modo più assoluto e categorico, e che è pronto a dirlo anche in presenza di Pasic, ma che pregava non farne cenno sui giornali; egli si è sempre rifiutato interessarsi delle cose adriatiche perchè sarebbe sgradito all'Italia e perchè non vi scorge l'interesse politico del suo paese. Esiste solamente il vecchio trattato colla Serbia, non 'COi jugoslavi, ma esso è ora sorpassato; egli è più desideroso concludere un'alleanza difensiva con Serbia e Romania contro Bulgaria, perchè sarà certo ammesso che esistano alleanze particolari in seno alla Lega delle Nazioni-ma egli si rifiuterà sempre a patti che implichino ingerenza greca in cose adriatiche (1).

(2) Cfr. n. 94.

271

APPUNTO DELL'ESPERTO TECNICO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DELLA PACE, R. PIACENTINI, PER IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, SALVAGO RAGGI

R. Parigi, 7 febbraio 1919.

Questa memoria a stampa sui Settlements cinesi espone chiaramente ed esaurientemente lo stato della questione.

A me sembra (visto anche il tel. 97 di Varè) che non si possa chiedere senz'altro la concessione di Tien-Sin (1" soluzione della memoria). Bisognerebbe almeno dichiarare che noi chiediamo Tien-Tsin pur sapendo che esiste un collettivo impegno degli alleati per l'internazionalizzazione.

La soluzione 2" (internazionalizzazione salvo rettifica confini) è la più legale.

La 3" (dividere il Settlement tra Cina e Italia) mi sembra possa essere presa in considerazione.

Ad ogni modo-con questa Memoria-è inutile scrivere a Roma.

Attendo le Sue istruzioni per modificare eventualmente la Relazione (1).

ALLEGATO.

SETTLEMENTS NEMICI IN CINA (2)

Al momento dello scoppio della guerra europea la Germania aveva in Cina due settlements: uno a Tientsin e l'altro ad Hankow. L'Austria-Ungheria ne aveva uno solo a Tientsin, confinante con quello italiano (vedi carta annessa) (3).

Con telegramma dell'H gennaio 1916 la R. Legazione a Pechino comunicava a questo Ministero avergli il R. Consolato in Hankow riferito che Consoli alleati preparavano un piano di occupazione e spartizione del settlement germanico di quella città, proponendosi di assegnarne una parte all'Italia. Il Ministero rispose alla R. Legazione avvertendola che i RR. Consolati dovevano astenersi dal partecipare a trattative per la eventuale spartizione delle Concessioni tedesche. Successivamente, e cioè il 2 dicembre 1916, la R. Legazione predetta trasmetteva a questo Ministero un rapporto direttole dal Reggente il R. Consolato a Tientsin nell'intento di suggerire che al momento delle trattative di pace il R. Governo avesse chiesto all'Austria-Ungheria la cessione del suo settlement in Tientsin o di parte del medesimo.

Il Reggente predetto, dopo aver ricordato la recente energica decisione della Francia che le aveva fruttato un considerevole ampliamento del settlement francese di Tientsin ( 4), appoggiava la sua proposta con le seguenti considerazioni:

l<> Il settlement italiano di Tientsin è il più piccolo di tutti i settlements stranieri ed ha ormai poco altro terreno da sfruttare, che dovrà cedere prossimamente onde procurarsi il danaro occorrente alla costruzione della nuova banchina lungo il fiume.

2o La zona del settlement austro-ungarico finitima al nostro settlement (quella tratteggiata in rosso sulla carta) ci è specialmente necessaria perchè contiene terreni acquitrinosi e melmosi che sono sorgente d'infezioni ed occorre perciò risanare. L'opera non è stata iniziata dall'Austria-Ungheria e se i terreni cadessero in mano dei cinesi è da prevedersi che essi lascerebbero ancora per molti anni le cose come stanno, con danno generale del nostro settlement e specialmente del nostro • Nuovo Ospedale •, che sorge appunto in prossimità delle paludi.

La bonifica potrebbe invece essere da noi compiuta in pochi anni ed il futuro valore del terreno non solo ci rimborserebbe delle spese, ma ci fornirebbe anche altri mezzi per la definitiva sistemazione della Concessione.

La Francia però resisté ed il fatto compiuto dell'annessione rimase. [Nota del documento].

H

3° Il possesso della zona anzidetta ci darebbe anche il controllo sull'unico ponte di ferro (girante) che ci lega alla città cinese. Ciò costituirebbe una efficaee misura di sicurezza per il nostro e per gli altri settlements stranieri in caso di disordini nella città cinese o di epidemie ben frequenti.

Il Ministro rispose a questa comunicazione dichiarando che la questione era da tenersi presente per l'eventualità di una situazione che rendesse possibile e conveniente l'attuazione del progetto del Reggente il R. Consolato di Tientsin. Con successivo telegramma del 14 febbraio 1917 aggiungeva poi:

• Ignoro se alleati pensino sollevare questione occupazione Conees~ioni nemiche Tientsin e Hankow. Pel solo caso ciò sia, prego S. V. tenere presente sarebbe desiderabile che quella austro-ungarica Tientsin potesse essere da noi occupata anche a titolo provvisorio facendo valere che a noi soli è .finitima. Wai-Chiao-pu potrebbe poi essere assicurato della nostra intenzione tener nel massimo conto suoi futuri desideri. Quanto ad Hankow, e sempre nel caso che la questione sia da altri sollevata, noi dovremmo partecipare in equa misura alle eventuali nuove acquisizioni ed amministrazioni degli alleati •.

Tenendo presenti queste istruzioni il R. Ministro a Pechino, barone Aliotti, profittò della prima occasione per esaminare con i Colleghi alleati la questione dei settlements degli Imperi Centrali e far loro presente che egli non poteva disinteressarsi dell'avvenire di quello austro-ungarico di Tientsin, almeno per la zona limitrofa al nostro settlement e per il ponte di ferro. Aggiungeva che, in ogni modo, sarebbe stata opportuna un'azione comune per arrestare l'opinione che si andava diffondendo nel paese di un'azione esclusivamente cinese a riguardo del settlement germanico di Hankow.

A queste idee del barone Aliotti i Colleghi alleati dettero una approvazione di massima. Però intanto il rappresentante germanico a Pechino non volendo ancora, e siamo ai primi di marzo 1917, abbandonare la speranza di poter distogliere la Cina dal suo proposito di schierarsi contro gli Imperi Centrali, continuava ad aìternare minacce e blandizie e, tra l'altro, prometteva al Governo cinese aiuti per la cessazione di ogni privilegio extraterritoriale degli stranieri ed offriva la cessione gratuita dei settlements austro-germanici.

La Cina ruppe i rapporti diplomatici con la Germania il 14 marzo 1917 ed il 16 dello stesso mese autorità cinesi, d'accordo con la Legazione di Germania, occuparono pacificamente il settlement germanico di Tientsin.

Il fatto diede occasione a qualche osservazione dei rappresentanti alleati, perchè si svolse in modo che poteva sembrar lesivo del protocollo 1901 (l) e specialmente perchè la stampa cinese volle accentuare in tal senso l'incidente.

Pendevano intanto trattative tra gli alleati ed il Governo cinese per le concessioni che questo aveva chiesto onde addivenire ad una accentuazione della sua attitudine ostile verso gli Imperi Centrali ed a una finale dichiarazione di guerra. I rappresentanti alleati a Pechino tennero in proposito una riunione nella quale sembrò prevalere il concetto che ciascuno di essi dovesse trattare direttamente col Wai-Chiao-pu le questioni che in relazione alle concessioni da fare alla Cina credesse di dover preliminarmente risolvere nello speciale interesse del suo paese.

Le discussioni erano però ancora in corso quando il Governo cinese (il 14 agosto 1917) dichiarò contemporaneamente la guerra all'Impero germanico ed a quello austro-ungarico.

Nella dichiarazione di guerra il Governo cinese affermava abrogati tutti i trattati in vigore con gli Imperi Centrali, fatta solo eccezione per le convenzioni stipulate all'Aja e per gli accordi internazionali relativi alla condotta della guerra tra paesi civili.

·183

9 -Documenti diplomatici -Serie VI -VoL II

Il

Il barone Aliotti cercò allora di venire ad una intesa col Governo cinese trattando contemporaneamente la materia delle concessioni da esso Governo richieste ai Governi alleati, l'affare dei settlements nemici e la sistemazione di una vecchia vertenza per indennità reclamate, per varie ragioni, ma fino ad allora inutilmente, da cittadini italiani.

Quest'ultima questione ebbe per noi una soluzione insperatamente vantaggiosa; il Governo cinese :fece inoltre al barone Aliotti una promessa (scritta) con la quale s'impegnava a dare all'Italia considerevoli ordinazioni di materiale bellico, ma circa i settlements quel Governo si mostrò irremovibile obbiettando tra l'altro che una qualsiasi concessione fatta su questa materia all'Italia lo avrebbe esposto ad altre e ben maggiori richieste di Stati stranieri. A tale proposito il barone Aliotti, con rapporto dell'8 settembre~ 1917, riferiva quanto segue: • Le obbiezioni opposte da questo Governo mi sembrano tali che non sia per ora il caso di insistere. Il Wai-Chiao-Pu sarebbe però in genere disposto a tener conto dei nostri interessi per tutto quanto può aver tratto alle questioni di confine, quali polizia in comune, fogne, tranvie, misure d'iigiene, ecc.

Il Vice-Ministro cinese degli affari esteri signor Kao, mi ha infine confidenzialmimte informato del progetto di organizzare sotto il controllo cinese una concessione ove gli stranieri possano avere tutte le garanzie, tutti i miglioramenti suscettibili di soddisfare alle esigenze delle nazioni più civilizzate. Dietro tutto ciò vi è pure, se non sono errati vari. indizi e se si presta fede ad alcune parole lasciatesi sfuggire dal signor Kao, la preoccupazione del Governo cinese di dovere nell'avvenire restituire le Concessioni nemiche ai loro antichi possessori... In questo momento, il Governo cinese sarebbe assolutamente contrario al cedere a chiunque in parte od in tutto il settlement austro-ungarico. Esso vorrebbe farne una questione d'amor proprio nazionale. L'insistere avrebbe per noi ovvi inconvenienti. Per convincersene basti ricordare il recente conflitto del settlement francese di Tientsin...

La Cina perdette la fama e la partita, ma ne serba dannoso rancore •.

I rappresentanti alleati a Pechino avevano lungamente discusso se le concessioni chieste dalla Cina per la sua entrata in guerra avessero dovuto essere sottoposte a tassative condizioni o se invece meglio conveniva accompagnare l'offerta con la espressione di desiderati dei Governi alleati. Prevalse alla fine il secondo concetto ed i rappresentanti anzidetti fecero pervenire al Wai-Chiao-Pu una nota nella quale, dopo aver indicate le concessioni che i Governi alleati erano disposti a fare alla Cina esponevano, tra gli altri desiderati, il seguente: • Entente avec les représentants des Gouvernements alliés pour organiser, sous forme de concessions internationales, les anciennes concessions allemandes et austro-hongroises dans les ports de Tientsin et de Hankow •·

A tale comunicazione il Governo cinese rispose come segue:

c Il Governo cinese proprio ora attende a riorganizzare le concessioni germaniche e austriache a Hankow e Tientsin, di guisa che i sudditi di tutti i paesi che risiedono in quei siti possano godervi tutti i vantaggi ed i diritti commerciali. Si ricorrerà al sistema di municipi e tutto verrà organizzato secondo il bisogno, cercando di realizzare la perfezione, dimodochè quelle aree possano diventare un modello di località volontariamente aperte (dal Governo cinese) al commercio cinese e straniero. Si farà attenzione poi ad evitare che a guerra finita quei terreni ritornino ad essere concessioni speciali di una sola potenza •.

Questa risposta non poteva soddisfare e non soddisfece i rappresentanti alleati inquantochè essa mostrava come il Governo cinese non fosse disposto ad accogliere il progetto della internazionalizzazione dei settlements nemici, ma nutrisse invece idee la cui attuazione non avrebbe potuto dare che risultati deplorevoli. Pertanto i rappresentanti alleati replicarono con la seguente dichiarazione verbale fatta dal decano in loro nome!: cLes représentants des puissances alliées seraient heureux d'obtenir des précisions complémentaires sur la portée des dispositions que le Gouvernement chinois s'engage à prendre au point de vue de l'organisation des

anciennes concessions allemandes et austro-nongroises de Tientsin et de Hankow,

où il serait désirable que les puissances étrangères eussent chacune un représentant au conseil municipal •.

Per cercare di arrivare ad un accordo i rappresentanti alleati ed il ViceMinistro degli affari esteri cinese signor Kao, tennero, il 6 novembre 1917, una seduta comune al Wai-Chiao-Pu. In tale seduta il signor Kao dichiarò che il Governo cinese avrebbe messo in vigore regolamenti che permettessero agli stranieri, specialmente alleati, di vivere e commerciare nelle concessioni nemiche sequestrate dalla Cina colle stesse garanzie una volta dai medesimi stranieri ivi godute. Che inoltre il Governo cinese era disposto ad ammettere anche qualche straniero nel consiglio di amministrazione delle dette concessioni. Parecchi rappresentanti alleati fecero presente che il Governo cinese avrebbe dovuto prendere subito le misure necessarie per impedire la possibilità di ritorno sulle concessioni di elementi tedeschi che potessero imporsi all'amministrazione.

Il signor Kao si limitò a rispondere che la grande importanza dell'argomento lo induceva a riferire sulla questione al Consiglio dei Ministri cui avrebbe fornito gli elementi necessari per dare eventualmente soddisfazione alla domanda dei rappresentanti alleati.

A questo punto si arrestarono, per quanto risulta, le trattative col Governo cinese e successivamente questo Ministero non ha ricevuto dalla R. Legazione a Pechino che i seguenti due telegrammi:

Telegramma in data 9 ottobre 1918:

• -Il Ministro d'Inghilterra aveva intenzione di indire una riunione di rappresentanti alleati per parlare delle concessioni nemiche in Cina, ma l'Incaricato d'affari degli Stati Uniti gli ha detto confidenzialmente che con sorpresa aveva ricevuto recentemente un telegramma del suo Governo in cui si dice non essere questo il momento opportuno per sollevare la questione che poteva risorgere nelle trattative di pace •. - • -Il nostro Console a Tientsin ed il Console belga nella stessa città sono venuti a pregarmi d'appoggiare a Roma il loro desiderio di vedere risolta al Congresso della pace generale la questione dei settlements nemici. Mentre il nostro Console desidera soltanto regolare il nostro confine con l'antica concessione austriaca, ciò che è reso più che mai desiderabile a cagione pessima manutenzione cinese, il Console belga vorrebbe che la concessione tedesca fosse data al Belgio, benchè questo paese ne abbia già un'altra poco sfruttata •.

Si è già visto che il settlement germanico di Tientsin fu occupato dai cinesi il 16 marzo 1917. Sulla scorta dei documenti raccolti non è stato possibile precisare in quale data avvenne l'occupazione del settlement germanico di Hankow e di quello austriaco di Tientsin. Ma dal già detto risulta implicitamente che anche questi settlements sono stati occupati dai cinesi. Deve però tenersi presente che la importanza degli interessi nemici su quelle Concessioni è anche oggi talmente prevalente che l'autorità dei cinesi vi è forse più formale che reale.

Dati i fatti esposti sembra che le soluzioni da darsi alla questione dei settlements nemici in Cina potrebbero essere le seguenti, salvo beninteso quelle variazioni che le circostanze potessero consigliare.

Settlement austro-ungarico in Tientsin

1a Soluzione. -Previ accordi con gli Stati Uniti (e possibilmente qualche preliminare intesa con l'Inghilterra e la Francia) ottenere al Congresso della pace l'assegnazione all'Italia del settlement. Tra le ragioni che stanno a favore di questa soluzione e che risultano da quanto si è esposto si potrebbe anche far presente:

a) che il settlement austriaco confina solamente col nostro e con la città cinese;

b) che la Concessione italiana è la più piccola di tutte: essa misura 124 acri (m2 459,000) mentre la Concessione austriaca misura 190 acri (m2 768,740). Le due Concessioni insieme occupano quindi un'area di acri 314 inferiore a quella di ogni altra singola Concessione. Infatti l'estensione delle altre Concessioni è la seguente:

Giapponese acri 1030 Russa 891 Tedesca 503 Francese 353 Belga .. 320

c) che i maggiori interessi economici dell'Austria-Ungheria in Estremo Oriente sono triestini e per ciò essendo ora Trieste italiana deve passare all'Italia la tutela di questi interessi. Ove non si riuscisse ad ottenere l'assenso del Governo cinese potremmo riservarci di trattare direttamente con esso.

2a Soluzione -Ottenere che il settlement venga internazionalizzato salvo una leggera rettifica di frontiera a nostro favore. A tale proposito è opportuno tener presente che con telegramma in data 21 dicembre 1918 il R. Incaricato d'affari a Pechino ha riferito quanto segue:

• In una riunione tenuta il 20 corrente i Colleghi alleati hanno deciso di attirare l'attenzione dei loro Governi sulle condizioni avvenire dei sudditi nemici in Cina, pregando che tale questione sia considerata nella Conferenza della Pace.

Circa il punto primo: internazionalizzazione delle Concessioni nemiche, debbo far presente che tale proposta è compatibile, nell'intenzione dei Rappresentanti alleati, con una rettificazione, come quella che desidera il R. Console a Tientsin. Menzionai tale punto nella riunione dei Rappresentanti alleati ed il Ministro di Francia disse che se l'internazionalizzazione delle Concessioni nemiche verrà effettuata, egli intende sollevare la questione della rettifica dei limiti della Concessione francese di Hankow ove la situazione al riguardo sembrerebbe essere simile alla nostra a Tientsin •.

3a Soluzione. -Ottenere al Congresso della Pace che il settlement sia ripartito tra l'Italia e la Cina.

È però da osservarsi che questa soluzione può forse offrire inconvenienti pratici per la vicinanza con i Cinesi e forse non incontrerebbe il favore dei Governi alleati data l'inguaribile germanofilia dei governanti cinesi (Vedi rapporto della R. Legazione a Pechino n. 1011;210 del 15 ottobre 1918).

Settlement germanico di Tientsin

La migliore soluzione per l'Italia sarebbe che questo settlement fosse internazionalizzato. Ma ove ottenessimo per noi il settlement austriaco, o parte di esso, e qualora i Governi alleati fossero favorevoli alla cessione di quel settlement al Belgio potremmo disinteressarci di tale cessione e magari appoggiarla.

Settlement germanico di Hankow

Due soluzioni sembrano essere per noi pressochè egualmente convenienti:

I. Internazionalizzazione del settlement.

II. Ripartizione del settlement tra Stati alleati con assegnazione all'Italia di una conveniep.te zona.

Il

(l) Nota marginale del documento: • data in visione a S. E. Sonnino •·

(l) -Nota marginale del doeumento :: «tener presente per nostre richieste coloniali». (2) -Questo documento è firmato da Ciancarelli. (3) -Le carte non si pubblicano. (4) -Nel 1902 la Francia aveva iniziate trattative con la Cina per l'avanzamento del suo sett!ement di Tientsin. L'accordo non essendo stato raggiunto, era stato stabilito, in via provvisoria, che la polizia sulla zona contestata sarebbe stata esercitata da un determinato numero di agenti cinesi e francesi, che nessuna delle due parti avrebbe dovuto aumentare. I cinesi vennero meno a tale accordo ed allora il Ministro di Francia a Pechino rimise sul tappeto la questione principale facendo, tra le altre proposte, anche quella di ridurre alla metà la zona di terreno dapprima richiesta. Ma non potè riuscire a vincere le resistenze cinesi. Il 21 ottobre 1916 il Console francese di Tientsin fece allontanare a viva forza gli agenti cinesi dalla zona contestata e procedè senz'altro all'annessione di essa al sett!ement francese. Il Governo cinese protestò non solo, ma aizzò sottomano un'agitazione antifrancese.

(l) Il protocollo 1901 vieta alle truppe cinesi di avvicinarsi oltre una certa distanza al porto di Tientsin senza il consenso dei rappresentanti esteri. [Nota del documento].

272

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO

(ACS, Carte Orlando)

T. 275. Parigi, 8 febbraio 1919, ore 10,45 (per. ore 13,30).

Secondo quanto il segretario particolare di Pichon ha dichiarato a Bonin le pretese manifestazioni ostili alla Francia si sarebbero lamentate in data imprecisata ma certamente recente a Torino dove in un caffè concerto tutte le bandiere alleate ,sarebbero state applaudite al loro ·comparire meno la francese che sarebbe stata fischiata; ed a Roma in un cinematografo in occasione della proiezione di un film rappresentante l'entrata delle truppe francesi in Alsazia Lorena. La rappresentazione anzi a Roma avrebbe dovuto essere interrotta. In seguito a tali manifestazioni anzi l'Ambasciatore Barrère avrebbe ritenuto prudente rinviare alcune conferenze che avrebbero dovuto tenere in Italia dei conferenzieri francesi. La prego disporre nuove diligenti oculate indagini e riferirmene.

273

IL RAPPRESENTANTE NELLA MISSIONE MILITARE DI ARMISTIZIO A BUDAPEST, TACOLI,

' ~

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO ·1;.;_ r,

1 .•

w;",~ l

r. GAB. 55/10. Innsbruck, 8 febbraio 1919, ore 14 (per. ore 3,35 del 9).

Evidentemente sotto impressione fatti Presburgo nonchè attività francese Budapest signor Charmant ha... (l) nuovo... (l) progetto unione Romania pur non conoscendo ancora al riguardo pensiero V. E. Egli si è dilungato sulla tattica da seguire per tradurlo in atto che ·consisterebbe essenzialmente in triplice azione:

l o passo ungheres·e a Parigi per convincere governo franc.ese a non osteggiare piano;

2° passo R. Governo a Bucarest per ottenere adesione del Governo rumeno;

go preparazione opinione in Ungheria e Romania.

... (1) Signor Charmant non dispera per,suadere Governo francese che confederazione danubiana con o senza Austria tedesca sarebbe creazione politica non... (l) stante imperialismo ed immaturità politica popolo slavo e costituirebbe perpetuo focolare lotte non potendo Ungheria sottoscrivere pretese territoriali czecheslovene e jugoslave. Essa sarebbe quindi fatalmente attratta verso Germania cui tenderebbe unirsi prima occasione. Divisato stato ungaro-rumeno, presentando invece as,sai più certo carattere di stabilità e quindi di forza, adempirebbe in modo assai più sicuro funzioni baluardo contro germanesimo che fosse per s,eguire.

Questi concetti dovrebbero essere esposti agli uomini politici francesi da mandatari ungheresi cui egli confida V. E. vorrà procurare a ~uo tempo accesso in Francia e che potranno essere egli stesso e Conte Musieyi (?).

il

Circa accordo... (l) signor Charmant si rimette intieramente direttive V. E. e tatto R. ministro Bucarest per scandagliare cautamente signori Bratiano e Take Jonescu.

Circa terzo signor Charmant afferma rispondere buona parte stampa ungherese uomini politici ed attuale ministro del partito sociale democratico nonchè averne approvazione personaggi di nota esperienza.... (l) politica per ora estranei Governo: mi ha citato ·barone Forgacs. Per ,preparazione opinione rumena si serve personalità rumene Transilvania legate entrambi paesi.

Avendo a mia richiesta espresso avviso dovere dare precedenza passi Governo francese ho obiettato nostra azione converrebbe forse meglio assicurare in precedenza concorso Governo rumeno per presentare Francia fatto semicompiuto.

Signor Charmant ha detto si atterrà in proposito fedelmente direttive V. E. se come invoca V. E. vorrà concedergli colloquio.

(l) Gruppi indecifrati.

274

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 97. Parigi, 8 febbraio 1919, ore 17.

'l:elegramma 2615.

Conversazioni con Venizelos circa eventuali accordi italo-greci .pur seguitando tuttora non hanno condotto ad alcuna conclusione onde nulla deve ritenersi mutato nella nostra situazione in Albania.

275

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. R. P. 508. Roma, 8 febbraio 1919, ore 20.

Dai giornali inviati regolarmente costì, l'E. V. avrà potuto rilevare quali siano stati i commenti della nostra stampa sulle due più concrete questioni trattate dalla Conferenza in queste prime sedute. Un giudizio formulato sopra di questi commenti non sarebbe però <Completo e fedele poichè la severità della censura e più ancora il riserbo che i giornalisti si sono per ora imposto, non hanno dato a divedere la grande preoceupazione che esiste in vari ambienti per le conseguenze delle decisioni della Conferenza nei riguardi dell'Italia. Molti considerano infatti che la questione delle colonie germaniche dell'Africa si è risolta in uno scacco delle note rivendicazioni coloniali dell'Italia e che la questione dell'Hedjaz è

stata dagli inglesi impostata in maniera da non offrire per noi la possibilità di adeguati compensi.

Crederei mancare ad un preciso dovere verso V. E. assente, tacendole questi malumori e queste preoccupazioni. Giudicherà poi V. E. se avendo argomenti per combatterli non convenga di eliminarli prima che prendano maggiore consistenza.

(l) Gruppo indecifrato.

276

IL CAPO DELL'UFFICIO STAMPA DEL MINISTERO DELL'INTERNO, NATOLI, AL VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO AD INTERIM, VILLA

(ACS, Carte Orlando)

T. 281. Parigi, 8 febbraio 1919, ore 22,15 (per. ore 1,15 del 9).

Oggi seduta Consiglio guerra che non interessa direttamente nostro paese. Si è in particolare discussa questione armamento Germania nel senso di precisare numero armi che questa deve ancora restituire allo scopo di mantenere sua inferiorità bellica. Wilson ha proposto costituzione consiglio centrale interalleato per tutte questioni economiche oggi affidate a varie e molteplici commissioni costituitesi soltanto per la guerra. Proposta è stata presa in ·considerazione. È parso poi opportuno insistere coi nostri giornalisti su questioni Asia Minore nel senso che accordi con la Grecia possono essere solo realizzati con equivalenti compensi in A:sia suggerendo però non fare 'Specificazioni grafiche che potrebbero compromettere richieste per tali compensi. N o tizia riconoscimento americano nuova nazione serbo-croato-slovena data con lettera di Lansing a Trumbic ha prodotto pessima impressione ambienti giornalistici italiailli che hanno intonato a questo sentimento loro corrispondenze. Commissione per questione romena si è riunita oggi sotto presidenza comm. De Martino ed ha esaminato questione con quella simpatia cui ha diritto quella nazione.

277

IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI, S. PIACENTINI, AL MINIS'.DRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 610/1120. Valona, 8 febbraio 1919 (per. il 9).

Risposta suo 159 data 2 corrente (1).

Affermazione Sterghiades circa scaglionamento milizie albanesi lungo linea confine Firenze è affartto priva di fondamento. Un solo reparto di milizie albanesi è distaccato P.remeti per ragioni pubblica sicurezza. Ritengo che (come ho già

Il

rappresentato a S. E. Sonnino con telegramma n. 1174 Op. data 6 corrente) notizie date Governo ellenico cirea presenza truppe albanesi frontiera meridionale sono fatte circolare come giustificazione sui recenti preparativi militari lungo linea Ciatalgia. Data situazione e per parare qualsiaJsi eventuale sorpresa, come da accordi presi con Comando Supremo, disporrò perché la nostra occupazione Albania meridionale attualmente costituita due battaglioni bersaglieri e poche stazioni ·carabinieri scaglionati hmgo linea Firenze, sia rinforzata ·con due batterie da montagna e un reggimento di frontiera appena giungerà dall'Italia per essere pronto ogni evenienza.

(l) Ritrasmissione a S. Piacentini del tel. pubblicato al n. 166.

278

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, BONIN LONGARE (l)

(Ed. in S. SoNNINO_, Carteggio 1916-1922, pp. 559-561)

T. 96. Parigi, 8 febbraio 1919.

(Per Parigi) Ho telegrafato al R. ambasciatore a Londra quanto segue: (Per tutti) Ho avuto stamani insieme col Presidente del Consiglio un colloquio con Lloyd George •e Balfour. Abbiamo parlato delle cose dell'Asia Minore.

Avverto che nei giorni scorsi in seguito a una richiesta britannica di esaminare il riparto delle .truppe alleate nei territori occupati della Turchia, i consulenti militari avevano presentato un progetto di ripartizione secondo il quale le truppe inglesi rimarrebbero in Mesopotamia ed in Palestina, le truppe francesi in Siria, ed un battaglione italiano sarebbe inviato a sostituire a Konia un battaglione inglese che ci risultò solamente avantieri trovarsi quella località. In tal caso si prevederebbe una base italiana in Adana in analogia alla base francese a Fiume.

Inoltre truppe italiane sarebbero destinate a sostituire truppe inglesi nella zona Batum Baku. Debbo osservare che questo progetto dei Consulenti militari non è ancora giunto al Comitato dei dieci e che esso fu originato dal desiderio britannico di risparmiare, uomini e denari nell'occupazione dei territori turchi, occupazione che Lloyd George lamentò onerosissima.

Specialmente costosa e gravosa egli aveva dichiarato la occupazione Batum Baku soggiungendo non desiderare mantenere la occupazione nonostante la ben nota ricchezza di petrolio. Stamane Lloyd George iniziò la conversazione domandando se, in relazione al concetto prevalso di affidare mandati alle varie potenze in nome della Lega delle Nazioni, non avremmo considerato conveniente procedere alla ripartizione di tutto l'Impero Ottomano. Ad un nostro cenno preliminare di assentimento Lloyd George esibì una carta in cui erano tracciate varie zone. Esse comprendevano: l) Costantinopoli e dintorni, 2) una zona nella parte occidentale dell'Anatolia comprendente Smirne, 3) una zona comprendente Eraclea, Brussa, Adalia e Konia, 4) una zona comprendente l'Armenia da Trebisonda ad

Alessandretta, 5) una zona comprendente la Siria, 6) una zona comprendente la

Mesopotamia ecc.

Lloyd George, seguitando, chiese se saremmo stati disposti ad incaricarci della zona a• e disse essere sua opinione che mentre la zona 2• si sarebbe potuta affidare alla Grecia, le zone l • e 4• si sarebbero potute affidare agli Stati Uniti d'America. Egli soggiunse anzi che almeno per la zona quarta ne aveva già accennato a Wilson e ritenere il Presidente potesse essere incline ad accettarla. La zona 5n sarebbe assegnata alla Francia e ,la 6• all'InghHterra.

Nel corso della conversazione si riparlò della zona Batum Baku che avrebbe potuto essere affidata all'Italia. Il Presidente ed io non ci mostrammo alieni dal prendere in considerazione la proposta britannica dicendoci disposti eventualmente a rinunziare a Smirne a favore della Grecia per aderire ai desideri più volte manifestatici e pur rendendoci conto e facendo osservare che la difficoltà era di persuadere la Francia a rinunciare ai precedenti accordi che le assegnavano Alessandretta. Si rimase che Lloyd George avrebbe parlato della cosa al Presidente Wilson ed a Clemenceau.

(l) All'ambasciata a Parigi, il tel. venne inviato per corriere.

279

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 2719. Roma, 8 febbraio 1919.

Ieri vescovo Spalato fece conoscere a mezzo questore che avrebbe d,esiderato parlare con un nostro funzionario. Venne d'accordo con Presidenza incaricato

V. Console Roddolo che si recò oggi da lui. Vescovo si disse lieto poter manifestare

R. Governo suoi vivissimi ringraziamenti per nostro liberale cortese contegno suo riguardo; si è tuttavia astenuto venire pel'sonalmente alla Consulta per non dare luogo a dubbiose interpretazioni suo passo. Accennò quindi alla questione dalmata premettendo che aveva desiderato venire a Roma, a malgrado delle pressioni del Governo provvisorio di Spalato, per fare opera di pace oltre che per sistemare affari suo Episcopato verso S. Sede. Si dichiarò partigiano e fautore della Jugoslavia che vorrebbe vedere riconosciuta dal R. Governo mal celando però suoi noti sentimenti verso cessata Monarchia austro-ungarica e sua avversione per Serbia. Ritiene che ogni soluzione della questione dalmata o soltanto imposta sarebbe ugualmente dannosa per jugoslavi e per l'Ital<ia e di gravissimo danno per il cattolicesimo. L'odio fra i due paesi destinati a vivere in relazione di buon v-icinato è già per se stesso un male immenso. Ne è addolorato anche come vescovo cattolico perché interessi religiosi ne soffrono. Occorre: • smobilitare questo parossismo d'odio • ed a questo scopo precipuo si rivolge la sua azione che egli dice apolitica.

Da parte dell'Italia questo potrebbe ottenersi lasciando un poco da parte gli irredenti che informano e consigliano tendenziosamente linguaggio dei nostri giornali.

Il

Ha anche accennato come esempio, la impressione che farà in Dalmazia il ricevimento in Campidoglio degli studenti Dalmati. Ha poi accennato a quanto l'Italia potrebbe guadagnare in Dalmazia dove la cultura è tuttora italiana (tiene a far sentire come e con quanto amore egli stesso abbia studiato la nostra letteratura) mentre i francesi sono già pronti a lavorare per sostituirsi a noi. Però finì con lo sdrucciolare su questo terreno lasciando comprendere che gli Jugoslavi di Spalato incominciano ad averne abbastanza dei francesi che fecero loro troppe promesse ma non hanno ancora agito.

Circa la sistemazione territoriale della Dalmazia vorrebbe sacrificare gli Sloveni ai Jugoslavi. L'Italia si tenga l'Istria, arrotondi pure il confine oltre Gorizia ma in Dalmazia si accontenti soltanto di Zara.

Né, secondo lui, convel'!rebbe all'Italia estendersi in Dalmazia ,che rappresenterebbe per il suo bilancio una colonia onerosa passiva ed in preda a ,continue agitazioni. Non accennò alla questione di Fiume. La Serbia ortodossa non rappresenta un pericolo per la religione cattolica, perchè i serbi sono in realtà indifferenti né hanno ora scopo di servirsi della religione per propria politica. iln realtà devono aver fatto a questo vescovo grandi promesse. Tuttavia egli sostiene debolmente questa tesi. Circa suo viaggio Parigi dice che sua rinunzia a questo viaggio sarebbe interpretata a Spalato come se Governo Italiano ne lo avesse impedito. Vorrebbe vedere Principe Ereditario di Serbia, di Pasich poco gli importa né cela la sua antipatia verso questo Ministro. Avrebbe anche desiderio avvicinare S. E. Orlando. Da notizie avute da fonte degna di fede sembra che vescovo sia venuto qui animato da ben peggiori intenzioni a nostro riguardo. Vaticano avrebbe agito verso di lui e manifestato sua disapprovazione per viaggio a Parigi. Vescovo Zaric partirà per ·costì domani sera :sabato.

Fin qui quanto mi rifedsce Roddolo. Da fonte confidenzial,e risulta invece che stesso vescovo riferendo la sua visita in Vaticano disse aver prospettato chiaramente al Pontefice sentimento degli Slavi di Dalmazia tanto verso il nuovo stato Jugoslavo quanto vel'lso le pretese italiane: avrebbe anche dichiarato che lo sbarco degli italiani a Spalato non avrebbe avuto luogo il giorno 2 gennaio per opposizione francese e inglese e che ad impedirlo avrebbe in qualche modo influito anche la sua azione.

280

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. 2802. Roma, 8 febbraio 1919.

Questo Rapp!l'esentante del War Trade Board in Roma, col foglio di cui unisco copia, comunica una proposta del Governo degli Stati Uniti intesa ad ottenere l'invio di identiche istruzioni da parte dei Governi italiano, francese e inglese ai rispettivi Agenti diplomatici nell'America Latina, circa il sistema da seguirsi nella ideata revisione e riclassificazione delle liste nere.

Sta in fatto che tale revisione e riclassificazione è stata oggetto di un recente, unanime voto della Commissione Interalleata in Washington.

Per mio conto nulla avrei in massima in contrario ad impedire le istruzioni di cui trattasi, ma soltanto osservo che lo spirito di tali disposizioni, sembra nel suo complesso alquanto più rigoroso di quello che si volle seguire nelle analoghe direttive impartite ai rappresentanti diplomatici negli altri Paesi, in base a suggerimento del Governo britannico (vedasi il mio telegramma n. 373 del 10 gennaio).

Data la necessità di mantenere strf:tta armonia nei criteri generali adottati in materia, prima di diramare le istruZJioni invocate dal Rappresentante del War Trade Board prego V. E. di telegrafarmi il punto di vista dei Governi inglese e francese, il quale ultimo potrà essere opportunamente consultato pel tramite del suo rappresentante nella Commissione Interalleata per le liste nere costì in Londra.

.ALLEGATO.

Rome, january 30 th. 1919.

I am advised by the War Trade Board that providing the Foreign Offi.ces of ltaly, France and Great Britain will take an identica! position it proposes to send the following circular telegram to the Latin American Missions of the War Trade Board:

• In view of the fact that our enemy trade lists and restrictions can only be effective if offenders are followed up and when the evidence warrants such action are inscribed on the E.T.L. or confidential lists particularly at this time when ali associated Governments are limiting refusal or facilities to houses so listed the associated Governments are jointly instructing their Latin American representatives to resume listing conferences and investigations when these have been suspended and to continue those stili operating. Changed conditions however require some modification in the black list policies which have been adopted by all the associated Governments. You are instructed to communicate the following rules to your Italian, French, British, Belgian and Japanese colleagues and to United States Consuls and War Trade Board Representatives and to make future recommendations for c:;'hanges in the black list conform thereto. Further names should not be recommended for inclusion in the enemy trading, confidential or cloak lists unless after careful investigation they fall in one or more of the following classes. (l) Enemies of importance. (2) Neutrals or others who are merely agents, agencies, branches or subsidiaries of important enemies, or controlled by and for enemy interests. (3) Neutrals and others .who habitually cloak enemy trade. (4) Purely cloak names for enemy or listed list. (5) Special cases for flagrant offenders against enemy trade restrictions. Enemy propaganda should no longer be a consideration in favor of listing in the case of persons or associations of neutra! or allied nationality. No names other than those of important enemy firms are to be recommended for published list except where inclusion in confidential Iist and denial facilities will not sufficiently accomplish result sought to diminish number of lists. Cloak Iist names hereafter will be transmitted to Washington by the American representative according to existing form and procedure. Present published confidential and cloaks list should be reviewed in light of above rules and removal of non-enemies recommended accordingly when such removal will not tend to reopen channels of enemy trade. Ali cases must be looked at frankly and fairly by ali of the conferees from the standpoint

of an allied policy to resist enemy trade and both in regard to additions or removals the recognition of that fundamental principle is essential to the maintenance of allied cooperation which is necessary to the success of the policy •.

The proposed circular telegram is now being forwarded to the Foreign Offices of France and Great Britain with the request that they will either repeat the same textually to their Latin American Missions or instruct those Missions to recognize instructions which are to be sent from Washington to the American Representatives as having similar force and effect of a direct telegram from the respective Foreign Offices.

Will you kindly advise me whether the substance of the proposed circular telegram has the approvai of the Italian Foreign Office, and if so, whether you will repeat it to your Latin American Missions, or instruct those Missions to recognize instructions sent from Washington to the American Representatives as having similar force and effect of a direct telegram from your Foreign Office.

281

IL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 279. Roma, 8 febbraio 1919.

Ritornando .sui due incidenti a lei segnalati dal Governo francese (1), le comunico quanto appresso: Alla mia nuova richiesta il prefetto di Torino mi ha risposto come segue: • È pura invenzione che in teatro o altrove siano stati qui emessi fischi contro inno e bandiera francese, mentre inni e bandiere altri alleati sarebbero stati applauditi. Tale affermazione fa il [paio con quella già da me smentita circa film relativa entrata truppe francesi in Alsazia, che sarebbe stata fischiata in uno di questi cinematogmfi e della quale autorità avrebbe sospesa rappresentazione. Si tratta. di notizie prive di qualsiasi fondamento di verità nonchè di verosimiglianza •. Quanto all'incidente di Roma, il questore, dopo accurate indagini, ha accertato quanto appresso: • Otto giorni fa, nel cinematografo Moderno all'Esedra, mentre si proiettava una film rappresentante l'entrata della truppe francesi in Alsazia Lorena, un individuo, qualificato per tale Antonio Aureli, avrebbe esclamato ad alta voce: " Anzichè rappresentare di questa roba francese potrebbero rappresentare fatti italiani". Redarguito dal personale del cinematografo e da alcuni del pubblico, egli si giustificò dicendo di aver un figlio al fronte. Un maggiore dei carabinieri lo mise alla porta, mentre parte del pubblico disapprovava il contegno del disturbatore, di guisa che, se manifestazione vi fu, essa è da ritenersi in senso piuttosto favorevole alla F,rancia •. Questo e non altro, mi assicura recisamente il questore, fu tutto l'incidente che per la sua lievissima entità egli stesso ignorava. Non può quindi in nessun modo ritenersi come una dimostrazione di sentimenti ostili alla Francia, e la notizia quindi, quale fu riportata all'Ambasciata francese, dovette essere, scientemente o inscientemente che sia, esagerata e deformata.

,,

(l) Cfr. n. 272.

282

IL COMMISSARIO POLITICO PRESSO LA MISSIONE MILITARE DI ARMISTIZIO A VIENNA, MACCHIORO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 603. Vienna, 8 febbraio 1919 (per. L'B).

Ministro di Svizzera mi accenna tendenziosamente oggi con qualche rincrescimento ai grandi progressi fatti in queste tre ultime settimane a Vienna dall'idea dell'unione dell'Austria tedesca alla Germania mostrando preferire soluzione federazione danubiana. Egli dice tale unione è voluta dai pangermanisti, dai dirigenti del partito socialista, desideroso di unirsi alla democrazia socialista tedesca e da qualche capo del partito cristiano sociale che si ripromette dei vantaggi da un'azione comune col centro tedesco. Costoro sarebbero riusciti a mutare il pensiero della popolazione che comprendeva i danni ed i pericoli simile unione. In realtà è difficile sapere che cosa pensi la popolazione soltanto preoccupata dalle sue difficoltà economiche ed alimentari. Anche movimento elettorale procede finora nell'indifferenza scettica della maggior parte della popolazione.

Esistono invece indizi che le quattro forze preponderanti dell'ex impero, aristocl1azia, clero, burocrazia ed esercito lavorano nell'ombra con grande prudenza e coltivano la speranza di qualche evento favorevole.

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L'AGENTE E CONSOLE GENERALE A TANGERI, RINELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. R. 70/12. Tangeri, 8 febbraio 1919.

In queste ultime settimane si sono viste circolare con insistenza, nella stampa di Parigi e di Londra, informazioni relative a pretesi negoziati che avrebbero luogo al Quai d'Orsay per la cessione alla Spagna, da parte dell'Inghilterra, di Gibilterra in cambio del porto marocchino di Ceuta.

Non è 'la prima volta che la questione viene portata all'esame della opinione pubblica e a tale proposito mi giova rammentare che già nel 1917 il signor W. B. Harris, il noto e autorevole corvi,spondente da Tangeri del Times, riaSISumeva in un opuscolo intitolato • Tangeri e la zona spagnola • la tesi medesima. Dopo aver dimostrato il fallimento della politica spagnola al Marocco e quindi l'inutilità anzi il danno di attribuirle nuovi territori, come la città di Tangeri (mentre nello stesso ,stretto di Gibilterra la Spagna possiede le regioni della costa andalusa realmente privilegiate per clima e paesaggio, rimaste però abbandonate per le deficienze e l'incuria dell'amministrazione), l'autore sostiene ~la necessità che la Spagna abbandoni la sua zona, la quale non solo non potrà essere sottoposta a un serio controllo da parte dell'occupante attuale, ma si troverà sempre esposta agli intrighi dei tedeschi. Questi infatti penetreranno in quella regione sotto pretesto di scopi commerciali, ma col reale sinistro disegno di sollevare le popolazioni indigene e di preparare il terreno a una nuova guerra. La zona spagnola

rappresenterebbe quindi un continuo pericolo non solo per la Francia ma per tutte le potenze interessate a mantenere la pace nell'Africa del Nord. L'autore trova però giusto di compensare la Spagna e ne vede il mezzo migliore appunto nello scambio di Ceuta contro Gibilterra, ciò che, oltre a lasciare intatta anzi migliorata la predominanza dell'Inghilterra nello stretto, sarebbe un incontestabile omaggio ai nuovi principi di giustizia, di fiducia e di concordia che devono regolare i reciproci rapporti tra le nazioni, eliminando questo motivo di rancore e di inquietudine che era per la Spagna il vedere Gibilterra, parte integrante del suo territorio, in possesso di una potenza estera.

L'opuscolo destinato in origine al pubblico inglese, venne tradotto in francese per essere distribuito a tutte le personalità politiche della Francia. Ma la guerra incalzava al·lora ·con troppo .gravi minacce e il Governo della Repubblica ritenne prudente di evitare qualsiasi elemento di aspri commenti e di altri intrighi al nemico: ordinò pertanto il sequestro degli esemplari pubblicati dello studlo del signor Harris, ma non potè impedire che delle copie fossero distribuite, a titolo confidenziale, specialmente tra i rappresentanti delle potenze a Tangeri.

Non è a nascondersi che quanto è occorso, durante la guerra, nella zona marocchina sottoposta all'influenza spagnola a danno e pericolo degli alleati, ha dato ragione alle severe critiche del signor Harris, condivise del resto integralmente da questo mio coHega di Francia e da quanti 'studiano a fondo il problema marocchino.

Vero è che con la nomina del generale Berenguer, il Governo di Madrid sembra deciso a seguire al Marocco una nuova politica, non più esclusivamente militare come è stata finora, ma prevalentemente amministrativa e coloniale sull'esempio di quella applicata con tanto successo al protettorato francese. Il generale Berenguer, prima di partire per la nuova residenza, ha tenuto a far conoscere, in parecchie interviste pubblicate dalla stampa europea, il suo proponimento di svolgere una simile politica di pieno accordo col generale Lyautey, di cui &i è dichiarato fervente ammiratore e col quale desidera intrattenersi recand01si a tal uopo a Rabat per meglio consolidare e svolgere gli interessi tra i due paesi.

Tali propositi non solo concordano con l'azione già avviata nella zona spagnola, che viene dalle autorità epurata dalle persone sospette oltre che da quelli che seguirono il debellato agitatore Abd-el-Malek, ma corrispondono altresì al programma tratteggiato dal signor Romanones in occasione della riapertura del parlamento, quando, nel riconoscere l'opportunità di modificare la politica finora seguita dalla Spagna al Marocco, assicurò che tale politica dovrà svolgersi parallelamente a quella francese, richiamandosi poi ai vari trattati vigenti per ribadire il principio che lo statu qua mediterraneo è indispensabile per la Spagna resti inalterato, almeno come minimum specialmente per ciò che concerne la questione di Tangeri.

Se non che, si obietta qui da parte francese, non si può sopprimere il passato e conviene osservare esattamente i testi delle convenzioni invocate dal signor Romanones. In applicazione poi del noto punto di vista della Francia, si osserva che al Marocco non vi sono due protettorati ma uno solo ed è quello della Francia, mentre la Spagna vi possiede solo una zona d'influenza, parte integrante dell'impero sceriffiano e sottoposta pertanto all'autorità del Sultano, il quale conserva altresì la sovranità su Tangeri. Così è che tutte le amministrazioni comuni alle tre zone e istituite precisamente per affermare e mantenere l'unità politica dell'Impero (come ad esempio le rappresentanze del Sultano stabilite a Tetuan e a Tangeri) riflettono, per la loro costituzione e gerarchia, l'unità del protettorato affidato alla Francia. Questa ha concesso, è vero, alla Spagna parte delle sue funzioni e dei suoi privilegi, ma senza rinunziare ai suoi titoli. Tuttavia, per quanto subordinati e relativi siano i diritti della Spagna, essì implicano anche dei doveri. In virtù quindi del principio dell'unicità della sovranità del Sultano su tutto il Marocco, quando questi dichiarò la guerra alla Germania, anche nella zona spagnola dovevano essere presi provvedimenti contro i nemici. Invece si lasciò che i tedeschi rifornissero d'armi e di denaro i ribelli e il loro capo Abdel-Malek, attraverso i porti della zona. Abd-el-Malek riceveva dal signor di Ratibor 300 mila pesete spagnole al mese e tale denaro era appunto trasportato a Melilla, a Tetuan e anche a Ceuta·da agenti segreti e consegnato poi al famigerato Bartels. E tutto ciò e gli altri maneggi tedeschi, ormai troppo divulgati per essere ancora rammentati, furono possibili soltanto perchè la zona intera era aperta al nemico, tollerato e dalle dogane e dalla polizia e dal servizio degli affari indigeni di Spagna. Questi fatti sono purtroppo veri e non possono essere dimenticati, di fronte alle preoccupazioni, ai danni e alle perdite cagionate. Non si può quindi e non si deve parlare soltanto del _presente e dell'avvenire, ma anche del passato.

Si ha qui l'impressione, maturatasi attraverso quanto è filtrato nella stampa, che non diverso linguaggio trovò il signor Romanones presso il Governo di Parigi,

Comunque, se negoziati si conducono o si condurranno nella capitale francese per il Marocco, un terreno d'intesa fra le tre potenze interessate non potrà essere trovato se prima non interviene un accordo preciso tra la Francia e l'Inghilterra. Si afferma che un rapporto dettagliato sia stato da tempo presentato all'ammiragliato britannico da una speciale commissione tecnica, a tal uopo nominata, sulla base navale di Ceuta. Consentirà la Francia allo scambio, se pure è stato progettato, di Gibilterra con Ceuta e si contenterà di pretendere, in corrispettivo, la zona di Tangeri?

Tali sono i problemi che si agitano attualmente in questi circoli diplomatici e che a V. E. sarà forse agevole di vagliare con le informazioni che sarà possibile di ottenere da Parigi e da Londra. Per quanto riguarda i nostri diretti interessi, mantengo fermo il punto di vista che a noi convenga mantenere salda e svolgere nel miglior modo la nostra situazione a Tangeri per aver poi titoli a negoziare compensi in caso di eventuali rinunzie. A tale programma, approvato da V. E., si è costantemente informata la mia attività, che mi studio di intensificare dopo la fine delle ostilità, come spiego in separato rapporto.

Quanto a Tangeri, la Francia, sostiene la necessità che tale città entri a far parte integrante del protettorato francese, pur con speciale amministrazione franco-spagnola.

La questione si complica con le note tendenze anglo-spagnole di procedere ad uno scambio tra Gibilterra e Ceuta. L'unione di Gibilterra alla Spagna soddisferebbe molto l'opinione pubblica spagnola e risponderebbe ai principi generali wilsoniani. Ma la Francia come vedrebbe il fatto che l'Inghilterra metta direttamente piede nel Marocco?

Per quanto riguarda direttamente l'Italia, non puo m verità dirsi che specialissimi interessi politici ed economici ci spingano a cercare di mantenere a Tangeri una posizione di privilegio quale potrebbe essere ad esempio quella di un'amministrazione internazionale per mezzo dei rappresentanti diplomatici! Tuttavia -nel giuoco di interessi francesi ed inglesi -e specialmente in vista della trattazione delle nostre questioni coloniali, l'adesione italiana alla domanda francese per l'incorporazione di Tangeri nel protettorato con regime speciale, ed eventualmente il nostro appoggio all'Inghilterra per il cambio Ceuta-Gibilterra, potrebbero essere dati riservatamente con l'intesa cioè che essi dovrebbero servire da elementi a noi favorevoli nei futuri negoziati per la nostra sistemazione coloniale africana.

Non è infatti da dimenticare che la Francia annette foDtissimo pe!So alla questione marocchina, principalmente dopo l'esperienza di questa guerra durante la quale la Spagna non ha saputo o non ha voluto impedire che la sua zona costituisse per la Francia un pericolosissimo centro ostile di propaganda e di contrabbando tedesco. Non v'è quindi motivo per noi di rinunziare ad un più favorevole stato di diritto e di fatto oggi esistente senza che di questa rinuncia noi cerchiamo legittimamente di avvantaggiarci.

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IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

L. l. Parigi, 8 febbraio 1919.

Come ho già telegrafato, ho ricevuto il telegramma di V. E. n. 1270 del 5 corrente (1), circa la venuta di V. E. a Parigi, e ne ho comunicato copia agli altri Delegati per necessaria notizia. Ho egualmente ricevuto il telegramma in stessa data n. 1273 (2) e mi è pervenuto il volume di André Chéradame • La colonisation et les Colonies Allemandes •, nonché il rapporto del R. Console a Johannesburg dell'B luglio 1918 sull'Africa Australe. Farò ricercare ed acquistare i numeri del Bulletin Colonial, i due libri del F1idèle c Les Colonies Allemandes • e c L'Allemagne d'outremer • e tre esemplari del volume del Chéradame, questi ultimi per conto di codesto Ministero, e non mancherò di consultare i volumi del Massimo e Minimo nei punti indicatimi. Mi è pure pervenuto il telegramma di V. E. del 5 corrente n. 1274 (3) e la memoria con la carta, concernenti la determinazione del territorio che intenderemmo comprendere nella richiesta del Jubaland ed assicuro che ne terrò conto al momento opportuno.

P. S. Oggi non posso scrivere a V. E. come avevo promesso nel mio telegramma di stamani. Domani certamente partirà una mia lettera che le spiegherà come per ora non ci si occupi della questione che più La interessa (4).

Il

(1) -Cfr. n. 241. (2) -Non si pubblica. (3) -Cfr. n. 242. (4) -All'originale di questa lettera, conservato in ASMAI, è allegato il seguente appunto autografo di Colosimo: c Orlando dice che il punto di vista italiano nei riguardi della questione coloniale è estremamente semplice. L'Italia accetterebbe prontamente quei qualsiasi principi che possano essere attuati purché siano equalitamente [sic] efficaci e anche perché essa possa partecipare all'opera di incivilimento •.
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IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 2833. Roma, 9 febbraio 1919, ore II.

Popolo Romano unico giornale stampato ieri e stamane pubblica da Parigi:

• L'Echo de Paris annuncia che le notizie ricevute da Roma e da Atene lasciano prevedere che l'accordo sia stabilito tra i Governi italiano e greco sulle loro varie rivendicazioni territoriali.

La Grecia ha promesso di aiutare con tutto il suo potere e tutti i suoi mezzi alla fondazione di uno Stato armeno che da Trebisonda ad Adana andrebbe dal Mar Nero al Mediterraneo.

L'Italia riceverebbe il mandato internazionale di amministrare questo Stato. Qualora il progetto si realizzasse l'Italia farebbe importanti concessioni al sentimento ellenico in Asia minore e nel nord dell'Epiro •.

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L'ISPETTORE GENERALE DEL MINISTERO DELL'INTERNO, SANTANGELO, AL DELEGATO E CONSIGLIERE TECNICO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, D'AMELIO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 284. Roma, 9 febbraio 1919, ore 12,30.

Provveduto circa acquisto azioni Lloyd secondo tua nuova comunicazione telefonica. Ignorasi se ad esso partecipi Cosulich. Adamo desidera che interessi perché Diaz firmi schema ordinanza da te indicata e che dal 23 gennaio gli è stato spedito ·costì. Richiamo tua attenzione •su decreto inviato firma Orlando e Sonnino per Mesopotamia ed altre regioni. Bianchi suggerisce opportunità chiarirvi i Umiti Cilicia in modo comprenderci Panilia e Adana. Egli parte stasera per Parigi (1).

287

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MANZONI

T. 101. Parigi, 9 febbraio 1919, ore 15,30.

A teLegramma n. 2692, del 7 febbraio (2).

Agitatore greco Sterghiades nel Nord Epiro. Approvo sua proposta di incaricare R. ministro ad Atene di intrattenere Governo ellenico su agitazioni greche in Epiro.

(l) -Il tel. venne trasmesso da Petrozziello. (2) -Cfr. n. 266.
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IL PREFETTO DI MILANO, OLGIATI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

T. 297/626. .Milano, 9 febbraio 1919, ore 16,30 (per. ore 10,30 del 10).

Prego ·comunicare a S. E. Crespi a Parigi seguente telegramma di Toeplitz:

• Solo oggi ci viene comunicato 'SUO cortese dispaccio, del quale Ja ringraziamo. Ieri in assenza atteso cenno che d incoraggiasse, prevalse nel nostro comitato presidenza ·concetto non dovere banca correre di propria iniziativa ·rischi inerenti operazione progettata, specialmente dal lato politico temendosi nel caso insuccesso tesi itaUana presso conferenza Parigi, possa facilmente elevarsi accusa avere noi in opposizione alla riserva prescrittaci dal Governo messo sudditi nemici ·condizione ottenere vantaggi economici dei quali data la tesi vincente sarebbero rimasti privi. Per questi motivi telegraferemo cercando ottenere breve proroga opzione preghiamo urgenzarci se discussione dr·ca attribuzione naviglio potrà essere affrettata quando pr·esumibilmente decisa •.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 614/98. Parigi, 9 febbraio 1919 (per. il 9).

Miei telegrammi 72 e 90 (1).

Governo francese comunica non avere obbiezione a ·che truppe serbe siano tra le prime a lasciare territorio montenegrino. Informo tuttavia che secondo le sue informazioni Governo britannico non 1sarebbe disposto ac·cettare J>["Oposta evacuazione totale del Montenegro. Fa conoscere infine essere sfavorevole ritorno eventuale re Montenegro alla sua capitale perchè, secondo esso, ciò darebbe luogo a difficoltà e probabili torbidi; prego pertanto sollecitare risposta Governo inglese rper chiarirne atteggiamento (2).

290

IL COMANDANTE DEL PRESIDIO MILITARE DI SCUTARI, PERRICONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 611/7. Scutari, 9 febbraio 1919 (per. il 9).

Comando francese invia barche comandate jugoslavi senza bandiera nè carte identità porto Pulai per operazioni rifornimenti. Nessuno ostacolo opposto, ma avvertito comando francese che imbarcazioni in queste condizioni non possono trafficare porti da noi presidiati e che piuttosto provvedesse, altrimenti vi sarebbe intralcio loro servizio. Comando francese protestato e dice riferirà suo Governo.

lt

Pregherei far dare precisi ordini distaccamenti navali attenersi regole portuarie

ed avvertirne comando francese. Pulai trovasi abusivamente trentina militari

francesi con un ufficiale che sarebbe opportuno far ritirare. Colonnello Fourtou

si ostina a non riconoscere mia missione per servizi marittimi ed istituzioni ita

liane. Occorrerebbe dargliene comunicazione ufficiale.

Segue rapporto urgente (1).

(l) -Cfr. nn. 203 e 253. (2) -Il tel. venne comunicato 1'11 febbraio da Manzoni all'ambasciata a Londra con la seguente aggiunta: • Attendo sollecita risposta •·
291

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 212/428. Roma, 9 febbraio 1919 (per. il 10).

Leggo nel Times del 3 corrente seguente telegramma • Reuter • in data di Parigi 1° eorrente col titolo • Frontiera di Tripoli di Italia • • La Delegazione Italiana in vdsta dei grandi mutamenti che sono in via di verificami nei possedimenti Europei in Africa ha fatto domanda di una rettificazione del confine della Colonia Italiana di Tripoli affinchè siano incluse nella sfera di influenza Italiana alcune regioni assegnate rispettivamente alla Francia ed alla Inghilterra dai trattati ·conclusi da questi due paesi quando Tripoli era ancora un possedimento Turco. L'Italia domanda anche di essere inclusa fra le Potenze mandatarie desiderando di partecipare ·cogli alleati a qua:lsialsi vantaggio

o carico possa risultare dalla ripartizione delle Colonie Tedesche secondo il sistema scelto dalla Conferenza della Pace. In Asia minore l'Italia aspira unicamente al Vilayet di Adalia e ciò unicamente [sic] la Gran Bretagna acquista la Mesopotamia e la Francia la Siria •. La notizia della • Reuter • deve supporsi censurata per l'Italia non ~ssendo stata pubblicata nei nostri giornali però avendo detta notizia carattere ufficioso prego V. E., :sebbene io la ritenga non esatta, di volermi favorire se crede informazioni in proposito (2).

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IL CAPO DELL'UFFICIO STAMPA DEL MINISTERO DELL'INTERNO, NATOLI, AL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO, E ALL'ADDETTO AL GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, FLORES, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 319. Parigi, 10 febbraio 1919, ore 15,30 (per. ore 17,30).

Rispondo telegramma 315 iersera (1). Ho lungamente parlato ·con S. E. Sonnino e Conte Aldrovandi su nota questione comunicati illustrativi. Ministero degli Affari Esteri insiste su punto di

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vista che note Havas, appunto perchè inspirate da Quai d'Orsay e destinate esclusivamente all'Italia, non debbono essere ulteriormente diramate da agenzia Stefani. Del resto basta dare una rapida scorsa a tali note per convincersi loro tendenziosità e per convincersi inopportunità che proprio italiana nostra agenzia ufficiale si debba prestare a diffonderle. Cito ad esempio nota relativa mandato colonie nella quale è affermato concetto contrario nostra tesi che colonie africane debbano essere amministrate fino effettiva costituzione Società Nazioni da potenze che attualmente le occupano, e nota relativa richieste fatte da Venizelos. Occorrerà perciò confermare Stefani disposizione cui mio telegramma 9 corrente. In quanto ritardo che nostra nota agenzia Stefani avrebbe se per sua compilazione a Parigi dovesse attendersi ritrasmissione da Italia della nota Havas anche io avevo rilevato inconveniente e non avevo mancato di farlo presente. Ora Ministero Affari Esteri sembra conv:into necessità che essa sia redatta appena terminata seduta in modo che possa essere pubblicata in Italia nei giornali del mattino. Desidero tuttavia anche in via retrospettiva avere ·conoscenza note Havas sicchè prego confermare disposizione loro invio Parigi. Tutto ciò vale anche ,per note agenzia Reuter, ,sebbene queste siano meno frequenti e meno diffuse di quelle dell'agenzia Havas. Appena instradato questo servizio tornerò Roma.

(l) -Non si pubblica. (2) -A questo tel. Sonnino rispondeva con tel. 103 dell'H: • Telegramma di V. E. n. 428. Informazione Reuter non ha fondamento. Ministero Esteri comunicherà personalmente a V. E. copia mio telegramma circa questione Asia Minore •.
293

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 102. Parigi, 10 febbraio 1919.

Comitato Blocco Londra nella seduta otto febbraio ha deciso raccomandare Comitato Parigi che blocco con Bulgaria, Turchia, Mar Nero venga tolto a cominciare dal quindici corrente.

Decisione definitiva verrà presa qui oggi e telegrafata.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MANZONI

T. 280. Parigi, 10 febbraio 1919.

Mi riferisco al telegramma posta di codesta Direzione Generale degli Affari Politici in data del 21 gennaio u.s. n. 1215 (1). Anche da qui è partita il 2 corrente, diretta a Vienna, una Commissione Americana al comando del Lieutenant Commander Paul Henry Bastedo, inviata

l

dal Presidente degli Stati Uniti per un'inchiesta sulle condizioni dell'AustriaUngheria relativamente alle trattative di pace. D'altra parte l'Ufficio del Comando Supremo presso questa Delegazione mi ha dato comunicazione di un telegramma del Generale Badoglio in data del 3 corrente n. 3365, recante la notizia che una commissione americana compo.5ta di ufficiali e borghesi si era presentata al posto di controllo di Thorl (ferrovia Tarvis-Arnoldstein) ed aveva chiesto informazioni circa la delimitazione del nuovo confine, al che il Comandante del Presidio aveva risposto cortesemente, mantenendosi sulle generali.

Sia che si tratti di una, o più commissioni, esse non hanno ricevuto alcun mandato dalla Conferenza: è ovvio quindi che esse non potrebbero avere altro scopo all'infuori di quello di raccogliere elementi di giudizio per conto del Presidente Wilson, e che ogni loro diversa azione o deliberazione non impegnerebbe chicchessia.

Per questa considerazione, e per ragioni di opportunità derivanti dal fatto che un atteggiamento di resistenza o di semplice diffidenza da parte italiana potrebbe essere sfruttato contro di noi dai nostri nemici e riuscire nocivo nella stessa mentalità americana all'interesse nostro, sono d'avviso che ci conviene mostrarci quanto più possibile condiscendenti verso queste commissioni e desiderosi di facilitarne il compito, ancorchè esse possano talvolta eccedere nei mezzi, se non nelle finalità, come lo dimostrerebbe la domanda circa la delimitazione del nuovo confine rivolta al comandante del presidio di Thorl. Con ciò ie autorità civili e militari, mediante un opportuno affiatamento coi delegati americani, potrebbero esercitar,e in pari tempo un controllo efficace sull'azione loro, limitandone occorrendo avvedutamente le iniziative ed avviandone le indagini nel modo più consentaneo alle nostre vedute.

Di quanto precede ho dato comunicazione a questo Ufficio del Comando Supremo, ma codesta Direzione Generale potrà a sua volta informarne il Comando Supremo in Italia ed il Comm. Macchioro, la cui missione a Vienna comprende étppunto gli scopi indicati nella comunicazione riprodotta da V. S. nel sopracitato telegramma.

(l) Non si pubblica, ma sull'argomento cfr. anche n. 258.

295

!L COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI,

S. PIACENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 624/1284. Valona, 10 febbraio 1919 (per. il 10).

Risposta suo 180 (1).

Com'è noto Turkhan Pascià giunse a Durazzo non preannunziato. Non potè pertanto ricevere accoglienza di sorta suo arrivo. Giorno seguente dimostrazione non entusiastica. Atto partenza non tutti membri Governo e non tutti notabili recaronsi ,imbarco. Risulta che membri Governo provvisorio presenti oggi Durazzo

Il

sono quasi apertamente contrari loro presidente. Ma raccolgono essi stessi scarso suffragio e credito presso popolazione. Vice presidente Bib Dada attualmente Alessio, e Mustafà Cruia attualmente a Roma, sarebbero partigiani Turkhan Pascià.

Da atti e parole pronunciate da membri appaiono anche contrari Italia. Più infidi Mufid bey e Mahmet bey Koniza. In argomento albanese Jella esprimesi esplicitamente. Detto Jella è designato da Governo quale addetto presidente Turkhan Pascià e partirà con passaporto del nostro segretariato affari civili per Roma via Valona.

(l) Non si pubblica.

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IL RAPPRESENTANTE NELLA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A BUDAPEST, TACOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 628. Innsbruck, 10 febbraio 1919 (per. it 10) (1).

Nell'inaugurare ieri senato lavori conte Karoly pronunziò discorso illustrativo sua politica estera. Circa Italia disse che egli già prima e durante... (2) cercò e riuscì entrare contatto con Italia con concorso V. E. che si lusingò poter vincere ostacoli ad una intesa con Italia. Non può imputarsi a, lui nè tanto meno a V. E., ma alla indegna diplomazia austriaca se suoi tentativi fallirono.

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IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 638/2119. Comando Supremo, 10 febbraio 1919 (per. t'11).

Addetto militare Atene segnala intenzioni Governo francese assumere organizzazione gendarmeria turca come inglesi per polizia e in merito richiama attenzione proposta contenuta suo rapporto n. 69 trasmesso codesto ministero con foglio 1364. Op. di questo comando data 28 gennaio.

Questo Comando condividendo parere addetto militare e ritenendo opportuno intervento nostro Governo segnala questione codesto Ministero per quei provvedimenti che crederà adottare in merito a tutela nostri interessi Turchia. Con l'occasione rappresentasi che questo Comando si interesserà per prenotazione nucleo ufficiali ritenuti idonei incarico gendarmeria tenendoli pronti disposizione codesto ministero per eventuale loro invio Costantinopoli. Si gradirà conoscere decisioni codesto ministero in merito.

Il

(l) -E' la data della ritrasmissione da Innsbruck del tel. che è stato redatto a Budapest probabilmente il 7 febbraio. (2) -Gruppo indecifrato. Probabilmente • guerra •
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IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, DE MARTINO, AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

T. 708. Asmara, 10 febbraio 1919.

È tornato da costa Assir Mohammed Salem noto intermediario nostro con Idris. Situazione interna quelle regioni sempre torbida e agitata. Imam Jahia legato sempre con i Turchi non coopera imbarco delle truppe dell'interno. Pendono trattative.

Idris invece ha fatto partire da Gizan truppe turche su nave da guerra inglese. Idris però non consente a che inglesi occupino porti sulla costa e resiste loro apertura. Egli stesso poi segretamente si mantiene in bilico tenendo sempre segrete relazioni con il Jahia. In generale arabi dubitano ·Che sotto veste di creare autonomie locali inglesi tendano a vere e proprie occupazioni e non hanno simpatia per gli inglesi che beninteso però temono. Con noi Idris mantiene ottimi rapporti ed ha gradito dono fattogli da me di un'automobile. Riaprendosi i commerci noi avremo terreno favorevole che ho cercato fecondare. Con le coste chiuse dello Yemen informazioni da quelle parti non sono possibili. Conviene rivolgersi Aden. Ho telegrafato a quel R. Console ma non v'è da fare affidamento.

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L'INCARICATO D'AFFARI A PRAGA, LAGO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. POSTA 793/26. Praga, 10 febbraio 1919 (per. il 22).

Faccio seguito al telegramma n. 6.

Dopo aver conferito personalmente col generale Piccione esprimo l'avviso che non convenga rifiutare alla Boemia le armi richieste, soprattutto perchè se noi non le daremo saranno date sicuramente dalla Francia.

I ritardi da noi frapposti alla fornitura di una potente stazione radiotelegrafica hanno portato per conseguenza che l'apparecchio in parola è giunto ieri da Parigi col relativo personale francese.

La situazione interna ed ai confini della Slovacchia è tale da sollevare preoccupazioni come riferirò con un prossimo rapporto non appena avrò vagliato i dati raccolti. Per ora e per il prossimo avvenire tutta l'attenzione di questo Governo sarà attratta da questi problemi ed è molto difficile che le armi richieste possano avere altra destinazione che quella di premunirsi contro pericoli strettamente nazionali.

300

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

N. 289. Roma, 10 febbraio 1919.

Per quanto convinto che la delegazione italiana è al corrente di tutte le opinioni pubbliche circa la questione coloniale, nondimeno, pel caso fosse sfuggita, unisco una corrispondenza da Parigi del 2 corrente al Daily Mail circa la ripartizione delle colonie ex tedesche d'Africa.

Come sempre, l'Italia non è neanche citata, ciò che dimostra lo spirito della stampa alleata a nostro riguardo.

ALLEGATO.

Il giornale Daily Mail ha da Parigi:

• Si può, sin d'adesso, indicare quali sono gli accordi intervenuti per ciò che riguarda le colonie tedesche.

Secondo il desiderio del gabinetto imperiale britannico di accettare la teoria del Presidente Wilson sulla proprietà internazionale delle colonie tedesche, la Nuova Zelanda sarà mandataria per le isole Samoa; l'Australia, per la Nuova Guinea; il Giappone, per il Pacifico (Isole Caroline e Marshall); l'Africa del Sud, per le isole settentrionalt del Pacifico.

Quanto al presente, l'Africa del Sud terrà parimenti il controllo dell'Africa Orientale tedesca nonostante che questa sia oggetto di rivendicazioni da parte del Belgio del Portogallo e delle Indie.

Nulla si sa ancora, circa le colonie tedesche che sarebbero affidate alla Francia. Ciascun paese mandatario applicherà le proprie leggi nelle colonie che gli saranno assegnate •.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A VITTORIO EMANUELE III

(ACS, Carte Orlando)

T. Parigi, 11 febbraio 1919, ore 15,10.

Grazie del suo telegramma.

In seguito al mio ultimo telegramma del 7 (1), io ho ritardato 'la partenza perchè WHson mi ha fatto personalmente pregare di attendere qualche giorno. Questo invito era collegato coi lavori della Società per le Nazioni, ma non posso escludere che avesse anche per iscopo di avermi qui per un estremo tentativo di accomodamento cogli jugoslavi. La proposta di arbitrato cui allusi nel mio ultimo telegramma, traversò un periodo di sospensione in seguito a difficoltà sorte tra gli :stessi jugoslavi. Ieri però mi fu comunicato che tali difficoltà erano

Il

superate nel senso che era deciso il de:rerimento al Presidente Wilson. Ciò crea a noi difficoltà assai gravi. È >infatti impossibile accettare senza Ja garanzia di un minimum da dichiarar:si fuori contestazione. Ma è pure difficile rispondere con un rifiuto che potrebbe urtare l'amor proprio del Presidente ed essere rivolto in nostro danno anche presso la parte dell'opinione pubblica italiana che 'segue i principi wilsoniani. Io vorrei guadagnare tempo e nella peggiore ipotesi dire che prima di assumere la responsabilità dell'accettazione o del rifiuto avrei bisogno di conferire a Roma. La questione sarebbe in tal modo praticamente rinviata. La mia partenza potrà avvenire tra giovedì e sabato.

(1) Cfr. n. 264.

302

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO

(ACS, Carte Orlando)

T. 321. Parigi, 11 febbraio 1919, ore 17,35 (per. ore 20).

Rilevo dai giornali che continuano le manifestazioni nel senso del programma massimo nazionale fra cui l'ultima per Fiume e Dalmazia avvenuta a Roma. Io non credo che ormai alcuna persona di buon senso possa chiedere che questo programma massimo possa essere raggiunto, e che anzi non corra ben gravi pericoli il programma medio. L'azione politica che come Governo possiamo e dobbiamo esercitare, deve dunque tendere risolutamente nel senso di non coltivare nel paese illusioni che possano dar luogo a dolorose reazioni. Si intende che ciò non può riguardare soltanto l'azione che lei potrà svolgere e che deve costituire una regola di Governo, per cui ella farà quelle comunicazioni ai colleghi che crederà opportune.

303

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. R. P. 539. Roma, 11 febbraio 1919, ore 20.

Risulta confidenzialmente che Politis ha riferito trattative tra V. E. e Venizelos per accordo itala-greco nel senso che V. E. pretendeva che la Grecia rinunciasse all'Epiro settentrionale, si disinteressasse all'Adriatico e riconoscesse all'Italia il possesso di due delle dodici isole da essa occupate. Di queste isole che servirebbero di base navale una dovrebbe essere Rodi e l'altra verrebbe scelta in seguito. Si dichiara che trattative non hanno condotto a risultati e si fa rilevare che V. E. rimane fermo nelle sue pretese coll'unica differenza che non pretende più il Dodecaneso ma due isole soltanto.

Il

304

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. R. P. 540. Roma, 11 febbraio 1919, ore 20.

Risulta confidenzialmente che tra Politis e Trumbich si è stabilito un accordo per sostenere in massima gli stessi principi alla Conferenza e per la pubblicazione di una nuova carta balcanica.

305

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 541. Roma, 11 febbraio 1919, ore 20.

Mi viene riferita e trasmetto notizia ad ogni buon fine che tra i dalmati è sorto e va affermandosi progetto che se Italia dovesse per avere Fiume cedere sulla Dalmazia meglio varrebbe che la Dalmazia intera cioè la parte assegnata all'Italia e la parte assegnata alla Serbia fosse costituita in uno stato unico ed indipendente con garanzie per l'italianità.

Secondo i fautori del progetto con questo provvedimento la Dalmazia non verrebbe smembrata ed Italia che dalle isole dalmate avrebbe un'influenza egualmente preponderante si preparerebbe il terreno per una futura annessione della intera Dalmazia.

306

IL CAPO DELL'UFFICIO STAMPA DEL MINISTERO DELL'INTERNO, NATOLI, AL VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E MINISTRO DELL'INTERNO AD INTERIM, VILLA

(ACS, Carte Orlando)

T. 324. Parigi, 11 febbraio 1919, ore 22,25 (per. ore 1,30 del 12).

Argomenti giorno sono richieste Belgio Società Nazioni e rinnovamento armistizio. Per quanto si riferisce Belgio esposizione particolare è contenuta comunicato illustrativo Stefani.

Italia non ha naturalmente nulla in contrario accoglimento richieste presentate nè d'altra parte sembra che non incontrino opposizione da parte altre potenze. Per quanto si riferisce Società Nazioni è ,stata redatta anche !'IP€ciale nota Stefani.

In sostanza si sono manifestate durante discussione progetto sul testo angloamericano due tendenze.

Una ·considera Società Nazioni come conseguenza guerra e come possibile strumento di difesa contro guerre future e specialmente contro spirito bellico della Gerrnani•a. L'altra ravvilsa nella Società delle Nazioni una completa costituzione internazionale che disciplini tutti i rapporti dei vari popoli nell'avvenire. Naturalmente Francia sostiene prima tesi mentre America ed Inghilterra sostengono la seconda. Per non turbare i suoi rapporti con la Francia Italia, pur essendo proclive alla concezione anglo-americana, tende a trovare modo di raggiungere un testo concordato che temperando alcune pregiudiziali teoriche di Wilson possa essere più vicino alle esigenze della Francia. Per le questioni riguardanti armistizio si sono anche accentuate le due tendenze di cui al telegramma di ieri. Quella coercitiva sostenuta dalla Francia e quella conciliante sostenuta dalla America e dall'Inghilterra.

Wilson sostiene che non bisogna isterilire ogni fonte di risorgimento tedesco anche per non ridurre Germania nella Impossibilità di provvedere alla riparazione dei danni di guerra. Francia sostiene che distruzione industrie sue e belghe arrecate da Germania abbia messo questa nazione in condizione di potere appena firmata pace impedire risorgimento economico ed industriale Francia stessa e conseguire monopolio esportazione. Francia teme inoltre che senza solide occupazioni territoriali durante more armistizio, come Essen e officine Krupp, non si possa scongiurare pericolo politica aggressiva da parte. Germania.

Italia non direttamente interessata cerca anche qua di trovare nelle proposte che saranno fatte domani dalla Commissione militare ed economica un punto di accordo che senza respingere proposta Wilson possa significare efficace tutela ai timori francesi.

307

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN LONGARE, E ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA

(Ed. in S. SoNNINO, Carteggio 1916-1922, pp. 561-563)

T. RR. 107. Parigi, 11 febbraio 1919.

Faccio seguito al mio telegramma n. 96 (1).

Nella riunione del consiglio supremo di guerra tenutasi ieri essendo portato nell'ordine del giorno il tema della distribuZJione delle forze alleate m Asia Minore lord Milner, che interviene alle sedute m ·luogo di Lloyd George recatosi a Londra, dichiarandosi dapprima poco a giorno della questione osservò tuttavia che non gli sembrava fosse tema da tra•ttam dal consiglio supremo di guerra ma piuttosto dal congresso del:la Pace, poichè anche rpremettendosi che quella distribuzione non avrebbe avuto conseguenze politiche era tuttavia evidente che essa avrebbe certamente influito sopra il futuro assetto territoriale delle regioni interessate. A ciò Clemenceau rispose ·che era fu·cile trasformare il consiglio supremo di guerra in Comitato del Congresso della Pace. Ma lord Milner insi

•tt

stette sull'opportunità di rinviare la discussìone che fu difatti rimessa ad oggi. Ho ritenuto opportuno avere prima della riunione di oggi un colloquio con lord Milner. Ad esso è intervenuto anche presidente del consiglio. Lord Milner mi fece intendere che egli persisteva nella opportunità di non venire alla effettuazione della ridistribuzione delle forze quale era stata contemplata dai consulenti militari presso consiglio supremo guerra, perché a suo avviso, occupazione Siria da parte Francia avrebbe indubbiamente ·condotto a conflitti fra arabi e francesi. Egli riteneva perciò necessario procedere prima a conversazioni che eliminassero questi pericoli di conflitto, e rinviare intanto la effettuazione della ridistribuzione delle truppe. Presidente del consiglio ed io facemmo osservare che ci rendevamo conto delle sue preoccupazioni ma che d'altra parte dovevamo pure preoccuparci della opinione pubblica italiana che nel mantenimento dello statu quo in Asia Minore vedeva allontanata anche più realizzazione delle sue aspirazioni quali erano contemplate nel trattato di Londra. Suggerimmo che indipendentemente dalle decisioni dei consulenti militari e da quelle del comitato dei Dieci, sarebbe stato opportuno che truppe italiane interventssero in qualche parte in Asia Minore e precisamente a Konia in !sostituzione del battaglione inglese ivi di stanza, e nella zona di Adalia includendo l'occupazione di Marmaritza. Ricordammo che operazioni in quella zona, già da noi preparate e per le quali Clemenceau aveva dichiarato non opporsi, erano state sospese a richiesta del Governo britannko che ci aveva fatto ·conoscere ·che esse non potevano avvenire senza autorizzazione del generale Allenby che aveva la responsabilità delle truppe alleate in Asia Minore. Facemmo osservare che generale Allenby poteva ora dare questa autorizzazione. Presidente consiglio accennò anche alla opportunità

che si addivenisse a qualche nostra occupazione nella regione di Eraclea. Aggiungemmo altresì che doveva essere bene inteso che queste nostre occupazioni non avrebbero implicato nessuna contemporanea occupazione in Asia Minore da parte della Grecia.

Lord Milner rispose di non aver in massima nulla da obbiettare al nostro punto di vista e promise interessarsi perchè le nostre occupazioni potessero effettuarsi. Sollevò tuttavia difficoltà per l'occupazione della zona di Eraclea. Per quanto riguarda i Greci concordò che essi non avrebbero dovuto intervenire in Asia Minore. Si rimase d'accordo che nella seduta di oggi si sarebbe cercato di fare rinviare la questione, e che mentre avrebbero avuto corso le conversazioni per ola soluzione della questione della Siria, Governo britannico avrebbe provocato dal generale Allenby gli ordini e le disposizioni necessarie per effettuare le oc•cupazioni da parte di truppe italiane. Presidente del consiglio non mancò di ricordare la proposta di Lloyd George che l'Italia occupasse la Transcaucasia. Lord·Milner mostrò di dubitare che il progetto di Lloyd George potesse realizzarsi per quanto riguardava l'occupazione dell'Armenia da parte degli Stati Uniti che, a suo modo di vedere, potrebbero indursi, se mai, ad occupare solamente Costantinopoli ed accennò che in tal caso Armenia potrebbe essere riserbata all'Italia. Ove ciò non avvenisse e gli Stati Uniti occupassero Armenia, si sarebbe potuto riprendere in esame il progetto di Lloyd George di assegnare all'Italia Anatolia.

Per tutto questo occorreva attendere decisione Stati Uniti. Presidente del

consiglio ed io facemmo osservare che Italia non sarebbe stata aliena dall'inte

ressarsi dell'Armenia e che in tal caso doveva restare inteso l'he Armenia avrebbe dovuto comprendere anche Mersina ed Adana, ma che non desideravamo prendere iniziative in proposito che :potessero dispiacere alla Francia, lord Milner mostrò ritenere che Alessandretta dovesse in definitiva essere assegnata alla Francia, salvo piena libertà di commercio per tutti.

L'a questione non è stata poi portata nella conferenza di oggi.

(l) Cfr. n. 278.

308

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. R. 329/1500. Roma, 11 febbraio 1919 (per. il 13).

Per due volte comando navale inglese Malta offrì di mandare una nave a Misurata per trattare liberazione ufficiali inglesi catturati dai ribelli. Per due [volte] Governatore della Tripolitania su istruzioni di questo ministero rispose che non era opportuno invio navi britanniche mentre pendeva nostra azione politica che ne sarebbe stata arrestata e mentre da parte nostra si agiva per ottènere J.a liberazione dei nostri p:rd:gionieri insieme con quella degli alleati.

Ricevo ora da Governatore della Tripolitania il seguente telegramma in data del lO corrente: • R. nave • Lampo • con a bordo colonnello Scaroina inviata acque Misurata per vigilanza ~costa ed eventuale ~contatto nostri prigionieri giunta 19 e 30 rada Busceifa vi trovò a tre chilometri oriente ~capo Zardumi sloop inglese • Lilly •. Colonnello Scaroina salito nave ingese per schiarimenti seppe che era partito da Malta sabato con l'ordine recarsi a Misurata per ritirare ufficiali e sudditi negri inglesi prigionieri arabi e ~che vi era giunto colà ore 13 domenica e ~che vi aveva sbarcato tre ufficiali con interprete i quali avvebbero dovuto rimbaT"carsi con i prigionieri oggi. Comandante 1Sii meravigliò che Governo italiano nulla sapesse dato che ordine partenza per Misurata eragli stato comunicato qui venerdì. Colonnello soggiunse che ne [aveva] subito telegrafato questo Governo ma non è stata .possibile da ~colà trasmissione radio mentre condizioni mare obbl!igavano navi ritornare Tripoli e comandante inglese si apprestava a portarsi al largo. Colonnello Scaroina avrebbe voluto scendere a terra per unirsi ufficiali inglesi, ma non gli è stato possibile per mare. Mandò R. nave • Coatit • a Misurata con ufficiale che ~conosce inglese meglio ~colonnello Scaroina e qualora trovi ancora nave inglese accerti civcostanza e ripeta comandante inglese meraviglia questo Governo sua azione in questa Colonia senza alcun preavviso. Allo stato delle ~cose ulteriore azione parmi debba svolgersi Governo centrale •. Questa azione di sorpresa di una nave inglese sulla costa italiana di Misurata a nostra_ insaputa anzi contro nostra espressa volontà ci reca in questo momento grave danno morale politico e militare poichè toglie prestigio presso indigeni e turba e rende più difficile nostra azione di pacificazione. Non posso non presentare una formale rimostranza chiedendo a V. E. di adoperarsi perchè, eseguite le necessarie indagini, sia sconfessata l'azione del comando navale inglese.

Informo ad ogni buon fine che non è Improbabile che il piano sia stato organizzato dagli uffkiali inglesi prigionieri a Misurata venuti alla costa e da noi lasciati liberamente proseguire.

309

IL MINISTRO A BELGRADO, BORGHESE,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 754/13. Belgrado, 11 febbraio 1919 (1).

Sembra partito repubblicano stia rinforzandosi in Croazia ostile a qualsiasi egemonia Serbia nè escludono taluni che tale movimento possa avere di mira creazione stato federale avvenire austro-ungarico-croato. Anche in Serbia movimento repubblicano aumenta attività sotto la direzione noto ex ministro e persona assai influente Prodanovich il quaLe non... (2) esitò alcun tempo addietro rifiutare a S.A.R. offerta portafoglio dichiarandogli apertamente sue opinioni. In recente riunione... (2) avrebbe dato suo appoggio completo movimento repubblicano ciò che farebbe prevedere... (2) tendenza verso dittatura militare.

310

L'INCARICATO D'AFFARI A PRAGA, LAGO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. POSTA 761/14. Praga, 11 febbraio 1919 (per. il 21).

Il generale Piccione si è recato a Praga per conferire col presidente Masarik circa la situazione in Slovacchia e circa lo stato d'animo degli ufficiali italiani.

La situazione può sintetizzarsi così:

I funzionari civili inviati dal Governo in Slovacchia, reclutati per ragioni di opportunità politica tra i cittadini di nazionalità slovacca, sono in generale privi di ogni preparazione amministrativa ed informano la loro opera a criteri di persecuzione politica, ,che offende e sovente provoca le popolazioni, specie quelle di ,confine profondamente magiarizzate. Accade ,che gli ufficiali italiani disapprovino tali vessazioni e qualche volta anche si oppongano ad esse. Ciò naturalmente solleva recriminazioni e sospetti di magiarofilia a loro carico. Accuse infondate sono state mosse ufficialmente a ufficiali superiori e generali.

Conseguenza di ciò sono il pericolo di ribellioni in Slovacchia, fomentate anche dal locale partito socialista per l'indipendenza slovacca che guadagna terreno; ed il malessere dei nostri ufficiali che male tollerano questa diffusa ostilità delle autorità slovacche.

Il generale Piccione ha manifestato questo stato di cose al presidente Masarik aggiungendo che, mentre risponde della situazione militare, non potrebbe ugualmente rispondere della situazione interna, qualora si aggravasse. Le truppe legionarie dislocate in Slovacchia sarebbero insufficienti a fronteggiare una tale situazione. Nè si può contare sulle truppe rivoluzionarie (quelle rifluite in paese dopo la sconfitta dell'esercito austro-ungarico sul fronte italiano e organizzate affrettatamente come truppe di ·combattimento) che già dovettero essere ritirate dalla Slovacchia per gli ecceSISi compiuti prima dell'arrivo dei legionari, e sono tuttora indisciplinate.

Il presidente Masarik pare si sia reso perfettamente conto di questo stato di cose ed eserciterà tutta la sua influenza per portarvi rimedio.

Intanto, su proposta del generale Piccione, quest'ultimo trasporterà il suo quartier generale a Presburgo, allo scopo di restare in più stretti e continui contatti col ministro per la Slovacchia ed evitare così nuovi malintesi e contrasti e dare all'azione di Governo maggiore organicità.

(l) -Il documento venne trasmesso telegraficamente da Salonicco il 16 febbraio e pervenne il 17. (2) -Gruppo indecifrato.
311

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

N. 2143. Zona di guerra, 11 febbraio 1919.

Copia di rapporto del nostro addetto militare ad Atene all'oggetto • Rapporto sulla Missione Italiana per la riorganizzazione della gendarmeria Ellenica • con annessa copia di un R. Decreto del Governo EHenico; per ·Conoscenza e per quei provvedimenti che codesto Ministero crederà di prendere 1in merito alla lamentata invadenza della polizia inglese nelle attribuzioni già affidate alla gendarmeria, alla quale tende a sostituirsi con evidente nostro danno (1).

ALLEGATO I.

CARACCIOLO A BADOGLIO

R. RR. 13. Atene, 25 gennaio 1919.

Coi miei rapporti n. 2259 in data 26 agosto 1918 e 3258 del 25 novembre 1918 e coi miei telegrammi 2267, 2288 e 3088, ho informato codesto comando dell'arrivo in Atene della missione inglese per la riorganizzazione della polizia. Questa missione, impiantatasi dapprima come completamento della nostra missione per la gendarmeria, ora va man mano sostituendosi ad essa in molti servizi, con grave nostro danno.

La questione è passata per diverse fasi, più o meno a noi favorevoli, ma essa si può dire che era già decisa a nostro sfavore quando per la prima volta si parlò di far venire una missione per la polizia, a complemento di quella della gendarmeria.

Sarebbe stato allora facile opporsi alla stipulazione del contratto con l'Inghilterra, facendo assumere alla nostra gendarmeria anche il servizio di polizia. Ciò allora non si fece, sia perchè il Conte Bosdari -allora ministro -non credette di occuparsi della cosa (come afferma il ten. col. Gandini), sia perchè è -o almeno era --in fondo all'animo dei nostri ufficiali dei CC. RR., preposti alla gendarmeria greca, la convinzione che il servizio di polizia non sia di loro competenza e il desiderio di incaricarne altri elementi, come avviene in Italia: essi non considerarono che in tal modo venivano a far perdere all'Italia un mezzo magnifico di penetrazione e di controllo.

È avvenuto invece proprio l'opposto: gli inglesi, fedeli al loro piano di silenziosa penetrazione, hanno poco alla volta assunto anche alcune delle più importanti attribuzioni della Gendarmeria e, mentre nei primi giorni pareva -come mi comunicava il ten. col. Gandini -dovessero limitarsi al servizio stradale, sorveglianza mercati ecc., hanno finito per assorbire il servizio di pubblica sicurezza e quello di investigazione. Così la più importante funzione (quella da cui potevamo sperare maggior utile) assegnata per legge alla nostra missione di gendarmeria ci è sfuggita.

Il 25 novembre scorso, il ten. col. Gandini presentò al Ministro degli Interni una lettera di quasi-protesta, compilata d'accordo col R. Ministro. Ma il risultato non è stato grande, a giudicare da quanto è stato sanzionato dal R. Decreto 28 dicembre u. s. (che unisco in copia) a confronto dei compiti affidati alla nostra missione con regolare contratto (V. foglio 1913 dell'll ottobre 1917). Basti pensare che i prefetti di polizia di Atene e di Pireo, finora sottoposti al controllo dei nostri ufficiali, sono passati alla dipendenza degli inglesi (art. 3o); che il personale di polizia è scelto tra quello della gendarmeria che deve sostituire con migliori elementi quelli che sono reputati inetti dalla Polizia e che rientrano nella Gendarmeria ecc.

Il R. Ministro, da me appositamente interpellato, assicura che questo Decreto, così a noi contrario, non sarà applicato; che ora tra il colonnello Gandini ed il Maggiore inglese si è venuti ad un accordo, e che in ogni modo tutto ciò è provvisorio, in attesa della venuta di Venizelos.

Ma appunto perciò è necessario non perdere ancora terreno. A tale scopo credo converrebbe alquanta maggiore energia, sia da parte del ten. col. Gandini, nella difesa dei diritti e doveri a lui spettanti per forza di contratto, sia da parte della nostra Legazione, alquanto debole e lenta nel sostenerlo.

È mio dovere segnalarlo a codesto Comando.

ALLEGATO Il.

R. DECRETO CIRCA LA COMPETENZA DELLA MISSIONE ORGANIZZATRICE DI POLIZIA

Alessandro Re dei Greci avendo in considerazione gli articoli l e 7 del Decreto Legge n. 1581 sulla chiamata di una Missione riorganizzatrice della polizia e l'articolo 12 della Legge n. 1370 del regolamento organico della Gendarmeria dietro proposta del Ministero dell'Interno decidiamo ed ordiniamo:

Art. l. -Fino alla formazione di un corpo speciale di Polizia per le città, alla organizzazione ed istruzione di esso, alla regolarizzazione dei servizi che saranno dal medesimo eseguiti e la regolarizzazione pure del modo con cui saranno eseguiti, tutti i doveri in genere di polizia (compresa l'esecuzione dei documenti di arresto) nelle città di Atene e Pireo, continueranno ad essere eseguiti da ufficiali ed uomini della Gendarmeria.

Art. 2. -Il numero degli ufficiali ed uomini della Gendarmeria che presteranno servizio nelle città di cui sopra, viene stabilito, dietro proposta del Capo della missione organizzatrice della polizia, con una deliberazione del Ministero dell'Interno ed è proibita la traslocazione di essi. Può pertanto il Ministero del

lt

l'Interno, dietro proposta del Capo della m1sswne organizzatrice di polizia e per motivi disciplinari o per una maggiore efficacia del servizio di polizia nelle città succitate, di traslocare o individui oppure un numero degli ufficiali e militari (oplites) della Gendarmeria delle città medesime, mettendo gli stessi a disposizione del Comando Generale, il quale sarà obbligato di sostituirli con quelli di pari grado che sono sani, morali e di buone maniere. La traslocazione e la sostituzione degli uomini medesimi deve essere eseguita senza contraddizione entro quindici giorni dalla data dell'emissione dell'ordine del Ministero.

Art. 3. -I Prefetti di Polizia di Atene e Pireo continuano ad essere direttamente responsabili innanzi al Governo per l'ordine e la sicurezza in genere nelle città sopradette.

Art. 4. -Nel caso in cui viene minacciato seriamente il disturbo della pubblica tranquillità oppure l'ordine pubblico, può il Ministero dell'Interno dietro proposta del Prefetto di Polizia delle città di cui sopra o d'ufficio, disporre per una forza della gendarmeria che lo stesso riterrebbe per le città medesime, che sarà sottoposta agli ordini del rispettivo Prefetto di Polizia o di altro ufficiale superiore per l'efficace ristabilimento dell'ordine pubblico e della pubblica tranquillità.

Art. 5. -Per lo scopo di cui l'art. precedente, può il Ministero dell'Interno entro tre mesi dall'approvazione del presente Decreto, fissare una forza della gendarmeria, non inferiore a 100 uomini con un numero analogo di graduati la quale forza, accasermata in un posto adatto nei dintorni delle città succitate, sia adoperata, appena emanato il suo ordine, per lo scopo suesposto.

Art. 6. -Per ciò che si riferisce alla ricerca ed il numero di stabilimenti polizieschi, il modo in cui saranno adoperate le camerate, l'installazione nei medesimi degli uffici, l'accasermamento degli agenti di polizia, la tenuta, armamento, buffetteria e calzatura, il servizio interno ed esterno, la prestanza esteriore, il contegno di essi, la regolarizzazione del carteggio, la istituzione dei registri, la tenuta degli archivi, esclusi i servizi inerenti al servizio di amministrazione, come pure ogni altro affare riguardante l'amministrazione e la esecuzione del servizio di polizia, vengono regolati dal Ministero dell'Interno, dietro proposta della missione organizzatrice di Polizia.

Art. 7. -Oltre le eccezioni tassativamente prescritte dal presente decreto, per il resto valgono le disposizioni regolamentari della Gendarmeria.

Art. 8. -L'applicazione del presente decreto viene estesa anche in altre città di cui l'art. 12 della legge 1370, dal giorno in cui ordinerà in proposito il Ministero dell'Interno, dietro proposta del capo della Missione organizzatrice della polizia trasmessa se il capo della Missione o membro avranno visitato qualcuna delle città stesse e restassero nella medesima città per un tempo non inferiore ad un mese (l).

(l) Si tratta del foglio di trasmissione dei documenti allegati, che vennero inviati, per conoscenza, alla presidenza del Consiglio, al ministero della Guerra e alla sezione militare della delegazione italiana alla conferenza della pace a Parigi.

312

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL COMANDANTE DELLE FORZE ITALIANE NELL'EGEO, ELIA

L. P. Costantinopoli, 11 febbraio 1919.

La poca riservatezza dei cifrari ·che abbiamo in comune mi decide vieppiù a mandarle questa mia ·con un caccia. Le riassumo in brevi formule di che si tratta; Lei vedrà benissimo il tutto.

lO -Documenti diplomatici -Serie VI -Vol. II

Il

In rseguito all'intervento degli Stati Uniti nella guerra, si è verificata una variazione nella impostazione internazlionale degli interessi delle Potenze mediterranee nella Turchia asiatica.

Ormai non si tratta più di annessioni o di zone di amministrazione, ma di assistenza, secondo una ripartizione territoriale, da parte delle Potenze interessate a favorire delle ,popolazioni indigene, le quali debbono esser libere di scegliere un Governo nazionale.

Sarà facile a inglesi e francesi di armonizzare le loro aspirazioni coi principii di Wilson, provocando indirizzi e petizdoni da parte di notabili, comunità, tribù, municipi ed altri enti, a favore della rispettiva loro assistenza, nelle regioni arabe che i precedenti accordi riservavano loro. Anche se fra gli arabi vi son tendenze all'indipendenza assoluta, l'Inghilterra e la Francia hanno in Siria e altrove clientele ed agenti sì provati ed esperti che un movimento di c auto-decisione • pro Francia e pro Inghilterra potrà esser facilmente messo in !scena.

Occorre provvedere in ogni modo, e con la massima urgenza, che qualcosa di simile accada, al momento voluto, nella zona riservata alle aspirazioni italiane. Si tratta di un nostro vitale interesse. Bisogna impedire che i più

o meno palesi concorrenti dell'Italia non si oppongano alle nostre rivendicazioni appoggiandosi artificiosamente ai principii di Wilson, e sostenendo che nessuna popolazione della Turchia asiatica domanda ·l'c assistenza • dell'Italia. Ma noi possiamo rimediare; e il Governo conta molto, caro Elia, su di Lei.

Dal mio giunger qui io ho accentuato una politica di simpatia verso la razza ·turca. Lo spavento, il ribrezzo, anzi, dei turchi alla sola idea che i greci possano in qualche parte dominarli fa il resto.

Venizelos ha chiesto formalmente a Parigi tutto il Vila•ietto di Smirne (meno il Cazà di Denislì) ed altri territori ancora. I turchi cominciano a saperlo. Mi è stato facile persuadere qui che il solo modo di salvarsi dai greci è di chiedere l'assistenza italiana. Mi è stato facile perchè è la verità; non hanno altra ancora di salvezza.

Ecco quanto, circa la parte pratica, mi telegrafa testè da Parigi il Barone Sonnino (l) • Prego V.E.: l) di mettersi subito in relazione col Generale Elia per lo rsvolgimento da Rodi di un'azione prudente ed efficace onde assicurare che al momento richiesto partano da notabilità, comunità, ecc. della costa continentale indirizzi e petizioni a favore dell'assistenza dell'Italia; il Generale Elia ci ha già informato di avere stabilito rapporti amichevoli con certe località della costa; 2) di organizzare da costà mediante le RR. Autorità consolari, e mediante invio di agenti non ufficiali ed all'occorrenza sconfessabili, una azione analoga nella regione a Lei nota attribuita all'Italia dagli accordi con Francia ed Inghilterra; 3) di farmi conoscere la somma che sarà a tale effetto necessaria a V. E .. ed al Generale Elia, cui verrà :subito provveduto; 4) d'indicarmi quali funzionavi ed agenti Ella desideri Le siano a questo scopo inviati d'Italia; per esempio potrei mandare il Dott. Insabato; 5) tener presente che in questa

azione occorre usare, insieme alla rapidità di esecuzione, la maggior prudenza ed accortezza per evitare incidenti pubbli-ci che potrebbero compromettere lo scopo •.

Le ho trascritto tutto per Sua norma, ma aggiungo che per la regione di cui al n. 2 credo di aver trovato buoni elementi turchi ed albanesi che faranno, spero, un efficace servizio. Ho più fiducia in costoro (malgrado il forte per cento che porranno in tasca) che non in agenti italiani che non potranno mai avere un diretto contatto ·colle masse turche. Le aggiungo tuttavia ·che Insabato è un uomo non privo di risol'!se, ma piuttosto un arabista; se Lei crede Le possa ess& utile non ha che da chiederlo.

Probabilmente, però, Lei ha gù.à gente adatta da mandare o, già sui luoghi, da mettere in moto. Le raccomando specialmente il Sangia·ccato di Adalia perchè l'organizzaziooe che io sto creando qui non avrà là rramificazioni; non creda perciò di aver meno ad occuparsi del VHaietto di Smirne. Poichè gli agenti dovranno essere segreti, prudentissimi, evitatori di qualsiasi incidente e -il più che si può -turchi convinti di servire ·la causa turca e la razza turca -come in realtà è -v'è posto per tutte le ~iniziative.

Ai due o tre personaggi turchi a ·cui ho affidato la 'cosa, io ho detto chiaro che essi devono servire la Turchia; che devono dirre, e magari far dire -vogliamo esser indipendenti, ma poichè occorre una assistenza che ci garantisca, anzi, la nostra indipendenza futura, colllsigliamo che questa assistenza ci venga dall'Italia che in ogni guisa ci conviene di pdù.

Solo perchè essi non han denari, nè la Porta ne ha, li fornisco io di quel che occorra per le spese del viaggio e della propaganda.

Circa il momento psicologico perr far parmre indirizzi, petizioni ecc. La informerò appena ne avrò notizia dal mio Capo. Fino al momento richiesto occorrerà massima riserva e segretezza per non svegliare una controffensiva altrui.

Sulla base di questa lettera Lei può ora telegrafarrni circa fondi, circa agenti ecc. 1senza pericolo che si capisca. Se ha poi da telegrafare direttamente a Roma bisognerebbe usasse una frase come questa • Secondo ·comunicaziorìi Sonnino a Sforza da Parigi • o altra analoga, per·chè alla Consulta molto probabilmente non si è ancora al corrente di tutto ·ciò.

Il caccia ha ordine di riportarmi subito una Sua risposta; sarebbe utile esso tornasse qui al più presto anche per b~sogni de11a Divisione, ma, naturalmente, Lei non ha che a trattenerlo i due o tre giorni che per avventura Le accorressero per formulare una risposta utile e precisa (1).

• Tel. di V. E. n. 47 giuntomi ieri. [Cfr. n. 108]. Mi pongo subito in rapporto con Elia cui spiego quale l'azione desiderata. Ho chiamato Manfredi conferire. Dalla sua sede non sarebbe difficile provocare delle

domande di vero e proprio intervento tanto i turchi vi temono ora un'occupazione greca. Ma appena ciò si supponesse escluso svanirebbe ogni entusiasmo perfino per una semplice domanda di assistenza.

Farò comunque il possibile e telegraferò circa eventuali spese ed agenti desiderabili. Dobbiamo tuttavia tener presente che ci mancano le clientele che gli altri han fra gli arabi e che come pei massacri cosi per appelli allo straniero i turchi non si muovono che all'ordine dei loro dirige!1ti.

Quello che mi parrebbe meno difficile è provocare tale ordine ma solo se il pericolo della assistenza greca esistesse e qui paresse imminente. Come le telegrafai il 24 gennaio [cfr. n. 86]

(l) Inserito nel testo si trova il seguente Nota Bene, evidentemente di Caracciolo: • È stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 258 del 28 dicembre 1918 (parte prima) •.

(l) Cfr. n. 108.

(l) In pari data Sforza inviava a Sonnino a Parigi il seguente T. gab. senza numero:

313

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 57/15. Pera, 12 febbraio 1919, ore 20)5 (per. ore 18,30 del13).

Da mie conversazioni col generale Franchet ho appreso che secondo le sue informazioni la situazione dell'Austria è la seguente. Mentre i viennesi sono caduti in un abbattimento che li rende indifferenti a qualsiasi soluzione politica il Governo attualmente in Vienna è fermamente deciso all'unione colla Germania. A tale soluzione si dichiara favorevole l'arciduca Federico per odio personale contro ex imperatore. Invece nel Tirolo e Voralberg la maggioranza è per l'indipendenza sotto la corona degli Absburgo. L'ex imperatore colla moglie incinta trovasi in un castello in grande miseria. Mi consta in modo sicuro che il generale Franchet inviò all'ex imperatore degli ufficiali inglesi e francesi per dargli impressione ,che non era del tutto abbandonato. Dalle parole ste1sse del generale appariva chiara ,l'intenzione e la speranza di utilizzare Carlo per uno stato di lingua tedesca da crearsi colle sole regioni suindicate (1).

314

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 3112. Roma, 12 febbraio 1919, ore 24.

Il Comando supremo, cui è stato comunicato il contenuto del telegramma

n. gab. 31 del R. Incaricato d'Affari a Belgrado (2) scrive quanto segue:

• Con riferimento alla sopracitata comunicazione di codesto Ministero questo Comando crede opportuno ricordare, in merito, quanto è stabilito dall'art. 2 delle clausole militari del protocollo dell'armistizio di Villa Giusti. In detto articolo è fatto preciso obbligo all'Austria-Ungheria, e per essa quindi agli stati che ne sono derivati, di non conservare più di 20 divisioni sul piede di pace d'avanti guerra. Di queste 20 divisioni come già venne comunicato col foglio 803 A.C. in data 23 dicembre u.s. non più di due spettano secondo gli studi di questo Comando

io dal mio arrivo ed appunto nell'ipotesi della situazione odierna ho coltivato con successo le simpatie turche. Ignaro della situazione costi mi pare che potremmo sostenere che la formula di cui al secondo periodo del telegramma di V. E. non può adattarsi a vilajet con razza mista dove un

• governo nazionale • sarebbe esiziale per le minoranze.

Ciò posto, mentre Francia e Inghilterra sfrutteranno la domanda di assistenza dalle regionigià determinate, Italia potrebbe pel bene generale ricevere mandato di garantire ordine nella zona mista che Inghilterra e Francia ci avevan riconosciuta ed in cui sono quindi obbligate!asciarci esecuzione di tale sia pur provvisorio mandato.

Mi sembra che, rispondendo all'interesse generale e ridotta tanto più modesta, la nostra formula potrebbe ridivenire accettabile anche nella nuova impostazione internazionale degliinteressi mediterranei. Lo ridiverrebbe tanto più se anche da parte greca ci giungessero appelliil che è solo possibile negoziando con Atene che potrebbe guadagnar altrove da noi.

Non accentuerò mio linguaggio con questo Governo senza istruzioni di V. E. informantimi •·

111·

ai territori bosno-croato-sloveni. Pertanto, oltre a non poter permettere mobilitazione di sorta nei territori dell'ex monarchia, sembra anche opportuno che tale limitazione sia tenuta presente e all'occorrenza ricordata al Governo serbo, qualora risultasse che, anche senza mobilitare, esso trattenga sotto le armi forze bosno-croato~slovene superiori al quantitativo suddetto •.

Questo ufficio ha comunicato quanto precede al R. Incaricato d'Affari per ora • solo per opportuna conoscenza • ed esprime a V. E. l'avviso che anzichè far fare comunicazioni in tal senso al Governo di Belgrado pel tramite della R. Legazione, convenga che comunicazioni analoghe siano fatte a Belgrado, a Lubiana e ad Agram dalle autorità militari associate, basandole sull'armistizio di Villa Giusti. Se V. E. approva tale modo di vedere, saranno fatte comunicazioni in tal senso al Comando Supremo perchè promuova per mezzo del Consiglio Supremo interalleato di Versailles l'invio delle necessarie istruzioni.

(l) -Il tel. venne ritrasmesso alle ambasciate a Parigi e Londra. (2) -Cfr. il tel. 193/35 da Belgrado del lO gennaio 1919: ambienti politici e militari serbi giustificano chiamata alle armi con necessità di dare il cambio alle truppe più anziane venute dalla Macedonia.
315

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. CONF. 105. Parigi, 12 febbraio 1919.

Telegramma di V. S. n. 11.

Nulla ci induce a credere notizia da V. S. comunicata abbia fondamento. Francia ed Inghilterra ci dichiarano continuamente non ,esservi dubbio esse debbono fare onore loro firma. Nella discussione circa Rumania d'innanzi Comitato dei Dieci Presidente del Consiglio sostenne validità trattato con Rumania ed irretroattività qualsiasi disposizione si prendesse pel futuro circa trattati segreti. Clemenceau invece mostrò condividere tesi inglese circa invalidità trattato con Rumania per fatto che Rumania firmò pace con Germania. Presidente del Consiglio sostenne che pace di Bucarest è viziata sia perchè fu imp01sta quando Rumania non poteva esprimere liberamente sua volontà sia perchè non fu ratificata dal Parlamento Rumeno. Clemenceau mostrò contrastare questo modo di vedere.

316

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MANZONI, AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

T. 3244. R.oma, 12 febbraio 1919.

A telegramma-posta 530 del 20 gennaio scorso (l). Il R. Console ad Aden, al quale chiesi ulteriori informazioni, telegrafa quanto segue:

•111

• Secondo informazioni risulterebbe che gli inviati dell'Imam Jahia furono rimandati a Sanaa con evasive promesse del Governo britannico che le sue domande verrebbero trasmesse al Governo di Londra. Mi risulterebbe ancora che l'Imam Jahia non gode popolarità. Gli è contraria tutta la popolazione della pianura e sembra accertato che solo una parte della popolazione montanara gli sia favorevole. Dicesi pure che egli sia venale e avido di denaro. Si pretende che le autorità turche stanno consegnandogli le armi e munizioni e i cannoni dell'esercito in compenso di un prestito di denaro avuto. È insistente la voce che l'occupazione inglese dello Yemen susciterebbe conflagrazioni interne e che fra l'occupazione inglese e l'italiana quest'ultima sarebbe preferita; preferenza basata sulla fama del buon governo italiano nella colonia Eritrea. Volendo accettare le asserzioni fatte da un autorevole funzionario locale l'Inghilterra non intenderebbe occupare lo Yemen. Hodeida rimane sempre spopolata e dicesi siano le stesse Autorità inglesi che impediscano il ritorno dei fuorusciti. Non sono in grado per ora di fornire ulteriori informazioni: continuo però attive indagini e mi riservo, se del caso, di trasmetterne ulteriormente altre all'E. V. •.

(l) Non rinvenuto, ma sull'argomento cfr. n. 298.

317

IL COMMISSARIO POLITICO PRESSO LA MISSIONE MILITARE DI ARMISTIZIO A VIENNA, MACCHIORO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 658/15. Vienna, 12 febbraio 1919 (per. il 12).

Governo locale avendo manifestato appunto in questi giorni al generale Segre desiderio entrare in rapporti diretti sia pur ufficiosi col Governo italiano per trattare di varie questioni politico-economico-finanziarie, generale mi presentò oggi al ministro esteri Bauer come un rappresentante ministero esteri col quale egli avrebbe potuto intrattenersi. Bauer si dichiarò soddisfattissimo visita ed accennò a varie questioni che potranno formare oggetto discussione. Insistette sulla necessità che si stabiliscano buoni rapporti fra Italia ed Austria-Ungheria [sic] che hanno numerosi interessi comuni e sono ,separate solo dalla questione Alto Adige. Manifestò desiderio discutere anche questa questione dicendo che essa ha per Austria importanza sentimentale. Risposi che per Italia si tratta di avere finalmente una frontiera strategica che difenda nostra tranquillità e che ad ogni modo questione doveva essere trattata alla conferenza pace. Bauer insistette dichiarando che sarebbe stato preferibile giungere prima ancora della conferenza ad un accordo. Risposi che senza entrare in discussione in merito avrei potuto ad ogni modo trasmettere a V. E. le ·considerazioni che egli sarà per farmi pur !asciandogli comprendere che egli non doveva farsi illusioni e che in altri argomenti le nostre conversazioni avrebbero avuto un maggior risultato pratico.

Iii.

318

IL COMMISSARIO POLITICO PRESSO LA MISSIONE MILITARE DI ARMISTIZIO A VIENNA, MACCHIORO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 659/18. Vienna, 12 febbraio 1919 (per. iL 12).

Mio telegramma n. 16.

Cavaliere Von Pogacnik già presidente del governo nazionale di Lubiana, è stato nominato rappresentante del Governo Jugoslavo a Vienna. Egli avrà come sostituto il dottor Gerovich già consigliere al ministero finanze a Vienna.

È a temere che questa rappresentanza riesca a svolgere azione efficace soprattutto nel campo economico con danno paesi italiani redenti. Perchè io abbia maggior autorità presso Governo locale riterrei convenisse dare alla mia missione un carattere più preciso e cioè che io potessi assumere titolo • Commissario Politico presso Missione Militare •. Prego telegrafarmi se nulla osta da parte di V. E.

319

IL MINISTRO DEL TESORO, STRINGHER, ALL'ESPERTO TECNICO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, ATTOLICO

T. S. N. Roma, 12 febbraio 1919 (per. iL 12).

Suo telegramma n. 592 incrociatosi con mio diretto a nostro ministero degli Esteri che chiudeva precisamente dichiarando che se Stati Uniti pretenderanno garanzie su indennità o compensazioni che i nemici daranno Italia siffatta pretesa doveva essere contenuta nei limiti presenti dell'accordo con cancelliere scacchiere britannico cioè per nuovi crediti messi nostra disposizione. Ad ogni modo se tali pretese americane rafforzeranno nostre domande per indennità compensazioni con l'appoggio Inghilterra e America ora con noi interessate ciò gioverà a riduzione nostro debito estero mediante forzato contributo degli Stati nemici.

320

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MANZONI

T. 662/225. Londra, 12 febbraio 1919 (per. iL 13).

Telegrammi di V. E. 201 (l) e 208 (2). Graham mi ha detto che a parere Governo britannico evacuazione dal Montenegro di tutte le truppe alleate equivarrebbe a ·la1sciare agli intrighi dei serbi,

e montenegrini ai loro servizi, mano libera per intrigare a loro piacimento durante prossime elezioni. Governo britannico opina pertanto proposta americana vada modificata nel senso che evacuino bensì altre truppe alleate a cominciare dalle serbe ma resti contingente americano ad assicurare piena libertà territorio. Delegazione britannica Parigi ha avvicinato delegazione americana raccomandando che primitiva proposta venga modificata nel senso suindicato. A riguardo ritorno eventuale re Nicola ho notato più che senso sfavore.

Linguaggio di Graham chiaramente indicava perdurare verso la persona di

S. M. note antipatiche disposizioni consolidatesi dal 1915 in poi in seguito agli

addebiti a quell'epoca sollevati circa preteso dubbio contegno del re. Ripetuto telegramma a S. E. il ministro.

(l) -È la ritrasmissione a Londra dei tell. pubblicati ai nn. 203 e 253. (2) -È la ritrasmissione a Londra del doc. n. 289. Cfr. nota 2 a p. 200.
321

IL DIRETTORE GENERALE DELLA PUBBLICA SICUREZZA, SORGE, AL MINISTERO DEGLI ESTERI (l)

N. 5254. Roma, 12 febbraio 1919.

Viene segnalata a questo Ministero la presenza in Roma di numerosi sudditi ungheresi, in gran parte giornalisti, i quali pare si siano recati in Italia con missione politica del Governo Ungherese. Ciò si è indotti a ritenere anche pel fatto che detti ungheresi cercano, per quanto è loro possibile, di avvicinare uomillli politici, e altre personalità italiane e non mancano mai di accennare nei loro discorsi ai comuni interessi che legano l'Ungheria all'Italia ed alla necessità di riallacciare cordiali relazioni fra i due paesi.

Essi sono i seguenti :

Koszegi Ladislao, professore di latino e greco nel liceo di Fiume, alloggiato in via Aurora 43, giunto con passaporto ungherese e con carta di legittimazione del Magistrato civico di Fiume, vistati dall'Autorità Militare Italiana. Egli si qualifica pubblicista e si dice incaricato ufficiosamente dal Governo Ungherese per ,concorrere al riavvicinamento dei due popolli, Italiano e Ungherese e ,per la propaganda a favore dell'Italia, nei riguardi della città di Fiume.

Dobay Stefano ~edattore del giornale ungherese Est e delegato della C. R. Ungherese, alloggiato all'HOtel del Quirinale. Veszi Margherita, redattrice del giornale Az Est di Budapest, alloggiata all'Hotel di Russia. Fuchs Ludovico impiegato alla Banca Credito Ungherese, alloggiato all'Hotel Moderno, qui giunto per contrattare un prestito con ilstituti bancal'IÌ italiani.

Reyto Eugenio, giudice al Tribunale di Fiume, alloggiato all'Hotel di Russia che sarebbe stato inviato in Italia dal Presidente della Repubblica Ungherese per invitare il noto pubblicista Ftilep Dr. Ludovdco a ritornare subito in Ungheria per conferire col detto Presidente circa la missione politica affidatagli. Il Fiilep è partito per Fiume, via Ancona, il giorno 8 corrente.

Il Reyto, a quanto risulta, Si oecuperebbe anche di affari commerciali. Egli infatti si è rivolto aHe Ditte Gonmand di Milano e Cipolla di Palermo per cercare di piazzare alcuni tessuti, di cui è rappresentante un suo fratello dimorante a Trencin in Ungheria.

Si trovano infine a Roma il pubblicista Rosenberg Arturo di Alessandro e la signora Klein Alice.

Tanto ritengo opportuno comunicare a codesto Ministero per conveniente notizia e per quelle eventuali disposizioni che si ritenesse di impartire nei riguardi di detti stranieri.

(l) La nota venne I>Oi comunicata a Sonnino, a Parigi.

322

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL DIRETTORE GENERALE DEL MINISTERO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI ALIMENTARI, GIUFFRIDA (l)

(ACS, Carte Orlando)

T. 331. Parigi, 13 febbraio 1919, ore 15,20.

A V. S. non sfuggirà ·l'interesse che ha l'Italia a controllare gli approvvigionamenti alimentari dell'Austria Ungheria. In assenza di clausole di indole economica armistizio di Villa Giusti ed essendo difficilissimo se non addirittura impossibile includerne ora, il controllo degli approvvigionamenti è in fatto l'unico mezzo a disposizione nostra se non per dominare la situazione, almeno per arginarla anche nel senso di poter gradatamente porre e poi svolgere il programma contenuto nel di lei memoriale 25 gennaio diretto a Crespi. Occorre una politica liberale, nei limiti del possibile generosa, ma nello stesso tempo forte. Questa politica malamente può essere !Svolta da Parrigi attraverso il Consiglio Supremo degli approvvigionamenti, e va molto lasciata alla discrezione della istituenda Commissione di Trieste. Occorre quindi che ella si rechi a Trieste immediatamente, tanto più essendovi già arrivati rappresentanti delle altre nazioni. Ho esaminato con attenzione le sue proposte al riguardo e condivido il suo pensiero. D'altra parte ella si renderà conto delle difficoltà politiche che si oppongono ad una approvazione preventiva di carattere internazionale delle proposte stesse. Anche per la questione della presidenza, di fronte a richiesta francese di riservare alla Francia la presidenza delle commissioni dell'Oriente, si è dovuto stabilire di lasciare ogni decisione in merito alle commissioni locali, raccomandando anzi un turno di presidenza in maniera da non ferire le suscettibilità di· alcuno. È necessario peraltro nel caso di Trieste che >la presLdenza sia nostra. Solo la cosa deve e può venire spontanea. Prescegliendo come rappresentante dell'Italia Lei, ho inteso appunto di prescegliere persona di tale autorità e prestigio da imporsi agli altri quasi necessariamente. D'altra parte Crespi ha parlato a Clemente!, inducendolo ad inviare al Delegato francese le necessarie istruzioni. Analoga azione viene svolta da Attolico con gli inglesi. Non dubito quindi che

•Il

le cose si svolgeranno secondo i nostri desideri. A Trieste e per il complesso dell'azione affidatale, ella potrà fare assegnamento sul pieno appoggio delle Autorità militari, e questa assicurazione io posso darle a nome del Comando Supremo, con cui il presente telegramma è concordato. Ad accrescerle autorità, Crespi provvederà a farla includere tra i rappresentanti del Consiglio Supremo degli approvvigionamenti, oppure dell'istituendo Consiglio economico destinato ad assorbire e dirigere tutti i comitati preesistenti. Nel rinnovarle quindi la preghiera di raggiungere Trieste al più presto, ritengo quasi superfluo aggiungere che nell'esplicazione del nuovo e delicatissimo mandato confidatole, ella può fare sicuro assegnamento sull'appoggio del Governo.

(l) Il telegramma venne trasmesso tramite Petrozziello.

323

IL CAPO DELL'UFFICIO STAMPA DEL MINISTERO DELL'INTERNO, NATOLI, AL VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLO E MINISTRO DELL'INTERNO AD INTERIM, VILLA

(ACS, Carte Orlando)

T. 336. Parigi, 13 febbraio 1919, ore 22 (per. ore 0,15 del 14).

Oggi su richiesta Italia fu stabilito modificare anche condizioni armistizio con Austria Ungheria per metterle in armonia nuove condizioni che saranno imposte Germania. Vi saranno quindi anche per Austria stesse clausole che si imporranno Germania e stesse garenzie. Commissione incaricata formulare tali clausole è formata dai Capi IDsercito dai ;rappresentanti Consiglio militare interalleato di Versailles e da commissari civili. Su questione Siria nulla di rilevante. Progetto Società Nazioni è quasi completo e se entro stanotte sarà definito domani sarà presentato seduta plenaria. Non vi sarà però nessuna discussione ma semplicemente una esposizione delucidativa, da parte di Wilson, Cecil e nostro presidente Consiglio che appunto perciò e per espresso invito di Wilson ritarda sua partenza.

324

IL COMMISSARIO POLITICO PRESSO LA MISSIONE MILITARE

D'ARMISTIZIO A VIENNA, MACCHIORO,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 675. Vienna, 13 febbraio 1919 (1).

Sloveni fra i quali dei militari hanno bruciato a Saloch presso Lubiana delle bandierine italiane con cui era adornato un treno profughi diretto Italia. Generale Segre ha impartito ordini all'ufficiale in missione a Lubiana protestare energicamente.

(l) Pervenuto a Roma il 14 e ritrasmesso il 15 a Sonnino, a Parigi.

325

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 58/182. --Pera, 13 febbraio 1919 (1).

Telegramma di gab. 45 del 5 da Roma (2).

Per la ripresa delle trattative con il Governo ottomano per le concessiooi ferroviarie e portuarie della zona di Adalia .sarebbe opportuno sapere se Nogara può estendere le sue domande alla Caramania includendo quindi tra le concessioni ferroviarie anche la ferrovia di Ermenek-Selefke-Mersina che si dovette nel 1913 abbandonare in seguito all'opposizione della Germania ed accordo di Kiel del 2 luglio 1913.

Attendo in proposito istruzioni di V. E.

326

IL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, COLLI DI FELIZZANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 700/17. Addis Abeba, ... febbraio 19;19 (per. il 16) (3).

Ho avuto occasione di prendere confidenzialmente visione di un rapporto trasmesso dal mio collega Inghilterra al suo Governo riguardante il memorandum di •codesto ministero delle Colonie contenente H programma coloniale che il

R. Governo intende svolgere e sostenere alla conferenza della pace del quale memorandum, come già ho riferito, il mio collega Inghilterra ha ricevuta copia. Anzitutto rilevo che il mio collega Inghilterra nel suddetto suo rapporto sostiene e dimostra che Io stabilimento ed il riconoscimento in favore dell'Italia della sua esclusiva influenza politica in Etiopia costituisce di fatto e nelle sue fatali conseguenze un vero e proprio protettorato: ciò premesso, egli espone ampiamente le conseguenze immediate che ne deriverebbero nelle relazioni italo-etiopiche, lo stato di collisione di antipatie di xenofobia che tale fatto provocherebbe nell'Impero e che condurrebbe inevitabilmente alla guerra, alla. quale egli esprime il dubbio, almeno per il momento, sia disposto e preparato.

Di fronte a tale eventualità che egli giudica inevitabile, mio collega Inghilterra affac·cia due ipotesi: o l'Italia per evitare una guerra immediata ·coll' Abissinia tollererà lo stato di anarchia e di ostilità che si ripercuoterà e pregiudicherà la tranquillità e gli interessi britannici rappresentati dal Sudan, oppure essa affronterà una guerra che per la •sua difficoltà e la sua durata non potrà ulteriormente lasciare indifferente l'unica potenza confinante coll'Abissinia, ossia l'Inghilterra. In entrambe le ipotesi e tenuto conto del pericolo e degli inconvenienti

che esse rappresentano tanto per l'Italia che per l'Inghilterra, il mio collega Inghilterra si dice nettamente ·contrario alla pretesa itaHana pel riconoscimento della sua esclusiva influenza politica in Abissinia.

Pur tenendo ·conto della interpretazione e delle esagerazioni tendenziose del mio collega Inghilterra io non posso esimermi dal riaffermare il pericolo che realmente presenta la nostra pretesa di esclusiva influenza sull'Abissinia che malgrado ogni nostra assicurazione e garanzia verrebbe dal Governo etiopico considerato come una nostra insidia e come un preordinato passo contro la sua integrità, ciò che già fino da ora è sfruttato a nostro danno dalle potenze interessate.

Continuando nel suo rapporto il mio collega Inghilterra esamina e discute la fondatezza e l'estensione delle pretese italiane sul territorio del Giubaland e della Somalia Inglese in relazione ·ai suoi diritti ed alla sua potenzialità coloniale ed in relazione ai diritti derivanti all'Italia dall'accordo di Londra 1915, escludendo la necessità etnica e politica di riunire territorialmente le due colonie italiane del mar Rosso e dell'Oceano Indiano e concludendo che per quanto riguarda Inghilterra l'accordo di Londra sarebbe sufficientemente osservato colla cessione all'Italia del Giubaland o della parte orientale della Somalia inglese.

Per quanto riguarda la questione di Gibuti egli conferma la assoluta necessità tanto per l'Italia che per l'Inghilterra di eliminare la Francia dall'Abissinia e riconosce la fondatezza delle pretese italiane, in relazione all'accordo di Londra, di subentrare alla Francia nel possesso di Gibuti, ma esprime purtuttavia delle riserve al riguardo proponendo di lasciare impregiudicata fra l'Italia e l'Inghilterra la questione dell'attribuzione di Gibuti, o per lo meno di assumere rispettivamente impegno di internazionalizzare la ferrovia Gibuti-Addis Abeba costituendo per essa una società anglo-italiana e stabilendo una assoluta uguaglianza di trattamento doganale per il porto di Gibuti.

Ritengo superfluo affermare d1e io non divido affatto opinione mio collega Inghilterra sui punti sopra esposti e che anzi io sono perfettamente convinto che solo la realizzazione integrale del programma contenuto nel memorandum del Ministero delle Colonie in quanto riguarda la parte territoriale ed essenziale, ossia la presa di possesso per parte dell'Italia delle colonie francesi ed inglesi del Mar Rosso e dell'Oceano Indiano confinanti con Abissinia, può creare quell'organismo unito ed efficiente che abbiamo diritto di pretendere per le nostre colonie confinanti coll'Etiopia.

Mio collega Inghilterra conclude il suo rapporto proponendo: l • Che l'Italia abbandoni la pericolosa pretesa di stabilire in Etiopia la sua esclusiva influenza politica. 2° Che la Francia rinunzi ai suoi possedimenti di Gibuti ed ad ogni 'competizione riguardante Abissinia, lasciando all'Italia ed all'Inghilterra di accordarsi fra loro per la definitiva attribuzione ad una di esse della colonia francese e per la sistemazione della ferrovia Gibuti Addis Abeba. 3° Che l'Abissinia venga nettamente divisa in due sfere di influenza economica e commerciale rispettivamente e logicamente collegate ai loro possedimenti confinanti coll'Abissinia. 4o Che Italia ed Inghilterra si assumano il compito di dare all'Abissinia quel nuovo assestamento politico amministrativo che le è assolutamente neces

sario. Di fronte alle suddette proposte del mio collega Inghilterra, e tenuto conto della gravità del compito, del pericolo e della responsabilità che Italia si assumerebbe nell'attribuire a se stessa e nel far r1conoscere dalle potenze la sua esclusiva influenza sull'Abissinia, che pur tuttavia rimarrebbe sempre teorica e le sarebbe dannosa, dato lo sviluppo della frontiera e l'importanza degli interessi che l'Inghilterra conserverebbe in Abissinia, io mi permetto di esporre a mia volta all'E. V. le seguenti proposte:

Primo: che l'Italia rinunzi alla sua pretesa di un'esclusiva influenza in Abissinia. Secondo: che la Francia e l'Inghilterra cedano all'Italia le loro colonie del Mar Rosso e dell'Oceano Indiano confinanti coll'Abissinia come è stabilito nel

• memorandum • del Ministero delle Colonie.

Terzo: che l'Abissinia venga divisa in due sfere di influenza commerciale geograficamente e logicamente rispondenti ai loro possedimenti confinanti coll'Abissinia.

Quarto: che Italia ed Inghilterra si accordino per dare all'Abissinia il necessario assetto politico ed amministrativo.

(l) -Pervenuto a Roma il 14 e ritrasmesso il 15 a Sonnino, a Parigi. (2) -Cfr. n. 236. · (3) -Il telegramma venne trasmesso da Asmara il 14 febbraio. Non reca la data di partenza da Addis Abeba, che però non può essere posteriore al 13 febbraio, giorno di partenzadel t. 18, pubblicato al numero seguente.
327

IL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, COLLI DI FELIZZANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 699/18. Addis Abeba, 13 febbraio 1919 (per. H 16) (1).

Rispondo suo telegramma 150 (2).

É giunto Addis Abeba capitalista francese signor Bayart, che, come ebbi a riferire, ha acquistato concessione mineraria intestata suddito etiopico Cantibai Uossennie. Egli è accompagnato da 7 ingegneri prospettori minerari. Per quanto non si possa affermare, e anzi Ras Tafa'ri stesso esc,luda tassativamente, che tale concessione costituisca un monopolio, pure è evidente che la tesi sostenuta dal Governo francese sulla validità della concessione stessa nei riguardi del trattato franco~etiopico e dell'accordo a 'tre è artificiosa e dimostra chiaramente intenzione del Governo di mantenere ed intensificare suoi interessi in Abissinia continuando negli antichi e nefasti suoi sistemi. Sua affermazione che questo ministro di Francia sia rimasto estraneo a tale concessione è parimenti inesatta perchè sono sicuro averla egli fortemente appoggiata ed essersi opposto all'annullamento. Tanto io che mio collega Inghilterra abbiamo già tentato di indurre Tafari ritirare tale concessione valendosi anche della morte del concessionario etiopico Uossennie, ma data entità somma pagata dal signor Bayart (circa 400000 talleri) e dei mezzi di cui egli dispone e dato appoggio di cui gode da parte Governo francese è da temere che nostri sforzi riescano inutili e che concessione sarà mantenuta qualora codesto Governo non intervenga efficacemente presso il Governo francese.

Il

(l) -Il documento fu trasmesso telegraficamente da Asmara il 16 febbraio. (2) -Cfr. n. 177.
328

IL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, COLLI DI FELIZZANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. RR. 60/19. Addis Abeba, 13 febbraio 1919 (per. ore 12,30 del18) (1).

Ho ricevuto copia memorandum ministero delle colonie con carta annessa. In base telegramma 152 (2) di V.E. ed in seguito divulgazione data dalla Reuter del programma coloniale da noi presentato alla conferenza della pace ho creduto opportuno conferire al riguardo con Degiac Tafari.

In lunga conferenza avuta oggi ho spiegato al Ras lo spirito, le cause e le finalità che spingono Governo del Re nel sostenere alla conferenza della pace le giuste rivendicazioni coloniali italiane in relazione vantaggi di egual genere reclamati dai nostri alleati nella ripartizione delle colonie germaniche, smentendo, ribattendo e ... (3) tutte le false notizie e le tendenziose interpretazioni che ... (3) come il Ras mi ha riferito oggi stesso già gli sono pervenute e gli continuano a pervenire al riguardo.

Ho tassativamente confermato al Ras le ferme sincere intenzioni del Governo del Re di mantenere garanzie antecedenti Etiopia e continuare sua organizzazione civile senza però accennare aspirazioni contemplate memorandum e tracciate sulla carta annessa relativa esclusività influenza italiana Etiopia per le ragioni già esposte nel mio telegramma n. 17 (4).

Sono lieto informare V. E. che Ras Tafari si è dichiarato soddisfatto e convinto sincerità mie dichiarazioni, mi ha confermato manovre tendenziose che si agitano intorno a lui ed alla Imperatrice per rendere sospette le intenzioni dell'Italia nei rapporti con l'Abissinia; ha espresso rammarico che... (3) per il suo atteggiamento passato e per... (3) non possa avere .titolo per intervenire ed aspirare ad alcuni compensi nel nuovo assetto coloniale di<:hiarando esplicitamente di [non] riconoscere logico e giustificato privare italiani di fronte a vantaggi coloniali conseguiti e reclamati dai suoi alleati coi quali ha condiviso i pericoli della guerra; mi ha assicurato che avrebbe esposto all'Imperatrice ed ai capi etiopici progressi coloniali e la vera intenzione del Governo italiano nei riguardi dell'Abissinia sventando loro sospetti; ha infine espresso fiducia che, qualora aspirazioni italiane si realizzassero sia stipulato un nuovo e più intimo accordo fra i due governi onde... (3) le loro relazioni future. Ho coscienziosamente esposto a V. E. le assicurazioni ricevute da Degiac Tafari e che ritengo sincere a meno che egli già non abbia avuto dal Governo Francese formale assicurazione che la Francia non intende abbandonare Gibuti. In tutti i modi mi sento in dovere [di confermare] a V.E. quanto ho riferito nei mie precedenti telegrammi: che la realizzazione del programma coloniale per quanto riguarda Gibuti e la Somalia inglese pure creando una logica preoccupazione ed un giustificato allarme presso il Governo e presso l'opinione pubblica etiopica, non costituì

sce per se stesso un pel'licolo ed una necessità di complicazioni immediate coll'Abissinia; ma invece il solo accenno alla pretesa ed allo stabilimento di una esclusiva nostra influenza nell'Impero, sotto forma qualsiasi sia pure teorica, solleverebbe indubbiamente una ostilità aperta ed irresistibile che pregiudicherebbe quei fini italiani pratici e pacifici che il Governo del Re si propone.

(l) -Il documento fu trasmesso telegraficamente da Asmara il 18 febbraio. (2) -Non pubblicato. (3) -Gruppo indecifrato. (4) -Cfr. n. 326.
329

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN LONGARE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. GAB. 63. Parigi, 13 febbraio 1919.

Il signor Pichon al quale chiesi ieri se avesse ricevuto conoscenza delle pratiche fatte dal Governo bulgaro perché gli fosse accordato d'inviare a Parigi degli agenti ufficiosi per agevolare conciliazione nei vari interessi nei Balcani, mi rispose che parecchi tentativi dello stesso genere erano stati fatti presso il Governo francese anche per mezzo del signor Stancioff antico ministro di Bulgaria, ma tutte quelle 'aperture erano state lasciate puramente e semplicemente senza risposta. Ammettendo agenti bulgari, osservava il signor Pichon, non vi sarebbe ragione di negare la stessa facoltà agli altri nemici e ciò avrebbe le conseguenze che ciascuno può immaginare.

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IL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. POSTA R. 205. Berna, 13 febbraio 1919 (per. il 18).

É venuto ieri a vedermi il signor Pfliigl, già console generale d'AustriaUngheria a Napoli, e presentemente sottosegretario di Stato degli Esteri nel Gabinetto di Vienna.

Mi disse di trovarsi a Berna per regolare varii affari, e fra questi l'importantissimo dell'approvvigionamento dell'Austria tedesca.

Tra le altre questioni da trattare, egli soggiunse, vi era pure quella del Tirolo. Lo interruppi subito per dirgli che non era con me ch'egli avrebbe dovuto parlarne, non avendo io alcuna veste per trattarla, nè alcun legame colla questione tirolese. Ma il signor von Pfliigl insistette, pregandomi vivamente di ascoltarlo per rendermi poi interprete presso il R. ministero dei desideri e dei voti del Governo di Vienna e più specialmente dei suoi conterranei (il Pfliigl è tirolese) sulla vexata quaestio. Risposi che ero pronto ad ascoltarlo e che non avrei ntancato di far conoscere a V. E. quant'egli mi direbbe in proposito.

·+

Il mio interlocutore cominciò allora a farmi un caldo elogio dell'Italia dicendosene sincero ammiratore ed amico; aver egli sempre sostenuto la necessità politica della restituzione del Trentino alla madre patria. Mi fu impossibile di reprimere a questa dichiarazione un gesto di incredulità, che credetti anche di dover lealmente commentare, dicendogli che in cinque anni di dimora in Austria non mi era mai capitato di tsentire esprimere questo generoso desiderio; che anzi avevo dovuto convincermi dell'ostinazione di quel Governo nel negare ai nostri nazionali quel pochissimo che chiedevano, ostinazione che aveva fomentato ed ingigantito l'irredentismo. L'ex Console Generale mise allora da parte le sue dimostrazioni personali (che a me hanno fatto una impressione penosa) per dirmi che l'Italia e l'Austria tedesca avevano adesso un comune nemico da combattere. Feci finta di non comprendere ed egli accennò allora alla Jugoslavia che avrebbe costituito per noi un grave pericolo. Il von Pfliigl proseguì affermando che i nostri due paesi dovevano darsi la mano ed aiutarsi a vicenda. L'Austria sperava che l'Italia avrebbe rinunziato alle aspirazioni di quella minoranza che voleva portare il confine al Brennero violando i diritti storici del Tirolo ed il principio di nazionalità. È vero che si trattava di appena 200 mila suoi connazionali, ma l'Italia doveva pensare che con quell'annessione forzata si creava una seconda Als:<\ziaLorena e che dietro quel piccolo gruppo vi era un forte blocco di 80 milioni di tedeschi che al momento opportuno avrebbero alzato la testa per difendere i conculcati. Ad un simile imprudente e provocante linguaggio, tenutomi da persona che oltre a scarsa intelligenza faceva mostra pure di mancanza di tatto, risposi che avrei trasmesso a V. E. quant'egli mi aveva detto, ma non certo per raccomandarne l'adozione. Io non gli parlavo, nè potevo farlo, in veste ufficiale, ma, come semplice italiano, cui fosse stato chiesto il suo avviso in materia, non mi peritavo di dirgli che pur essendo convinto della necessità di un'intesa coll'Austria tedesca cui ci uniscono sentimenti ed interessi reciproci, noi dovevamo però sovratutto premunirei contro i pericoli di una nuova guerra. Occorreva avere le chiavi del e porte di casa, di quelle porte dalle quali erano scesi troppo sovente ai nostri danni quei popoli di cui una parte era rimasta da tanto tempo al di qua del Brennero. Non intendevo entrare in questioni storiche ed etniche,

che il Congresso di Parigi avrebbe certamente risolto in linea di giustizia. Sapevo già delle abili pubblicazioni fatte a scopo di propaganda dai tirolesi tedeschi, quali fossero le loro aspirazioni e quali gli argomenti in favore della loro tesi. Non li discutevo, permettendomi solo di fargli osservare che si dimenticava sempre un fattore importantiss;mo, il geografico. Quanto al nemico comune, la Jugoslavia che egli mi aveva indicato, non bisognava darvi soverchia importanza, tanto più che trattavasi di uno Stato in embrione, la cui futura orientazione era ancora una incognita.

Il mio interlocutore, dopo chiusa la discussione sulla questione tirolese, mi parlò del problema austro-tedesco, facendomi comprendere che la creazione di un piccolo Stato indipendente non pareva a lui nè alla maggioranza una buona soluzione delle difficoltà. Occorreva o far parte di una Confederazione danubiana

o annettersi, e ciò era il desiderio della maggioranza, alla Germania. Avendogli io detto che qui si era parlato di una possibile unione dell'Austria-tedesca alla Baviera ed al Wiirttemberg, il von Pfliigl non mi nascose che hoc erat in votis del partito conservatore cui egli apparteneva e che l'Intesa avrebbe certo fatto

un abile gesto politico nel formare questo forte Stato conservatore che avrebbe servito di contrapposto alla Germania del Nord. La conversazione non ebbe altro seguito, ma, nel congedarsi, il von Pfliigl mi raccomandò di nuovo di fare conoscere al Governo del Re i desideri del popolo tirolese!

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IL MINISTRO A BELGRADO, BORGHESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

r. GAB. POSTA 744/34. Belgrado, 13 febbraio 1919 (per. il 20).

Mentre continuano a .giungere di Croazia incitamenti alla Serbia per una intesa con la Bulgaria affinchè anche questa possa essere attratta nell'orbita della Jugoslavia, ambiente generale serbo dimostrasi sempre restio a qualsiasi accordo. Eventuale unione con la Bulgaria verrebbe infatti a risolvere in favore di quest'ultima la quistione macedone e la Serbia si troverebbe, così menomata, in una posizione di inferiorità di fronte a croati e sloveni.

Politica attuale dei serbi in Macedonia è diretta a sradicare ad ogni costo qualsiasi tendenza bulgarofila o velleità di autonomia la quale pure farebbe inevitabilmente gravitare quella provincia verso la Bulgaria.

Dottor Balabanov recandosi da Sofia a Praga con una missione ufficiosa del Governo bulgaro perchè Boemia si faccia intermediaria per un ravvicinamento serbo-bulgaro non si è fermato a Belgrado ma suo passaggio qui è stato commentato dalla stampa locale con espressioni della massima diffidenza.

Allo stato attuale delle cose e a meno elemento croato non prenda grandissimo sopravvento, è opinione generale a Belgrado che Bulgaria non possa essere ammessa ad aggregarsi agli altri slavi del sud.

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IL MEMBRO DELLA MISSIONE MILITARE DI ARMISTIZIO A VIENNA, PENTAMALLI, AL CAPO DELLA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A VIENNA, SEGRE

N. 60. Vienn~, 13 febbraio 1919.

Il Capitano di Fregata, principe Borghese, mi ha riferito di essere stato ieri invitato dal Presidente Karolyi a ·conferire seco lui su importante argomento.

Recatosi il Borghese al convegno fissato, il Karolyi lo pregava di voler riferire al Governo Italiano quanto gli aveva esposto l'altra sera, durante e dopo il pranzo, e che gli avrebbe riepilogato. Il Borghese, prima che il Karolyi svolgesse la questione, gli ha rappresentato che, non vestendo egli dn Budapest alcuna veste ufficiale sarebbe stato necessario che il Karolyi, per il raggiungimento del suo scopo, si rivolgesse allo scrivente. Il Presidente però gli ha fatto osservare che si

trattava di questioni tali che non poteva far comunicare al Governo Italiano per il tramite della Missione di Budapest, appunto perchè detta Missione aveva veste ufficiale.

Ciò posto, il Karolyi dichiarava che: la situazione del Governo attuale dell'Ungheria era critica, essenzialmente perchè non era possibile addivenire alle elezioni, essendo gran parte del territorio ungherese occupato dai rumeni, serbi e czeco-slovacchi.

Tale situazione richiedeva una pronta soluzione:

ciò induceva il Governo attuale a chiedere l'appoggio di altro Stato; questo altro Stato sarebbe vivo desiderio del Karolyi fosse l'Italia, alla quale il popolo ungherese è legato da viva simpatia; qualora l'Italia non credesse opportuno dare tale appoggio, il Governo ungherese non vedeva, per ora, altra soluzione che una intesa con gli jugoslavi.

Alla domanda del Borghese relativa alla specificazione dell'appoggio desiderato dall'Italia, il Karolyi dichiarava che tale aiuto dovrebbe consistere nel parteggiare per l'integrità dell'Ungheria, e sopratutto nell'invio di truppe italiane per scacciare rumeni, czeco-slovacchi ecc. dai territori occupati.

In via subordinata, il Karolyi dichiarava che si sarebbe accontentato di una azione politica-militare contro gli stessi stati, esercitata possibilmente d'accordo con l'Inghilterra.

Dopo di che il Borghese ha nuovamente rappresentato al Karolyi le ragioni per le quali era necessario rivolgersi a questa missione. Il Karolyi finalmente dimostrava di essere di ciò persuaso, perchè pregava il Borghese di riferire a me tutta la questione, perchè ne dessi notizia a V. S., col quale il Karolyi intende parlare sulla questione in occasione della prossima visita a Budapest.

Tale visita era già nota al Karolyi, perchè notificatagli per lettera dal signor Charmant, inviato -come è noto a V. S. -dal Karolyi in Italia, e che deve partire da Vienna in questi giorni.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A VITTORIO EMANUELE III

(ACS, Carte Orlando)

T. Parigi, 14 febbraio 1919.

Anche per desiderio presidente Wilson ho rinviato partenza già Lissata jersera a questa sera per assistere seduta plenaria per Società delle Nazioni, terminata appena ora in tempo per partire (1).

(l) Vittorio Emanuele III era tornato a Roma 1'11 febbraio c Dopo le gite compiute 1n questi giorni •. (cfr. T. di Vittorio Emanuele III del 10 febbraio 1919, ore 19,45).

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IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO

(ACS, Carte Orlando)

T. 340. Parigi, 14 febbraio 1919, ore 18,50.

Alla nuova richiesta notizie sulle pretese manifestazioni ostili che si sarebbero lamentate a Torino quel Prefetto telegrafa:

• In esecuzione ordine contenuto telegramma 12 ·corrente ho disposto nuove indagini circa fischi in Torino; risultanze nuove indagini confermano quanto ebbi a dichiarare all'E. V. con fonogramma 7 corrente n. 261 diretto Ministero Interno escludono in modo assoluto qualsiasi manifestazione del genere. Tali risultanze sono avvalorate oltre che dalle esplicite dichiarazioni delle Autm:-ità di P.S. e arma RR. carabinieri da numerose attestazioni raccolte a verbale di assidui e attendibili frequentatori del caffè Romano, fra i quali parecchi ufficiali esercito italiano, distinti e stimabili cittadini italiani, nonché da due cittadini francesi la signora Maria Ballario addetta in permanenza al caffè concerto e il signor Armando Pouget •.

E poichè le insistenze che Ministro Esteri Francia ha fatto con Ambasciatore per avere notizie sono tali da far sentire bisogno di dati esaurienti e precisi, ho inviato a firma S. E. il seguente telegramma che come i precedenti comunico per doverosa notizia :

• Ringrazio notizie circa pretesi incidenti caffè Romano, e prima farne dare comunicazione Governo francese, La prego farmi conoscere quale sia posizione sociale della signora Maria Ballarlo da quanti anni residente in Italia suo stato civile se maritata italiano o francese, quale fama goda, e tutte altre notizie che crederà utili per dimostrare attendibilità delle di lei affermazioni. Simili notizie gradirei anche sul conto del signor Pouget indicato telegramma predetto. La prego dirigere risposta a Parigi anche se io ne sia assente •.

335

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO

(ACS, Carte Orlando)

T. 344. Parigi, 14 febbraio 1919, ore 23 (per. ore 0,30 del 15).

Nella riunione plenaria conferenza Società Nazioni S.E. il Presidente ha pronunciato discorso in francese ripetutamente applaudito nonostante etichetta e solennità. Lo stesso Wilson soddisfatto fece atto battere mani. Un vero e riconosciuto successo oratorio e più ancora politico. Già presidente Wilson aveva apertamente dimostrato la grande simpatia che egli ha per S. E. Orlando, e giorni addietro quando fu sul punto di partire d'urgenza fece presente che non si allontanava perchè S. E. Orlando non poteva rimanere qui in sua sostituzione, e che non avrebbe indetto riunione plenaria che pure affrettava, qualora S. E. Orlando non vi avesse partecipato. Confermo partenza avvenuta poco fa.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. 111. Parigi, 14 febbraio 1919.

Ministro Colonie telegrafa quanto segue. c Governatore Eritrea telegrafa che c Reuter • ha radiotelegrafato Aden e quindi ad Addis Abeba seguente notizia. , Delegazione Italiana in vista prospettiva cambiamenti in Africa ha domandato anche che Gibuti e la Somalia Inglese siano assegnate all'Italia per riunirsi alla Somalia Italiana •. La Reuter come V.E. sa ha costante atteggiamento contrario agli interessi italiani specialmente per le cose d'Africa. Essa cer·ca di ostacolarci in ogni occa.sione. A giudicare da quanto telegrafa Colli circa l'atteggiamento legazione di Francia in Etiopia non credo ardita l'affermazione che gli agenti francesi od anche lo stesso Governo francese favoriscano questo atteggiamento subdolamente ostile e che io non voglio nè posso attribuire ad opera inglese. Il danno nostro è evidente. Veda V.E. se lo crede di fare provvedere •· Richiamo attenzione su quanto precede pregandola fare quanto possibile per evitare ripetersi inconveniente lamentato.

337

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. GAB. R. 22. Londra, 14 febbraio 1919.

In conversazioni private con persona vicinissima a Lloyd George ho accennato alla necessità imprescindibile che nostri due Paesi escano dalla Conferenza della Pace avviati a relazioni più che mai intime e cordiali. Tale scopo cui da nove anni posso dire avere dedicato tutto me stesso non sarebbe tuttavia conseguito se perdurasse nella opinione pubblica italiana l'impressione che l'Inghilterra limitandosi ad una semplice passiva osservanza dei propri impegni rimanga più o meno indHferente alla realizza~ione incompleta dei vari punti del programma di vita e sicurezza nazionale dell'Italia.

Ho aggiunto inoltre che nazione inglese si aliena tradizional:i simpatie italiane per opera di alcuni pochi pazzi o illusi che corrono dietro ad ipotesi di cui i fatti già cominciano a dimostrare dubbia possibilità di realizzazione. A questo amichevole e personale sfogo è stato risposto non nutrire alcuna apprensione per avvenire relazioni italo-inglesi. Disposizioni reciproche manifestatesi durante prima

lr

fase Conferenza furono attive ed armoniche. Due recenti privati colloqui del

Presidente del Consiglio e di V. E. con Lloyd George sono stati • altamente sod

disfacenti •.

Durante visita cortesia da me fattagli settimana scorsa nel corso della conversazione Lord Curzon accennando alla Conferenza mi disse risultargli che su tutti componenti Consiglio Supremo aveva prodotto impressione ben lucida e

• masterful • esposizione idealista fatta dalla tesi italiana. Sua Signoria non precisò se e quali delle varie questioni nostre V.E. aveva trattato.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

D. 4147/68. Parigi, 14 febbraio 1919.

Trasmetto qui unito all'E. V. copia di una nota che il Governo dell'Austria tedesca ha fatto pervenire a questo Ministero, e certamente anche agli altri Governi associati, a proposito di un incidente sorto per la vendita di materiale bellico da parte del Governo di Vienna.

Anche la nostra Commissione d'Armistizio a Vienna aveva ultimamente riferito circa tali alienazioni avvertendo che ciò avveniva mentre non ancora erano state completamente eseguite le clausole dell'armistizio coll'Austria-Ungheria concernenti il materiale bellico.

Ora io ritengo che i beni dell'ex Governo austro-ungarico debbano stare a garanzia delle clausole dell'armistizio, non solo, ma anche dei crediti di ogni genere dei Governi associati verso l'Austria-Ungheria. Perciò la Commissione di armistizio predetta è stata autorizzata a protestare contro la vendita di materiale bellico ed ora converrebbe confermare quella protesta e le altre già fatte facendo pervenire al Governo dell'Austria tedesca (con riferimento alla nota citata e per lo stesso tramite) ed al Governo dell'Ungheria, una nota dei Governi associati che potrebbe essere concepita nei seguenti termini:

• I Governi associati ritengono che il principio di diritto naturale secondo il quale i beni del debitore sono la naturale garanzia del creditore trovi applicazione tanto in diritto privato che in diritto pubblico. Perciò non possono ammettere che senza il loro consenso si proceda alla vendita di beni di qualsiasi genere che prima della guerra e durante il periodo delle ostilità appartenevano al Governo Austro-Ungarico, tali beni dovendo stare a garanzia dell'adempimento delle clausole dell'armistizio, non solo, ma anche dei crediti di ogni genere liquidi e da liquidarsi, dei Governi associati.

I detti Governi associati dichiarano ,in conseguenza al Governo (l) che tutte le alienazioni capaci di diminuire tale loro garanzia saranno da essi ritenute come nulle e non avvenute tanto nei riguardi del venditore che dell'acquirente •.

In questa occasione i Governi associati dovrebbero pure notificare ai Governi dell'Austria tedesca e dell'Ungheria una dichiarazione affermante che devono applicarsi anche nei riguardi dell'Austria-Ungheria le clausole finanziarie inserite nell'atto di rinnovamento d'armistizio con la Germania del 17 dicembre 1918, intendendosi che le riserve fatte in quell'atto a favore delle popolazioni dell'Alsazia e Lorena devono valere per le popolazioni dei territori occupati dall'Italia.

Prego V. E. di farmi conoscere d'urgenza se codesto Governo approva queste proposte ed è disposto, appena fatte le comunicazioni ai Governi dell'Austria tedesca e dell'Ungheria, a portaTe le medesime comunicazioni a conoscenza dei Governi neutrali e pubblicarle.

(l) Spazio lasciato In bianco nell'originale.

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IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. POSTA R. 993. Roma, 14 febbraio 1919.

Con la lettera del 4 febbraio corr. n. 3308/21 dell'E. V. mi è pervenuta copia della comunicazione indirizzata dal ministero degli affari esteri francese al R. ambasciatore a Parigi (l) circa la concessione mineraria Bayart-Verrière.

Ringrazio l'E. V. di tale comunicazione, come anche del desiderio espresso di avere il mio parere sulla risposta da far pervenire al Governo francese. In sostanza M. De Margerie afferma ·che la concessione:

a) non è contraria al trattato di amicizia e di commercio franco-etiopico del 10 gennaio 1908, perchè essa non costituisce monopolio;

b) non è contraria all'accordo a tre di Londra del 13 dicembre 1906, perchè si tratta di concessione accordata, all'infuori di ogni ingerenza della legazione francese in Addis Abeba, non ad un francese, ma ad un suddito etiopico, il quale si era associato M. Verrière, facendo così appello a capitali francesi.

Non ho bisogno più oltre di contestare tali assertive, avendone l'E. V. già messa in rilievo tutta la speciosità.

Sul primo punto credo sia da rispondere al Governo francese con le stesse osservazioni del R. ministro in Addis Abeba (telegramma-posta di V. E. n. 1129 del 21 gennaio 1919 (2) che, cioè, • pur essendo i termini del titolo conchiuso (del quale attendiamo di ricevere il testo) ambigui e contradittori, non vi è dubbio però che essi conferiscono al gruppo francese una prerogativa mineraria in tutta l'Etiopia e gli danno modo di intervenire e di opporsi ad altre eventuali concessioni di tal genere, ciò che è incompatibile col trattato franco-etiopico del gennaio 1908 e coll'accordo 1906 •.

Quanto al secondo punto, credo sia da rispondere che in sostanza il Cantibai

Uosseniè non fu che un prestanome, non potendosi prendere sul serio la sua

iniziativa personale presso il Governo etiopico, stando anche il fatto (secondo le

comunicazioni del conte Colli contenute nel precitato telegramma-posta di V. E.)

che egli non si limitò ad associarsi nella concessione il signor Verrière, ma

cedette senz'altro la concessione stessa al gruppo francese. Si tratta in sostanza

di artificiosi espedienti, mediante i quali non si fa altro che additare al Governo

etiopico il modo di eludere gli accordi.

Attualmente tanto il Cantibai Uosseniè quanto il Signor Verrière sono deceduti, e quindi la concessione, se non sia da ritenere di per se stessa decaduta, dovrebbe essere sinceramente senz'altro denunciata come contraria di fatto ai trattati.

Gradirò dall'E. V. ogni comunicazione sull'ulteriore esito della trattazione.

(l) -Non si pubblica, ma cfr. n. 177. (2) -Cfr n. 37.
340

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL DELEGATO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, SALVAGO RAGGI

T. POSTA R. 1104. Roma, 14 febbraio 1919.

Ringrazio molto la E.V. del telegramma n. 5 dell'Il corrente e della lettera dell'8 corrente (l) che mi ha esposto lucidamente la situazione del dibattito circa i mandati.

Sono lieto della concordanza di idee con la E.V. circa la questione dei mandati in relazione all'art. 13 del Patto di Londra (2).

Quando sia riconosciuto come io ho sostenuto e come V.E. riconosce che il fatto di avere noi un mandato per le colonie ex tedesche non sottrae i nostri alleati che ne avessero anch'-esse ottenuto uno, all'obbligo di far onore all'art. 13 del patto di Londra, io credo fermamente che a noi convenga chiedere e ottenere un mandato per l'Africa orientale, visto che il Camerun sia già accaparrato, nella intesa che regoleremo o insieme o in separata sede con gli alleati la questione dei compensi per l'art. 13.

Quanto al modus procedendi cioè a dire alla condotta dei negoziati per la trattazione delle due questioni, io debbo necessariamente rimettermene alla saggezza e all'abilità dei delegati poiché sarebbe difficile e anche pericoloso indicare da qui una via piuttosto che un'altra.

Quanto all'Etiopia, mai questo Ministero ha parlato di protettorato ma sibbene di sostituire alla influenza di tre potenze sanzionata dall'accordÒ di Londra, la influenza di una sola potenza. Ma ciò non tocca la indipendenza e la integrità della Etiopia che noi anzi garantiremo, ma tocca le nostre relazioni con Francia e Inghilterra per la Etiopia.

Spero, nelle feste, venire a Parigi -possibilmente quando gli altri sono ancora a Roma -per poter parlare liberamente... •.

·•

Nel memorandum del 30 ottobre 1918 che fu consegnato a Wilson è detto c A Francia e Inghilterra si chiederebbe pertanto la revisione della convenzione di Londra del 13 dicembre 1906 per la Etiopia, col ritorno al regime dei protocolli del 24 marzo e 15 aprile 1891 e 5 maggio 1894 che mettevano la Etiopia nella esclusiva sfera d'influenza dell'Italia che ne rispetterà naturalmente la integrità •.

Come vede, non solo la sostanza, ma finanche l'idea del protettorato è esclusa.

Bisogna considerare bene la situazione territoriale e politica della Etiopia. Quando noi avessimo Gibuti e il Somaliland e il Giubaland, avremmo eliminato di fatto la Francia che non avrebbe più contatto con l'Abissinia ma non avremmo eliminato l'Inghilterra che rimane sempre contigua all'Etiopia per tutta la distesa della frontiera occidentale (Sudan) e per buona parte di quella meridionale (Africa Orientale inglese).

Bisogna evitare il pericolo che, non parlando chiaro all'Inghilterra dopo avere eliminato la Francia, ci troveremmo alle prese con la Inghilterra, la q~ale come Ella sa, per bocca del suo rappresentante in Addis Abeba, dichiara esplicitamente che solo essa può eliminare la Francia dalla Etiopia e rimanervi insieme con l'Italia per trasformare con le riforme quell'impero.

Ma anche qui, io non posso che additare i pericoli della situazione, lasciando che i mezzi per raggiungere Io scopo siano scelti dai negoziatori.

Cosi anche per l'Arabia la indicazione c accordo con l'Inghilterra • era per la indipendenza della regione, ciò che entra nelle idee di Wilson. Anche qui lb interessante è ottenere il nostro scopo di avere le note garanzie per l'Arabia con i mezzi che si crederanno idonei.

Grazie molte dei verbali delle sedute. Le sarei tenutissimo se potessi avere il testo francese...

(l) -Non si pubblicano. (2) -Cfr. la seguente lettera, dello stesso giorno, di Colosimo a Salvago Raggi: c Ho la sua lettera e può immaginare quanto Le sia grato.Capisco che le mie insistenze abbiano molto dispiaciuto; ma non potevo mancare ad un dovere preciso. Ma anche· sapevo che Ella, Ella solo, mi avrebbe compreso!
341

IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

N. 9. Parigi, 14 febbraio 1919.

S.E. l'on. Sonnino ha osservato che nella carta già predisposta per la memoria relativa alle nostre richieste, il tratteggio verde sull'Etiopia poteva far credere ad IÌntenzioni nostre sull'Etiopia in contrasto 'con le teorie wilsoniane prevalenti ~alla Conferenza, mentre osservava ·che una nostra influenza sull'Etiopia sarebbe necessariamente derivata dalla nostra occupazione di tutti i territori che circondano quel Paese.

Ora soltanto so che invece di rivolgersi a cotesto ministero per apportare quelle modificazioni sulla carta, data la estrema urgenza del momento le modificazioni stesse vennero fatte eseguire all'Ufficio Militare della delegazione, e perciò unisco una copia della nuova carta (l) che ho ·inteso essere stata sostituita all'altra già annessa alla memoria 30 ottobre 1918 (modificata).

(l) Non si pubblica.

342

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 114. Parigi, 15 febbraio 1919.

Suo telegramma 2819.

Questa delegazione economica ritiene opportuna II'ipresa traffici con Fiume. Concordo in tale parere salve quelle garanzie che competenti comitati blocco credessero fissare.

343

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 115. Parigi, 15 febbraio 1919.

A telegramma n. 2942. Prego rispondere al Comando Supremo che fino a nuovo avviso nostre truppe debbono rimanere in Montenegro nei rpunti dove sono state finora dislocate.

344

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T.116. Parigi, 15 febbraio 1919.

Telegramma V. E. 3138. Si può iniziare avviamento battaglioni verso Boemia distribuendo armi e munizioni nella misura strettamente necessaria.

345

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO ALL'AJA, SALLI·ER DE LA TOUR

T. 117. Parigi, 15 febbraio 1919.

È stato stabilito che quattro Potenze aUeate: Francia -Inghilterra -America -Italia, facciano un passo presso codesto Governo per ·chiedere H permesso di attraversare il territorio olandese pel cambio delle truppe che in virtù dell'armistizio si trovano in territorio germanico e pel loro rifornimento. Prego appoggiare tale passo agendo in conformità suoi colleghi. Mi astengo dal comunicarle testo della nota che ella potrà avere dal suo collega britannico.

346

IL MINISTRO AD ATENE, ROMANO AVEZZANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 267. Atene, 15 febbraio 1919 (per. il 16).

Ministro dei Paesi Bassi mi ha riferito pregando considerare notizia come confidenziale che questo Ministro degli Stati Uniti gli ha detto in via privata e confidenziale che ha inviato a Wilson raipporto nel quale esprime dmpressione che i greci non sarebbero adatti amministrare Smirne rispettando diritto e libertà popolazione musulmana e colonie estere e che gli stessi greci di quella città sarebbero in massima parte contrari alla loro annessione alla Grecia.

347

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 61/244. Londra, 15 febbraio 1919 (per. il 22 (1)).

È voce corrente, raccolta pure da qualche giornale, che al Governatorato della Palestina (non appena questa Regione sarà per essere affidata alla Gran Bretagna) verrà chiamato il Generale Allenby, del quale si rileva lo speciale interesse alla causa ebraica.

Elemento semita favorisce vivamente nomina signor Samuel a Vice-Governatore della stessa regione.

348

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. POSTA 67/22. Costantinopoli, 15 febbraio 1919 (per. il 27).

Cardinale Bourne, arcivescovo di Westminster giunto qui nel corso di un viaggio avente scopo di visitare truppe britanniche cattoliche in tutto oriente. Riparte domani per Salonicco, Bucarest, Sofia, Belgrado, Trieste, Roma.

Ebbi con Sua Eminenza parecchie amichevoli conversazioni. Venne anche visitarmi alla ambasciata.

Toccai con lui dei tentativi della chiesa ortodossa di stringere intimi contatti con la chiesa anglicana. Cardinale mi disse essere convinto che anche High Church può arrivare a comprendere che la mossa del Fanar non è che un trucco per carpire a Londra influenza politica, o appoggi finanziari a pro non già del Cristianesimo, ma dell'ellenismo.

Gli dissi ,che non ero sicuro di tale perspicacia, e che non mi !Stupirei che nei circoli angUcani si resti presi alle belle parole del Fanar.

Bourne mi disse avrebbe cercato chiarire le cose al suo ritorno, dal punto di vista cristiano egli con ragione osservò che protestanti e cattolici dovevano essere concordi nel constatare che l'Ortodossia è priva ormai di ogni alito di fede viva e che non si regge che su vuoti segni esterni.

Credo utile aggiungere che nella stessa conversazione avendo io osservato che gli interessi italiani concidevano coi cattolici di fronte all'intolleranza esclusivistica di un mondo ortodosso che crescesse in prestigio il cardinale si lasciò andare a parlare dei nostri rapporti con la S. Sede; il momento per una • conciliazione • gli sembrava maturo, secondo lui l'espediente che eliminerebbe ogni ostacolo sarebbe il dono alla S. Sede di terreni deserti dietro i1 Vaticano in una superficie non più grande del parco di un gran signore inglese e dove il papa possa passeggiare a suo agio, costruire edifici per congregazioni, dimore di cardinali, ecc.

Secondo Bourne lo sviluppo dell'aviazione avrebbe soppresso molti ostacoli minori.

Risposi al cardinale che, a mio avviso, piani troppo precisi guasterebbero; che gli italiani e gli inglesi hanno un identico dono politico che gli stranieri spesso criticano; noi lo definiamo combinazione e gli inglesi compromise; è a questo dono di adattamento che occorreva affidare l'avvenire; quel che importava era il buon volere reciproco.

Il cardinale mostrò approvare anche la mia attenuazione.

(1) Si tratta evidentemente di un tel. posta.

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RELAZIONE DEL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MANZONI, PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

N. 12/2. Roma, 15 febbraio 1919.

Il R. Console a Gedda ha esposte le considerazioni seguenti in merito alla soluzione della questione araba: In virtù del proclamato principio di nazionalità non può ritenersi possibile il ritorno dell'Hegiaz sotto l'autorità ottomana.

La firma dell'armistizio con la Turchia segna la decadenza dell'ultimo stato indipendente musulmnno rappresentante il califfato. Ora la situazione attuale delle comunità musulmane dimostra essere prematura l'affermazione che la coscienza islamica possa adattarsi al riconoscimento di altra autorità religiosa duratura che non sia quella universale indipendente rappr,esentata dal Califa, luogotenente dello Sciarich e sanzionata dalle leggi musulmane. Ad assicurare la desiderata calma e disciplina nel mondo musulmano, l'elemento pacifico ammette la necessità della creazione di uno stato musulmano indipendente, e questo ormai è solamente possibile in Arabia, mediante una confederazione di vari principi arabi da porsi sotto la sovranità del Re Hussein e la garanzia delle Potenze Alleate.

Uno Stato siffatto, da cui dipenderà la penisola araba con Damasco ed Aleppo e probabilmente anche l'unione federativa siriaca, potrebbe consigliare la pub

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blica opinione musulmana a scorgere nel Re Hussein l'assertore dei suoi interessi morali, mentre d'altra parte le Potenze Alleate se ne gioverebbero nei riguardi del lealismo dei loro sudditi musulmani.

Il R. Ministero delle Colonie, da parte sua esprime i desiderata seguenti: l) la necessità, per il nostro interesse, che nessuna Potenza occupi l'Arabia e che questa sia quindi indipendente per mezzo di capi locali; 2) che il commercio e la penetrazione economica in essa siano liberi, e che i luoghi santi dell'Islam siano in mani musulmane indipendenti. Il predetto R. Ministero trova poi assai opportuna la proposta avanzata dal

R. Console a Gedda, che l'Emiro Feisal, attualmenrte a Parigi, abbia ad essere inVJitato dal R. Governo a visitare Roma come già visitò Londra e Parigi. Tale visita gioverà ai nostri amichevoli rapporti con Re Hussein sia nei riguardi della nostra politica araba in genere, sia nell'interesse dei pellegrini nostri sudditi.

L'Ufficio scrivente esprime parere concorde tanto sull'indipendenza e libertà di commercio dell'Arabia quanto circa l'invito all'Emiro Feisal, ed attende le istruzioni dell'E. V., e poiché l'Emiro travasi in Parigi è costì che, eventualmente e fin d'ora, potrebbe venir sondato il terreno per una sua visdta a Roma e stabilita l'epoca in cui essa potrebbe aver luogo.

350

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO (ACS, Carte Orlando)

T.359. Parigi, 16 febbraio 1919, ore 0,15 (per. ore 3,45).

Seconda sottocommissione riparazioni danni guerra che esamina mezzi con cui nemici dovranno pagare, nella seduta pomeriggio ha accolto in massima principio che anche i beni privati dei sudditi nemici debbono concorrere formare massa globale su cui deve gravare onere riparazioni.

351

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO (ACS, Carte Orlando)

T. 355. Parigi, 16 febbraio 1919, ore 0,30 (per. ore 4).

Seduta plenaria stamane commissione riparazioni, capo delegazione britannica Sir Hughes presentò mozione chiedendo che conferenza prima stabiliisca se rientri competenza stessa commissione riparazioni vigilanza sulle operazioni che alleati fanno, contro pagamento oro, per vettovagliamento Germania. Proposta ha destato impressione perchè diretta colpire recente operazione Stati Uniti che hanno fornito Germania suini per circa 50 milioni oro riducendo così disponibilità oro favore alleati per riparazioni. Delegazione americana si è opposta rinvio proposta alla conferenza, e dopo molto vivace dibattito decise sul rinvio rimesso lunedì.

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352

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(Ed. in S. SoNNINO, Carteggio 1916-1922, pp. 565-566)

T. uu. 122. Parigi, 16 febbraio 1919, ore 13,30.

Agenzia Radio ha diffuso in questa stampa comunicato relativo offerta arbitrato per questione di Fiume. La maggior parte dei giornali ha riprodotto testualmente comunicato. Giudica tu se convenga dare sollecitamente direttive alla nostra stampa per sostenere nostro punto di vista sulla impossibilità rimettere ad un arbitrato la decisione delle questioni che furono motivo di una guerra quale fu la nostra e che dopo tanti enormi sacrifici potè conseguire la vittoria. Per stampa francese ti sottopongo seguente schema di comunicato:

• A propos d'une information parvenue à la presse au sujet d'un arbitrage demandé par les serbes pour régler les questions de l'Adriatique on nous fait observer que la solution de toute question territoriale est entièrement, exclusivement réservée à la compétence de la Conférence pour la Paix. Si l'on adoptait la méthode des arbitrages particuliers, le plus grand désarroi se ferait dans les travaux de la Conférence qui perdrait ainsi la raison meme de 'Siéger • (1).

35:1.

IL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 364. Parigi, 16 febbraio 1919, ore 16 (per. ore 19).

Clemente! Ministro Commercio venne stamane notificarmi che per comitato economico per le condizioni armistizio è necessario nominare ministri che possano impegnare Governi da essi rappresentati. America ha nominat{) Hoover Mac Cormic Baruch Hurley Stvauss che sono tutti capi e sottocapi Amministrazioni e

• Nel caso l'Italia non debba -nel pensiero del suo governo -aderire al proposto arbitrato, una via adatta per la risposta negativa è quella che qui non trattasi di due potenze esistenti ma bensi da una parte una delle 5 grandi Potenze, dall'altra una nazione in corso di nascita e d'aggiustamento, di cui appunto il modo di costituirsi interessa grandemente (e non solo sotto il punto di vista territoriale) tutte le altre potenze: non esiste dunque ancora la situazione classica adatta all'arbitrato.

In quest'ordine d'idee si potrebbe aggiungere che il ricorso illico et immediate all'arbitrato in un caso come il presente sarebbe da escludersi persino da parte delle altre 4 potenze maggiori nel senso che esso arbitrato toglierebbe dal loro circuito (trasportandole sul breve circuito dell'arbitrato) una serie di questioni di cui 1a territoriale è una -che in toto Interessano a fondo le 5 maggiori Potenze e la causa della Pace che è loro comune preoccupazione.

Nel caso invece il pensiero del governo italiano fosse di aderire in massima alla idea dell'arbitrato attuale, valgono le considerazioni stesse suesposte per la conseguenza, che nell'adesione debba apparire subito il complesso delle altre questioni non territoriali, per avvertire l'arbitro e nello stesso tempo le altre 4 grandi Potenze, che in dette altre questioni, secondo il modo della soluzione loro dovrebbe e potrebbe eventualmente l'Italia chiedere compensazioni e garanzie se non contentata e parzialmente solo nell'argomento territoriale •·

Il

responsabili. Francia ha nominato Clemente! Klotz Loucheur e probabilmente aggiungerà Boret. D'accordo con Sonnino proporrei perciò Stringher, Ciuffelli, Crespi, Dante Ferraris, P.irelli con Attolico e Giuffrida come delegati sostituire Ministri eventualmente assenti, tutti dovrebbero poter essere accreditati come plenipotenziari. Oggi sono venuti da me delegati austriaci 'chiedere viveri, sto trattando con loro d'ac,cordo Sonnino, e Hoover ,che faciLita nostra azione molto amichevolmente. Conferenza agricola interalleata ultimò suoi lavori fissando nuova sessione per 17 marzo spero interverrà Riccio con speciali delegati. Consiglio dei dieci ascoltò rivendicazioni Monte Libano e Drusi. Deliberò poi inviare telegramma Orlando per passaggio truppe britanniche sul Reno e ferrovie olandesi. Iniziò poi discussione Prinkipo. Churchill rappresentando Lloyd George propose telegrafare bolsceviki ultimatum 10 giorni cessare ostilità ritirare di 5 miglia truppe e propose immediata riunione militare per combinare piano azione militare. Clemenceau propose considerare finito ogni contatto con bolscevichi. Sonnino sostenne tesi francese. DiscuSISione riprenderà giovedì. Anche Giapponesi appoggiano tesi francese.

(l) Cfr. il seguente promemoria, anonimo, rinvenuto nel fondo Conferenza della pace:

354

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

T. 583. Parigi, 16 febbraio 1919, ore 20.

Tuo telegramma 365 (1).

Non mi pare possibile adottare formola di smentita pura e semplice perchè ci esporremmo ad una controsmentita con eventuale pubblicazione di documenti fra cui nota lettera dei serbi a Wilson. Ho disposto perchè notizia pubblicata da questi giomali non sia inviata in Italia ed ho dato istruzioni perchè ufficio stampa risponda ai giornalisti che chiedono direttive che è preferibile non occuparsi ma lasciar cadere la cosa.

355

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

(Ed. in S. SONNINO, Carteggio 1916-1922, p. 566)

T.123. Parigi, 16 febbraio 1919, ore 20.

Mi riferisco ai miei telegrammi 96 e 107 (2).

Poichè Milner è a Londra dove può conferire con Lloyd George prego V. E. richiedere a mio nome una risposta urgente; ,che cioè sia richiesto Allenby di prendere accordi con noi per la nostra occupazione di Konia ed Adalia. La cosa è di estrema importanza ed urgenza e desidereremmo fosse risolta nel senso contemplato con Milner prima della imminente riapertura della camera italiana.

(l) -Non si pubblica, ma cfr. n. 352. (2) -Cfr. nn. 278 e 307.
356

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL SUO SEGRETARIO, BIANCHERI

T. 124. Parigi, 16 febbraio 1919.

Prego provvedere perchè sia agevolata cessione e trasporto in Polonia di materiale bellico. Avverto che Czeco-Slovacchi hanno preso impegno nella conferenza della pace di facilitare transito per loro paese di materiale da guerra per la Polonia. Prego telegrafarmi quali disposizioni saranno date in proposito tenendone informato anche Montagna a Varsavia.

357

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI, S. PIACENTINI

T.125. Parigi, 16 febbraio 1919.

Centri propaganda greca agiscono attivamente per interessare ambienti internazionali alla causa ellenica. Necessita evitare atti che possono dar presa loro lagnanze contro regime italiano e contro musulmani. Secondo recenti notizie pare abbiano ora raccolto voci circa intromissioni organi di codesto Comando in materia religiosa ortodossa. Prego volermi rassicurare in proposito tenendo conto precedenti mie pratiche circa convenienza non intervenire assolutamente in tale delicatissimo problema che in questo momento non è da sollevare.

358

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 126. Parigi, 16 febbraio 1919.

Centri epiroti all'estero hanno fatto pervenire al Congresso della pace appello contro occupazione italiana citando seguenti fatti. Accrescimento atti brigantaggio e rapina. Formazione bande albanesi con mitragliatrici che minacciano ,cristiani d1sarmati precedentemente. Kassim bey Radovista alla testa di reparto di gendarmeria av:rebbe commesso violenze nel villaggio di Zei. Una banda si sarebbe impadronita di tutti i muli di certi conducenti cristiani a Treki presso KUsura ed avrebbero saccheggiato il villaggio. A Delvino i notabili musulmani ordirebbero complotti per far passare in territorio greco dei corpi armati. Inoltre il suddetto appello porta i nomi di 28 cristiani quasi tutti della Chimara ancora internati in Italia senza ragione plausibile. Prego volermi fornire telegraficamente elementi per confutare accuse suddette.

Telegramma identico ho spedito al generale Piacentini ma può darsi che colonnelli Vincenzi e Lodi possano costà fornire subito indicazioni utili.

359

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL DELEGATO E CONSIGLIERE TECNICO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, MACCHI DI CELLERE, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A MADRID, CARLOTTI, A PARIGI, BONIN LONGARE, AI MINISTRI A L'AJA, SALLIER DE LA TOUR, A BERNA, PAULUCCI DE' CALBOLI, A STOCCOLMA, ORSINI BARONI, ALL'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, ARONE, E AL CAPO DELLA DELEGAZIONE NELLA COMMISSIONE INTERALLEATA D'INCHIESTA IN POLONIA, MONTAGNA

T. 127. Parigi, 16 febbraio 1919.

Mi risulta ·che Governo serbo vo~rebbe fare giungere codesto Governo una protesta asserendo avere dovuto partire dall'Italia studenti !Serbi fino ad oggi da noi ospitati. Affinchè V. E. sia in grado di fare giudicare come Serbia alteri i fatti a scopo di propaganda jugo-slava e tendenziosamente li interpreti ed affinché ella possa se del caso formulare subito smentita La informo come incidenti si svolser:o: negli ultimi giorni di gennaio studenti unive:rlsitari turbati dalle notizie di violenze commesse dai croati e dai serbi in varie città della costa orientale adriatica chiesero ai colleghi serbi di riprovare tali odiosità, fare una dichiarazione in questo senso, al che i serbi non aderirono. Consiglio accademico peiT evitare spiacevoli incidenti deliberò chiUJsura università e svolse azione pacificatrice usando ogni riguardo verso studenti serbi. In seguito riaprì ateneo anche per studenti serbi senza alcuna condizione o contrasto nè avvennero altre manifestazioni da parte nostri ,studenti. Ciò malgrado Governo serbo ha. disposto che studenti lasciassero l'Italia • a causa degli avvenimenti avveratisi e data azione svolta nostre autorità e contegno nostri studenti •. Provvedimento Governo serbo e più ancora sua protesta non possono trovare giustificazione alcuna e mostrano alla evidenza che esso intende sfruttare qualsiasi avvenimento a scopo di tendenziosa propaganda e per creare difficoltà e far sorgere dissensi tra due popoli. Mentre da pall'te nostra si fa continua opera di conciliazione.

360

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO AD ATENE, ROMANO AVEZZANA

T. 128. Parigi, 16 febbraio 1919.

Mi riferisco telegramma di V. E. n. 1016.

Notizia comunicatami rivela solite manovre alle quali Governo ellenico tende dare parvenza spontaneità ed importanza intervenendo con superflui provvedimenti che si prestino a diffondere comunicati tendenziosi. Prego voler seguire attentamente quanto riguarda tali manovre per possedere elementi utili da impiegare ove occorra.

361

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 691/21. Pera, 16 febbraio 1919 (per. iL 16).

Nel corso di una conversazione meco, generale Franchet ha voluto toccare degli incidenti di Fiume. Secondo lui origine di tutto fu l'inabile contegno del consiglio nazionale italiano che iniziò ostruzionismo contro ogni domanda truppe francesi rifiutando ospedali, alloggi etc. I francesi invece videro gli slavi offrire loro quanto avevano, le donne slave farsi loro infermiere. Ciò spiega come colà si orientò sentimento francese. Avendogli io osservato che forse anche a Strasburgo delle truppe inglesi o italiane sarebbero state meno bene viste che delle francesi, mi r:ilspose che i francesi erano a Fiume per un'assoluta attuale necessità militare e che se egli ricordava questi screzi, si è sopratutto perchè un loro effetto fu che per vario tempo le sue truppe in Ungheria soffrirono per mancanza di rifornimenti.

362

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

N. R. 1155. Roma, 16 febbraio 1919.

Ho letto nel testo pubblicato dalla Stefani il progetto del Patto per la costituzione della Società delle Nazioni.

Dalla lettura di esso emerge il successo riportato dall'Inghilterra nella questione delle ex colonie tedesche delle isole del Pacifico e dell'Africa; nella affermazione che le Colonie delle isole del Pacifico meridionale e dell'Affrica sud occidentale tedesca saranno incorporate nell'Australia e nell'Unione sud Affricana rispettivamente; nella sistemazione dell'Arabia secondo il programma dei delegati del Re del Higiaz esposto al Congresso.

Per conseguenza, anche il principio delle annessioni è sanzionato dalla Socità delle Nazioni sotto la forma di un larvato mandato di amministrazione.

Dopo quanto è stato stabilito nel progetto della costituzione della Società delle Nazioni, non può cader dubbio che l'art. 13 del patto di Londra mantiene il suo pieno vigore, poiché, anche nel caso che l'Italia ottenga come ne ha il diritto, un mandato, essendovi una duplice categoria di mandati, uno vero e proprio, come sarebbe quello per il Camerun e il Togo e l'Affrica orientale e uno pro f01·ma (incorporazione) come sarebbe quello per le isole del Pacifico che si aggregano all'Australia e per l'Affrica sud-occidentale tedesca che si aggrega all'Unione Affricana è evidente l'accrescimento di territorio coloniale a favore dell'Inghilterra, firmataria del patto di Londra e a carico dell'ex colonie tedesche.

Non essendo quindi il patto di Londra incompatibile con le disposizioni della Costituzione della Società delle Nazioni, in questo atto preliminare e solenne

11 -Documenti dipLomatici -Serie VI -Vol. II

del Congresso è la sanzione del nostro incrollabile diritto di attuare il modesto programma coloniale italiano (1).

363

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

T. 604. Parigi, 17 febbraio 1919, ore l 0,35.

Mi riferisco ai miei telegrammi di ieri (2): questa stampa pubblica testo della l,ettera dei serbi a Clemenceau. Farmi sempre più difficile ed inefficiente limitarsi a sopprimere in Italia notizia e polemica che sta dilagando nella stampa mondiale. Ciò non può avvenire senza nostro danno all'estero: per quanto riguarda l'... (3) sei miglior giudice di me ma parmi che la pura e semplice censura possa fomentare gravissimi inconv,enienti. L'astenersi dal far conoscere il nostro punto di vista sulla stampa all'estero parmi indebolisca poi singolarmente la nostra situazione. A me pare urgente dare qui al pubblico la precisa notizia con o senza motivazione che l'Italia non accetta arbitrati sulle questioni per cui mosse in guerra. Se Clemenceau solleva oggi la questione nella Conferenza risponderò in questo senso.

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IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, E AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 705/1550. Comando Supremo, 17 febbraio 1919, ore 10,35.

Governatore Trieste comunica:

• Treno speciale profughi proveniente da Vienna durante sosta giorno 12 corrente stazione Saloch presso Lubiana fu avvicinato da soldati Jugoslavi uniforme serba e borghesi che strapparono da vagoni bandiere italiane bruciandole, pr(lferirono violenti insulti lingua slava contro nazione italiana e insozzarono con fango stemmi italiani disegnati su vari carrozzoni •. Informasi che mentre si stanno raccogliendo maggiori elementi si è incaricato generale Segre presentare vibrata protesta autorità Lubiana e chiedere necessaria riparazione immediata punizione colpevoli facendo riserva eventuali ulteriori provvedimenti che V. E. dterrà del ,caso :presso autorità jugoslave e Governo serbo.

a) tenuto presente Statuto Società Nazioni per quanto riguarda Colonie emerge l) trionfo Inghilterra ver colonie Pacifico ed affricane 2) trionfo Inghilterra per sistemazione Arabia secondo richieste Fahisal; 3) affermazione che isole Pacifico ed Affrica occidentale tedesca sono addirittura incorporate nello stato Australiano e Sud affricano;

b) ciò constatato, non cade più dubbio l) che si verifica quanto prevedeva art. 13 Patto di Londra nei nostri riguardi 2) che anche ammesso Italia beneficerà mandato, esso, essendo distinto in mandato vero ed in mandato pro forma, rientriamo lo stesso nella ipotesi dell'art. 13. Infatti per Togo, Camerun, Africa orientale tedesca si potrà parlare di mandato vero e proprio; ma per le isole del Pacifico <>d Affrica occidentale tedesca non c'è che un'aggregazione pura e semplice di territorio all'Australia ed all'unione Sud-Affri

cana ».

(l) Cfr. il seguente appunto, conservato in ASMAI, datato 15 febbraio: " Preparare nota agli Esteri.

(2) -Cfr. nn. 352 e 354. (3) -Gruppo indecifrato.
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IL RAPPRESENTANTE NELLA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A BUDAPEST, TACOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 59/25. Budapest, 17 febbraio 1919, ore ... (per. ore 19).

Ieri appena giWlsi ho avuto con conte Karoly una lunghissima conferenza. Egli ha esordito con note generalità sulla tragica situazione creata all'Ungheria da occupazioni territoriali potenze finitime. Disse che tali occupazioni non rispondono agli interessi delle popolazioni annesse mentre condannano irreparabilmente Ungheria. Nessun Governo ungherese nemmeno rivoluzionario potrà sottoscrivere tali condizioni. Ungheria se ridotta per forza entro limiti attuali o dovrà gettarsi nelle braccia della Germania o diverrà terreno di coltura per bolscevichi, Ungheria [impegnandosi?]{l) tosto affannosamente un'orientazione che le .consenta salvare per quanto possibile sua integrità territoriale e periglioso suo avvenire economico. Speranza dell'Ungheria comincia a rivoltarsi verso Italia che fra le grandi potenze più d'ogni altra ha interesse mantenimento Ungheria. Conte Karoly ha dichiarato se Italia decide assumere patrocinio interessi dell'Ungheria essere disposto accogliere quella qualsia,si soluzione ·che R. Governo vorrà indicare e che non può essere confederazione danubiana dove Ungheria verrebbe interamente sacrificata. Conte Karoly aveva dapprima pensato soluzione ungaro-rumena altra volta preconizzata da V.E. Ma atteggiamento Governo rumeno scorretto, pessimo nei territori occupati ha reso ora estremamente impopolare tale orientazione. D'altra parte mancherebbe continuità con Italia. Conte Karoly penserebbe invece a confederazione adriatica con Italia egemonia Jugoslavia Ungheria forse Austria tedesca e non esclusa Polonia e mi domanda se conflitto fra Italia e Jugoslavia assolutamente irreducibile e se possibile futura :liranca ,sincera leale intesa prodromo alleanza politica. Ha fatto vagamente comprendere che vantaggi che Jugoslavia ne ritrarrebbe conferirebbero Ungheria qualche autorità collaborare ravvicinamento.

Nella questione di Fiume cautamente affermava che per quanto Ungheria ne possa preferire internazionalizzazione non solleverà difficoltà possesso da parte Italia contro garanzie indole commerciale.

Da conferenza con conte Karoly ho rilevato mancanza piano concreto circa orientazione politica Ungheria. Però sia da questa come dalle interviste finora avute con personalità politiche di differenti partiti emergono due concetti: impossibilità perpetuare situazione attuale per Ungheria sotto pena definitivo sfacelo ed unanime polarizzazione speranza verso Italia.

Conte Karoly mi ha però detto che riteneva urgentissima decisione perchè potenze conferenza Parigi troppo interessate o per immediati interessi come

Francia o per evitare [disastrosa] discussione come Inghilterra ed America... (l) porre suggello su usurpazione fatta su territorio ungherese. Applicazione principi Wil'son su detto territorio dovrebbe essere secondo lui patrocinata Italia.

(l) Le parole tra parentesi quadre sono state tratte dal testo conservato nell'archivio dell'ambasciata di Londra, dove il tel. venne ritl'asmesso in data 25 febbraio. Il tel. venne comunicato anche all'ambasciata a Parigi.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

T. 616. Parigi, 17 febbraio 1919, ore 21 (per. ore 2 deL 18).

Nella seduta odierna Foch ha riferito sull'accettazione dell'armistizio da parte tedesca. Privatamente ha detto essere sua impressione che tedeschi, ora, sono costretti e disposti ad accettare qualsiasi condizione. Erzberger aveva ,chiesto termine della denuncia fosse almeno di otto oppure di sei giorni invece di tre. Clemenceau ha letto poi richiesta di Trumbic che egli desse alla conferenza notizia della sua domanda di arbitrato. Nell'avvertirmi privatamente di tale :richiesta Clemenceau mi ha detto che non poteva es,imersi, nella 1sua qualità di presidente di aderire alla richiesta della delegazione serba. Quando Clemenceau ha annunciato la rich~esta serba io ho fatto la seguente dichiarazione: • In seguito alla ,comunicazione che ci è stata ora fatta dal nostro presidente, credo mio dovere dichiarare che al Governo italiano rincresce di non potere assolutamente accettare alcuna proposta di arbitrato su questioni per la risoluzione delle quali l'Italia, in pieno accordo coi suoi alleati, ha fatto una durissima guerra per tre anni e mezzo, e che sono attualmente all'esame della conferenza •·

Data questa dichiarazione vedi tu se non sia il caso, come a me parrebbe, di dare notizia di tutto in Italia ove mi pare che il silenzio sia assolutamente impossibile e dannoso. In caso ti prego di farmi telegrafare subito qui il comunicato che tu dessi alla Stefani perché io lo faccia diffondere qui.

La conferenza ha trattato oggi infine gli affari russi. È stato stabilito di non fare messaggi di sorta che prolunghino l'invito di Prinkipo, ma che le delegazioni sentano i loro consulenti militari sulle pos,sibilità della situazione e appena questi abbiano forniti i dati necessari si ritorni a discuterne in conferenza per decidere quale politica convenga seguire.

Domani sarà udita la delegazione serba per le rivendicazioni jugoslave. Ho osservato che si doveva bene intendere che non intendevamo assistendovi procedere a confutazioni di qualsiasi genere e che non avremmo tollerato esposizioni d'intonazione polemica ed a noi offensiva perchè altrimenti ci saremmo ritiJrati. Clemenceau disse che la esposizione serba si sarebbe svolta come tutte le precedenti senza contradittorio e mi assicurò poi in via privata che non avrebbe permesso nessuna intemperanza di linguaggio.

In conformità del tuo telegramma del 15 comunicatomi da Battioni ho fatto intervenire Crespi alla seduta di ieri (2). Oggi egli non potette intervenire perché

occupato nella commissione suprema economica. Domani farò intervenire Salvago sembrandomi ciò giustificato dalla varietà della materia ed essendo ammalato Barzilai.

(l) Gruppo indecifrato.

(2) Cfr. n. 353.

367

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 392. Parigi, 17 febbraio 1919, ore 21,20 (per. ore 23,30).

Non essendo arrivata sinora risposta V. E. al fonogramma oggi circa nota pubblicazione (causa probabilmente guasti linee) (1), S.E. Barzilai non ha creduto dare alcuna notizia numerosi giornalisti italiani e francesi che gliene hanno richieste. L'avere avuto in tempo oggi notizia circa tentativi jugoslavi verso Petit Parisien ha messo in condizioni fare opportuni passi per evitare possibilmente pubblicazione, mentre Aloisi spera ottenere sostituzione altra con intonazione favorevole. Nell'ambiente americano pubblicazione ha fatto penosa impressione. Frazier, che trovasi fuori Parigi qualche giorno per riposo, ne è stato informato dal colonnello House che se ne è Iagnato. Ciò mi ha assicurato GaHavresi. Come V.E. avrà appreso dal telegramma S.E. Sonnino (2), alla seduta conferenza in seguito insistenza jugoslavi Clemenceau ha oggi dato lettura lettera serbi. Ciò, :secondo on. Barzilai, rafforzerebbe concetto espresso stamane di avvalersi di tutto ciò per denunciare al presidente WHson malafede jugoslavi e fare cadere su loro responsabilità di aver reso impossibile anche all'infuori dell'arbitrato respinto i tentativi di amichevole composizione. Sembra domani debbansi discutere ragioni serbi innanzi Consiglio Dieci. S. E. Sonnino approfittando assenza oggi Crespi dalla conferenza perchè costretto rimanere comitato ~supremo economico ha invitato Salvago-Raggi intervenirvi il che oltre tutto calmerà anche malumori di Salvago ed i risentimenti di Barzilai per la questione della sostituzione nella conferenza, risentimenti risollevatisi specialmente stasera seguito arrivo giornali italiani con comunicato relativo come da separato telegramma (3).

368

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL SUO CAPO DI GABINETTO, BATTIONI, A PARIGI

T. s. N. Roma, 17 febbraio 1919, ore 23.

Sarà bene che Gallavresi veda subito Frazier e gli spieghi come la pubblicazione ufficiale della lettera diretta dagli Jugoslavi a Clemenceau contravvenga pienamente a quelle ragioni di opportunità che manifestai e nelle quali tanto

Frazier quanto Wilson pienamente convennero. Ciò obbliga noi a render'e di ragione pubblica le riserve da noi fatte e determinerà una discussione estremamente nociva. È chiaro che la responsabilità di ciò 1gpetti interamente agli jugoslavi anche per quanto concerne i rapporti col presidente Wilson.

(l) -Cfr. nn. 352, 354, 363. (2) -Cfr. n. 366. (3) -Non si pubblica.
369

IL DELEGATO E CONSIGLIERE TECNICO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, D'AMELIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 395/488. Parigi, 17 febbraio 1919, ore 23,10.

Seduta plenaria stamane commissione riparazioni, inglesi hanno proposto ed è ,stato accettato rinvio sine die questione relativa somministrazione dietro pagamento oro fatta dall'America alla Germania. Sotto ~commissione che esamina modalità pagamento ripàrazioni ha stabilito che parte carico riparazioni da pagare in moneta metallica ammonterà complessivamente per tutti Stati nemici quattro miliardi oro e un miliardo argento ciò in proporzione accertata loro capacità riserve metalliche. Rappresentanti nuovi Stati hanno chiesto se concorso tale contribuzione sarà richiesto anche a loro è stato risposto affermativamente pur convenendosi che questione riguarda competenza comitato primi ministri.

370

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 379. [Roma], 17 febbraio 1919.

Non avrei per mio· conto alcuna difficoltà di modificare la formula della smentita in maniera da evitare l'obiezione che tu prevedi (1). Ciò a cui io tenevo è che non si adottasse una motivazione il cui contenuto più o meno chiaro è di affermare la sconvenienza della stessa ipotesi dell'arbitrato. Ciò potrebbe sembrare sgarbato nell'ambiente di Wilson visto che egli, pur non avendo promosso l'offerta di arbitrato, non aveva tuttavia nascosto che l'avrebbe accettata. Quanto a frenare con la censura diffusione notizia in Italia e relativi commenti, credo che bisogna fare molto assegnamento sulla spontanea cooperazione dei giomalisti che sono costà, dappoichè diffusione notizia nei giornali francesi rende QUi alquanto difficile la nostra situazione.

(l) Cfr. n, 354.

371

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 389. [Roma], 17 febbraio 1919.

A tuo telegramma 604 (1).

Riconosco le ragioni che ti fanno ritenere impossibile impedire in Italia discussione del saputo argomento. Peraltro queste ragioni avevo io stesso avvertito e ulteriori pubblicazioni avvenute rendono più che mai impossibile continuazione del nostro divieto. D'altra parte poichè stampa italiana sarebbe evidentemente disorientata e poichè 'costì la sta~a ha una relativa unione, io penso essere di gran lunga preferibile che le comunicazioni in proposito siano fatte da costà accompagnate dai commenti di codesti giornalisti i quali serviranno di guid'l all'opinione pubblica. Secondo me bisogna che obiezioni siano presentate nella forma stessa con cui io le presentai a Wilson e come ti comunicai costà nel riferirti il mio colloquio avuto con lui. Tali argomenti si riassumono cosi: l o l'arbitrato è un mezzo per impedire le guerre e non per concluderle; 2° l'Italia non può mettere in questione i fini essenziali per cui essa entrò in guerra. Io feci poi seguire una terza obiezione relativa alla necessità in cui io mi sarei trovato in ogni caso di conferire cioè in Italia sull'argomento, non fosse altro col consiglio dei ministri: ciò che mi riprometto fare domani. Io penso che la nostra stampa potrebbe illustrare questi punti e credo sia anche il caso di aggiungere che queste obiezioni furono da me espresse a Wilson e lascio a te di dire se convenga aggiungere che Wilson riconobbe trattartsi di difficoltà veramente serie. Queste ultime parole sono pvessochè testuali. lo cercherò di tenere ancora in sospeso sino a domattina ogni pubblicazione in proposito; ma ti prego di informarmi subito di quanto deliberato costà per conformarvi l'indirizzo della nostra stampa.

372

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ

T. 129. Parigi, 17 febbraio 1919.

Mi riferisco al foglio n. 2188 del 6 febbraio. Non ritengo il caso, nelle presenti circostanze, procedere all'occupazione di Marburg.

(l) Cfr. n. 363.

373

IL CONSOLE GENERALE A JANINA, NUVOLARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 715/36. Janina, 17 febbraio 1919 (per. H 18).

Faccio seguito al mio telegramma 25 (1).

Questo governatore generale mi ha fatto comunicare verbalmente che effettivamente nel comizio tenuto a Janina il 2 febbraio da una diecina di dimostranti furono emesse grida di • abbasso Italia •. Sterghiadis, secondo il quale comizio non avrebbe avuto carattere ostile all'Italia (mentre era espressamente diretto contro di noi come lo prova il fatto che le autorità avevano fatto guardare il consolato dalla polizia) ha manifestato l'opinione che non sia il caso di aprire una inchiesta per identificare coloro che emisero grida perchè secondo lui si da.rebbe così maggiore pubblicità alla cosa. A mezzo R. interprete ho informato il governatore generale che anche a Prevesa il 5 corrente in un comizio colà tenutosi per chiedere l'annessione alla Grecia dell'Epiro settentrionale con relativa protesta contro l'occupazione italiana furono emesse grida di • abbasso l'Italia •. Gli segnalai anche i nomi di coloro emisero le grida nomi riferitimi dal nostro agente consolare. Sterghiadis afferma di non avere avuto comunicazione di ciò. A mio remissivo parere importanza cosa non sta tanto nei fatti segnalati quanto nella sistematica subaola condotta delle autorità greche a nostro riguardo. Infatti organizzatore e promotore dei comizi nord-epiroti non è stato altro che lo stesso Governo greco (vedi mio rapporto 12 del 22 gennaio scorso) (1).

Ciò è ribadito anche dalla circostanza che principali di tali comizi in Grecia furono concomitanti alla esposizione fatta da Venizelos alla conferenza della pace sulle rivendicazioni elleniche circa l'Epiro settentrionale. A questo proposito io mi chiedo quale valore e sincerità abbiano le dichiarazioni di Venizelos di voler intrattenere migliori relazioni con l'Italia se nello stesso tempo che egli dichiara ciò le autorità greche inscenano comizi (cosa che non poteva accadere all'insaputa del presidente del consiglio greco) contro Italia nei quali si lanciano grida ostili al nostro paese e le stesse autorità governative eccitano così l'odio della popolazione contro di noi. A mio remissivo parere data anche la nostra situazione odierna effettiva di grande potenza non è ammissibile che il Governo greco quando torna comodo insceni dimostrazioni ostili contro l'Italia perseverando nel sistema di doppiezza e malafede a nostro riguardo. Se Grecia intende effettivamente mantenere cordiali relazioni con noi non deve permettere simili offe~e e non tollerare che la stampa come fa ora anche quella di Janina predichi la rivolta a mano armata alle popolazioni ortodosse dell'Alto Epiro contro la occupazione italiana. V. E. giudicherà se sia il caso di richiamare l'attenzione del Governo dì Atene su quanto precede richiedendo la eventuale riparazione che si giudichi spettarci tenuto presente l'attitudine del signor Sterghiadis che cerca di sottrarsi alla sua responsabilità e la cui semplice dichiarazione di rincrescimento, trasmessami pel tramite del R. interprete che ho dovuto inviare il 3 cor

rente due volte al Governo generale pe'l'chè Sterghiadis la prima volta non lo ricevette sotto il pretesto che riposava (motivo pel quale io mi astenni dal recarmi a conferire personalmente con lui) manifestata limitatamente al comizio di Janina, non mi sembrerebbe costituire una soddisfacente soddisfazione.

Comunicato R. ministero e R. legazione Atene.

(l) Non si pubblica.

374

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. GAB. RR. PER CORRIERE 23. Costantinopoli, 17 febbraio 1919.

Fo seguito ai miei telegrammi gabinetto n. 13 e 18 (1). La persona che mi par~ ve più adatta e che feci venire qui è il noto Bey albanese, Ahmed Dino; che per essere nato a Stambul si considera anche turco e che ha vasti possessi nel vilaiet di Smirne. Con lui parlai ben più chiaramente che coi compagni che gli ho aggregato. Egli è convinto che una domanda di assistenza è utile bensì alla razza turca, ma anche all'Italia ch'egli come albanese dichiàra voler servire. I suoi compagni più autorevoli sono: Gemal Bey smirniota, già governatore di Adrianopoli, e Giami Bey, ex sottosegretario di Stato all'Interno, intelligentissimo odiatore acerrimo di giovani turchi e di greci. Ambi hanno accettato sapendo di servire la razza turca col cercare di salvarla dal gravissimo pericolo di una preminenza greca in quelle regioni. Come coi turchi, anche onesti, bisogna sempre far intravedere l'intere,sse personale, ho accennato alla verosimiglianza di un loro assumere le più alte cariche, quando l'influenza italiana fosse la preponderante. Dino Bey ha laggiù delle grandi proprietà, sa per ciò che ha visto nell'• Epiro del Nord •, che un predominio greco significherebbe la sua rovina, convinto che il regime turco è condannato, egli vuol costruir con noi il proprio avvenire. Desidera perfino la sudditanza italiana; e gli ho dato i più ampi affidamenti in caso di successo. Tali personali vedute diminuiranno, per quanto si può con orientali, il bisogno di far scomparire nelle proprie tasche la maggior parte dei fondi di viaggio e propaganda che fornisco loro. Del resto non tanto per economia che non ne sarebbe qui il caso ma per confermar loro che non trattasi di un interesse italiano soltanto, ma anche turco ho dato oggi la metà della somma prevista per tali spese.

L'altra metà la farò tener loro laggiù, a meno di mutamenti di situazione. Con altri quattro compagni, tutti di famiglie importanti di Smirne, partono stasera col R.T.C. Bronzetti. Sbarcheranno in segreto. Avrei preferito ripartissero in treno o con piroscafo; ma tutti quei mezzi ora mancano. Dino mi aveva sottoposto l'accluso progetto di indirizzo (All. A); glielo ho abbreviato nella forma di cui all'AH. B da variarsi essa stessa da luogo in luogo (2).

Prego V. E. telegrafarmi per quale epoca sarebbe desiderabile compaiano le domande di assistenza, con ogni desiderabile raccomandazione o istruzione circa

il modo di farle pervenire. Gli stessi Gemal Bey e Giami Bey mi pare potrebbero divenire i capi di una delegazione turca che si recherebbe in Italia e di là magari a Parigi. Gradirei anche una parola di V. E. che assicuri Dino Bey il suo desiderio di divenire italiano esser preso in benevola considerazione. La qui acclusa sua lettera (Ali. C) prova fino a qual punto egli si comprometta con noi. La preparazione politica da me qui fatta ha dato un ce:r:to frutto giacchè Dino e Giami, anche per premunirsi contro una possibile accusa di tradimento, avendo voluto comunicare un colloquio confidenziale al Gran Vizir e al ministro degli Esteri neWinterìzione di contrapporre, pel bene della razza, l'influenza italiana ad un pericolo greco, ne hanno ricevuto incoraggiamento (1). Solo il ministro dell'Interno mostravasi restio a dare una commendatizia pel Vali; detto ministro è, ne son convinto, agli stipendi dell'Alto Commissario Inglese. Naturalmente io sono stato del tutto estraneo a tutto ciò. Non v'è neppur bisogno di dire che i miei agenti sono sconfessabili, perchè è nel loro vitale interesse apparire di aver avuto menomo contatto meco. Credo poter aggiungere che se è possibile sperare dei risultati ciò è solo usando i mezzi da me prescelti. Anche a Elia ho nettamente raccomandato l'uso di seri agenti turchi; i nostri non possono entrare in contatto colla massa.

(l) -Non si pubblicano, ma sull'argomento cfr. nota l a pag. 217. (2) -Non si pubblicano gli allegati.
375

L'INCARICATO D'AFFARI A LONDRA, PREZIOSI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

R. 588/155. Londra, 17 febbraio 1919.

In questi ultimi giorni la stampa inglese ha osservato un evidente riserbo nella questione italo-jugoslava. È notevole infatti non solo l'assenza di ogni asprezza di linguaggio (anche da parte degli organi radicali più corrivi alla causa slava), ma bensì un'astensione dal pubblicare notizie concernenti la vertenza stessa.

Siccome ebbi a telegrafarlo a V. E. questa situazione è dovuta sia al contegno di moderazione assunto dall'Agenzia Reuter, cui a varie riprese ho fatto intendere la opportunità di siffatto atteggiamento, sia a miei interventi diretti con qualche pubblicista, e con personalità del Foreign Office.

A questo riguardo, devo anzi riferire a V. E. .che questo atteggiamento ha fatto diffondere la voce, raccolta pure da qualche connazionale e poscia a me riportata, che queste Autorità avrebbero dato istruzioni alla stampa di • boicottare • le notizie e gli articoli favorevoli alla causa italiana nella vertenza colla Jugoslavia. Naturalmente ho controllato, e fatto anche controllare dal Colonnello De Filippi, siffatta notizia, ed a entrambi è risultato che le autorità si sono solamente limitate a raccomandare la maggior cautela di linguaggio e di informazioni, il dissidio italo-slavo dovendo essere oramai composto dalla Conferenza di Pace.

Un segno evidente del prudente atteggiamento di questa stampa è dato pure dal Manchester Guardian, il quale ha cessato la ISUa campagna contraria alle aspirazioni italiane nell'Adriatico, limitandosi a sostenere l'opportunità di un compromesso sulla base della cessione al Regno .slavo della Dalmazia -tranne Zara -e dell'attribuzione all'Italia di Fiume, possibilmente sotto controllo internazionale, per garanzia del libero uso del porto da parte della Croazia.

Anche la Westminster Gazette ha in questi ultimi giorni toccato il problema adriatico con grande cautela. Essa anzi ha recato un articolo molto equilibrato circa il problema adriatico sotto il punto di vista italiano. Accludo ad ogni buon fine tale articolo a V. E. (1).

Il signor Gayda ha scritto un lungo articolo, in risposta a quello del Times, circa ìa storia italiana di Fiume. Egli ha testè pure terminato un importante articolo per la Fortnightly Review ispirato ai concetti che ebbi l'onore di esporre a V. E. ,col mio ultimo rapporto sull'argomento.

Il Comandante Roncagli ha principiato la pubblicazione della sua rivista settimanale: Modern Italy, di cui, ad ogni buon fine, accludo un esemplare all'E. V.

(l) Alla fine di questo periodo vi è la seguente nota manoscritta: c Questo è assai importante. Tanto più opportuno mi pare il telegr. concordato con Castoldi. G. de Martino •.

376

PROMEMORIA DELL'ESPERTO TECNICO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, TOSTI, PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

Parigi, 17 febbraio 1919.

Quest'oggi, nel pomeriggio, è venuto a farmi visita il dottor Howard Bliss, Presidente del Siryan Protestant College. Il Bliss, che io ho conosciuto a Beirut, e col quale mantengo rapporti di cordiale amicizia, è una eminente personalità americana. Si deve alla ,sua attività instancabile e alle sue singolari attitudini di organizzatore, lo sviluppo imponente che, negli ultimi decenni, è venuto assumendo il Collegio Americano di Beirut, assurto ormai all'importanza di una vera università, con facoltà di medicina e di scienze, laboratori forniti di mezzi amplissimi, biblioteca, scuole speciali, tutti gli strumenti insomma dell'alta cultura. Il dottor Bliss si trova ora a Parigi, chiamatovi dal Presidente Wilson, del quale è amico personale, per fornire alla Delegazione Americana il concorso della sua larga conoscenza del problema siriaco. Discorl'endo col Bliss ho procurato di ottenere da lui qualche chiarimento intorno alla vera portata della proposta che egli ebbe a sottoporre al Consiglio dei Dieci, circa l'invio in Siria di una Commissione inter-alleata d'inchiesta. Ho potuto comprendere che quella proposta, benchè cautamente formulata in modo da parere unicamente determinata da un proposito di imparziale indagine intorno alle vere aspirazioni della popolazione siriana, è in realtà diretta a creare una condizione di cose tale da rendere impossibile uno sfruttamento monopolistico della Siria, da parte francese. Il dottor Bliss è convinto che una inchiesta, condotta sui luoghi con ogni garanzia di libero

{l) Non si pubblica.

esame, rivelerebbe uno stato d'animo di quelle popolazioni tutt'altro che orientato verso la incondizionata francofilia. Circa l'azione di quel Comitato Centrale Siriano, a nome del quale ebbe a parlare innanzi alla Conferenza Choukri Ganem, siriano naturalizzato francese, da molti anni stabilito a Parigi, il dottor Bliss ritien'.! che abbia carattere assolutamente effimero. L'opera di quel Comitato è alimentata unicamente con i fondi della • Propaganda • francese. Ad esso si contrappongono altri aggruppamenti che, secondo il Bliss, avrebbero più seria consistenza: un Comitato libanese, a capo del quale si trova il Khairallah, noto giornalista, per alcuni anni e fino a questi ultimi giorni redattore del Temps, autore di pregevoli scritti su la Siria, non che un Comitato arabo-siriano, la cui azione si svolge specialmente fra l'elemento musulmano. Non sono ben chiari i rapporti in cui l'opera di cotesti due Comitati si troverebbe col movimento panarabico, che fa capo all'Emiro Feisal, nè mi è riuscito di precisare se e fino a qual punto l'azione che va spiegando il dottor Bliss sia coordinata a codesti movimenti collaterali. Forse, il dottor Bliss sembra trovarsi in maggiore affinità di vedute col Comitato arabo-siriano, poi che egli non crede alla possibilità di uno Stato Libanese, il quale, anche se fosse completato mediante l'accessione dei territori che furono via via dai turchi sottratti alla provincia del Libano, mancherebbe pur sempre delle condizioni indispensabili per una esistenza indipendente, sopra tutto dal punto di vista economico. A ogni modo, il Bliss insiste nella sua proposta di una Commissione inter-alleata d'inchiesta. Questa sembra a lui essenziale per poter addivenire in tutta sincerità ad una applicazione, nei riguardi della Siria, del principio wilsoniano dell'autodecisione. Egli si propone di far valere tutta la sua influenza presso la Delegazione Americana per indurla a sottoporre formalmente la sua proposta alla decisione della Conferenza. Intanto il Bliss avrebbe avuto dal signor Pichon l'assicurazione che il Governo francese non sarebbe, in principio, contrario all'idea della Commissione. Il dottor Bliss conta di rimanere a Parigi finché la questione non sia stata risolta. Egli mi ha promesso di tenermi al corrente dei suoi ulteriori movimenti.

377

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 398. Parigi, 18 febbraio 1919, ore 8 (per. ore 10,30).

Come ho accennato mio telegramma oggi (l) Frazier da due giorni fuori Parigi per riposarsi, sembra tornerà giovedì. Ambiente americano si mostra indignato pubblicazione, ed il colonnello House ne avrebbe informato Frazier e radiotelegrafato a Wilson. Negli ambienti politici e giornalistici giudizio è diviso: molti ritengono pubblicazione lettera ufficiale avvenuta con il consentimento, se non del tutto provocata, dei francesi, nella lettura e discussione permessa da Clemenceau seno conferenza ne vedrebbero riprova; altri attribuiscono pubblicazione esclusivamente manovra jugoslavi, i quali in questo momento avrebbero sperato spo

stare [la] situazione loro favore nella assenza E. V. e di Wilson. Quasi intero hotel Edouard VII, molti giornalisti italiani, Gallavresi ed Aloisi credono alla prima versione io credo alla seconda e conto averne [la prova].

Ricevo questo momento altro telegramma E. V. circa direttive stampa che comunicherò domani Barzilai, mentre ne conferisco ora riservatamente con Aperlo ufficio stampa essendo Di Scalea e Natoli a letto con :febbre. Aldrovandi ha invitato per domattina tutti giornalisti ·ed ha pregato anche me a trovarmi con lui. Seguo intervengo con·dovuta riservatezza e riferirò.

(l) Cfr. n. 367.

378

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL SUO CAPO DI GABINETTO, BATTIONI, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. R. 398 bis. Roma, 18 febbraio 1919, ore 9,40.

Stamane faremo diramare dalla Stefani circa saputo argomento comunicato ufficiale, il quale si limiterà a riportare la dichiarazione serba letta ieri alla conferenza da Clemenceau, facendola seguire dalle parole pronunziate da S. E. Sonnino in merito alla lettera stessa. Satà però necessario che a giornalisti da costà si diano le accennate direttive affinchè essi diano una concorde intonazione ai commenti da fare a questo proposito. Voglia ella, quindi, con la maggiore sollecitudine, informare di ciò tutti coloro che sono autorizzati ad avere dei contatti con nostri giornalisti. Di quanto 'Si è disposto dia pure sollecita notizia a

S. E. Sonnino, assicurando che, nei modi indicati, comunicato sarà dato (1).

379

IL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 404. Parigi, 18 febbraio 1919, ore 11,30 (per. ore 15).

Ho ricevuto visita delegati austriaci Schuller e Grunberger che ci chiedono viveri. In accordo con Sonnino e Diaz ho iniziato lavoro per prendere in mano intera posizione col mezzo degli approvvigionamenti. Ieri ho conferito con Hoo

ver al riguardo ottenendone promessa cooperazione. Mio piano sareboo arrivare ottenere controllo ferroviario bancario e quanto altro occorre senza ricorrere denunzia armi. Hoover vedrà oggi inglesi per pratiche al riguardo, poi elaboreremo in iscritto quanto occorre. Ti terrò minutamente informato, mentre naturalmente continuo mantenermi per questo ed altri argomenti in stretto rapporto con Sonnino e Diaz.

Ieri ebbe luogo prima seduta consiglio supremo economico presenti Crespi e Chiesa, credevamo sbrigarci in pochi minuti, invece durò tre ore con che non potei intervenire consiglio dieci. Ma la discussione era per noi vitale. Avendo americani chiesto togliere blocco o almeno aumentare razionamento tutti gli stati neutrali europei, mi opposi formalmente dichiarando mai consentirò aumento razioni ai neutrali che si sono arricchiti delle nostre perdite prima che si sia garantito eguale trattamento all'Italia.

Sorse vivacissima discussione Clemente! Loucheur mi sostennero fortemente, mentre Lord Robert Cecil sosteneva piuttosto americani, ma non mi mossi dalla mia tesi. Risultato fu che alla prossima riunione di martedì 25 si discuterà prima di qualunque altro argomento la situazione alimentare e politica dell'Italia. Spero che per quel giorno Stringher abbia combinato col tesoro inglese. Come ben comprendi impossibile tornare Roma, così per me come per Stringher prima che la discussione di martedì ed eventualmente giorni seguenti sia esaurita, potendone dipendere tutto il nostro avvenire. Attolico mi ha telegrafato pessime notizie che dice pure averti telegrafato. Sonnino mi ha richiesto fare intervenire Salvago Raggi in mia vece riunione Consiglio Dieci oggi ìperché 'serbi esporranno ragioni e Sonnino intende affidare Salvago studio tale questione. Ho creduto opportuno acconsentire, mentre io riprenderò posto domani. Credo interpretare tuo desiderio anche dopo aver parlato tuo gabinetto che per questioni speciali o quando altri gravi impegni ti obbligano altrove, posto nel Consiglio dei Dieci sia occupato per turno da me, da Salvago e da Barzilai. Ciò darà soddisfazione a tutti e gioverà al mio lavoro. Anche inglesi fanno cosi. Attendo Pirelli e Dante Ferraris. Nessuna notizia da Stringher..

(l) Cfr. anche il seguente tel. s. n. in pari data, di Petrozziello ad Aldrovandi: • La informo che stamani è stata qui autorizzata pubblicazione di un comunicato Stefani il quale si limiterà riportare lettera letta ieri da Clemenceau alla conferenza e la dichiarazione che da parte delegazione italiana ebbe a fare S. E. Sonnino quale risulta dal telegramma inviato da S. E. Sonnino al presidente del Consiglio. Ho poi raccomandato Stefani di pubblicare quei commenti giornali francesi che sostengono nostro punto di vista ed ho raccomandato giornali di Roma di qut di sviluppare argomenti delineati da S. E. Sonnino nella sua dichiarazione. Sono informato che ella costi avrebbe convocato giornalisti probabilmente per fare dichiarazioni in proposito e perciò desidero informarla di quanto è stato qui disposto affinché ci sia una concorde attività da parte nostra a Roma e a Parigi •.

380

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONT, AL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO

(ACS, Carte Orlando)

T. u. 400/501. Parigi, 18 febbraio 1919, ore 11,35.

Ho comunicato suo telegramma S. E. Sonnino (1). Notizie nel frattempo date ai giornalisti italiani di qui, secondo mia precedente telefonata, restano sempre opportune nonostante comunicato Stefani fatto costà, non solo perchè hanno calmato dal punto di vista professionale le impazienze dei corrispondenti che non era ormai più possibile mantenere calmi e che avrebbero visto dare da Roma notizie che essi sul posto non avevano potuto far pervenire pur ·conoscendole,

ma ciò che più importa, per dare ai commenti quell'indirizzo coordinato e quella intonazione concorde che sono necessari perchè opinione pubblica sia convenientemente illuminata. S. E. Sonnino ha ·convenuto opportunità far aggiungere ora a questi corrispondenti dichiarazioni da lui fatte jeri conferenza ma ha mostrato desiderio, ed io ne ho già informato ufficio censori, evitare riferire qualsiasi notizia che riguardi Wilson. Nell'ambiente americano ed al ministero affari esteri francese si comprende giustificata necessità nella quale Governo Italia è venuto a trovarsi, spinto a dichiarazioni e ·comunicazioni che sino stamane aveva evitato mantenendo riserbo che è rilevato ed elogiato. Conte Ald:rovandi ha avvertito di tutto ministero affari esteri francese ed ambiente americano. Direttore Matin è stato invitato ufficio riservato stampa francese forse per indirizzo ulteriori a•rticoli dopo comunicazioni fatte. Superfluo aggiungere che ho ·conferito con Barzilai che conviene in tutto.

(l) Cfr. n. 378 e la nota allo stesso documento.

381

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 407/625. Parigi, 18 febbraio 1919, ore 13,50 (per. ore 15,30).

Ricevo il tuo telegramma 389 (l) anteriore al .ricevimento da parte tua del mio telegramma 616 (2). In conformità a quanto hai telegrafato a Battioni (3) ho comunicato al Quai d'Orsay che avremo data notizia alla stampa della dichiarazione fatta da me ieri alla Conferenza circa l'arbitrato. Analoga comunicazione è 1stata fatta a questi giornalisti italiani. Non sembrami però H caso citare nella questione il nome ed il pensiero di Wilson ed ho disposto in ·conseguenza e consiglierei si facesse lo stesso .in Italia.

Non ti spedisco riassunto 1stampa francese perché Battioni mi dice farlo egli. Come rileverai ,stampa francese rispecchia nostro punto di vista contrario all'arbitrato. Su 32 giornali solo Petite République sostiene punto di vista serbo.

382

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 409/623. Parigi, 18 febbraio 1919, ore 14 (per. ore 15,40)

Principe reggente di Serbia avendo chiesto di fare visita S. M. la Regina sono stato richiesto da S. M. la Regina circa risposta da dare. Ho risposto nulla avere in contrario che la visita si effettuasse.

(.2) Cfr. n. 366.
(l) -Cfr. n. 371. (3) -Cfr. n. 378.
383

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. R. 316/1829. Roma, 18 febbraio 1919, ore 15 (per. ore 11,45 del 20)

Faccio seguito al mio telegramma n. 1623 del 14 corrente (1).

Da uno dei prigionieri greci liberati a Misurata insieme con gli ufficiali inglesi, Atanasio Joannis, si sono avute le seguenti notizie sull'episodio della libe~azione prigionievi inglesi per mezzo di una nave del Governo Britannico. Trascrivo il seguente telegramma 155 del 15 febbraio del Governatore della Tripo1itania: • Ufficiali inglesi Robinson e Jenks si erano tenuti semp.re in ottimi rapporti con Osman Fuad che avevano accompagnato anche a Garian. Durante convegno di Mesellata Ramadan Esc Sceteui d'intesa Osman Fuad fece chiamare Robinson per pregarlo recarsi Malta ed ivi informarsi su sorte che si presume sia riservata Tripolitania da Conferenza della Pace. Ignorasi imbarco dell'inglese che qualche giorno dopo tornò Zuniet el Moghenil. Ripartitone con Ramadan Esc Sceteui per Mesellata seppesi che egli era rientrato dentro linee italiane ad Homs. Da Homs Robinson mandò sue notizie preannunziando p;rossimo arrivo a Misurata di nave inglese per rilevare prigionieri inglesi colà detenuti. Difatti nave giunse giorno nove e ne scesero a terra capitano Robinson ed altri due ufficiali nonchè un sottufficiale ed un marinaio per comunicazioni eliografiche con nave. Robinson misesi subito in relazione con Mohamed el Kadhad comandante in capo gendarmeria a Misurata che informò Suheli del suo arrivo. Inoltre Robinson telefonò Jenks e Mac Farlane che trovavansi Zaniet al Mahgiub dando ·convegno per mattina seguente a Misurata a loro e a prigionieri greci. Sembra che questi ultimi fossero raccomandati a Robinson occasione sua partenza per Homs. Mattina dieci Jenks e Mac Farlane erano Misurata ove pomeriggio giunse pure Ramadan esc Sceteui con cavalieri accol1i con entusiasmo da popolazione. Incontro Suheli con Robinson e ufficiali inglesi venuti con lui fu cordiale. Tutti radunaronsi casteilo per pranzarvi e pernottarvi. Prigionieri inglesi e greci incontrarOlliS'i con alcuni ufficiali e militari italiani che si raccomandarono perchè sollecitassero da Governo Tripoli loro liberazione. Mattino 11 ufficiali e prigionieri inglesi e greci partirono per Misurata ove il raggiunsero poco dopo Ramadan Esc Sceteui, Mohamed el Abed e Ahmed Effendi direttore officina Misurata. Sorsero contestazioni circa modalità imbarco dei prigionieri Ramadan Esc Sceteui dichiarò che se lancia italiana avesse toccato terra a Misurata egli avrebbe catturato marinai. Però quando il Colonnello Scaroina e tenente interprete approdarono per prendere in consegna prigionieri Suheli limitassi ad allontanarsi né ordinò veruna ostilità ad ogni riguardo. Frattanto eransi venuti raccogliendo sulla spiaggia alcuni militari italiani addetti alla demolizione delle baracche però all'atto dello sbarco Colonnello Scaroina venne fatto allontanare da guardie indigene. Resto informazioni dello Atanasio Joannis sono conformi a rapporti Colonnello Scaroina e coman

dante R. Nave • Coatit » già trasmessi. È stato disposto per indagare come Robinson da Homs abbia potuto mandare sue notizie nell'interno. Io non posso a meno di rinnovare la mia dolorosa meraviglia per la poca lealtà a nostro riguardo delle autorità inglesi le quali per ottenere la liberazione di due ufficiali non esitarono a trattare clandestinamente in territorio della colonia col principale nostro nemico Uberazione la quale potrà avere dannosa ripercussione per noi dato che i ribelli già credono che Inghilterra interverrà in loro :Eavore ». Alla scorrettezza delle autorità navali britanniche di Malta si aggiunge la slealtà dell'ufficiale inglese Robinson che ha condotto la manovra tenebrosa della liberazione d'accordo con il comandante navale di Malta e con Ramadan Esc Sceteui il peggiore nemico nostro. Anche tenendo conto della causa umanitaria della liberazione di prigionieri non si poteva aspettare una così dolorosa sorpresa da parte autorità e di ufficiali appartenenti ad una nazione alleata. Per le gravissime conseguenze che questo operato può avere a nostro danno è necessaria una soddisfazione adeguata del Governo Britannico ed io rivolgo in questo senso la raccomandazione all'E. V. per un'azione energica in questo senso presso il Governo di Londra.

(l) Non si pubblica, ma cfr. n. 308.

384

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL SUO CAPO DI GABINETTO, BATTIONI, A PARIGI

T. S. N. Roma, 18 febbraio 1919, ore 15,40.

Credo opportuno insistere sulla convenienza di fare intendere nei circoli americani come la condotta dei jugoslavi in relazione alla pubblicazione della nota lettera non sia conforme agli accordi e neanche deferente per lo stesso Presidente Wilson. Bisogna altresì mettere rilievo che tale pubblicazione fa passare la responsabilità della rottura d'Italia ai Jugoslavi. L'Italia aveva per mio mezzo manifestato Wilson obbiezioni che Wilson aveva riconosciuto fondate. In quanto, dunque, ulteriori ,conversazioni potevano avvenire, dò era necessariamente condizionato alla riserva che per ogni ragione si imponeva. Il fatto di avere rotto questa riserva ha portato inevitabilmente alla risposta negativa data da Sonnino, il che non poteva avvenire diversamente in relazione proprio alle obbiezioni che io [avevo fatte] a Wilson, e che Wilson aveva trovate fondate. Tali punti di vista è bene che 'Siano divulgati con tutti i mezzi di cui disponiamo nei circoli amedcani. Se Gallavresi non potrà vedere Frazier data la di lui assenza, io credo che sia il ,caso che egli ne par,lJi ad House. Se è necessario egli potrebbe anche dire ad House che questa manifestazione di pensiero avviene anche per mio desiderio. Sarebbe poi desiderabile di 'sapere sotto molti punti di vi,sta se e sino a qual punto nella divulgazione della notizia vi sia influenza francese, come tutto farebbe credere (1).

(l) Sull'argomento cfr. anche n. 377.

385

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI,

AL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO

(ACS, Carte Orlando)

T. 412. Parigi, 18 febbraio 1919, ore 17,05 (per. ore 18,50).

Per opportuna doverosa notizia mi pregio comunicarle il seguente altro fonogramma cifrato diretto Torino:

• Governo francese, al quale S. E. l'Ambasciatore ha riferito risultati inchiesta costà praticata ha risposto insistendo, per quanto con rincrescimento, nell'affermare che la manifestazione ostile avrebbe avuto luogo precisamente nel caffè Romano la sera del 29 gennaio. Mi permetto pregare la S. V. Ill.ma perchè voglia compiacersi disporre tutte quelle altre e nuove indagini che riterrà del caso e che suppongo possano essere facilitate dalla determinazione della data, in modo che io possa riferirne, a nome di S. E. il Presidente del Consiglio, a S. E. Ambasciatore che ne ha fatto richiesta, per essere a sua volta in grado di completare le informazioni sul preteso incidente •.

386

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 415. Parigi, 18 febbraio 1919, ore 18,15 (per. ore 20,20).

Appena terminerà Conferenza telegraferò. Posso intanto fin d'ora dare a V. E. notizie che mentre varranno completare informazioni, renderanno più breve e quindi più sollecito telegramma successivo. I serbi hanno presentato tre memorie: la prima per rivendicazioni contro Italia, seconda contro Rumenia, terza contro i bulgari. Memoria che riguarda Italia è molto generica, e dopo pochi cenni e notizie etniche, contiene affermazione diritto alla rivendicazione Trieste !stria Carniola Dalmazia, affermando semplicemente essere tutte terre jugoslave. È illustrata da una cartina, ma nessun argomento di natura politica o polemica e nessuna dimostrazione specifica. Secondo mi si assicura ed io riferirò S. E. Sonnino perché notizia pervenutami dopo inizio conferenza, essa sembra sarebbe fatta poi. S. E. Sonnino e S. E. Salvago Raggi avrebbero stabilito di non rispondere anche se la discussione dovesse involgere argomenti dimostrativi non compresi nella memoria. Se però discussione :assumesse carattere polemko esorbitando cioè da quanto nella memoria è esposto genericamente e soprattutto se ciò dovesse divenire di pubblico dominio per mezzo stampa sarebbe forse caso esaminare se convenga o meno intervenire anche indirettamente mezzo giornali amici. Cosi alla rinfusa come me lo consentono fretta e quantità lavoro e pratiche avviate

e da seguire completo queste prime notizie con impressioni: nell'ambiente francese si va diffondendo convinzione che quella dell'arbitrato, sia una specie di manovra boche nel senso che costituisca un pericoloso tentativo che potrebbe risolversi anche in danno; ed il sospetto che in parecchi circoli si è affacciato per quanto vagamente che Governo Francese abbia sia pure solo facilitato tentativo campagna, ha fatto ricorrere a dare istruzioni per sostenere senz'altro inammissibilità procedura eccezionale: tali istruzioni date stamane dall'ufficio riservato stampa francese dove fu invitato anche direttore Matin. Confermo indignazione ambiente americano che considera pubblicazione come mancanza impegno e manovra tutt'altro che riguardosa per Wilson, mentre si comprende che essa ha reso impossibile qualsiasi ulteriore tentativo discussione amichevole sulla quale pur contavano e ne hanno informato con due radiotelegrammi Wilson. Ciò so non da Gallavresi che ho visto solo iersera, che ho fatto cercare stamane e che farò ricercare ora ma che ho impressione non abbia seguito da vicino nè si sia appassionato della quistione forse perché Frazier assente, giacché diversamente in proporzione alla importanza argomento non avrebbe dovuto staccarsi dal nostro fianco (1). Gli stessi jugoslavi poi sembrano •convinti ,che manovra sia fallita e un senso di sfiducia sembra li vada pervadendo tanto più che venuto meno appoggio Petit Parisien e poco potendo contare su Le Journal non hanno per ora stampa che li appoggi cosicchè stamane hanno deciso ricorrere distribuzione alcuni foglietti che so essere in corso di stampa per distribuirli ad uomini politici e contenenti rilievi pretesi fatti che dimostrerebbero odio contro Italiani. In conclusione l'impressione generale è che manovra sembra risolversi in nostro favore (1).

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IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI. AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. GAB. POSTA 48. Roma, 18 febbraio 1919, ore 19.

Mio telegramma n. 483 (2). Dalle notizie assunte e dai passi fatti la situazione sembra essere la seguente : A Roma viene confermato che sono rimasti solo due o tre padri mechitaristi

tra i quali il D. Minas Nuritchan che gode molto credito.

Bonsai finì per dire che al caso comunicazioni dirette potevano svolgersi fra i due presidenti, ma che egli temeva che l'opinione pubblica ame1.'icana, non potendo seguire nei dettagli la controversia delle responsabilità nelle indiscrezioni, riportasse impressione globale, che jugoslavi più fiduciosi che italiani nel Presidente Wilson e che tale impressione ci

riuscisse di danno.

Bonsai terminò dicendo che certo domande jugoslave di ieri assurde, ma frutto del rifiuto arbitrato •.

A Torino il comitato pro Armenia è presieduto dal prof. Corrado Corradino. Anima del comitato era l'armeno Stepavian il quale è ora a Parigi ,e fa parte della delegazione armena di colà. Vi sono soltanto quattro o cinque armeni e non sembrano persone molto influenti.

A Milano il giornale H grido degli oppressi propugnava anche gli interessi armeni; ma sembra che abbia ora cessato le sue pubblicazioni. Di armeni rifugiati a Milano pare non vi sia alcuno che abbia qualche influenza.

A Venezia si sta svolgendo una azione assai più intensa specialmente dovuta alla presenza ed azione dei mechitaristi. A capo di questo movimento è il conte Grimani, sindaco di Venezia. I mechitaristi, pur essendo buoni patrioti, a causa della lunga assenza aggravata daHe difficili comunicazioni di questi anni e dalla religione diversa da quella della maggioranza, non sono al corrente degli avvenimenti e dei sentimenti dei loro conterranei. Essi sembrano italofili e non vedrebbero di malocchio l'assistenza italiana. Il contributo che essi possono portare è la loro tipografia, che è l'unica in Italia e forse anche in Europa e della quale ci potremo valere per pubblicazioni in armeno.

A Padova gli studenti armeni, sia per la loro giovane età, sia per tratto caratteristico dei popoli oppressi orientali di passare con estrema rapidità dal terrore e dall'abiezione all'arroganza, rifiutano come indegna della civiltà e della gloria d'Armenia qualunque idea di protettorato e di assistenza e solo sarebbero disposti ad accettare l'aiuto, specialmente finanziario, degli Stati Uniti. Le loro aspirazioni sono vaste. Avevano messo in vendita una cartina nella quale l'Armenia partiva da Alessandretta e con una larga zona interna faceva capo al Mar Nero. Questa cartina è stata ritirata per comprendere Samsun e Trebisonda nelle rivendicazioni sul Mar Nero.

Prima di avvisare i mezzi più opportuni per agire sopra questo elemento armeno esistente in Italia occorrerebbe venisse decisa la questione di massima cioè se e quale mandato verrà affidato all'Italia nella Turchia d'Asia.

Indubbiamente tra un mandato sopra il territorio di popolazione armena ed un mandato sopra il territorio di popolazione turca, quest'ultimo appare preferibile e si presta ad una azione più facile, efficace e rimunerativa, per la razza in regresso che lo compone, per le ricchezze del suolo che possiede e per la presenza di Smirne verso della quale sono orientate le ferrovie interne della Turchia. Anche a costo di gravi sacrifici in Epiro e nel Dodecaneso il porto di Smirne sembra quasi indispensabile all'Italia essendo l'unico già attrezzato e che ha un commercio avviato mentre gli altri esigerebbero larghe spese d'impianto, sarebbero insalubri ed avrebbero difficilissime le vie d'accesso all'interno (1).

Tuttavia se il mandato fosse dato sopra l'Armenia una qualche azione potrebbe esplicarsi anche dall'Italia colla tipografia di cui è cenno più sopra e spingendo l'elemento più moderato e convincendo quello più esaltato della opportunità di una nostra assistenza data specialmente la presenza e forse la prevalenza numerica di popolazioni turche e curde nelle regioni che essi desiderano vengano a comporre lo stato armeno.

(l) Cfr. il seguente appunto anonimo, su carta intestata del presidente del Consiglio dei ministri, in data 19 febbraio: • Colonnello House non volle entrare in materia anche perchE' impressionato in quel punto da notizie d'attentato a Clemenceau. Maggiore Bonsai col quale rimasi si impegnò a riferire ogni cosa al Colonnello, ma non mi nascose che secondo avviso sia del colonnello che suo dopo pubblicità fatta interposizione presidente Wilson, non avrebbe più avuw campo svolgersi. Osservai che pubblicità imputabile interamente a Jugoslavi, Bonsai obiettò che Jugoslavi si scusano della pubblicazione della lettera affermando che i giornali avevano già fatto noto che governo italiano declinava interposizione Wilson. Controbiett'ii che solo arbitrato era declinato, mentre nostro presidente non era neppure arrivato a Roma e non aveva avuto il tempo di consultarsi secondo l'intesa verbale con Wilson e conclusi di sapere che questa pubblicità era assai spiaciuta al nostro presidente.

(2) Non si pubblica.

(l) Annotazione marginale di pugno di De Martino: « Ma allora sarà troppo tardi. Occorre iniziare subito il lavoro senza troppo precisare •.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 420/773. Parigi, 18 febbraio 1919, ore 21,30 (per. ore 1,45 del 19).

Seduta di oggi si è svolta favorevole a noi. Vesnic è stato vago e inefficace. Zolger (sloveno) ha riconosciuto che molte regioni rivendicate dai serbi hanno maggioranza di altre nazionalità, ma ha ricordato diritto storico, morale, eccetera, a favore degli sloveni, argomento, come ben vedi, favorevole a noi, e contrario all'esposizione che ha fatto successivamente Trumbic. Questi ha riconosciuto ìtalianità Gorizia, Trieste, Fiume, Lussin, Zara, ma le ha dichiarate isole staccate che per ragioni commerciali hinterland eccetera, e di discontinuità ~con l'Italia, non possono essere assegnate all'Italia. Egli ha reclamato tutti i territori all'infuori del nostro antico confine meno Gradisca; ha reclamato così tutta la costa da Monfalcone in giù, comprese tutte le isole. Secondo mi ero inteso con Clemenceau, esposizione delegazione serba, che, a parte la sostanza, non ha avuto intemperanze di linguaggio verso Italia, qualificata sempre come amica ed alleata, non ha avuto da parte nostra alcun contraddittorio.

Finita esposizione nessuno avendo chiesto parola delegazione serba si è ritirata. Balfour ha proposto allora che si rinviasse esame delle rivendicazioni serbe ad una commissione come si era fatto per le questioni passate. Dichiarai nettamente che per quanto concerneva confini e questioni con l'Italia non ammettevo che fossero trattate all'infuori del Comitato dei Dieci,. dove tutti o almeno la maggior parte dovevano essere già in possesso dei dati necessari per valutare il tema. Clemenceau sostenne il mio punto di vista, accennando alla identità che vi riconosceva per quanto concernesse la frontiera del Reno; questione di ordine eminentemente politico da valutare all'infuori di commissioni di studi. Nelle loro dichiarazioni Balfour e Clemenceau accennarono agli obblighi derivanti ai loro paesi dai trattati da loro firmati. Vesnic nella sua esposizione aveva negato qualsiasi valore ai trattati segreti conclusi senza sentire i popoli interessati. Fu deciso che sarebbe sottomessa allo 'studio di una commissione la questione delle frontiere serbe • ad eccezione di quelle che interessano l'Italia •. Lansing propose ed io annuii che questa commissione fosse quella già esistente incaricata di studiare i confini serbo-rumeni.

389

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL RAPPRESENTANTE NELLA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A BUDAPEST, TACOLI

T. GAB. 49. Roma, 18 febbraio 1919. ore 22.

Nel dubbio non sia pervenuto telegramma direttole a mezzo comando Innsbruck, informola che 13 febbraio fu telegrafato al R. console a Zurigo quanto segue:

• Prego comunicare al signor Charmant che in relazione suoi colloqui con Tacoli ritengo più opportuno egli si rechi Parigi per iniziare sua azione presso Governo francese anzichè a Roma. Ad ogni modo lse richiesta V. S. potrà vistare suo passaporto per Roma •.

Il R. Console a Zurigo risponde:

• -Signor Charmant presentatosi oggi presa conoscenza comunicazione di V. -E., dichiarò che ritiene ciò nonostante più opportuna sua venuta Roma dove conta essere a giorni •.

Seguendo istruzioni del barone Sonnino, presentandosi qui detta persona mi esprimerò con lui nel senso che idee da lui esposte si incontrano con quanto pensa il barone Sonnino circa avvenire e funzioni che Ungheria può avere nell'Europa rinnovata; che barone Sonnino è per suo conto disposto a tener presente tale punto di vista per agire in corrispondenza ad esso, se e quanto ciò può condurre a risultati favorevoli; ma che se ne asterrà finchè azione prematura possa produrre effetto contrario a quello che è lo stesso desiderio manifestato da Karoly; che barone Sonnino riconosce infine che nonostante recente guerra popolo italiano ed ungherese hanno ragioni di simpatia in comune, e che importa non distruggere questi sentimenti che possono giovare al futuro assetto della civiltà europea.

Prego assicurarmi che presente telegramma è giunto alla S. V.

390

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL SUO SEGRETARIO, BIANCHERI

T. 132. Parigi, 18 febbraio 1919.

Telegramma di V. S. n. 3407.

Sta bene riapertura scuola e ambulatorio Adalia. Pregola dare direttive a Ferrante in conformità telegrammi a lei noti circa conversazioni in corso con Governo britannico. Questo telegramma risponde anche a telegramma 3451 di Contarini ad Aldrovandi.

391

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. 378. Parigi, 18 febbraio 1919.

In data 16 corrente il R. Ministro presso il Re del Montenegro telegrafa quanto segue:

• Ieri è qui giunto il signor Giovanni Plamenatz che è stato nominato da Re Nicola Presidente del Consiglio e che sta formando il nuovo Gabinetto montenegrino. È un uomo intelligente e energico che gode di autorità e di considerazione al Montenegro: mi fece ottima impressione. In una conversazione avuta stamani con lui si è dimostrato ispirato da vivi sentimenti di amicizia per noi e di gratitudine per quello che l'Italia ha fatto per il Montenegro. Nel corso della conversazione mi disse che avrebbe seguito esattamente le direttive che V. E. gli avrebbe indicate, aggiungendo: "desidero essere come un sottordine del barone Sonnino". Conoscendo i precedenti del Plamenatz è permesso credere che sia sincero. Nel corso della conversazione mi disse: " Bisogna impedire con ogni mezzo che la Jugoslavia si costituisca, sarebbe un pericolo costante per l'Italia e per il Montenegro ". Dice che la Croazia dovrebbe formare uno Stato a sè, cosi pure l'Albania media. Mi assicurò che non solo i Montenegrini amavano l'Italia ma che egli era in grado di assicurare che anche i cattolici e i mussulmani avevano sincere simpatie per noi.

Giunto da poco dal Montenegro, dov'e col generale Vucenic, che è giunto anche lui per prendere il portafoglio della Guerra, diresse gli insorti, riferisce che la grande maggioranza dei montenegr:ini sono per Re Nicola e che l'oppressione e le crudeltà dei Serbi aumentano ogni giorno le fila dei fedeli alla dinastia Petrovitch. I contadini sono tutti per il Re, vi furono delle defezioni solo tra i funzionari delle città che si lasciarono comprare dal denaro speso abbondantemente da Radovitch e dai Serbi. Egli assicura che se gli insorti avessero avuto armi e qualche mitragliatrice avreb~o vinto; la maggior parte non erano armati che della rivoltella.

Plamenatz insiste che, per l'effetto che produrrebbe nel paese, Re Nicola dovrebbe recarsi, anche solo per poco tempo, in Italia e possibilmente sulla costa adriatica. Questo viaggio dovrebbe aver carattere privato, per ragioni di salute o altro. La Famiglia Reale, il Governo, la Corte, il Col'IPO Diplomatico dovreb~o rimanere a Parigi per togliere importanza al viaggio del Re e per non sollevare difficoltà da parte del Governo francese.

Dichiara che il Governo montenegrino ha bisogno di denari per sostenere le proprie ragioni e riorganizzare il paese. Sembra che abbia trovato un istituto bancario che gli avanzerebbe circa 8 milioni. Non chiede denari ar R. Governo ma desidera solo che V. E. se venisse interrogato, non si pronunciasse in senso contrario al detto prestito •.

392

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER CORRIERE 379. Parigi, 18 febbraio 1919.

Telegramma di codesto ministero n. 3288.

Governo belga interpellato dal Governo francese circa suo modo di vedere in relazione alla domanda di riconoscimento della nuova granduchessa del Lussemburgo, ha risposto che, in ragione dell'attitudine della dinastia lussemburghese durante la guerra e della situazione indecisa ed irrequieta nel granducato, stimava conveniente di non dare risposta alla notificazione del Governo granducale e di non riconoscere la granduchessa prima che l'avvenire del granducato abbia potuto essere oggetto delle deliberazioni della conferenza interalleata.

Governo francese nel comunicare quanto precede al conte Bonin ha dichiarato di conformare la sua attitudine a quella del Governo belga.

Poichè anche il Governo britannico, come risulta dal telegramma del marchese Imperiali, ha dichiarato di conformarsi a tale atteggiamento, ritengo opportuno che il R. Governo segua identica linea di condotta e V. S. potrà pertanto impartire al conte Della Torre definitive istruzioni in questo senso.

Ho informato di quanto sopra il conte Bonin per le opportune comunicazioni al Governo francese e V. S. potrà informare il R. ambasciatore in Londra.

393

IL CAPO DELLA DELEGAZIONE NELLA COMMISSIONE INTERALLEATA D'INCHIESTA IN POLONIA, MONTAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 330/3. Varsavia, 18 febbraio 1919 (ver. il 21).

Seguito mio telegramma n. 2.

Pel momento predomina la quiete in tutte le contrade sottoposte all'amministrazione provvisoria del Governo polacco ma è evidente che vi esistano immensi germi del bolscevismo che numerosi agenti russi e sembra anche tedeschi si adoperano propagare e fecondare. Se attuale situazione nei riguardi economici e militari si prolunga temo che si avranno gravi esplosioni di bolscevismo mentre qualora invocato [soccorso] potenze alleate sarà corrisposto rapidamente ed effica,cemente non solo pericolo potrà essere evitato ma Polonia col contemporaneo conseguimento della unità tutte le altre... (l) diveNà in breve organico baluardo contro il premente bolscevismo. Per parte mia raccomando caldamente adesione del R. Governo alle proposte che la ,commissione dii inchiesta ha finora adottate all'unanimità e trasmesso alla conferenza.

394

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, DE MARTINO, AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

T. RR. 1/105. Asmara, 18 febbraio 1919.

Credo opportuno trasmettere alla E. V. seguente telegramma del conte Colli di Felizzano in data l febbraio (2) :

• Riservatissimo. Sono riconoscente a V. E. pel telegramma di V. E. in data 8 corrente trasmessomi per radiotelegrafia e mi è grato assicurarla che non mancherò Informare V. E. di ogni manifestazione e di ogni mio pensiero sulla situazione presente in Abissinia in relazione alle trattative d'ordine coloniale che formano attuale discussione Parigi.

Come già ebbi a riferire a S. E. il Ministro non è auobio che 11 Governo etiopico è a conoscenza dei progetti e delle aspirazioni che il Governo del Re intende sostenere alla conferenza pace per la slstemazi0ne delle sue colonie e

dei futuri rapporti con l'Abissinia che pur senza pregiudicare in teoria l'integrità politico territoriale dell'impero ed attentare alla sua indipendenza ne sconvolgono piani in tutte le basi tradizionali della sua politica di bilanciarsi colle potenze europee e rappresentano per essa una sicura minaccia per la futura sua indipendenza.

È perciò naturale che tali nostri progetti ed aspirazioni abbiano riposto verso noi una diffidenza che viene fomentata specialmente dagli agenti francesi che contano sull'atteggiamento ostile dell'Abissinia verso il nostro programma un giustificato e valido appoggio alla opposizione della Francia per la cessione di Gibuti all'Italia ed al riconoscimento dell'esclusiva influenza di essa sull'Abissinia.

Fino ad ora non ho avuto occasione di rilevare alcun sintomo di ostilità da parte del Governo etiopico che evidentemente si ritiene tuttora sufficientemente garantito dalle assicurazioni della Francia per la cessione di Gibuti all'Italia ed al riconoscimento dell'esclusiva influenza di essa sull'Abissinia e della sua futura indipendenza ma non vi è dubbio che quest'atmosfera di diffidenza verso noi ritardi ed ostacoli la soluzione di qualunque nostro affare commerciale mentre facilita le iniziative francesi tendenti a crearsi in Abissinia interessi materiali e morali tali da giustificare alle potenze l'impossibilità di far rinunzie alla sua posizione politica in Etiopia.

In questo stato di cose pur avendo rappresentato al R. Governo pericolo a cui ci esporrebbe la realizzazione integrale del programma coloniale redatto dal Ministro delle colonie nei riguardi delle colonie confinanti con l'Abissinia e l'Abissinia stessa non mi perito di dichiarare che la mancata realizzazione del nostro programma, per quella parte almeno, cioè il passaggio all'Italia di Gibuti e della Somalia inglese, significherebbe il fallimento completo della nostra futura politica coloniale verso l'Abissinia e l'affermazione della politica francese. Prego V. E. compiacersi prendere visione mio telegramma odierno a S. E. il Ministro degli Esteri 'Che trasmetto via Tigré •.

Questo telegramma dal quale V. E. rileverà anche ·concordanza di intendimenti e azione tra il R. Ministro in Addis-Abeba e questo Governo mi persuade a sospendere ogni provvedimento eccezionale che possa dar luogo a sospetti e pertanto non credo rinforzare per ora, sia pure in modo velato sempre difficilmente però a raggiungere, i contingenti sotto le armi.

Invece completerò la dotazione dei forti che però non sono deficienti (1).

Però credo che per ogni eventualità sia indispensabile avere riserve di viveri

in Colonia poiché l'attuale dotazione non sarebbe sufficiente se i contingenti fos

Telegramma di V. E. mi conferma nel dubbio e nell'apprezzamento fatto col mio 670

circa la malevolenza meditata con la quale si è sempre cercato di creare un ambiente

sfavorevole in questa parte dell'Africa.

Come V. E. ben dice le notizie propagate tendono a renderei difficile praticamente

attuazione programma.

Nè diverso era quando i nostri successi militari venivano dalla Reuter o taciuti od appena menzionati in modo da toglierne l'effetto presso le popolazioni di queste parti dell'Africa. Pericolosa è quo=sta subdola politica che ad ogni modo tenderebbe a far sorgere il dubbio che una azione concorde delle potenze (?) esista sempre e dovunque. Dalle ultime comunicazioni poi di V. E. sugli eventi in corso nasce il pensiero se potesse a suo tempo e luogo rendersi opportuna qualche misura precauzionale rinforzando nella massima segretezza la forza tenuta sotto le armi nei battaglioni e le provviste nei forti. Ma di ciò solo

v. E. può avere elementi di giudizio nè io saprei dare consigli dipendendo precipuamente dalla coesione dei nostri atti con quelli degli alleati e dei negoziati. Del resto mi terrò in armonia di vedute e di informazioni con conte Colli di Felizzano ».

sera aumentati. Visto la impossibilità qualsiasi rifornimento da India e restrizioni tuttora esistenti Sudan, tratto con Giappone ma data lontananza V. E. giudichi se altrimenti non potremmo avere grano e riso.

Se sorgessero ·complicazioni è tenersi a mente ·che non si poSSQIIlO improvvisare di un tratto vettovagliamenti che hanno così stretta relazione con mobilitazione.

Intanto sarebbe opportuno l'invio in colonia di 50 automobili i quali venendo per sostituire trazione con animali non daranno sospetto mentre o per rinforzo dell'Italia o per mobilitare della truppa potrebbero occorrendo rendere grandi servizi.

Avendone già chiesti, con mio telegramma 5128 del 24 novembre, cento, il provvedimento passerebbe qui inosservato.

Circa gli apprezzamenti del conte Colli sugli effetti dei negoziati in corso (pur deplorando che si sia data pubblicità a tutte le nostre richieste) osservo che esse formano base di trattative che conchiuse tra terzi nella parte che riguarda l'Etiopia certamente non dovevano essersi palesate e d'altra parte le cessioni di territori non sarebbero complete se tra gli alleati non fosse reciprocamente stabilito il disinteressamento a nostro favore di una sfera d'azione esclusiva e indipendente.

La richiesta del Ministro Inghilterra circa cointeressenza ferrovia toglierebbe ogni valore alla cessione di Gibuti che tanto vale in quanto Italia abbia possesso esclusivo ferrovia ciò che ho cercato dimostrare con mio rapporto n. 398/50 del 21 gennaio u.s.

Tolta di mezzo la Francia l'Inghilterra verrebbe in collisione d'interessi cdn noi quando la sua azione si dovesse svolgere con noi entro lo stesso campo e nei stessi limiti territoriali. D'altra parte i pericoli cui accenna Ministro inglese esistono soltanto se l'accordo per Etiopia non sia frutto di nostre intese tanto con Francia quanto con Inghilterra che sole hanno in Africa con le recenti conquiste materia tra loro a compensi che diano campo aprire anche a noi per lo meno sviluppo di interessi coloniali.

Per conto di questo Governo V. E. può essere sicuro della vigile mia attenzione.

Ad ogni buon fine sotto veste di prender congedo da Ras Degiac Seium mando cavalier Talamonti nel Tigrai ad Adua e Macallè per scrutare situazione da oltre confine e prevenire ogni accenno a movimenti.

(l) -Gruppo indecifrato. · (2) -Colosimo, in data 17 marzo 1919, trasmetteva copia di questo telegramma a Orlando. a Parigi, ed in detta copia il te!. di Colli è datato 9 febbraio, anziché l.

(l) Cfr. il seguente telegramma, urgente riservato personale, n. 258/690 di De Martino a Colosimo, datato Abdelkader Massaua, 8 febbraio 1919, ore 9 (per. il 9): " Suo 1158.

395

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

D. 4808/79. Roma, 18 febbraio 1919.

Mi riferisco al mio tel. posta n. 2089 del 1° corrente (1).

A proposito delle voci giunte specialmente dal Cairo e da Nairobi di supposte spedizioni di forze britanniche contro l'Etiopia dal suo confine sud-occidentale, il R. Ministero delle Colonie mi scrive quanto segue :

• Forse non è da escludere che i provvedimenti delle Autorità militari locali britanniche possano essere effettivamente diretti a respingere le frequenti grosse incursioni che dal sud abissino stanno ripetutamente entrando nel territorio britannico; ma, di fronte alla situazione etiopica, ·Considerata nei riguardi delle ripercussioni di carattere politico della vittoria degli Alleati, ci occorre essere vigilanti, potendo non essere fuori luogo che l'Inghilterra, a momento opportuno, prenda occasione dalle incursioni abissine per un diretto intervento in quell'impero, il che se si verificasse senza una precedente intesa con l'Italia e Francia, sarebbe in aperto contrasto con l'accordo di Londra, come già ho avuto occasione di accennare all'E. V. •.

Benchè io creda che realmente si tratti al più di forze destinate a ristabilire e proteggere la tranquillità delle frontiere dell' • East Africa •, pure, dato il grande interesse che la cosa riveste per noi, rinnovo all'E. V. la preghiera di seguire da vicino ed approfondire ogni sintomo che maggiormente potesse illuminarci in proposito.

(l) Non si pubblica.

396

CORTESI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

L. P. u. Parigi, martedì sera [18 febbraio 1919].

Il presidente Wilson ha ricevuta una nota firmata da tutti i plenipotenziari jugoslavi, i quali domandano il suo arbitrato per fissare i confini con l'Italia.

397

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 473/83. Costantinopoli, 18 febbraio 1919.

Ho a più riprese accennato all'azione da me svolta fin dal mio giungere per creare simpatie turche verso l'Italia, opera che mi era facilitata dalla credenza qui diffusa di una eguale, comune avversione verso le tendenze e gli ele· menti greci.

Ho tanto più curato quest'opera, quanto più sembravami possibile che, applicando qui i concetti di autodecisione, anche i voti delle popolazioni turche fossero per avere un peso.

Ho anche riferito a V. E. ·come questa azione abbia avuto pieno successo, e come i Turchi accentuino ora le loro manifestazioni di simpatia per gli Italiani -in ciò ponendo (non dobbiamo troppo illuderci) una :punta di irancore verso Inglesi e Francesi, che sono sospettati dli eccessiva parzialità per l'elemento greco.

A titolo di saggio e di documento riproduco alcuni passi di un lungo articolo che ha ora pubblicato nell'Ati uno dei più noti giornali della capitale, Gelai Nuri. Dopo un accenno sull'unificazione dell'Italia e sulla nostra produzione scien

tifica e letteraria, l'articolo viene a parlare del Re. Cito l'intero passaggio.

• L'Italia è anche un paese molto fortunato dal punto di vista monarchico. Esso possiede un gran Re, che preferendo sempre i diritti della nazione a quelli della Corona, ha 1saputo guadagnarsi l'amicizia di tutto il popolo. S. M. Vittorio Emanuele, ·che è abilissimo nell'arte di regnare, comprende il suo •compito di Sovrano nel senso che il Re è l'interprete della volontà del popolo, il presidente della collettività italiana. È per questo che durante la guerra il Re si è sempre tenuto a lato della Nazione. Noi pensiamo che si trovano ben pochi Sovrani i quali, come il Re d'Italia, abbiano saputo comprendere le aspirazioni e le esigenze del secolo. Un tale Sovrano può far rivivere una nazione, mentre un principe, come l'Imperatore di Germania, il quale si rifiuta di riconoscere le esigenze sociali e nazionali, precipita il proprio paese nella rovina, perde il trono, prepara la repubblica e gli eccessi degli spartachiani. Ecco due quadri che devono servire d'esempio •.

Dopo aver spiegato il rango e l'azione dell'Italia nel concerto delle potenze, l'articolo prosegue:

« Noi non possiamo attenderci che del bene dall'Italia, alla stessa guisa che noi possiamo essere ormai per essa un elemento di equilibrio e di accordo. Noi dobbiamo trar profitto dalla benevolenza dell'Italia per ciò che riguarda la tutela della nostra integrità nazionale e territoriale. Apprezziamo l'Italia e non dimentichiamo la sua importanza nel concerto generale. Come la Francia e l'Inghilterra, anche l'Italia non nutre altro desiderio che quello di vedersi stabilire in Oriente una buona amministrazione.

Se il nostro meccanismo politico e amministrativo avrà una buona base, e se nei saremo in grado di farlo funzionare, noi potremo essere sicuri di trar vantaggio dalle nostre relazioni con l'Italia. In politica, come nel mondo economico, gli interessi devono conciliarsi perchè si possa riuscire a qualche cosa di buono. Malgrado l'esistenza di legami di amicizia, di parentela, di religione e di lingua, non è possibile che sussistano relazioni cordiali quando gli interessi non siano identici. Noi constatiamo con piacere che tra i due stati non vi ha alcun punto di disaccordo. Per contro, in molte questioni gli interessi italiani e quelli ottomani sono i medesimi. La situazionE dell'Italia è tale che essa preferisce il mantenimento della autorità ottomana in Turchia allo stabilirvisi di qualunque a1tra. Noi crediamo che il punto di vista dell'Italia in questa questione coincida con quello delle altre Potenze della Intesa. È nel prevalere di questo principio comune che noi turchi dobbiamo trovare la nostra salvezza. Cominciamo da ora un nuovo mondo, una nuova era. Se noi vogliamo mostrar saggezza, dobbiamo dimenticare la nostra storia; non abbiamo infatti alcun interesse a .parlar troppo del passato.

Anche se esaminiamo le giornate più scure di questo nostro passato, noi

possiamo rilevare che l'Italia ha dato prova di grandi virtù anche in tempo di

guerra: quando il Dodecaneso e l'isola di Rodi furono occupati dall'Italia, la

popolazione musulmana non fu molestata, e in questo stesso periodo di occupa

zione si è venuta affermando un'amicizia italo-turca. Ciò significa che le querele

fra i due Governi non hanno potuto scuotere l'amicizia fra le due nazioni; e

questa amicizia deve servir di base alle nostre future relazioni.

Io credo di aver reso un servigio ai miei concittadini spiegando loro il grado di forza e di importanza dell'Italia, e mostrando loro in qual modo il popolo

italiano abbia progredito e si sia perfezionato. Noi dobbiamo renderei conto dell'evoluzione dei tempi e riconoscere i forti per poter dare un sicuro indirizzo alla nostra politica. Ed io ritengo di aver del pari reso un servigio al mio paese consigliando -all'aprirsi di questo nuovo capitO<lo della stor.ia -di dimenticare gli antichi conti. In politica, il mi1sconoscere lo spirito dei tempi nuovi, H lasciarsi trasportare dai propri sentimenti, equivale a un suicidio. Così la Francia e l'Inghilterra che per secoli si sono combattute sul suolo di Francia, nelle Indie, nel Canadà, si sono oggi riconciliate per sempre. I re di Prussia e gli imperatori d'Austria, i quali, un mezzo secolo prima, erano stati sempre in lotta fra loro, si sono uniti ed hanno partecipato alla guerra mondiale come un sol blocco. Ciò significa che le nazioni mutano la loro politica col mutare delle esigenze di ciascun'epoca e dimenticano i loro rancori. A noi non deve bastare il trarre profitto dalla benevolenza dell'Italia: questa deve anche -servirei di esempio per tutti i progressi che ha saputo realizzare. Noi dobbiamo vedere in essa un paese in cui non vi è stata possibilità di progresso fino a tanto che durarono le lotte intestine, e che invece, conseguita l'unità, ha dato l'esempio del sapersi perfezionare nel modo più brillante. Studiamo bene questo esempio e sappiamo trarne conclusioni utili per la Turchia •.

398

L'AGENTE DIPLOMATICO AL CAIRO IN MISSIONE A GERUSALEMME, SORAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 92/227. Cairo, 18 febbraio 1919.

Comunico quanto segue per opportuna informazione. Sotto auspici del superiore inglese Carmelitani di Caiffa si fa propaganda a mezzo clero cattolico per favorire immigrazione in massa in Palestina di contadini maltesi. Patriarcato appoggia questa iniziativa (1).

399

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN LONGARE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. P. 424/78. Parigi, 19 febbraio 1919, ore 13,15 (per. ore 17.20).

Clemenceau è stato stamane oggetto attentato anarchico. Furono tirati sei colpi contro sua vettura uno dei quali lo ferì alla spalla. Ferita leggera si sta

Converrà sentir Padre d'Arpino ed eventualmente agire. La notizia relativa all'azione del Patriarcato è indice di già avvenute intese tra Inglesi e Vaticano •.

eseguendo radioscopia per estirpazione proiettile. Autore attentato è francese. Consiglierei far giungere a Clemenceau molti telegrammi dall'Italia possibilmente uno di Sua Maestà.

(l) Appunto manoscritto sul documento: « 17/3 Senni. I maltesi non ci sono, in linea generale, favorevoli. Maltesizzando la Missione di Caifa, rischiamo, (dato l'infranciosamento della Siria) di perdere l'alta mano su il vero rifugio dei Carmelitani in quelle regioni, e cioè sulla Missione di Caifa.

400

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL SUO CAPO DI GABINETTO, BATTIONI, A PARIGI

T. 425. Roma, 19 febbraio 1919 (per. ore 20,15).

Giornale d'Italia porta oggi ~corrispondenza Vettori che dà notizia del mio colloquio con Wilson circa questione arbitrato. Tale relazione contiene parecchie inesattezze che non credo valga la pena di smentire, rimanendo fermo il punto essenziale, cioè della cura estremamente amichevole posta da noi per togliere al nostro rifiuto ogni carattere non riguardoso per Wilson. Sotto questo aspetto io penso che la indiscrezione non sia nociva e varrà che Gallavresi nonchè altri che abbiano contatti coi circoli americani, mettano in luce che tale pubblicazione, sebbene non desiderata, giova a mostrare al popolo italiano che l'incidente non ha minimamente influito sugli eccellenti rapporti che passano fra il nostro Governo ed il Governo degli Stati Uniti. Gradirò informazioni sull'argomento specifico ove se ne presentasse il destro.

401

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO,

AL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI

E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 426. Roma, 19 febbraio 1919, ore 20.

Ti prego di pigliare notizia del telegramma da me spedito oggi a Stringher (l) per dò ~che riguarda carbone americano. Richiamo intanto la tua attenzione su quegli accordi che potrebbero prendersi per ottenere carbone dalla Germania attraverso la Svizzera in [scambio di merci italiane. Conosco benissimo le difficoltà che si oppongono allo sbloccamento della Germania, ma la minaccia di mancare di carbone è così grave che si potrebbe anche passar sopra ~codeste preoccupazioni e dò in tanto più in quanto non è escluso che se la minaccia inglese si verificasse, la 'stessa Francia si troverebbe in condizioni non dissimili dalle nostre e si troverebbe nella necessità di ricorrere alla Germania.

·t

(l) Cfr. n. 402.

402

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEL TESORO, STRINGHER, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 427. R.oma., 19 febbraio 1919, ore 20.

Una riunione di ministri da me presieduta ha esaminato la gravissima que

stione della situazione in ·cui noi ci troveremmo quanto al carbone se lo sciopero dei minatori inglesi si verificasse. A parte provvedimenti di minore importanza, tutte le nostre speranze si portano sull'America, mentre è urgentissimo provvedere subito dato il tempo che occorre perchè i trasporti arrivino e data l'estrema scarsezza delle nostre riserve. Non mancano offerte di carbone americano da parte di privati, ma si presenta la grave questione del finanziamento. Istituto cambi si è riservato rispondere in proposito attendendo sua venuta. Poichè, però, l'argomento è estremamente urgente, io la prego vivamente di esaminare subito la questione, conferendone anche con Crespi ed Attolico. Sarebbe evidentemente desiderabile che tesoro americano provveda esso al finanziamento sui crediti, che ci accorderà per lo meno per ciò che riguarda acquisti di Stato. Ove questa soluzione non fosse possibile bisogna cercare quali altri mezzi consentano un'altra . forma di ffinanz.iamento. Credo inutile illustrare la gravità della questione e mi limito ad aggiungere che se anche lo sciopero inglese non si verificasse lo sforzo fatto sarebbe sempre benefico nell'interesse del paese vista la ,scar

sezza degli arrivi attuali e di quelli che sono proOJsimamente previsti.

403

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando; ed. in S. SoNNINO, Carteggio 1916-1922, p. 567)

T. RR. 429/786. Parigi, 19 febbraio 1919, ore 20,50 (per. ore 23).

Da conversazioni avute stamane con colonnello House e con Balfour rilevo che America e Inghilterra vorrebbero precipitare lavori conferenza per fissare condizioni pace con Germania in modo da poterle precisare e stringere senz'altro entro tre o quattro giorni dopo ritorno vari presidenti cioè verso la metà di marzo. Essi vorrebbero stabilire termine 8 marzo perchè varie commissioni speciali presentino loro conclusioni. Li ho assicurati che avrei cooperato a tutto ciò a patto che non si trattasse di sola Germania ma si definiscano contemporaneamente condizioni interessanti Austria-Ungheria. Tutto ciò mi dà impressione che mia partenza da qui potrebbe in questo periodo riuscire pericolosa tanto più per la forzata mancanza di Clemenceau. Prego telegrafarmi se ritieni necessaria mia presenza costì alla riapertura della Camera.

404

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

Parigi, 19 febbraio 1919, ore 23.

T. s. N.

Professor Gallavresi ha parlato ,colonnello House il quale pure avendo mostrato suo rincrescimento per accaduto non sarebbe voluto entrare in discussione facendo comprendere come, dopo pubbliicità, interposizione Presidente Wilson non abbia più modo di svolgersi. Maggiore Bonsai, pur non entrando anch'egli in merito, avrebbe espresso il dubbio che in America, dove non si seguono i dettagli, possano rimaner impressionati dal fatto che jugoslavi si rivolgevano Wilson mostrando aver fiducia in lui, italiani, qualunque ne sia la ragione, non ne hanno accettato il giudizio. Il Gallavresi suggerirebbe quindi di fare dei comunicati e delle pubblicazioni da inviare in America ma una tale preoccupazione mi sembra esagerata. Con Sonnino il colonnello House avrebbe oggi tenuto lo stesso contegno. Frazier tornerà qui forse sabato. Non tralascio... (l) seguire.

405

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 439/24. Londra, 19 febbraio 1919.

Tel. di V. E. nn. 96 e 107 (2).

Ringrazio vivamente V. E. per cortese comunicazione datami importanti colloqui con questi ministri. Informazioni indirette provenienti da diverse serie fonti americane, tenderebbero a confermare impressione di Lord Milner su assai scarsa probabilità che Wilson data attuale disposizione Congresso in maggioranza repubblicana, voglia o possa in ultima analisi consentire ad addossarsi note responsabilità orientali. Nella non impossibile eventualità di un definitivo rifiuto americano, si potrebbe quindi dare maggiore consistenza accenno fattoci finora in modo vago, di eventuale tutela italiana dell'Armenia che dovrebbe naturalmente includere Cilicia.

Credo opportuno attirare attenzione di V. E. su corrispondenza da Costantinopoli ne'l Times di ieri. In es1sa viene affermato essere armeni irrevocabilmente decisi a reclamare indipendenza accettando però a,ssistenza di una potenza europea soltanto • per un limitato periodo di tempo •.

Siffatta limitazione accoppiata alla mia esperienza personale, che mi fa

temere innegabile armeni sarebbero comunque pupilli assai più incomodi dei

Turchi d'Anatolia, mi indurrebbero a prima vista a ritenere più vantaggioso pel

complesso dei nostri interessi politico-economici, non solo al presente, ma anche

e sopratutto al futuro, di insistere, possibilmente, per assegnazione all'Italia della zona 3 cioè Eraclea-Adalia già offertaci da Lloyd George in modo concreto. L'assegnazione Armenia rappresentava per noi accettabile !soluzione, mentre prevaleva ,concetto mantenimento dominazione Ottomana in Anatolia.

Adottato invece principio disintegrazione e ripartizione, un cumulo di ovvie considerazioni renderebbe, a mio subordinato parere, assai più consigliabile il ritorno al progetto primitivamente concordato, con la modificazione introdottavi per quanto concerne esclusione Smirne ed inclusione Eraclea, ana quale ultima, secondo rilevo dai giornali, nostra opinione pubblica annette ora speciale importanza. Stabilita e concretata una buona volta assegnazione all'Italia della predetta zona 3, non avrebbero più plausibile motivo obbiezioni di Lord Milner alla nostra occupazione zona Eraclea, le quali, a mia impr~ssione, potrebbero giustificarsi solo se basate sulla incertezza attualmente ancora esistente circa zona da attribuirsi definitivamente a noi.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Cfr. nn. 278 e 307.
406

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 743/207. Costantinopoli, 19 febbraio 1919 (per. it 20).

Mio telegramma n. 117 e mio rapporto n. 38, circa ,convenzioni col Senussi (1).

Questi avendo mostrato desiderio rivedere il suo interlocutore e mio fiduciario, desidererei poter rimandare costui a Brussa ma solo dopo ricevuto direttive di V. E. circa i limiti e gli scopi da dare alle conversazioni.

407

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando; ed. in S. SoNNINO, Carteggio 1916-1922, pp. 567-568)

T. RR. 433. Roma, 20 febbraio 1919, ore 11,45.

A tuo telegramma n. 786 (2).

Pei fini della tua presenza alla Camera la risposta sembrami semplice nel ;;;enso cioè che io credo che tu potrai non venire. La Camera appare invasa da quel generale senso di malessere e di inquietudine che è nell'ambiente del nostro come degli altri Paesi; non sembra tuttavia che possa provenirne una concreta

12 -Documenti diplomatici -Serie VI -Vol. II

manifestazione politica. Circa i temi della discussione in quanto possano riguardare la politica estera essi si riassumono tutti nella conferenza della pace ed d.o sono quindi in grado di rispondere naturalmente con la dovuta prudenza specie per quanto si riferisce alle questioni che più immediatamente ci riguardano. Debbo però aggiungere che il tuo telegramma mi fece molta impressione indipendentemente dalla questione della tua venuta. Io sono d'accordo teco nel ritenere che nulla potrebbe riuscire più penoso e più pericoloso che la soluzione delle questioni nei rapporti degli altri e non nei nostri rapporti; ma mi domando in che modo la soluzione delle nostre questioni possa essere raggiunta in quella maniera rapida che sarebbe desiderata da americani ed inglesi. Il pericolo dunque che la conclusione delle condizioni colla Germania avvenga senza una analoga conclusione dei nostri rapporti mi sembra grave e non ti nascondo che mi preoccupa. D'altra parte io non ho potuto convocare subito la Camera avendo trovato tutte le questioni pendenti ed una certa disorganizzazione dipendente dalla mancanza del capo. Dato che la Camera sia convocata il 28 febbraio è evidente che non potrebbe sedere meno di otto giorni senza contare il Senato. Nella più favorevole ipotesi dunque io non potrei partire prima del 12 o 13 arrivando costì verso la metà di marzo e temo che ciò sia troppo tardi.

(l) -Cfr. nn. 53 e 120. (2) -Cfr. n. 403.
408

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 141. Parigi, 20 febbraio 1919, ore 13.

Telegramma di V. S. n. 3490. Prego richiamare seria attenzione Governo serbo su deplorevoli incidenti di Lubiana (1).

409

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN LONGARE, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PRAGA, LAGO, E AL RAPPRESENTANTE NELLA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A BUDAPEST, TACOLI

T. GAB. 51. Roma, 20 febbraio 19.19, ore 21.

In relazione alla voce corsa dell'esistenza di una convenzione d'armistizio determinante la linea di demarcazione fissata fra Boemia e Ungheria da potenze

dell'Intesa, il Comando Supremo comunica le seguenti notizie f()ll'nite dalla sezione italiana del comitato militare di Versailles:

• Non it"isulta finora che esista fra l'Ungheria e la Repubblica czeco-slovacca una linea di demarcazione determinata da una convenzione interalleata. Consta invece che il Governo czeco-slovacco ha protestato contro l'armistizio concluso fra il generale Franchet d'Espérey ed il ministro Karoly (armistizio nel quale era detto che l'Ungheria conserverebbe i confini che aveva prima della guerra) e ha ottenuto dal Governo francese che, in attesa delle deliberazioni della conferenza della pace, la linea di armistizio fosse così costituita:

Corso del Danubio, dall'attuale frontiera occidentale dell'Ungheria fino al fiume Eipel; corso dell'Epietl fino alla città di Rimaszombat; linea retta verso l'est da Rimaszombat fino al fiume Ung; corso dell'Ung fino alla frontiera galiziana.

Non vi è stato in merito alla linea di demarcazione di cui trattasi nessuna convenzione scritta, ma soltanto un ordine telegrafico dato dal Governo francese al generale Franchet d'Espérey •.

(l) Sull'argomento cfr. anche nn. 324 e 364.

410

L'UFFICIALE DI COLLEGAMENTO PRESSO L'ESERCITO ALLEATO D'ORIENTE, VITELLI, ALLA SEZIONE MILITARE DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DELLA PACE

T. 613. Costantinopoli, 20 febbraio 1919, ore 22,20 (per. ore 8,30 deL 21).

Si intensifica irritazione degli inglesi per invadenza francese in questione relativa occupazione ed amministrazione Turchia. Generale Milne in conversazione privata mi ha espresso suo vivo risentimento contro tale linea condotta che considera del tntto ingiustificata, sia perchè Turchia è stata abbattuta per opera inglesi e non francesi, sia perchè attuale occupazione ed amministrazione dei territori turchi non implica in alcun modo riconoscimento e pregiudizio diritti ed aspirazioni future. Trattasi per ora solo di eseguire mandato dato dalle potenze alleate per mantenimento ordine fino che conferenza pace non avrà deciso assetto definitivo del paese. Francesi per smania penetrare dappertutto, tentano assumere predominio anche in Turchia. Generale Milne rifiuta accettare riorganizzazione missione amministrativa alleata quale è proposta dal gen. Franchet d'Espérey cioè con presidenza e 5 membri francesi, due o tre inglesi e italiani. Generale Milne sostiene che tutte e tre grandi potenze alleate nei Balcani devono essere uguali nei riguardi Turchia indipendentemente entità forze attualmente occupanti Costantinopoli. Ha perciò deciso sciogliere missione quale è ora sotto generale Wilson, e fare così per conto proprio. Medesimamente non riconosce nomina colonnello francese Foulon ispettore gendarmeria turca perchè tale nomina potrebbe farsi solamente in seguito mandato conferenza Parigi mentre tale mandato non esiste e nomina è anche 'contraria clausole armistizio. Riorganizzazione gendarmeria turca è impresa vasta, da farsi d'intesa fra potenze ed in base ()rganico progetto e non mediante colpo di testa e nomina individuale.

411

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 44!'1. Parigi, 20 febbraio 1919, ore 23,50 (per. ore 2,30 deL 21 ).

Seduta plenaria commissione riparazioni danni guerra si è appianato dissidio fra delegazione americana e le altre circa spese guerra, dissidio che ultime sedute erasi talmente acuito da far accennare alla delegazione americana possibilità suo ritiro. Conciliazione dovuta in gran parte delegazione italiana che col concorso ambasciatore Cellere in una riunione privata !>['ima seduta potè appianare dissidio. Continuano lavori per stabil!i.l'e aUri principi regolamento riparazioni. Sottocommissione esamina mezzi pagamento, valutò ricchezze Germania in sale potassico e il fabbisogno di ciascuno stato creditore per la copertura quota parte credito.

412

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 447. Parigi, 20 febbraio 1919, ore 23,50 (pe1·. ore 3 deL 21).

Oggi comitato finanziario si sono nuovamente manifestate due correnti la prima sostenuta americani ed appoggiata Inghilterra che vorrebbe togliere dal programma questioni finanziarie che possano impegnare paesi rpjù ricchi a collaborare coi più poveri. La seconda sostenuta da Klotz ed appoggiata S. E. Crespi. Dopo lunga vivacissima discussione si è deciso porre questione di massima da discutere lunedì prossimo.

413

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA

T. 137. Parigi, 20 febbraio 1919.

Giornalista Vassallo ed Aliotti Alberto di,sposti :partire Smirne per azione di cui mio telegramma n. 47 (1). Vassallo è persona pratica luoghi ed accorta. Aliotti ha senza dubbio vaste aderenze relazioni anche interno conv;errà però raccomandarg1i condotta cauta. Prego V. E. telegrafarmi parere.

(l) Cfr. n. 108.

414

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. 414. Parigi, 20 febbraio 1919.

La R. Legazione a Berna telegrafa quanto segue, sotto la data del 17 febbraio:

• Gabinetto n. 3.

L'ex Presidente del Consiglio bulgaro Guechof è venuto oggi a vedermi insieme al signor Sakasoff attuale ministro di Agricoltura -Industria e Commercio nel Gabinetto Malinoff, che rappresentò giorni sono la Bulgaria socialista a questo Congresso dell'Internazionale.

Venendo a parlare delle quBstioni balcaniche il Gue·chof mi ha detto che da un me·se era qui il Sakasoff nè lui, nè il Ministro avevano ricevuto la benchè minima comunicazione da Sofia a cagione della rigorosissima censura. I due uomini di Stato bulgari si lagnavano acerbamente dello speciale regime severo imposto alla Bulgaria mentre altri Stati nostri nemici come Ungheria, AustriaTedesca, Germania e Jugo-Slavia " che fino a ieri sono stati i più feroci nemici dell'Intesa e le hanno fatto più maggior male che i Bulgari " avevano libertà di comunicazioni postali e telegrafiche coi loro rappresentanti in Svizzera.

All'Austria-Tedesca sarebbe poi concesso inviare una Delegazione a Parigi col banchiere Adler mentre alla Bulgaria che pur si era arresa la prima ed aveva contribuito alla vittoria dell'Intesa si era negata autorizzazione chiesta di inviare delegati a Parigi per mettere le Delegazioni al corrente dello stato attuale delle cose in Bulgaria e dell'impellente necessità dell'approvvigionamento. A chi doveva rivolgersi la Bulgaria? Risposi al Guechof che nell'interesse stesso del suo Paese vaìeva meglio che la Bulgaria dirigesse a tutte indistintamente le Grandi Potenze le sue proteste ed i suoi desiderati. Io non avrei intanto mancato di fare sapere a V. E. quanto egli mi aveva detto. Il ministro Sakasoff mi ha detto a questo punto avere egli preparato un promemoria sulla questione bulgara, promemoria che riassume le idee del Gabinetto " di un mese fa " aggiunse, ridendo, che egli aveva dato giovedì una copia di questo documento al Mac Donald perchè lo consegnasse a Parigi al Renaudel che avrebbe dovuto rimetterlo al ministro Pichon. Di questo pro-memoria egli mi avrebbe fatto tenere un esemplare stasera. Ministro si disponeva a farne avere pure copia al Lloyd George. Il Guechof riprendendo la parola ha soggiunto avere già preparato risposta al memorandum di Venizelos. Me ne avrebbe pure inviato •esemplare. La Bulgaria si metteva :f!iisolutamente sul terreno dei principi·i wilsoniani, certa di potere così :res1istere

vittoriosamente alle domande elleniche. Ma Guechof espresse avrebbe desiderato conoscere oltre alle domande greche quel.J.e serbe per poter ribatterne quella parvenza di ragione che infirmasse punto di vista bulgaro. Perchè se non si permette ai Bulgari di andare a Parigi a difendere propria causa, una delegazione dell'Intesa non verrebbe a Berna ad ascoltarne le ragioni? Perchè condannare una parte senza averla sentita? L'ex Presidente, come aveva già fatto nella sua prima visita, ha ripetuto soliti elogi nostro Paese e le vive simpatie che Bulgaria ha per l'Italia, aggiungendo, e furono parole commiato, " più di quelle dei nostri nuovi amici, ed ora 1rappre1sentanti a Parigi, gli jugo-slavi" •.

......,,

415

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. 37301718. Roma, 20 febbraio 1919.

Trasmetto qui unito all'E. V. copia di due note che alle date rispettive del 19 dicembre 1918 e 7 gennaio u.s. ha dirette a questo Ministero l'Ambasciata di Spagna per far presente il punto dd vista del Governo austriaco circa l'embargo che Autorità serbe e rumene avrebbero posto sopra materiale galleggiante sul Danubio di proprietà di Compagnie austriache.

È mia opinione che il Governo austriaco abbia fondato motivo di sostenere che tale embargo non è giustificato. La misura infatti non è neppure contemplata dall'armistizio di Villa Giusti, il quale stabilisce solo • il diritto di requisizione contro pagamento da parte delle Armate delle Potenze associate in tutti i territori ove esse si trovano •.

E poichè l'armistizio di Villa Giusti è l'atto fondamentale del genere con l'Austria-Ungheria occorre a quello essenzialmente riferirsi quando non possono essere invocati accordi suppletivi o speciali consentiti da tutti gli Alleati.

Specialmente poi nel caso attuale nel quale non si tratta di beni statali, ma bensi di beni privati, sembra che gli Stati associati possano intervenire e stabilire che si abbia a regolare la situazione sostituendo all'embargo la requisizione, contro pagamento.

Prego l'E. V. di farmi conoscere se codesto Governo condivide questo avviso ed è disposto ad agire in conformità presso i Governi serbo e rumeno.

416

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. GAI:. R. P. 641. Roma, 20 febbraio 1919.

Risulta confidenzialmente che Pasich e Trumbic furono ricevuti nel corrente mese da Lansing e Wilson ai quali esposero il modo con cui avvenne la riunione serbo-croato-slovena e costituzione dell'attuale assemblea nazionale e che nel pomeriggio stesso ricevettero da Lansing, a mezzo suo segretario, una lettera in cui Lansing esaltava in suo proprio nome l'unione stessa.

417

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 3719!327. Roma, .20 febbraio 1919 (per. H 21).

Conte Sforza telegrafa quanto segue: • Per intensificare attività nostra nel campo minerario nella regione di Adalia ritengo sarebbe necessario invito ufficiale Società Montecatini Milano nella persona suo Presidente ingegnere Guido DO:rlegani a inviare subito missione straordinaria tecnica. Nogara è d'accordo circa questa pratica ritenendo che conversazioni verbali codesto Dicastero con ingegnere Donegani faciliterebbero raggiungimento scopo. Ingegnere Coulant potrebbe essere messo temporaneamente disposizione Montecatini •. Prego favorirmi istruzioni su quanto precede. All'invio di persona tecnica riferiva anche mio telegramma per posta n. 538 rimasto senza riscontro (1).

418

IL MINISTRO AD ATENE, ROMANO AVEZZANA, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI

T. 748/49. Atene, 20 febbraio 1919 (per. il 21).

Mi riferisco telegramma di V.E. n. 236 (2) e seconda parte del mio 1029 inviato a S. E. il ministro Parigi.

Ho fatto rilevare a questo ministro degli affari esteri inopportunità dislocamento truppe avvenuto recentemente in Epiro ed ho confermato dichiarazioni fatte da Nuvolari a quel governatore. Questo ministro degli affari esteri mi ha detto si tratta di movimento di pochissima importanza ordinato come misura precauzione in seguito informazioni ricevute della formazione di bande albanesi dedite brigantaggio; che tuttavia in seguito alle mie assicurazioni avrebbe preso accordi col vice presidente consiglio dei ministri allo scopo darci soddisfazione in conformità politica seguita dal Governo greco di evitare qualsia1si ,causa attrito coll'Italia.

419

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (3)

T. 773/1561. Villa Italia, 20 febbraio 1919 (per. il 22).

Generale Segre comunica sembrare che Conte Giulio Andrassy si sia recato Londra per trattare combinazione finanziaria Ungheria: Inghilterra dietro invito Inglesi ed Americani recatisi Budapest.

Frattanto finanzieri francesi avrebbero iniziato a Budapest delle trattative col Ministero delle Finanze sembra per un credito sulla base di obbligazioni proprietà fondiaria.

Informa inoltre che conte Basselet Rosee cui nostro 762 O. P. data 13 genneio e di cui al dispaccio A. C. del 31 stesso mese chiede po,tersi recare Roma (4).

(l) -Con tel. 166 del 24 febbraio Sonnino approvava l'invio di Donegani. (2) -Non si pubblica. (3) -Il tel. venne inviato, per conoscenza, anche alla presidenza del Consiglio, al mmlstero della Guerra, e alla sezione esercito della delegazione italiana alla conferenza della pace. (4) -Nella copia conservata nel fondo Conferenza della Pace a quest'ultimo periodo è affiancata la seguente nota marginale: • Di quest'ultima parte si occupa il Gabinetto. 25-2-19 •.
420

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 802/215. Costantinopoli, 20 febbraio 1919 (per. il 23).

Mio telegr-amma n. 204 (1).

Alto commissario inglese ha risposto per iscritto al francese che pure dovendo supporre che la decisione del generale Franchet circa la riorganizzazione della gendarmeria ,sia stata presa previo accordo dei Governi :allea:ti... (2) non può concedere al colonnello Foulon la coHaborazione di ufficiali ,inglesi visto che manca di istruzioni da Londr-a che lo autor-izzino a misure non sanzionate dall'armistizio. La stessa lettera afferma inoltre che in ogni caso la giurisdizione del generale Franchet non si estende ai Vilayets asiatici i quali sono sotto esclusivo controllo militare britannico del Generale Milne... (2). Se ciò è 1.1iconosciuto senza limitazione dal Governo francese il progetto della gendarmeria cambierebbe aspetto rimanendo tutto al più limitato a Costantinopoli e Adrianopoli. Data questa divergenza fra i due colleghi io ho risposto verbalmente al francese che finchè dura ,l'autorità del 'Comandante in capo ero desideroso di non ostacolare nessun suo progetto militare; ma facendo sentire che dovrebbe essere inteso che qualora il progetto Franchet venga applicato la zona di Smirne ha da essere diretta da un ufficiale superiore dei carabinieri italiani.

421

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 461/816. Parigi, 21 febbraio 1919, ore 22,45 (per. ore 3,50 del 22).

Balfour ha fatto dire che Jugoslavi avevano chiesto Governo britannico riconoscimento regno serbo-croato-sloveno. Balfour era incline accordarlo ma voleva sapere mio avviso. lo sarei opinione che all'..... (2) convenga opporsi al riconoscimento perchè riconoscimento potrebbe accrescere nostre difficoltà per quanto concerne flotta eccetera. Prego telegrafarmi tuo avviso in proposito e se tu credi conveniente ,che :io faccia portare questione nel Comitato dei Dieci per cercare ottenere che il riconoscimento venga protratto fino determinazione delle questioni territoriali ottenendo ad ogni modo che venga preso atto della riserva motivata dell'Italia.

(l) -Non si pubblica. Si tratta del tel. 727/204, inviato da Sforza al ministero il 19 febbraio in cui comunicava che Franchet d'Espérey aveva designato il colonnello francese Foulon come ispettore generale della gendarmeria turca e chiedeva la collaborazione di ufficiali italiani ed inglesi. Sull'argomento cfr. anche il n. 410. (2) -Gruppo indecifrato.
422

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando; ed. in S. SoNNINO, Carteggio 1916-1922, pp. 568-570)

T. 460/815. Parigi, 21 febbraio 19.19, ore 23 (per. ore 4,10 del22).

La seduta di oggi si è occupata dapprima della creazione di una zona neutra in Transilvania. La questione è stata rimessa ai consulenti militari. Il progetto su cui essi sono chiamati a riferire comprende la possibilità che questa zona neutra fra Rumeni e Ungheresi sia occupata da truppe alleate per mantenervi l'ordine contro possibili attentati bolscevichi. Si è trattato poi del riconoscimento del Governo polacco. Ho aderito per l'Italia. È stato esaminato in seguito rapporto della Commissione incaricata di stabilire un piano per lo studio delle questioni economiche. Fu deciso che fosse richiesto alla Commissione un metodo definitivo circa la trattazione di questa questione. Vi è tendenza rimetterla al Consiglio Supremo economico cui si aggiungerebbero dei rappresentanti per le piccole potenze. È risultato nel corso della discussione che l'America, la Francia, l'Inghilterra hanno finora nominato non già cinque delegati per quel Consiglio, ma chi tre, chi due. Il Ministro di Danimarca ha esposto poi le rivendicazioni verso lo Slesvig settentrionale. La questione è stata rimandata Commissione Affari belgi, vista la ora tarda sono stati rimandati a domani gli affari albanesi. È stato pure deciso di discutere domani la seguente proposta di Balfour:

• l) Senza pregiudicare decisione del Consiglio Supremo guerra di presentare al più presto alla Germania condizioni pace riflettenti situazione militare per mare, terra e aria, ~la conferenza ritiene desiderabile e accetta di procedere senza indugio all'esame di altre ·condizioni ,preliminari di pace con Ja Germania e di dare corso alle relative necessarie investigazioni con la maggiore possibile sollecitudine.

2) Le condizioni preliminari di pace, all'infuori di quelle riguardanti la sistemazione militare per mare terra e aria, dovrebbero comprendere i seguenti punti: A) La delimitazione approssimativa dei futuri ·confini deUa Germania; B) I provvedimenti di ~carattere finanziario da imporsi alla Germania; C) Le nostre relazioni economiche con la Germania dopo la guerra; D) Le responsabilità per le violazioni delle ·leggi di guerra.

3) Affinchè la ·conferenza possa avere a propria disposizione con la maggiore sollecitudine i risultati dei lavori delle varie commissioni che stanno esaminando queste materie le commissioni stesse sono invitate a mandare loro relazioni al Segretario generale non più tardi del giorno di sabato 8 marzo. Questo termine però non ver>rà assegnato per que1le commissioni che sono state ·costttuite dopo 15 febbraio e che non potrebbero ultimare attentamente lavori in così breve tempo, ma si propone che in questo 'caso vengano presentate relazioni provvisorie su tutte le materie riguardanti i preliminari di pace con la Germania •.

....,1

423

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A STOCCOLMA, ORSINI BARONI

T.143. Parigi, 21 febbraio 1919.

Con riferimento al telegramma dei primi del mese di dicembre scorso col quale codesta legazione riferiva intorno al materiale militare austro-ungarico esistente in !svezia, ho il pregio d'informare V. S. che in seguito ad uno scambio di vedute col Governo francese ho deciso di aderire al suggerimento del signor Pichon di ottenere possibilmente la cessione di detto materiale a favore dell'esercito polacco e, qualora ciò non riuscisse, di chiedere al Governo svedese che il materiale stesso venga sottoposto a sequestro fino a conclusione della pace.

Poiché il Governo britannico ha già comunicato la sua decisione al signor Pichon avvertendolo di aver telegrafato istruzioni in tal senso a codesta legazione inglese, V. S. potrà accordarsi coi suoi colleghi di Francia ed Inghilterra per l'ulteriore seguito da darsi alla pratica nel senso qui sopra indicato.

424

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, E AL MINISTRO DELLA GUERRA, CAVIGLIA

T. 790/2912. Comando Supremo, 21 febbraio 1919 (per. il 21).

Seguito telegramma 2787 Op. in data 17 febbraio il'elativo incidente Pil'esburgo (l) comunicasi seguente telegramma del generale Piccioni da Kromel"itz Oil'a peil'Venuto e che è precedente al telegramma 16 R.P.C. già trasmesso.

• 15 R. P. C. Febbraio 13.-In questi ultimi giorni la situazione in Slovacchia e specialmente a Presburgo si è intorbidata per causa di taluni funzionari politici e contegno reazionario di militari. Scioperi economici e politici sono scoppiati nei principali centri e continuano tuttora svolgendosi però con tranquillità. Le autorità civili nell'ordinare e le truppe nell'eseguire hanno dato spesso prova di intraprendenza ed intransigenza verso la popolazione magiara che mal sopporta l'idea di inchinarsi. Approfittano gli ungheresi per far propaganda anti... (2) che seguendo le mie tassative ed esplicite direttive si sono sempre riparate. Disordini famose questioni politiche... (2) hanno dovuto però più volte intell'Venire presso le autorità locali per raccomandare e consigliare modi e metodi meno

viulenti evitando in ogni caso scoppio conflitti ed incidenti dolorosi. Questo spirito di concepire fatti in...(l) può far na!scere non solo il sospetto che ufficiali italiani parteggino per magiari, ma taluni di essi sono stati apertamente accusati e ne ho chiesto allontanamento. Ho conferito sull'argomento col ministro della difesa nazionale della Slovacchia e collo stesso presidente della repubblica dimostrando l'assurdità dell'accusa dovuta a semplice pettegolezzo all'estero, a voci tendenziose propalate ad arte da mal intenzionati amanti di disordini e chiedendo l'intervento diretto del Governo per far cessare tale stato di cose. Ho avuto da tutti proteste di deferenza pel Governo italiano e di ampia fiducia nell'opera nostra. Il presidente della repubblica ha a mio mezzo inviato un messaggio in tal senso a ministro per la Slovacchia, Srobar. Il 12 però durante lo sciopero generale a Presburgo la truppa ha fatto uso delle armi ed il colonnello Barracca, comandante militare della città, intervenuto per evitare un maggior conflitto, è stato nel tafferuglio colpito pare da un soldato con un colpo di calcio di fucile al capo senza gravi conseguenze, ma che però lo obbligano a letto. Come generale italiano ho chiesto al Governo civile della Slovacchia pronta esemplare punizione dei colpevoli. È in corso inchiesta e mi riservo di comunicarne l'esito a codesto comando. Il ministro Srobar ha presentato le sue scuse a me e 'a incaricato d'affari commendator Lago che casualmente si trovava di passaggio Presburgo diretto a Vienna. Oggi calma in città. D'accordo col Governo trasferirò a giorni mio comando a Presburgo e confido che ogni malinteso e dissidio causati da scioperi potranno essere chiariti ed eliminati. Giudico però "posizione colonnello Barreca alquanto scossa, lo invierò in licenza Italia salvando le apparenze appena guarito con susseguente rimpatrio ultimata licenza. Non ritenendo opportuno :lasciare reggimento senza comandante, pregherei disporre sua sostituzione inviando Colonnello... (l) Benvenuti attualmente comandante... (l) C. S. Foligno-Generale Piccione •.

Per chiarire errori trasmissione questo comando ha richiesto invio suddetto telegramma anche per corriere.

(l) -Non si pubblica. (2) -Gruppi indecifrati.
425

L'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, ARONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 757/76. Washington, ..... (per. il 21 febbraio 1919).

Dipartimento di Stato mi comunica che a una nota Serbia, riguardante la unificazione di tutti i serbi, croati e sloveni sotto la dinastia dei Karageorgevic, notificò in data 10 corrente legazione stessa che Governo degli Stati Uniti ben accogliendo unione alla Serbia delle provincie serbe croate e slovene dentro limiti della passata monarchia austro-ungarica, riconosce la legazione di Serbia come legazione del Regno dei serbi.

_.....,,

Questa decisione Ticonosce comunque che finale aggiustamento delile frontiere dev'essere lasciato alla deci!sione della •conferenza della ,pace in conformità ai desideri dei popoli interessati.

(l) Gruppo indecifrato.

426

IL COMMISSARIO POLITICO PRESSO LA MISSIONE MILITARE DI ARMISTIZIO A VIENNA, MACCHIORO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 768/43. Vienna, 21 febbraio 1919 (per. il 22).

Ministero esteri scrive alla Missione militare ,che pur rimanendo riservata alla conferenza pace soluzione definitiva questione navigazione Danubio occorre provvedere intanto per ristabilimento comunicazioni fluviali fra l'Austria tedesca ed altri paesi danubiani. Esso chiede pertanto appoggio :pratiche che ministero austro-tedesco Budapest è stato incaricato svolgere riguardo presso commissione francese armistizio e propone formulazione commissione rappresentanti compagnie navigazioni Danubio sotto presidenza delegati alleati. D'accordo con generale Segre ,che telegrafa proposito Comando Supremo, ritengo che rse proposta sarà come probabile accettata Italia non debba rimanere assente ma aderire sotto condizione che un delegato italiano assuma vice presidenza commissione. Importa infatti controllare apertura tale via fluviale che minaccia interessi Trieste contribuendo far deviare commercio austro-tedesco verso Romania.

427

IL MINISTRO A L'AJA, SALLIER DE LA TOUR, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 776/46. L'Aja, 21 febbraio 1919 (per. il 22).

Telegramma di V. E. n. 121 da Parigi (1).

Questa stampa ha riportato notizia richiamo dall'Italia studenti serbi in seguito incidenti universitari, ma senza far commenti e senza parlare della protesta del Governo serbo. Intrattenendomi con questo Ministro degli Affari Esteri ebbi occasione di far cadere discorso su tutto e diedi Ministro esatta versione come si svolsero i fatti senza parlare ben inteso intenzione Governo serbo far proteste che mi sono assicurato non essere ancora state fatte presso questo Governo. Questo Ministro degli Affari Esteri in tale occasione ha accennato non senza una certa punta di ironia e di critica, eccessiva attività propagandista di questo Ministro di Serbia e mi ha riferito discorso da questo tenutogli per pro

llr·

vargli che Serbia non esisteva più dopo creazione Stato serbo·croato-sloveno. Egli mi accennò pure ad una lettera ricevuta dal Ministro Trumbic da Parigi per annunciargli creazione tale stato. Ministro Karnebec fini suo discorso dicendo essere Governo olandese ben deciso a non riconoscere nessun modo Stato prima conclusione pace. Gli dissi che Governo serbo-croato-sloveno non è stato riconosciuto daJ Governo del Re.

(l) Non si pubblica.

428

IL MINISTRO A COPENAGHEN, SACERDOTI DI CARROBIO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T.113. Copenaghen, 21 febbraio 1919, ore 21,30 (per. i! 22 mattina).

Telegrafo a Roma quanto segue:

• Direttore della Landsman Bank con lettera in data odierna mi fa sapere, in seguito alle pratiche da lui a mia richiesta rinnovate, ritiene che prestito possa essere concluso a condizione che suo ammontare sia speso in Danimarca e Islanda; che scadenza sia di un anno ma con possibilità di rinnovo e che condizioni siano simili a quelle del prestito fatto in Svezia però con tasso di interessi non così elevato. Dir·ettore Landsman Bank e consigliere di Stato Andersen partono martedì mattina per Parigi essendo aggregati Delegazione danese presso Conferenza della pace; occorre pertanto R. Governo mi faccia sapere al più tardi entro lunedì se è disposto trattare su queste basi perchè partiti quei due personaggi sarà molto più difficile concludere affare. Occorre anche nominare immediatamente delegato tecnico che rappresenti consorzio banche italiane (mio telegr. n. 50 dell'8 corr. (l)).

Avendo ora banche danesi aderito massima nostra domanda prestito salvo discutere modalità prego autorizzarmi telegraficamente dar corso nota al Governo danese circa aumento razioni già da tanti giorni consegnata da miei colleghi alleati··

429

IL MINISTRO A BELGRADO, BORGHESE, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI

T. 841!38. Belgrado, 21 febbraio 1919, (2).

Telegramma di V. E. n. 138 in data 29 gennaio (3) è pervenuto soltanto ieri a questa legazione. Dato il grande ritardo e a meno ordini contrari di V. E. mi asterrò per ora dal fare ufficialmente al Governo serbo dichiarazione di cui è questione.

(l) -Si tratta del tel. 617/50 dell'B febbraio 1919, pervenuto il 9: valendosi dell'amicizia del direttore della banca Landsman, spera ottenere che qualora il consorzio delle banche rifiuti il prestito, questo venga concesso dalla Landsman Bank e dalla Ost Asiatic Company. Nel caso di decisione favorevole di massima chiede l'invio di un delegato per discutere a Londra la parte tecnica. (2) -II tel. fu trasmesso da Salonicco il 25 febbraio e pervenne a Roma il 26. (3) -Cfr. n. 146.
430

IL MINISTRO A BELGRADO, BORGHESE, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI

T. 918. Belgrado, 21 febbraio 1919 (1).

Telegramma di V. E. n. 187 del 7 febbraio (2). Comunicai a suo tempo questo ministro degli affari esteri ad interim contenuto telegramma suddetto e ritornai sull'argomento.

Protitch disse non essere in grado darmi risposta definitiva volendo specialmente appurare tenore accordi per i quali Albania deve essere occupata unicamente dalle truppe italiane, accordi 1917 dei quali si dichiarò completamente ignaro.

È mia impressione risposta Protitch sia solamente dilatoria e preceda ad altra... (3) negativa e qualora ciò fosse riterrei inutile insistere ulteriormente ma invece procedere senz'altro occupazione cui abbiamo diritto dopo formale intimazione di sgombero alle truppe serbe.

431

IL MINISTRO A BELGRADO, BORGHESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. R. 134/41. Belgrado, 21 febbraio 1919.

Ho l'onore di riferirmi al mio telegramma in data di ieri n. 37 (4).

Da quanto ho potuto appurare, l'ordine alle truppe serbe di evacuare il Banato era gjà stato loro impartito una pr:ima volta senza ottenere :risultato soddisfacente ma solo un parziale ripiegamento verso occidente (vedi mio telegramma n. 31) (4). Sembra che l'ordine di evacuazione sia stato adesso rinnovato in termini più precisi -ma che le autorità militari serbe, e più specialmente il Generalissimo Michitch, abbia risposto che trattandosi di operazione strettamente connessa a questioni politiche della maggiore importanza per il suo paese, non credeva di poter trasmettere l'ordine suddetto alle sue truppe senza aver prima interpellato il Presidente del Consiglio. Questi riunito d'urgenza il Consiglio dei Ministri decise in senso contrnrio all'evacuazione stessa. Vuolsi però che il rifiuto (giacchè praticamente non può negarsi che tale esso sia) all'evacuazione sia stato mascherato con argomenti diversi, e siasi fra l'altro fatto osservare che il Governo reale attualmente trovasi a Parigi e che quindi non potrebbesi pren

llr·

dere una decisione così grave prima del ritorno del Principe Reggente o senza

un suo ordine esplicito.

Al Ministero degli Affari Esteri, intrattenendomi della questione con il f.f. di Segretario Generale, mi fu anche osservato, che non si capiva perchè tanta urgenza da parte delle potenze di far evacuare il Banato dalle truppe serbe che l'occupavano oramai dalla data dell'armistizio, quando era da augurarsi che fra 15 o 20 giorni sarebbe stata presa la decisione definitiva in proposito dalla conferenza di Parigi. E il Presidente del Consiglio stesso mi diceva non esservi alcuna ragione di evacuare il Banato che era stato regolarmente occupato dai serbi nella loro avanzata e sul quale vantavano quindi diritto di conquista per averlo occupato prima dell'armistizio, mentre era noto che tale invito era stato fatto dietro insistenti pressioni della Rumania che a suo dire non avrebbe ragione alcuna di vedersi attribuito il Banato occidentale.

Mi risulta anche data la situazione creatasi per il rifiuto di evacuazione delle truppe serbe che il comando francese avrebbe impartito alle sue truppe che si trovano nel Banato e che sono in contatto con quelle serbe, l'ordine di sospendere ogni eventuale avanzata e di mantenersi assolutamente neutrali nei conflitti che sembra siansi già verificati, anche sanguinosi, fra serbi ed ungheresi.

Mentre il mio collega di Francia con il quale mi intrattenevo ieri sull'argomento sembrava in apparenza almeno non annettere grande importanza al rifiuto serbo di cui egli tentava in certo modo attenuare la gravità, mi è stato oggi riferito che al Ministero degli Affari Esteri a Parigi ne siano rimasti sorpresi ed abbiano impartito istruzioni di insistere.

(l) Il tel. fu trasmesso da Salonicco il 5 marzo e pervenne a Roma lo stesso giorno.

(2) Cfr. n. 261.

(3) -Gruppo indecifrato. (4) -Non si pubblica.
432

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. POSTA 1318. Roma, 21 febbraio 1919.

Mi perviene il telegramma-posta n. 3244 (l) col quale l'E. V. mi comunica quanto il R. Console in Aden ha riferito sull'Imam Jahia, ed a mia volta comunico all'E. V. il telegramma n. 708 in data 10 febbraio corr. (2) del Governatore dell'Eritrea, circa informazioni fatte direttamente assumere sui luoghi nei riguardi del Said Idris e dell'Imam Jahia.

Tutte le informazioni concordano nel constatare che l'occupazione dello Yemen da parte degli inglesi susciterebbe conflagrazioni in quella regione; e cosi mentre l'Imam Jahia si fa cedere armi e materiali bellici dalle autorità turche, l'Idris, pur favorendo gli inglesi nell'esodo delle truppe turche, è deciso a resistere ad ogni occupazione della costa e mantiene segrete relazioni con l'Imam Jahia.

Di fronte a questa situazione,_ gli inglesi si sforzano a dichiarare che non intendono occupare lo Yemen, ma tenuto conto delle loro aspirazioni sulla vasta regione, che hanno formato per lunghi anni la base della politica inglese, è facile rilevare la speciosità di tali dichiarazioni, dal momento che l'Inghilterra tende con tutte le forze all'alta protezione dello Yemen -ciò che in pratica significa esercitarvi un'esclusiva diretta influenza sia che quella regione vada a far parte del regno di Hussein, come l'Emiro Faisal ha perorato al Congresso della pace, sia che altrimenti venga regolato il destino della regione medesima.

Or bene, di fronte alla necessità di assicurare all'Eritrea il dovuto largo respiro sull'altra sponda del Mar Rosso, e di fronte alle manifestazioni di simpatia per gli italiani da parte degli arabi di quella costa e alle buone nostre relazioni con i capi locali, specialmente con l'IdTis dell'Assir, non ho che a ll'iferirmi a quanto ho già avuto occasione di manifestare all'E. V. con la precedente corrispondenza ed in ultimo col n. 530 del 29 gennaio u. s. per fare argine alla politica inglese di assorbimento dell'Arabia, sembrandomi conveniente assecondare la resistenza dell'Idris alle aperture inglesi di occupare località della costa, e prendere in ·considerazione le richi~ste deH'Iman Jahia per un appoggio a favore dell'indipendenza dello Yemen.

Data l'influenza nello Yemen dell'Inghilterra da Aden e dell'Italia dall'Eritrea se dovesse prevalere il principio di lasciare agli arabi di quella regione la libertà della scelta fra le due Potenze, per una forma di protezione e di assistenza, niun dubbio vi sarebbe che la preferenza verrebbe data all'Italia.

Attualmente, dato lo spirito prevalente nella .conferenza della pace, queillo della libera scelta da parte degli arabi dello Yemen diviene un grande argomento a nostro favore, che, unitamente agli altri di carattere storico-geografico e commerciale, può far molto p·eso neHo stabilire il definitivo assetto di quella regione.

Lascio in ogni modo all'alta competenza dell'E. V. di valutare l'attuare situazione sulla costa orientale del Mar Rosso per il maggior profitto che sia da trarne nei riguardi dell'Eritrea.

(l) -Cfr. n. 316. (2) -Cfr. n. 298.
433

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. POSTA RR. 1325. Roma, 21 febbraio 1919.

Mi riferisco ai telegrammi del 13 (l) e del 17 corr. (2) del Conte Colli circa un suo colloquio con Ras Tafari e col Rappresentante britannico in Addis Abeba sul programma coloniale italiano esposto nel memorandum di questo Ministero del 30 ottobre 1918.

.,...

Le idee del signor Thesiger, già note a questo e a codesto Ministero, sono ora precisate. All'Italia si darebbe: il Giubaland o un pezzo di Somaliland; forse, Gibuti, e, in ogni caso, la ferrovia per Addis Abeba internazionalizzata; la Etiopia divisa in due sfere di influenza, economica e commerciale, tra Italia e Inghilterra.

lo non posso che confermare quanto ho ripetutamente scritto alla E. V. e cioè che se idee Thesiger dovessero trionfare il nostro programma coloniale che è organico e, come tale, inscindibile, ne risulterebbe mutilato, inconcludente, e pieno di pericoli.

I pericoli etiopici ai quali accenna il ,signor Thes.iger e il Conte Colli esistono tanto nel caso che la influenza sia unica (italiana) quanto nel caso che sia duplice (italiana e inglese). La integrità e la indipendenza della Etiopia sono evidentemente più minacciate quando sono due potenze che se ne dividono la influenza che quando è una sola potenza che di fronte alle altre e alla Etiopia stessa quella integrità e quella indipendenza dichiara formalmente di guarentire. Se non entrino più armi da Gibuti, occupata dall'Italia, e se l'Inghilterra sia come alleata sinceramente solidale con noi, l'Etiopia non si muove.

Dal telegramma del 13 corrente più sopra citato del Conte Colli resulta del resto chiaramente che nonostante le eccitazioni francesi e i dubbii inglesi, lo spirito del Governo etiopico si va rasserenando sugli scopi delle nostre domande coloniali nei riguardi della Etiopia che noi abbiamo interesse a mantenere integra e indipendente.

Le affermazioni del signor Thesiger sono dovute in gran parte alle preoccupazioni per le acque che dall'Etiopia defluiscono al Nilo e al timore di sottrarre ricchissime regioni alla influenza britannica verso il Sudan e verso l'Africa orientale inglese; ma nelle stesse affermazioni si prende atto della giusta interpretazione che egli dà all'art. 13 del trattato di Londra per quanto si riferisce al nostro diritto di avere in virtù di quell'atto non semplici rettifiche di frontiera ma addirittura interi territori, come la costa somala francese e il Giubaland.

Delle proposte del Conte Colli questo Ministero non accetta che la seconda, poichè, la prima, la terza e la quarta renderebbero, 1se attuate, il nostro programma vuoto di quel contenuto (Etiopia) per ottenere il quale noi appunto chiediamo alla Francia e alla Inghilterra la cessione dei territori che ad est e a sud circondano la Etiopia e all'Inghilterra il ritorno ai protocolli del 1891 e 1894.

E a questo proposito sento di dover formalmente dichiarare alla E. V. che, nella dannata ipotesi che il nostro programma non fosse integralmente accolto, non potrebbe in alcun modo essere da noi riconosciuta ed accettata come '"dempimento delle disposizioni dell'art. 13 del Trattato di Londra l'offerta di rettifica di confine nel lato sud occidentale della Tripolitania da parte della Francb, o verso la Somalia Italiana da parte dell'Inghilterra sia pure con la cessione di tutto il Somaliland britannico che, senza Gibuti, costituirebbe per noi un danno.

L'una e l'altra offerta staccate dall'integrale programma nostro non avrebbero per noi alcun valore e quindi non dovrebbero in alcun modo essere accettate come equi compensi in adempimento delle clausole dell'art. 13 del patto di Londra.

Confermo pertanto le mie precedenti conclusioni sull'adozione del nostro programma integrale che ha il merito della organicità e della sincerità senza sottintesi: si chiede due per aver due, cioè a dire si chiede solo quello che è giusto ed equo ottenere.

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(l) -Cfr. n. 328. (2) -Si tratta certamente del tel. pubblicato al n. 326. La data indicata da Colosimo è probabilmente quella della ritrasmissione da Asmara al ministero delle Colonie.
434

IL RAPPRESENTANTE NELLA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A BUDAPEST, TACOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 62/24. Budapest, 22 febbraio 1919, ore 5,30 (per. ore 2,45 del23).

Ieri sera circa duemila bo1scevisti attaccato sedi giOirnah socialisti dissenzienti su questione indennità straordinaria da accordarsi soldati licenzati. Truppe governative intervenute vennero a conflitto con dimostranti armati numerosi fucili e una mitragliatrice. Furonvi quattro morti da parte truppe; bolscevisti presero fuga. Oggi venne dichiarato sciopero generale di protesta contro bolscevisti e per una giornata si procedette a numerosi arresti fra i capi bolcevisti e presidente consiglio soldati... (1).

Nonostante però momentaneo trionfo Governo considero situazione grave non potendo fare certamente assegnamento su forze di cui dispone. In linea generale è evidente che Governo Karoly viene lentamente attratto nelle tendenze estreme capeggiate alcuni membri Governo in rapporto con Russia. Ritorno di prigionieri dalla Russia per cui si lavora attivamente costituisce imminente gravissimo pericolo. È necessario che Intesa e specialmente Italia più immediatamente pensino a provvedere a tempo ad evitare il formarsi di un nuovo e più vicino centro bolscevista pel quale esistono ormai tutte condizioni d'ambiente.

Non puossi contare su questo Governo che per lo sbandamento delle truppe regolari si appoggia attualmente su guardia costituita di volontari operai. Presenza poche forze Intesa basterebbero ancora al mantenimento dell'ordine dando animo agli elementi temperati che l'invocano. È da escludere però assolutamente qualsiasi intervento di czechi, serbi, rumeni che essendo esaspererebbe.

435

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 463. Roma, 22 febbraio 1919, ore 11,20.

Ieri sera sono avvenuti fatti assai gravi a Livorno fra soldati italiani e soldati francesi. Secondo la versione telegrafatami dal Prefetto, l'origine degli incidenti sarebbe dovuta ad un fatto sconveniente commesso da un· marinaio francese verso una popolana: due bersaglierj italiani sarebbero intervenuti di cui uno sarebbe ,stato ferito. Gli incidenti si moltiplicarono e i soldati francesi, la cui caserma è dirimpetto a quella dei bersaglieri, avrebbero per un'ora di seguito

1-·

tirato sulla caserma italiana, la quale rispose al fuoco. La popolazione si sarebbe pure messa contro i francesi, isolati per le vie, il che spiega il prevalente numero dei feriti da parte dei francesi. Si sarebbero avuti in conclusione da parte dei francesi un morto e una trentina di feriti di cui due gravi, cinque feriti da parte degli italiani di cui due gravi. I reparti francesi sarebbero partiti stamane stessa da Livorno. Puoi comprendere come questo avvenimento mi addolori profondamente. Non ho ancora visto Barrère e non so se sia informato. Presi accordi con Caviglia e con Borsarelli penso di mandare io stesso all'Ambasciata francese per dar loro le informazioni che sono presso di me e cercare di formare subito una prima commissione d'inchiesta mista che dovrebbe partire questa sera stessa per Livorno. Gradirò in proposito le impressioni ed i consigli che tu sarai per darmi con la maggiore sollecitudine possibile.

(l) Gruppo indecifrato.

436

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

T. 150. Parigi, 22 febbraio 19.19, ore 12,10 (per. ore 13,30) (1).

Tuo telegramma 463 (2).

Ho incaricato Bonin di parlare subito con Pichon del doloroso incidente. Io non sarei favorevole a commissione mdsta che mi pare concessione eccessiva e senza precedenti. Bonin non ne farà cenno pure assicurando che si procederà immediatamente a severissima inchiesta.

437

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

r. 151. Parigi, 22 febbraio 1919, ore 13,10 (per. ore 14,30) (1).

Faccio seguito mio telegramma 150 (3). Bonin, essendo assente Pichon, ha porlato con suo Capo di Gabinetto Legrand. Questi disse che al Quai d'Orsay non era giunta ancora nessuna notizia. Consiglierei evitare qualsiasi pubblicità all'incidente o attenuarlo quanto possibile non ammettendo commenti. Consiglierei altresì prendere, se del caso, immediate misure contro eventuali colpevoli italiani.

·""""'

(l) L'ora di arrivo del tele~:ramma è ricavata dalla copia conservata in ACS, Carte Orlando.

(2) -Cfr. n. 435. (3) -Cfr. n. 436.
438

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 467. Roma, 22 febbraio 1919, ore 18,35.

A telegramma 816 (1).

Sono d'accordo con te nel ritenere che in questo momento riconoscimento regno serbo croato sloveno non ci convenga. Rimane a sapere quale via seguire. Mi sembra certamente fondato punto di vista secondo cui tale riconoscimento dowebbe dipendere da Comitato Dieci e ·che per 'la ·semplice ragione che effetto del riconoscimento di quel nuovo stato influirebbe sulla composizione stessa della conferenza della pace. Nè potrebbesi comprendere che a tale conferenza partecipi uno Stato che è in parte riconosciuto ed in parte no. Non so tuttavia fino a qual punto ciò modifichi in meglio la situazione se Francia ed America aderiscano riconoscimento. In tal caso si potrebbe affermare che essendo mancata unanimità il riconoscimento deve ritenersi non avvenuto. Ma non è meno vero che la situazione resterebbe molto delicata. Neppure farei un grande assegnamento sulla obiezione desunta dalla mancata determinazione dei confini del futuro nuovo Stato poichè .starebbe contro di noi il fatto del rkonoscimento dello Stato czeco e dello Stato polacco i cui confini non sono determinati. È vero però che la contestazione dei confini precisi degli jugoslavi li pone in diretto conflitto contro di noi e mi sembra che ciò costituisca la ragione più netta e più confessabile del nostro rifiuto. Ho espresso tali considerazioni per portare un mio personale contributo all'ardua questione ma ti confermo mia piena adesione tuo generale intento di contrastare quel riconoscimento affidando alla tua saggezza i mez:P:i che credi migliori.

439

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 668. Roma, 22 febbraio 1919, ore 20.

In relazione al telegramma n. 123 di V. E. ad Imperiali (2) informo che discorso essendo caduto sulle cose di Turchia Rodd mi diceva oggi che Balfour è favorevole a che truppe italiane facciano occupazioni e che si attendeva parere di Allenby chiesto quasi pro forma. Personalmente Rodd sembrava rendersi pienamente conto importanza urgenza questione fosse definita prima della riapertura della Camera.

....

(l) -Cfr. n. 421. (2) -Cfr. n. 355.
440

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando; ed. in S. SONNINO, Carteggio 1916-1922, p. 570)

T. 476/837. Parigi, 22 febbraio 1919, ore 20,20 (per. ore 22,45).

Nella seduta odierna venuta in discussione proposta Balfour che ti ho telegrafato ieri per intero (1). Ho combattuto per far ammettere urgenza di definire condizioni preliminari pace contemporaneamente ed a parità con Germania e con Austria-Ungheria. Dopo discussione durata quasi due ore ho aderito ad una formula conciliativa Lansing House che cioè una risoluzione identica a quella che si prendeva nei riguardi della Germania si prendesse nei riguardi degli altri nemici. Sono state così formulate quattro dichiarazioni identiche riproducenti, salvo modifiche formali proposte di Balfour e riguardanti Germania, AustriaUngheria, Bulgaria e Turchia. Ti manderò verbale appena pronto. Data lunghezza della discussione non è stata udita oggi delegazione albanese che però sarà sentita per prima lunedì. Lunedì si tratterà anche circa invio di truppe in Polonia e questione Marocco.

441

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN LONGARE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. RR. P. 477/90. Parigi, 22 febbraio 1919, ore 20,20 (per. ore 3 del 23).

Non avendo potuto vedere Pichon trattenuto presso Clemenceau, ho fatto presso Capo Gabinetto Légrand pratica commessami da S. E. Sonnino relativamente fatti Livorno (2). L'ho informato R. Governo sta procedendo ad una inchiesta severa che terrà nel massimo conto risultanze delle indagini che facessero da canto loro le autorità militari e consolari francesi. L'ho pregato fare quanto fosse possibile per impedire che stampa francese pubblichi notizie, in ogni caso ne attenui importanza. Légrand, che era al pari di me dolente dell'accaduto, mi disse che riferirebbe al1suo Ministro, ·che però temeva assai ·che con ·le limitazioni presenti della censura francese fosse impossibile ottenere che non parlasse affatto dell'incidente. Spero inchiesta proverà provocazione non fu nostra. In tutti i casi e rimarcatamente a quanto potrà averti telegrafato Sonnino, mi permetterei consigliarti di prendere ogni misura che possa prevenire imprudenze stampa e ripercussione incidente in altri punti soprattutto nelle località dove sono in contatto truppe delle due nazioni e che se da parte nostra vi fossero sanzioni da applicare esse vengano prese con prontezza per conservare loro carattere di spontaneità.

(l) -Cfr. n. 422. (2) -Cfr. n. 436.
442

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando; ed. in S. SoNNINO, Carteggio 1916-1922, p. 571)

T. u. 471. Roma, 22 febbraio 1919, ore 21.

Mi ha fatto molta impressione la ,proposta di Balfour indicata nel tuo telegramma di ieri sera (l) e che doveva essere discussa oggi. Riferendomi al mio precedente telegramma (2) io considero come assai dannosa e rpericolosa per noi :la possibilità che le questioni con la Germania siano risolute indipendentemente dalle nostre. E poichè so che anche questa è la tua opinione confido che tu abbia fatto analoghe riserve nella discussione avvenuta oggi. Resta poi a sapersi quale valore abbia il passo di Balfour nei rapporti con la Francia. Se le quèstioni territoriali francesi fossero risolute, la difficoltà non si presenterebbe. Ma poichè quella ipotesi non sembra che si verifichi io ho l'impressione che il passo di Balfour non debba essere riuscito gradito ai francesi. Ti sarò assai grato se vorrai darmi qualche impressione e giudizio su questi punti, la cui importanza per l'andamento generale della conferenza mi sembra veramente grande.

443

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 473. Parigi, 22 febbraio 1919, ore 21.

Comitato Dieci seduta odierna ha discusso a lungo proposta avanzata ieri da Balfour circa presentazione entro otto marzo relazioni per tutte questioni economiche territoriali con Germania.

Dopo discussione oltre due ore S. E. Sonnino ha ottenuto che tale decisione sia estesa alle questioilli. con l'Austria, mentre su proposta HoUJse Lansing sono state comprese anche quelle Bulgaria e Turchia. Albanesi saranno sentiti lunedi.

444

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. u. 469. Roma, 22 febbraio 1919, ore 21,20.

Per ciò che concerne i fatti di Livorno, ulteriori informazioni confermerebbero che in realtà la popolazione fu sovraeccitata da atteggiamenti provocatori

dei francesi, tanto che oggi ebbe luogo uno sciopero generale di protesta e a stento si evitò una dimostrazione per le strade. Ho avuto stasera una lunga conferenza con Barrère il quale ha dimostrato intendimenti molto concilianti. Ho stabilito di procedere ad una inchiesta per mezzo di nostri ufficiali generali; Barrère alla sua volta invierà il capo della missione militare francese con due altri ufficiali per la ricerca delle responsabilità dalla parte dei francesi. Si darà l'incarico ai capi delle due distinte commissioni di procedere d'accordo e di comunicarsi reciprocamente le proprie impressioni. Mi sembra che in tal guisa si eviti la commissione mista per le ragioni ·che giustamente tu designavi, ma dall'altro lato si ottenga l'effetto di coordinare meglio la procedura. Anche Barrère è d'accordo nel senso di impedire ogni pubblicità 'Sui fatti e mi ha detto che avrebbe telegrafato a Parigi perchè lo stesso si faccia da parte dei francesi. Quest'ultima condizione mi sembra imprenscindibile se vogliamo impedire la discussione in Italia, ciò che sarebbe im_possibile se la stampa francese si occupasse dell'argomento. Sarà pure difficile che la questione non sia portata alla Camera che si apre tra una settimana.

(l) -Cfr. n. 422. (2) -Cfr. n. 407.
445

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 474. Roma, 22 febbraio 1919, ore 21,30.

Richiamo attenzione V. E. su telegramma del Comando Supremo del 22 corrente n. 3017 (l) riguardante nomina generale Pellé a Capo S. M. Esercito Czecoslovacco e la prego di farmi conoscere eventuali passi fatti al riguardo.

446

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MANZONI

T. 147. Parigi, 22 febbraio 1919.

Mi riferisco rapporti vari capitano Perricone della seconda quindicina gennaio.

• Comunicasi seguente telegramma del generale Piccione spedito da Kromeris data 18 corrente: "N. 29 RPC. Generale Pellè giunto 14 corrente Praga con missione interalleata incaricato organizzazione esercito czeco-slovacco ha assunto in data oggi carica di capo di stato maggiore di detto esercito e contemporaneamente quella di rappresentante del maresciallo Foch. Ministero della difesa nel farmi questa comunicazione aggiunge che questa nomina è basata su convenzione stipulata fra Governi delle due repubbliche. Generale Pellé dipenderàda ministero della difesa".

Con altro telegramma generale Piccione comunica che a Praga si sta attivamente lavorando per togliere a Italia ogni influenza nell'esercito czeco-slovacco. Questo comando esprimequindi avviso che sia necessario intervenire presso alleati affinché l'esercito czeco-slovacco creato in Italia con largo contributo esercito italiano e... (manca) a comandanti italiani non sia ora subordinato ad organo centrale francese •.

Prego invitare capitano Perricone continuare tenersi informato attività generale Philips e mene Essad. Circa opinioni varie locali riguardo governo provvisorio e suoi componenti far presente necessità concordia e dare appoggio azione Turkhan Pascià richiamando attenzione su pericoli seri per Albania per opera avversari disciplinati. In quanto a nostra azione politica nei territori occupati capitano Perricone si accordi e si uniformi con organi comando Valona e colonnello Lodi. Circa Scutari punto di vista R. Governo mira tener distinta situazione antecedente guerra da quella attuale che desidera mantenere nei limiti di presidio interalleato. Peli" questo ultimo punto capitano Perricone può ottenere maggiori schiarimenti dal generale Piacentini.

(l) Si tratta del seguente tel. n. 775/3017:

447

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 781/152. Parigi, 22 febbraio 1919 (per. il 22).

Consiglio supremo blocco ha deciso che ripresa commerci con Czeco-Slovacchia debba per ora limitarsi alle due provincie di Boemia e Moravia e che commercio stesso regolato in modo da evitare se ne avvantaggi Germania. Sottocomitato apposito dovrà fissare controllo necessario a tale scopo. Nostri delegati proporranno fissare Trieste come porto di entrata di merci destinate Czeco-Slovacchia rappresentando via Trieste la più sicura da punto di vista blocco.

448

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 155. Parigi, 22 febbraio 1919.

Consiglio supremo blocco ha deciso ieri di permettere ripresa commercio con tutti porti Adriatico e loro entrot&ra. Decisione dov,rà essere annunciata e posta in esecuzione da primo marzo prossimo (1).

lrr·

(l) La sera stessa dalla presidenza del Consiglio, fu inviato al Comm. D'Amelio, a Parigi, il seguente telegramma 472. ore 21,30: « Giannini telegrafa a Ministero Commercio: « Consiglio Superiore Blocco ha deciso di permettere ripresa commercio con tutti i porti adriatici e loro entroterra. Decisione dovrà essere annunziata e posta in esecuzione da primo marzo ". Riunitosi oggi nostro Comitato per formulare decreto constatò che sarebbe cosi risoluta questione Fiume, ma incontrò difficoltà redigerlo perché portata parola entroterra potrebbe essere diversissima. Gradirebbesi che tu, prese opportune informazioni, telegrafassi tuo illuminato parere circa formula da adottarsi. Santangelo •· (ACS, Carte Orlando).

449

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BELGRADO, BORGHESE

T. 251. Parigi, 22 febbraio 1919.

Nell'avanzata da Dernis a Knin avvenuta alla fine dello scorso dicembre per esecuzione terza clausola armistizio tra potenze associate e Austria-Ungheria le nostre truppe furono ripetutamente aggredite con scariche di fucileria e mitragliatrici da un gruppo di soldati serbi al comando del colonnello Plesnibakoic. Fortunatamente non vi furono nè morti nè feriti tra nostre truppe. Dai documenti dell'inchiesta fatta e precisamente dalla dichiarazione del colonnello serbo restll confermata la circostanza che truppe regolari serbe hanno per ordine superiore opposta resistenza armata alle truppe di un Governo alleato che eseguivano una delle clausole dell'armistizio firmato dalle autorità militari alleate e quando ancora ben lontane dalla linea di occupazione fissata dall'armistizio stesso.

Voglia V. S. presentare al Governo serbo formale protesta e chiedere provvedimenti.

450

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 1895. Roma, 22 febbraio 1919.

Per confermare a V. E. quale grave danno ci abbia creato in Tripolitania inconsulta azione inglese a Misurata per liberazione ufficiali inglesi catturati dai ribelli riproduco le parole riferite dal capitano turco Ekrem Kegeb mandato dal Governo Ottomano a Tripoli, noi consenzienti, per adoperarsi per la esecuzione dell'Armistizio in quanto riguardava la Libia. Da colloquio avuto dal capitano tuvco col generale Tar·diti Capo dell'Ufficio Politico Militare di Tripoli è risultato che arrivo nave inglese a Misurata e conseguente liberazione prigionieri inglesi, greci hanno prodotto grandissima impressione dando incremento a voci diffuse da Ramadan Sceteui e suoi agenti circa le necessità che ribelli Tripolitania per sottrarsi ad eventuali rappresaglie da parte nostra richiedono il protettorato Inghilterra. Non è esagerazione il dire che lo approdo della nave Inglese a Misurata e la conseguente liberazione dei prigionieri Inglesi abbia aNestato la nostra azione politica e contribuito a fare fallire l'azione del capitano Ekrem Kegeb che ha dichiarato vedersi costretto a ritornare in Turchia ritenendo vano ogni 1suo tentativo per indurre :i ribelli a lasciare liberi gli ufficiali turchi di presentarsi alle linee italiane. Credo necessario sia rappresentato quanto precede al Governo Inglese e la necessità che ci sia data una esemplare riparazione per dimostrare ai ribelli che quanto è avvenuto è dovuto ad azione colposa di agenti subalterni e non al Governo britannico (1).

(l) Il tel. venne comunicato all'ambasciata a Londra il 25 febbraio 1919, con la seguente aggiunta: • Prego fare opportuni passi presso codesto Governo •.

451

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, BONIN LONGARE

T. 254. Roma, 22 febbmio 1919.

(Per Londra) Mio telegramma n. 1129.

(Per Parigi) Mio telegramma n. 3424.

(Per tutti) Il R. ministro in Addis Abeba telegrafa quanto segue in data 13 corrente (1).

Pure apparendo i termini della concessione ambigui e contraddittori non v'ha dubbio che conferiscono al gruppo francese prerogativa mineraria in tutta Etiopia e gli danno modo opporsi altre concessioni del genere ciò che è incompatibile trattato franco-etiopico e accordo 1906.

Ora poi dopo morte Cantibai Uosseniè e signor Verrière la concessione se non sia da ritenere per se stessa decaduta dovrebbe essere sinceramente denunciata come contraria di fatto ai trattati.

(Per Parigi) V. E. vorrà agire in tal senso presso codesto Governo anche d'accordo con collega britannico. Telegrafo in proposito R. ambasciatore a Londra.

(Per Londra) Prego V. E. voler interessare codesto Governo inviare istruzioni suo ambasciatore Parigi perché ag~s.ca in tal senso presso Governo francese d'accordo con conte Bonin.

452

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. GAB. 667. Roma, 22 febbraio 1919.

Risulta confidenzialmente che Principe ereditario di Serbia è rimasto soddisfatto della visita a Wilson. Egli avrebbe ringraziato Presidente per aiuti morali, materiali prestati da America, avrebbe espresso desiderio e speranze popolo Serbo di venire appoggiato nelle sue giuste pretese e avrebbe ringraziato pure l'America perchè essa fu la prima Potenza che riconobbe il nuovo Regno Unito. Wilson avrebbe r:isposto essere ·Convinto che speranze serbe avranno completo successo perché tutte le parti vorranno una leale intesa e perché Italiani e Rumeni vorranno restare amici dei Serbi ed avrebbe dimostrato pure di prendere in somma considerazione le dichiarazioni del Principe ereditario che l'unificazione dei Serbi è H l'isultato della volontà di tutto H popolo.

....

(l) Cfr. n. 326.

453

IL RAPPRESENTANTE NELLA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A BUDAPEST, TACOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 63/30. Budapest, 22 febbraio 1919.

Risposta suo telegramma gabinetto n. 645 (1).

Venuta in Italia uomini politici ungheresi a scopo informativo nulla può aggiungere a quanto io stesso che sono in rapporti con tutti gli uomini autorevoli in Ungheria... (2) posso comunicare, mentre al fine propagandistico, come anche da codesto Ministero venne significato al signor Charmant, è a Parigi che occorrerebbe spiegare una azione favorevole all'Ungheria non tanto in Italia cui simpatie in massima le sono acquisite. D'altra parte mentre può destare speranze ed illusioni che ignoro se sia intenzione R. Governo di coltivare, venuta stessa, nella impossibilità conservare segreto, verrebbe ad eccitare sospetti sia dall'estero, sia quando si tratti di personaggi d'opposizione da parte di questo stesso Governo. Utilità tali viaggi è da mettere in rapporto coi probabili inconvenienti. Debbo per quanto mi concerne confermare avviso contrario già espresso. Qualora R. Governo volesse fare una eccezione proporrei venisse a favore del conte Alberto Appony cui passato politico estraneità ai partiti ed il sincero patriottismo non disgiunto da serena obiettività lo rendono rispettato in tutti campi e degno di seria attenzione.

454

IL COMMISSARIO POLITICO PRESSO LA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A VIENNA, MACCHIORO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 811/49. Vienna, 22 febbraio 1919 (per. il 23).

Seguito mio telegramma n. 47 del 20 corrente.

Maggio·re De Giorgis che si trovava in missione Lubiana giunto oggi Vienna riferisce essecl'e stato invitato presentarsi venti corrente comando piazza che lo invitò munirsi altro salvacondotto quello da lui posseduto non essendo valido perchè Stato jugoslavo essendo stato riconosciuto dall'Intesa non doveva più considerarsi come facente parte dell'ex monarchia. Maggiore protestò dichiarando essere accreditato presso Governo locale sloveno non presso autorità serbe ed aggiungendo nulla risultargli circa predetto riconoscimento. Annunziò che sarebbe partito per Vienna per riferire missione ed avrebbo lasciato Lubiana resto del personale. Due ore dopo un maggiore Svikovich si presentò aJ De Giorgis e lo informò d'ordine generale Smilianich che invito era un ordine e che egli

doveva partire con tutto il personale il giorno successivo. Prima partire De Giorgis inviò protesta scritta al Governo sloveno. De Giorgis dichiara che suoi rapporti col Governo sloveno non erano <eattivd, ma ehe tale Governo è ridotto funzioni puramente amministrative mentre su tutto domina autorità militare serba. Ritiene trattisi di ordine proveniente da Belgrado.

(l) -Non si pubblica, ma sull'argomento cfr. n. 321. (2) -Gruppo indecifrato.
455

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL DELEGATO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, SALVAGO RAGGI

L. Roma, 22 febbraio 1919.

Ho ricevuto la sua ed ho avuto in pieno Consiglio dei Ministri, col Presidente scambio di idee che non dovevo più venire, io, a Parigi, nelle condizioni attuali.

Se crede farei fare una corsa al Commendator Agnesa. Per me sarebbe imperdonabile confondere la questione coloniale affricana con quella asiatica, e sacrificare quella a questa. Sono tutte e due importanti ai fini dell'avvenire d'Italia e poggiano su ragioni e fatti assolutamente diversi, nessuno dei quali è barattabile.

Le ho spedito tutte le note che ho dirette al barone Sonnino, ora gli vado scrivendo una pazza proposta a riguardo del Yemen e dell'Assir. Insomma ho pensato che Idris ed Imam Yaia potrebbero essere in nostra mano quello che i Faysal ed i Bliss sono stati nelle mani dell'Inghilterra e della Francia. Perché ldriss non potrebbe fare arrivare alla Conferenza la voce di simpatia per l'Italia nei rapporti del mandato che questa potrebbe esplicare in Arabia?

E lei che conosce Idriss, non potrebbe premere su Sonnino? Ho invano atteso il promemoria preannunziatomi dal Presidente del Con· siglio e da Lei. Si teme di sottoporlo alla critica del Ministro delle Colonie?

456

APPUNTI

LA VERA QUESTIONE ADRIATICA (l)

Parigi, 22 febbraio 1919.

Non è il caso di ddscutere la questione dell'arbitrato proposto dagli jugo

slavi: il senso di giustizia, oltre che un comune interesse nell'oS!servanza rigo

rosa della procedura del Congresso, e nel rispetto dei suoi diritti, ha ormai

definitivamente seppellito questo tentativo che non può non sembrare, per più

di una ragione, tendenzioso.

Ma caduta la proposta, restano pur sempre nella discussione dell'opinione

pubblica gli argomenti sui quali fondano gli jugoslavi le loro ,pretese in eon

trapposizione alle rivendicazioni italiane.

Si afferma da essi il diritto di rivendicare ·le terre adriatiche secondo il principio di nazionalità, fondando tale dil'itto sulla maggioranza numerica della popolazione slava in confronto di quella italiana.

Gli italiani in Dalmazia -secondo la tesi jugoslava -erano al 1910 soltanto 18.000. Ma è ormai noto, ed anche rigorosamente documentato, che i censimenti austriaci posteriori a quello del 1865 hanno voluto, per evidenti ragioni politiche, decimare Ja popo]azione italiana in Dalmaz.ia, che deve, secondo gli ac·certamenti .statistici più rigorosi ed imparziali, essere riportata alla cifra di 80.000.

Del .resto, anche se, per ipotesi si dovessero accettare per vere le cifre statistiche ufficiali austriache, che ·cosa signifi·cherebbero se non una documentazione autentica del continuo sforzo intrapreso dall'Austria, con tenacia grandissima e senza alcun scrupolo di mezzi, dal 1865 in poi per snazionalizzare ~a Dalmazia? Infatti nel 1865 le statistiche ufficiali austriache danno la cifra di

55.000 italiani, contro 18.000 del 1910! Più interessante sarebbe stabilire la cifra originaria della popolazione italiana nei primi anni dopo il trattato di Campoformio (1797) quando cioè l'Austria ebbe, per violenza di guerra, il territorio istriano e dalmata della Repubblica veneta.

Ma questa lenta erosione dell'elemento italiano ,può in a-lcun modo diminuire l'imprescrittibile diritto dell'Italia su quelle terre? La sopraffazione dell'elemento slavo non è in rapporto ad un fenomeno migratorio determinato dalla necessità di espansione, ma il risultato deHa politica austriaca ·contro l'Italia.

Dunque: •spostamento arti.ficioso, e in molti casi coatto (impiegati governativi) di elemento slavo in terre sempre italiane etnicamente, geograficamente, storicamente, e politicamente venete, cioè italiane, sino al 1797.

Sarebbe accademicamente ozioso discutere le teorie dffi princÌjpio di nazionalità: teoria francese di • fatto d:i volontà •, teoria tedesca di • fatto di natura •. Nella questione ·che si discute -date le premesse dimostrate -non può evidentemente prevalere il criter:io della popolazione attuale, ·che, applicato, anche nell'esplicazione della forma plebiscitaria, non potrebbe nelle •Condizioni attuali che portare ·alla sanzione politico-giuridica di una violenza, sanzione compiuta dallo stesso sopraffattore. Il criterio della popolazione attuale potrebbe anche •condurre all'assurdo teorico di dtritti ,su territori esteri, politicamente liberi, dove per ragioni economiche si siano determinati flussi immigratori di tale importanza da superare, in taluni casi, la popolazione indigena (Argentina).

Del .resto gli stessi jugoslavi non han domandato per bocca del capo del potentissimo partito agrario, Radic, la rettifica di frontiera a nord-est, per collegarsi agli Czechi, riferendosi all'etnica originaria di quei territori ed escludendo il criterio della popolazione attuale? Radic ha testualmente detto: • La domination magyare a dénationalisé le long des frontières de l'Autriche et de la Hongrie, les ilots croates e tslovènes qui formaient une chaine sans solution de continuité entre Tchèques et yougoslaves. Ce serait une restitution que de nous attribuer ces territoires (Temps, 17 febbraio) •.

Il fatto dunque della 'soggezione politica dell'Istria e della Dalmazia alla Austria imposta per violenza di guerra non può costituire un diritto duraturo, neppure per gli attuali pretesi eredi dell'Austria, così come non lo costituirebbe

'"'"'".

per l'Alsazia-Lorena, qualora fossero 1sorte colà questioni simili a quelle in discussione. In che cosa :sarebbe diminuito il dirttto della Thancia da un plebiscito contrario all'annessione, ·che fosse formulato in queHe regioni dove la Germania ha applicato gli stessi si•stemi austriaci di snazionalizzazione? In verità la questione va riportata alla sua vera essenza.

Dimostrato, e la storia è buona testimone, •che l'Istria e Ia Dalmazia sono state terre romane prima, veneto-italiane dopo, in mare italiano, tali anche politicamente sino ad epoca recente (1797) e che solo per violenza di guerra e non per fatto di volontà sono 1state tolte all'Italia, si afferma che oggi questa, per il suo diritto, può rivendicarne l'appartenenza. E si noti: il diritto non scaturisce in questo caso dalla forza del vincitore ma dalle ragioni ideali, e quindi nazionali che hanno determinato la guerra per affermarsi ed attuarsi. Non più controversie dunque fra italiani ed ex-nemici, ieri assertori di violenza, ed oggi ostentatori amabili e sorridenti, dinanzi al mondo, di principi di tlibertà, ma semplicemente una questione italiana giuridico-politica di Tivendicazione di territori italiani per la quale debbono valere come titoli il diritto documentato, i sa•crifi.ci di 1sangue, il ·coraggio nelle ore più disperate, ila fede negli accordi Alleati.

Prima dell'attuale guerra poteva dirsi esistere una questione italo-austriaca non ·come controversia, ma come violazione, da parte dell'Austria, di uno stato d'i diritto politico dell'Italia sul territor.io adriatico.

La questione, come fu già una volta violentemente risoluta fPer forza d'armi contro giustizia, è stata nuovamente risolta, secondo giustizia questa volta, dall'Italia. Che cosa significa dunque sollevar oggi, con tanti sforzi a.rtificiosi, una questione italo-jugoslava se non riproporre nuovamente all'Italia, -dopo quattro anni di durissima guerra vittor.iosa -l'antica • questione • i taio-austriaca? Gli jugos.lavi (croati-sloveni) sono -non si dimentichi -gli austriaci, i nemici di :ieri, e non basta essersi aggregati all'ultima ora aUa Serbia sotto un comune denominatore, che è al più un'indicazione topo-geografica e non di nazionalità, e recitare il tardivo • confiteor • di un rinnegato lealismo austriaco, per annullare i diritti, non dell'ultima ora, dell'Italia.

Si comincia, invero, a confondere un poco, o molto secondo i ·casi, fra serbiczeco-slovacchi e jugoslavi, e si estendono volentieri a questi quelle ragioni, sentimentali e politiche, che, valide per gli uni, non lo sono altrettanto per gli altri. Gli jugoslavi, quando ancora si ·chiamavano semplicemente croati e stl.oveni, cioè austriaci, han ·combattuto contro i serbi con 1lo stesso accanimento manifestato contro gli italiani, e, quel ·che .più conta, con spirito politico austriaco che appunto in quell'accanimento trovava la sua esplicazione. Oggi lo negano: ma ordini del giorno del comando ·supremo austriaco, dell'Imperatore Carlo, documenti trovati indosso a prigionieri ed a ·caduti dimostrano in modo inoppugnabile che H lealismo degli jugoslavi per l'AUJstria era riconosciuto, lodato, incoraggiato.

Malgrado questo gli jugoslavi non essendo stato riconosciuto dalle Potenze il loro Governo, dopo tentativi ed dncertezze, han deciso di unirsi alla loro nemica di ieri, alla Serbia, per farsene scudo ed in certo modo occultare il loro vero essere; un contrabbando politico insomma.

t-

Invero chi potrebbe affermare che i serbi e gli jugoslavi costituiscono una formazione politica omogenea, determinatasi per affinità, e reciproca elezione? La Ungua è diversa, la religione anche: ·cattoltci gli jugoslavi, ortodossi i serbi. Nessuno ignora le dispute sorte fra essi, ed il continuo inasprimento de11e loro relazioni fa legittimamente pensare •che questa artificiosa unità statale porta già in sè il germe della dissoluzione, e che deve 'la sua esistenza oggi ad una mera opportunità politica, s:liruttata dai dirigenti, ma non accetta dalle masse. (Vedi in proposito le interv.iste da Zagabria pubblicate da Charles Rivet nel Temps del 17 febbraio). Il proclama di Agram a firma di Radic, pubblicato finora dalla sola stamrpa tstraniera (non francese) e in cui si protesta dagli jugoslavi contro l'unione con ·la Serbia, e se ne denunciano le violenze, è già un documento storko, assai eloquente.

Per :.le ragioni esposte l'Italia avrebbe potuto ·con giusta intransigenza, rivendicare totalmente, sin dalla sua entrata in guerra i territori strappatile il 18 ottobre 1797, e doè quelU indicati nell'articolo 6 del trattato di Campoformio: ~.'!stria, J.a Dalmazia, .Je Bocche di Cattaro. Tuttavia per spirito di liberalità e di .contemperamento del proprio diritto con i bisogni altrui, generosamente riconosciuti, ammise che agli jugoslavi potessero essere ·concessi sbocchi nell'Adriatico.

E qui è opportuno rilevare subito una cosa: si è creata in Francia l'opinione evrata, e pur diffusa, che all'infuori di Fiume, non esistono veri L9bocchi per i serbi-croati-sloveni nell'Adriatico. Non è vero.

Anzitutto è inutile ripetere le ragioni generali :per cui l'Italia rivendica, con altro, anche Fiume; ma è necessario dire che Fiume è interamente italiana anche secondo il criterio della popolazione attuale, essendo colà i croati in una infima minoranza numerica e intellettuale. Fiume è città italiana di spirito e di manifestazioni di vivere civile, ed era stata riconosciuta fin dal 1779, dal Governo di.Maria Teresa, libera da qualsiasi unione con la Croazia, con ,larga autonomia comunale, e con :proprio Governatore ungherese.

Del resto il porto di Fiume, secondo le statistiche del 1912, non rappresenta che una piccola parte (il 3 %) del movimento marittimo della Jugoslavia, che :potrà liberamente svolgersi anche sotto amminis•trazione italiana. Ma se la Jugoslavia vorrà, potrà facilmente spostare questo piccolo movimento verso Buccari, ,porto servito dalla stessa ferrovia di Fiume, e che Napoleone considerava come n più bel :porto dell'Adriatico, ed in altri porti attissimi alla navigazione ·commerciale.

Occorre accennare anche alle ragioni strategiche per cui l'Italia non può rinunciare a quelle garanzie di fatto che solo costituiscono la libertà politica e civile di un paese? Si è, con ingenuità e con artificio, parlato di una neutralizzazione dell'Adriatico, come se la novissima tattica navale scaturita dagli insegnamenti tecnici di questa guerra, non dimostrasse che è facHissimo, disponendo di buone basi navali, improvvisare in tempo relativamente breve, un leggerissimo naviglio da guerra, capace all'offesa e alla difesa, e in ogni caso di arrestare o menomare il traffi·co commereiale marittimo di un paese.

La Lega delle Nazioni -aggiunge •ta.luno -deve rendere vana ogni diffidenza nella futura fraternità del domani, e superflua ogni garanzia. Non sembra però che i serbi-croati-sloveni la pensino ·così se, proprio essi, nella recente esp01sizione del loro programma, politico-territoriale, fatta recentemente al Comitato dei Dieci, han domandato dalla parte della Bulgaria, l'annessione di una larga striscia di territorio che implica l'lncorporazione di Viddin, Tsaribrod e Strumitza. Molti giornali han trovato • legittima • tale domanda dicendo ·che ·essa deve garantire il futuro regno ·contro un nemico di cui è nota la perfidia. Ed allora pevchè non si vuol riconoscere dagli stessi jugoslavi, che ·l'invocano per essi, e dagli altri, le garanz.ie strategiche di •cui l'Italia ha, in ben più difficili condizioni, bisogno per la sua nuda costa indifesa? Dagli uni si domandano territori sui quali non si vanta alcun diritto politico, per la sola ragione strategica, o per avidità politica, addirittura territori d:i nazioni alleate (Montenegro) e che, in nome appunto dei principi di nazionalità, CÌOVrebbero essere negati; per le rivendlcazioni dell'Italia si aggiunge la ragione strategica alle molte altre, già da sole sufficienti.

Concludendo: come per la Francia nel 1870, ·Così per l'Italia nel 1797 è incominciato l'irredentismo dei suoi ~rritori adriatici perduti. La data più remota non ·costituisce alcuna differenza, non potendosi ammettere, ·come per le ordinarie forme giuridiche di possesso, una prescrizione di diritto; del resto anche a volerlo ammettere, la continua prot.esta, ed affermazione di tale diritto dimostrano la non accettazione dello stato di fatto. La maggior durata di dominazione straniera su terre italiane costituisce, se mai, un maggior diritto di rtparazione dell'oltraggio patito. Sanata la violazione del diritto con la vittoria delle armi, non doveva per l'Italia rinnovarsi questa violazione per parte dell'antico nemico (austriaci-croati-sloveni) sotto nuove spoglie (jugoslavi), e, dopo le ·concessioni generose dell'Italia agli jugoslavi, non poteva esistere alcuna questione itala-jugoslava, ·come mai di diritto è esistita.

La vera • questione • Adriatica dunque si riduce oggi al puro diritto italiano di rivincita di un suo territorio altra volta perduto; l'Italia non chiede ·soltanto le simpatie degli aHeati, ma la loro :piena solidarietà nel riconoscimento ed attuazione di questo suo diritto che implica un interesse non italiano soltanto, ma latino·. Quell'interesse che oggi, per forza di concordia, ha trionfato contro una minaccia di cui la triste esperienza del passato, l'incerto domani non possono darci la sicurezza ·che non si rinnovi.

(l) II documento, rinvenuto nel fondo Conferenza della Pace, è privo di firma e di destinatario.

457

RELAZIONE DEL DELEGATO E CONSIGLIERE TECNICO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, DE MARTINO, PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

Parigi, 22 febbraio 1919.

Gli interessi italiani in Asia Minore sono connessi ai seguenti elementi

interferenti:

l) Accordi dell'Italia con Francia e Inghilterra.

2) Assestamento generale dell'ex impero ottomano.

3) Eventuali accordi fra Italia e Grecia.

4) Lavori della Commissione internazionale degli • affari greci •.

La Commissione degli • affari greci • ha iniziato l'esame delle aspirazioni greche in Asia Minore sulla base del memoriale Venizelos, il quale rivendica Smirne con una regione che si estende a sud sino all'altezza di Castellorizzo.

Il Delegato americano nella seduta di ieri espresse il parere che il c claim • greco non è fondato; che in tutta la Turchia dev'essere instaurato un nuovo regime che dia garanzia di sicurezza e di progresso alle popolazioni, che secondo il XII paragrafo dei 14 punti di Wi:lson ,la regione in questione deve rimanere sotto la sovranità turca; che per necessità economiche non si può scindere la regione costiera dall'altipiano retrostante.

I Delegati di Francia e d'Inghilterra accettarono le pretese greche, pur !imitandone alquanto l'estensione territoriale. Entrambe concedono la città di Smirne. Gli inglesi fanno partire la delimitazione greca nel golfo di Adramiti a nord, i francesi nello stesso golfo, ma più a sud. E sotto Smirne gli inglesi fanno terminare la linea a nord di Sca.lanova (ciò che conferma le notizie da me raccolte a Londra nello scorso dicembre); i francesi la fanno terminare nel golfo di Mendelia (vedi carta annessa).

Io sostenni che l'esame delle aspirazioni greche non si può scindere dal generale assestamento dell'Asia Minore; che forzatamente quest'ultimo deve precedere; che la Commissione non è investita di tale mandato; conclusi chiedendo l'aggiornamento di questa parte dei lavori della Commissione.

Inglesi e americani si opposero; il Delegato francese ,emise l'ipotesi che la Commissione potesse procedere nei lavori prendendo atto delle riserve che la delegazione italiana credesse formulare.

Ma il presidente Cambon avendo appoggiato la mia domanda (conforme le intese precedenti con me), fu deciso di sospendere l'esame delle aspirazioni greche in Asia Minore e nelle isole, passando ad altro argomento per guadagnare alcuni giorni.

Nella conversazione che ebbi il giorno prima col signor Cambon, questi convenne che: l) la Commissione non poteva procedere nei suoi lavori c en dehors • dell'Italia; 2) era giustificata la nostra domanda di aggiornamento in vista della evidente interferenza di interessi italiani e greci nella regione in questione. Egli aggiunse però che la deliberazione in proposito spetta ai nostri rispettivi ministri.

Successivamente il signor Pichon convenne con V. E. nella opportunità di aggiornare per alcuni giorni il lavoro della Commissione.

Tale è lo stato odierno delle cose.

Se la Commissione dovesse procedere nei suoi lavori prima che le rivendicazioni italiane in Asia Minore fossero trattate e definite tra i Governi, ne potrebbe derivare grave nocumento e compromissione alle rivendicazioni stesse, nonostante le riserve o l'opposizione della delegazione italiana.

In proposito mi permetto attirare l'attenzione di V. E. nelle seguenti considerazioni:

l) Sarebbe consacrato un • fatto compiuto diplomatico • a favore della Grecia e a danno dell'Italia, visto che la regione in questione è rivendicata da entrambi i paesi.

13 -Documenti diplomatici -Serie VI -Vol. II

.....,

2) Ne risulterebbe assai indebolita la nostra azione intesa a mantenere la Francia e richiamare l'Inghilterra all'osservanza degli accordi agosto 1917 che attribuiscono Smirne all'Italia.

3) Perderebbe molto del suo valore la nostra eventuale rinunzia a Smirne a favore della Grecia e sarebbe quindi più difficile richiedere congruo compenso agli alleati, e richiedere arrendevolezza alla Grecia riguardo la costa albanese.

In tale stato di cose parrebbe opportuno intraprendere una vivace azione presso i Governi alleati:

l) Alla Francia che riconosce la validità degli accordi agosto 1917, far presente che essa non ha diritto di disporre a favore della Grecia di territori che essa ammette spettano all'Italia.

2) All'Inghilterra, che nega la validità di detti accordi, far presente: a) la già nota nostra tesi sulla validità di quegli accordi e in linea subordinata l'ammissibilità dell'articolo 8; b) che, in ogni caso, prima di ammettere alcuna rivendicazione greca in Asia Minore, l'Inghilterra dovrebbe trattare con l'Italia almeno ,sulla base dell'articolo 9 del trattato di Londra di ,cui essa riconosce la validità; c) che in linea generale, anche per ragioni di cortesia, a parte le considerazioni di alleanza, la trattazione delle rivendicazioni italiane in Asia Minore dovrebbe aver la precedenza di fronte alle aspirazioni greche, dato che entrambi i paesi rivendicano lo stesso territorio; d) che quanto alle isole egee permane nel suo pieno vigore l'art. 8 del trattato di Londra.

Quindi la necessità di definire prontamente la questione delle rivendicazioni italiane in Asia Minore.

Ottenendo questo risultato, e sgomberando così il terreno di uno fra i grandi problemi che ci sovrastano, il Governo italiano acquisterebbe d'un tratto una maggiore libertà d'azione nella trattazione degli altri nostri interessi principali e secondari, senza contare i benefici effetti riguardo la pubblica opinione italiana.

Veniamo ora al caso che, trascorsi alcuni giorni, nulla sia concluso fra i Governi e che la Commissione riprenda i suoi lavori. In questa eventualità, a parziale tutela degli interessi italiani, la delegazione italiana, se V. E. consente, dovrebbe: l) dichiararsi d'accordo con gli americani e appoggiarli con copia di argomenti circa la inscindibilità della regione costiera dall'altipiano;

2) di fronte a Francia e Inghilterra sostenere la tesi già da noi propugnata secondo la quale la definizione del generale assetto dell'Anatolia debba precedere l'esame delle aspirazioni greche;

3) sempre di fronte a Francia e Inghilterra passare senz'altro nel campo

degli impegni di quei due stati di fronte all'Italia, sostenere energicamente e

vivamente che gli alleati stessi non sono liberi di disporre a favore della Grecia

di territori che l'Italia rivendica sulla base di accordi;

4) di fronte alla prevedibile resistenza da parte degli inglesi e francesi (che può essere appoggiata allo specioso pretesto che le rivendicazioni italiane si tratteranno in altra sede), la delegazione italiana dovrebbe non limitarsi a formulare una riserva, ma esprimere la propria opposizione e ritirarsi dalla seduta.

458

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN LONGARE

(ACS, Carte Orlando)

T. u. 479. Roma, 23 febbraio 1919, ore 12,15.

Ricevuto tuo telegramma relativo luttuosi fatti Livorno (1). Ho poco da aggiungere a quanto telegrafai già a Sonnino, che te lo avrà comunicato. È morto ieri uno dei due francesi feriti. Dal complesso impressioni risulta confermato che vi fu provocazione grave da parte dei francesi, tanto che malgrado la reazione violenta, lo stato degli animi nella città è ancora molto eccitato e abbiamo avuto ieri lo sciopero generale di protesta che speriamo di comporre oggi. Aggiungo che la stessa attitudine del console francese e del comandante di tappa di Livorno non ha avuto intonazione di protesta, e Barrère ieri non potè formulare nessuna concreta ragione di protesta. Come ho telegrafato a Sonnino, io mando una inchiesta che procederà simultaneamente a quella disposta dall'ambasciata di Francia in maniera da cercare d:i ottenere l'accordo nelle conclusioni. Non ti nascondo però che la persistenza dello stato di irritazione della città rende problematico che l'inchiesta possa iniziarsi immediatamente.

459

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando; ed. in S. SoNNINO, Carteggio 1916-1922, pp. 571-572)

T. R. 481/860. Parigi, 23 febbraio 1919, ore 21 (per. ore 24).

Rispondo al tuo telegramma 471 (2) incrociatosi ,col mio 837 (3).

Colla deliberazione di ieri della conferenza si è evitato ogni risoluzione formale di precedenza dei preliminari pa,ce con la Germania di fronte a quelli colla Austria ecc., ma sostanzialmente l!'imane sempre hl. proposito fermo dei tre nostri Alleati di ,stringere al più presto e innanzi tutto i preliminari stessi con la Germania senza preoccuparsi di rinviare indefinitamente il resto. Per quanto riguarda la tua domanda circa atteggiamento della Francia ti comunico che ieri Pichon appoggiava esplicitamente Balfour nel volere espressamente affermare ·la precedenza germantca malgrado le mie precise obiezioni ed accettò la proposta americana solo in via 'conciliativa. Ebbi un bel mettere in rilievo i pericoli che deriverebbero dal lasciare aperto un ampio gioco alla Germania per imbrogliare tutte le altre questioni relativamente alla Russia ed ai vari piccoli Stati ed all'obbligo ·che si imponeva a noi •Col 'lasciare aperte tutte le questioni austro-ungariche di non procedere al disarmo mentre tutti gli altri

--·

Alleati avrebbero smobilizzato. Non abbiamo sufficienti armi in mano per costringere gli AHeati a condurre di fronte tutte le trattative e •le sole buone ragioni di equità e di logica servono a poco. Unica difesa nostra sta nel conservare una attitudine di ferma irremovibilità nel mantenere i d~itti riconosciuti dal Patto ·di Londra e le nostre aspirazioni. La morale pratica poi di tutto questo è che non dobbiamo precipitare il noto disarmo per non trovarei a mal partito di fronte alle pretese ed al bluff dei iugoslavi. Anche Diaz concorda in ciò.

(l) -Cfr. n. 441. (2) -Cfr. n. 442. (3) -Cfr. n. 440.
460

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 482/1152. Parigi, 23 febbraio 1919, ore 23,50 (per. ore 3 deL 24).

Risposta 468 (1).

Ho interpellato di nuovo generale Brancaccio che è in rapporti amicizia con generale Gondrecourt ed ho anche recentemente udito esprimere pensiero predetto generale sull'argomento. Risulta che generale Gondrecourt desidera un segno che attesti prestazione da lui data sul nostro fronte a compenso della minore prestazione che ha potuto dare sul fronte occidentale per cui non ha avuto ancora croce di guerra francese che ambisce. Generale Brancaccio confermami che a tale scopo risponderebbe bene croce merito italiana che ha identico valore croce guerra francese e che sarà accompagnata da speciale motivazione ciò che costituisce procedimento insolita eccezione. Debbo perciò ritenere che tal concessione anche per eccezionale forma con cui verrà attuata debba rappresentare per generale Gondrecourt segno di alta distinzione e dò tanto più che non tutti addetti militari principali potenze che sono in Italia hanno avuto questa decorazione. A tale proposito mi auguro che nessun apprezzamento venga fatto che possa comunque diminuire altissimo valore di tale decorazione che fu conferita a •Sovrani e a capi eserciti come ai più modesti gregari e che è il simbolo più significativo dell'elette virtù militari che il nostro popolo ha luminosamente dimostrato nella guerra.

461

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 160. Parigi, 23 febbraio 1919.

Ferrante previa sosta Torino prosegue stasera per costà dopo avere qui conferito. Occorrerà avvertire generale Elia che azione politica di cui telegramma

n. 47 (2) dovrà essere strettamente coordinata con quella Ferrante per Vilayet

.....

Konia e Cazà Macri e con Carletti per rimanente parte meridionale Vilayet Smirne. Prego altresì richiedere generale Elia mettere a disposizione Ferrante tutti mezzi di materiale e di pe.11sonale di cui egli potesse abbisognare compreso eventualmente automobile. Oc•correrà anche ·Che Ministero Marina metta a sua disposizione un mezzo. Ferrante chiede portare seco Campoli e nulla osta da parte mia. Sarebbe opportuno che anche maggiore medico Cavallini partisse con Ferrante.

(l) -Non si pubblica. (2) -Cfr. n. 108.
462

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL SUO SEGRETARIO, BIANCHERI

T. 814/162. Par'igi, 23 febbraio 1919 (per. il 23).

Conferenza ha effettivamente deeiso riconosdmento Governo del signor Paderewsky. Man mano quindi ·che se ne presenterà ·l'occasione dovranno trarsi da tale riconoscimento le conseguenze e l·e applicazioni che implica tale atto internazionale.

463

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO AD ATENE, ROMANO AVEZZANA

T. 163. Parigi, 23 febbraio 1919.

Rispondo suoi telegrammi n. 1026 e 243 (1).

Condivido parere circa convenienza esercitare presso autorità elleniche azione calma con fermezza. In tal senso voglia dare istruzioni al console Nuvolari. Vossignoria farà inoltre presente Governo Atene danno proveniente da agitazione fittizia che viene suscitata mediante divulgazione notizie infondate. Non è vero che si formino bande albanesi nei territori di nostra occupazione. Non è vero che siano accaduti fatti comparsi nella stampa ellenica. Comando Italiano è sicura garanzia contro ogni disordine. Mi riservo inviarle maggiori particolari chiesti a Valona per togliere valore campagna tendenziosa.

464

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL COMMISSARIO POLITICO PRESSO LA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A VIENNA, MACCHIORO

T. 164. Parigi, 23 febbraio 1919.

Interessa molto, specialmente per avvenire porto Trieste, che ferrovie Pontebba-Tarvis-Villach-Gorizia-Assling-Rosenbach-Klagenfurt mettano in comuni

cazione diretta Italia e Austria tedesca senza passare su territorio jugo-slavo che parrebbe concordato provcvisoriamente ai fiumi Gailitz, Gail, Drava [ma] dovrebbe essere spostato ad oriente della Wocheimer Sava. Se ciò risultasse impossibile sarebbe assolutamente necessario assicurare continuità almeno ferrovia Pontebba spostando confine provvisorio fino ad oriente del passo Predil e confluenza Gail Drava. Prego adoperarsi attivamente in questo senso nel modo che Ella riterrà più conveniente e informarmi. Segue dispaccio con schizzo.

(l) Non si pubblicano ma cfr. n. 418.

465

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. GAB. 26. Costantinopoli, 23 febbraio 1919.

Pur confermando il mio telegramma n. 24 (1), convengo che i due nomi· nativi citati nel telegramma di V. E. n. 137 (2) possono essere utili, specialmente Aliotti ·cui andrebbe tuttavia raccomandata cautela. Anche Vassallo può servire Smirne, ma mio avviso più per propaganda patriottica nella città che per ·contatto con elementi turchi. Manfredi telegrafa conv~nzione crescente colà che il vilayet passerà alla Grecia, il rChe provoca profondo malessere popolazione mussulmana. Manfredi aggiunge che greci intensificano contrabbando di armi e munizioni.

466

IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI, S. PIACENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, E AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ

T. 799/1676. Valona, 23 febbraio 1919 (per. H 23).

Seguito notizie comunicatemi da comandante Perricone e delle quali comandante stesso, richiesto, ebbe a darmi piena assicurazione, ho inviato a generale Franchet d'Espérey telegramma di cui trasmetto testo per quegli ulteriori parssi che codesto ministero credesse fare.

• Da generale Piacentini a generale d'Espérey.

Ho l'onore segnalare a V. E. che, da notizie controllate risulta che capitano francese Bil1es e capi gendarmeria... (3) e polizia Scutari si sono recati nelle località di Dristi e Boksi e Musolini incitando popolazione contro reparti italiani recatisi a presidiare Dristi e Prekali facendo credere che italiani, come già

fecero austriaci avrebbero requisito bestiame e legname violato donne. Inoltre abitanti villaggi sopra indicati furono invitati a fare petizione a colonnello De Fourtou per nominare colà suoi direttori. Segnalo a V. E. procedimento del capitano Billes e di altri dipendenti da comando francese Scutari come manifestazione avversa agli italiani e in opposizione alla unità di azione e al cameratismo che debbono inspirare condotta alleati. Quanto sopra comunico anche a mio Governo •.

(l) -Non si pubblica. (2) -Cfr. n. 413. (3) -Gruppo indecifrato.
467

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO (l)

T. 810/1698. Comando Supremo, 23 febbraio 1919 (per. il 23).

Seguito 1550 A.C.Op. datato 16 corrente (2) comunicasi seguenti telegrammi pervenuti da generale Segre pregando far conoscere urgenza intendimento codesta presidenza del ,consiglio. Intanto è stata ordinata chiusura linea armistizio a sud Tarvis. Primo telegramma: • Incidente Saloch trascinasi penosamente. A Lubiana nascono di continuo difficoltà nuove per provocazioni sia autorità slovene sia specialmente serbe solo superate da abilità tatto dignità grandissimi nostri ufficiali colà distaccati ben compresi necessità restare sul posto mentre autorità locali mal soffrono ciò. Fra l'altro è stata rifiutata trasmissione di un telegramma in cifra. Non si esclude che recente visita colà ufficiali francesi di cui mio n. 2326 abbia peggiorato nostra condizione. Sembrami che Governo locale sia esautorato rispetto Belgrado. Credo occorra prepararci a qualche energica azione. Potrebbe forse servire occupazione Ober Lubiana. Ma frattanto urge molto energico intervento codesto comando supremo con Governo nostro per richiamo Lubiana... (3) verso di noi... (3).

E fino a che ciò non sarà fatto risultava vietato qualunque pur larvato... (3) inizio mia azione relativa applicazione clausole armistizio in Slovenia che però urge provvedere anche perchè comunicato ufficio tedesco ha insistito su ingiusta diversità trattamento ricupero oggetti artistici noi rubati. Concludendo occorre revisione armistizio •.

2° telegramma:

• Seguito mio 2540 P. S. Autorità serbe Lubiana hanno ordinato a nostro personale colà distaccato di rientrare immediatamente a Vienna. Insisto immediata misura gravissima, frattanto prego Trieste interrompere ogni comunicazione fra Italia e Jugoslavia •.

(l) -Il telegramma venne inviato, per conoscenza, anche ai ministeri degli Esteri e della Guerra, divisione stato maggiore, e alla sezione militare della delegazione italiana alla conferenza della pace. II testo qui pubblicato è pertanto quello giunto al ministero degli Esteri. (2) -Cfr. n. 364. (3) -Gruppi indecifrati.
468

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 360/3953. Roma, 23 febbraio 1919.

Macchioro telegrafa quanto segue:

• Ufficiali italiani missione Lubiana sono stati obbligati autorità militare serba abbandonare città ed arriveranno questa sera Vienna. Segre ha telegrafato governatore Trieste sospendere comunicazioni con paese jugoslavo. Telegraferò dettagli dopo ritorno ufficiali • (1).

469

L'INCARICATO D'AFFARI A PRAGA, LAGO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 808/30. Praga, .... febbraio 1919 (per. il 23).

Telegramma di V. E. n. 92 (2).

Ho avuto oggi ·colloquio con Masaryk su diversi argomenti di cui riferisco a parte. Ho profittato occasione per accennare sorpresa di V. E. nel prendere visione cartina dimostrativa presentata Benes includente !stria Trieste e Gorizia nella Jugoslavia. Masaryk senza esitazione mi ha risposto crede trattarsi errore perchè linea condotta delegazione czeco-slovacca nei riguardi aspirazioni italiane è tale da escludere assolutamente simili malintesi. A titolo semplificazione mi

ha detto Benes non contesterà certamente italianità di Trieste e di Pola. Osservo per parte mia che anche generale... (3) mi ha parlato di tale carta esibitagli occasionalmente da rappresentante czeco-svolacco a Vienna. Masaryk mi ha ripetuto esplicitamente e con fermezza che sebbene una parte impulsiva dell'opinione pubblica si lasci sedurre da pregiudizi jugoslavi ignorando tuttora quale fattore della politica mondiale sia Italia, tutti gli uomini politici responsabili lo sanno bene e Governo czeco-slovacco farà politica assolutamente realista... (3).

(Per tutti). Durante la esposizione delle aspirazioni cecoslovacche nella riunione di ieri sig. Benes toccando delle comunicazioni cecoslovacche al mare Adriatico si riferì ripetutamente alle relazioni che Cecoslovacchia avrebbe avuto perciò con Austria Magiaria e Jugoslavia e solo una volta menzionò anche Italia. Su una delle cartine consegnate dal sig. Benes ai delegati delle grandi potenze per chiarire la sua esposizione e precisamente in quella riguardante i confini cecoslovacchi e jugoslavi !stria Fiume Trieste e Gorizia vengono indicati come paesi jugoslavi. Tanto per notizia di V. S. •·

In data 22 febbraio Sonnino inviava inoltre a Lago il seguente tel. n. 158: • Telegramma di V. E. 24. Autorizzo V. E. far notare, senza insistervi, nostra sorpresa per cartina di cui si tratta •·

't

(l) -Sull'argomento cfr. •anche n. 454. (2) -Si tratta del seguente tel. datato Parigi, 7 febbraio 1919, ore 10,30, inviato da Sonnino a Praga, Parigi, Londra, Vienna e Budapest: • (Meno Lago) ho telegrafato al R. incaricato d'affari a Praga quanto segue:

(3) Gruppo indecifrato.

470

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO (l)

T. 812/1705. Comando Supremo, 23 febbraio 1919 (per. il 24).

Seguito 1968 a. C. (2).

Riepilogo !situazione e informazioni pervenute circa noti incidenti Saloch. Nostro inviato Lubiana da generale Segre ricevette intimazione partenza da comandante militare piazza Lubiana cui ordini erano stati evidentemente trasmessi da Belgrado.

Presidente e vice presidente Governo provvisorio Lubiana erano partiti per Belgrado giorno prima. Intimazione venne fatta dichiarando che, avendo Intesa riconosciuta la Jugoslavia, le clausole del nostro armistizio (tra le quali è compresa facoltà invio commissione per controllare esecuzione armistizio) non siano più applicabili ai territori già appartenenti Austria-Ungheria e ora compresi Jugoslavia. A prima intimazione nostro rappresentante cercò esimersi ricevendo però ordine perentorio partire giornata successiva. Capo nostra missione Lubiana giunto Vienna 21 sera, rimanente missione seguiva giorno susseguente meno un tenente lasciato Lubiana con due carabinieri perchè ammalati. Nostro rappresentante prima di partire da Lubiana ha presentato due proteste scritte ad autorità locali.

Sembra evidente intenzione Governo Belgrado non apparire diretto agente ma cercare coprire propria responsabilità dietro persona comandante piazza. In conseguenza di tale avvenimento governatore Venezia Giulia e comando 3• armata su richiesta generale Segre hanno ordinato chiusura linea di armistizio a sud Thorl (Conca Tarvis) ed ogni movimento che non sia per nostre esigenze militari e per nostre esigenze civili interesse nazionale. Approvo tale misura.

471

IL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 483. Parigi, .24 febbraio 1919, ore 0,15 (per. ore 4).

Non ho potuto telegrafarti questi ultimi giorni perchè attendevo elementi per diverse questioni. Questione rifornimento carbone. Questa questione dipende

·---·

da quella generale del tonnellaggio che poserò risolutamente nella seduta di dopo domani martedì del supremo consiglio economico. Poichè la questione degli approvvigionamenti italiani è iscritta al primo numero dell'ordine del giorno di tale seduta in seguito al dibattito che ho sostenuto lunedì scorso, ho diramato a tutti i membri del consiglio superiore economico un memoriale che rispecchia la nostra grave situazione così per le derrate alimentari come pel carbone e le altre importazioni a noi necessarie. Seduta stante distribuirò altro memoriale che propone le misure da prendere. Dopo gli accordi finanziari conclusi da Stringher a Londra le misure si riassumono sostanzialmente nel sollecitare l'accordo finanziario coll'America e nella assegnazione di un sufficiente tonnellaggio all'Italia così dall'Inghilterra come dall'America integrandolo anche con tonnellaggio neutrale se avremo crediti neutrali che all'uopo Stringher sta trattando. Come già ti ho telegrafato la seduta di martedì avrà importanza effetti per tutti i nostri approvvigionamenti. Questione esportazione sete verso Svizzera. Ho lungamente discussa questione sete nel comitato interalleato del blocco ma ho dovuto convenire che non si può chiedere abrogazione controllo per la seta che può servire ad usi bellici fino dopo la imposizione dei controlli sulle fabbriche nemiche di materiale bellico. Tale imposizione fa parte dei progetti militari per la continuazione dello armistizio o meglio per la firma dei preliminari di pace. Mentre nei giorni scorsi e nei futuri ho continuamente fatto e farò turno con Salvago Raggi pel consiglio dieci, giusto mio telegramma del 15 e tua risposta stesso senso, ieri ho assistito allo svolgimento della proposta Balfour che ci obbliga fra tutto il resto a presentare per giorno otto marzo le nostre domande sia per imporre le condizioni finanziarie ai nemici come per stabilire le condizioni economiche da accordarsi ai nemici. Così tutto il lavoro affidatomi va condensato in pochi giorni. Ho costituito oggi nei nostri uffici una nuova commissione finanziaria presieduta da Brofferio e una nuova commissione economica presieduta da Lucciolli. Ho distribuito a ciascuno il proprio lavoro. Ho determinato come se ne dovrà riferire ai ministeri competenti costì. Ho stabilito di chiamare per prossimi giorni parecchie delle personalità rappresentanti direttamente attività nazionali, indicatemi nella nota mandatami da Ciuffelli. Sto facendo tutto il possibile per essere pronti ad introdurre in tutte le commissioni della conferenza tutte le nostre domande man mano che singole questioni verranno in discussione e tutto ciò in perfetta collaborazione con Sonnino D'Amelio ed altri membri più notevo-li della delegazione. Come comprendi l'approvazione della proposta Balfour ci ha fatti entrare tutti nel periodo acuto dei lavori e delle decisioni e siamo tutti spiacenti di non averti qui come capo e guida. Ma confidiamo che lavori parlamentari siano presto esauriti e che tu giunga qui in tempo per riassunti e decisioni definitive. Devo però chiederti se non ti sembri molto pericoloso che io lasci tutte le questioni finanziarie ed economiche senza coordinamento centrale dal primo marzo al giorno dieci. Intendo dire che secondo il tuo invito ed il mio vivissimo desiderio dovrei essere Roma giorno due e rimanervi per discussione Camera. Ma se partissi dovrei abbandonare tutto il lavoro qui proprio nel momento culminante per il suo svolgimento nell'interno della delegazione come per il suo svolgimento nelle commissioni finanziarie economiche internazionali dove io D'Amelio siamo rimasti ormai soli a difendere interessi italiani. Dovrei

necessariamente essere sostituito da altro Ministro perchè neppure Attolico potrebbe tenere testa ai ministri degli altri paesi. Sono sicuro che avremo vivaci battaglie. Parmi perciò opportuno richiederti libertà d'azione. Se appena possibile ve•rrò Roma dove mi attendono anche mia famiglia e molte :importanti questioni ma se abbandono fosse troppo pericoloso resterei qui fino al giorno in cui stato lavori mi consentirà partenza. Attendo comunque istruzioni. Questione importazione carbone dalla Germania è connessa con quella dei preliminari di pace. Posso assicurarti che la terrò presente per introdurla in qualsiasi sede possibile.

(l) -Il telegramma venne inviato, per conoscenza, anche ai ministeri degli Esteri e della Guerra, divisione stato maggiore, e alla sezione militare della delegazione italiana alla conferenza della pace. (2) -Cfr. n. 467.
472

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO (l)

T. 815/1716. Comando Supremo, 24 febbraio 1919, ore 1,30.

Seguito miei precedenti 1698 A. C. e 1705 A. C. relativi noti incidenti Saloch (2).

Ordine di partenza da Lubiana a nostra delegazione commissione armistizio costituisce a parere di questo comando grave arbitrio e ingiustificata offesa nostro prestigio. Generale Segre propone occupazione Lubiana. Questo Comando a prescindere soluzione incidente Saloch e riparazione e soddisfazione ad esso connesse, non ritiene per ora necessario nè opportuno tale provvedimento purchè venga data adeguata riparazione. Solo allora potrà essere riaperta linea armistizio attualmente completamente chiusa.

D'altra parte è assolutamente necessario salvaguardare per intero nostro prestigio anche nei riguardi delle rivendicazioni in corso e di quelle progettate che nostra commissione armistizio sta trattando con Governo austro-tedesco. Menomazione nostro prestigio si risolverebbe immediatamente in una maggiore resistenza delle autorità austro-tedesche nell'aderire alle nostre richieste. Sembrerebbe pertanto necessaria azione nostro Governo o su autorità jugoslave oppure su Governo serbo per ottenere rapide adeguate riparazioni per atto arbitrario compiuto. Tali riparazioni potrebbero ad esempio consistere immediato rinvio della nostra delegazione a Lubiana ove dovrebbero venire ad essa resi i dovuti onori dalle autorità locali. Intanto questo comando, allo scopo d'impedire che provvedimento chiusura linea armistizio verso Jugoslavia colpisca Austria tedesca e repubblica ·czecoslovac·ca ha disposto che direzione trasporti provveda per attuare treni di vettovagliamento con inoltro via Innsbruck e Tarvis in sostituzione di quelli già inoltrati via Lubiana.

(l) -Il telegramma venne inviato, per conoscenza, anche ai ministeri degli Esteri e della Guerra, divisione stato maggiore, e alla sezione militare della delegazione italiana alla conferenza della pace. (2) -Cfr. nn. 467 e 470.
473

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando; ed. in S. SoNNINO, Carteggio 1916-1922, pp. 573-574)

T. u. 487. Roma, 24 febbraio 1919, ore 19,15.

Ti trasmetto seguenti telegrammi successivamente pervenutimi dal nostro comando supremo: l) telegr. n. 1550 A.C.Op. del 17/2 ore 4; 2) telegr. n. 1698 A.C.Op. del 23/2 ore 12,30; 3) telegr. n. 1716 A.C.Op. del 23/2 ore 23,20; 4) telegr. A.C.Op. del 23/2 ore 19,55 (1). Come mio commento ai telegrammi ehe ti comunico, io trovo ·che è impossibile non dare un seguito alla ·cosa, e ciò non solo per necessità del nostro prestigio ma anche e più per ·la questione di principio •che viene ad essere sollevata e secondo la quale gli jugoslavi pretendono di sottrarsi agli obblighi dell'armistizio. Con ciò io non arriverei ai mezzi estremi ·che supporrebbero l'impiego della forza militare ma mi mostrerei risoluto a non fermarmi dinanzi a nessun ostacolo se non viene accolta una soluzione che salvaguardi il nostro prestigio e i nostri interessi, anche tenuto conto di elementi di conciliazione e di transazione conciliabili con quelle ragioni. Non mi sembra il caso di far passi presso il Governo serbo per molte ragioni, fra cui

Cfr. anche il seguente promemoria, anonimo e senza data, che cosi riepiloga gli avve

niment~:

INCIDENTI LUBIANA

12 febbraio -Un treno speciale di profughi proveniente da Vienna, durante una sosta alla stazione di Saloch presso Lubiana è avvicinato da soldati jugoslavi in uniforme serba e da borghesi che strappano dai vagoni bandierine italiane, abbruciandole, insozzano con fango stemmi italiani, e proferiscono violenti insulti in lingua slava contro la nazione italiana.

Il Comando Supremo riferendo il fatto con telegramma n. 1550 del 17 febbraio comunica di aver incaricato il Generale Segre di presentare una vibrata protesta all'Autorità di Lubiana, chiedendo punizione dei colpevoli con riserva di ulteriori provvedimenti. Analoga comunicazione perviene al Ministero Affari Esteri (vedi telegran1.ma 3296, 15 febbraio di S. E. Borsarelli) e da R. Ministro a Belgrado (vedi telegramma 3490).

12-20 febbraio -In seguito all'incidente ed alla protesta italiana la situazione si va facendo sempre più difficile e penosa. La visita di un ufficiale francese pare influi"ca sul peggioramento delle condizioni. Le autorità slovene sembrano assolutamente subordinate a quelledi Belgrado. Il generale Segre riterrebbe opportuna azione energica per esempio l'occupazione di Ober-Laibach (vedi telegramma 1698 Comando Supremo). Il generale Segreinvia nel frattempo a Lubiana il maggiore De Giorgis.

20 febbraio -Il maggiore De Giorgis riceve dal comandante la piazza di Lubiana l'intimazione di partire: gli ordini dovevano essere pervenuti da Belgrado. Il Presidente ed il Vice-Presidente del Governo provvisorio di Lubiana partiti il giorno precedente perBelgrado.

L'intimazione viene fatta dichiarando che, avendo l'Intesa riconosciuta la Jugoslavia,le clausole dell'armistizio (fra cui era la facoltà d'inviare rappresentanti per controllare l'esecuzione dell'armistizio stesso) non sono applicabili ai territori della ex-monarchia ora facenti parte della Jugoslavia.

Provenendo l'ordine dalle autorità serbe, il maggiore De Giorgis dice di essere accreditato presso il Governo sloveno e di nulla sapere del riconoscimento della Jugoslavia da parte dell'Intesa, e che avrebbe richiesto istruzioni a Vienna.

Dopo due ore il maggiore Svikovich comunica al maggiore De Giorgis l'ordine del generale Smiljanic di partire con tutto il personale il giorno successivo.

21 febbraio -La missione diretta dal maggiore De Giorgis lascia Lubiana dopo aver protestato verbalmente presso il Comando di Piazza ed in iscritto presso autorità locali. Rimane a Lubiana un tenente, ammalato con due carabinieri (vedi telegramma 1705 Comando Supremo e 3978 R. Ministro a Belgrado).

22 febbraio -In conseguenza di questo fatto il Governatore della Venezia Giulia e il Comando della 3• Armata a richiesta del generale Segre ordina la chiusura della linea di armisti7 iO a sud di Thorl (conca di Tarvis). La misura è approvata dal Comando Supremo (Telegramma 1705 del Comando Supremo).

24 febbraio -Il Comando Supremo con telegramma 1716 comunica di aver disposto perchè il rifornimento per l'Austria tedesca e per i Czeco-Slovacchi continui via Innsbruck e Tarvis.

,._

la principale questa: che verremmo a riconoscere che esso ha rappresentanza ufficiale per quei territori. La sede propria presso cui [pOrtare la questione è proprio la conferenza dei Dieci e lascio a te di determinare quali le vie e i mezzi a ciò più opportuni. Sarà anche bene che tu ne parli ·con Diaz che tsi trova sul luogo.

(l) Cfr. nn. 364, 467, 470 e 472.

474

L'ADDETTO ALL'UFFICIO STAMPA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, APERLO, AL VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, VILLA

(ACS, Carte Orlando)

T. 492. Parigi, 24 febbraio 1919, ore 20,30 (per. ore 22,50).

Seduta odierna congresso Turkhan Pascià ha esposto rivendicazioni alb!:inesi estendendole a tutti territori già ceduti dalle potenze al Montenegro Serbia e Grecia con trattati 1878 di Berlino e 1913 Londra. È da mettere in particolare evidenza nel nostro interesse la tesi rivendicazioni Turkhan Pascià come quella che è diretta alla formazione di uno stato che ha sempre avuto con noi e avrà importanti rapporti. Questione Polonia è stata aggiornata per esaminare possibilità trasporto truppe polacche nelle loro regioni, e forma concorso alleati.

475

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 494/877. Parigi, 24 febbraio 1919, ore 21,Ì5 (per. ore 24).

Nella seduta odierna Balfot~r ha riferito che delegato inglese Montagu dopo aver ricordato che al primo marzo scade coupone rendita austriaca, lo aveva informato che rappresentanti Stati ex monarchia per evitare discredito e danni che deriverebbero da mancato pagamento, sono preparati farvi fronte avendo i mezzi, purchè questo loro atto non significasse pregiudizio alle questioni della ripartizione dei debiti pubblici. Deciso riferire questione comitato finanze, anche perchè proponga testo telegramma da inviare ai detti rappresentanti. Se ne discuterà di nuovo domani. Salvo esame termini tale comunicazione, che mi parrebbe il caso fare trasmettere a mezzo missione militare o per altra via, sono dal canto mio favorevole soluzione proposta. È stato poi approvato testo definitivo note decisioni originate da proposta Balfour. Chiesi ed ottenni che nella decisione relativa Austria Ungheria venisse inclusa menzione, come in quella relativa Germania, dei diritti territoriali austro-ungarici fuori Europa, così da comprendervi anche questione settlements cinesi. Delegazione Albania per bocca Turkhan Pascià espose poi sue rivcndicazioni relative integrità ed autonomia Albania in forma

precedentemente fissata con noi. Questione venne deferita commissione rivendicazioni greche per dsparmio personale connessità argomento.

Infine commissione polacca comunicò desidel'io comm~ssione Varsavia che siano mandate colà truppe polél.cche ora in Francia e Foch illustrò necessità a tale scopo costituire base a Danzica ed occupare con truppe alleate linea ferroviaria da Danzica a Polonia. Balfour sembrava poco propenso inviare forze alleate in Polonia se non in semplice via di rappresentanza. Questione fu rimessa in fine ad altra seduta in attesa ricevere rapporto comitato marittimo su possibilità trasporto truppe Yia mare e per dare modo americani consultare generale Bliss. Ordine del giorno per domani include questione debito pubblico austroungarico; Marocco ed eventualmente Polonia. Non ho mancato anche quest'oggi di insistere privatamente presso Balfour e Milner per pronta soluzione nota questione occupazione militare in Asia Minore, facendo rilevare importanza che decisione venga presa ed attuata prima riapertura nostra Camera.

476

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI, CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. PRECEDENZA ASSOLUTA 493. Roma, 24 febbraio 1919, ore 22,20.

Sonnino ti spiegherà il 1ecente grave incidente avvenuto a Lubiana. Ti dirò, in sintesi, che dopo di avere aggredito un treno di italiani e bruciata la nostra bandiera, autorità jugoslave di Lubiana intimarono alla nostra delegazione per l'armistizio di abbandonare la città. Come tu vedi, insieme ad una questione di dignità e di onore nazionale, concorre una grave questione di interesse nazionale posto che jugoslavi motivano lo sfratto dato alla nostra delegazione col dire che essi non potendo essere considerati come nemici non intendono sottostare alla legge dell'armistizio. La prima proposta fatta dal capo della delegazione fu di oc,cupare militarmente Lubiana. Comando supremo ,come misura più prudente vi sostituì la chiusura della linea dell'armistizio, il che importa che non passano più treni di rifornimento viverì, mentre i treni per Vienna e Praga si .fanno passare per Tarvis. Io avevo telegrafato a Sonnino segnalando la gravità dell'incidente ed aggiungevo che mi pareva 'Che di esso dovesse occuparsi Consiglio Dieci. Stavano così le cose quando ,stasera è venuta a trovarmi 'la commissione interalleata dei rifornimenti residente a Trieste presieduta da Giuffrida. Commissari americano ed inglese, sia pure in .forma amichevole e cortese, protestarono per interruzione treni che rende impossibile attuazione loro programma. Aggiunsero che dovevano questa sera telegrafare ad Hoover ,che aveva chiesto loro spiegazioni in proposito. Risposi 'che la questione non era tecnka ma strettamente politica e, dopo aver accennato ai fatti avvenuti, lasciai intendere che, ove provvedimenti economici non si fossero potuti mantenere, noi saremmo stati costretti a ricorrere ad altri mezzi coercitivi. Questa mia dichiarazione fece molta impressione e comm1sswne dichiarò che non intendeva inasprire una situazione già difficile, ma mostrarono il desiderio che io telegrafassi a te per avere in proposito un colloquio col signor Hoover. Bisogna che tu faccia ciò con la massima sollecitudine possibile dovendo io dare una risposta entro domani. Data la gravità politica dell'argomento è pure necessario che tu conferisca con Sonnino cui darai comunicazione del presente telegramma. Delegato inglese mi domandò se avevo nulla in contrario che egli si recasse subito a Lubiana per fare intendere ragione a quei signori. A ciò risposi consentendo e ,credo che la via di uscita a questa grave situazione possa essere precisamente nella mediazione di americani ed inglesi che inducano jugoslavi a renderei soddisfazioni che ci sono dovute. Debbo finalmente avvertire per tua norma che attitudine delegati inglesi ed amerkani non era inizialmente favorevole. Per quanto mia conversazione abbia influito a modificarla, essi non lasciarono di ripetere che non era giusto lasciar morire di fame le popolazioni. Al che io dovetti rispondere che ciò era vero, ma si trattava di evitare guai maggiori. IIllsisto perché tu mi dia una risposta entro domani sia pure interlocutoria.

477

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 488. Roma, 24 febbraio 1919.

Ti rimetto la parte delle mie comunicazioni relative alle nostre aspirazioni nazionali perchè tu mi dica il tuo p;uere e proponga quelle modificazioni che credi.

Per ciò che riguarda lo spirito generale del documento ti prego considerare le seguenti difficoltà fra cui ho dovuto muovermi. Non era possibile tacere perchè saremmo stati accusati di reticenza. Non era possibile assumere atteggiamento di grande sicurezza perchè purtroppo non vi corrisponde la realtà. Non potevamo assumere atteggiamento pessimista per la depressione che ciò avrebbe provocato nello spirito pubblico. Dovevamo mantenere fermo il patto di Londra, ma viceversa dovevamo anche dare soddisfazione allo spirito pubblico per Fiume. Non oso dire che la forma data a questa parte delle comunicazioni riesca perfettamente ad evitare tutte quelle difficoltà, ma ti prego di tenerle in conto come spiegazione dello spirito intimo che mi animò nello scrivere. Sarebbe desiderabile che le tue impressioni mi pervenissero qui entro mercoledì. Segue il testo: • L'Italia è tanto più lieta di aver potuto, non solo accettare, ma cooperare all'affermazione di questo spirito nuovo che il sentimento universale reclama, in quanto essa sente che ciascuna delle sue aspirazioni è pienamente conforme ai principi della più stretta giustizia. Sotto l'aspetto economico, nessuno ci può contestare questo doloroso primato, che, cioè, l'Italia è stata il paese che ha sopportato l'onere più grave della guerra, se si abbia riguardo anzichè alle cifre in assoluto, alla quota

relativa della spesa in confronto con la ricchezza nazionale. Ora l'Italia non chiede che una quota giustamente proporzionale deLle riparazioni ·che saranno fissate; e sono lieto di aggiungere che questo principio è stato ammesso dalle deliberazioni sinora ;prese dalla speciale commissione che esamina questi argomenti. Per ciò che riguarda accrescimento di territori non nazionali l'Italia ha ben volentieri accettato il principio che esclude il sistema della sottomissione o dell'asservimento di popoli, e vi sostituisce il compito ben più elevato della nuova etica internazionale di affidare ai popoli di civiltà più progredita la cura di popoli non ancora pienamente atti a reggersi in forma di stati indipendenti: la quale cura deve esercitarsi nell'esclusivo interesse di questi popoli, e non per un proprio diritto bensì in virtù di un mandato conferito dalla società dei popoli civili. L'Italia che con fierezza può rivendicare per il suo popolo un alto grado di civiltà, ha chiesto, e le è stato riconosciuto, il diritto di apportare un suo contributo a questa opera di progresso internazionale. E finalmente poi per quanto riguarda le sue aspirazioni nazionali, l'Italia ha creduto e crede fermamente nella giustizia di esse, poichè non domanda di più, ma non potrebbe ammettere di meno, che il ricongiungere a sè terre e genti di gloriose tradizioni italiane e di chiudersi nei naturali confini che la natura stessa le assegnò facendone in un medesimo tempo il paese più nettamente configurato e il popolo etnicamente più fuso tra quanti popoli e paesi l'Europa racchiude. Appunto perchè consapevole del suo diritto l'Italia non si nasconde quell'elemento di limite da cui il diritto non si può scompagnare: il limite cioè in cui diritto proprio tocca l'altrui. Non mossa prima da calcolo di interesse, nè turbata ora da risentimento verso la folle enormità di audaci pretese, l'ItaHa ha semptl'e riconosciuto spontaneamente la necessità di accordave in un giusto comprome.sso le proprie e le altrui necessità e di non fare prevalere il proprio interesse senza tener conto delle giuste esigenze di altri popoli. E carattere di compromesso ebbe sin dall'inizio quel trattato •col quale l'Italia entrò in guerra; altro non intese che di fare solennemente ri:conoscere dai suoi atl1eati quale estensione dovesse da:r1si a~ ,suo diritto nazionale: carattere di compromesso tangibilmente rivelato dalle rinunzie che quel trattato ammise e delle quali il valore è vivamente avvertito dal sentimento nazionale. Malgrado ciò, noi restiamo fedeli allo spirito conciliativo da cui quell'atto fu animato: il ·che perailtro non significa che l'Italia possa restare insensibile all'appello che le viene dalla italianisslma città, gemma del Quarnaro, che nei secoli ha .saputo fieramente difendere e H suo •Carattere nazionale e la sua nazionalità e la sua indipendenza.

Noi non riteniamo che ciò sia ammissibile in un momento in cui vuole che il mondo sia riscattato dal ricordo delle violenze usate sul diritto popoli.

Pur tra difficoltà di cui il popolo italiano deve fortemente rendersi conto, noi crediamo di dovere persistere nella piena difesa del nostro diritto, senza intransigenze cieche, ma ·con fermezza incrollabile. Questo diritto fu consacrato dalla somma incalcolabile di sacrifici e di pene sofferte da tutto il popolo, fu consacrato dalle centinaia di migliaia di italiani caduti per la causa della giustizia. Giustizia essi vollero per la propria patria e per il mondo, e questi due ideali nobilissimi, armonicamente coincidono in questa nostra serena affermazione del diritto d'Italia •.

478

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

(Ed. in S. SoNNINo, Carteggio 1916-1922, p. 574)

T. 490. Roma, 24 febbraio 1919.

In risposta al tuo n. 860 (1). Ne prendo atto: circa atteggiamento Francia ti confesso che me lo spiego soltanto nel caso che l'accordo sulle massime rivendicazioni territoriali della Francia stessa si fosse formato ovvero fosse in via di formarsi. Senonché, tutte le notizie di cui noi disponiamo escluderebbero ciò ed allora io mi domando quale interesse possa avere la Francia a vedersi imporre un così breve termine quando nulla accenna alla sicurezza di una soluzione a sé favorevole. Ho di ciò una riprova nell'atteggiamento di Barrère che ha appreso con senso di viva protesta la notizia della proposta Balfour. Per quanto poi riguarda la nostra smobilitazione essa procede con un ritmo da garantirci persino troppo largamente verso ogni bluff.

479

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA

T. 167. Parigi, 24 febbraio 1919.

Telegramma di V. S. 13. Approvo. Solo per notizia V. S. comunico che America contraria qualsiasi pretesa greca Asia Minore. Francia favorevole per zona che parte poco nord Ayvalik si spinge fino oltre ferrovia Soma Bandirma discende verso sud fino altezza Aidin giunge al ma,re nord Mandalia. Inghilterra per zona che comprende tutto golfo Edremit segue rpoi approssimativamente linea francese per fermarsi circa altezza Tire per giungere al mare nord Scalanova. Occol"l'erebbe che azione di cui telegramma n. 47 (2) comprend~sse anche vHayet Brussa Kastamonu Angora.

480

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL SUO SEGRETARIO, BIANCHERI

(Ed. in S. SoNNINo, Carteggio 1916-1922, p. 573)

T. 168. Parigi, 24 febbraio 1919.

È probabile sia dato ordine fra uno o due giorni procedere a sbarco e occupazione Adalia e Marmaritza. Prego informare Marina e Guerra perchè preparino fin d'ora truppa necessaria e navi. Raccomandi procedere preparativi evitando ogni pubblicità perchè notizia si sparga prematuramente e limitando primo invio a reparti strettamente necessari e accuratamente scelti (3).

(l) -Non si pubblica. (2) -Cfr. n. 108. (3) -A questo tel. Biancheri rispondeva con il seguente T. gab. 382/689 del 25 febbraio 1919, pervenuto a Parigi il 26: c Ho comunicato contenuto telegramma di V. E. n. 168 al presidente del Consiglio, Comando Supremo, ministero Guerra e Marina.
481

IL COMMISSARIO POLITICO PRESSO LA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A VIENNA, MACCHIORO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 818/55. Vienna, 24 febbraio 1919 (per. il 24).

Seguito mio telegramma n. 49 del 22 corrente (1).

Capitano italiano Caizzi in missione Marburgo fu da principio bene accolto da comandante locale forze jugoslave Maister. In seguito ordine proveniente Fell da generale Smiljanic ebbe anch'egli invito abbandonare Marburgo.

Finora egli non si è arreso a tale invito e rimarrà Marburgo finchè non sia materialmente obbligato partenza.

482

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

N. 1362. Roma, 24 febbraio 1919.

Con il mio telegramma-posta del 21 febbraio corrente n. 1318 (2) io chiamavo l'attenzione dell'E. V. sulla 1situazione in Arabia nei riguardi della tutela degli interessi italiani al:la Conferenza della pace in base ai ·concetti prevalenti nel progetto di costituzione della Società delle Nazioni.

Io mi permetto ritornare sull'argomento sottoponendo all'apprezzamento dell'E. V. una proposta che, dopo la relazione dell'Emiro Feisal alla Conferenza, potrebbe avere influenza nella soluzione della questione araba. Sono note le simpatie dell'Iman Jaia dell'J emen e dell'Idris dell'Asir e delle popolazioni delle due regioni per l'Italia -e quindi non sarebbe credo difficile fare in modo che quei due capi, che ora sembrano d'accordo, mandino uno o due rappresentanti alla Conferenza per perorare la loro causa di indipendenza invocando l'assistenza dell'Italia.

Ciò che il Feisal ha fatto per l'Inghilterra, e il siriano Chekry Ganem per Ja Francia, Idris e Imam Jaia potrebbero fare per l'Italia. Io sottopongo all'E. V. questa mia proposta pregandola di farmi conoscere se e quale attuazione possa darsi (3).

Ministero Guerra risponde quanto segue:

• Spedizioni per operazioni in Anatolia vennero allestite durante periodo guerra con truppe libiche e 4° reggimento speciale. Sopraggiunto armistizio e mutato il carattere di spedizione guerresca in penetrazione pacifica, truppe libiche rientrarono in Colonia, mentre suddetto reggimento tuttora a Rodi non è idoneo nuova missione, riterrei pertanto consigliabile destinare sbarco e occupazione Marmarica la Brigata Spezia ed un Gruppo Artiglieria Campagna della 35• divisione, attualmente disponibile a Salonicco, e per le analoghe operazioni su Adalia uno o due battaglioni del 34• fanteria con la 45• batteria da montagna, dipendente da corpo di occupazione dell'Egeo. Il primo di questo contingente sarebbe agli ordini del generale Ponzi, mentre le truppe per Adalia sarebbero comandate da ufficiale da destinarsi.

Prego V. E. comunicarmi previo accordo con S. E. Diaz, consenso quanto precede per disporre sollecitamente necessari provvedimenti di intesa col ministro della Marina.

S. E. il uresidente del Consiglio da me informato, approva la soluzione proposta, anche nella considerazione di non fare partire per ora truppe dall'Italia •.

A richiesta ministero della Guerra prego comunicare quanto precede generale Diaz e favorirmi istruzioni.

(l) -Cfr. n. 454. (2) -Cfr. n. 432. (3) -Annotazione marginale di G. de Martino: • Ministro Salvago. Parlato con Sir E. Crowe nel senso indicato. Egli si è riservato darmi una risposta. Ha osservato che gli par.e esista un trattato fra Inghilterra e l'Imam. l marzo 1919 •.
483

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. POSTA R. 1367. Roma, 24 febbraio 1919.

Ho ripreso in esame il progetto di costituzione della Società delle Nazioni nella parte che si riferisce alle colonie e ai territori asiatici (art. 19) e ho fermato specialmente la mia attenzione sul paragrafo seguente: • Il carattere del mandato dovrà differire secondo il grado di sviluppo del popolo, la posizione geografica del territorio, le sue condizioni economiche ed altre circostanze simili •.

Subito dopo questa enunciazione si delineano due diverse specie di mandati, quelli per i territori asiatici con facoltà di autodecisione (Asia Minore-Arabia) e quelli per i territori africani (Colonie tedesche). In questi ultimi poi si delinea la figura della incorporazione di una colonia allo stato mandatario (Africa sudoccidentale tedesca e isole del pacifico Australe).

Si ·tratta di due ca-tegorie di mandati nettamente distinte e da non confondersi, mandati africani e mandati asiatici, gli uni strettamente legati alla nostra questione coloniale per l'art. 13 del trattato di Londra, e gli altri legati a nostri interessi mediterranei contemplati da altri accordi.

Confondere le due categorie di mandato è lo stesso che sacrificare l'uno all'·altro, cioè a dire sacrifkare il programma africano a quello asiatico, o viceversa.

Ciò premesso per dimostrare il nostro diritto e il grande nostro interesse di tenere bene distinte le due cose, dirò che l'art. 19 del progetto di costituzione della Società delle Nazioni ammettendo implicitamente che l'Unione !sud-africana si incorpori l'Afdca sud occidentale tedes·ca, e l'Australia le isole del Pacifico Australe, dà a noi il diritto di invocare anche ora verso J'Inghilterra l'applicazione a nostro favore dell'art. 13 del trattato di Londra per avere i compensi equi come corrispettivo dei vantaggi ·che l'Inghilterra ha già virtualmente nelle colonie tedesche, poichè l'Unione sud-africana e l'Australia sono sostanzialmente la Inghilterra.

Riferendomi alla mia lettera del 21 di questo mese n. 1325 (l) sulle idee manifestate dal Rappl'esentante inglese in Etiopia, si può bene affermare che s·e quelle idee trionfassero o l'Italia non aves.<re Gibuti, l'aggiudicazione a noi del Somaliland britannico .sarebbe per l'Italia una palla di piombo al piede sia per la natura del territorio e delle popolazioni (Mullisti) sia per la impossibilità di ·esercitare un •controllo !su di es,s:i senza ba·se di una ·colonia (che dovrebbe essere quella contigua di Gibuti), ma eol solo contatto di un territorio a protettorato (Somalia settentrionale italiana) con due sultani che dominano.

In tale dannata ipotesi, dovremmo ridurci a Giarabub e al Giubaland nell'ultima delimitazione indkata al:la delegazione italiana dia questo Ministero. Ma ciò costituirebbe la soluzione di semplici questioni locali, mentre il non avere Gibuti farebbe cadere la base di qualsiasi nostro avvenire africano in Etiopia consacrando il fallimento di un'azione coloniale quasi semi secolare di cui non

rimarrebbe che il triste ricordo delle giornate di Adua e l'onere delle molte

centinaia di milioni inutilmente spesi in Africa, e la irrisione di aver dato alla

conoscenza dell'Africa orientale i più bei nomi che conosca la storia delle esplo

razioni geografiche.

Credo che per una grande potenza come l'Italia nessun altro vantaggio altrove

possa controbilanciare il danno gravissimo.

(l) Cfr. n. 433.

484

IL MINISTRO A BELGRADO, BORGHESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. R. 145/46. Be~grado, 24 febbraio 1919.

Da troppo poco tempo mi trovo in questa residenza per poter dare un giudizio esatto sulla situazione generale prima del mio arrivo, e sulle variazioni che dopo il mio arrivo si fossero verificate: da alcuni sintomi però, da qualche manifestazione -da notizie apparse nei giornali e da quanto mi fu riferito ho l'impressione che .effettivamente ci sia stata in questi ultimi tempi una lieve modificazione atmosferica non a noi sfavorevole.

La stampa in generale raccoglie quasi unanimemente e giornalmente articoli e notizie contro l'Italia -e contro le sue aspirazioni -accennando a barbarie ed atti di violenza commessi dalle truppe italiane sui nuovi confini e su territori occupati. Superfluo aggiungere che molte delle notizie pubblicate sono o assolutamente false o esagerate.

Nondimeno in questi ultimi tempi fu ammesso da alcuni la possibilità che tutte le aspirazioni del nuovo Stato non sarebbero state esaudite ed altri accennò anche alla eventualità che la conferenza di Parigi possa rappresentare una grande delusione dando, in gran parte, soddisfazione all'Italia. Per quanto voglia ricercarsi -se pure sulla stampa locale si riscontrino in questi ultimi giorni un minor numero forse di espressioni violentemente volgari contro il nostro paese -è pur certo che il risentimento contro l'Italia continua sempre ad essere la nota unanime di questa stampa -con la quale vuolsi cementare la stretta unione ed il completo accordo con i nuovi fratelli croati e sloveni.

Mi risulta invece che, malgrado tutte le smentite apparse nei giornali locali, le relazioni fra serbi e croati si fanno sempre più tese e hanno dato luogo recentemente a gravi disordini in varie parti del territorio. Anche la diversità di religione contribuisce al disaccordo fra i croati ed i serbi e la continua minaccia del « separatismo • rappresenta una spina che esulcera ed indebolisce l'unione sacrosanta dei vari gruppi.

All'interno le varie fazioni continuano le loro lotte e il partito repubblicano sembra accrescere i suoi aderenti. Fra i militari che qui rappresentano pur sempre un elemento non trascurabile nella politica del paese, serpeggia malcontento e si accenna anche alla possibiìità che qualora avesse a cessare di vivere il Re Pietro -se non prima -la dinastia dei Karageorgevitch avrebbe a cessare il suo regno.

Dalla riunione del Parlam<>nto, che dovrebbe aver luogo a giorni, si attende

un sensibile cambiamento nella \)roporzione delle rappresentanze dei vari territori

e nella composizione del GovPrno.

Il recente messaggio di Lansing -con il saluto al nuovo Stato jugoslavo è considerato qui come un vP.ro e proprio riconoscimento, e così del resto viene considerato da questo rappresentante degli Stati Uniti d'America. Questo messaggio, il ricon01scimento da parte della Norvegia e la lettera un po' incerta ma molto cordiale della Grecia hanno valso a rialzare non poco, in questa ultima settimana, il morale dell'opinione pubblica intellettuale jugoslava di Belgrado.

È però, a mio avviso, evidente che a tutte le esagerate aspirazioni dei neofratelli S.H.S. -e quindi alle esuberanti ed ingiustificate manifestazioni ostili all'Italia -abbia influito la convinzione, qui evidentemente infiltrata, di avere cioè l'appoggio morale, ed eventualmente economico, della Francia. Ora però, sia per un certo malcontento provocato dal rifiuto .da parte delle truppe serbe di evacuare il Banato, sia per dichiarazioni di maggiore cordialità fatte verso l'Italia, dal Generale Henrys, nel suo recente passaggio, e da alcuni ufficiali superiori francesi giunti adesso 'a rimpiazzare altri allontanati-si, sia dal tono di alcune comunicazioni fatte dal Comando dell'Armata di Oriente a queste autorità militari e dal tratto più simpatico che il capitano Risso riscontra fra gli ufficiali francesi, mi sembra di poter dedurre che, se da un lato vi è un momento di sosta nell'entusiasmo francese verso i ,s,erbi, dall'altro, o per reazione naturale o per indicazioni venute da Parigi, vi sia una tendenza a voler usare qualche maggior cortesia verso di noi, almeno in apparenza ed almeno in questo .paese.

È anche da notarsi che dagli ordini impartiti alle truppe francesi nel Banato risulta che essi non vogliono dare appoggio ai serbi e intendono rimanere del tutto neutrali nelle contese fra questi e gli ungheresi.

Ho riferito quanto precede all'E. V. perchè possa metterlo in relazione con le discussioni e con l'ambiente della Conferenza di Parigi ed eventualmente, ove lo creda opportuno, impartirmi quelle direttive che crederà del caso.

485

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO (ACS, Carte Orlando)

T. 505/879. Parigi, 25 febbraio 1919, ore 13,45 (per. ore 19,05). Mi riferisco alla comunicazione n. 1005 del 24 corrente (l) di questa delegazione italiana per J.a pace, sezione militare, comunicato anche a 'Codesta Presidenza, e richiamo l'attenzione di V. E. sulla inopportunità, quale risulta da tale promemoria, della brusca interruzione dei ,lavori della delegazione americana per la constatazione dei danni di guerra in Italia. Mi parrebbe che se anche si volesse

che tale delegazione estendesse i suoi lavori alle terre oltre il confine non conveniva intanto far sospendere i lavori facendola venire a Roma.

(l) Non si pubblica.

486

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL CAPO DI STATO. MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN LONGARE, AL MINISTRO A BELGRADO, BORGHESE, E ALL'INCARICA'.rO D'AFFARI A WASHINGTON, ARONE

(Ed. in S. SONNINO, Carteggio 1916-1922, pp. 574-575)

T. 171. Parigi, 25 febbraio 1919, ore 15.

Le comunico seguenti informazioni che mi pervengono dal Comando Supremo:

Dodici corrente soldati jugoslavi in uniforme serba unitamente alcuni borghesi strapparono e bruciarono bandiere italiane adornanti treno transito stazione Saloch presso Lubiana recante profughi internati itaìiani rimpatrianti, insudiciarono stemmi disegnati su taluni carrozzoni proferirono grossolane ingiurie indirizzo Italia. Ufficiale italiano della missione italiana di Lubiana fu incaricato protestare energicamente domandare punizione colpevoli. Non solo nessun provvedimento risulta essere stato preso ma anzi venti corrente tutto personale nostra missione militare fu invitato lasciare immediatamente Lubiana sotto pretesto che Stato jugoslavo essendo stato riconosciuto da Intesa territorio Lubiana non faceva più parte ex monarchia austro-ungarica. Generale Segre capo missione militare Vienna ha perciò ordinato sospensione comunicazioni fra Italia e paesi jugoslavi.

Prego V. E. richiamare la più seria attenzione di codesto Governo su quanto precede, chiedendo immediati provvedimenti. Se essi non venissero presi saremo costretti ad adottare quelle misure cui siamo autorizzati dalle clausole dell'armistizio con l'Austria, non potendo tollerare una situazione quale è fatta a militari. nostri e di cui è cenno più sopra.

487

IL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 502. Parigi, 25 febbraio 1919, ore 15,30 (peT. ore 17,35)

Ricevuto tuo telegramma ieri (1), circa incidente Lubiana, ho subito conferito con Sonnino e poi ebbi conferenza con Hoover.

Hoover ritiene che non possano rifornimenti alimentari essere usati come mezzi coercizione verso chicchessia, allegando che se noi rifiutiamo passaggio viveri per jugoslavi per fatti Lubiana, domani Francia potrebbe chiedere America tagliare viveri Italia per fatti Livorno. Sono scattato, esprimendo meraviglia

si paragonasse una rissa qualunque fra sudditi due grandi potenze civili e amiche, con atti politici compiuti dalla Jugoslavia contro Italia. Hoover allora disse che riferirà subito consiglieri politici americani, leggi Lansing e House, e mi ciarà risposta circa contegno ed attitudine che rappresentanti americani in Trieste e Lubiana terranno nella nostra questione cogli jugoslavi. Intanto Hoover chiede che sia assicurato rifornimento della Czeco Slovacchia, e specialmente Praga, proponendo sia affidato controllo americani passaggio dei treni per Praga attraverso tratto jugoslavo. Risposi parermi più conveniente avviare tutti treni per Vienna e Praga sulle due linee di Innsbruck e di Tarvis, evitando così passare Lubiana. Inoltre Hoover propone azione uscita [sic] per chiedere immediata messa disposizione della commissione interalleata di Trieste di materiale ferroviario sufficiente per il vettovagliamento di tutto l'ex impero austroungarico. Tale materiale dovrebbe essere fornito in giusta misura da tutti e da ciascuno degli Stati in cui si è diviso impero. Risposi che non vedo obiezione a questa proposta pel futuro, ma che intanto ti avrei telegrafato per~'~1è frsse aumentato a qualunque costo traffico alimentare sulle due linee di Jnnsbruck e di Tarvis, onde non derivino danni nè all'Austria tedesca nè alla Czecoslovacchia dagli incidenti di Lubiana e dal conseguente blocco sulla nostra linea armistizio verso jugoslavi. Ti faccio però notare che in questi giorni nessun treno alimentare dovrebbe essere in corso per Vienna, non essendo ancora risoluta questione finanziaria per rifornimenti susseguenti alle prime 24 mila tonnellate da noi spedite. Dovrebbe quindi esser facile far passare rifornimenti per Praga sulle altre linee non attraversanti Lubiana.

In questo momento Badoglio e Petitti mi telegrafano che hanno organizzato tre treni giornalieri per Praga via Tarvis. Credo sarebbe bene tu li richiedessi subito portare numero treni a cinque, ripeto cinque giornalieri. Ciò soddisferebbe pienamente Hoover e credo ci render,ebbe America favorevole. Credo fermamente che la questione dovrebbe essere portata subito, cioè oggi stesso, davanti Consiglio Dieci, perché ne abbia diretta conoscenza da noi, e si possa chiedere collaborazione contro evidente rottura armistizio. Invece Sonnino era stamane diverso parere. Non posso ora vederlo perchè recatosi fuori colazione, ma vedrò persuaderlo prima del Consiglio Dieci al quale prenderò parte.

Riferirò poi subito.

(l) Cfr. n. 476.

488

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

r. 508. Parigi, 25 febbraio 1919, ore 20 (per. ore 22,45).

S. E. Crespi telegraferà (l) tra poco dettagliatamente. Intanto pel caso sia utile qualche notizia informa che S. E. Sonnino non ha creduto trattare innanzi Comitato dei Dieci questioni Lubiana e rifornimenti Praga e Cecoslovacchia,

mentre su di esse è sorta discussione Consiglio economico seguito alcune osservazioni fatte da Hover sulle divergenze fra Italia e Jugoslavia, per cui Cecoslovacchia rimarrebbe priva di viveri. S. E. Crespi e on. Chiesa hanno dichiarato che I·talia ha fatto e farà possibile per assicurare rifornimenti, ma che di fronte contegno jugoslavi non può non riservarsi libertà d'azione ed eventuali misure di necessità militare.

(1) Cfr. n. 493.

489

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 688. Roma, 25 febbraio 1919, ore 20.

Mio telegramma 686.

Invio per posta diversi telegrammi ammiraglio Rombo. Ultima fase incidente è ia seguente: capo stato maggiore e comandante •Puglia• sono stati circondati, aggrediti, fischiati, colpiti da sassi folla in gran numero: comitato ammiragli alleati decideva intervenire con equipaggi alleati se dentro due ore ordine non ristabilito.

Consiglio Provinciale Spalato in forma ufficiale in presenza ufficiali rappresentanti alleati e Stati Uniti ha presentato sue scuse. Nave ammiraglia accettate scuse con riserva inchiesta e punizione responsabili.

490

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando; ed. in S. SoNNINO, Carteggio 1916-1922, pp. 575-576)

T. 508. Roma, 25 febbraio 1919, ore 21,50.

Prendo atto della comunicazione da te fatta al Governo serbo. Credo tuttavia che .sarebbe utile interessare dell'argomento la Conferenza dei Dieci se non in forma ufficiale, almeno in via di conversazioni personali, che tu potresti avere soprattutto fra gli americani e precisamente con House. A ciò mi induce la preoccupazione che gli americani si ostinino nel voler revocata la chiusura della linea di armistizio, la quale cosa rappresenterebbe per noi uno scacco, cui preferirei di lasciare intermediare un uomo dell'autorità di House per trovare una forma di equo componimento. 'I1elegrafo (l) analogamente a Crespi, col quale ti pl"ego pure di conferire.

(l) Cfr. n. 491.

491

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI. CRESPI, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 507. Roma, 25 febbraio 1919, ore 22,20.

Grazie del telegramma (l) circa incidente Lubiana. Ho visto che Sonnino ha portato la questione sul terreno diplomatico, ciò rende tanto più necessario che noi non facessimo la cattiva figura di mollare immediatamente sulla questione della chiusura della linea di armistizio. Come mezzo al fine, io farò subito un telegramma al Comando per spingerlo a fare i cinque treni giornalieri. Tu intanto continua tue trattative con Hoover, non fosse aUro allo scopo di guadagnai" tempo, io crederei opportuno che tu ti servissi con Hoover 'dello stesso argomento che ieri sera produsse un grande effetto sui delegati inglese ed americano: e cioè in quanto io dissi loro che la chiusura della linea di armistizio rappresentava una forma attenuata e conciliante di quelle reazioni, cui il Governo italiano avrebbe avuto diritto. Potei constatare la profonda impressione prodotta da questa mia dichiarazione, in quanto faceva intendere che il mantenere la chiusura era un mezzo al fine di evitare un conflitto più grave. Ti prego di dare comunicazione del presente a Sonnino e di conferirne con lui.

492

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO

(ACS, Carte Orlando)

T. 510. Parigi, 25 febbraio 1919, ore 22,45 (per. ore 0,30 del 26).

Commendatore D'Amelio mi incai"ica telegrafarle ri~osta telegramma 22 corrente (2) relativo commercio Fiume. Consiglio Supremo blocco ha deliberato ripresa commercio con tutti porti Adriatico ed entroterra in quanto già escluso dal blocco con precedenti deliberazioni. Con tale aggiunta significato della parola entroterra sembra chiaro. Adottando predetta espressione commercio sarà lecito oltre Fiume con Serbia Montenegro e non anche con Jugoslavia o con Austria, salvo ulteriori deliberazioni.

4!J3.

IL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI

E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 511. Parigi, 25 febbraio 1919, ore 24 (per. ore 4 del 26).

Nonostante vive insistenze Sonnino prima delle 15 mi ha dichiarato non voler portare incidente Lubiana davanti consiglio Dieci. Sono intervenuto al consiglio Dieci rper pochi minuti soltanto presentando proposta telegramma alla delegazione finanziaria degli stati dell'ex impero austro ungarico per permettere pagamento coupon austriaco al primo marzo. Tale proposta che feci a nome commissione finanza che presiedo in luogo di Salandra è stata approvata. Il telegramma viene spedito e confido perciò coupon sarà pagato evitando dichiarazione anticipata di fallimento da parte della ex Austria Ungheria. Mi sono poi recato al consiglio superiore economico assieme a Chiesa che ha partecipato alle discussioni.

In sede consiglio superiore economico Hoover ha dichiarato che per causa

delle querele fra le diverse popolazioni della ex Austria Ungheria e delle querele fra Italia e Jugo Slavia la Czeco Slovacchia sta per morire di fame. Ho dovuto perciò dichiarare non esistono querele fra Italia e Jugo Slavia, ma una estrema tensione fra lo Stato italiano vincitore e una parte di uno Stato nemico che non è riconosciuto da alcuno e che ha violato gravemente patti armistizio. Di conseguenza Italia ha preso misure necessarie proteggere propria dignità e proprio interesose, e si riservava libertà d'azione. Hoover e Loucheur chiesero allora se Governo acconsentiva studiare mezzi adatti rifornire Czeco-slovacchi. Risposi affermativamente riservando misure necessità militare. Posi nella dovuta luce condotta umanitaria Italia che finora è il solo belligerante che abbia seriamente provveduto sulle proprie riserve alla alimentazione suoi nemici. Resta perciò stabilito che si studierà da una sottocommissione del consiglio superiore economico come si possa provvedere vettovagliamento di Praga e czeco slovacchi salve e riservate le necessità militari dell'Italia.

Consiglio superiore economico ha poi stabilito rinviare a speciale sottocommissione studio della situazione approvvigionamenti alimentari carbone e materie prime per Italia.

Questa sottocommissione si radunerà giovedì mattina e vi prenderò parte. Ha poi discusso molti altri argomenti di vettovagliamento agli stati nemici, ma tutto andrà, credo, soggetto alla priorità che ho reclamato e che intendo difendere ad ogni oltranza.

Si è infine costituita sottocommissione del consiglio supremo per materie prime e vi ho designato Pirelli che arriverà domattina. Si è pure costituita sottocommissione finanza con Davis e Kloz. Vi ho designato Stringher con facoltà di sostituirlo da me oppure Attolico.

Dopo la seduta Chiesa manifestò desiderio non continuare partecipare lavori

consiglio superiore economico affermando che questi involvono troppo direttamente responsabilità suprema di Governo che egli declina perchè intende votare contro. Non so se egli veramente si dimetterà. Solo ti posso assicurare che lo trattai sempre colla massima cortesia ponendolo stamane al corrente di tutta, anzi di tutte le 1situazioni, ciò ·che mi pare anche ·curioso di fare con deputato che treplicatamente mi ha dichiarato sua opposizione politica. Cercherò Un.pedire sue dimissioni trattandolo sempre più cortesemente, ma non mi sembrerebbe neppure il caso insistere molto, salvo tue diverse istruzioni. La situazione dell'Italia che sarà studiata giovedì e giorni seguenti tornerà davanti al consiglio supremo economico lunedì giorno 3 alle or·e 15. Parmi impossibile non assistere.

Ritornando all'incidente Lubiana mi permetto insistere mio parere è assolutamente favorevole a condotta energica.

Anche Salvago Raggi che era al corrente mi disse molto confidenzialmente parergli necessario nortificazione formale al Governo jugoslavo seguita da notificazione formale ai Governi alleati, ma Sonnino sinora mantiensi contrario asserendo che saranno gli alleati a parlare. Ciò sembrami molto pericoloso perchè alleati avranno prima impressione dalla versione jugoslava anzichè dalla nostra. Mi permetto anche esprimerti mia viva preoccupazione per nostro contegno verso alleati che differisce sostanzialmente dalle promesse fatte, e da quello che Francia tiene nelle questioni tedesche. Mi riferisco al fatto che noi abbiamo fatto la spedizione di Libia e abbiamo adibito 21 piroscafi nemici ai nostri trasporti militari senza avvertire gli alleati. Ciò è assolutamente contrario agli accordi formali che tanto Stati Maggiori come Ministero Trasporti conoscono benissimo perchè presi dal ministro Trasporti Villa in presenza ammiraglio Grassi comandanti Genta e Lavezza. Di conseguenza comitato marittimo interalleato è furioso contro Italia e temo che parte delle nostre attuali difficoltà siano nascoste rappresaglie contro nostra mancanza agli accordi. Mi riferisco altresì al fatto che due ultimatum so n stati posti all'Austria uno riguardante consegna opere d'arte, altro riguardo consegna locomotive sospendendo vettovagliamento senza avvertire alleati. Ho appreso tali fatti dai giornali francesi. Non voglio parlare di questi fatti nè con Sonnino nè con Diaz nè con altri, perchè sono alieno sempre qualsiasi recriminazione. Ma credo mio pretto dovere segnalare a te la difficile situazione in cui siamo stati messi. Ora io cercherò di difendere come meglio potrò Governo dalle conseguenze di tali fatti ai quali in odierna seduta ha anche accennato Lord Robert Ceci!, ma confido che non accadranno più simili fatti perchè, se si ripetessero, ogni difesa sarebbe vana. Gradirò essere rassicurato al riguardo.

(l) -Cfr. n. 487. (2) -Cfr. n. 448, nota l.
494

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

T. 842. Parigi, 25 febbraio 1919.

In aggiunta al comunicato ufficiale odierno ti comunico il testo della comunicazione inviata a Vienna per il pagamento dei cuponi:

• Les Gouvernements alliés et associés ont appris qu'il y a quelque danger que les coupons à échéance 1 • Mars des dettes austro-hongroises, ne soient pas payés, à cause de l'incapacité des Gouvernements autrichien, hongroi et des autres Gouvernement intéressés, de parvenir à un accord au sujet de leur quotepal't respective de contribution à ce payement.

Les Gouvernements alliés et associés déclarent que, pour ce qui les regarde, toute mesure prise pour assurer 1e payement des coupons de Mars moyennant iles fonds communs, ne portera, en aucune façon, préjudice au réglement, à la Conférence de la Paix, de la distribution de la responsabilité pour la dette austrohongroise •.

Ecco poi 1e istruzioni inviate alla Commissione interalleata a Varsavia:

• Aux termes de la clause XVI de l'armistice du 11 Novembre 1918, les Alliés doivent avoir Ubre accès aux territoires évacués par les AHemands sur les frontières orientales, soit pa·r Dantzig, soit par la Vistule, afin de pouvoir ravitailler les populations et dans le but de maintenir l'ordre.

Par application de ces dispositions, les Gouvernements Alliés et Associés comptent transporter à bref délai en Pologne les troupes polonaises actuellement en France et en Italie. Ces troupes débarqueront à Dantzig, d'où elles seront transportées en .chemin de fer par Thorun et Mlawa.

La Commission Interalliée de Varsovie est priée de vouloir bien faire connaitre aux Gouvernements Mliés et Associés:

l) Si le débarquement à Dantzig et le transport envisagés sont garantis par le Gouvernement allemand, sans qu'il soit nécessaire de s'assurer des garanties par une occupation préalable de Dantzig et des voies ferrées par des contingents alliés.

2) La capacité et les possibilités matérielles qu'offre le port de Dantzig, au point de vue installation d'une base et des débarquements de troupes.

3) La capacité de transport, sourtout au point vue de la quantité de matériel roulant des voies ferrées Dantzig Thorun et Dantzig Alawa et des lignes polonaises correspondantes.

4) Le transport des troupes polonai1":es pouvant ètre considérablement accéléré s'il ne comporte pas de •chevaux, il importerait de faire connaitre dans quelle mesure les chevaux nécessaires pourront ètre trouvés en Pologne.

La Commission Interalliée doit, comme pour les négociations .précédentes, se servir de l'intermédiaire du Général Dupont •.

Nella discussione circa l'azione da svolgersi in Polonia Foch sostenne la necessità di c materializzare • prima la vittoria in Occidente per avere poi mani libere in Oriente e nominò la • frontiera del Reno •.

La questione del trattato di Algesiras non fu risolta oggi ma probabilmente sarà rinviata ad una commissione. Balfour fece cenno alle difficoltà che si hanno di decidere di abrogare un trattato quando, a parte i nemici, vi sono altri firmatari all'infuori di coloro che deliberano la abrogazione.

Mi è stata poi comunicata la seguente proposta del col. House: c Il colonnello House presenta le seguenti proposte: Affinchè la Conferenza possa procedere senza indugio all'esame delle condizioni preliminari di pace con la Germania per quanto concerne le approssimative sue future frontiere e la rinuncia alle sue colonie ed ai suoi diritti territoriali fuori d'Europa, si propone che queste questioni vengano sottoposte anzitutto ad un comitato di specialisti composto di tre

rappresentanti per ciascuno degli Stati Uniti, della Gran Bretagna, della Francia, dell'Italia e del Giappone, e che questo comitato abbia per compito di ridurre entro i limiti più ristretti che sia possibile le questioni da discutere e di_ fare raccomandazioni per una loro giusta soluzione.

Che il comitàto di cui sopra venga richiesto di presentare la sua relazione al Segretario Generale non più tardi di sabato 8 marzo. 25 febbraio 1919 •.

La proposta non è venuta ancora in discussione: quando venga proporrò che si tenga una identica procedura per quanto si riferisce all'Austria Ungheria, apponendo magari per la relazione una data diversa.

495

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

T. 880. Parigi, 25 febbraio 1919.

Tuo telegramma 24 febbraio n. 488 (1).

Approvo le comunicazioni che mi telegrafi. Aggiungerei soltanto in qualche punto il concetto delle necessità indeclinabili di sicurezza e di difesa che giustificano le nostre domande.

496

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 383/2052. Roma, 25 febbraio 1919 (pe1·. il 26).

Con riferimento mia precedente corrispondenza telegrafica (2) informo che su atteggiamento ribelli in Tripolitania ha avuto grave ripercussione approdo nave inglese a Misurata, a nostra insaputa, per liberazione prigionieri inglesi.

Essendo necessario che ci sia data una tangibile soddisfazione sarò grato alla

S. V. se vorrà informarmi del risultato dei ·passi fatti presso il Governo britannico.

497

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. 169. Parigi, 25 febbraio 1919.

Persona non autorizzata nel mondo americano manifestando che la Cunard Line si sarebbe gamntita un trattamento preferenziale nel porto di Fiume attribuisce alla difesa di questi interessi un presunto atteggiamento dell'Inghilterra meno favorevole all'annessione di Fiume all'Italia. Ad ogni buon fine prego V.E. accertare possibilmente se accordi siano intervenuti e di quale natura fra la Cunard Line e le autorità jugoslave.

.........

(l) -Cfr. n. 477. (2) -Cfr. nn. 308 e 383.
498

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MANZONI

T. 173. Parigi, 25 febbraio 1919.

Turkhan Pascià prega far pervenire a presidente Governo provvisorio Durazzo seguente telegramma. • Abbiamo presentato memorandum 15 corrente. Abbiamo esposte oggi nuove rivendicazioni davanti conferenza e sa,remo prossimamente sentiti dalla commissione specia·le. Facciamo tutto possibile per assicurare nostri diritti. Punto di vista francese tende soddisfare tutte aspirazioni Grecia. Inglesi ed americani 1so1tanto in parte. Italia sostiene energicamente nostra causa. Americani si dichiarano pronti modificare loro opinione davanti argomenti che possono convincerli. Delegazione albanese ~arrivata da Costantinopoli ieri aiuta e <Collabora con nostra delegazione. Eccettuato Halil pascià tutti gli altri sono sinceri. Preghiamo preparare lista danni causati Albania da greci nel 1915 e dagli imperi centrali durante occupazione per presentare richiesta indennizzo alla conferenza. Mandate anche lista ammontare somme ritirate da austriaci dalle casse prefetture momento loro partenza. Gurakuki e Kruya sono qui dal 12 corrente. Turtulis e Midhat e Bumci arriveranno tra poco. Copia memorandum spedita per posta •.

499

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO (l)

T. 832. Comando Supremo, 25 febbraio 1919 (per. ii 26)

Seguito 1716 (2).

Com'è noto per cooperare lavori note Commissioni americane Coolidge e francese Montaigu_ per determinazione linea demarcazione fra Jugoslavia e Carinzia e Stiria, generale Segre aveva inviato Marburgo suoi ufficiali ai quali, !Seguito incidente sorto Lubiana aveva dato ordine non allontanarsi detta· località se non ,costretti da minaccia usa-ve forza. In merito quanto sopra generale Segre telegrafa ora: • Miei ufficiali giunti 19 Marburgo produssero sorpresa diffidenza ostile. Data notizia, loro compito essendo quello informarmi circa arbitrato americano francese Stiria Carinzia sembrò ad essi che loro arrivo fosse interpretato preludio non accettazione nostra dei fatti compiuti. Comunque rotto primo ghiaccio stabilironsi assai cortesi relazioni con generale Maister che si dichiarò felice cooperare. Ma giorno 20 situazione cambiò profondamente. Al mattino tempestosa conversazione e al pomeriggio invito a lasciare territorio jugoslavo. Miei

i..,__

ufficiali risposero ricevere ordini solamente da me e che... (l) Jugoslavia per Italia era da noi considerato infondato. Essi poi ricevettero seguente ordine: " Da gene:rale Maister per incarico generale Smilianic. (Ripeto solamente parte sostanziale) Ufficiali i,taliani che passano linea tenuta da nostre truppe non si trovano più in Austria bensì nel regno serbo-croato-sloveno onde per qualunque loro missione... (l) occorre preventiva autorizzazione nostro comando supremo oppure Governo Belgrado, senza... (l) non permetto alcuna funzione ufficio".

Mi risulta che nostra presenza Marburgo solleva spirito locale tedesco ma data occasione generale Maister raccomanda propri ufficiali tolleranza perchè Italia ora più forte ma... (l) soldati che fra pochi anni batteranno l'Italia. Rinnovo rilievo necessità assoluta non sopportare tale scacco anche perchè limite esigenze Austria tedesca accresce oltremodo difficoltà Q.Ui già non piccole •.

Questo comando rileva da ciò conferma a quanto accennato nel telegramma 1705 data 23 corrente (2) e cioè che ordini relativi incidenti Lubiana provengono da autorità serbe e non da autorità locali jugoslave e che pertanto nostra azione dovrà essere rivolta su Governo Belgrado.

(l) -Il telegramma venne inviato, per conoscenza, anche ai ministeri degli Esteri e della Guerra, divisione stato maggiore, e alla sezione militare della delegazione italiana alla conferenza della pace. (2) -Cfr. n. 472 e anche n. 481.
500

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 294. Londra, 25 febbraio 1919.

Come V. E. avrà già saputo Steed è stato nominato Direttore del Times, in sostituzione di Dawson, ritiratosi in seguito dissensi con lord Northcliffie.

Prima manifestazione nuova direzione si può vedere in odierno articolo perfido e velenoso nel quale con medesima argomentazione dei Jugoslavi si caldeggia soluzione arbitrale.

501

L'INCARICATO D'AFFARI A PRAGA, LAGO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 941. Praga, 25 febbraio 1919 (per. iL 7 marzo).

Mio telegramma n. 33 (3) diretto al R. ministero e mio telegramma n. 38 (3) diretto a S. E. il ministro a Parigi. Masaryk presso il quale feci il passo di cui al mio telegramma n. 32 (3), mi espose la seguente tesi:

In base al testo dell'accordo ceco-polacco di Parigi del 3 febbraio in cui si parla dei fini e delle facoltà della commissione di controllo di Teschen e non si accenna affatto alla commissione interalleata di Varsavia, egli sostiene l'esdusiva competenza e l'indipendenza della commissione di Teschen. Perciò ha dato e ripetuto l'ordine al comandante delle truppe di conformarsi alle disposizioni della commissione di controllo. Se la città di Teschen non è stata sgombrata ciò è dovuto appunto al fatto che la commissione di controllo ha, essa, sospeso l'evacuazione, accedendo alla richiesta della popolazione -compreso l'elemento polacco e tedesco -ed ha riferito in proposito a Parigi.

Stamane è qui giunta una delegazione della commissione di Varsavia, composta del generale francese Niessel, del generale Romei e del colonnello inglese \Vade, proveniente da Teschen. La delegazione, dopo aver conferito con me e col collega inglese, è stata ricevuta dal presidente lVIasaryk, accompagnata da noi.

Ha esposto a Masaryk che la commissione di Varsavia ha ritenuto indispensabile iniervenire, passando sopra a discutibili ragioni di procedura e di competenza, avendo dovuto constatare che, in seguito alla mancata applicazione dell'accordo di Parigi per Teschen, il suo prestigio in Polonia è gravemente scosso, proprio in un momento in cui le difficoltà che essa deve affrontare si accumulano in modo minaccioso e pericoloso.

La delegazione recatasi dunque a Teschen ha spiegato alla commissione di controllo il punto di vista della commissione interalleata per la Polonia che è questo: mandato primo e principale della commissione di Teschen è quello di controllare l'esecuzione dell'accordo tra Cechi e Polacchi intervenuto sotto gli auspici delle grandi potenze; solo suc·cessivamente essa potrà e dovrà inquisire e riferire circa la definitiva sistemazione dei confini ceco-polacchi nella regione. La commissione di Varsavia reputa che il prestigio delle grandi potenze sia in giuoco e debba prevalere su ogni altra considerazione.

In seguito a questa discussione chiarificatrice e udita voce della popolazione e delle autorità, è stato redatto dalla commissione di controllo un accordo militare inteso a regolare l'evacuazione della città da parte dei Cechi e l'occupazione da parte dei Polacchi, accordo che è stato firmato anche dai delegati dei due eserciti e che dovrà avere esecuzione entro oggi e domani.

La controversia di Teschen pare dunque che debba considerarsi risolta.

La delegazione ha infine attirato l'attenzione del presidente Masaryk sui procedimenti aggressivi delle autorità e delle truppe ceche, non nascondendo anche di avere avuto l'impressione ·Che i perkoli asseriti siano stati sdentemente esagerati ed anche simulati per indurre in errore la ·commissione e la delegazione.

Il presidente Masaryk ha riesposto la tesi che ho enunciato in principio, studiandosi con molta insistenza e con apparente assoluta 'sincerità di mettere in rilievo la lealtà del Governo ceco, il quale ha ubbidito ed ubbidirà alle disposizioni della ·commissione di ·controllo.

Infine un funzionario del ministero degli affari esteri ha dato •comunicazione di un telegramma annunciante che l'evacuazione procede e ·che g:ran parte della popolazione segue le truppe ceche.

Discorrendo meco e con Mr. Gosling la delegazione, pur ammettendo che l'origine del malinteso ·sia da ricevcare nella mal definita .competenza delle due commissioni, ha espresso un severo giudizio lsul .comportamento dei cechi, i quali

lt

.abusano della loro forza e dell'altrui buona fede, non rifuggendo da prepotenze di ogni sorta né da inscenatura.

La delegazione ha anche espresso ·concordemente l'avviso -'a titolo ben ·inteso personale -'che la commìssione di controllo .si sia lasciata ìsolare ed ingannare dai Cechi, ed abbia trascurato i contatti con i Polacchi, in modo che non ebbe mai la visione obbiettiva della ·Situazione. Pare 'che il !Presidente, il .colonnello francese Grenard, abbia .particolarmente peccato di irresolutezza e .di incomprensione.

A mio avviso è particolarmente urgente e necessario stabilire nettamente i -rapporti e la facoltà delle due commissioni. Sta in fatto che la te/si del presidente Masaryk è perfettamente sostenibile in base al testo dell'accordo di Parigi. D'altra :Parte mi è stato riferito ·che l'accordo stesso fu redatto a Parigi dalla Commissione 1nteralleata destinata a recarsi in Polonia, la quale ·considerò il problema di Te:.schen come intimamente legato al problema pola.cco. Inoltre la 1stessa commis.sione di Varsavia al suo passaggio per Praga (vedi mio telegramma n. 20 (l)) pre_.sentò al presidente Masaryk la commissione di Teschen, accreditandola in certo ,qual modo presso di lui.

Infine accade questo: che dei membrri della commissione di Teschen quello ,.francese si considera assolutamente dipendente dall'ambasciatore Noulens, presidente della commissione di Val'savia, ed a lui riferisce; analogamente quello ita_4.iano riferisce al commendator Montagna; mentre per contro i membri inglese e americano riferiscono a Parigi.

È evidente che tutto dò dev'essere ,chiarito ed uniformato.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Cfr. n. 470. (3) -Non si pubblica.
502

:IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

fi.B.n. Villa ItaLia, 25 febbraio 1919.

Le trasmetto questo interessante rapporto del tenente colonnello Finzi. La prego di telegrafarmi l'autorizzazione di facilitare il viaggio dell'on. Radic :a Parigi.

ALLEGATO.

FINZI A MARCHETTI

E.. A MANO S. 2766. Trieste, 23 febbraio 1919.

Miei incaricati hanno trovato contatto e lavorato d'accordo col partito di Radic in parecchi centri della Croazia e per tutto il periodo che va dal 15 gennaio in poi.

314 -Documenti diplomatici -Serie VI -Vol. II

·--·

Uno fra questi, di mia assoluta fiducia, e seguendo direttive precise ha avvicinato ripetutamente l'on. Radic capo del partito repubblicano indipendente croat(l. prospettandogli l'ipotesi dell'assoluto appoggio del (mio) partito per la costituzione di una repubblica croata indipendente. Io, onde l'on. Radic fosse ben orientato, ero l'esponente di un forte partito italiano che cercherebbe di avere buone relazioni politiche ed economiche colla costituenda repubblica croata.

Radic in presenza del suo segretario particolare Predravac (già precedente-· mente in ottime relazioni con me) e di tutti gli altri amici a lui devoti e fedeli alh stesso principio ha risposto:

a) che egli ha grandissime simpatie per l'Italia (storia, cultura, influenza sulla cultura slava ecc.);

b) che la tendenza del suo partito è decisamente repubblicana, indipendente,. antiserba perchè egli e i suoi non vedono quale vantaggio politico ed economici}; potrebbe derivare alla Croazia da una unione intima coi serbi (il partito sarebbe· fortissimo e avrebbe come aderenti tutto il clero e tutti i centri rurali);

c) che egli condanna le aspirazioni jugoslave riguardanti i territori abitati' da popolazioni miste;

d) che egli concepisce una repubblica croata, neutrale, antimilitarista, eco-· nomicamente forte e amica dell'Italia, anche a costo di sacrifici e che egli spera che da questo primo contatto diretto e dal lavoro svolto precedentemente -sia pure per contatti indiretti -di comune accordo, il nostro partito (l'italiano) avrà, l'influenza di far sì che l'Italia appoggi la politica croata antiserba.

L'appoggio, se possibile, dovrebbe essere dato apertamente, contribuendo nellediscussioni che si fanno a Parigi alla liberazione della Croazia dalla occupazione· militare serba, occupazione che inceppa brutalmente ogni manifestazione ed ogni evoluzione croata.

Aggiunse ancora che egli spera che l'Italia farà tutto il possibile perchè allcr Conferenza di Parigi si conoscano e deplorino le brutalità morali e materiali compiute dai serbi.

Siccome tali dichiarazioni non erano che un fatto formale, essendomi esse note in precedenza, il mio incaricato, seguendo le precedenti direttive, venne coll'onorevole Radic alle seguenti conclusioni:

l) che il partito intensificherà la propria propaganda all'interno e all'esteroal fine di ottenere la costituzione di una repubblica indipendente;

2) la direzione del partito raccoglierà tutti i documenti comprovanti: a) i sistemi terroristici serbi; b) la decisa volontà delle popolazioni croate di non restaresottomesse al nuovo regime, e tramite miei messi li invierà in Italia;

3) l'on. Radic, il suo segretario e altri membri del partito raggiungeranno,. via Vienna, Trieste o Fiume onde recarsi a Parigi e quali veri rappresentanti della Croazia tentare di infirmare le decisioni della Commissione S.H.S. affermando in tutti gli ambienti -inglesi, americani, francesi, ecc. -il diritto della Croazia di non essere violentata nelle sue decisioni;

4) il partito Radic preparerà fin da ora le bozze per un • libro rosso • e ne· curerà appena possibile la stampa in Svizzera. In esso saranno denunciate al mondo· civile -con documentazioni -che la popolazione croata non divide gli imperialismi dei mattoidi che pretendono di rappresentarla e si ribella all'idea di essere· forzatamente riunita ai serbi;

5) durante l'assenza dell'an. Radic, suoi incaricati, in contatto assoluto ed intimo coi miei, continueranno la propaganda.

Le proposte sono state tutte accettate.

L'on. Radic e compagni sono stati avvertiti (ad ogni buon fine) che è assai difficile che l'Italia possa appoggiare apertamente le loro pretese e che essi debbono prepararsi ad agire colle sole proprie forze, sicuri ad ogni modo dell'ap

-poggio indiretto del partito italiano che ha preso con loro gli accordi. Ad ess1 e stato anche prospettato che la loro azione, quale parte in causa, se ben svolta, ha :assai più valore dell'azione di qualsiasi grande potenza.

Gli interessati hanno accettato a malincuore queste ultime ipotesi esprimendo però la speranza che l'Italia dia apertamente al loro partito tutto il suo potente _appoggio almeno il giorno in cui essi mostreranno a Parigi il ricchissimo materiale antiserbo che si propongono di raccogliere sollecitamente.

Salvo ordini contrari io faciliterò l'arrivo di Radic a Parigi. Agirò con cautela perchè mi risulta da altra fonte che i serbi ne ostacoleranno la partenza. Il lavorio generale procede molto bene e appena mi saranno affluiti tutti gli .elementi e ne avrò il tempo trasmetterò a codesto Comando relazione dettagliata.

(l) Non si pubblica.

503

MEMORANDUM DELL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI INGLESE, CURZON

Londra, 25 febbraio 1919.

L'Ambasciatore di Sua Maestà presenta i suoi com,plimenti al Conte Curzon di _Kedleston, e, con riferimento alla Nota N. 7922/l.W., del 5 corrente, ha l'onore .di comunicarGli che il Governo del Re è stato informato che è giunto ad Addis_Abeba il Signor Bayart, il quale ha acquistato le concessioni minerarie intestate ;al suddito etiopico Cantibai Uosenie. Egli è accompagnato da sette ingegneri minerari. Per quanto non si possa affermare che tale concessione rappresenti un _monopolio, pure è evidente che la tesi sostenuta dal Governo Francese sulla

validità di essa nei riguardi dei trattati esistenti, è artificiosa, e dimostra chiara

mente l'intenzione di quel Governo di intensificare i suoi interessi in Abissinia. :Nè sembra, d'altra parte, che il Ministro Francese in Addis-Abeba sia rimasto .estraneo alla concessione, che anzi pare egli abbia fortemente appoggiata, ed _:all'annullamento della quale pare egli si sia opposto.

Il Ministro d'Italia ed il Ministro Britannico in Addis-Abeba hanno tentato iii far ritirare la concessione, ma, data l'entità della somma pagata dal signor Bayart (circa 400.000 talleri di Maria Teresa), dati i mezzi di cui dispone, e l'appoggio di cui gode da parte del suo Governo, pare difficile che i loro passi .diano qualche risultato.

Non vi è dubbio che i termini della concessione, i quali appariscono ambigui, conferiscano al gruppo francese delle prerogative minerarie in tutta l'Etiopia, .e gli danno modo di opporsi ad altre concessioni del genere. Tale ·concessione ,quindi, anche se dopo la morte di Cantibai Uosenie e del signor Verrière non sia .da ritenersi per se stessa decaduta, dovrebbe essere denunziata come contraria .ai trattati esistenti.

Il M<.rchese Imperiali si rivolge pertanto all'abituale estrema cortesia del .Conte Curzon di Kedleston, pregandoLo, a nome del suo Governo, di voler possibilmente inviare istruzioni all'Ambasciatore Britannico in Parigi affinchè egli, .d'accordo rol Conte Bonin Longare, agisca presso il Governo della Repubblica, nel senso che la concessione mineraria non venga mantenuta al signor Bayart.

504

IL CONSOLE GENERALE A MOSCA, IN MISSIONE A ODESSA, MAJONI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. RR. 193/43. Odessa, 25 febbraio 1919

Ho l'onore di far seguito al mio telegramma odierno n. 66 (1).

Oltre che per le ragioni indkate nel mio telegramma numero 47 del 10 corrente (l) (scambio di materiale da guerra ·con merci, in merito al quale argomento mi riferisco a ,parte), mi sono deciso a recarmi ad Ekaterinodar, per le· notizie che mi giungevano dal Caucaso e dal Don circa la situazione colà e sopra tutto circa l'attività dei Francesi e degli Inglesi in quelle regioni. Tali informa-zioni erano vaghe e contraddittorie, e la mancanza di corrispondenti nonché di mezzi di comunicazione mi rendeva impossibile formarmi un'idea esatta dell()· stato delle cose. Era d'altronde necessario che mi mettessi in comunicazione col generale Denikin il quale, malgrado i vari governi regionali, rappresenta in qualche modo il solo potere niconosciuto -~entro certi limiti -dagli stessi.

Dovevo partire colla R. Nave • Roma • il 2 Febbraio: ma essendo questa stata richiamata a Costantinopoli m'imbarcai sull' • Agordat • il 15 u.s., arrivand~>· il 19 a Novorossijsk, donde proseguii per Ekaterinodar.

Dalle osservazioni fatte e dalle conversazioni avute ho ricevuto subito la. conferma dell'impressione già da me segnalata a V. E. fin dai primi giorni del mio arrivo ad Odessa: della divisione in due zone d'azione del Mar Nero fra la. Francia e l'Inghilterra. La prima si è riservata la così detta Ucraina e la Crimea; l'altra la Georgia, le coste del Caspio in parte, la regione settentrionale del Caucaso che comprende il Kuban propriamente detto ed il così detto Governatorato del Mar Nero e tutta la regione del Don. La Georgia anzi è effettivamente· occupata dagli Inglesi, che vi hanno inviato 30.000 uomini per la via di Batum, così come i Francesi hanno fatto per Odessa e la regione circostante colle loro' truppe e con battaglioni greci: nelle altre regioni suaccennate, costituenti la zona d'azione inglese, non vi è traccia, almeno fino ad ora, di truppe loro. Ad Ekaterinodar presso il generale Denikin si trova una Missione Militare Inglese,. composta di sessanta ufficiali con a capo il generale Briggs, dipendente diretta~ mente dal War Office. Suo capo di stato maggiore è il colonnello Keyes, il quale· esercita tali funzioni colà da molto tempo essendovi stato anche col generale· Poole, ora tornato in Inghilterra. Alla Missione sono pure addetti circa 150 soldati specialisti. La Francia vi è invece rappresentata da un capitano di stato maggiore, il signor Fouquet, dipendente dal generale Franchet d'Espérey (assistito da un. solo tenente) nonchè da un agente civ.ile, il ,signor ErrUch, abile avvocato di Parigi, già inviato dal signor Thomas al Consolato Generale di Francia a Mosca~ Noto per incidenza che fra i due vi è rottura completa; pare anzi che il ca'pitano.Fouquet sia già stato richiamato. A sostituirlo verrà inviato il colonnello Combell,.

già capo di stato maggiore del generale Lavergne, capo della ex-Missione Francese in Russia. Avviene adunque ad Ekaterinodar il contrapposto di quanto succede ad Odessa, dove gli Inglesi si disinteressano ,completamente delle ,cose avendovi soltanto un agente commerciale. A Novorossìjsk, il solo grande porto d'accesso al Caucaso, sono arrivati durante la mia permanenza tre trasporti inglesi con materiale da guerra, muletti, ecc. :per l'armata del generale Denikin. Si preparano anche locali per qualche reparto che pare debba ancora andare ad aumentare il personale della Missione Militare inglese ad Ekaterinodar. D'altra parte so da ottima fonte che gli inglesi si preparano a far la polizia del Caspio e del Volga contro i bolscevichi. Tali fatti confermano ad evidenza l'esistenza di un vero e proprio accordo fra i due Governi, esistenza d'altronde che il signor Errlich, che conosco molto bene da Mosca e che mi ha sempre fornito buone informazioni, si è senz'altro affrettato, non so per quale scopo, a confermarmi. Inglesi e francesi, egli mi ha aggiunto, nelle rispettive zone d'azione si sono impegnati a fornire tutto l'equipaggiamento e il materiale da guerra necessario per 250.000 soldati russi. L'informazione d'altronde mi è stata confermata da altre parti. È stato ben stabilito che le truppe inglesi e francesi non prenderanno parte ai combattimenti ma serviranno solo di appoggio nelle retrovie, come d'altronde ha dichiarato il signor Clemenceau per la Francia alla Camera. Quali siano i vantaggi promessi in cambio dai russi, non mi è riuscito di sapere con esattezza. Pare ad ogni modo che essi contemplino anche le dichiarazioni fatte a suo tempo dall'ex-direttorio panrusso di Omsk, cioè risarcimento di tutte le obbligazioni verso Stati e cittadini esteri nascenti dai debiti fatti dalla Russia prima della rivoluzione di Ottobre, risarcimento di ogni danno causato dai bolscevichi. Oltre a ciò si tratterebbe anche del riconoscimento d'una spèciale influenza politica nelle varie regioni di zona d'azione, quale essa d'altronde già si manifesta per forza di cose. Il mantenimento e le paghe delle truppe inglesi e francesi sarebbero a carico dei russi, così come questi dovrebbero altresì pagare

le pensioni alle famiglie dei soldati inglesi e francesi invalidi e morti, nelle stesse proporzioni delle pensioni accordate in Inghilterra ed in Francia.

Che l'accordo fra Parigi e Londra funzioni in modo perfetto fra i loro rappresentanti locali in Russia non si può dire. Oltrechè dalle critiche fattemi dal signor Errlich della politica inglese in Georgia, tale fatto è desumibile da una quantità di piccoli episodi sintomatici.

Circa poi l'effetto fra i russi della politica franco-inglese, posso affermare che esso è ben lontano da quanto sarebbe legittimo supporre. È fuori di dubbio che le esigenze dei russi sono eccessive, ma è altrettanto certo che gli alleati locali, sopratutto i francesi, sono andati molto oltre nelle loro promesse sia in quelle fatte in forma concreta che in quelle espresse in modo indeterminato, ma appunto per ciò capaci di suscitare speranze senza limiti. A ciò si aggiunga il ritardo nel mantenimento degli impegni assunti. Lo stesso generale Denikin con molto tatto, parlando del materiale da guer,ra, mi disse che ora gliene offrono da tutte le parti, ma che abbisognava fornirlo molto tempo prima e che non basta ammirare gli sforzi dell'armata volontaria ma che bisogna sopratutto aiutarla. Il suo rappresentante a Novorossij1sk, il generale Wolkoff, uomo ,che gode molto prestigio, rimproverò apertamente agli inglesi e ai francesi di aver troppo pro

11 ,

messo ner loro brindisi ai vari banchetti di tre mesi or sono, mentre il materiale da guerra comincia ad arrivare solo di questi giorni. • Almeno l'Italia, egli mi ha detto, nulla ha promesso; nè noi possiamo elevare pretese contro di lei dal momento che l'abbiamo lasciata sola a sopportare il peso dell'esercito austriaco nel periodo più grave della sua guerra •. Sono insomma gli stessi appunti che si fanno ad Odessa, sopratutto al console Henno in merito al quale ho già riferito. Ma sopratutto la politica inglese in Georgia dà adito a dissensioni e sospetti. Dapertutto si parla delle intenzioni mal nascoste, che essa ha d'impadronirsi di quella regione ricca di petrolio e di nafta, e che costituirebbe una barriera per le Indie: da qualcuno anzi si fa cenno di una nuova questione bosniaca. Ad un incidente avvenuto di questi giorni si vuole attribuire uno speciale carattere sintomatico. Le truppe del ,generale Denikin avevano occupato la località georgiana di Soci, posta in vicinanza della linea Batum-Baku. I georgiani n'esigettero l'allontanamento. Da Londra è arrivato alla Missione Militare inglese ad Ekaterinodar 'l'ordine di chiedere al generale Denikin il Titiro dei volontari da Soci in base alla decisione presa dagli Alleati di impedire alle varie nazionalità di occupare alcun punto oltre l'antico .erritorio. 1 russi vedono in ciò un aperto

Jppoggio dato dagli inglesi per i propri fini utilitari, alle tendenze separatiste della Georgia. n generale Denikin non ha ancora deciso quale risposta dare.

D'altra parte la politica attuale di compromessi dei francesi col direttorio acraino, di tendenza separatista, si presta ai commenti più sfavorevoli, così come fu del proposto convegno alle Isole dei Principi nel quale, con la presenza dei bolscevichi, si sarebbero costrette le vittime a sedere accanto agli assassini. Si mette in dubbio ormai la buona fede degli Alleati nel programma da loro proclamato della ricostruzione della Russia una ed indivisibile. Le dichiarazioni del signor Wilson, quelle del signor Clemenceau hanno prodotto in fondo un senso di delusione che ha generato la sfiducia. Si osserva che dal momento che per la Georgia gli inglesi hanno pur sbarcato a Batum 30.000 uomini, non sarebbe difficile inviare, almeno per sollevare il morale delle truppe, un battaglione nel Don che, premuto dai bolscevichi, si trova in una situazione gravissima. Difatti la parte settentrionale di quella regione è stata sgombrata, così come si è dovuto cedere una immensa parte di territorio ad ovest di Tzaritzin, il cui possesso avrebbe costituito un forte punto d'appoggio anche per la saldatura coll'armata siberiana di Kolciak. A parte le previsioni catastrofiche dei pessimisti, che prevedono il reimbarco delle truppe francesi da Odessa, è un fatto che la situazione è grave iSU tutta la linea daJl'Uoraina al Don. I bolscevichi continuano ad avanzare verso il mare ed anche dal bacino del Donetz si spingono verso la Crimea minacciando cosi di far restare senza carbone tutto il Mar Nero. È spiegabile quindi il malcontento dei russi ed è altresì comprensibile quanto agevole sia l'opera degli agenti tedeschi che lavorano coi bolscevichi, coi reazionari, con chicchessia contro l'Intesa. Non è di fatti paragonabile l'attuale stato di cose con quello esistente all'epoca deHa loro occupazione: dal loro riUro le truppe del Soviet hanno riconquistato enormi territori e fra essi proprio i più fertili. Il morale è depresso: l'armata del generale Denikin conta meno di 100.000 uomini: i cosacchi del Don che si sono eletti un nuovo Ataman in sostituzione di Krasnoff deposto, finalmente, per le sue divergenze con Denikin, sono 150.000 e continuano nelle parziali defezioni. Il successo riportato dai volontari comandati dal Generale

Wranghel, nel Caucaso settentrionale avrà il suo frutto solo fra due mesi quando saranno possibili le operazioni contro Astrakan. Lo sforzo dovrà quindi essere immenso ora per tenere la linea verso il mare e gli Alleati dovranno prendere in considerazione anche il fattore morale per non esporsi ad un insuccesso, che finirebbe coll'indurre la Russia disperata a gettarsi nelle braccia dei tedeschi, i quali si sono dimostrati i soli abili a salvarla.

Tratto per ultimo della nostra situazione in quelle regioni. L'impressione da me riportata al riguardo, basata sulla realtà dei fatti, non poteva essere più penosa. Si direbbe che i risultati della nostra guerra hanno agito in senso inverso, poichè siamo diventati, così si direbbe almeno, nell'opinione di quelle popolazioni una vera quantità trascurabile, sfiniti dalla lotta. L'accoglienza fatta da Denikin a me ed al comandante dell' • Agordat • che mi accompagnava, fu cortese ma fredda, come si usa da parte di persone per bene che hanno bisogno di aiuto colle persone che non ne possono fornire alcuno. Quando gli parlai della possibile fornitura di materiale da guerra con scambi in derrate, mi rispose di avere già consegnato il piano di tutto il fabbisogno ai francesi ed agli inglesi che lo fornivano a credito: il R. Governo avrebbe potuto accordarsi con loro. Richiesi copia del piano: promise di farmelo pervenire: non l'ebbi. Quanto alle derrate in cambio, mi dichiarò che non ve ne era alcuna da esportare. So invece che commercianti inglesi hanno concluso di questi giorni grossi affari e che v'è del bestiame ed anche una certa quantità di grano, se non superflua, almeno tale da consentire un sacrificio in cambio di tessuti che offersi, di cui la popolazione ha bisogno come del nutrimento. Ad ogni modo avrei dovuto parlarne col Ministro del Commercio signor Lebedev ora a Odessa. (Lo vedrò oggi stesso). Avendogli accennato all'invio di un rappresentante che il R. Governo avrebbe forse potuto mandare, civile o militare, mi espresse chiaramente il suo avviso favorevole all'invio, se mai, di un civile. Anche l'offerta di specialisti sopratutto nel ramo dell'elettricità venne declinata col pretesto di averne .già ad esuberanza. Uguale resultato negativo ebbe la proposta d'impianto di stazioni radiotelegrafiche, di teleferiche, di ferrovie da campo, di comunicazioni postali aeree. Dal Generale Dragomirov, uomo di non comune intelligenza, che esercita una grande influenza su Denikin, il quale si lascia condurre completamente da lui, l'accoglienza fu all'incirca la medesima. Può darsi che la gravità della situazione militare, della quale si attribuisce in parte la colpa agli Alleati, abbia influito nel loro atteggiamento. Effettivamente un membro civile del Gabinetto, il signor Neratov, sostituto del signor Sazonof, fu con noi veramente cordiale ed espresse egli stesso il desiderio di avere un rappresentante italiano civile, non militare, ad Ekaterinodar. Certo anch'egli lasciò scorgere la sua sorpresa nel vederci: tanto è insita in tutti l'idea che solo la Francia e l'Inghilterra agiscono per gli Alleati e che l'Italia non si occupa della Russia. Io non saprei dar loro torto. Navi da guerra inglesi e francesi vennero a Novorossijsk nel Dicembre •sco~so, senza che anche una piccola unità sventolasse la nostra bandiera. Si recarono nel Mare d'Azoff: i comandanti andarono nell'interno, e la nostra assenza continuò fra il dolore e la delusione delle piccole ma fiorenti nostre colonie, che nei banchetti e nelle feste potevano solo limitarsi a far sentire coi loro sforzi personali la voce dell'Italia non presente. Nel porto di NovoroSI9ijsk sono ancorati piroscafi greci, belgi, oltre agli inglesi ed ai francesi, ma nessuna nave italiana. Nella stampa si parla del

l'influenza francese ed inglese, della politica greca e romena: l'Italia non esiste. Negli stessi porti di Crimea d'altronde troppo poco compare la bandiera italiana mentre le navi da guerra francesi ed inglesi vi sono sempre ancorate: anche le greche vi fanno soventi apparizioni fra il giubilo delle colonie elleniche.

Non è quindi esagerato il dire che i nostri interessi sono ormai gravemente pregiudicati e che bisogna porvi immediato riparo. Quando si pensi alle ricchezze del bacino del Donetz e del Don, a quelle di tutto il Caucaso, all'importanza del porto di Novorossijsk 'che ha impianti di gran J.unga supedori a quelli di qualsiasi nostro porto e dal quale parte una rete ferroviaria che va al Don ad ovest (Rostov), al Volga ad est (Tzaritzin), al Caspio a sud-est (Baku), cioè ai tre principali centri vitali della Russia sud-orientale pare a me non si possa e non si debba disinteressarsi della questione, a parte il punto di vista politico, pur di non comune gravità. Anche se ora le cose non vanno bene, pure bisogna correre ai ripari immediatamente e stabilire dei contatti per assicurarci un avvenire economico che non potrà non essere di somma ,importanza, qualunque sia il {uturo regime di quelle regioni. Nel Mar Nero noi potremo trovare uno sbocco considerevole per i nostri prodotti, ed ottenere le materie prime e le derrate di cui abbiamo bisogno a miglior mercato, che non in qualsiasi altro paese, ma bisogna ripristinarvi il nostro prestigio. Qualunque sia la situazione politica attuale, ritengo perciò urgente inviare ad Ekaterinodar in qualità d'agente del

R. Governo in Missione un funzionario attivo, fornito di spirito d'abnegazione il quale oltre ad una attenta opera di osservazione politica, dovrà fare ogni sforzo pur di riguadagnare in ogni modo l'influenza che ci spetta, con contatti colle varie classi della popolazione. Egli avrà la giurisdizione su tutto il Don ed il Caucaso poichè è impossibile da Odessa esercitare un'azione qualsiasi laggiù: si dovrà soltanto fargli obbligo di tenere al corrente di tutto il R. Agente in questa città cosi come questi dovrà fare con lui per armonia di azione. È necessario dargli un segretario interprete che abbia pure una posizione decorosa. Ed è sopratutto indispensabile che venga messo ai suoi ordini, per cinque o sei mesi almeno, un agente per gli affari di commercio. Il R. Agente consolare a Rostoff signor Penco, apprezzato da tutti i vari Consoli Generali che si succedettero ad Odessa, commerciante molto noto, godente d'una posizione sociale non comune sarebbe, a mio avviso, la persona più adatt;a a coprire tale carica. Egli lascerebbe ogni sua occupazione privata mettendosi a disposizione del R. Governo. Conserverebbe il suo domicilio a Rostoff, ciò che è bene data l'importanza di quel centro, ma viaggerebbe di continuo a seconda delle necessità e delle istruzioni del R. Agente. Il compenso che egli chiede e che è molto equo, dato il costo della vita, è di Lire 1500 al mese più il rimborso delle sole spese ferroviarie. Con una azione coordinata di tali Agenti, completata da frequenti visite delle R. Navi, con soggiorni di qualche tempo, nei porti del Caucaso, si potrebbe almeno ottenere un risultato di qualche importanza. Ma non bisogna tardare.

Ad ogni modo, se il mio faticoso viaggio non ha dato risultati direttamente tangibili, pure esso, oltre all'aver contribuito a che una nostra nave da guerra, la prima dopo la costituzione del Regno, apparisse finalmente nel Mar Nero orientale, ha avuto un risultato indiretto di estrema importanza : quello di • scoprire • uno stato di fatto, che, prolungandosi ancora, avrebbe potuto cagionare a noi il più grave pregiudizio.

V. E. giudicherà, se lo crede, dell'opportunità, data la situazione delle cose da me descritta, di trattare l'argomento sotto i suoi vari punti di vtsta coi nostri Alleati.

Unisco copia, ad ogni buon fine, del presente rapporto per la R. Ambasciata colla quale io non ho ancora mezzo di comunicare.

(l) Non si pubblica.

l l

505

L'ONOREVOLE BARZILAI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

L. P. Roma, 25 febbraio 1919.

Le copie della nostra memoria italiane e francesi furono consegnate al tuo gabinetto; le inglesi sono nelle mani del prof. Gallavresi.

Letta quella misera cosa che è la memoria Trumbic non trovo valga la pena di scompaginare per qualche spunto polemico quanto è stato preparato. Potremo se mai preparare una piccola appendice. Io spero comunque di essere a Parigi per 1'8 marzo, cioè entro il termine che tu assegneresti per la consegna.

Qui abbiamo trovato da per tutto un solo pensiero: l'annessione di Fiume. Il Presidente si è profondamente convinto ,che 'senza di ciò nessun trattato di pace sarebbe accettato. Tutti vedono la connessione intima con le sorti di Trieste, considerano la città libera una mistificazione transitoria e tale da suscitare anche il pericolo che il famoso proletariato triestino educato dai socialisti a questa tesi reclamerebbe tale trattamento anche per sè.

Tra coloro che mi si dissero convinti di questa volontà assoluta di tutto il Paese è anche Barrère, che deve averne scritto in questo senso a Parigi.

Ho appurato la quistione dell'Alto Adige. Le scuole di cui si tratta erano quelle già promesse dal Governo austriaco. Laggiù si soffre non di troppa azione ma di assoluta inazione governativa che dà il senso dell'occupazione provvisoria per cui le popolazioni che in omaggio al principio di autorità ci avevano accolto bene oggi cedono agli agitatori pangermanisti che vogliono la partecipazione alle elezioni politiche austriache.

506

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BELGRADO, BORGHESE, E ALL'ALTO COMMISSARIO A SOFIA, ALIOTTI (l)

T. 177. Parigi, 26 febbraio 1919, ore 10,30.

S. E. Macchi di Cellere comunica quanto segue in data 24 corrente:

« Info1·mazioni confidenziali da Washington portano che la Francia favorisce attivamente la Serbia e la Bulgaria ai danni del Montenegro e della Rumenia.

Il Governo rumeno ha protestato ufficialmente presso il Governo degli Stati Uniti contro il contegno della Francia. Parrebbe che, auspice la Francia, si sarebbe raggiunta un'intesa fra Serbia e Bulgaria. Il Governo Bulgaro ha mandato a Praga Balabanoff per abboccarvisi coi rappresentanti jugoslavi e discutere con essi la possibilità di una alleanza. Il piano di Balabanoff comprenderebbe una Macedonia autonoma e la creazione di una repubblica federale comprendente Serbia, Croazia, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro e Slovenia. La Bulgaria sarebbe disposta ad unirsi a questa repubblica rovesciando la dinastia dei Coburgo •.

(l) Analogo telegramma venne inviato da Sonnino all'ambasciata a Londra.

l l

507

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 514. Parigi, 26 febbraio 1919, ore 13.

Esito telegramma stanotte (1).

Sembra che oggi Balfour proporrà Comitato Dieci nomina tre delegati per ogni potenza alleata definire delimitare azione confini Germania. S.E. Sonnino proporrebbe comprendere questione confini Austria-Ungheria esponendo in tale occasione incidenti Lubiana per dimostrare necessità urgenza tale definizione.

508

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO PER GLI

APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 513. Roma, 26 febbraio 1919, ore 14.

Grazie del tuo telegramma (2) di cui prendo atto. Attendo ancora risposta dal comando supremo per aumento treni per Praga e Vienna. Circa Chiesa approvo che tu abbia insistito e credo opportuno che insista ancor,a, facendo osservare che nè a lui nè agli altri componenti delle altre delegazioni, il Governo ha mai chiesto alcuna limitazione della propria libertà politica. Circa incidente Lubiana sono anch'io d'accordo che non si possa • mollare •; ma poichè d'altra parte, non mi r.ascondo tutta la gravità di una azione militare, perciò do una grande importanza al mantenimento della misura economica. Insisto nel ritenere che la mentalità americana, che rifugge da mezzi violenti, dovrà rendersi conto che la chiusura della linea di armistizio rappresenta in sostanza un mezzo per impedire altre azioni. Per ciò che riguarda questione uso piroscafi ho avuto una riunione con tutti colleghi interessati e li ho spinti per liberarne immediatamente la maggiGr quantità possibile. Non ho naturalmente alcun entusiasmo per la spedizione

in Libia, ma allo stato delle cose s1 Imponeva come una necessità e sarebbe quindi ingiusto da parte dei nostri alleati qualificarla come uno sport militaristico. A cgni modo, si sono presi tutti i provvedimenti perchè la distrazione di tonnellaggio dovuto alla spedizione in Libia sia contenuta nei limiti di tempo più brevi: il che è facile, trattandosi in sostanza di un solo viaggio. Aggiungo che i piroscafi austriaci che faranno parte della spedizione libica non saranno probabilmente più di uno o due. Ho dato ordini energici perchè la maggior parte dei pirosc~fi. austriaci del tonnellaggio richiesto sia messa in libertà. ·Per quanto poi riguarda pressioni fatte a Vienna per restituzione opere d'arte e locomotive, la cosa più curiosa è che neanche io ne fui mai informato e appresi la cosa dai giornali. Ho motivo di credere che l'una e l'altra iniziativa siano state prese dal comando supremo, al quale ho chiesto chiarimenti. Poiché però noi siamo costretti a difendere nostra azione io penso che si possa esdudere che la minaccia sia consic;tita nella soppressione degli approvvigionamenti, e limitarsi dire che si trattò di una semplice coazione morale che noi eravamo in tanto più liberi di esercitare in quanto eravamo sorretti da evidenti ragioni. Per le opere d'arte si trattava di restituzione di cose sottratte e per Je locomotive di avere i mezzi per fare i servizi nell'interesse delle stesse popolazioni. Mi riservo a ogni modo .di darti ulteriori notizie in seguito alle risposte che il comando supremo sarà per darmi.

(l) -Si tratta probabilmente del tel. pubblicato al n. 491. Cfr. anche il n. 490. (2) -Cfr. n. 493.
509

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN LONGARE, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, ARONE

T. 182. Parigi, 26 febbraio 1919, ore 16.

Prego intrattenere codesto Governo sul contenuto dei miei telegrammi n. 171 e 172 (1).

510

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. R. 516. PaKigi, 26 febbraio 1919, ore 17 (per. ore 18,40).

Dichiarazione politica fatta ieri da S.E. Crespi nome Governo innanzi comitato economico circa incidenti Lubiana ed approvvigionamento, ha determinato critiche e risentimento. Si osserva che una tale dichiarazione non doveva muovere da S. E. Orespi a nome del Governo quando suJ. posto vi è mmistro esteri e tanto meno doveva essere fatta in una riunione di carattere puramente economico il che avrebbe sorpreso specialmente i francesi. Più degli altri se ne mostra risen

11 '

tito on. Chiesa il quale avrebbe persino voluto dimettersi, ha avuto la bontà di parlarmene stamane ed io sono riuscito calmarlo specialmente facendo appello suoi sentimenti devozione verso V. E. Ciò ho creduto doveroso riferire per opportuna notizia.

(l) Il t. 171 è pubblicato al n. 486, il t. 172, che comunicava ulteriori particolari sugli incidenti di Lubiana, non si pubblica.

511

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. RR. 517. Parigi, 26 febbraio 1919, ore 17 (per. ore 18,45).

Ieri sera ha avuto luogo presso principe Serbia una ,riunione aila quale hanno partecipato con un ufficiale superiore serbo, Vesnich comandante Henrys dell'armata d'Oriente e forse generale Dicuma. Altra riunione ha avuto luogo hotel Beau Site rue de Presbourg alla quale sono intervenuti ex ministro serbo Sarvcitch, il quale ,avrebbe assunto recentemente direzione propaganda, il ministro della R. Casa Balucich, ed il ,conte Voevich. In questa ultima riunione sarebbero stati presi accordi per fare vaste concessioni segrete e prendere accordi con imprese industriali e bancarie francesi in modo da impegnarle loro favore. Il principe di Serbia ha rinviato partenza a sabato. Egli tornerebbe qui entro marzo. Mentre alla venuta seguì via ferrata diretta ora tornerebbe da Salonicco Metrovizza proseguendo via ordinaria data inte,rruzione ferrovia e nonostante condizioni strade sino Belgrado per non traversare Croazia.

512

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA, THAON DI REVEL

(ACS, Carte Orlando)

T. 518. Roma, 26 febbraio 1919, ore 19.

Rispondo alle lettere 15 e 23 febbraio 1919 nn. 377 e 443 Reparto V Sez. seconda di V.E. (1). Sta in fatto che la banca Commerciale chiese giusta l'articolo 49 del D. L. 25 novembre 1918 n. 1829 che in deroga al divieto di commercio con sudditi nemici fosse autorizzata ad acquistare rilevante numero di azioni del Lloyd. Risultava ,che 'se operazione non compivasi sarebbe stata fatta da capitalisti jugoslavi. Governo aveva evidente interesse alla italianizzazione del Lloyd, che, oltre le navi, ha la parte principale del patrimonio consistente in bacini, cantieri ed altri impianti in terra ferma. Tutto ciò valutato, pur conoscendosi il deliberato del Consiglio marittimo interalleato del 4 febbraio, con decreto del ministero dell'Industria del 12 febbraio di concerto con ministro degli Esteri è

:stata concessa la chiesta autorizzazione, facendo però espressa ed esplicita riserva delle provvidenze che saranno adottate in seguito a determinazione della Conferenza della pace in ordine alla sorte delle navi austriache e in conseguenza della medesima. Ho ad ogni modo provveduto perchè stampa italiana non si occupi della cosa.

(l) Non si pubblicano.

513

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

"T. 864. Parigi, 26 febbraio 1919, ore 20.

Nella seduta odierna non è venuta in discussione la proposta House quale era stata formulata ieri. È stata invece presentata la proposta seguente:

c Che la questione dei confini dello Stato polacco sia sottoposta all'esame del comitato costituito dalla Conferenza Preliminare di Pace di Parigi per lo .studio delle questioni relative alla Polonia, il quale farà una relazione in proposito.

n comitato ha ricevuto istruzione di presentare la sua relazione sul confine :fra Polonia e Germania non più tardi dell'8 marzo •.

Ho dichiar·ato che non avevo alcuna obiezione ad approvarla; ma facevo .osservare che questa riduzione parziale non era sufficiente a far preparare il lavoro quale era stato richiesto per 1'8 marzo dalle anteriori 4 decisioni a te note, e che mi pareva fosse il caso nominare altre commissioni che riassumessero i lavori delle ·singole commissioni per quanto concerneva tutti i problemi della Germania dell'Austria Ungheria della Bulgaria della Turchia. La deliberazione è stata rinviata a domani.

Circa la zona intermedia in Transilvania, che, come è cenno nel comunicato ufficiale. è stata approvata, aggiungo che secondo la proposta dei militari essa dovrebbe essere occupata da truppe internazionali comprendenti complessivamente due battaglioni.

La delegazione armena, che ha indicato larghissimi confini, ha concluso con questi tre postulati: l) essere liberata dal giogo turco; 2) essere posta sotto protezione delle potenze (Lega delle Nazioni); 3) e ciò a mezzo di una potenza .mandataria.

Domani ·si sentiranno i sionisti.

514

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

'T. 522. Parigi, 26 febbraio 1919, ore 20,05 (per. ore 21,15).

Proposta Balfour circa frontiera Germania Polonia venuta oggi discussione Comitato Dieci e rimessa commissione Parigi affari polacchi. S. E. Sonnino ha

Il

preso parte discussione ma non ha fatto cenno incidenti Lubiana. Sono sta:L discussi vari argomenti: Armenia, Belgio, zona neutra, Transilvania. Proposta' House sarà discussa domani. Intervenuti oggi, oltre Sonnino, Crespi e SalvagoRaggi.

515

IL GOVERNATORE DELLA TRIPOLITANIA, GARIONI, AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

T. 1647/58. Tripoli, 26 febbraio 1919, ore 20,50..

Effetto morale recente permanenza nave britannica in acque Misurata si farebbe tuttora sentire interno ove corre voce insistente prossimo intervento Inghilt<'rra in affari concernenti sistemazione politica amministrativa paese. Di tale tendenza spirito pubblico se ne varrebbe Ramadan esc Sceteui per aumentare suo prestigio e per farsi credere promotore e unico interprete detta sistemazione. Sembra che su tale punto Suchli volesse particolarmente intrattenere capo Tripo-· litania nel convegno Tarhuna.

516

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DELLA DELEGAZIONE NELLA COMMISSIONE INTERALLEATA. D'INCHIESTA IN POLONIA, MONTAGNA

T. 175. Parigi, 26 febbraio 1919,

Suo telegramma n. 10 (1).

I confini del nuovo Stato polacco saranno fissati di comune accordo dagU alleati alla conferenza di Parigi. La questione non è stata ancora esaminata. Ella vorrà quindi mantenere il dovuto riserbo in proposito limitandosi ad assicurare· in linea generale che R. Governo prende a cuore interessi della nazione polacca,

517

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL SUO SEGRETARIO, BIANCHERI

T. 178. Parigi, 26 febbraio 1919,

A telegramma posta gabinetto 48 (2).

Mandato che potrà essere assegnato a Italia nella Turchia asiatica potrà riferirsi tanto Armenia come vasta zona Anatolia. Mancanza decisione non deve impedire eventuali manifestazioni comunità armene simpatia per noi. Tanto pliù

:noi potremo valerci tali manifestazioni per l'uno od altro suddetti obiettivi quanto più esse saranno di carattere generale e proverr,anno da comunità non residenti nei vilayets armeni. Mechitaristi dovrebbero non solo provocare richieste indirizzi da parte proprie chiese ma essere efficace tramite anche vevso armeni gregoriani protestanti ecc. Ovvio che eventuale mandato Italia su Armenia avrebbe .soltanto ,carattere assistenza e non :protettorato.

(l) -Non si pubbl1ca. (2) -Cfr. n. 387.
518

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

'T. 523. Roma, 26 febbraio 1919.

Grazie del tuo telegramma di cui prendo atto (1).

Fa impressione proposta di House poichè sostanzialmente importa il rinvio delle aspirazioni francesi ad una commissione, sia pure formata in maniera .speciale. Approvo pienamente la tua mossa di chiedere lo stesso nei rapporti nostri; ma sono veramente curioso di vedere accoglienza che farà la Francia alla proposta. Dato poi che la proposta sia accolta, considera se non sia il caso di 1are esaminare le nostre questioni dalla medesima ,commissione che esamina le :francesi, o quanto meno che nelle due diver:se commissioni partecipino molti membri comuni alle due. Ciò si giustifica dal fatto che non poche delle questioni che ci riguardano hanno considerevoli nessi con alcuni principii che i francesi .chiedono sieno applicati a loro. Ciò vale sopratutto per la questione strategica la .quale, come giustifica le aspirazioni francesi verso il Reno, giustifica pienamente le nostre aspirazioni sulla Dalmazia e sul confine dell'Istria portato sino al displuvio.

519

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN LONGARE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. GAB. 78. Parigi, 26 febbraio 1919.

Facendo seguito alle mie analoghe precedenti trasmissioni ho l'onore di far pervenire, qui unito, alla E.V. un ,telegramma identico dei ministri d'Italia, lnghilterra, Francia e Stati Uniti a Bucarest; che mi viene comunicato da questo ministero degli Affari Esteri e concernente la situazione dei romeni del Banato:

• Bucarest, sans date, reçu le 24 février 1919. Télégramme identique des ministres d'Angleterre, des Etats Unis, d'ItaUe et de Fr:ance à Bucarest: La siiuation faite aux roumains dans les pays de meme race qui entourent la vieille ·Roumanie continue à etre déplorable et à soulever contre nous des critiques sans

Il l

doute exagérées mais dont quelques-unes ne paraissent pas sans fondement. Nous: avons déjà signalé cet état de choses regrettable dans plusieurs télégrammes. Mais il a pris plus de gravité encore et plus de généralité. C'est ainsi que nous; .sommes informés par le Gouvernement roumain que dans le Banat les troupes françaises qui remplacent les troupes serbes réinstalleraient les agents de l'autorité hongroise qui se servent ensuite de cet... (l) et emportent les installations mécaniques d'une grande valeur qui se trouvaient dans le Torontal à Boska, Tranitza~ Rechitza et à Riana. Ces usines sont mises ainsi dans l'impossibilité de fonctionner pendant un temps fort long, ce qui constitue pour elles un véritable désastre·

surtout au moment où leur activité trouverait un utile emploi. Il y aura<it lieu de donner aux autorités militaires compétentes des instructions rigoureuses pour que de pareils faits ne puissent pas se reproduire. Comme ils se passent dans des z:égions où les Alliés ont pleins pouvoirs, ne pas les réprimer, serait s'en rendre complice • (2).

(l) Annotazione marginale del documento: • vedi telegramma in partenza n. 864 •. \Cfr. n. 513

520

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 499. Londra, 26 febbraio 1919.

Da tre sicure fonti italiane mi risulta che perfido accenno contenuto nell'articolo del Times di avantieri a possibili conflitti armati fra Italia e Yugoslavia ha prodotto impressione nella City. Esso avrebbe perfino paralizzata operazione finanziaria che un nostro istituto di credito, per ordine del ministro del Tesoro~ stava concludendo con alcune banche inglesi.

Ad alcune mie ovvie osservazioni oggi rivoltegli sugli effetti perniciosi delle stolte, malevoli argomentazioni Times sull'opinione pubblica italiana, che unanime, concorde ha applaudito rifiuto di V. E. accettare ibrida, umiliante proposta' jugoslava, Graham mi ha manifestato suo rincrescimento. Ha rilevato però che· a parte Times contegno stampa autorevole non dava a parer suo motivo a lagnanze. D'altra parte, fanatismo di Steed nella questione jugoslava è ormai troppo notorio per destare meraviglia. Foreign Office, ha aggiunto, non tralascia, per quanto gli è possibile, di agire sulla stampa perchè tenga conto legittime· suscettibilità nostra opinione pubblica. Al Times, tuttavia, partito Dawson, che era in grado tener testa a Steed, diventa ora assai malagevole far intendere' ragione.

A quanto sento vociferare, Northcliffe trovava che Dawson non seguiva. abbastanza ciecamente sue direttive nella politica interna e nel gioco di pressione· che egli per i suoi fini particolari vuole ora esercitare su Lloyd George per indurlo a staccarsi dai conservatori. Ha quindi nominato Steed, !asciandogli più

-o meno mano libera in politica estera -della quale si interessa solo superficialmente -a condizione di averlo docile strumento nelle altre questioni. Steed,

secondo è stato annunziato, rimarrà per il momento a Parigi e sarà qui sostituito dal vice-direttore. Dal tenore del predetto articolo Times nonchè da altro odierno New Europe si scorge chiara ·la manovra di ricatto che si vuol tentare, spaventando pubblico ·col fargli intravvedere pericolo di probabili 'serie 'Conflagrazioni delle quali, nonché dell'eventuale conseguente naufragio Lega delle Nazioni, si vorrebbe addossare responsabilità pretesa nostra intransingenza.

Segnalo pure ad ogni buon fine, corrispondenza telegrafica da Roma Times

di avantieri su agitazione irrequietezza serpeggianti nostro paese.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Il tel. venne ritrasmesso all'ambasciata a Londra, in data 28 febbraio con t. per' ~orriere n. 510. Sull'argomento cfr. anche il n. 524.
521

IL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, COLLI DI FELIZZANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 881/25. Addis Abeba, 26 febbraio 1919 (1).

Riferendomi telegramma 18 e 172 di codesto ministero. Malgrado dichiarazione del Governo francese nei riguardi della ·concessione mineraria del signor Bayart sono in grado di affermare che Governo francese appoggia in tutti i modi tale concessione alla quale ho serie ragioni di credere che lo stesso Governo francese abbia anche contribuito finanziariamente in larga misura.

A dimostrare partecipazione ed interessamento Governo francese faccio rilevare che della missione Bayart fa parte un funzionario del Governo francese col titolo di incaricato di missione.

D'altra parte mi risulta sicuramente che nelle conversazioni avute da Bayart con Ras Tafari egli ha specialmente insistito sulla importanza politica che la sua concessione assumerebbe in relazione alle pretese Italia affermare in Abissinia la sua influenza esclusiva ed ha esplicitamente dichiarato al Ras che l'atteggiamento e la decisione del Governo francese in merito alla cessione di Gibuti alla Italia è specialmente subordinata al riconoscimento da parte del Governo etio·pico della nota concessione mineraria. Per quanto riguarda dichiarazioni del signor Bayart non aventi carattere e valore ufficiale pur esse non possono mancare di impressionare il Ras.

D'accordo con mio collega d'Inghilterra ho già dichiarato al Ras che entrambi Governi considerano che l'eventuale concessione fatta al 1signor Bayart per la ricerca mineraria in tutta Etiopia costituisce implicitamente un identico diritto per qualsiasi altro italiano o inglese in base trattati di commercio con Etiopia che riconoscono parità di trattamento commerciale.

Le domande e le introm~ssioni del signor Bayart non si limitano del ·resto alla sola concessione mineraria ma hanno... (2) tutti non escluso quello di una sistemazione amministrativa dell'Abissinia, confermano ipotesi che tale missione sia diretta emanazione del Governo francese.

A Gibuti e tra la colonia francese di Abissinia per quanto si... (2) dalla domanda del Governo italiano nel congresso della pace per passaggio

Gibuti all'Italia e le autorità francesi non trascurano proclamare in materia assurdità inaudita pretese italiane ed i vincoli che legano la Francia e la sua colonia creando nostro danno anche in Abissinia una atmosfera di diffidenza e di ostilità.

(l) -Il documento fu trasmesso telegraficamente da Asmara l'l marzo e pervenne il 2. (2) -Gruppo indecifrato.

11 1

522

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, NEGROTTO CAMBIASO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. R. 645/94. H Cairo, 26 febbraio 1919.

Mi sono pervenuti i telegrammi di V. E. in data 19 gennaio e l o febbraio 1919 nn. 86 e 152 (l) relativi alla situazione nel sud etiopico.

Benchè come ebbi già a scrivere altre volte sia impossibile di seguire da qui quanto avviene in così lontane regioni, tuttavia procurerò di sorvegliare sopratutto le intenzioni inglesi e di riferire su quei fatti che giungessero a mia conoscenza.

Le aspirazioni inglesi sono rivolte a settori ben distinti: al nord verso il Lago Tzana, al nord ovest verso Gambela ed al sud lungo la frontiera dell'East Africa. È noto che le Autorità inglesi non fanno mistero dell'importanza che esse annettono alla zona del Lago Tzana per la derivazione delle acque mercè le quali intendono rendere atta alla coltura la vasta regione del Sudan compresa fra Senga, Gedaref, Kalobat ed il Nilo Azzurro. Inoltre 'le loro cupidigie sono attratte dalle ricche miniere di carbone e di ferro che trovansi nei pressi del Tzana che un colonnello inglese -di cui non sono riuscito a conoscere il nome -avrebbe ultimamente esplorate. Pare che le trattative per assicurarsi il possesso dei detti bacini minerarii fossero molto avanzate al momento della morte di Ras Uold Gheorghis che vuolsi fosse stato comprato dall'Inghilterra.

Le voci di una spedizione, segnalata nel mio telegramma n. 6 del 4 gennaio scorso (2), non sono confermate. Permane però il fatto che delle truppe da due a tre mila uomini sono ,state mandate nel Sudan ove si sono pure ,recati diversi ufficiali superiori.

La frontiera abissina che formava un saliente nella regione di Gambela sarebbe stata ta'Citamente rettificata, dicesi grazie alla condiscendenza non disinteressata di qualche capo abissino, così che essa seguirebbe attualmente quasi esattamente in quel punto il 35° di longitudine. Per ora non è segnalato alcun nuovo spostamento per quanto le mire inglesi si portino su Gambela stesso centro importante commerciale e di comunicazioni.

Lungo il confine dell'East Afrika con l'Abissinia, che non fu mai esattamente

determinato, si pretende avvengano periodicamente degli sconfinamenti e delle

razzie da parte di bande abissine e non è da escludere che l'importanza di tali

incidenti sia esagerata allo scopo di avere un pretesto per spingersi innanzi e

migliorare la linea frontiera.

Qui si nega qualsia:si intenzione aggressiva ma da varii indizi sembra potersi dedurre che la politica inglese che si propone di favorire da ogni parte la penetrazione in Abissinia non rifuggirà all'occorrenza da azioni militari aventi carattere od apparenza di semplici misure di pr-otezione.

(l) -Non si pubblicano. (2) -Cfr. serie VI, vol. I, n. 762.
523

L'ALTO COMMISSARIO A SOFIA, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 147/60. Sofia, 26 febbraio 1919.

Proveniente da Salonicco e dopo un breve soggiorno a Costantinopoli, il cardinale Bourne, arcivescovo di Westminster, ha trascorso due giorni a Sofia donde egli è ripartito il 24, alla volta di Bucarest. Dalla Rumania egli intenderebbe far ritorno a Roma attraversando l'Austria-Ungheria. È il primo dignitario cattolico del suo rango venuto nei Balcani.

Scopo del viaggio dell'eminente prelato non è tuttora riuscito ben palese. È lecito però arguire, e cosi ritiene pure questo presidente del Consiglio, che il cardinale Bourne abbia avuto incarico dal Sommo Pontefice di riferire sulle condizioni esistenti nei Balcani; anche, secondo altri, per raccogliere informazioni dal punto di vista del futuro assetto politico religioso di questi stati.

Si ricordano a tal proposito i vari tentativi fatti dal Vaticano per facilitare una eventuale riunione dell'EsaTCato bulgaTo alla Chiesa cattolica. Si pretende che lo zar Ferdinando abbia più di una volta pensato a tale riunione che avrebbe facilitato i suoi piani politici. Senonchè tutti i tentativi fatti in questi ultimi tempi non andarono più in là di qualche dimostrazione favorevole per parte di qualche membro dell'alto clero bulgaro e si urtarono contro la ripugnanza della grande maggioranza del clero troppo geloso della sua autonomia. Il Governo russo si adoperò, dopo la seconda guerra balcanica per troncare l'ultimo conato dell'Esarca bulgaro a Costantinopoli. Più di una volta il Governo bulgaro avrebbe pensato di valersi della minaccia di una intesa col Vaticano per conciliarsi un atteggiamento più favorevole del Governo russo.

Ora il problema, scomparso il fattore russo, sembra mutato e non è da stupirsi se qualche nuova prova non verrà fatta verso il Vaticano se da ciò il Governo Bulgaro potrà credere di ritrovare qualche concreto appoggio morale

o politico nel mondo. Si sa già che il Vaticano sarebbe disposto a fare tutte le concessioni eventualmente chieste per il clero bulgaro riguardo del rito, della liturgia, e di tutta la complicata disciplina ecclesiastica, mostrandosi invece intransigente in materia di diritto.

Rimarrà però sempre un ostacolo ben difficile da sormontarsi nel sentimento nazionale troppo suscettibile al riguardo del carattere nazionale nella sua chiesa e nel suo culto.

Il cardinale Bourne m'intrattenne di Qualche sua impressione sulla futura sistemazione balcanica che egli considererebbe come una delle più gravi da risolversi al Congresso della Pace, inquantocchè vi sarebbe pericolo di !asciarvi

susststere una causa di nuove complicazioni e di nuovi conflitti. Pur mantenendosi riservato in quanto alle proprie idee sulle soluzioni del problema, egli disse di aver più imparato in pochi giorni di viaggio e di contatto diretto coi popoli balcanici, che non con la lettura d'innumerevoli libri o articoli di .stampa. Ebbe un sorriso ironico circa le pretese elleniche e qualche cenno di disapprovazione al riguardo delle atrocità attribuite ai serbi e greci in Macedonia.

La Conferenza della Pace interessa vivamente il cardinale soprattutto in quanto concerne la soddisfazione di alcuni desideri della Santa Sede ed egli me lo disse chiaramente prendendo l'iniziativa del discorso. Secondo lui, il mondo cattolico pur desideroso di non menomare in alcun modo i diritti sovrani e gl'interessi dell'Italia, vedrebbe assai volentieri un miglioramento nella situazione attuale del Sommo Pontefice per assicurarne meglio l'esistenza materiale e le funzioni ,spirituali. Egli non ,seppe precisare il carattere di tali innovazioni e non volle negare in alcun modo la scrupolosa osservanza per parte del R. Governo della legge delle guarentigie. Egli ammetterebbe che non si debba più parlare di potere temporale. Gli accennai, in corso di conversazione, agli ovvii e ben noti inconvenienti di qualsiasi forma di guarentigie 'internazionali all'esercizio del potere spirituale della Santa Sede e cioè: la ripugnanza di molti paesi, come per esempio gli Stati Uniti, -ove stato e chiesa sono completamente separati -, di rendersi mallevadori in una forma qualsiasi di un accordo o concordato tra stato italiano e chiesa ,cattolica; pericolo che gli impegni derivanti da tale eventuale garanzia potrebbero dar luogo a controversie tali da degenerare in conflitto nel caso possibile in cui una delle parti mallevadrici volesse trarne pretesto per fini suoi egoistici; diminuzione dello stesso prestigio del Sommo Pontefice che deve rimanere all'infuori di qualsiasi meschina considerazione di appoggio materiale per parte dei paesi cattolici del mondo, grandi e piccoli.

Il cardinale non sembra abbastanza influenzato dal proverbio che asserisce essere un sistema buono in pratica, preferibile ad un sistema migliore non esperimentato. Egli insistette ,sulla sua opinione che il mondo cattolico spererebbe in un miglioramento delle relazioni tra l'Italia e il Vaticano, ciò che secondo lui procurerebbe al R. Governo un più forte appoggio del partito cattolico alle eLezioni. Concluse col dirmi che, secondo il suo concetto personale, una buona soluzione sarebbe quella concedente al Sommo Pontefice una più grande estensione di terreno intorno all'attuale residenza del Papa, ove potrebbero andare a risiedere cardinali, corpo diplomatico presso il Vaticano, congregazioni, uffici apostolici ecc. ecc.

In tale zona, la polizia e la giustizia potrebbero essere delegate al Governo italiano, anche per evitare fatti analoghi di monsignor Gerlach e si potrebbe, all'uopo, adottare una formola analoga a quella in uso nel Principato di Monaco, ove la Francia esercita di fatto i diritti di sovranità, pur rispettando il principio della indipendenza della casa regnante.

Egli riconosce che eventuali negoziati al riguardo dovrebbero passare unicamente fra il Sommo Pontefice e il Governo italiano senza intromissioni di terzi. Una volta avvenuto l'accordo, il mondo cattolico, secondo il cardinale, darebbe la sua benedizione alle due parti interessate.

Questi ·concetti dell' eminente prelato, sembrano il frutto di una mentalità e di una tendenza o di voti predominanti non solo nel Vaticano ma anche nel mondo anglosassone. Essi non sembrano il risultato di profondi studi internazionali, nè ispirati alla conoscenza completa del delicato problema. Perciò mi limito a riferire a V.E., con ogni riserva, le idee del cardinale britannico che del resto sembra animato di vera e sincera amicizia verso il nostro paese.

524

IL COMANDANTE IL CORPO DI OCCUPAZIONE INTERALLEATO DI FIUME, GRAZIOLI, AL COMANDO DELLA TERZA ARMATA

R. 225. [Fiume], 26 febbraio 1919.

Il tenente Olivotto signor Alberto del quale ho annunciato con foglio 4273 in data 9 corrente il viaggio in Rumania ha fatto ritorno a questo Comando.

Accludo il suo rapporto sulla situazione in quel paese facendo rilevare che da esso rapporto da quanto il suddetto ufficiale mi ha verbalmente riferito, traspare che le autorità francesi conducono colà un'attiva campagna di penetrazione politica ed economica e cercano inoltre di menomarvi la nostra influenza morale e materiale favorendo la diffusione di inesattezze sul nostro conto ed assumendo un'aria di ,superiorità a nostro riguardo.

Il tenente Olivotto, che parla perfettamente il rumeno, nativo di Bucarest e figlio di vice console d'Italia nella capitale romena, date le sue estese conoscenze ha potuto rendersi conto nei suoi colloqui con persone di tutte le classi sociali rumene dell'ignoranza ,completa che colà regna sulle cose nostre e del danno che risulta agli interessi e al prestigio italiano dal modo di agire dei francesi. Non sembra che tale azione francese sia controbilanciata da una corrispondente attività italiana, in un paese cui ci legano preziose tradizioni che potrebbero -a mio parer,e-tradursi in coefficienti culturali ed economici di prim'ordine, atti a facilitare la nostra espansione nei Balcani.

Di quanto sopra ho creduto mio dovere riferire a codesto Comando per quel conto che crederà di fare delle mie osservazioni.

ALLEGATO.

OLIVOTTO A GRAZIOLI

Fiume, 25 febbraio 1919.

Le notizie da me raccolte direttamente a Bucarest da fonti diverse e sicure attenuano la esagerazione della stampa ungherese e tedesca circa la situazione presente della Romania, pure essendo ridotta economicamente a mal partito, tanto da temere da un momento all'altro una rivolta delle classi agrarie e operaie, non è però ridotta allo stato di crisi bolscevica come si pretende a Vienna e a Budapest.

La Romania in generale (e la capitale in particolare) è stata completamente spogliata, dagli invasori tedeschi, di tutti i generi di prima necessità, specialmente di viveri. Anche la maggior parte del materiale ferroviario non si salvò dalla loro rapacità, e ciò che non fu reputato trasportare, venne rovinato o distrutto. Attualmente la Romania non disporrebbe perciò che di un centinaio di locomotive, parte delle quali peranco danneggiate. È quindi evidente che tutti i trasporti sono are

nati e che, conseguentemente, il rifornimento è completamente insufficiente ai molteplici bisogni della nazione. Mentre la popolazione versa nelle più pietose condizioni per la fame e il freddo, navi cariche di granaglie provenienti dall'America attendono nel porto di Costanza di affidare il loro carico ai vagoni che viceversa non esistono.

Vi furono giornate in cui oltre un centinaio di persone moriva di fame e di assideramento nei sobborghi della capitale. Tutto ciò ha contribuito a peggiorare gravemente le condizioni sanitarie di Bucarest ove infierisce il vaiolo ed il tifo esantematico.

L'amministrazione comunale è purtroppo insufficiente ed incapace a disciplinare la distribuzione dei pochi viveri di cui dispone. Ultimamente però si sperava in un imminente miglioramento in seguito all'istituzione di un treno-trasporl:o da Costanza a Bucarest.

Malgrado le difficili condizioni attuali, le classi privilegiate vivono nell'abbondanza e nel lusso, divertendosi e mostrandosi indifferenti alla miseria che le circonda e alle sorti della nazione. Ciò che più sorprende è la loro impunità per parte di coloro che avrebbero il dovere di impedire tale stridente contrasto.

Esagerate sono le voci secondo le quali a Bucarest sarebbero avvenute dimostrazioni di carattere rivoluzionario e antimonarchico; in realtà non vi fu che un periodo di crisi più acuta nello scorso dicembre, crisi che si manifestò con delle sommosse parziali nella capitale ma principalmente nei dintorni, ove masse di contadini insorsero minacciose a reclamare la parcellazione del terreno. In seguito a tali fatti venne proclamato lo stato d'assedio a Bucarest.

La monarchia non ha fautori nè avversari accaniti; si dice che fintantochè perdurava lo stato di guerra le competeva un potere più grande che in tempo di pace, e si lamenta che, cessata la guerra, il Re abbia continuato ad essere ciò che era durante i quattro ultimi anni, cioè un Re assoluto.

Anche qui come altrove la bardatura di guerra non è ancora stata sostituita da quella di pace e il regime costituzionale antebellico non è stato ancora ripristinato. Il parlamento non funziona, i lavori di una intera sessione sono stati sospesi da un decreto-legge preceduto e seguito da altri numerosi decreti che vennero imposti all'autorità giudiziaria.

L'impotenza delle autorità legali, l'imposizione dei decreti-legge all'autorità giudiziaria, le esagerate attribuzioni dei reali commissari e della corte marziale oltrepassano ogni limite legale e innumerevoli sono le infrazioni commesse da questi organi della giustizia militare contro la stessa costituzione. Tutto ciò provoca un grande perturbamento caotico. La vita si svolge in una confusione ed in un disordine indescrivibile. Tutti i valori di uomini, cose e istituzioni sono discussi e le stesse basi dell'edificio sociale sono minacciate a cominciare dalla stessa proprietà. Il sistema delle requisizioni brutalmente applicato, i decreti-legge sulla espropriazione, le molteplici restrizioni imposte dal Governo, sono stati dei veri attentati commessi contro la libertà che provocano in modo fatale la carestia. Le imposizioni dell'autorità al commercio, i recenti decreti-legge sull'importazione ed esportazione, la regolazione della valuta, i monopoli decretati e attuati sono altrettanti colpi assestati all'ordine di cose antebellico, che hanno fatto rovinare tutto ciò che vi era organizzato, cose e idee, dimodochè si vive ormai .dall'oggi al domani temendo sempre il peggio.

Tutto ciò è conseguenza della guerra, che diede al Re ed all'esercito un'importanza ed un potere assolutistico che prima non avevano. E ciò benchè le armi rumene non siano state fortunate e abbiano dovuto subire molti rovesci militari.

Il Governo Bratianu, invece di provvedere, non fa che censurare tutto ciò che nella stampa può esservi di ostile a lui, all'esercito e alla monarchia. E così la forza ha violentato il diritto, ed essa non cesserà finchè verrà forza maggiore capace di abbatterlo unitamente all'attuale regime.

Per le cause suaccennate e perchè accusato di incapacità e di poca onestà, il Governo Bratianu è impopolarissimo, anzi odiato dalla maggioranza del paese. Ad esso si vorrebbe sostituire un governo nazionale, da cui venisse però escluso Bra

tianu, giacchè egli rappresenta agli occhi della nazione l'esponente del disordine e degli abusi.

La sfiducia nell'attuale regime è condivisa dall'opinione pubblica d.ei territori redenti, che, peraltro, non vede in Romania uomini capaci di salvare la situazione presente, e vuole non solo sottrarsi all'amministrazione comune con la Romania, ma cercherebbe di imporsi con i suoi dirigenti e le sue direttive alla Madre Patria.

È difatti evidente l'incapacità di organizzazione della Romania.

Nel paese il disordine tende sempre ad aumentare e contro di esso non valgono le numerose ordinanze e disposizioni di applicazione incompleta, perchè la classe degli agenti incaricati della loro esecuzione è corrottissima, ed essi mercanteggiano le loro autorità. In Transilvania vennero inviate non solo persone incompetenti in fatto di organiz:.azione, ma anche così poco abili da provocare le proteste della stessa popolazione contro le eccessive repressioni verso i magiari.

Da parecchio tempo la Rumenia ha indetto la mobilitazione e molte classi sono già sotto le armi. Avvengono frequentemente scontri con bande organizzate ungheresi alla frontiera di occupazione in Transilvania. D'altra parte i bolscevichi minacciano continuamente le frontiere della Bessarabia tentando in più punti il passaggio del fiume Dniester.

La Romania sembra quasi completamente asservita ai francesi, i quali fanno valere sempre più la loro influenza e stanno imponendosi sistematicamente in quasi tutte le amministrazioni statali. Nulla si muove senza l'autorizzazione francese e lo stesso comando supremo romeno sembra dominato da esso.

Il popolo romeno, pur cosi infatuato del gallicismo, sin da prima della guerra, si mostra ora seccato di questa tutela di cui vorrebbe, ma non può liberarsi.

1 francesi e1a1 canto loro sanno attenuare con abilità l'asprezza della loro egemonia con contributi commerciali per se stessi di poca importanza ma che, data la povertà attuale del paese, appaiono agli occhi delle popolazioni vere e proprie concessioni e sanno cattivare loro l'ammirazione e la riconoscenza del popolo. Viceversa l'Italia sembra non curarsi affatto delle sue relazioni economiche con la Romania, relazioni che potrebbero aumentare colà il suo prestigio e darle uno sbocco commerciale redditizio per l'avvenire. Ciò viene inoltre interpretato dai romeni come un segno di disinteressamento e non può che diminuire la simpatia e la stima pur cosi grandi per il nostro paese. Inoltre la situazione dell'Italia appare molto confusa ed oscura; circolano le voci più contraddittorie al nostro riguardo. Si parla di rivoluzione nelle principali città dell'alta Italia, di disorganizzazione e incapacità dell'esercito e di una crisi quasi bolscevica che minaccerebbe quasi tutta la nazione. A creare tale quadro caotico pare non siano stati estranei i francesi i quali si atteggiano a salvatori e tutori della nostra nazione.

I nostri rappresentanti non sembrano purtroppo adoperarsi per far valere il vero stato di cose e sopratutto sembrano disinteressarsi del nostro avvenire politico e economico in Romania.

525

IL SEGRETARIO PER LE QUESTIONI FINANZIARIE DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DELLA PACE, JUNG, AL MINISTRO DEL TESORO, STRINGHER (l)

R. S. N. Parigi, 26 febbraio 1919.

Come ebbi a riferire a V. E. durante la sua permanenza qui, ho avuto, a partire da martedì 18 corrente, delle interviste coi Delegati finanziari austriaci che a richiesta di Mr. Hoover sono venuti a Parigi per studiare i mezzi finanziari

~· l

onde assicurare il pagamento dei viveri che l'Austria Tedesca richiede così urgentemente.

Nel co~so di una ·conversazione a quattr'occhi il dottor Richard Schiiller,. capo sezione al ministero del Commercio austriaco, ebbe a dirmi, giovedì 20 corrente, che l'Austria Tedesca disponeva di mezzi di pagamento i quali, se potevano presentare poco interesse per alcuni degli alleati (Inghilterra, America), sareb-· bero invece stati certamente molto accetti ad altri degli alleati, e specialmente· all'Italia, e menzionò quale esempio le azioni dei c Chemins de fer Orientaux •.

lo non rilevai l'accenno, ma mi affrettai a renderne conto all'E. V. ed ebbi. dall'E. V. stessa l'autorizzazione ad entrare in più strette trattative riguardo a: strumenti di pagamento di tal genere, (azioni di ferrovie balcaniche od altre· ferrovie di prevalente interesse politico oltre che economico), quale controvaluta dei viveri che si sarebbero dovuti fornire all'Austria Tedesca, e per i qualf l'America avrebbe concesso all'Italia i crediti necessari.

Avuta tale autorizzazione, in una successiva conversazione ho chiesto al dottor Schiiller cosa egli intendesse veramente dire coll'accenno fattomi riguardo· alle azioni dei • Chemins de fer Orientaux • ed ebbi da lui la risposta seguente:

c Siccome l'Austria Tedesca si disinteressa oggi dei Balcani, non avrebbe difficoltà di cedere all'Italia delle azioni che per essa non hanno più alcun interesse e che invece possono averne molto per l'Italia stessa •.

Tale proposta era sempre fatta quale ·cocrispettivo dei viveri di cui l'Austria Tedesca ha così urgente bisogno. In tale occasione ebbi anche le seguenti maggiori indicazioni riguardo alle azioni dei c Chemins de fer Orientaux •:

c Esistono in mani austriache 51.000 azioni di tali ferrovie e cioè più di metà del ·capitale. Esse 1sono in mano della Kreditanstalt, della Wiener Bankverein,. della Boden Kredit e di un'altra banca di cui il dottor Schtiller non seppe precisarmi il nome.

Tali banche avevano acquistate questP. azioni colla garanzia e per incarico del Governo austro-ungarico, il quale si era riservato, riguardo ad esse, il diritto di opzione.

A tale diritto il Governo au:stro-ungarko ha rinunciato circa due anni fa. H dottor Schilller ·ritiene ·però che ciò malgrado il Governo austriaco sarà m condizioni di potere ottenere dalle banche stesse che dispongano di tali attività secondo le indicazioni che esso sarà per dar loro •.

Frattanto le trattative per l'approvvigionamento dei viveri all'Austria Tedesca hanno preso un aspetto •completamente differente da quello che avevano· quando ebbi l'onore di riferire all'E. V.

Mentre in un primo tempo Mr. Hoover aveva esplicitamente e spontaneamente dichiarato a S. E. Crespi che avrebbe lasciato all'Italia il compito esclusivo di provvedere al rifornimento dell'Austria Tedesca, susseguentemente invece il Tesoro americano ha insistito e preteso che qualunque operazione di credito da consentire agli alleati riguardo all'approvvigionamento dell'Austria Tedesca fosse fatta a tutti e tre gli Alleati (Inghilterra, Francia e Italia) per 1/3 a ciascuno.

Nulla è stato ancora definitivamente concretato al riguardo, tuttavia sembra molto difficile che l'Italia possa avere mano libera di trattare per il pagamento dei viveri che essa fornirà, e stipulare al riguardo delle convenzioni particolari di 'suo esclusivo interesse, quali quelle a cui aveva accennato il dottor Schiiller.

Nel frattempo però ho avuto occasione di entrare in rapporti molto più stretti col dottor Schiiller e cogli altri membri della Missione, dimostrando loro grande interessamento riguardo alla questione del telegramma da inviare a Vienna alla Commissione di Liquidazione, per indurla a pagare sui fondi comuni il cupone del primo marzo.

Di tale telegramma -nella sua dizione finale -accludo copia (1). Esso ebbe però, in uno stadio intermedio, una redazione (inglese) perfettamente contraria alle richieste dei delegati austriaci, e che tendeva invece a pregiudicare l'Austria Tedesca rispetto alle responsabilità di guerra, facendo su di essa pressioni perché provvedesse -essa -in qualunque modo al pagamento del cupone di marzo.

Secondo le istruzioni avute da S. E. Crespi e da S. E. Svnnino, io mi opposl vivamente a tale redazione, ed i De·legati austriaci hanno attribuito alla linea di condotta presa dall'Italia che il telegramma sia stato fatto in armonia colle loro richieste.

Profittando di ciò ho messa nettamente al dottor Schiiller, ,stamani, la questione seguente:

• Siete disposto a traitare la cessione delle azioni della " Chemins de fer Orientaux " o di altre azioni simili verso pagamento, e indipendentemente dalle -<:ondizioni eli ""'~amento che verranno fissate per i viveri di cui avete bisogno? •.

Il dottor Schiiller mi ha ri:sposto affermativamente, aggiungendo ·che intendeva con ciò darmi una prova delle buone disposizioni del suo Governo, sicuro che esse verrebbero apprezzate dall'Italia, la quale troverebbe qualche occasione di facilitarlo alla sua volta.

Il dottor Schi.iller, da me richiesto ,sulle altre azioni di ferrovie balcaniche, di ferrovie dell'Anatolia, diritti di prelazione della Valona-Monastir, azioni di società marittime o ferroviarie austro-ungariche, non mi diede dettagli precisi, riservandosi di cercare di fornirli al suo ritorno a Vienna.

Il predetto Delegato partirà da qui fra un paio di giorni, avendo deciso di :fermarsi ancora per attendere una definizione riguardo al finanziamento dei viveri per l'Austria; ed io mi affretto a riferire quanto sopra per le decisioni eventuali di Governo, esprimendo l'opinione che eventuali trattative che potessero ritenersi opportune in base a quanto sopra esposto possano aver luogo a Vienna.

(l) II rapporto venne comunicato, :rer conoscenza, a Cresui P. a Sonnino.

526

I DELEGATI E CONSIGLIERI TECNICI ALLA CONFERENZA DELLA PACE, CHIESA E D'AMELIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 526. Parigi, 27 febbraio 1919, ore 10 (per. ore 11,30).

Come già comunicammo V. E. la questione delle spese di guerra fu sottoposta all'esame dei rappresentanti le potenze alleate che concordarono le condi

Il

zioni di armistizio per chiarire se effettivamente essi intesero rinunziarvi nei riguardi della Germania, limitando le riparazioni ai soli danni cagionati dal nemico. Ora la questione trovasi rimessa a Clemenceau che dovrà chiedere anche avviso V.E. Ci permettiamo a questo riguardo sottoporle che delegazione ita. liana la quale facilitò col rinvio composizione gravi divergenze insorte fra delegazione americana e quelle inglesi e francesi, fece osservare che accertamento spese guerra era necessario almeno dal punto di vista contabile per far noti spaventevoli oneri gravanti su bilanci che non permettono ripresa vita normale akuni Stati i quali ,relativamente hanno sofferto della guerra e dimostrare necessità provvedimenti interalleati per una sistemazione collettiva grave problema. Qualche giorno dopo su nostra istanza Crespi propose la soluzione dello stesso problema in seno commissione finanziaria che ne ammise lo studio. Ciò premesso preghiamo V. E. che nel dare risposta a Clemenceau circa interpretazione armistizio si compiaccia esaminare se convenga insistere che tanto nell'ipotesi della rinunzia quanto in quella dell'inclusione delle spese di guerra che il nemico non potrà mai materialmente pagare, il relativo ammontare formi oggetto di un accordo internazionale per ,concentrare l'onere degli interessi e dell'ammoil'tamento ad un ente autonomo possibilmente collegato con la Società delle Nazioni. Gradiremmo a suo tempo essere infOii'mati, qualora nulla osti, della risposta di

V. E. per trame norma nostra condotta.

(l) Non si pubblica.

527

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BELGRADO, BORGHESE, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A PRAGA, LAGO

T. 184. Parigi, 27 febbraio 1919, ore 12.

(Solo Belgrado) Ho telegrafato al R. ministro a Praga quanto segue: (Solo Praga) Le comunico seguenti telegrammi al R. ministro a Belgrado: (tel. 171 e 172) (1).

(Per tutti) Informo ad ogni buon fine V.S. che chiusura confine tra Italia e Jugoslavia ha implicato sospensione treni rifornimenti viveri ai cecoslovacchi. Ho dichiarato commissione vettovagliamento americana, che se ne interessava, che treni non saranno ripresi fintanto che ufficiali italiani non saranno reintegrati a Lubiana.

528

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO (ACS, Carte Orlando)

T. 532. Parigi, 27 febbraio 1919, ore 13,15.

Frazier tornato ieri l'altro, dice da Pau, sembra invece semplicemente da un villino al Bois de Boulogne. Avrebbe incaricato Gallavresi esprimere V. E.

rammarico osservàndo però che S. E. Sonnino avrebbe fatto meglio prendere tempo evitando recisa dichiarazione; avrebbe poi domandato se non vi fosse altra formula per un esame che • non facesse arrivare divergenza deliberazione finale Dieci • aggiung~ndo che • ciò è sempr,e sembrato a lwi., Frazier, conforme .desiderio vostro presidente •. Gallavresi (riporto parole da lui scritte) • senza negare ciò avrebbe fatto rilevare enormità richieste serbi • al che Frazier avrebbe concluso che il solo che sappia infrenare esorbitanze è Venizelos il che, dice, concludendo, il Gallavresi • conferma impressione che nostra attitudine conciliativa può molto giovarci presso americani •.

Il Frazier, quindi, insisterebbe idea conciliativa sua domanda, se anche dopo dichiarazione Sonnino non sia possibile altra formula; il Gallavresi, che ne divide idee, vi.tiene che quella del Frazier sia sintesi pensiero americano. Potrei qui far seguire per quello che possano valere impressioni e voci ,che ho riservatamente raccolte in questi giorni nei vari ambienti, non escluso americano, tanto più che di alcune di tali voci circa abboccamenti che sarebbero avvenuti tra Frazier e Vesnic ho avuto la ,conferma che, come telegrafai, attendevo ma mi riservo di riferire, ripeto per quello ,che possa valere, a voce qui, a meno che V. E. non desideri che ne telegrafi succintamente.

(l) Cfr. p. 353, nota l.

529

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 528. Roma, 27 febbraio 1919, ore 13,55.

Per quanto dai tuoi telegrammi risultasse, sia pure implicitamente, che Hoover si era in certo senso rassegnato alla chiusura della linea di armistizio verso la Jugoslavia, contentandosi di un acceleramento delle comunicazioni per Tarvis, gli americani che fanno parte della commissione di Trieste e che per ora sono a Roma, insistono presso Giuffrida. Sarebbe bene che Hoover mandasse loro delle istruzioni per tenerli tranquilli.

530

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN LONGARE, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. R. P. 542/100. Parigi, 27 febbraio 1919, ore 13,55 (per. ore 21,15).

Permettomi attirare attenzione tua sopra articolo Corriere della Sera del 25 corrente intitolato: • Diritto dei popoli •, in risposta ad altro del Gauvain... (1).

Gauvain è un antico costante italofobo, e qualche buona replica della nostra stampa a lui esclusivamente diretta, può giovare.

Ma articolo cui ac,cenno diffama nella polemica tutti i francesi e per di più sostiene una tesi di sapore germanofilo e tutto ciò mi sembra specialmente pericoloso, soprattutto dopo doloroso incidente di Livorno e in questo momento politico in cui analoghi interessi francesi e italiani di fronte alla conferenza della pace hanno condotto ad un certo ravvicinamento. Ritengo che in questi momenti più che mai sia da raccomandare alla nostra stampa atteggiamento assai prudente.

(l) Gruppo indecifrato.

531

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI. SONNINO, A PARIGI

T. 529. Roma, 27 febbraio 1919, ore 14.

Notizie circa incidenti di Lubiana cominciano pervenire ai nostri giornali. Sino ~desso le trattengo con la censura ma non so se 'e fino a quale punto ciò sarà possibile specie se giornali esteri riporteranno le notizie stesse. In ogni caso poi la coincidenza della prossima apertura della Camera renderà probabile che io sia richiesto di chiarimenti in proposito. Si comunica ciò soltanto al fine di mettere in rilievo la necessità che l'incidente abbia una soluzione.

532

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 536. Parigi, 27 febbraio 1919, ore 16,45 (per. ore 19,30).

Alla riunione già segnalata (1), avvenuta sera 24 Hotel Beau Site, è seguita altra ieri sera con intervento degli stessi Savcitch, Voevoich e Balucich, ed inoltre del Ziel, Direttore Agenzia Telegrafica rue 4 Septembre, sostenuti da gruppi bancari ed intervenuto anche il finanziere inglese sir Houlder. Si ritiene che tal riunione sia un seguito della precedente per definire prima partenza principe accordo con imprese industriali e bancarie. Stamane sarebbe giunto al principe lungo telegramma circa incidenti, che sarebbero avvenuti Zagabria e Sarajevo fra ufficiali serbi e popolazione.

Alle 10 il principe ha ricevuto Foch; domani alle 16 riceverà Pichon e

Margerie. Oggi Hotel Continental si lavora molto attorno schizzi e carte geografi

che, nonchè note illustrative a macchina.

(l) Cfr. n. 511.

533

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL PRESIDENTE DEL CONSlGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 538. Parigi, 27 febbraio 1919, ore 18,50 (per. ore 20,15).

Stamane mi si informa, come ho telegrafato, che ieri inglese Logan (l) ricevendo per conto Hoover persona seguito principe di Serbia assicurò che Stati Uniti avrebbero garantito approvvigionamento jugoslavi. Oggi Balucich si è recato da Hoover e stasera lo stesso Hoover ha diretto due lettere al professar Attolico. In una di esse è detto che contegno italiani verso jugoslavi produce penOisa impressione ed aggiunge che dopo firma armistizio da lui e dagli americani l'approvvigionamento non può essere considerato più mezzo di lotta essendo solamente mezzo umanitario per sollevare le popolazioni affamate e conclude che non potrebbe comprendere l'ingerenza di alcuno nelle distribuzioni. L'altra lettera parlerebbe di blocco a Fiume seguito rottura diplomatica ma nulla di preciso potrei dire pel momento giacchè Attolico è uscito con S. E. Crespi. Mi reco a cercarlo. Della notizia avuta circa parole pronunziate da Loghan iersera ne avevo informato ministro Approvvigionamenti. Ciò per quello che possa valere.

534

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

T. 893. Parigi, 27 febbraio 1919, ore 20.

Nella ,seduta odierna venne anzitutto discussa nota proposta House. Ecco il testo quale venne approvato: • Allo scopo di accelerare il lavoro della Conferenza nella determinazione approssimativa delle future frontiere dei paesi nemici nei trattati di pace preliminari sarà nominata una commissione composta di un rappresentante ciascuno per gli Stati Uniti, l'Impero Britannico, la Francia, l'Italia ed il Giappone col seguente compito:

l) determinare le frontiere, per esame della Conferenza della Pace, basandosi sulle proposte delle commissioni territoriali che sono state o che potranno venire nominate;

2) di far proposte relativamente a quella parte delle frontiere degli Stati nemici che non è inclusa nel compito di alcuna commissione ad eccezione di quelle questioni di frontiera che qualunque potenza interessata possa riservare per la discussione in primo luogo del Comitato dei Dieci •.

A rappresentante dell'Italia indicherò Salvago. Come si rimase intesi in seduta, il rappresentante di ciascun paese sarà assistito da consulenti tecnici, politici e militari.

~ l

Furono poi uditi i rappre::;entanti sionisti assieme ad un rappresentante francese di tinta meno sionista. Un rappresentante richiese che potenza mandataria per Palestina fosse Inghilterra.

Prossima seduta fissata per sabato. Ordine del giorno comprende relazione commissione finanziaria (Crespi) e commissione economica (Clemente!) (1).

(l) Sic, ma Logan apparteneva alla delega:~<ione americana.

535

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. u. 539. Roma, 27 febbraio 1919, ore 20,35.

Barrère, che parte stasera per Parigi, mi ha comunicato una nota di Pichon contro il fatto che il generale Piacentini avrebbe spinto l'occupazione con truppe italiane dentro un perimetro di dieci chilometri intorno Scutari. La nota di Pichon sostiene che ciò è contrario agli accordi del 13 e del 14, sulla base dei quali si è regolata la presente occupazione. Si aggiunge che Bonin aveva fatto delle richieste di un nuovo regolamento, ma che su di ciò non si formò l'accordo. Si conclude domandando che si diano a Piacentini istruzioni conformi all'anzidetto accordo. Ignorando io i precedenti in proposito, ti prego di informarmene perchè io mi possa regolare in conseguenza.

536

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. RR. 548. Parigi, 27 febbraio 1919, ore 21 (per. ore 2,30 del 28).

Seguito precedente telegramma (2) comunico seconda lettera diretta ad Attolico da Strauss: • Signor Hoover mi incarica comunicaJ:Vi ;parte telegramma Ticevuto ora da nOIStra missione a Trieste: "Causa :rottura :relazioni diplomatiche nulla assruutamente può essere inviato da Fiume" •. Nella seduta consiglio alimentazione poi Hoover sollevò nuovamente questione approvvigionamenti .confermando

S. -E. Sonnino, nel senso che commissione integramento estenda delimitazioni confini a tutti i paesi nemici. Per Italia presenti S. E. Sonnino e Salvago Raggi. Nessuna discussione perché S. E. Sonnino aveva preso accordi privati.

Al principio seduta intervenne Clemenceau che si allontanò subito dopo aver salutato delegati dai quali fu fatto segno dimostrazione simpatia».

non rrtenere che si possa ricorrere sospensione e che comunque trattandosi fatto politico dovrebbe occuparsene comitato dieci. Generale Cavallero invitato per domattina da S. E. Sonnino, credo per conferire su ciò, ritiene invece che questione debba essere presentata Consiglio Superiore guerra. Nell'insieme ho impressione, tratta dai dettagli notizie avute e che sono state confermate svolgersi fatti, che ambiente americano sia montato e che a rabbonirlo, chiarendo situazione, nulla si faccia, almeno che io sappia o veda: S. E. Sonnino si mantiene sempre nell'isolamento più completo, S. E. Crespi non sembra si sia assicurato tutte le simpatie di quell'ambiente difficile né quelle di Attolico il quale d'altronde parte stasera per Londra. In conclusione qui, e non solo in questo affare, si nota purtroppo l'assenza della E. V. Scusi l'E. V. l'ardire.

(l) -Cfr. anche il seguente tel. n. 540, da Parigi, del 27 febbraio 1919, ore 19,05, pervenuto alle ore 20,15, di Battioni ad Orlando, conservato in ACS, Carte Orlando: • Seduta odierna Comitato dieci approvata proposta House, opportunamente modificata secondo intendimenti

(2) Cfr. n. 533.

537

IL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 547/206. Parigi, 27 febbraio 1919, ore 21,30 (per. ore 23,30).

Chiamato da me d'accordo con Sonnino e Stringher è 1stato qui oggi comm. Fenoglio che ho messo conoscenza • avances • fatte dal ministero Esteri austrotedesco per cessione ad Italia azioni delle ferrovie orientali e altre azioni ferroviarie e marittime nei Balcani e Asia Minore aventi per noi speciale interesse e già in passato trattate come ben sai dalla Banca Commerciale Oriente. Avrò ulteriori notizie che ti comunicherò. Comm. Fenoglio riparte stasera Milano e conta primi settimana ventura essere Roma per incontrarsi Stringher e intrattenerlo su tale importantissimo argomento.

538

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA

T.183. Parigi, 27 febbraio 1919.

Perchè possa riservatamente valersene informo che nelle Commissioni costituite dal Congresso Pace per esame richieste vari Stati con attinenza questioni turche e musulmane in genere-delegati italiani si adoperano in favore punto di vista maomettano. Per Tracia orientale proposto popolazione seguire sorte Costantinopoli e non essere ceduta a stato balcanico. Subordinatamente a questo !Osteniamo garanzie per istituzioni religiose Adrianopoli e per popolazione musulmana ivi e altrove. Delegazioni altri Stati non secondano nostro punto di vista.

i •

539

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PRAGA, LAGO

T.185. Parigi, 27 febbraio 1919.

Da telegramma del generale Piccione a Comando Supremo risulta che da che è arrivato costà generale Pellé francesi lavorano attivamente per togliere a noi ogni influenza ne1l'esercito Czeco-Slovacco.

Data parte importantissima avuta da nostro paese nella formazione dell'esercito czeco, come codesto Governo ha riconosciuto affidandone comando a generale italiano, conviene ora evitare che esercito stesso venga subordinato ad organi centrali francesi.

Pregola svolgere col dovuto tatto opera vigile ed efficace in questo senso.

540

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL COMMISSARIO POLITICO PRESSO LA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A VIENNA, MACCHIORO

T.186. Parigi, 27 febbraio 1919.

Suo rapporto n. 28 (1).

Ritengo anch'io desiderabile stabilire in futuro rapporti amichevoli con Austria tedesca. Ciò non deve tuttavia farci ora abbandonare posizione che ci conferisce nostra vittoria, nè consigliarci rinunziare a giuste domande di ripara

zione di carattere artistico od economico.

541

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

'l'. 488. Parigi, 27 febbraio 1919.

Suo telegramma 3423 del 16 corrente (1).

A Comitato Superiore Blocco è stato ora proposto da delegati americani abolizione di tutte le restrizioni commerciali con America Centrale e del Sud, incluse anche censura e tutte liste nere. Questione non è stata ancora discussa. Occorrerebbe conoscere pensiero di codesto ministero al riguardo.

(l) Non si pubblica.

542

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO

T. 890. PaTigi, 27 febbraio 1919.

Autorizzo viaggio Parigi di cui nel rapporto colonnello Finzi 2766 del 23 febbraio allegato a lettera di V. E. del 25 corrente (1).

543

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. CO!\F. 718. Roma, 27 febbraio 1919.

Riferisco con mio telegramma n. 716. Conversazione con Charmant. Egli avrebbe aderito volentieri all'invito di

V. E. perchè considera personalmente molto utile di illuminare circoli francesi e specialmente Tardieu. Dice che francesi non gli consentono il viaggio a Parigi e fa appello a V. E. perchè voglia facilitarglielo. Prego favorirmi istruzioni su questo punto.

544

IL DELEGATO E CONSIGLIERE TECNICO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, CAVALLERO, AL MINISTRO DELLA GUERRA, CAVIGLIA

T. 1356. Parigi, 27 febbraio 1919.

Riferimento telegramma ministero Esteri numero 689 data 25 corrente relativo spedizione Anatolia (2) rappresenta-si punti di vista espressi S. E. capo Stato Maggiore in merito proposte contenute •comunicazione predetta. l) Destinare sbarco unità ·corpo Macedonia non 1sembra opportuno perchè ciò .comprometterebbe riservatezza operazione mentre sottrazione forze a generale d'Espérey incontrerebbe seri ostacoli. A tali unità si potrebbe se mai ricorrere in secondo tempo per rinforzare elementi primo sbarco. 2) Qualora non •Si ritengano sufficienti per sbarchi voluti truppe occupazione Egeo, S. E. ritiene si debba considerare possibilità invio una brigata dall'Italia 3) Operazioni sbarco in parola hanno scopo fissare nostra occupazione Adalia e Marmarica (penisola nord di Rodi).

15 -Documenti diplomatici -Serie VI -Vol. II

Secondo pensiero ministero Esteri da quest'ultimo punto nostra occupazione dovrebbe però cautamente ma nel più breve tempo dilagare verso nord fino a Scalanova compresa (sud di Smirne). Data impossibilità effettuare sbarchi parziali sul tratto costa fra Marmarica e S.calanova siffatto dilagamento richiede disponibilità mezzi logistici abbondanti specie autocarri e .pronta !sistemazione di una base a Marmarica. Quanto sopra si fa qui presente a ministero Esteri per suo orientamento e si attendono istruzioni di codesto Comando per rispondere a eventuali quesiti del ministero Esteri.

(l) -Cfr. n. 502. Il t. reca la seguente annotazione marginale: «Viaggio a Parigi on. Radic •· (2) -Non si pubblica, ma cfr. n. 479.
545

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN LONGARE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. GAB. 80. Parigi, 27 febbraio 1919.

Telegrammi dell'E. V. n. 171 e 172 (1).

In conformità delle istruzioni datemi verbalmente dalla E. V. mi sono recato stamane dal signor Pichon al quale ho esposto quanto era avvenuto il 12 corrente a Saloch ed il 20 a Lubiana, chiamando soprattutto la sua attenzione sulla grave offesa che era stata portata alla nostra dignità ·con l'espulsione, ·che altrimenti non si poteva chiamare, degli ufficiali della nostra missione. Noi avremmo potuto per le disposizioni stesse dell'armistizio occupare Lubiana; ci eravamo limitati ad una misura di ritorsione più mite interrompendo le comunicazioni fra l'Italia ed il territorio jugoslavo, ma l'avremmo mantenuta fino a che la nostra missione non fosse ritornata a Lubiana, provvedendo nel frattempo in altro modo al vettovagliamento dei czecoslovacchi. Espressi in pari tempo la speranza che il Governo francese nell'interesse generale dell'Intesa agirebbe sul Governo serbo per fargli comprendere l'errore •Commesso e .condurlo a resipiscenza.

Il signor Pichon che non conosceva ancora i fatti mi diede ampiamente ragione. Quando accennai al pretesto messo avanti dalle autorità di Lubiana che lo Stato jugoslavo era stato riconosciuto dall'Intesa, esclamò interrompendomi che ciò non era affatto vero; che solo il Governo americano lo aveva riconosciuto; convenne meco pienamente che il procedimento del Governo serbo era pericoloso e pueriJe, e mi disse che avrebbe immediatamente chiamato il signor Vesnitch per parlargli dell'incidente.

Ho approfittato dell'occasione per parlargli dell'atteggiamento assunto in generale dai jugoslavi a nostro riguardo e per segnalargli il curioso comunicato pubblicato iersera dal Journal des Débats del Comitato jugoslavo nel quale si ribadiscono le fanta1stiche pretese slave perfino sull'Isonzo e su Trieste. Ho avuto l'impressione che egli giudichi in modo identico al nostro l'assurda rivendicazione.

(l) Cfr. n. 486 e la nota l a p. 353.

546

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. u. 764/188. Londra, 27 febbmio 1919.

Il Foreign Office mi ha inviato l'altro ieri la nota, di cui accludo qui copia (l) a V. E.

La nota mi comunica che il Governo britannico ha deciso di ritirare le concessioni fatte col noto accordo del 28 marzo 1918, riguardante la libera ed illimitata importazione in Inghilterra di alcune merci, come spazzole, guanti, cappelli ecc.Il Governo inglese dichiara di voler ammetter d'ora innanzi l'importazione di siffatte merci solo nel limite che essa raggiunse nel 1916.

Allarmato e preoccupato del grave colpo che l'adozione di tale provvedimento recherebbe alle nostre industrie, ho subito iniziato le pratiche opportune per conoscere le ragioni della misura, ed attenerne la revoca, o quanto meno la modificazione in senso meno restrittivo; tanto più che mi risulta che nessuna consimile azione è !Stata iniziata dal Governo inglese <ri~etto alla Francia, con la quale il primo è obbligato mercè un accordo analogo al nostro, risalente al 1917.

Ora, dalle pratiche iniziate, dietro mie istruzioni, dal R. addetto commerciale prof. Pardo, è risultato che il provvedimento lamentato è stato provocato dal signor Enthoven, controller dell'Import Restrictions Department.

Il signor Enthoven ha detto, in sostanza, che il passo cui il Governo inglese è stato spinto, è stato determinato anzitutto dal bisogno di assicurare il maggiore impiego possibile alla forte disoccupazione, e ,in .secondo luogo dal fatto <ehe il mercato inglese è inondato di grandi quantità dei prodotti contemplati nell'accordo, specialmente per opera di importatori giapponesi; ed ha citato, in modo particolare, il caso delle stringhe da scarpe.

Il nostro delegato ha fatto osservare anzitutto, che il desiderio di limitare l'importazione giapponese non sembrava una ragione sufficiente per ,colpire il commercio italiano. In secondo luogo, questo provvedimento veniva ad aggiungersi ad una serie di misure prese dal Governo inglese che ,colpivano il commercio italiano con l'Inghilterra, ed ha citato, ad esempio, la questione dell'Income Tax che ha sollevato una viva agitazione in Italia, tanto più che, anche in questo caso, i commercianti francesi sono stati risparmiati.

Tutto ciò avrebbe creato in Italia ~l'impressione di una sistematica ostilità al commercio italiano, che occorreva dissipare.

Il ControHer signor Enthoven parve colpito da queste osservazioni e rispose che consentiva di tenere in sospeso, per il momento, la misura progettata, ed intanto desiderava avere le statistiche delle eiSiportazioni dall'Italia verso l'Inghilterra negli anni 1916, 1917 e 1918 per gli articoli contemplati nell'accordo, allo scopo di vedere quale sarebbe stato l'effetto della limitazione progettata dal Governo inglese.

" '

È impressione del prof. Pardo che la ragione adottata dal Governo inglese per giustificare questo passo, cioè il bisogno di premunirsi contro una minacciosa disoccupazione, sia vera, ma quello che specialmente preoccupa il Governo è la situazione finanziaria non molto lieta, e l'attuale tasso della sterlina, che si mantiene con difficoltà; perciò il Governo inglese ricorre all'arma dei permessi di importazione, come il nostro Governo ricorre a quella dell'Istituto dei Cambi.

Questa politica commerciale è sostenuta dagli industriali i quali recentemente mandarono una deputazione al presidente del Board of Trade, per far presente al Governo la necessità di limitare tutte le importazioni di merci estere ad eccezione di quelle strettamente necessarie, ma è combattuta da molti giornali (come il Manchester Guardian) i quali mettono in rilievo il punto di vista del consumatore. Date queste correnti contrarie, sembra che il Governo inglese, con la comunicazione a me fatta, abbia voluto fare un primo passo nel senso desiderato dagli industriali, ma l'incertezza e l'imbarazzo mostrato dal Controller dell'Import Restrictions nella conversazione tenuta col nostro delegato sembra dimostrare che, di fronte ad una energica protesta, il Governo .inglese ritirerebbe il provvedimento, o per lo meno, si contenterebbe di applicarlo ad uno o pochi articoli di minore importanza. In sostanza, il Governo britannico vorrebbe mostrare agli industriali di aver fatto tutto per soddisfarli, ma non sarebbe malcontento se potesse dimostrare loro che vi sono ostacoli di fronte ai quali la sua azione deve arrestarsi.

In tale stato di cose, sarò grato a V. E. di volermi indicare i termini della risposta che debbo dare alla comunicazione del Forei.gn Office.

(l) Non si pubblica.

547

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 500. Londra, 27 febbraio 1919 (1).

Tel. di V.E. n. 182 (2). In assenza di Curzon trattenuto ai Lords, ho intrattenuto oggi Graham dell'inqualificabile contegno autorità serba a Lubiana.

Manifestatomi rincrescimento per l'accaduto, Graham mi ha detto si sarebbe affrettato a renderne telegraficamente edotto Balfour questione essendo di assoluta competenza sua.

(l) -In realtà nel registro dei telegrammi in partenza da Londra il tel. è datato 25 ma si tratta di un evidente errore poichè oltre ad essere inserito fra i telegrammi spediti il 27. risponde al tel. 182 di Sonnino spedito da Parigi il 26 e giunto a Londra il 27 mattina. (2) -Cfr. n. 509.
548

IL CAPO DELLA DELEGAZIONE NELLA COMMISSIONE INTERALLEATA

D'INCHIESTA IN POLONIA, MONTAGNA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 396/15. Varsavia, 27 febbraio 1919 (per. iL 28).

Sebbene questo ambasciatore di Francia abbia partecipato al Governo polacco, forse non abbastanza formalmente, che le grandi potenze alleate ed associate hanno deciso di riconoscere Polonia come stato sovrano e indipendente, qui si ritiene da tutti che iniziativa finora sia stata solo presa dalla Francia. Evidentemente ciò è sopratutto dovuto al fatto che al tempo stesso ambasciatore medesimo ha potuto fino da ieri l'altro trasmettere al presidente del Consiglio polacco un caloroso messaggio telegrafico di partecipazione e felicitazioni del suo ministro degli Affari Esteiri. La stampa locale nel pubblicare testo del documento ,sottolinea che la Francia è la p!rima grande potenza a compiere importante e tanto atteso atto.. Date le profonde e generali simpatie che qui si nutrono per l'Italia i circoli politici e il pubblico appariscono alquanto contrariati che da parte nostra il passo si faccia attendere. Urgerebbe provvedere.

549

IL COMMISSARIO POLITICO

PRESSO LA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO

A VIENNA, MACCHIORO,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 64/74. Vienna, 27 febbraio 1919 (per. iL 28).

Missione militare interpellata dal Comando Supremo circa voti da introdurre in un nuovo eventuale trattato di armistizio presenterà prossimamente rmazione dettagliata. Segnalo particolarmente seguenti voti più importanti o aventi carattere politico ed economico:

l) armistizio armata oriente sia possibilmente coordinato a quello di Villa Giusti; che commissione francese residente Budapest agisca nel territorio assegnatole di comune accordo con missione italiana;

2) esecuzione clausole armistizio possa essere richiesta a tutti gli stati

eredi della monarchia;

3) occupazione da parte reparti alleati delle località situate su linea ferroviaria in cui si svolgono conflitti armati e segnatamente di quelle che ci interessano come Berdoass dimora [sic] e Arnoldstein;

4) non si ammettano comandi serbi nei territori jugoslavi dell'ex mo

narchia;

5) concedere libertà rimpatrio e liberare definitivamente beni cittadini regnicoli e redenti, ,restituzione oggetti requisiti sequestrati rubati, consegna macchinari e rifusione danni nostre industrie.

550

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO (l)

T. 855/1824. Comando Supremo, 27 febbraio 1919 (per. H 28).

Comunicasi seguente telegramma pervenuto da comando Terza Armata: • Comando Fiume telegrafa con preghiera urgente comunicazione al Governo essere dn viaggio da Fiume per Nizza e Parigi il colonnello serbo Pietro Prokic molto raccomandato da nostra missione Belgrado. Scopo apparente viaggio è riportare in patria famiglia ora in Francia ma effettivamente equivarrebbe rapido ristabilimento comunicazioni Francia e Serbia via Svizzera Vienna Budape.!!t Belgrado diramazione Oriente Express francese Parigi Vienna Budapest Bucarest. Risulta a quanto si è lasciato sfuggire colonnello stesso ·che oltre venti milioni merci sono preparate in Francia per partire per la Jugoslavia ;per la linea suddetta. Detto ufficiale che ha frequentato scuola guerra Berlino ha spontaneamente lamentato invadenza francese in Serhia a scopo !StabiUre egemonia economica e commerciale. Ha dimostrato meraviglia per assoluta assenza capitale ed imprese italiani in Serbia e nei Balcani in generale. Ciò coincide •con quanto è esposto nel rapporto trasmesso con numero 1576 A C del 21 ·corrente. In vista quanto sopra ritiensi sia nostro interesse ostacolare passaggio merci francesi per Innsbruck facilitando invece nostro sviluppo commercio da Fiume.

551

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

'f. GAB. 28. Pera, 27 febbraio 1919 (per. l'l marzo).

Sublime Porta diretto agli alti commissari promemoria che comincia cosi:

• Dei telegrammi da Smirne informano che i funzionari ellenici che sono là e nei dintorni, stanno organizzando una forza armata composta di greci indigeni e che introducono come materiale di croce rossa delle armi e munizioni.

Colonnello Prokic ha parlato dell'opera svolta dal Governo serbo per ricostruzione paese e in particolar modo per riattamento comunicazioni ferroviarie mostrando fotografie distruzioni operate da eserciti nemici in Serbia, specie nei ponti e viadotti.

Questi funzionari hanno ancora aumentato la loro attività dopo che agenzia Stefani pubblicò che l'Italia non aveva mire sull'Asia Minore •. Promemoria aggiunge che i delegati francese inglese itaHano a Smirne proposero loro aiuto alla polizia ottomana ma che fu loro dimostrato ,che se garantivano di far 'Cessare le mene dei funzionari greci e consentivano il loro appoggio morale alle autorità ottomane queste potevano da sole mantenere ordine. Promemoria segnala vari incidenti per provare che i greci inviano bande dalle isole e che sostengono coi loro soldati i movimenti di ribellione che organizzano e conclude chiedendo che gli alti commissari facciano allontanare le navi da guerra elleniche dalle coste del l'Alsia Minore come pure i membri della Croce Rossa greca che abusano delle loro prerogative. Nei suoi rapporti Manfredi conferma nell'insieme verità asserzioni Sublime Porta. Per mia norma anche colle persone inviate laggiù sarei grato a V. E. telegrafare testo del comunicato Stefani citato nel promemoria e che qui

non è stato comunicato.

(l) Il telegmmma venne trasmesso, per conoscenza, anche ai ministeri degli Esteri e della Guerra, divisione stato maggiore, ed alla sezione militare della delegazione alla conferenza della pace. Il testo che si pubblica è quello pervenuto al ministero degli Esteri. Si pubblica qui di seguito il testo originale del telegramma inviato da Grazioli al comando della terza armata, datato Fiume, 26 febbraio 1919: • T. precedenza assoluta 216. Per conoscenza _di codesto comando e urgente proseguimento per Coinando Supremo e Governo è di passaggio per Fiume per recarsi oggi stesso col treno delle 17 a Trieste e quindi a Nizza e Parigi colonnello Pietro Prokic capo servizio comunicazioni Comando Supremo serbo molto raccomandato da nostra Missione Militare Belgrado. Egli recasi in Francia apparentemente per prendere sua famiglia e quella primo aiutante del Voivoda Misic che sono a Nizza e ricondurle a Belgrado, ma effettivamente per sollecitare rapido ristabilimento comunicazioni tra Francia e Serbia via Svizzel'a per la linea Innsbruck-Vienna-Budapest-Uividek-Belgrado diramazione dell'Orient Express francese Parigi-Innsbruck-Vienna-Budapest-Bucarest. Mi risulta a qnanto si è lasciato sfuggire colonnello stesso che oltre 20 milioni di merci sono preparate in Francia per partire per la Jugoslavia per la linea suddetta.

552

IL COMANDANTE DELLE FORZE ITALIANE NELL'EGEO, ELIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

R. RR. 357. Rodi, 27 febbraio 1919.

Faccio seguito al telegramma n. 356 (1).

La comunità musulmana di Rodi -circa 5000 persone -è a noi, non dirò affezionata -giacchè l'affezione non è sentimento da ricercare fra queste popolazioni -ma, di massima, favorevole. Essa riconosce l'imparzialità, non soltanto, ma lo spirito cavalleresco col quale, durante questi lunghi anni di guerra -la libica dapprima, poi quella mondiale -essa è stata trattata da noi, protetta e caritatevolmente soccorsa, nella miseria grande nella quale si dibatteva, nella mancanza caratteristica di ogni iniziativa, di ogni energia nel darsi dattorno ed aiutarsi.

Il desiderio di questa comunità -almeno di coloro che pensano al di là dei loro bisogni giornalieri -sarebbe, naturalmente, di ritornare sotto la dominazione turca e continuare nella vita degli ultimi quattro secoli; ma nessuno, credo, conserva al riguardo alcuna illusione: e nel dilemma che si presenta fra il rimanere sotto la sovranità italiana e l'essere consegnati alla dominazione ellenica, nessuno può esitare a preferire il Governo nostro a quello dei greci.

Il crudele esodo dei musulmani da Creta (vi sono nel Dodecanneso interi villaggi di profughi cretesi), il modo spietato col quale i loro correligionari sono trattati a Mitilene, Scio, ecc., il sapere quanto sia intenso il sentimento di rap-

Detto ufficiale che ha frequentato scuola guerra a Berlino ha spontaneamente lamentato invadenza francese in Serbia in particolar modo nel campo comunicazioni a scopo 3tabilire egemonia economica e commerciale. Ha dimostrato meraviglia per assoluta assenza capitali e imprese italiane in Serbia e nei Balcani in generale. Ciò coincide con quanto è esposto nel mio rapporto n. 5142 circa la Jugoslavia trasmesso il 19 corrente.

In vista a quanto sopra ritengo sia nostro interesse di ostacolare per quanto possibilepassaggio merci francesi per Innsbruck, il che anche faciliterà sviluppo nostro commercio da Fiume, specie dopo risoluzione questione monetaria e conchiuse note trattative interalleate in corso con autorità serbe e croate che colònnello Prokic ha promesso agevolare personalmente al suo ritorno fra una decina di giorni.

Credo sia intanto assai opportuno che da parte nostra vengano usate le maggiori facilitazioni al viaggio di andata e specialmente ritorno detto ufficiale e pregherei codest0 comando interessarsi al riguardo •.

presaglie coltivato nell'animo vendicativo di ogni greco per le sofferenze dalla loro razza effettivamente provate nelle terre ottomane, rende i musulmani del Dodecanneso, come, d'altra parte, quelli delle coste anatoliche, paurosi che la conferenza della pace li .consegni mani e piedi legati all'implacabile odio greco.

La comunità musulmana della città di Rodi non è però unita. Essa è scissa in due partiti, uno dei quali fa capo al Muftì e comprende i notabili più cospicui e più ricchi: è la parte dei • conservatori », dei • vecchi turchi » per chiamarla con una denominazione di quest'ultimo decennio. Questa parte è tutta per noi. L'altra comprende il piccolo nucleo dei giovani turchi » di coloro che ancora

u.

s'illudono sulla possibile realizzazione dei pazzi sogni di Enver. È appoggiata dal Cadì, personale nemico del Mutfì.

Il Cadì, nostro funzionario, pagato da noi, ci si mostra ligio ed ossequiente: ma, uomo di mente poco equilibrata, impulsivo, caparbio, ha talvolta manifestata qualche velleità di fronda con talune delle nostre autorità (fu, beninteso, prontamente rimesso a posto). Da qualche tempo il Metropolita con subdola e cauta azione ha avvicinato l'elemento musulmano di questo partito « giovane turco • -ha avuto confabulazioni col Cadì -per annodare un'intesa avente per aspirazione comune l'eliminazione nostra ed un successivo modus vivendi fra greci -dominatori -e musulmani -ospiti. Sono soltanto dei voti, ma il tentativo è sintomatico.

Prospettata così la situazione, dirò come da tempo :lira i più cospicui musulmani di qui fosse sorta l'idea di formulare una deliberazione -quella che chiamano un mazbatà -per esporre le loro a:spirazioni ~così 'concepite : • nostro desiderio sarebbe ritornare colla Turchia. Se ciò non è possibile, desideriamo rimanga l'Italia a preferenza di ogni altra potenza •.

Per la scissione sopra descritta della comunità, questa deliberazione ha dovuto essere :presa con molta cautela da parte dei • vecchi turchi •, e ciò anche per desiderio mio, che non avrei voluto il nome nostro servisse di platform per acuire le lotte interne.

L'indirizzo mi è 'stato presentato da Hagi Hail Effendi, il più ricco ed influente musulmano -il capo morale della comunità -il quale molto si adoperò, e con grande coraggio, a raccogliere le adesioni dei personaggi più influenti.

Ho l'onore di accluderlo, aggiungendo ch'esso rispecchia veramente i sentimenti della grandissima maggioranza dei musulmani di Rodi (1).

(l) Non si pubblica.

553

IL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO (ACS, Carte Orlando)

T. 549. Parigi, 28 febbraio 1919, ore 2 (per. ore 11,50). Giusta tue istruzioni ho cercato con ogni mezzo persuadere Sonnino portare

in Comitato Dieci questione jugoslava in rapporto incidente Lubiana. Ieri aveva detto che ne avrebbe parlato in via informativa prendendo occasione dalla pro

posta Balfour per fissazione frontiere Germania, ma occasione non fu propiZJ~ e non parlò. Neppure oggi ne fece cenno. Intanto DaiLy Mail pubblicò tendf,'nziosa versione jugoslava della nostra opposizione ai rifornimenti della Czecoslovacchia e Yugoslavia. Recatomi da Sonnino ·riuscii •Convincerlo neceSislità •comunicato di rettifica. Lo redassi immediatamente Sonnino approvò e fu così pubblicato. Fece subito buona impressione fra giornalisti americani che prima erano furenti che Emanuel vide per mio incarico. Intanto Hoover mandava lettera comunicando che suoi rappresentanti Trieste gli avevano telegrafato letteralmente così: • Causa rottura delle relazioni diplomatiche assolutamente nulla può partire da Fiume •. Hoover mandò poi ad Attolico altra lettera per avvertire che mantiene suo punto di vista che dal giorno armistizio approvvigionamenti alimentari non possono più essere mezzo pressione politica e protestando a nome del popolo americano contro qualsiasi impedimento nella distribuzione dei viveri destinati a salvare vite umane. Allora mi recai al Consiglio dell'Alimentazione con Attolico. Presiedeva Hoover e dopo che fu notificato odierna discussione nel Consiglio Trasporti Marittimi circa bisogni Italia e dopo mia richiesta soccorso urgente per Italia, Hoover sollevò nuovamente questione dipendente da fatti Lubiana. Avendo io Qbbiettato che attendevo risposta alla mia richiesta di istruzioni ai suoi Delegati perchè si intromettessero a risolvere questione nel senso prospettato dal Delegato inglese Hoover dichiarò che Governo americano ,si attendeva che Italia portasse questione davanti Supremo Consiglio di Guerra. Continuò dicendo: • Trattasi di una violazione armistizio che dovrebbe essere regolata da tutte le nazioni alleate le quali potrebbero forse trovare una forma di pressione politica senza ricorrere ad una sospensione di approvvigionamenti. Opinione autorità politiche americane è che sospensione approvvigionamenti può essere adottata nel solo caso di paesi capaci di azioni militari e cioè la Germania ». Rappresentanti inglese e francese, nonostante mia dichiarazione che Governo italiano aveva notificato diplomaticamente fatti Lubiana (dò che veramente non so bene se sia stato fatto) espressero opinione conforme Hoover dichiarando che Comitato Approvvigionamenti poteva soltanto portare questione davanti Consiglio Dieci perchè indicasse via da seguire. Così si riservarono di fare. Evidente risultato è che andremo davanti Consiglio· Dieci come accusati anzichè come accusatori. Avendo poi parlato privatamente con Hoover, questi mi disse avere sottoposto cosa ad intera delegazione americana ed avere poi telegrafato suo rappresentante a Roma perchè si immischiasse questione unanimamente ritenuta politica. Soggiunse che giuoco iniziato è pericoloso per Italia date sue attuali ristrettezze. Come vedi autorità politiche americane sono evidentemente offese mancata comunicazione diretta. Ho riferito tutto quanto sopra Sonnino che ancora manifestasi riluttante portare questione davanti Consiglio Dieci, ma finì per stabilire per domattina colloquio con generale Cavallero. Ho già avuto lungo colloquio con Cavallero che consiglia invece portare questione davanti Consiglio Supremo Guerra. Credo abbia ragione e panni che si potrebbe suggerire Sonnino far radunare Consiglio Supremo Guerra per fare regolare intera posizione e questione jugoslava. Mio parere è di approfittare di una disgrazia e di un disgraziato ritardo per andare subito in fondo e far decidere Yugoslavia, come appartenente ancora stato nemico, e con ciò liquidare di un solo colpo tutte le questioni dipendenti dalla sua equivoca posizione. Non cederei affatto, perchè cedendo oggi nostro prestigio anche di fronte alleati sarebbe irrimediabilmente

compromesso. Qualora tu me ne dessi facoltà andrei io stesso da House e Lansing esponendo stato irritazione animi in Italia pericoli gravi e necessità risolvere questione cioè come si debba fino alla firma preliminari considerare da noi jugoslavi. Qualsiasi ritardo sarebbe esorbitante, perchè mentre oggi, comunque vada, abbiamo ancora qualche quantità grano, fra poco non ne avremo più. Ci sarebbe dunque possibilità qualche resistenza che farebbe credo buona impressione. Mia idea sarebbe richiedere ripristino blocco alla Slovenia e Croazia ed occorrendo fare passare treni piombati scortati da scorte interalleate e armate attraverso Lubiana per rifornire Praga. Ma blocco per Slovenia e Croazia dovrebbe essere ottenuto. Comunque domattina Sonnino conferirà con Cavallero, sarò presente e ti riferirò subito risultato convegno. Quanto situazione nostro tonnellaggio staruane fu riconosciuto che approvvigionamenti che ne dipendono possono fronteggiarsi soltanto con accordi da farsi in Londra col ministro inglese trasporti marittimi. Di conseguenza Attolico parte tosto per Londra e sarà forse necessario che vada io pure data estrema urgenza e vitale importanza nostri rifornimenti. Hoover propose riunire Trieste rappresentanti ferroviari per decidere come meglio rifornire Praga e Czecoslovacchia. Dice che suoi rappresentanti già invitarono tale scopo nostro rappresentante, ma che questi rifiutò. Per non irritare Hoover dichiarai che ti avrei telegrafato subito perchè convegno avesse luogo. Pregoti comunicare Giuffrida quanto occorre presente telegramma. Cordiali saluti. Pregoti istruzioni.

(l) Non si pubblica.

554

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO (ACS, Carte Orlando)

T. 550. Parigi, 28 febbraio 1919, ore 12,20 (per. ore 14,25). Termina ora lungo colloquio S. E. Crespi e Cavallero con S. E. Sonnino il quale awebbe concluso non ritenere opportuno portare innanzi Comitato Dieci e tanto meno Consiglio Guerra nota questione ma avrebbe pregato Crespi recarsi da House per chiarire situazione. Intanto stamane Balucich è rimasto in lungo colloquio con Hoover: ne ho

informato S. E. Crespi e Sonnino cui riferisco tutte notizie che al riguardo riesco ad avere.

555

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO (ACS, Carte Orlando)

T. R. 557. Parigi, 28 febbraio 1919, ore 13,35 (per. ore 16,15).

Riunione che avrà luogo oggi ore 16 presso principe Serbia, di cui mio cenno telegrafico ieri (1), sembra sia veramente di speciale importanza desumendo non

solo dal lavoro che si è continuato sino tstamane attorno carte di confini e relazioni e dall'intervento di Pichon e capo gabinetto Margerie che si occupa specialmente affari politici, ma anche dallo invito che sarebbe stato fatto a Pasic per intervenire eventualmente. E la cosa meriterebbe rilievo in quanto che sembra che da qualche tempo il principe non avrebbe avuto rapporti diretti con il Pasic per dissidi personali dovuti ad uno scatto poco riguardoso del principe verso il Pasic, mentre stamane il principe lo ha mandato a chiamare e lo tratterrà presso di sè in attesa riunione. Mi assicura che oggi stesso sarà fatto dai jugoslavi un comunicato alla stampa in risposta al nostro.

(l) Cfr. n. 532.

556

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando; ed. in S. SoNNINO, Carteggio 1916-1922, pp. 576-577)

T. 551. Roma, 28 febbraio 1919, ore 14.

Scusami se insisto sulla necessità di un tuo passo sull'incidente di Lubiana,

ma soprattutto in relazione alla chiusura della linea di armistizio, le notizie che

mi pervengono concordano nell'affermare che americani ne sono irritati. Le

dichiarazioni di Hoover in proposito sono particolarmente impressionanti. Ciò

determina una duplice minaccia:

l) che si inaspriscano i nostri rapP<Jrti con gli americani; 2) che intervenga

un fatto nuovo per cui l'abrogazione del nostro provvedimento si traduca in un

grave nostro scacco e ci obblighi quindi a provvedimenti estremi da cui ambedue

rifuggiamo. Io mi rendo conto della tua riluttanza di portare la questione in ma

niera formale nel Comitato; ma credo che una tua franca spiegazione personale

col colonnello House potrebbe essere il modo più idoneo per uscire dall'attuale

situazione. House che è un uomo conciliante, non potrà non rendersi conto che

noi abbiamo diritto ad una riparazione, e che la sanzione economica rappresenta

in sostanza una tendenza più conciliativa di quanto non possa dirsi di altri mezzi

coercitivi. Io sono convinto che House proporrà egli stesso una via di uscita che

possa conciliare le varie esigenze. Ad ogni modo, io ho il presentimento assai

netto che, se questa via di uscita non si trova, si creerà assai presto una situazione

assai dannosa e pericolosa. Richiamo a questo proposito tua attenzione su tele

gramma Comando Supremo n. 1801 (1), relativo ad un passo Praga del ministro

czeco per occupazione militare per assicurare rifornimenti da intemperanze jugo

slave. Mi pare che questa manifestazione abbia molta importanza a vari fini.

(l) Non si pubblica.

557

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL SUO CAPO DI GABINETTO, BATTIONI, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 552. Roma, 28 febbraio 1919, ore 14,20. Circa telegramma che riproduce conversazione Gallavresi-Frazier (1), vorrei che Gallavresi rivedesse il Frazier per portargli la personale espressione del mio pensiero, nel senso che io considero il passo fatto dai jugoslavi come in aperta contraddizione con gli accordi che io avevo preso col presidente Wilson e tale da aver creato una situazione che rese inevitabile la risposta di Sonnino. In quanto Wilson aveva ammesso la fondatezza delle mie obbiezioni verso un arbitrato puro e semplice, io debbo ritenere che il nostro rifiuto dovrà apparire come giustificato ed osservo d'altra parte che mi pare difficile che si potesse trovare una formula diversa da quella di Sonnino, poichè ad una domanda pura e semplice non si può rispondere che con una accettazione o con un rifiuto ugualmente puro e semplice. Io non ·cred:o tuttavia che quanto è accaduto rappresenti una difficoltà assoluta alla continuazione di quelle conversazioni che si erano iniziate attraverso il presidente Wilson. In sostanza egli aveva già assunto l'ufficio di mediatore amichevole, e penso che nulla impedisce che ciò sia continuato; mentre è sempre possibile la scelta di una forma esteriore da dare a quell'accordo cui si potesse pervenire attraverso Wilson. Gallavresi aggiungerà che, nelle dichiarazioni che io faccio domani alla Camera, eviterò di mettere una nota di intransigenza, pur dovendo tener conto della difficile situazione creata per la indignazione prodotta in Italia dalle enormi pretese jugoslave. Penso poi che lei farà bene ad informare Gallavresi della questione relativa alla chiusura della linea

di armistizio, per indurre colonnello House ad assumere l'attitudine di pacificatore non fosse altro per questo doloroso incidente.

558

IL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 558. Pa1·igi, 28 febbraio 1919, ore 15,40 (pe1·. ore 17).

Ho avuto lungo colloquio con Sonnino e Cavallero. Sonnino continua ritenere inopportuno portare questione dipendente da incidenti Lubiana davanti Consiglio Dieci, oppure Consiglio Guerra.

Mi ha invece incaricato recarmi ·colonnello House sottoporgli questione, insistendo presso America perchè ci faccia avere soddisfazione. Cerco vedere colonnello House poi ti riferirò.

(l) Cfr. n. 528.

559

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

(Ed. in S. SoNNINO, Carteggio 1916-1922, pp. 577-579)

'T. GAB. 54. Roma, 28 febbraio 1919, ore 20.

Charmant si è presentato stamane qualificandosi come inviato straordinario e ministro plenipotenziario della repubblica ungherese ed esibendo una lettera di accreditamento di Karoly. In una conversazione, ripresa poi nel pomeriggio, egli mi ha esposto le idee ed i desiderata di Karoly che qui appresso riassumo :

Ungheria sa di essere stata vinta e sentendo di non potervisi opporre accetterà quelle qualsiasi condizioni di pace che le si vorranno imporre : ma se l'Intesa consentirà che essa sia smembrata e ridotta ad un terzo dell'attuale suo territorio come. vorrebbero i suoi vicini, Ungheria isolata ed abbandonata dall'Intesa si getterà per necessità di cose e contro il suo proprio interesse morale ed economico in mano della Germania, e si preparerà alla futura rivincita. Spetta all'Intesa giudicare se le conviene seminare i germi di immancabili future lotte e perturbazioni.

Tre questioni interne interessano in primo luogo l'Ungheria: quella del Banato, quella della Slovacchia e quella della Transilvania. Tralascio gli argomenti statistici, culturali e storici invocati da Charmant per dimostrare l'impossibilità di strappare all'Ungheria parti vitali e tradizionalmente magiare. Popolazione locale non desidera nè chiede questo distacco, e Ungheria, consapevole del vero stato delle cose, è disposta per conto suo a lasciare che quelle popolazioni liberamente decidano del loro avvenire.

Se le dette regioni saranno conservate all'Ungheria, Karoly avrebbe l'intenzione di costituire con esse e ·con l'Ungheria propriamente detta uno stato federativo con forme e garanzie da determinare.

Riformato in questa maniera lo stato ungherese, Karoly propugnerebbe l'alleanza tra esso e la Romania. Karoly non si dissimula tutte le difficoltà che presenta un simile progetto. Sapendo che i romeni vi sono attualmente contrari, egli si è limitato a rprendere ·contatto 'con personaggi romeni e ad avviare indirette e vaghe trattative. Ma poichè l'alleanza risponde agli interessi dei due paesi, egli non dubita che il progetto sarà accolto quando la Romania saprà che l'Intesa non è disposta a darle tutti quei territori che essa reclama in base al trattato del 1916.

Stabilito un blocco unghero-romeno forte di trenta milioni di abitanti, Karoly propugna, in terzo luogo, l'alleanza di questo coll'Italia. Il mio interlocutore non si è dilungato nell'espormi i vantaggi che questa alleanza presenterebbe sapendo che V. E. si è altre volte già espressa favorevolmente.

Riferendomi alla conversazione che Charmant aveva avuto con Tacoli, mi sono espresso con lui a nome di V.E. nel senso da lei indicatomi.

Come informazione personale ho chiesto poi a Charmant di conoscere le sue idee su alcune questioni che riguardano direttamente l'Italia come quella di Fiume, della flotta jugoslava e dell'indennità di guerra.

Per Fiume egli mi ha detto che vi sono molti in Ungheria che propugnano la sua neutralizzazione, ma che egli personalmente vi è contrario, e preferisce che sia assegnata all'Italia. Non conosce le idee di Karoly al riguardo, ma può assicurare che Fiume la quale non è mai stata ungherese ha cessato di avere una importanza politica per l'Ungheria e questa accetterà facilmente quella qualsiasi decisione che l'Intesa vorrà adottare purchè siano salvaguardati gli interessi commerciali dell'Ungheria.

La questione della flotta dell'ex Impero austro-ungarico non ammette dubbi. Ungheria sarà favorevole a che essa venga ceduta all'Italia perché vuole evitare che cada in mani jugoslave e costituisca una forza .per essi.

Per l'indennità di guerra l'Ungheria, se sarà messa in condizioni di vivere, farà fronte lealmente alle condizioni che le si imporranno e pagherà la quota parte di indennità che l'Intesa addosserà all'ex Impero austro-ungarico.

560

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 564. Roma, 28 febbraio 1919, ore 20,50.

Quando ricevetti commissione interalleata approvvigionamenti di Trieste signor Butler capo della missione inglese mi disse che LSii sarebbe recato a Lubiana per cercare di comporre il dissidio. Ricevo ora da lui seguente telegramma: • Di ritorno da Lubiana dove ho visto presidente e vicepresidente del Governo provinciale e generale serbo, affrettami comunicare a V. E., con l'autorizzazione del detto Governo che quantunque il Governo provinciale stesso abbia fatto due inchieste a proposito dell'incidente del treno, non ha potuto trovare colpevoli. Il Governo deplora molto l'incidente, dato che esso sia accaduto, e farà di tutto per evitarne simili che possano compromettere relazioni amichevoli che esso vuole stabilire con Governo italiano. A proposito incidente missione italiana, esso Governo provinciale a misure adottate... (l) sembra però che membri della missione abbiano mancato riguardo ve11so rappresentanti Governo serbo, trascurando presentarsi ad essi loro arrivo e durante ·loro soggiorno. Ma il Governo provincia,le consente di ricevere nuovamente missione italiana •Con tutti onori possibili, come membri della missione interalleata. Prego V. E. voler considerare incidente come chiuso e voler accon~entire a ripresa marcia treni per Vienna, da cui ricevo notizie oggi per corriere di una situazione molto grave. Prego V. E. gradire espressioni di alta considerazione. Firmato Butler •.

Sembrami di vedere in ciò il principio di un accomodamento e ti prego di dirmi le tue impressioni nel più breve tempo possibile dovendo io dare una risposta al telegramma stesso, data l'ultima parte di esso. Vorrei fare in modo di poter rispondere entro domani.

(l) Gruppi indecifrati.

561

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO (ACS, Carte Orlando; ed. in S. SoNNINO, Carteggio 1916-1922, pp. 580-581)

T. 569/922. Parigi, 28 febbraio 1919, ore 21.

Prima di avere ricevuto il tuo 554 (l) avevo concordato con Crespi che egli andasse a vedere House prendendo occasione da ultime comunicazioni avute da Hoover. Ecco quanto su tale proposito ti comunica Crespi: • Ho avuto un lungo cordiale 'colloquio con colonnello House il quale cominciò accennando che Italia deve fare da madre e protettrice popoli balcanici segnatamente quelli che come jugoslavi dimostrano minore ~ado civHtà. Insistette quindi perchè Italia regoli al più presto posizione generale suoi confini ciò che mi fu facile dimostrare potere essere fatto 'soltanto al ritorno tuo e di Wilson. Disse che attende Wilson per giorno quattordici che si dovrà allora fare tutto il possibile perchè frontiere :franco-tedesche e itala-jugoslave 1siano subito .contemporaneamente definite. Entrando poi nel vivo incidente Lubiana che gli narrai dettagliatamente dimostrai misure prese per idfornire Praga e che finora ,soltanto Italia ha provveduto sul serio alimentare nemici e ex-nemici. Chiesi a Jui 'stesso cosa ·COlllsigliava di fare per risolvere situazione data ed ammessa gravità offese subite da Italia. Al che egli finì per rispondere che studierà questione e parlerà con Hoover. Hoover mi ha intanto scritto che sue informazioni danno nessun miglioramento nell'approvvigionamento Czecho-Slovacchia. Chiede quindi esplicitamente cinque treni via Lubiana. Rispondo ·Che stiamo organizzando ,cinque treni via Tarvis e informandolo colloquio con House. Intanto bisogna assolutamente insistere con ferrovie per inviare i cinque treni via Tarvis colla massima quantità farine possibile. Giuffrida mi ha fatto sunto telegramma in proposito pregoti fartene dare conoscenza •.

Quanto House ha detto a Crespi mi convince sempre più della necessità di aver pronta al più presto memoria nostre rivendicazioni nel testo definitivo. Ne ho telegrafato oggi a Barzilai e ti prego raccomandargli personalmente la cosa.

562

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 568. Parigi, 28 febbmio 1919, ore 21 (per. ore 24). Per opportuna doverosa notizia pregiomi comunicare seguente telegramma che prof. Attolico ha diretto a S. E. De Nava: • Contrariamente alle previsioni la discussione circa situazione italiana prima fissata a Parigi martedì in sede Consiglio Economko e poi successivamente rinviata a ,sottocomitato odierno è

miseramente finita con un ulteriore rinvio della questione a Londra. Ritorno quindi Londra dopo avere purtroppo perduto una settimana e ritengo non man

Il

cherà di venire anche S.E. Crespi. Intanto invoco tutta la [attenzione] di V.E. sopra 1seguenti due punti che costituiscono nostra debolezza e cioè congestione Genova e tonneUaggio austroungarico. Circa quest'ultimo punto sarei particolarmente grato a V. E. se mi telegrafasse Londra ultimissima situazione. Circa congestione permettomi fare presente che unico aiuto immediato possiamo avere da Inghilterra sotto forma di Zine1·s cioè grossi vapori che essendo ora liberi rifiutano andare in Italia essendo Genova bloccato. Assolutamente indispensabile nel bene supremo del Paese che questi angoli morti siano definitivamente superati •.

(l) Non rinvenuto.

563

L'ONOREVOLE BARZILAI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. uu. 1023. [Roma], 28 febbraio 1919.

Per nuovi elementi sopraggiunti, stimerei utile sottoporre nostra memoria ad alcune modificazioni (1). Io cercherò affrettare al massimo possibile il mio ritorno a Parigi ed in ogni caso, essendo impossibile che nostra questione si discuta innanzi metà mese, non può nuo·cere indugiare di qualche giorno la presentazione mentre è utile evitare polemiche preventive.

564

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'ONOREVOLE BARZILAI

T. 909. Parigi, 28 febbraio 1919.

Ricevo il tuo telegramma di oggi (2). Ritengo indispensabile che nostra memoria sia pronta e presentata al più presto magari durante lavori commissione coordinatrice delle singole ,relazioni testè istituita e che deve terminare i suoi lavori entro 8 corrente. Perciò pregoti redigere modificazioni eventuali al più presto e mandarmele, perchè ne faccia tener conto nella stampa che si sta qui completando.

565

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. CONF. 4319. Roma, 28 febbraio 1919.

Presidente Consiglio comunica seguente telegramma del Comando Supremo:

• Onorevole Zanel1a dopo essersi messo a capo del partito autonomista di Fiume diede le proprie dimissioni da componente del Consiglio Nazionale.

Il Consiglio Nazionale generale italiano stesso notificando il fatto al Comando del corpo interalleato di Fiume mise in rilievo che con tale suo atto l'an. Zanella perdeva ogni mandato di rappresentanza per la sua città e che per

tanto non sarebbe stato opportuno che egli potesse recarsi come era sua intenzione

a Parigi ove il Consiglio Nazionale sarebbe stato rappresentato da una propria

delegazione e dal proprio presidente. Di tutto ciò questo Comando Supremo

diede notizia a S.E. il ministro degli Esteri barone Sonnino a Parigi.

Il comandante del corpo interalleato di occupazione di Fiume informa ora

che la delegazione del Consiglio Nazionale tornata da Parigi ha insistito nel

l'esporgli la necessità impedire all'on. Zanella di recarsi a Fiume potendo egli

pregiudicare la favorevole soluzione della questione di Fiume ».

(l) -Sull'2.rgom.ento cfr. n. 561. (2) -Cfr. n. 563.
566

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO (l)

T. 868/1810. Comando Supremo, 28 febbraio 1919 (per. L'l marzo).

Governatorato Trieste informa essersi colà presentato presidente commis

sione interalleata rifornimenti Butler reduce da Roma ove avrebbe avuto in

carico da S. E. Orlando di recarsi a Lubiana per appianare nota vertenza.

Egli chiede parere governatorato circa condizioni che porremmo alla ripresa delle relazioni ricevendo per risposta che all'infuori della necessaria pretesa di rientrare coi dovuti onori alla nostra missione altra non era nota a quel governatorato. Butler prospettò allora la possibilità di una prossima sostituzione della nostra missione di Lubiana con altra interalleata. Ciò evidentemente, qualora avvenisse, nuocerebbe nostro prestigio nonchè ai nostri interessi commerciali. Butler venne fatto proseguire per Lubiana su autovettura.

567

L'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, ARONE, AL MINISTRO DEGLI EST-ERI, SONNINO, A PARIGI

T. 100. Washington, 28 febbraio 1919.

Telegramma di V.E. n. 182 (2).

Ho intrattenuto Phillipps contenuto telegramma di V.E. 171 (3) e 172 (3) esponendo fatti riportati commentandoli opportunamente e manifestando il pensiero e attitudine R. Governo al riguardo.

Philipps interessato conoscere esito pas1si R. ministro Belgrado.

568

IL COMANDANTE DEL CORPO DI OCCUPAZIONE INTERALLEATO DI FIUME, GRAZIOLI, AL COMANDANTE DELLA III ARMATA, EMANUELE FILIBERTO DI SAVOlA

FONOGRAMMA 5815. [Fiume], 28 febbraio 1919.

Generale inglese Gordon reduce da conferenze avute in Italia ignoro con quale autorità, s,i è recato oggi conferire meco proponendomi nettamente accetta

zione immediata progetto affidare controllo intera rete ferroviaria da Fiume verso interno alle sole autorità francesi, le quali -a suo dire -avrebbero concordato con autorità inglesi acquisto carbone necessario. Alla mia obiezione che non potevo aderire a tale sua proposta senza prima prevenire mio Governo, stante gravi ripercussioni che suddetta misura potrebbe avere su nostra attività commerciale da Fiume, egli ha tentato ripetutamente di indurmi a non chiedere istruzioni asserendo che Governi in genere ritardano a darne e facendo rilevare urgenza decisioni. Naturalmente ho insistito nel mio punto di vista negativo essendo fermamente convinto trattisi di nuova manovra anglo-francese intesa a svalutare e pregiudicare in ogni modo possibile la nostra posizione in Fiume, e ciò mi conferma insistenza con la quale lo stesso generale Gordon cerca ora di estendere sua intromissione nel funzionamento del porto a mezzo del rappresentante ministero trasporti inglese signor Morris, nonché nelle questioni relative stabilimento Whitehead sotto pretesto trattarsi casa inglese. Metto in guardia ancora una volta Governo contro questo rincrudimento manovre di accaparramento francesi ed inglesi, insistendo su assoluta necessità che a salvaguardia nostri evidenti interessi a Fiume sia chiesto ed ottenuto da Governi alleati nostro diritto a concorrere nel controllo delle ferrovie e di ogni altro mezzo di comunicazione dei paesi dell'interno, mediante commissioni interalleate a Zagabria, Belgrado, Budapest e dovunque altro occorra e non soltanto a Fiume, come alleati vorrebbero, nonostante affidamenti teorici già dati per le altre. Sono segnalate in prossimo arrivo nel porto di Fiume ingenti quantità merci francesi destinate a prendere subito via interno, mentre come è noto inoltro nostre merci qui ammassate incontra difficoltà già da me prospettate derivanti da nostro persistente assoluto assenteismo negli affari penisola balcanica e da 1situazione monetaria ben nota codesto Governo. Segnalo presenza Roma suddetto signor Morris del ministero trasporti inglese per opportuna sorveglianza su mene inglesi riguardo Fiume. Prego trasmettere massima urgenza presente telegramma comando supremo e al Governo dai quali spero sarò sostenuto qualora mio deciso rifiuto ad abbandonare nostra richiesta di controllo interalleato su traffici e comunicazioni per l'interno dovesse creare incidenti data evidente intesa franco-inglese contraria nostri capitali interessi.

(l) -Il telegramma venne trasmesso. per conoscenza, anche ai ministeri degli Esteri e deìla Guerra. ed alla delegazione alla conferenza della pace. (2) -Cfr. n. 509. (3) -Cfr. p. 353, nota l.
569

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. POSTA 506. Parigi, 28 febbraio 1919_

Mi riferisco precedente prallca relativa situazione Scutari. Comunico per conoscenza seguente telegramma spedito alla R. ambasciata in Parigi.

• Rispondo suo comunicazione n. 840 del 25 corrente (1). Conversazione avvenuta in novembre 1918 fra presidente Consiglio onorevole Orlando e ambasciatore di Francia in Roma ebbe per oggetto occupazione Scutari da parte truppe

..

miste e non ripristino passate condizioni regime internazionale quali risultano

da accordi del 1913. A questo riguardo riconfermo mie precedenti comunicazioni

aggiungendo che anche volendo ricorrere alle deliberazioni del 1913 il testo della

proposta fatta da sir Edward Grey nella 44a riunione il 20 maggio non lascia

dubbio quanto alla sua interpretazione: • Sur la proposition de sir Edward Grey

la réunion pense qu'il y a lieu de prescrire aux commandants des forces interna

tionales à Scutari de s'entendre pour la constitution d'une administration civile

provisoire qui exercera sous leur contròle les pouvoirs municipaux •. Di conse

guenza si trattava di controllo sui poteri municipali affidati ad una amministra

zione civile provvisoria e per ciò stesso limitato nella portata e nella estensione

e doveva conseguire da un'intesa e non dall'arbitrio di una persona sola. Ciò

premesso comunico a V. E. che a Scutari d'Albania continuano a verificarsi inci

denti spiacevoli che dimostrano grave inconveniente ritardo stabilire attribuzioni

presidio misto e territorio sua giurisdizione. Colonnello De Fourtou assume sem

pre più contegno arbitrario che nuoce nostro prestigio in quella regione mentre

suoi atti non possono trovare plausibile giustificazione. Anche relazioni scritte

fra comandanti incominciano assumere tono risentito il che mette meglio in evi

denza necessità eliminare cause dissidio.

Prego voler rinnovare passi presso Governo francese richiamando attenzione su fatti che comunico in elenco a parte e su tendenza aggravarsi incidenti che potrebbero essere evitati concordando sollecitamente ist~uzioni che regolino funzioni presidio misto.

Per valersene verbalmente informo V. E. che colonnello De Fourtou è stato promosso testè al grado di generale e che pertanto dr·costanza sarebbe favorevole cambio persona che faciliterebbe mutamento linea condotta.

Colla circostanza prego voler rinnovare interessamento favore persone arrestate a Scutari le quali furono trasportate a Corfù e colà incarcerate ripetendo proposta provvedimento espulsione lasciando che esse scelgano località ulteriore residenza • (1).

(l) Non si pubblica.

570

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. POSTA 241. Costantinopoli, 28 febbraio 1919.

Telegramma di V. E. n. 4172, del 26 corrente.

Ho preso atto di quanto, col mio telegramma su indicato, il Ministero delle Colonie comunica circa la questione senussita.

Ritengo doveroso esprimere il mio parere giacché mi viene richiesto da V. E.

A mio avviso la pacificazione definitiva della Libia e lo sfruttamento commerciale di quella nostra Colonia, che ne ,sarebbe conseguenza, non può verificarsi senza previamente risolvere in un modo stabile la questione senussita.

,,

È innegabile che il Sidi Ahmed el Scerif è sempre considerato come il vero capo della confraternita e ,che la sua influenza è risentita dalle zauie e dalle popolazioni dell'interno in ragione proporzionale e crescente alla distanza che le separa dalla costa. Se il Senusso non viene ad accordi con noi egli dovrà per forza di cose cercare di rinfocolare l'agitazione che è sempre esistita nell'interno e rivolgerla interamente a nostro danno. Egli ~sarà a ciò incoraggiato dal nostro atteggiamento deci'samente ostile e dalle persone ,che lo circondano e che cercano di sfruttare a loro profitto il suo potere. E non è impossibile che riceva anche forse in un prossimo avvenire aiuti ed incoraggiamenti indiretti da qualche Governo.

Constato qui che francesi ed inglesi tentano, come già rifer;ii, di allacciare relazioni con lui, traverso intermediari. Per ora egli, conscio che l'Italia è la maggiore interessata nella questione, preferirebbe accordarsi con noi; ma dato non riuscitsse, potrà sempre trattare con altri. Il Senusso mi ,sembra semplicemente un fanatico che mette al di sopra di ogni altra considerazione la questione religiosa.

Non è forse impossibile trovar quindi una base d'accordi ,con lui senza pregiudicare quelli con l'Inghilterra, e S.aid Idris. In ogni caso dobbiamo tener presente che non si ripresenterà mai un momento come l'attuale in cui disponiamo della collaborazione di un suo parente che tiene al raggiungimento di questo accordo e di un intermediario che gode di una certa fiducia presso di lui e che potrebbe, fino ad un certo punto, influire sulle ,gue decisioni.

È insomma mio avv,iso che sarebbe rischioso recidere il tenue filo di ,contatto ora esistente.

D'altro lato mi rendo ben conto delle difficoltà di trattative concrete col Senusso proprio all'indomani delle manifestazioni di deferenza della missione senustsita che costituisce un reale successo della nostra politica coloniale, in un momento in cui ogni contatto col Senusso era impossibile.

Ma 'se la realtà è pur sempre che la maggior influenza potenziale è nelle mani di Ahmed el Scerif occorre guardare in faccia a questa realtà.

Non mi sembra praticamente possibile inserire nei patti della pace clausole che possano darci la garanzia ,effettiva che il SenUisso, rimanendo in Turchia, cessi ogni sua azione in Libia.

Se anche tali clausole fossero scritte nel trattato, qualsiasi ne fosse il tenore, non vi sarebbe modo di dar loro una reale esecuzione, poiché la Turchia potrebbe continuare -come ha sempre fatto dal giorno in cui venne firmato il trattato di Losanna sino ad oggi -a dichiaravsi impotente 'a por argine alla propaganda anti-italiana fatta da privati e da ignoti, mentre essa stessa ha fornito sottomano incoraggiamenti, mezzi e facilitazioni a questi privati e potrà sempre continuare ad eccepire che le manca perfino la possibilità di ,comunicare con l'interno della Libia.

D'altra parte anche se si ottenesse la consegna della pe11sona del Senusso, egli colla sua prigionia assumerebbe presso le popolazioni dell'interno e le zauie più fanatiche l'aureola del martirio e si fornirebbe così una nuova arma ai ,guoi seguaci per rinfocolare la propaganda a nostro danno ed attivare la ribellione.

Per tutte qu~ste ,considerazioni -e per quel che posso giudicare di qui mi sembra che un accordo dovrebbe essere desiderabile, tal che sia possibile.

Da un accordo -o fol"ls'anche dal semplice ,proseguire di contatti e conversazioni -mi domando -pur riconoscendo che ciò non ,costituisce se non un interesse episodico -se non potremmo sperare di ottenere un efficace intervento del Senusso perché gli arabi consentano a lasciar partire il Principe Osman Fuad e gli altri ufficiali turchi.

Ma occorrerebbe chiedergli ciò come primo pegno e segno di buon volere, nel corso di conversazioni in cui ci mostriamo disposti ad offrirgli qualcosa di concreto.

(l) Il tel. venne comunicato anche all'ambasciata a Londra con tel. posta n. 506.

571

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. R. 179/82. Bucarest, 28 febbraio 1919.

Confermo a V. E. i miei telegrammi n. 80 e 86 del 24 e 26 corrente (1),

relativi alla venuta qui del cardinale Bourne.

Sua Eminenza è giunta in Rumania dalla Bulgaria ed è stata ricevuta a Giurgiu da un Aiutante di Campo del Re di Rumania con una automobile di Corte che l'ha condotto in questa capitale ove è ospite della Corte al Palazzo Reale.

Iersera ha avuto luogo a Cotroceni, residenza delle LL. MM. il Re e la Regina di Rumania, un pranzo di gala in onore del Cardinale.

Sono stato ricevuto ieri stesso da Sua Eminenza che mi ha parlato nei termini più cordiali del nostro paese, insistendo sulla costante amicizia italabritannica.

Il Cardinale mi ha detto che scopo ufficiale del suo viaggio è di visitare i

soldati e marinai cattolici degli eserciti e delle squadre britanniche di Oriente.

Ha però soggiunto di esser pure stato ufficialmente incaricato di esaminare

la situazione delle comunità cattoliche e riferirne alla Santa Sede.

Abbiamo parlato poi di questa arcidiocesi cattolica e dell'Arcivescovo

monsignor Netzhammer ed io gli dissi che, se era deplorevole ,che l'arcidiocesi

fosse caduta intieramente nelle mani del clero austro-ungarico, non si poteva,

tuttavia, disconoscere che l'Arcivescovo, pur essendo tedesco ed avendo senti

menti tedeschi, aveva cercato di alleviare, durante ,la occupazione germanica, le

sofferenze dei cattolici alleati e principalmente degli Italiani.

In particolare, poi, dovevo constatare che Monsignor N-::tzhammer aveva soc

corso dei prigionieri di guerra italiani e ne aveva anche talora agevolato la fuga.

All'Arcivescovo ed al suo clero è, però, fatta ora una situazione insostenibile,

beni della arcidiocesi essendo stati posti sotto sequestro del Governo romeno

e diversi sacerdoti di nazionalità austro-ungarica avendo dovuto lasciare la

Rumania.

Ho concluso che si potrebbe ovviare a questi inconvenienti e preparare senza

scosse e tenendo conto del fatto che la maggior parte dei fedeli sono austro

ungarici tedeschi, dopo i quali vengono immediatamente gli italiani, la radicale

trasformazione dell'arcidiocesi inviando qui da Roma un vicario diocesano e un paio di sacerdoti di nazionalità alleata, il che avrebbe permesso di ottenere che il sequestro venisse tolto e di mutare lo spirito del clero locale.

Sua Eminenza ha sembrato convenire in tale punto di vista.

Se un simile provvedimento venisse sollecitamente adottato e se il Governo naturalmente ottenesse che, come di ragione, i preti da inviare qui fossero italiani, il nostro paese verrebbe a riacquistare gradualmente e senza urtare nessun legittimo interesse quella situazione che, per ragioni storiche, di numero e di opportunità, gli compete.

In tale eventualità, sarei d'avviso che i sacerdoti da inviare qui fossero scelti non tra il semplice clero secolare, ma in una associazione moderna di sacerdoti, quale, ad esempio i Salesiani, che desse garanzie insieme di disciplina e di patriottismo e che permettesse di completare ulteriormente il clero diocesano con elementi omogenei anche se di differente nazionalità.

V. E. sa (telegramma alla R. Legazione n. 1749 del 30 dicembre) che la Santa Sede intende pel momento soprassedere alla nomina d'un nuovo Arcivescovo e che, d'altra parte, i Francesi si agitano per ottenere che l'arcidiocesi sia affidata ad uno dei loro, il che nulla -nè i precedenti, nè il numero dei fedeli, nè rag~ni di vicinanza e di opportunità -giustifica.

Collo espediente da me suggerito si arriverebbe allo scopo che noi ci proponiamo, di affidare nuovamente la Chiesa cattolica di Valacchia al clero italiano, senza forzare il Vaticano ad una decisione immediata e senza prender di fronte le aspirazioni francesi.

Se codesto R. Ministero entra in quest'ordine di idee, occorre prenda immediatamente gli accordi necessari col Vaticano e coi Salesiani perché i tre sacerdoti italiani di cui si tratta e di cui vi è urgente bisogno in seguito all'avvenuto allontanamento di vari preti austro-ungarici partano subito a questa volta.

Se si tarderà, anche questa occasione di aumentare la nostra influenza in Rumania andrà persa. Il Cardinale Bourne partirà fra due o tre giorni alla volta di B~grado, Agram, Trieste, ove intende prendere il treno per Roma.

Egli è accompagnato dal suo segretario monsignor Artw-o Jackman e dal reverendo Alberto Purdie cappellano col grado di maggiore nell'esercito britannico.

(l) Non si pubblicano. Sull'argomento cfr. anche n. 523.

572

IL DELEGATO E CONSIGLIERE TECNICO

ALLA CONFERENZA DELLA P ACE, CAVALLERO,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

N. 1420. Parigi, 28 febbraio 1919.

Con riferimento al telegramma di codesto Ministero, relativo alla !Spedizione in Anatolia, si ·comunica che è stato trasmesso al Comando Supremo e comunicato anche al ministero della Guerra l'accluso telegramma (1).

Nel contempo questa sezione ha compiuto un rapido esame del problema ed è venuta alle seguenti conclusioni, partendo dal presupposto che l'occupazione di Marmarice non sia fine a se stessa, ma si debba poi dilagare rapidamente fino a Scalanova.

l) Per andare da Marmarice a Scalanova per via di terra le truppe dovreb

bero percorrere la rotabile Marmarice -Mugla -Gir Ova -Aidin -Scalanova

(Km. 200).

Per tale spostamento sarà necessario fare una base di rifornimento a Mar

marice e dotare di speciali mezzi logistici le truppe stesse. Dato che tutto ciò

possa essere fatto con relativa prontezza, occorrerà pur sempre una ventina di

giorni per lo spostamento con truppe di fanteria, tempo che è probabilmente

eccessivo nei riguardi di possibili complicazioni che sarebbe necessario prevenire.

2) Ciò premesso 1sembra che la soluzione più semplice sia fare senz'altro contemporaneamente allo sbarco a Marmarice, lo sbarco a Scalanova.

3) Qualora ciò non sia •ritenuto opportuno per ragioni politiche una soluzione potrebbe essere quella di tentare uno sbarco in una località più prossima a Scalanova che non a Marmarice, ma l'Ufficio Marina, al riguardo interpellato, ha dichiarato non esservi in tale tratto di costa altre località atte a sbarcarvi.

4) Resterebbe pertanto come nuova soluzione affidare la spedizione ad una colonna leggera (ad esempio bersaglieri ciclisti con automitragliatrici) dotata di largo servizio autocarreggiato. Tale colonna sbarcata a Marmarice potrebbe rapidamente raggiungere Aidin ed in un secondo tempo scendere a Scalanova.

FORZE RITENUTE NECESSARIE E ALMENO IN UNA PRIMA FASE DELL'OCCUPAZIONE

1 Gruppo ciclisti (3 battaglioni) per Aidin e Scalanova.

l Reggimento fanteria per la base a Marmarice.

2 Battaglioni ad Adalia.

(l) Sull'argomento cfr. nn. 480 e 544.

573

PROMEMORIA DELL'ESPERTO TECNICO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, TOSTI, PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

[Pa1·igi], 28 febbraio 1919.

È venuto a vedermi nuovamente il dottor Bliss. Egli mi ha dichiarato-ed io riferisco, ad ogni buon fine -•Che la sua proposta di inviare in Siria una commissione interalleata d'inchiesta (v. promemoria 17 febbraio) (l) sarebbe caduta per l'opposizione di M. Clemenceau. Questi, qualche giorno prima dell'attentato, si sarebbe dichiarato recisamente ·contrario alla cosa, mentre M. Pichon, in una conversazione avuta col Bliss, si sarebbe dimostrato in proposito assai menò negativo. L'opposizione del capo del Governo francese all'idea della commissione d'inchiesta sembra corroborare l'opinione del Bliss e di altri conoscitori del problema siriano-che cioè l'influenza francese abbia in Siria .radici assai meno

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profonde di quel che generalmente si creda; che anzi, per effetto degli avvenimenti della guerra, sarebbe ad essa ormai completamente sfuggito tutto l'hinterland musulmano-arabo e si troverebbe ristretta alla costa e al Libano. A quanto rifer.i.sce lo stesso dott. Bliss, la delegazione americana si propone di risollevare la questione al ritorno del Presidente -non già perchè si ,speri di far trionfare la soluzione suggerita dal Bliss (è ormai troppo tardi e mancherebbe perfino il tempo per l'invio della commissione) -ma perchè il punto di vista americano è che ogni decisione circa l'assetto della Siria debba essere preceduta da unb qualche forma di accertamento delle aspirazioni vere di quelle popolazioni, non potendosi ritenere concludenti a tal fine, le manifestazioni di francofilia che emamano da grupp~ e comitati siriani al servizio della • propaganda • francese.

(l) Cfr. n. 376.

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LES REVENDICATIONS DE L'ITALIE SUR LES ALPES ET DANS L'ADRIATIQUE (l)

Les pages qui suivent ont pour but de mettre en lumière les revendications que l'Italie formule devant le Congrès. Indépendamment des conventions qui réglaient son entrée en guerre et en faisant abstraction de l'effort qu'elle a accompli et qui a de beaucoup dépassé ·les prévisions, nous nous fondons sur une base objective de jUJstice, de légitimité, de modération, en faisant entrer exactement dans le cadre des principes fondamentaux énoncés par le président Wilson et gages de l'Armistice, le dévelo.ppement de ces mémes considérations. Il peut y avoir dans l'opinion publique italienne des courants qui, obéissant à une conception unilatérale du pr.incipe de nationalité, voudraient préconiser quelque réduction de ces bases; mais une fraction remarquablement plus large de cette méme opinion, en donnant le •plus grand relief aux éléments constitutifs du droit national et tout particulièrement aux défenses indispensables de l'unHé reconquise, exigerait que le programme de nos revendications fut étendu dans une proportion considérable. On peut donc en conclure que les demandes formulées par la Délégation italienne représentent un compromis inspiré par des raisons d'équité et de nécessité.

Certes, nos demandes signifient l'adjonction à l'État italien d'un certain nombre de citoyens d'origine et de langue différentes de Ia nòtre, mais ce phénomène se vérifie dan:s une proportion bien plus grande dans des États déjà pleinement constitués et il est sur le point d'etre reconnu et légalisé dans les États qui vont m~itre. Le fait est que trop ·longtemps l'idée de la co'incidence entre la constitution des États et les frontières des nation!s a été méprisée. Les Gouvernements nés sous les auspices de l'équilibre des forces grace aux traités de Westphalie, d'Utrecht, de Campo-Formio, de Vienne avaient tout intéret à détruire les titres des Nations ,pour mettre obstacle à leurs revendications politiques; partant ils ont favorisé les infiltrations et les apports de races étrangères au delà des limites que la nature avait données aux Patries.

En dépit de cela, le tort fait à un peuple ne pourrait jamais devenir une source de droit pour ceux qui en ont pris la responsabilité vis-à-vis de l'Histoire. Le Président Poincaré, dans sa dernière visite à l'Alsace rédimée, a répété que la liberté humaine n'est pas à la merci de la force, que ·l'ame d'un peuple ne peut pas etre détruite comme on a essayé de faire de la cathédrale de Reims et de la bibliothèque de Louvain: une nation a d'autres ,principes de vie, indépendants du sol hérité des ancètres, de la loi et de la langue elle-meme, et ces principes auxquels ont fait appel ces jours-ci les Grecs, les Slaves du Sud et du Nord et qui ne perdent pas leur valeur lor1sque ce sont les Italiens qui viennent, à leur tour, les invoquer, sont avant tout les iraditions communes, <l'indissolubilité des intérets, la volonté et la conscience de sauvegarder la Patrie.

Si les Polonais pouvaient réaliser pleinement leurs aspirations nationales, ils engloberaient, par l'adjonction de la Galicie, de Dantzig, de la Posnanie et des territoires prussiens, 40 p. 100 au moins des populations d'origine étrangère; les Tcheques 30 p. 100 (en Slovaquie, Boheme et Silésie); les Roumains, 17 p. 100 (en acquérant la Transylvanie, la Bessarabie, la Bukovine et une portion du Banat); les Yougo-Slaves, 11 p. 100, ,puisqu'ils réclament en dehors des frontières italiennes des territoires où les Slaves forment un pourcentage minime de population; la France, 4 p. 100, et l'Italie, par la rédemption de ses frères, 3 ,p. 100 seulement. Pour ce qui concerne l'Italie, nous pouvons exclure, à la lumière des précédents historiques, ·le danger de la création d'« irrédentismes • qui ne peuvent découler que d'injustices et de persécutions. Les citoyens de la vallée d'Aoste qui parlent français, les Slaves du Natisone, les Allemands des Sept-Communes ne se sont jamais aperçus qu'ils étaient soumiis à une domination étrangère, car leur individualité particulière a été constamment respectée. L'Europe n'a jamais entendu une seule voix de protestation ou de reproche prononcée par ces allogènes, vieux citoyens de l'État italien, et, pour sùr, elle ne sera jamais troublée par l'écho de dénis de justice infligés à Allemands on Slaves amenés par le changement d'État en deçà des nouvelles frontières italiennes.

Lorsqu'on ·comprend de la sorte la coexistence de citoyens de .Iangues différentes, l'on peut bien penser qu'elle est conforme au sens intime des princLp~s wilsoniens exigeant la solution équitable des contestations territoriales, ethniques et nationales longtemps disputées et l'égalité des peuples, fondement nécessaire de la paix.

LES DEMANDES DE L'ITALIE

L'Italie, en entrant en guerre pour tenir tete à l'attaque des Empires centraux, se proposait aussi, camme particuliers, de déliver ses fils opprimés par l'étranger et de compléter la sécurité de ses frontières par terre et par mer. A présent que la victoire est venue, une victoire à laquelle elle a contribué par des sacrifices biens supérieurs aux prévisions, elle ne renie pas les principes qui ont dicté sa décision de prendre part au conflit du céìté de l'Entente contre ses alliés de jadis. Ces principes, si l'on veut concilier autant que possible les buts na

tionaux avec les suretés nécessaires, peuvent ètre formulés par la reventication d'une frontière terrestre qui est celle des Alpes, en embrassant le Haut Adige, le Trentin, la Vénétie Julienne et par l'amélioration indispensable de la situation de l'Italie dans la mer Adriatique afin de la tirer de cet état d'infériorité absolue et dangereuse qui lui a été imposée jusqu'à présent. Ces revendications ne sont pas pour nuire aux aspirations légitimes des nouveaux Etats qui trouvent un débouché sur cette mer.

Les demandes de l'Italie en tant qu'elles se fondent essentiellement sur le principe de nationalité, n'ont pas besoin d'ètre développées d'une façon spéciale. Ses demandes qui visent à lui garantir son avenir, indépendamment de l'attitude que pourront avoir dans le présent ou dans Je futur les Etats avoisinants, ne sont pas moins concordantes avec les principes qui ont réglé l'action des Puissances alliées et associées, et cela mème si elles s'écartent partiellement de l'application rigoureuse de la formule ethnique. n est en effet évident que la Société des Nations, vers laquelle tendent nos voeux, aura des racines d'autant plus solides et durables que chaque peuple •se sentira mieux garanti contre tout danger extérieur et contre toute violence et que la passibilité mème de menaces de la part de l'étranger sera plus surement écartée par des moyens aussi absolus que les obstac·les physiques.

Les demandes de l'Halie à cet égard ne consUtuent aucune menace pour les autres, elles tendent seulement à prévenir Ies menaces des autres qui pourraient ètre dirigées contre elle. Ce n'est qu'ainsi que l'Italie, délivrée de toute préoccupation, pourra appliquer dans la pratique cette réduction des armements qui doit étre pour l'humanité le résultat le plus bienfaisant de la nouvelle organisation qu'attend le monde.

LA FRONTIÈRE DES ALPES SEPTENTRIONALES

Dans les Alpes. la nouvelle frontière que l'Italie doit atteindre correspond dans son ensemble à la ligne tracée au moment de l'armistice entre les Puissances alliées et associées et l'Autriche-Hongrie, le 3 novembre 1918. Prenant racine au Piz Umbrail, au Nord du col du Stelvio, cette ligne accompagne la crète des Alpes Réthiques jusqu'aux sources de l'Adige et de l'Isarco, en passant par le col de Reschen, le Brenner et les massifs de l'Oetz et du Ziller. De là, elle se dirige vers le Sud en atteignant les monts de Dobbiaco (Toblach) et se relie aux Alpes Juliennes. Nous avons là, dans les Alpes, une véritable frontière géographique dans la ligne de partage des eaux. Cette frontière est la seule qui puisse ètre constituée par un obstacle réel consistant dans un mur de rochers. Ce mur imposant a toujours eté considéré comme la limite de l'Italie; car il a la valeur d'une garantie nécessaire et suffisante, il barre les passages parcourus par deux grandes voies de communication, il consent aux habitarrts des hautes vallées la faculté de descendre vers la plaine selon leur mouvement nature!; il se déroule enfin sans le moindre artifice suivant des échelons successifs qui peuvent ètre préeisés les uns après les autres d'une façon nette et incontestable. Pour sur le déveleppoment nature! de cette ligne nous amènerait jusqu'aux hauts Tauern

et devrait les comprendre; mais l'Italie se laisse diriger par la préoccupation de ne rien demander delà de ,ce qui est requis comme indispensable par les lois de sa propre défelllse. L'Italie donc coupe cette ligne à partir du Pie des Trois Seigneurs, dans le massif du Ziller, en suivant, à partir de là direction du Midi vers le Hoch-Gall. La frontière ainsi réduite passe ensuite le long des cimes du Kreutzspitz et du Hochhornspitz pour se relier à Cima Vanscuro aux Alpes Carniques au delà de la vallée de Sexten qu'elle comprend toute entière avec Innichen. A partir de Cima Vanscuro, la nouvelle frontière, se tenant toujours sur le pinacle des Alpes Carniques, suit, jusqu'au Mont Lodin, l'ancienne limite politique du royaume d'Italie.

L'importance stratégique du Haut-Adige a toujours été reconnue, puisque dans la vallée supérieure de l'Adige trouvent leur naissance toutes les routes qui ont servi aux invasions allemandes vers l'Italie. Meme si l Italie avait Trente, les Allemands tiendraient encore là-haut les portes d'Italie. L'ItaUe est obligée d'arriver bien au delà de Bolzano pour empecher les Allemands de dominer tout le còté 1talien des Alpes, grà.ce à la jonction des deux grandes lignes de chemins de fer qui ont franchi les Alpes au Brenner et à Dobbiaco. Le général autrichien Kuhn l'a écrit: • Si les Italiens veulent défendre V,enise, ils doivent s'emparer du Tyrol méridional jusqu-au Brenner •.

Toute autre ligne de frontière plus en arrière ne signifierait que une amputation artificielle et imposerait des armements couteux en 'contra:ste avec les principes dirigeants de la paix que l'on prépare. La ligne proposée assure, au contraire, un meme sentiment de tranquillité au peuple qui habite au Nord, car la nature apre du terrain sans routes òte ~toute possibil!ité d'opérations militaires de quelque envergure soit du còté nord, soit du còté sud. Cette frontière du Brenner est donc dictée :par la nature, par la vie des deux peuples et par les raisons supremes de la sureté et de la paix. Elle plaee les deux peuples voisins dans un état d'égalité parfaite à tous les points de vue. Elle nous ramène à la nature et, puisqu'elle s'identifie a'V'ec la réalité, elle a un caractère définitif.

En ne perdant pas de vue la nécessité et 'la convenance :SUiPreme d'une telle frontière, l'on voit que l'indusion de presque 200.000 habitants de langue allemande n'a rplus de portée. Si meme l'on fait abstraction des rapports qui ont toujours ,existé, au cours de l'histoire, entre oe pays et l'Italie, rapports dont témoignent les monuments et des souvenirs ineffaçables et qui sont sanctionnés sous le double a~pect politique et militaire par l'annexion au royaume d'Italie sous Napoléon, l'on ne saurait oublier que la physionomie ethnique que présente le Haut-Adige à l'heure qu'il est n'est que le produit de superpositions forcées et d'invasions étrangères, dans un bassin qui, à la lumière de la géographie, de l'histoire et de l'économie poliUque, apparaìt nettement italien. Encore au commencement du XIXe ,siècle, l'élément italien prédominait non seulement au sud de la frontière napoléonienne, mais dans toute la vallée Venosta et dans nne portion des districts de Bressanone et de Sterzing. La vallée de Badia est encore italienne aujourd'hui et dans l'ensemble au moins 45.000 Italiens vivent toujours dans le Haut-Adige TJroprement dit. Mais méme si l'on fait abstraction de tout ce qui précède, la conclusion ne s'en impose pas moins que le territoire placé entre la frontière politique antérieure à la guerre et celle requise aujourd'hui, c'est-à-dire le pays de Trente et du Haut-Adige, qui constitue une meme unité géographique, est habité dans son ensemble par une population de 600.000 àmes, dont 420.000 (380.000 d'après les statistiques autrichiennes elles-memes) sont de langue italienne. Dans le cas méme où tant de raisons de défense et de sureté ne pourraient étre avancées en faveur de l'inclusion du Haut-Adige dans le royaume d'Italie, le fait de la supériorité numérique de la population italienne

(en raison de presque 70 p. 100) dans un pays indivisible pour des raisons péremptoires exigerait que le tout fllt relié à son milieu nature! économique et nàtional.

La frontière destinée à l'Italie s'éloigne de nouveau de celle d'avant-guerre aux environs du Mont Lodin, ,pour suivre le :pinacle des Alpes et embrasser en premier Iieu la conque de Tarvis, pivòt de toutes le lignes qui aboutissent au Tagliamento et par là_. def de la défense de la porte orientale de l'Italie, centre de ralliement des chemins de fer de grande envergure et centre princ.ipal des routes qui s'ouvrent vers les trois chaines de montagnes: les Juliennes, les Carniques et les Caravanques. Le nom de Terviso (Trois Visages) lui vient .probablement de ce que le passage est ouvert dans trois directions ainsi que Napoléon put en faire l'expérience lorsque, voulant assurer la défense du Frioul et de l'Italie, il souda la haute vallée du Fella avec Weissenfels à Tarvis et à tout son royaume italten. Des raisons découlant de considérations économiques s'ajoutent à celles d'ordre militaire pour recommander une solution qui seule peut rendre viable la communication directe entre la haute vaUée du Fella et ~la haute vallée de l'Isonzo par un ~chemin transversal de 17 kilomètres (au lieu de 150). A cette rectification l'on ne peut certes pas faire des objections de caractère ethnique, car la population de cette bande de territoire est seulement de 5.800 àmes, à vrai dire surtout des Allemands.

LA FRONTIÈRE TERRESTRE ORIENTALE

Il faut ,suivre aussi dans le territoire de la Vénétie Julienne ces mémes

indications que nous offrent la nature et l'histoire, si ,l'on veut rectifier la faute

inique par laquelle l'Italie fut obligée, en 1866, de recevoir comme frontière du

còté de l'Autriche la ligne tout à fait artificielle établie par le Gouvernement

de Vienne entre deux des ses circonscriptions administratives: le royaume

Lombardo-Vénitien et la province vénitienne du Littoral. Pour tracer la nou

velle frontière de l'Italie il faut arriver à la ligne de partage des Alpes Juliennes,

jusqu'au golfe de Quarnero, en obéissant aux mémes idées directrices de sépa

ration géographique, de défense naturelle, de tradition historique, de rachat

des populations.

Les géographes de tous les pays et de toutes les époques ont placé sur les

Alpes Juliennes les frontières de l'Italie. La région vénéto-julienne a suivi un

développement historique comparable à celui de toutes les autres parties de la

péninsule italienne, avec cette seule différence que le mouvement de réinté

gration du territoire national qui a regroupé l'Italie dans un seui système poli

tique avait été incapable jusqu'à présent de racheter ces régions extrèmes de

la patrie italienne, de méme que Venise était restée .irrédimée jusqu'en 1866 et la Lombardie jusqu'en 1859. S.i l'on remonte de la mer à la montagne, on retrouve à chaque pas ,les traces de Rome et de Saint Mare, se rattachant encore à présent à la vie du peuple et dont les moeurs, l'état d'ame sont dominés par le caractère italien, meme dans les villages où dans le cours des siècles la com

position ethnique de la population a été métissée par des infiltrations étrangères. Dans ces pays-là, il s'agit vraiment d'appliquer le mot de Renan qui a défini l'existence quotidienne du peuple • un plébiscite de chaque jour •, ,car la constance dan1s le sacrifice qui ne s'arrete pas meme devant les é-preuves du martyre offre dans des documents d'une grande éloquence le témoignage du consentement harmonieux et instinctif de cette région à tout le mouvement séculaire, de pensée et d'action, .pour la délivrance et l'unité de l'ltalie, but permanent d'un peuple qui tendait sans cesse à se réunir, à la faveur d'une occasion convoitée, aux frères déjà rédimés. Le Gouvernement autrichien a été obligé, le jour meme de la proclamation de l'état de guerre avec l'Italie, à dissoudre tous les corps électifs dans les municipalités de la Vénétie Julienne, en reconnaissant par là que les ltaliens s'identifiaient avec les ennemis irréductibles et menaçants de son existence l'État intrus et oppresseur. Dès que le mouvement de dissolution de cet État eut contraint les Gouvernements de Vienne et de Budapest à promettre à leurs peuples le droit de disposer d'eux-memes, immédiatement à Gorizia et à Trieste comme dans le Trentin, dans toute l'Istrie et à Fiume, les populations, en dépit de toutes les persécutions, les souffrances, les ·condamnations à l'internement infligées mème aux vieillards, aux femmes et aux enfants, se levèrent pour chasser ·les représentants du pouvoir austro-hongrois. Elles se trouvèrent d'accord :pour proclamer l'annexion au royaume d'Italie, tandis que les troupes encore armées occupaient le territoire avant la demande et la signature de l'Armistice, sans attendre que les forces de l'ItaUe et des Alliés fussent en mesure de protéger l'insurrection. De la sorte, la Vénétie Julienne, n'obéissant qu'à la voix de son instinct, • se jetait en pleurant de joie au cou de sa mère retrouvée •, pour employer Ies mémes mots que le Président Poincaré à appliqués à l'Alsace.

Le mouvement de l' • irrédentisme • italien prit natssance le jour méme où le Traité de paix de 1866 n'accomplit que partiellement le rite expiatoire pour cet acte de grande violence politique qui, signé à Campo-Formio, fut confirmé par le Congrès de Vienne. Si l'on veut donner de nouveau la rpaix à l'Europe centmle et à l'Adriatique, il est indispensable de reprendre l'effort interrompu en 1866, de déchirer le dernier lambeau qui subsiste du Traité de Vienne par lequel l'Italie a été privée d'une partie de ses enfants et la sùreté de sa frontière vers l'Adr<iatique a été compromise sur terre et sur mer. Pour parvenir à ce résultat nécessaire, la frontière du royaume d'Italie doit étre ramenée à la ligne de partage des Alpes Juliennes qui, par le Moistrovka, à l'est du Manhard, le Tricorne, les ,cols d'Idria et de Nauporto, dévale le long d'une série de coupes massives, selon le tracé de la carte ci jointe, en se modelant ensuite sur la ligne naturelle qui sépare les eaux entre le Quarnero et le Canal du Maltempo, près de la còte de Croatie. L'on rejoint ainsi la mer en face de l'ìle de Veglia là où des récifs ont gardé le nom fatidique de Saint-Mare.

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La description de la frontière n'a pas meme besoin de commentaires là où de très minces variations sont apportées à la ligne d'ensemble tracée par la Convention de Londres, car il ne s'agit que de préciser et d'inter.préter quelque point douteux. Ce n'est qu'avec cette fronti:ère que l'on peut fermer la porte orientale de l'Italie, que l'on peut barrer les routes qui ont été nommées à bon droit les routes des barbares. Du reste, il ne s'agit que d'appliquer du coté de l'Orient les memes principes qui vers le Nord placent la frontière de l'Italie au col du Brenner. Le territoire vénéto-julien était morcelé jusqu'ici entre six provinces de la monarchie austro-hongroise. Le bassin de l'Isonzo s'appellait la • Comtée princière de Gorizia et Gradisca •; Trieste avec son territoire constituait une province en elle-meme • fief immédiat de l'Empire •; le • Margraviat d'Istrie • était composé de la péninsule istrienne et des iles du Quarnero. La plus grande partie de l'intérieur du Carso avait été agrégée à la Carniole, tandis que la viHe de Fiume, avec 1son district, faisait partie de la Couronne de Hongrie à titre de • Corps séparé • et le triangle entre Fiume, le col de Polizza et le rocher de Saint-Malie avait été annexé à la Croatie. Mais la nature, tout au contraire, avait fait de la Vénétie Julienne un tout géographique clairement défini. Si l'injustice du sort, surtout dans le dernier siècle, en a démembré la possession sans le moindre égard à la volonté et aux intérets des habitants, en jetant les semences de conflits extérieurs et intestins, il faut redonner libre cours ici encore à la nature des choses, reconstituer l'unité .politique du pays et reconnaitre qu'il appartient à la formation étatique italienne, ,selon les revendications naturelles, historiques et économiques. Les centres les plus importants de la Vénétie Julienne, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume, sont des villes italiennes et non seulement dans leur passé, mais dans l'immense majorité de leur population actuelle, certifiée 1par les staUstiques offidelles elles-mèmes du Gouvernement autrichien et du Gouvernement hongrois. Les villes et les bourgs de moindre importance sont italiens, ainsi que de vastes étendues de la campagne dont des attaches indestructibles lient l'existence économique et civile à celle des viUes avoisinantes. Les adversaires de la cause de l'Italie eux mèmes ne se risquent pas à soutenir que la Vénétie Julienne puisse etre démembrée encore une fois de façon à attribuer quelques parties plus intérieures de son ter.ritoire à un État autre que celui qui aura ·les centres plus importants placés la plupart le long des còtes. Puisque ces centres, soit sur la còte, soit à l'intérieur des terres, sont tous italiens sans contestation possible et dominent 'la vie morale et matérielle de la région tout entière, ce n'est qu'à l'Italie que l'on pourrait reconnaitre la possession de tout le pays et plus encore que par les motifs supérieurs de sa défense vers l'Orient, de son histoire, de sa civilisation, en force surtout des lois qui régissent la vie économique de l'·endroit et pour sauvegarder le bien-etre de sa population de n'importe quelle origine. Meme en laissant de còté les suretés militaires et les nécessités géographiques, une ligne de frontière transactionnelle qui ne soit pas fondée sur des données territoriales très précises ne saurait résoudre dans aucun cas la lutte de races qui semble menacer aux yeux de quelqu'un l'annexion des minorités slovènes et n'aurait, d'autre part,

la moindre valeur économique permanente. Les débouchés naturels des zones de montagne devenues slaves, et très peu peuplées d'ailleurs, ne sont autres que la plaine de Venise et du Frioul et les ports italiens de la région vénétojulienne de Trieste à Fiume. Supposons un instant que cez zones, où actuellement les Slaves sont les plus nombreux, fussent reliées à un autre État que l'Italie: elles deviendraient les noyaux de forces nationalistes exa'spérées dans un sens opposé aux Italiens, car leur tendance inévitable les ramènerait à la mer vers laquelle elles exerceraient, avec toute leur énergie, avec le secours aussi des régions intérieures slovènes et croates, une pression menaçante. Les pays italiens de frontière vivraient alors dans une agitation perpétuelle et les deux États voisins dans une tension ininterrompue. Au contraire, si la frontière italienne embrassait tout le territoire en deçà des Alpes, y •compris les fragments où les Slaves habitent et méme prévalent entièrement, il n'y aurait aucun danger d'un irrédentisme slave, empéché de se développer par un régime éclairé des minorités ethniques. Oette solution est la seule qui puisse éviter ou rendre inoffen1sif et, .partant, éteindre aux premières étincelles tout mouvement de désannexion slave qui serait créé par une frontière artificielle sous la pression des nécessités économiques sauvegardées dans •l'intéret des Slaves cisalpins, ainsi qu'il ·leur est arrivé jusqu'id dans les agglomération!s urbaines et dans les ports italiens de la cote sous la protection du régime italien. Une fois que l'indivisibilité de la terre et l'obligation où l'on est d'en faire le rempart orientai de l'Italie à la ligne des Alpes auront été proclamées, peu importe pour la valeur de la revendication formulée par l'Italie le nombre des habitants parlant une autre langue qui pour.ront se trouver ou mélés comme minorité etnique aux Italiens dans quelques districts ou méme constituant la majorité dans quelques parties extrémes de la région. La raison, l'a;spect et la portée de pareils phénomènes sur l.es marges territoriales d'autres unités nationales qui n'en sont pas pour •cela amoindries ou br~sées ont trouvé plus haut leur explication. De toute façon, l'on ne saurait a·ccepter des impressions fausses quoique répandues et il faut tirer au clair que la Vénétie Julienne n'est qu'une partie, détachée récemment par une violence politique, de l'ensemble géographiquement uni de la Vénétie qui, sur 3.600.000 habitants, n'héberge qu'un peu pluts de 400.000 Slaves. Si l'on restreint le calcul à ·la région qui à été jusqu'ici séparée du royaume (Vénétie Julienne), les statistiques officielles autr<ichiennes témoignent l'existence dans l'ensemble de la région vénéto-julienne de 482.000 Italiens (y compris les citoyens du royaume) vis

à-vis de 411.000 Slaves (Slovènes et Croates).

L'on doit encore remarquer que tous les Italiens, sans en excepter l'immense majorité de ceux qui étaient dtoyens du Royaume, sont d'origine locale et nés dans le pays méme, tandis que les Slaves, surtout dans les villes, n'y sont arrivés que très récemment dans leur très grande majorité à la suitc d'une immigration organisée exrprès avec des vi1sées rpolitiques. A ·cela il faut encore ajouter que les recensements officiels ont faussé l'état réel des choses au détriment des Italiens, ainsi que l'a reconnue une déclaration explicite de la Commission centrale autrichienne de statistique, qui admit la fausseté des méthodes employées dans certain:; révisions artificielles du dernier recensement.

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Après cela, sans s'attarder dans des exemples et des: démonstrations détaillées, ll faut admettre que le rapport entre les nationalités dans toute la Vénétie Julienne est en fait bien plus favorable aux Italiens qu'il n'apparait par les statistiques offi.cielles qui déjà ont dù en montrer l'aspect en prévalence italien. Tel qu'il est, l'état de fait est incomparablement à l'appui du droit des Italiens fondé sur les raisons géographiques et historiques et sur la prédominance dans le vie c,ivile et économique. Meme en laissant de còté les souvenirs de l'adivité politique locale, il nous suffira de rappeler que, dans les trois provinces de Trieste, de Gorizia et Gradisca et de l'Istrie (dans lesquelles les statistiques offi:eielles ont dénombré 44 'P· 100 de ,population italienne, 32 p. 100 de Slovènes et 20 p. 100 de Croates) les ltaliens ont en main l'administration de municipalités qui embrassent 70 p. 100 de toute la population de la Vénétie Julienne. Or, la vie communale, qui constitue la base essentielle et traditionnelle de la vie publique, est organisée selon un système électoral largement ouvert à toutes les couches populaires. Sous le mème régime, ·les municipalités ayant à leur tete une administration slave ne comptent que le 30 p. 100 de la population réunie des trois provinces. Trieste est gouvernée par un con1seil, tenant en meme lieu de diète, de 80 membres, dont 68 étaient Italiens, et de meme dans l'Istrie et dans le Comtat de Gorizia, les règlements électoraux façonnés par le Gouvernement avec la préoccupation de favoriser les Slaves n'avaient pu empècher les Italiens de garder la majorité dans les diètes provinciales. Il suffi.t de ces quelques manifestations plus importantes dans la vie politique de la Vénétie Julienne pour démontrer que les Italiens constituent, en dépit des statistiques officielles, la grande majorité de la population, ou encore qu'une bonne partie des S1aves, bravant 1es pressions et les agitations des adversaires, s'inclinent devant la supériorité des Italiens, en appréciant les avantages, voir meme la nécessité de la cohabitation avec les éléments italiens, en par.lent la langue et én acceptent le programme politique qui, à vrai dire, n'a jamais été caché par le parti italien, meme dans les luttes pour les admin~strations locales. L'importance singulière de ces données se trouve augmentée ~lorsqu'on 1tient compte de la tache de persécution nationaie poursuivie par tous les moyens -et surtout pendant les derniers cin·· quante ans -par le Gouvernement de Vienne contre la population italienne. Contrairement aux lois constitutionnelles, celle-ci se vit constamment refuser des écoles soit inférieures, soit moyennes ou supérieures, tandis que les Slovènes et les Croates (comme prix de leur fidélité inébranlable à la Monarchie, confirmée par la motion du mois de mai 1917 au Parlement Autrichien, et par l'effort militaire soutenu jusqu'au mois d'octobre 1918) gardèrent toujours

une situation de faveur et de privilège au sein meme des villes nettement italiennes.

LA DÉFENSE DE L'ADRIATIQUE

Grace à la nouvelle frontière fixée sur les Alpes Juliennes, qui renferme dans les limites du royaume la cote de l'Istrie jusqu'à Fiume, y compris Pola, l'infériorité de l'Italie dans la mer Adriatique, qui lui avait nui si profondément et au détriment de la paix générale de l'Europe, va etre diminuée,

mais pas encore éliminée. Pour compléter la réparation de ces dommages en mettant de còté les dangers qui la menaçaient, l'Italie doit avoir une part convenable des ·còtes et des i1es de la Dalmatie. Le prince de Talleyrand a affirmé, et les .raisons n'en ont été que trop répétées, que le domaine de l'Adriatique appartient aux peuples qui s'assureront la maitrise non pas seulement de l'Istrie, mais aussi de la Dalmatie. A partir du moment dans lequel, au lendemain de la ·chute de Venise, l'Istri:e et la Dalmatie ont été livrées à l'Autl"iche et l'unité naturelle de la mer Adriatique a été émiettée dans des partages militaires et politiques, ce problème est là clair et précis dans toute sa gravité menaçante. Les jeunes démocraties que le génie de la Révolution française avait fait naitre en Italie en ont été tourmentées; Napoléon lui-mème en a eu le remords lorsqu'il a essayé de réparer à Presbourg la faute de Campo-Formio, la réaction germano-rviennoise s'en fìt un cauchemar dès qu'elle voulut river sur •le rivage d'en face les boulons deiS chaines qui tenaient l'Italie. Mais les penseurs et les hommes d'État en eurent la révélation bien nette, non moins d'ailleurs que les peuples et les soldats d'Italie, qui ne furent em.pechés que par des malheurs et des fautes, jusqu'à Lissa et au congrès de Berlin, dans leur souci d'assurer le sort de l'Italie et la paix du monde. Les temps et les •conditions ont changé et •l'Italie est en mesure de modifier son :POStulat adriatique. Désormais, elle n'a plus beisoin de la maitrise absolue de cette mer, mais elle peut se contenter de demander que sa liberté soit reconnue sans penser à exclure de la possession des còtes adriatiques la nouvelle organisation de l'État yougo-slave. Toutefois elle doit demander pour elle rien de plus et aussi de moins de ce qui peut lui suffire pour la garantie de 1sa tranquillité et pour la mettre à l'abri des menaces d'autrui. Si l'Italie fait cela, elle ne s'oppose certes pa·s aux lois de la géographie et de •l'histoire, ni aux principes de nationalité et d'économie publique. Tout au contraire. La Dalmatie tout entière du temps de Rome et de Venise a été unie à l'Italie pour son propre bonheur et pour la paix du monde. Le Gouvernement Autrichien lui-mème a co111sidéré la Dalmatie jusqu'en 1866 comme un territoire italien tel que la Lombardie et la Vénétie. Il n'y a qu'à ·lire ·les textes de géographie que ce gouvemement faisait étudier dans ses écoles de guerre.

Les conventions négociées à la veille de l'entrée en guerre de l'Italie se proposaient au contraire de lui garantir seulement telle portion des iles et du ·continent de la Dalmatie qui put etre considérée suffisante à éliminer tous les dangers et toutes les mena·ces. Ce ne fut qu'un compromis.

Sans léser les intérets vitaux des autres et le principe fondamenta! de la défense une pareille modifìcation des frontières italiennes pourrait et devrait consister dans la possession de la còte jusqu'à •Comprendre Spalato, avec une réduction de quelques portions de territoire à l'intérieur à titre de compensation. La ville de Spalato, qui renferme les témoignages les plus éclatants de la latinité, constitue l'instrument essentiel de la vie économique du restant de la Dalmatie dont la possession avait déjà été r.econnue à l'Italie; celle-ci y a d'ailleurs engagé des .capitaux con:sidérables, qui complètent la valeur des autres titres à l'acquisition de cette ville, théatr•e de la plus haute réalisation du patriotisme italien sur le rivage orientai de l'Adriatique.

16 -Documenti diplomatici -Serie VI -Vol. II

Mais il faut encore montrer à quel point le ·compromis auquel J.'Italie s'était adaptée en 1915 est de petites proportions. De 12.385 kilomètres carrés que comporte la Dalmatie, ~l'Italie n'en obtiendrait que 6.326, ,c'est-à-dire la moitié à peine; mais des 645.000 habitants que compte la population de la Dalmatie, 287.000 seulement seraient citoyens italiens (le 44 p. 100) et l'Italie n'obtiendrait que 117 Ueues (le sixième) de la cOte ~continentale qui se développe de Fiume aux embouchures de la Boiana, tandis que les Slaves en obtiendraient 647. Cela revient à dire que l'État des Yougo-Slaves aurait sur le rivage orientale de l'Adriatique une ampleur còtière six fois plus grande que celle consentie à l'Italie et en méme temps il garderait plus que la moitié de ,}a population et la moitié de l'extension superficielle du ~continent et des iles de ,la Dalmatie. Rappelez-vous qu'en 1909 des écrivains ~erbes officieux considéraient ·suffisante à garantir l'indépendance de la Serbie une extension cotière sur l'Adriatique de 5 kilomètres entre Raguse et Cattaro et vous ne pourrez ménager votre hommage à la modération des aspirations de l'Italie et à sa libéralité vis-à V'is du nouvel État slave avoisinant. En effet non seulement il obtiendra les ports de la ~cote croate (Buccari, Porto Re, Segna, etc.), mais on ,lui attribuerait les plus grands ports de ·la Dalmatie.

Examinez à présent le point de vue national. Le territoire dalmate garanti à l'Italie par les pactes compte environ 280.000 habitants dont les statistiques officielles autrichiennes ne reconnaissent que 12.000 comme Italiens, mais vous. avez là le résultat de la plus cruelle violence que putsse enregistrer ~l'histoiré politique de l'Europe dans le courant du siècle dernier. L'Autriche en Dalmatie ne s'est abstenue d'aucune fraude et n'a eu horreur d'aucune violence lorsque après 1866 elle voulut empecher la résurrection de tout mouvement d'annexion à l'Italie et après 1878 et 1882 elle eut besoin de lsupprimer l'élément italien pour réaliser ses plans balkaniques. A la rigueur, l'on pourrait bien mettre en ligne de compte l'origine illyrico-romaine des • Morlaques • nettement distincts des Slaves et plutot apparentés aux Albanais. Or ils constituent presque un tiers de la population de ~la Dalmatie. Mais méme en voulant oublier ces souvenirs, et en relevant impartialement les résultats des statistiques scolaires, des consultations électorales, des différentes manifestations de la vie sociale. l'on aboutit à donner un portrait de la nationalité de la po.pul!ation dalmate incluse dans les limites assignées à l'Italie tout autre que celui que voudraient nous apprendre les statilsUciens viennois. Non moins de 50.000 Italiens de nom. de fait, d'opinion y habitent, mais les 4/5 furent supprimés par des recensements frauduleux; au moins 15.000 soi-di,sant Slaves se déclarant tels par opportunisme politique ignorent le !slave, et, ne le parlant pas, emploient dans leur usage famiUer exclusivement la langue italienne. P~lus de 100.000 Slaves possèdent et parlent couramment l'italien, n'ont jamais pu ni ne peuvent se passer de la cohabitation avec les ItalienJs, qu'ils verront d'un oeil favorable dès qu'Hs seront délivrés des agitations étrangères. Enfin guère plus de 100.000 Slaves vivant dans les campagnes n'emploient pas l'italien et pourraient ISoustraire leur vie à l'influence de l'Italie; mais eux non plus, remarquez-le bien. pas méme à présent sous la pression d'agitations déchainées sans frein depuils des dizaines d'années, ne manifestent la moindre hostilité réelle vis-à-vis des :Italiens des villes et des v:illages le •long de la còte, population italienne dont ils ont toujours reconnu la supériorité civile et économique. La vitalité de l'élément ita1ien sur la cote dalmate est malgré tout encore telle que les Croates eux-memes doivent déplorer publiquement dans leurs journaux que le visiteur de ·la Dalmatie ne peut qu'en rapporter une impression tout autre .que celle qu'ils voudraient, c'est-à-dire l'irnpression d'une terre italienne. Ils .reprochent alors aux Dalmates l'habitude • honteuse • de parler l'italien. Com

ment pourrait-il en etre autrement danJs un pays où seule la violence employée par le Gouvernement autrìchien a pu priver les Italiens de leur représentation 1parlementaire, qui en 1869 ·comptait sept députés italiens et deux slaves, et de la majorité dans la Diète de ·la province, qui dans les premières élections de 1861 était de trente députés italiens contre treize slaves? Néanmoiills cette meme violence fut impuissante à entamer le caractère italien de Zara, qui :S'affirma triomphalement dans la munidpalité entièrement italienne, à em_pecher que par exemple la Chambre de commer·ce des districts de Zara et de Sebenico fiìt italienne et le collège des contl"ibuables les plus imposés dans ces memes districts envoyàt sans lutte à la Diète des députés toujours italiens, témoignage évident que l'activité de l'industrie et du commerce et de la propriété terrienne sont encore et toujours, justement dans le territoire assigné .à l'Italie, dans les mains des Italiens. Vous avez là une preuve, tirée du domaine économique, de la persistance de cette vie italienne, historique et sentimentale, .qui lors de l'oecupation italienne le lendema'in de l'Armistice, s'est montrée par des manifestations .si éloquentes et émouvantes, par des invocation.s si .spontanées et si insistantes.

Mais supposons meme que les droits historiques et la réalité de la vie nationale ne soient pas tels qui'ils sont, tout autres que ce qu'ont voulu les faire les faussaires autrichiens pour favol"iser les Slaves. Il resterait toujours .que l'Italie ne pouvait sans ·compromettre son avenir renoncer à un minimum de posseSision dans la Dalmatie. Nous ne saurions nous laisser entrainer trop ioin par l'examen du problème stratégique de la mer Adriatique, mais nous donnerons seulement un coup d'oeil à la carte qui en précise les points fondamentaux, apparu.s dans la guerre récente sous un jour tragique. Une magnifique barrière de récifs et d'iles •s'avance devant la cote orientale pour protéger la terre ferme et couvrir les voies de communication qui sillonnent la cote. En face est le rivage occidental, peu ou point élevé, sans défense, exposé à toutes les attaques. D'un coté il est loisible de naviguer la long des .cotes quel que soit le vent qui souffie; mais de l'autre nul abri, done: une navigation qui devient facilement dangereuse. Là des ports et des rades profondes, qui permettent de jeter l'ancre où que ce soit; ici absence complète d'escales, grand-peine à s'assurer des haltes ou des refuges. Chaque point de la cote orientale, qui est élevée, offre un point d'observation excellent, tandis que les terres basses du rivage opposé (à l'exception du Gargano et du Conero) otent toute possibilité de surveiller les eaux profondes. On peut attaquer la flotte italienne sans etre vu, sortant de la couverture des iles dalmates, qui permettent de transporter à plaisir 1es bateaux du Nord au Sud et en sens inverse dans tout le trajet Pola-Cattaro (c'est-à-di.re dans la plus grande partie

Il

de I'Adriatique) et toujours à l'abri deis embuches des mines et des sousmarins. Au contraire, dès qu'on abandonne Brtndisi on est à il.a merci de la marine qui tient la cote opposée et qui demeure maitresse de guetter et de suivre l'adversaire, le tenant en son pouvoir jusqu'à Venise.

Un ennemi qui aurait dans son domaine exclusif la portion centrale du rivage dalmate entre Zara et Spalato, avec le port militaire de Sebenico, et qui en meme temps 1serait le maitre des iles, aurait à chaque instant le loisir de faire de la pleine mer Adriatique le théatre d'une bataille navale. Dans ce cas la flotte italienne, qui devrait en partie arriver de Venise, en partie de Brindisi, se trouverait exposée à voir contre une partie seulement de cette force tout le gros des forces ennemies et courrait le risque de se voir battre successivement dans ses deux fractions avant d'avoir pu réaliser sa jonction tactique. Cet état de choses ne serait pas :profondément modifié par l'acquisition de Pola et produirait toujours l'assujettissement absolu de I'État qui ne serait maitre que de la seule cOte occidentale de l'Adriatique. La Dalmatie constitue donc une menace pour l'Italie dès qu'elle est ~ntièrement dans les mains d'une autre Puissance; mais une partie de la Dalmatie dans les mains de l'Italie, tout :particulièrement dans des limites réduites, aux quelles se restreindraient désormais les demandes de l'Italie, ne constitue une· menace pour personne. La dernière guerre en a donné la preuve. Avec toute sa flotte l'Italie a été incapable d'opérer une attaque de valeur décisive contre la force navale de son adversaire qui se tenait ,cachée dan:s les :ports et dans les canaux du rivage d'en face. Et meme la coopération de forces uavales françailses et anglaises d'une certaine importance ne parvint pas à lui permettre de réaliser un pian de bataille L'ItaUe fut obligée de consacrer toutes les forces de sa ma:rdne dans le cours de la guerre à des efforts épuissants pour sa propre défense, se limitant à lancer un défi qui ne fut jamais accepté et à accomplir quelques audacieurses actions d'éclat. L'Autriche-Hongrie, au contraire, eut le moyen d'attaquer, de bombarder les villes san:s défense de la ,cQte italienne et parvint toujours à s'abriter derrière le rideau admirable de sa cote avant qu'elle put etre rejointe par les forces de l'Italie et de ,ses Alliés qui pourtant montaient sans ceSSie la garde. L'Italie est donc qualifiée pour demander, d'accord avec le principe énoncé, que toute la cote et toutes les iles de l'Adriatique qui seront attribuées à d'autres États soient neutralisées san:s limite ni de temps ni d'espace en étendant cette obligation meme à ces portions de la cote pour lesquelles la Convention de Londres n'avait pas prévu de neutralisation et en défendant absolument toute fortification maritime et terrestre, en imposant aussi le démantèlement immédiat de tous les ouvrages militaires et de tous leis armements qui pourraient y exister.

FIUME, L'ALLEMAGNE ET LES DROITS DE L'ITALIE

Les droits naturels et historiques, les besoins économiques, les exigences de la défense militaire qui sont nécessaires à l'Italie pour son intégrité terrestre et maritime, ainsi qu'on vient de le voir, lui ont été garantis par la Convention avec ses Alliés qui a précédé son entrée en guerre et lui a donné

une base. Ce n'est pas le cas de Fiume avec son district, que l'Italie re:vendique actuellement et non pas seulement comme une part inséparable de la Vénétie Julienne, comme un complément indispensable de la défense de la cote orientale, mais essentiellement parce qu'il :s',agit de la ville italienne qui, après Trieste, Gorizia et Pola, est la plus importante dans l'Adriatique orientale. Plus de 30.000 Italiens y vivent entourés de 10.000 Slaves et 1.300 Magyars, comme eux originaire<s de ,cette ville qui a toujours été italienne dans son histoire ancienne et moderne. Le Ban de Croatie Jelacic lui-meme qui, en 1848, s'en empara par ordre de l'empereur d'Autriche et pour y dompter la rébellion de la Hongrie contre les Habsbourg, se vit obligé de garantir aux habitants de Fiume par une déclaration publique • leur langue italienne •. Fiume opposa toujours la résistance la plus obstinée, la plus inflexible et, le cas échéant, la plus violente à tous les essais de l'unir au royaume de Croatie. Lorsqu'on voulut la contraindre à élire des députés à la Diète de Croatie, sa réponse consista ou dans le fait de [)lacer dans les urnes des bulletins de vote qui portaient tous inscl'ite la formule du séparatisme • Personne • ou bien dans le mandat impératif conféré aux élus: • Protester contre toute espèce d'annexion ou de dépendance de la Croatie • (1867). Cette ville de Fiume a été à tel point jalouse de sa civilisation italienne, qu'elle ne voulut pas admettre l'introduction d'autres langues dans ses écoles • pour ne pas semer dans leiS ames enfantines le mauvais grain contre la langue italienne, la seule parlée depuis toujours à Fiume et l'un des instruments principaux dont la ville se servit pour atteindre son degré actuel de civilisation et son progrès commerciai et industrie! • (1861). Jusqu'à l'heure actuelle les podestats ou les membres du Conseil municipal, les députés au Parlement ont toujours été Italiens et, par égard pour l'italianité de Fiume, le royaume de Hongrie promulguait jusqu'ici ses lois aussi dans un texte officiel italien. Le caractère italien et autonome, qui a toujours été celui de la ville de Fiume, a été encore accentué depuis que l'impératrice Marie-Thérèse, par son diplòme du 23 avril 1779, déclarait Fiume ville libre de tout mélange ou· union avec la Croatie: Separatum sacrum regni Hungariae coronae adnexum corpus... neque cum alio Buccarano vel ad regnum Croatiae pertinente ulla ratìone commisceatur. Ces privilèges furent confirmés par des lois hongroises successives et par la • Constitution de la libre ville de Fiume •. Dès que fut proclamée la décadence de la dynastie des Habsbourg, Fiume revendiqua le droit de disposer d'elle-meme et proclama, le 29 octobre 1918, 1son union à l'Italie, à laquelle, affirmant la tradition du Risorgimento, le programme des Carbonari l'avait déjà attribuée en 1822. L'Italie, lorsqu'elle proclame son droit d'accepter et de faire reconnaitre l'ade spontané par lequel Fiume s'est donnée à elle, a, en meme temps, la conscience d'obéir aux exigences de l'exploitation économique rationneHe du territoire auquel ce port doit servir. D'autre part, l'Italie sait bien que, par là, elle n'obtient qu'une des compensations qui lui sont dues, selon l'esprit de la convention signée avec ses Alliés à la suite des plus grands efforts et sacrifices aecomplis par l'Italie pendant la guerre. Au moment où l'Italie entra dans la coalition formée par ses Alliés actuels, elle prit un engagement limité, d'apri" la Convention militaire signée dans cette occasion, par l'obligation qu'avait prise la Russie de tenir engagées

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contre l'Autriche-Hongrie un minimurn donné de forces (afin d'éviter que l'Autriche-Hongrie, concentrat tout son effort contre l'Italie dans le ·cas que la Russie se tournat principalement contre l'Allemagne). Les événements politiques intérieurs de la RU1s1sie l'amenèrent à la paix séparée et eurent ce double résultat que l'Autriche-Hongrie, délivrée de toute nouvelle pression, put ·concentrer la totalité de ses forces contre l'Italie et que l'Allemagne, libre à son tour de l'étreinte de son ennemi orientai, eut le moyen de preter à l'Autriche-Hongrie ce secours considérable qui, à un moment donné, détermina un contre-coup si grave, au détriment de l'Italie. La vérité est que les autres Alliés furent largement dédommagés de la mauvai:se surprise consistant dans •la défection de la Russie, grace à l'intervention américaine, tandis que le front italien, ainsi que l'a reconnu et regretté si noblement le Président Wilson, ne reçut aucun apport du meme genre, qui permit de diminuer l'apre effort soutenu par l'armée nationale. L'Italie dut donc supporter plus que toute autre les doubles conséquences de la défection russe, devant multiplier son effort militaire et faire supporter à ses populations les plus grands sacrifices, ce qui autoriserait un développement général des compensations prévues pour un effort et des sacrifiees tellement plus restreints. L'Italie veut rprouver encore une foi,s sa .grande modération et se contente de demander ici, toujours selon l'esprit de ce meme paete, la ville de Fiume (avec son distrid) qui, au point de vue national, est italienne dalliS sa tres grande majorité, qui a proclamé librement sa volonté d'etre unie à l'Italie et qui complète, sur un point extreme et justement pour cela plus délicat, l'organisation défen:sive de la frontière terrestre qui, sans

cela, aboutirait à une ligne insoutenable fixée par la frontière administrative entre l'Istrie et Fiume, jusqu'à présent faisant partie du meme État.

La possession italienne de Fiume complète le programme antiallemand de l'organisation de l'Adriatique qui doit etre le prix de la guerre. Il n'y a que l'Italie, grande puissance maritime, qui peut avoir le moyen de réaliser ce programme répondant à un mtéret collectif des nation:s qui ont coonbattu ensemble cette guerre. Un écrivain français, traçant les ·grandes lignes de la paix future, écrivait dès 1915: • Trieste et Fiume, sous des dehors autrichiens et hongrois, sont surtout des ports allemands, les organes méridionaux de ce système de domination, dans lequel Hambourg et Breme remplissent dans la mer du Nord les memes fonctions •. H faut empecher qu'après avoir enlevé à cette domination indirecte de l'Allemagne sur la mer Adriatique l'un de ses organes, Trieste, l'autre, Fiume, ait le moyen de continuer sous des dehors yougo-slaves sa fonction d'instrument germanique et cela peut-etre bien malgré l'intention et ~a volonté d'un nouvel État slave, incapable, dans son impréparation inévitable, d'éliminer les anciennes influences et de prévenir le redoublement des efforts allemands qui •se concentreront, après avoir été éloignés de Trieste, sur ce seui point d'infiltration possible. Si meme nous voulions ne pas nous préoccuper du dommage qui pourrait dériver à Trieste italienne de la concurrence de Fiume yougo-slave, ou de quelque autre façon indépendante de la souveraineté italienne, nous devrions toujours insister sur ·ces fonctions antiaHemandes que l'Italie est seule à pouvoir exercer à Fiume, sans détriment,

mais au profit des pays de l'intérieur, croates et hongrois. A vrai dir·e, la con

currence entre Trieste et Fiume apporterait des dommages d'ordre général à l'économie de l'intérieur, car il est bien probable que l'on s'efforcerait, pour des raisons politiques, de déplacer par des nouveaux chemins de fer artificiels, des tarifs préférentiels, de nouvelles installations portuaires et d'autres semblables artifices éphémères, dans la direction de Fiume non italienne des trafics et des rapports d'intérèt avec <l'intérieur qui, de tout temps, ont à Trieste leur siège nature! et déjà organilsé de la façon la plus économique. D'autre part, mème une confédération danubienne orientée contre l'Allemagne, au cas où elle pouvait se constituer, ne serait pas capable de remplacer l'Italie dans cette mission sans de grands retards dont l'ennemi profiterait à l'aide de ces fictions financières dans l~squeHes il est passé maitre. L·es aptitudes naturelles et .Ies moyens techniques, que possède une nation maritime comme l'Italie, sont indispensables. Or, 'l'Italie, en mettant son nouveau port, comme celui de Trieste, complètement à la disposition du territoire dont il est le débouché nature!, ne ferait autre chose que d'harmoniser, de la façon techniquement et économiquement la plUis profitable, son propre intérèt avec celui de sa clientèle, sans mettre en mouvement des influences et des dépendances politiques contraires au jeu de l'intérèt commun. Il profiterait mème à l'économie de l'Europe centrale et méridionale qui doivent aboutir à 1'Adriatique, que Trieste et Fiume dépendissent d'une mème et seule souveraineté; puisque rpersonne ne peut douter que Trieste doive etre ~italienne, Fiume, italienne par son histoire et par 'sa volonté, ne peut que lsuivre le mème sort. Ainsi seulement l'équilibre nature! entre ~Ies deux ports ne sera point ébranlé. Le partage teri"itorial des trafics n'Qbéira qu'à des lois économiques. Le régime qui règlera l'exercice des deux entrepòts de la navigation de l'Adriatique sera seulement dicté d'après des règles uniformes par l~s intérèts et les désirs des différents États de l'intérieur combinés entre eux de la manière la plus équitable. L'Italie pourrait, dès :::e moment, garantir à ces différents États des privilèges spécriaux: port frane et zone franche pour chacun de ces États, enclos réservé dans les magasins généraux, mòles nationaux, tarifs préférentiels pour ·les opérations portuaires, marchés spéciaux; accords pour des douanes différentielles, pour des tarifs cumulatifs dans les transports par chemin de fer et par mer, traités pour les services d'émigration, privilèges accordés aux iiJJstitutions de aédit de ces différents États, etc. L'Italie pourrait ètre sure d'agir ainsi dans l'intérèt de ses propres ports dont la vie par le fait mème de leur fonction est étroitement liée à la vie des États de l'intérieur. A Trieste et à Fiume devront aboutir les territoires allemands, soit de l'AHemagne proprement dite, soit de l'Autriche allemande, les pays tchéco-slovaques, les pays yougo-slaves (slovènes et croates) et la Hongrie. D'où découle clairement la difficulté, pour ne pas dire l'impossibilité qu'une souveraineté autre que ·Celle de l'Italie, étrangère et super1eure aux compétition:s inévitables, de caractère politique et économique, entre ces différents États, puisse leur garantir des débouchés communs dans la mer sous un régime techniquement impartial et objectif, tel que l'exige l'exploitation rapide et bon marché de ces mèmes ports, des chemins de fer et des lignes de navigation qui devront y aboutir. Pour ce qui concerne plus particulièrement Fiume, l'on ne peut guère soutenir que ce port doive ètre réservé aux exigences

économiques de la Croatie. Le trafic de la Croatie n'entre en ligne de compte, pour ee qui concerne le mouvement d'ensemble du port de Fiume (importations et exportations), que dans la mesure du 7 p. 100. Tout le reste a rapport à d'autres pays de l'intérieur et plus •largement qu'aux autres à la Hongrie. Le trafic d'ensemble de la Croatie, de la Slavonie, de la Dalmatie, de la Bosnie et de l'Herzégovine s'acheminait par la voie de Fiume .seulement dans la proportion du 13 p. 100, tandis que tout le reste était canalisé vers les ports de la Dalmatie méridionale. Le service maritime dans le port de Fiume qui était jusqu'ici le fait d'une société subventionnée rpar ·l'État hongrois, ne pourrait pas passer à un nouvel État qui apporte à la ville une partie si exigiie de .son propre trafie, qui aura des besoins tellement plus ur.gents et qui ne sera préparé d'aucune façon à un tel ròle. Encore une fois, seui un grand État maritime comme l'Italie, riche de traditions, de moyens, de relations, d'expérience, pourra aiderFiume à remplir sa mission, peut-etre meme bien dans les premiers temps au prix de quelques sacrifices que son budget pourra aisément supporter en équilibrant les profits et les pertes qui dériveront de l'administration cumulative de tous ces ports. Trieste et Fiume, dans les mains de l'Italie, pourront jouir, sans entrer en conflit et au profit de leur territorire respectif, de services maritimes raccordés plus vastes et meilleur marché, toujours plus parfaits, tandils que certains services maritime aménagés séparément pour Trieste et pour Fiume ne pourraient etre ni rationnels ni bon marché. Trieste s'appuyant à un État des rproportions de l'Italie pourrait les obtenir, mais non Fiume, au détriment de la vil'le meme et du territoire qu'elle dessert, qui serait obligé de payer pour ces services des frais beaucoup plus élévés que ceux qui lui incomberont ISi Fiume est italienne et peut profiter des services ·cumulatifs que l'Italie organisera pour les deux ports de l'Adriatique septentrionale. En d'autres termes et non seulement à cet égard, J'Italie pourra exercer, au profit des deux ports et des pays producteurs et consommateurs de l'intérieur, cette fonction de régularisation, d'intégration et d'aide pour laquelle les autres États et surtout un État croate ou yougo-slave n'auraient pas des moyens suffisants, une préparation technique ni meme un critérium d'impartialité.

Le problème de Fiume relié si étroitement à celui de Trieste est un problème italien, il est vrai, en tant qu'il concerne les intérets d'une ville lsurtout itaUenne et se relie à l'autre problème de la frontière orientale de l'Italie, mais en meme ·temps problème européen par la signification qu'il acquiert de défense antigermanique, puisque seulement Fiume italienne peut garantir le développement de l'entrepòt sauvegardant le port et les pays qu'il dessert (surtout la Hongrie) contre le danger du dilemme: ou la ruine économique ou l'aide et alors l'hégémonie, ne fllt-ce qu'économique, des Allemands. Ainsi qu'on l'a répété, Fiume croate veut dire Fiume hongroise ou austro-hongroise ou allemande, ce qui au fond revient au meme. En concluant, s'il est vrai que d'après le Pacte de Londres Fiume pouvait se relier au royaume de Croatie par la continuité territoriale avec ces pays, il n'est pas moins vrai que ce pacte ne présupposait pas la chute de la monarchie des Habsbourg dont ·ce royaume faisait partie. Dans ce cas on pouvait s'expliquer qu'à la Transleithanie et encore mieux à

une population de 50 millions d'habitants l'on réservat la domination politique d'un port libre dan:s l'Adriatique dont elle aurait été bien capable de soutenir le poids. Mais à présent la monarchie des Habsbourg est tombée sur le champ de bataille de Vittorio Veneto, sous le dernier choc violent de l'armée italienne dont la grande portée a été reconnue entre autres par des témoins non suspects, tels que le général anglais Lord Cavan, le chef de la République austroallemande Bauer et mème le feld-maréchal Conrad von Hoetzendorf. Une fois que la monarchie a disparu de la liste des États, la nécessité cesse de lui conférer la domination ,politique de ce débouché commerciai. La leçon de plus d'un siècle, de la proclamation de Marie-Thérèse qui déclare Fiume port séparé de l'État hongrois sans la moindre immixtion de la Croatie, jusqu'aux dernières délibérations du Conseil national, est bien qu'il serait impossible de lier Fiume au sort d'un nouvel État yougo-slave sans déformer une situation de fait dans laquelle se traduit un état d'àme invariable. D'ailleurs ce nouvel Etat en plus de Buccari et Segna assurerait à la Croatie (encore un fait non prévu par le Pacte de Londres) autres débouchés pour son commerce que l'on aurait supposé devoir etre réservés à des agglomerations étatiques toutes autres, telles que la Serbie. Personne pourrait donc ·contester raisonnablement le òroit de l'Italie à recueillir de la paix de tels fruits dont la plupart lui avaient été garantis avant son entrée en guerre en vue d'un effort et de sacrifices infiniment moindres que ceux qu'elle dut s'imposer dans l'intéret commun. Si l'on conteste ou marchande les requètes de .J'Italie on ne peut pas le faire pour des raisons objectives et intrinsèques, mais seulement ·en s'inclinant outre mesure devant les prétentions et objections des Yougo-Slaves. Or ces prétentions semblent bien singulières venant de ces Slaves qui n'ont pas réfuse à la monarchie austro-hongro~se leur collaboration dans les actes qui, par l'attaque contre la Serbi,e, déchainèrent la guerre mondiale et qui jusqu'à la dernière minute prirent une part déterminante à cette guerre, se battant avec une énergie particulière contre l'Italie. Hier encore l'un des journaux les plus importants des Yougo-Slaves avouait qu'ils s'étaient battus comme des lions contre l'Italie,. c'est-à-dire ·contre l'Entente, pour ce qu'ils voulaient appeler leur domaine. Le Gouvernement austro-hongrois, voulant presque les récompenser du caractère loyaliste et dynastique qu'Hs avaient conservé jusqu'aux derniers temps à leur mouvement en faveur d'un État yougo-slave dans le cadre de la monarchie des Habsbourg, •leur conféra, à la dernière minute, par la livraison de la flotte,. une sorte de mandat de confiance qui doit tout au moins rendre les Alliés. circonspects au moment où ils auront à délibérer sur l'avenir de ces peuples. De toute façon l'Italie avait prévu, à la veille de se joindre aux ennemis des. empires centraux, cette éventualité de voir contestée, au lendemain de la victoire, l'exécution des pactes signés, et cela de la part d'alliés qui auraient pu avoir, à certains égards, des intérets et des programmes politiques différents. et partiellement mème opposés aux siens. C'est en vue d'une pareille éventuaIité qu'elle proposa un compromLs équitable sur les points contestés, en précisant, ainsi qu'écrivaH alors le Gouvernement italien, quel est le minimum de concessions en notre faveur qui, tout en donnant satisfaction dans une certaine mesure aux demandes justifiées des autres, pui,sse suffire à nous assurer que,

la guerre une fois terminée avec succès, nos espoirs ne doivent pas etre déçus à la 'Suite d'une pression que pourraient exercer à notre détriment ce1s alliés eux-memes avec lesquels nous aurons combattu et ·cela ,spécialement en ce qui concerne la réalisation de quelques-unes de nos anciennes aspiratiorus et les garanties indispensables à notre situation militaire dans l'Adriatique.

Après avoir donc, dès ce moment, dans le but de prévenir de futurs malentendUis, rappelé l'attention des nouveaux alliés ·sur la possibilité de ces contestations éventuel:les, qui à présent sont formulées dans une forme tellement plus grave mais non moins injustifiée, l'Italie peut loyalement s'attendre à ce que ses demandes modérées correspondant à !son droit et à ses exigences et si largement étayées par le consentement des populations intéressées reçoivent leur pleine satisfaction.

MONTÉNÉGRO ET ALBANIE.

Les événements dont le Monténégro a été le théàtre dans ces derniers temps, constituent l'une des violations les plus criantes des prindpes proclamés par le Président Wilson dans le but de sauvegarder l'indépendance des petits peuples. Déjà, danls le cours des années qui précédèrent la guerre, l'on signalait l'activité bruyante d'un .parti qui travai:llait pour l'absorption de cet État rpar J.'État serbe. Or, ses partisans ne sont guère devenus ni plus nombreux ni plus importants; ils on seulement gagné une plus grande influence a l'étranger, gràce à l'aide que leur apporta l'organisation qui visait à la fusion de rtouts le groupes des Slaves méridionaux dans un seul État centralisé.

Pendant la guerre, les conditions matérielles terribles qui furent imposées au peuple monténégrin lui otèrent le ressort mora! nécessaire pour la manifestation libre et intégrale de sa propre volonté. Pour ce qui est du régime qui a été inauguré à présent au Monténégro, il a un caractère tellement arbitraire qu'il n'offre pas la moindre gal'antie que le voeu du peuple puitsse s'exprimer librement. Dans cet état de ·choses, 'les Puissances se trouvent en fa·ce d'une obligation absolue de rétablir dans le Monténégro la situation de fait et de droit qui préexistait à la guerre, en remettant en vie l'État indépendant, ou encore, s'il devait se manifester des signes certains d'une tendance favorable à l'agrégation du Monténégro au groupement général des Yougo-Slaves, en garantissant à l'ancien Royaume une pleine autonomie à l'intérieur de la nouvelle Fédération, en harmonie avec ses conditions et ses' aspirationls ;particulières.

Dans les discussions pour le droit des peuples à disposer d'eux-memes et sur les droits des petites Nations, on a trop négligé le peuple albanais, qui a néanmoins des caractères ethniques à lui propres, bien clairs et déterminés. L'Italie s'est toujours préoccupée de protéger les aspirations des Albanais vers l'indépendance. L'on connait les débats orageux qu'elle dut soutenir à ce propos, à d'autres époques, avec le Gouvernement austro-hongrois. L'indépendance de l'Albanie a un intéret spécial pour l'Italie, en vue de son droit à la pleine sécurité dans l'Adriatique. PuisQ.ue l'Albanie sera menacée dans l'avenir comme elle l'a été par le passé dans son existance et dans son unité par les peuples balkaniques qui l'entourent, et puisque l'expérience a démontré que le peuple albanais est incapable d'opposer une résistance suffisante à l'action envahissante et énergique des Slaves et des Grecs qui tendent à la pénétrer, il est de toute nécessité, dans l'intéret meme de l'Albanie qu'une Puissance étrangère prenne sur soi d'en protéger la liberté. Oe ròle ne peut échoir qu'à ,l'Italie, chez laquelle existe un intéret correspondant et de caractère essentiel pour le régime de l'Adriatique et qui, d'ailleurs désire voir l'Albanie gouvernée selon un système d'autonomie intérieure complète, soit àdministrative, soit religieuse, ainsi qu'il a déjà été solennellement déclaré dans plusieurs occasions.

Pour ce qui concerne Vallona, elle doit rester dans la possession directe de l'Italie, pour des raisons d'un double ordre: en premier lieu parce que si ce point stratégique important n'était pas dans les mains de l'Italie il deviendrait immédiatement le but des ambitions et des intrigues d'autres Puissances, et en second Ueu, parce que la portée stratégique de cette place est telle que, dailiS le cas où une autre Puissance s'en emparerait, elle constituerait une menace permanente à la sécurité de l'Italie dans l'Adriatique.

Nous croyons avoir démontré que, meme sans nous réclamer des conventions qui constituent néanmoins le pacte fondamenta! de la solidarité entre les Puissances belligérantes qui eurent part à la victoire, les revendications italienn~ s'imposent par leur bien-fondé et par leur mesure, en cOTrespondant sincèrement. aux exigences de vie et de développement de la Nation italienne et aux conditions essentielles de la paix du monde.

(l) Prima stesura del Memorandum preparato dalla delegazione italiana alla Conferenza della Pace per essere presentato alla Conferenza stessa. Bozza di stampa senza data (cfr nn. 563, 564, 590).

575

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO (l)

T. GAB. 68/1846. Comando Supremo, l marzo 1919, ore 3,30 (per. ore 8).

Risponde 3385.

Questo comando ebbe cura tener costantemente informata codesta presidenza di quanto svolto da generale Segre (vedere 31207). Per le rivendicazionf artistiche relazione generale Segre trasmessa con n. 978 A. C. data 17 gennaio,. 1041 A. C. data 20 gennaio, 1164 A. C. in data 23 gennaio, 1264 A. C. in data 7 febbraio e foglio 106-1 2579 in data 19 febbraio (2). Per rivendicazioni materiale ferroviario foglio 856 A. C. data l .gennaio, 1306 A. C. data l febbraio, 1634 ,A. C. in data 19 febbraio, 1970 A. C. in data 26 febbraio (2). Tutte le comunicazioni che da questo pervennero furono trasmesse onde nulla accadesse ~che non fosse a completa cognizione di V. E. Circa questione cui V. E. accenna rappresentasi quanto segue: rivendicazioni artistiche in linea di stretto diritto esorbitano certamente da esecuzione clausole armistizio. Di esse per altro anche

S. E. Sonnino si interessò facendo telegrafare da commendator Corrado Ricci a generale Segre per domandare che cosa si riteneva poter ottener fuori delle

condizioni di pace e proponendo rivendicazioni oggetti artistici sia asportati dalle terre invase sia di nostra pertinenza per ragioni storiche sia da chiedere ad indennizzo e compenso di quanto distrutto. È da osservare poi in linea di massima che per oggetti artistici era assolutamente necessario procedere a un sequestro conservativo (come sarebbe urgente effettuarlo per opere d'arte che trovansi nel rimanente della ex monarchia e a noi comunque spettanti) per evitare che essi siano comunque ipotecati da altre potenze, come risulterebbe essere intenzione da parte c~mmissione americana. Rivendicazioni ferroviarie rientrano invece per intero nella applicazione stretta ed integrale clausole armistizio. Codesta presidenza venne volta per volta informata dello stato delle trattative per le quali risulta note gravissime ·Condizioni imposero una decisione immediata che, nonostante rle sollecitazioni del ministro dei Trasporti, non veniva presa e iniziata se non quando potemmo dimostrare di poter agire in linea di stretto diritto. In merito ad essa può solo osservarsi ~se convenga o no rivalersi per intero sulla sola Austria tedesca o pretendere da essa solo la quota parte che possa ritenersi spettante sul totale a noi dovuto. Questione rivendicazione bovini è al pari di quella dei materiali artistici non compresa in clausole armistizio. Essa si rivolgerebbe su materiali che costituiscono, guerra durante, buona preda bellica mentre asportazione oggetti artistici è sempre [sottratta] a qualunque norma diritto di guerra. Bovini nostri asportati difficilmente rintracciabili sopratutto perchè maggior rparte travasi probabilmente in Ungheria fuori cioè della nostra zona d'influenza. Organizzazione requisizione trasporti e distribuzione richiederebbero mezzi imponenti e sarebbe ben difficile sottrarsi nella esecuzione a marie e deperimenti gravi. Infine essa aggraverebbe ancora più condizioni vettovagliamento dell'Austria Ungheria frustrando sacrifici che si stanno attualmente compiendo a questo scopo. Questione quindi presentasi singolarmente complessa e non è a escludersi che nella pratica attuazione essa potrebbe forse essere meglio soddisfatta almeno parzialmente con compensi o con ripieghi anzichè con effettivi movimenti quantitativi così rilevanti di bestiame vivo. Questo comando rappresenta invece a V. E. che molte clausole nostro armistizio attendono tuttora esecuzione per gli ostacoli palesi ed occulti che a noi vengono fatti ovunque e non solo da stati nemici. E non tutti i nostri alleati riconoscono i nostri diritti quali unici creditori della ex monarchia e quindi suoi eredi. Ragioni

-o programmi politici quando non siano per solo contrasto ai nostri interessi fanno sorgere da parte di taluni di essi opposizioni recise e generali e irriducibili. Sembrerebbe quindi più conveniente e più equo nostri alleati convenissero nella necessità di rivedere le condizioni del nostro armistizio non già per modificarne comunque le clausole, ma per renderle solamente appl!icative nei riguardi di tutti gli stati derivati dalla ex monarchia, cumulando in un ~solo atto i molteplici protocolli e le numerose disposizioni presi isolatamente dalle varie potenze alleate e associate, consenzienti o no le rimanenti. Prego ministro Affari Esteri comunicare per conoscenza integralmente decifrato a ministero della Guerra divisione stato maggiore presente telegramma.
(l) -Il telegramma venne inviato, per conoscenza, anche al ministero degli Esteri e alla sezione militare della delegazione alla conferenza della pace. Il testo pubblicato è quello pervenuto al ministero degli Esteri. (2) -Non si pubblicano. (l) -Non si pubblicano.
576

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDEN'J1E DEL CONSIGLIO, ORLANDO

T. 923. Parigi, l marzo 1919, ore 10,30

Tuo telegramma 564 (1).

Poichè autorità locale Lubiana ha dey• .:-rato incidente treno e procede inchiesta per punire i colpevoli, e poichè s~essa autorità dichiara ,che riceverà nuovamente missione italiana con tutti possibili onori, sembrami poter noi rispondere a Butler che quando reingresso nostri ufficiali Lubiana risulti effettivamente avvenuto nelle dette condizioni, saremmo disposti a considerare incidente chiuso riprendendo traffico treni. Ho comunicato tuo telegramma e questa mia risposta alle nostre rappresentanze a Vienna e Belgrado telegrafando che si concerti reingresso ufficiali italiani Lubiana dandone notizia del modo con cui si sarà effettuato.

577

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO

(ACS, Carte Orlando)

T. 572. Parigi, l marzo 1919, ore 11,15.

Seguito telegramma stanotte (2): alla delegazione americana hanno ricevuto stamane altre comunicazioni che confermano arrivo qui presidente il 14. Circa discussione questioni italiane confermasi che essa non possa iniziarsi nel comitato dieci prima del 18 :data fissata aLla nota ,commissione integramento per riferire sulle questioni territoriali e che successivamente l'inizio della discussione sia subordinato all'arrivo dei primi presidenti. Commissioni tecniche invece specialmente quella riparazioni sembra che si avvii alle conclusioni che sarebbero prese entrante settimana onde ritiensi urgente ritorno qui S. E. Salandra.

578

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI,

AL SEGRETARIO CAPO

DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO

(ACS, Carte Orlando)

T. 573. Parigi, 1 marzo 1919, ore 13,30 (per. ore 16,25).

Relazione quanto ho telegrafato (3) circa lavori commissione riparazioni, on. Chiesa mi prega trasmettere seguente telegramma che desidererebbe fosse da lei gentilmente fatto comunicare a S. E. Salandra:

-o il 15 marzo 1919.

• Credo utile avvertirti, confidando sarai risanato, necessità tua pr·esenza Parigi poiché entrante settimana si addiverrà alla conclusione commissione riparazioni e responsabilità decisione investe tuo mandato. Non si riesce ad esempio far accogliere danno risentito per rincaro sopranoli e cambio, il primo montante oltre 14 miliardi e secondo di cui attendesi accertamento dal Tesoro presso cui pregoti sollecitarlo e 'che ritienJsi non minore. Ugualmente per deficit gestione grano oltre 4 miliardi. Questo deficit statale ebbero pure Inghilterra e Francia le quali non lo affacciano. Nemmeno appare probabile far ammettere diminuito reddito industriale ed agricolo. Tendenza generale scartare danni indiretti. Gradirò [sapere] se conferisti con S. E. Mortara la cui relazione è più che urgente dacchè soprattutto diritto riparazione sarà riconosciuto precipuamente per danni provincie invase •.

(l) -Cfr. n. 560. (2) -Si tratta del tel. 570 di Battioni e Petrozziello del 28 febbraio 1919, ore 23,20, da Parigi, che non si pubblica: notizie ancora ufficiose circa l'arrivo di Wilson a Parigi il 14 (3) -Cfr. n. 577.
579

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO

(ACS, Carte Orlando)

T. 581. Parigi, l marzo 1919, ore 17,40 (per. ore 21).

Riferirò sulle riunioni ieri presso principe Serbia e sui nuovi propositi che 'Sii delineerebbero. 11 comunicato jugoslavo, 1in risposta quello italiano sui fatti Lubiana, era stato preparato per i giornali del mattino ed agenzia Havas, improvvisamente sospeso ,per ordine di Trumbic e ritiTato dai giornali La politique, Le petit parisien ai quali era già stato dato a mezzò D'Alzier. Domani si prepara una manifestazione al teatro Quai du Passy, dove rappresentasi • La Serbia eroica •. Ho avuto notizie complete sulle concessioni minerarie ferroviarie di costruzioni che sarebbero state combinate, ma non definitivamente concluse.

580

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 583. R.oma, 1 marzo 1919, ore 21,30..

Meda cui comunicai parte tuo telegramma 24 scorso mese n. 483 (l) riguardante esportazione sete verso Svizzera, ritenuta impossibilità insistere per ottenere abolizione controllo per la seta prega perchè si solleciti attuazione misure per controllo fabbriche nemiche, chiedendo indicazione ditte da controllare

per poter su queste applicare immediatamente controllo in modo da togliere al più presto ostacolo che ancora si frappone alla esportazione delle nostre sete per procmarre limitare danni che nel ritardo trovano caUJsa di aumento. Pregoti attivare pratiche confonmemente desiderio Meda.

(l) Cfr. n. 471.

581

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN LONGARE

(ACS, Carte Orlando)

T. 582. Roma, 1 marzo 1919, ore 22,35.

Riferimento tuo telegramma 25 corrente (l) t'informo che la commissione mista franco-italiana incaricata dell'inchiesta sui noti fatti di Livorno ha presentato le sue conclusioni. Da queste 1risulta che, nonostante i dolorosi avvenimenti abbiano avuto esito sanguinoso, tuttavia essi vanno ridotti a proporzioni ben minori di quanto lasciassero /SUpporre •le prime informazioni. Dalle concordi deposizioni delle personalità più autorevoli, raccolte dalla commissione d'inchiesta, rimane assolutamente escluso che i fatti abbiano avuto come determinanti sentimenti ostili alla Francia, da parte della popolazione di Livorno. Essi :pongono a base del movimento un certo senso di stanchezza risultante dai frequenti passaggi di di·staccamenti francesi, che si ripetono da due anni, a·ccompagnati sempre da incidenti spiacevoli. Questi militari, lieti di riveder presto il loro paese, liberi da ogni severa disciplina, sfuggiti a terribili pericoli, spesso sovreccdtati da bevande alcooliche ;si abbandonano verso la popolazione a frizzi generalmente fuori posto, a volte pungenti, sempre importuni. Questa impressione è confermata dallo stesso console francese a Livorno, il quale ritiene che gl'incidenti del 21 febbraio sono stati la goccia che ha fatto traboccare il vaso. La commissione ha ritenuto infine opportuno proporre adeguate misure allo scopo di evitare il ripete.nsi di incidenti spia·cevoli. Avverto poi ·Che ve11bale è redatto e firmato cosi dai componenti della commissione italiana come dai componenti della commissione francese. Ciò dà 1l'impressione •Che si sia trattato di una commissione mista, il che era stato espressamente escluso da me che avevo invece detto che le due commissioni pur procedendo separatamente potessero e dovessero comunicarsi privatamente i risultati delle indagini per cercare di ottenere una conformità di giudizio. Ministro della Guerra mi conferma di aver date chiare istruzioni in proposito, ma aggiunge che evidentemente non ne fu comp~esa la portata. Io non credo dd dar corso a tale incidente, ma ho voluto avvertirtene perché avevo telegrafato diversamente a Sonnino (2) ed occorre quindi che la cosa sia spiegata non fosse altro nei nostri rapporti interni. Ti rimetto oggi stesso copia integrale del rapporto della commissione.

(l) -Non si pubblica. (2) -Cfr. n. 473.
582

IL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO, AL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando; ed. in S. SoNNINO, Carteggio 1916-1922, pp. 581-582)

T. 584. Roma, l marzo 1919, o1·e 23. Pregola far immediatamente a S. E. Sonnino da parte S. E. pre5:idente la seguente comunicazione: • Dal commissa!I'io della Commissione Internazionale di vettovagliamento residente a Trieste si è ricevuto quest'oggi la seguente comu~ nicazione: " Da Trieste ore 13. Oggi l marzo Butler informami questo momento ore 12,30 che americani hanno ricevuto da Hoover telegramma con ordine di intimazione al Governo italiano, anche a nome Supremo Consiglio Parigi, immediata apertura linea ferroviaria Lubiana e spedizione di cinque treni per Boemia. Ho fatto notare che passo sarebbe inopportuno fino a tanto che non sia pervenuta risposta circa risoluzione nota vertenza, e spero poter ritardare a don:ani presentazione po·co simpatica di tale richiesta. Pregola caldamente di telegrafare massima urgenza ordini riapertura Sudbahn ". È anzitutto da osservare come questa comunicazione che sarebbe stata fatta da Parigi ai componenti la commissione americana a Trieste non risulti invece sino a quest'ora a me ,pervenuta. Attendo quindi di conoscere se effettivamente una tale decisione sia stata presa e in quali precisi termini. Qualora tale deci~ sione fosse stata adottata realmente nei termini che risulterebbero nell'accennato dispaccio da Trieste, crederei, per evitare maggiori e più dannose cont~ stazioni il consentire il passaggio dei treni diretti in Boemia, ma con tutte le necessarie garenzie e per quanto riguarda la impiombatura dei vagoni e per quanto riguarda l'a·ccompagnamento fatto con apposite nostre scorte militari. Stimerei opportuno però che, in questo caso, a ·salvaguardia della nostra dignità e del nostro prestigio si dovrebbe imporre alla Serbia un ultimatum col quale si notifichi che, ove entro 24 ore non ci sia stata resa la soddisfazione dovuta, nostro comando supremo avrà ordine di far avanzare le nostre truppe su Lubiana. Prego di far avere a tutti i costi tale comunicazione a S. E. Sonnino in modo che egli possa dare una risposta immediata entro questa sera

stessa o questa notte. Chieda pure notizie da S. E. Crespi e informi anche lui della presente comunicazione •.

583

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA

r. 3957. Parigi, l marzo 1919, ore 24. Mio dispaccio 492 (1).

Generale Elia per allontanare pericolo più che mai :presente di grave incidente che potrebbe prodursi a Rodi per atteggiamento sistematicamente a noi

ostile metropolita Apostolo, propone che approfittando riapertura comunicazioni con Costantinopoli, egli venga allontanato dall'isola. V. S. dovrebbe officiare Santo Sinodo facendogli rilevare che pertinacè opposizione di quel prelato all'azione tollerante R. Governo riesce dannosa anzitutto religione e che quindi egli venga invitato recarsi costì. In seguito si p.-ovvederebbe impedirgli ritorno a Rodi.

Prego V. S. farmi conoscere se tale soluzione è praticamente conseguibile dal Santo Sinodo e come potrebbl) attuarsi tenuto conto difficoltà comunicazioni con Rodi.

(l) Non si pubblica.

584

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO (Ed. in S. SoNNINO, Carteggio 1916-1922, pp. 582-583)

T. u. Parigi, l marzo 1919.

Telegramma di V. E. n. 583 (1).

Finora 11 pomeridiane non risulta a me e Crespi esclude assolutamente che Supremo Consiglio abbia dato alcun ordine nel senso accennato. Ieri Hoover scrisse Crespi pregando per invio 5 treni Lubiana, e fu per questo che Crespi si recò da House, come ti telegrafai (2) per spiegargli situazione.

Già furono date istruzioni per invio di cinque treni via Tarvis a Vienna e Praga e ne fu data notizia da Cre9pi a Hoover. Non parmi oggi decoroso e conveniente ,cedere senz'altro alla nuova intimazione insolente mentre secondo quanto suppongo tu abbia telegrafato a Butler aci termini mio telegramma stamane (3), si era aperta via piana a sistemazione di tutto incidente.

Ti consiglio rispondere a Butler ripetendogli che treni saranno riattivati via Lubiana appena avremo certezza che mtssione militare nostra sarà tornata Lubiana ricevuta coi debiti onori; e intanto spingere sempre più intensi invii a}'lprovvigionamenti derrate alimentari via Tarvis e Innsbruck.

Consiglio, intanto, astenersi qualunque ultimatum alla Serbia, anche perchè riesce praticamente difficilissimo

far pervenire nostri telegrammi a Belgrado.

585

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

AL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MANZONI

T. 192. Parigi, l marzo 1919.

Presidente del consiglio mi informa (4) che ambasciatore di Francia in Roma gli ha rimesso nota di Pichon circa regime speciale Scutari d'Albania. Ho risposto quanto segue. • Regime internazionale Scutari prima della ,guerra

•t

rispondeva a situazione e ragioni oggi inesistenti. Attuale occupazione deve intendersi quale presidio interalleato consentito in conversazione novembre scorso fira presidente consiglio italiano ed ambasciatore Barrère ma non come continuazione o ripristino passato regime. Contegno comandante francese esorbita anche da passate attribuzioni più anziano fra i comandanti durante regime internazionale precedente scoppio guerra. Richiesta italiana concordare attribuzioni ed estensione giurisdizione attuale presidio misto è quindi giustificata. Ho telegrafato a Roma perchè ti siano forniti tutti elementi precedenti pratiche a tale riguardo con R. ambasciata in Parigi •. Prego voler comunicare alla presidenza quanto si riferisce a tale questione (1).

(l) -Cfr. n. 582. Il numero del tel. a cui si fa riferimento è evidentemente errato. Infatti in ACS Carte Orlando, il tel. n. 583 risulta ritrasmesso da Battioni a Orlando, da Parigi, n 2 marzo. (2) -Cfr. n. 561. (3) -Cfr. n. 576. (4) -Cfr. n. 535.
586

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL COMMISSARIO POLITICO PRESSO LA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A VIENNA, MACCHIORO

T. 192 bis. Parigi, l marzo 1919 (2).

È partito giorno ventisette per Vienna dottor Richard Schuller capo sezione ministero Esteri venuto Parigi quale delegato finanziario approvvigionamento viveri. Dottor Schuller si è intrattenuto con ,capitano Guido Jung della sezione economica nostra delegazione di varie questioni finanziarie ed ha avuto da noi assicurazione che l'Italia si interesserebbe vivamente approvvigionamento viveri Austria tedesca procurando di facilitarlo. Inoltre nostro atteggiamento riguardo alle pressioni da fare sulla commissione liquidazione Vienna per assicurare pagamento coupon e concomitanza nostri interessi ,per evitare deprezzamento corona e crac bancario Austria tedesca hanno persuaso dottor SchuHer delle nostre buone dtsposizioni. Dottor Schuller ha dichiarato che Governo austriaco sarebbe disposto facillitare cessione a noi delle azioni Chemins de Fer Orientaux possedute dal sindacato austriaco nonchè cessione di altre azioni ferroviarie o marittime che mentre non interessano più direttamente Austria tedeisca possono essere per l'Italia di grande interesse sia rispetto terre redente che rispetto suoi interessi balcanid. Approcci furono fatti ,con pieno assentimento ministro Tesoro. Dottor Schuller sarà Vienna tre marzo e successivamente verrà inviata costì dall'Italia persona incaricata trattare per gruppo italiano cessione azioni suaccennate. A dottor Schuller è stato dato indirizzo Vossignoria prevenendolo che eventuali sue comunicazioni potranno essere inviate tramite codesta delegazione e che dello stesso tramite si servirà capitano Guido Jung per eventuali comunicazioni da fargli. IntereBsamento Italia alla questione viveri venga facilitato in ogni modo. Si interessa a tale uopo commendator Giuffrida e si raccomanda per tale questione interessamento Vossignoria pregando informare telegraficamente di eventuali interruzioni e ritardi e complicazioni nell'approvvigionamento viveri. Si è accennato dottor Schuller che ove Austria tedesca

« Prego V. E. tenendo presente risposta S. E. Sonnino e precedenti che trovansi presso cotesto ministero di voler fare le opportune comunicazioni all'ambasciata di Francia in relazione al passo fatto da S. E. Barrère ».

rivendicasse ferrovia Assling onde non avere mterferenze territorio jugoslavo fra Italia ed Austria tedesca lungo detta linea AUJstria avrebbe appoggio Italia ìn tale questione.

(l) Il 4 marzo Orlando diresse a Borsarelli il t. 6317, che termina così:

(2) Il telegramma venne inviato tramite il ministero degli Esteri.

587

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DELLA DELEGAZIONE NELLA COMMISSIONE INTERALLEATA D'INCHIESTA IN POLONIA, MONTAGNA

T. 193. Parigi, l marzo 1919.

Il telegramma di V. S. n. 17 (l) s1 e probabilmente incrociato ·con il mio del 26 corrente n. 181 (1). Ella è autorizzata a comunicare rkonoscimento da parte del R. Governo della Polonia quale Stato indipendente esprimendo contemporaneamente a codesto presidente del Consiglio vive congratulazioni ed auguri.

588

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 425/2289. Roma, l marzo 1919 (per. il 2).

A seguito e conferma mio telegramma 24 febbraio (2). Comunico seguente telegramma del Governo Tripoli in data 26 detto: • Effetto morale permanenza nave britannica in acque Misurata si farebbe tuttavia sentire interno ove corre voce insistente prossimo intervento Inghilterra in affari concernenti sistemazione politica, amministrativa del paese. Di tale tendenza spirito pubblico se ne varrebbe Ramadan Sceteui per aumentare suo prestigio e per farsi creder promotore ed unico interprete detta sistemazione. Sembra che su tale punto Suehli volesse partìcolarmente intrattenere Capi Tripolitania nel convegno Tarhuna •.

Di ciò informo V. E. rinnovando viva preghiera ottenere subito un provvedimento del Governo inglese a soddisfazione arbitraria azione autorità dipendenti ed a dissipare effetto prodotto da detta azione che era prevedibile dovesse essere sfruttata localmente a nostro danno (3).

589

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AI MINISTRI DEGLI ESTERI, SONNINO, DELLA GUERRA, CAVIGLIA, E ALLA SEZIONE MILITARE DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DELLA PACE

T. 875/1847. Comando Supremo, l marzo 1919 (pe!. il 2).

Seguito 1708 corrente comunicasi che comando prima armata trasmette seguente informazione pervenuta da comando Hl corpo d'armata a Innsbruck:

• Il sottosegretario di stato von Pflugl, giunto ieri sera, durante una lunga conferenza tenuta coi membri del Governo tirolese avrebbe consigliato di procrastinare la proclamazione d'indipendenza del Tirolo da Kufstein a Salorno •.

(l) -Non si pubblica. (2) -Cfr. n. 496. L'indicazione della data è probabilmente dovuta ad un errore di decifrazione. (3) -Questo telegramma venne comunicato ad Imperiali con t. 204 del 3 marzo, ore 18,30.
590

L'ONOREVOLE BARZILAI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 1047. Roma, l marzo 1919.

Ringraziando per la urgenza a maggiori mutamenti spedisco stasera mediante corriere memoria con le correzioni di Aldrovandi circa traduzione francese e con piccole modificazioni nel testo. Calcolo che per il 5 avrai cosi tutto pronto. Per quel giorno spero essere a Parigi.

591

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. POSTA 514. Parigi, l marzo 1919.

In data 14 febbraio il ministero delle Colonie dirigeva al ministero degli Affari Esteri il seguente telegramma posta (n. 9o6) che a sua volta il ministero Esteri trasmetteva a questa delegazione: • Riservato. -Con l'espresso n. 894 in data 7 febbraio corrente (l) comunicavo alla E. V. quanto il governatore dell'Eritrea mi aveva telegrafato circa le conversazioni avute dal R. ministro in Addis Abeba con i rappresentanti di Francia e Inghilterra al riguardo delle sistemazioni, anche territoriali, in Etiopia comunicatemi in sunto dall'Asmara e mettevo in evidenza, in relazione a mie precedenti comunicazioni a V. E. il grave turbamento che recherebbero all'organizzazione politico-economica del nostro programma coloniale le intraprendenti tendenze dei rappresentanti medesimi, specialmente del ministro britannico.

Ora, .però, :il testo delle comunicazioni fatte a V. E. dal conte Colli, (di cui al mio telegramma 2661 a V. E.), mette in evidenza la maggior gravità di quelle tendenze, giacchè alle dichiarazioni esplicite del ministro britannico fanno riscontro le energiche dichiarazioni del ministro francese, il quale afferma che la Francia non è affatto disposta a rinunziare ai suoi interessi in Etiopia e a cedere né all'Inghilterra, né ad altri, Gibuti, e rivendica, invece, la sua posizione di tutrice morale dell'impero etiopico e la sua qualità per assumersi il compito di rigenerare l'Etiopia.

Ora io credo che in seguito a tali dichiarazioni, le quali non solo divergono dal piano di una possibile futura sistemazione dei nostri interessi coloniali in Etopia, ma sono in aperto contrasto con lo spirito e la ·lettera dello stesso accordo di Londra del 13 dicembre 1906, si renda necessaria una chiara esplicita spiegazione col Governo francese e col Governo inglese, in modo da frenare

un inopportuno spirito di eompetizioni, che riesce soltanto di danno in un momento, eome l'attuale, in eui inveee lo spirito di concordia e di equanimità dovrebbe regnare sovrano.

Ogni comunieazione dell'E. V. in proposito mi riuscirà particolarmente gradita. -f.to Colosimo •. Del contenuto di questo telegramma, come anche del precedente espresso

n. 894 (l) dello stesso ministero nonchè delle comunicazioni del conte Colli, citate nel suo riportato telegramma n. 966 del ministero Colonie prego dare opportune comunicazioni alle R. ambasciate a Londra e Parigi, con istruzioni di intrattenere i Governi francese ed inglese intorno alla necessità chè venga posto freno, presso i rispettivi rappresentanti in Etiopia, all'inopportuno e dannoso spirito di competizione giustamente lamentato nel telegramma su riportato da S. E. Colosimo.

Della comunicazione che codesto ministero, in armonia a quanto precede, farà alle R. ambasciate a Londra e Parigi prego voler dare notizia alla R. legazione in Addis Abeba e al ministero delle Colonie.

Del resto della comunicazione stessa prego inoltre inviare copia a questa delegazione.

(l) Cfr. n. 269.

592

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN LONGARE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI FRANCESE, PICHON

N.974. Parigi, 1 marzo 1919.

Je n'ai pas manqué de donner connaissance à mon Gouvernement du contenu de la note que V. E. m'avait fait l'honneur de m'adresser le 21 février au sujet de l'occupation de Scutari. Le Gouvernement du Roi me charge maintenant de faire ,connaitre à V. E. qu'il ·croit devoir madntenir son point de vue quant au caradère et à l'extension du régime actuellement établi en cette ville. La conV'ersation qui a eu lieu en novembre dernier ·entre S. E. M. Barrère et M. Orlando avait pour objet l'occupation de Scutari par un corps mixte, non le rétablissement du régime international qui était résulté des accords de 1913 et qui comme j'ai eu l'honneur de Vous exposer dans ma note du 2 février a, d'après la manière de voir du Gouvernement Italien, cessé d'exister depuis l'état de guerre. D'ailleurs, meme si l'on voulait se rapporter aux arrangements de 1913 le texte de la proposition de Sir Edward Grey, que je me permets de reproduire ici ne laisse aucun doute quant à leur interprétation. Cette proposition a été ainsi formulée dans la séance du 20 mai: • Sur la propwition de Sir Edward Grey la réunion pense qu'il y a lieu de ,prescrire aux Commandants des forces internationales à Scutari de s'entendre pour la constitution d'une administration civile qui exercera sous leur controle les pouvoirs municipaux •. Il s'agissait donc d'exercer un controle sur les pouvoirs municipaux confiés à une administration civile provisoire, controle limité dans son étendue et qui devait découler d'une entente non des décisions d'un seui chei.

•l

La situation actuelle a donné malheureusement lieu à quelques faits regrettables que je crois devoir signaler à l'attention du Gouvemement de l& République. Le 14 janvier une dizaine d'habitants de Scutari ont été arretés sans que les commandants anglais et italien aient été aucunement consultés; les personnes arretées étaient toutes 'Connues pour ileU11S dispositions amicales envers l'Italie, parmi elles, un dactylographe du détachement italien et un instituteur de l'école italienne avec son fHs. Les Albanais qui entrent à Scu· tari munis du seul passeport italien sont arretés et les Italiens n'ont en gé· néral pas à se louer de l'attitude des officiers chargés du service de ,police. Monseigneur Busciati s'est vu refuser l'autorisation de traver.ser Scutari comme ayant été expulsé et interné en qualité d'agitateur politique; or il est exact qu'il a été expuilsé et interné mais par le régime autrichien et par suite de ses sentiments italiens; il devrait par conséquent recevoir aujourd'hui un trai· tement tout différent de celui qui lui avait l'leservé le Gouvernement autri· chien. En considération de tout ce qui précède je suis chargé et j'ai l'hon· neur d'avoir ancore une fois recours à l'obligeance habituelle de V. E. pour la prier de vouloir bien appeler à nouveau l'attention du Gouvernement de la République sur l'opportunité de réglemente~· le régime d'occupation inter· nationale existant à Scutari d'après le principe que j'ai eu l'honneur de lui exposer dans ma note du 2 février (1). Je saisis en meme temps cette occasion pour remercier V. E. de ce qu'Elle a bien voulu me faire savoir par sa note dÙ 21 au sujet de la famille Curti à laquelle mon Gouvernement s'intéresse et de Lui renouveler ma prière de vouloir bien obtenir que J.a mesure dont elle est l'objet soit convertie en un arreté d'e~pulsion qui la laisserait libre de choisir sa résidence.

En remerciant d'avance de la réponse qu'il plaira à V. E. de vouloir bien me faire parvenir je La prie...

(1) Cfr. n. 269.

593

L'ALTO COMMISSARIO A SOFIA, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 170/71. Sofia, l marzo 1919.

Facendo seguito al mio rapporto in data del 26 febbraio u.s. n. 147/60 (2), ho l'onore d'informare V. E. ,che tra il Cardinale Bourne e questo Governo si è in via preliminare esaminata la possibilità di concludere un concordato tra la S. Sede e la Bulgaria sulle basi dell'accordo già esistente tra la Serbia ed il Vaticano. Secondo quanto avrebbe confidato Il Cardinale al colonnello Napier, le conversazioni al riguardo si sarebbero iniziate con mutua soddisfazione.

Se, da una parte, il Governo bulgaro è, in questa sua critica situazione, ansioso di procurarsi tutti gli appoggi morali e politici nel mondo europeo ed extra-europeo, da un altro lato, il Vaticano mostrerebbe di voler cogliere l'oc·

..

i!asione propizia per meglio affermare il suo prestigio nella .popolazione dei Balcani.

Ciò non muta sostanzialmente le impressioni .prevalenti circa una eventuale riunione della chiesa bulgara alla chiesa cattolica, di cui ho riferito nel mio ra,pporto sovrammenzionato. Un cambiamento radicale al riguardo non sarebbe concepibile, secondo il parere dei centri intellettuali, se non il giorno in cui l'opinione pubblica bulgara vedesse nella riunione vagheggiata dal Vaticano un mezzo sicuro di compiere l'unità etnica politica della Bulgaria senza menomare, nella benchè minima misura, l'indipendenza morale e gerarchica della chiesa nazionale.

L'assenza della Russia e la ,crescente preponderanza delle Potenze occidentali nella sistemazione balcanica, l'influenza speciale dell'Italia sono altrettante circostanze favorevoli per un tentativo di riavvicinamento, quante non si sono avverate finora. Non conviene però fondarvi eccessive speranze.

In tale stato di cose è lecito credere che l'influenza morale dell'Italia nel corso di eventuali negoziati non sarebbe del tutto trascurabile. Sono indotto a crederlo anche dalle allusioni fattemi circa la simpatia goduta dall'Italia da Monsignor Greff vescovo dei bulgari; uniate, con residenza a Filippopoli, che non poca parte dovrebbe assumere in un eventuale accordo tra la chiesa bulgara e la chiesa di Roma.

(l) -Cfr. n. 210. (2) -Cfr. n. 523.
594

IL MINISTRO DEGLI ESTERI CECOSLOVACCO, BENES, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN LONGARE

Parigi, l marzo 1919.

Je viens de recevoir le rapport du Commandant Fierlinger de 11etour de Trieste où il avait la mi-ssion de prendre contact avec les autorités italiennes concernant le ravitaillement des pays Tchécoslovaques par le port de Trieste. Le Gouvernement Royal d'Italie a bien voulu consentir que nos transports de vivres soient dirigés par la voie d'Udine-Tarvis en raison de la récente fermeture des chemins de fer du Sud. Quoique le surchargement de cette voie ne permet de laisser passer qu'un nombre très limité de nos trains de ravitaillement pour ,la Bohème, on espère augmenter leur nombre aussitòt que la situation le permettra.

Or, je me permets, de Vous prier, Excellence, de vouloir bien etre l'interprète auprès de Votre Gouvernement, de notre vive graUtude pour 1es mesures sus-mentionnées qui aiderant grandement à porter secours à notre population au moment critique, ainsi que pour l'extrème amabilité avec laquelle le Gouvernement Royal Italien a bien voulu donner suite à toutes les démarches faites par nous en connexion avec cette importante question (1).

(l) Il contenuto di tale nota fu comunicato ad Orlando con t. 612/114 del 3 marzo e all'incaricato d"affari a Praga con t. 215 del 5 marzo.

595

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

T. 945. Parigi, 2 marzo 1919, ore 0,30.

Nella seduta odierna, durata pochissimo, si ebbe: l) Presentazione rapporto Foch per condizioni militari finali da farsi alla Germania, che verrà discusso lunedì;

2) Presentazione da parte Crespi, a nome comitato redazione finanziario, della lista delle questioni da includere trattato pace. Fu affidata allo studia commissione composta 10 membri grandi potenze e 5 piccole potenze, con diritto costituire sottocommissioni. Rapporto commissione deve essere pronto per 15 marzo;

3) Klotz a nome commissione riparazioni sollevò questione principio se riparazioni siano dovute per danni subiti da privati ad anche per quelli sopportati dallo Stato. Si decise commissione procedesse studio facendo doppia proposta secondo i due concetti suesposti. Scelta verrà fatta quando sarannotornati primi Ministri e Wilson;

4) Clemente! espose, a nome comitato redazione economico, lista questioni corrispondenti in tale campo a quelle di Crespi per la parte finanziaria: furono riferite a speciale commissione, costituita in modo identico a quella finanziaria e con stesso limite tempo.

Per lunedì: Marocco e condizioni militari armistizio Germania.

Seduta odierna presieduta da Clemenceau.

596

IL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 592. Parigi, 2 marzo 1919, ore 18 (per. ore 20,40)..

Spero avrai ricevuto per tempo telegramma Sonnino circa nuovo incidente· fatto sorgere da Hoover (1). Mia prima cura questa mattina fu vedere Hoover per averne necessarie spiegazioni. Riuscii conferire dalle 11 alle 12,30. Hoover mi riferi che subito dopo seduta giovedi 27 del Supremo Consiglio Economica, della quale ti ho riferito subito con tutta esattezza, egli spedì Trieste su<>' rappresentante Gregory seguente telegramma:

'l''

• Supremo Consiglio .economico ha approvato la risoluzione già decisa possibile ed ha ricevuto le più forti assicurazioni dai rappresentanti italiani che ogni agevolezza sarà usata per istradare viveri Praga. Fate domanda formale di inoltrare cinque treni quotidiani su Praga via Lubiana oppure altra strada e assicurateci risposta formale degli italiani riferendomene immediatamente. Firmato Hoover •.

Come vedi si trattava di una formale domanda non di una intimazione

e si chiedeva che treni passassero per Lubiana oppure per altra strada. Co

munque Hoover riconobbe che suo telegramma fu incompleto.

Avendogli fatto noto come suo ordine sia stato tanto diversamente e pericolosamente interpretato, egli ha subito spedito Trieste seguente telegramma:

• Amministrazione viveri per Gregory. Signor Crespi mi informa che sua interpretazione delle intese prese nel Consiglio Supremo Economico e riferite nel mio telegramma 27 febbraio era che tali intese non comprendessero impegno che come estrema via di uscita si sarebbero inviati treni via Lubiana ma solamente che Governo italiano farebbe ogni possibile sforzo per mandare Praga per altra via cinque treni al giorno. Il punto essenziale è soltanto che cinque treni al giorno siano stabiliti e mantenuti in base affidamenti dati per alleviare situazione Praga. Se occorre qualsiasi altra intesa su questa questione pregavi procedervi con autorità locali italiane. Circa incidente Lubiana vengo sapere che Governo locale Lubiana per interposizione signor Butler è disposto far ammende desiderate dagli italiani ~ che questa questione sta per avere pronta soluzione e signor Crespi informami che non appena questo sarà fatto, frontiera sarà aperta per trasporti alimentari ogni parte Jugoslavia. Mi sembra questa essere soluzione più rapida situazione creatasi, ma se intervengono ritardi pregasi informarmene appieno, affinchè si possano cercare altre soluzioni. Hoover •.

Spero che questo secondo telegramma chiarisca posizione.

Sonnino, cui diedi conto telegrammi ed intervista, raccomanda comunque

tenere fermo, e fare qualunque sforzo ed adoperare qualunque mezzo perchè

cinque treni giornalieri siano mandati Praga via Tarvis oppure Innsbruck.

Dopo fatto telegramma Hoover mi raccontò che in seguito mio colloquio con

colonnello House egli prospettò opportunità inchiesta internazionale per sta

bilire chi avesse ragione negli incidenti Lubiana che naturalmente rappre

sentanza JugoSilavia racconta diversamente. Hoover mandò allora, cioè ieri mat

tina, sua persona presso Trumbic per sapere se aderiva richiesta. Trumbic

pare abbia riservata risposta. Intanto giunse ·telegramma tuo che annunciava

essere incidente in via risoluzione. Avendone io avvertito Hoover, questi troncò

pratica ·con Trumbic. Questa mossa di Hoover fu certo disgraziata, e se soddi

sfazione non fu già ottenuta, secondo informa:t1oni Butler, certo sarà dilazio

nata. Sonnino ritiene che dò non importi, ma io desidererei sapere cosa tu rispon

deresti se Governo americano proponesse nuovamente inchiesta americana op

pure internazionale.

Hoover ha poi iniziato discorso circa nostro rifiuto arbitrato lamentandosene vivamente. Mia impressione è che tale •rifiuto ci abbia veramente nuociuto, benchè io non possa menomamente ammettere accet

tazione. Tutto dipende dalla strana mentalità acrnericana che ben conosd e da notevole mancanza cognizioni giuridiche e dei fatti più noti. Basti dirti che capitano Vascello addetto Hoover presente colloquio sosteneva che Italia impedisce Jugoslavia qualsiasi sbocco su Adriatico. Ma Hoover mi ha poi, con ogni energia ed insistenza, affermato che prima proposta arbitrato è giunta al Governo americano da alta personalità italiana. Mi ha espUcitamente invitato fare ricerche affermando mi sarà facile identificare nome tale personalità. Non ho parlato 'con Sonnino di questa ultima parte colloquio ·con Hoover ma ne comprendi mia viva impressione. Gallavresi qui presente dice nulla sapere al riguardo, ma avere sempre critenuto iniziativa partita da Steed.

Credo Battioni abbia qualche notizia, comunque parmi debbasi indagare qualora cosa ti sia ancora ignota..

(l) Cfr. n. 584.

597

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO

(ACS, Carte Orlando)

T. 597. Parigi, 2 marzo 1919, ore 23,30 (per. ore 3 deL 3).

Commendatore D'Amelio m'incarica far cifrare pel commendatore Santangelo: • Commissione interalleata p& riva sinistra Reno ha deliberato in seduta 14 febbraio scorso che si ·concedano deroghe a divieto commercio per importazione ed esportazione. Tale deliberazione sarà sottoposta Consiglio Superiore economico interalleato riunione 8 marzo. Dovrebbe ·Chiedersi Londra ove attualmente trovasi AttoUco Giannini se qualche provvedimento abbia nel frattempo adottato per suo conto Board of Trade •.

598

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA

T. 360. Parigi, 2 marzo 1919.

Rispondo suo telegramma n. 46 gabinetto (1).

Convengo nelle considerazioni esposte da V. S. Sarà però preferibile con

sigliare che popolazione musulmana manifesti desiderio seguire sorte Costan

tinopoli.

(l) Non si pubblica.

599

...

1L MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A MADRID, CARLOTTI, AI MINISTRI A COPENAGHEN, SACERDOTI, A L'AJA, SALLIER DE LA TOUR, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A STOCCOLMA, MARIANI.

T. 198. Parigi, 2 marzo 1919.

Governo ottomano ha chiesto a codesto inviare giuristi per assistere processi marziali iniziati per i massa·cri. Qualora •le risulti ·confermato che agenti inglese e francesi abbiano istruzione sconsigliare codesto Governo ac•cettare invito, prego V. S. fare analoghi .passi.

600

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DELLA DELEGAZIONE NELLA COMMISSIONE INTERALLEATA D'INCHIESTA IN POLONIA, MONTAGNA

T.199. Parigi, 2 marzo 1919.

Suo telegramma n. 21 (1).

Non dubito che codesto Governo conformerà suo atteggiamento a quello degli alleati tanto nei riguardi del Governo di Mosca quanto verso quelli sorti nei territori staccatisi dalla Russia. Fino a quando la Conferenza di Parigi non avrà fissato i confini della Polonia ed esaminata la questione russa ogni intesa fra Polonia e gli altri Governi che si sono formati intorno ad essa non :farebbe che complicare situazione e non a vantaggio della Polonia stessa.

Prego V. S. di vigilare al riguardo e se del caso di esprimersi nel senso .sopraindicato.

601

IL MINISTRO DELLA GUERRA, CAVIGLIA, AL COMANDANTE DELLE FORZE ITALIANE NELL'EGEO, ELIA

T. 14798. Roma, 2 marzo 1919 (2J.

Sono in corso disposizioni per sbarco ed occupazione Adalia e Marmarice,

S. V. riceverà successivi dettagli istruzioni. Riservomi anche avvertirla ·se per sbarco Adalia come per Marmarice provvederà questo ministero con nuova truppa oppure con battaglione ·codesto comando. Confermansi :intanto S. V. direttive da svolgere secondo intesa rappresentante ministero affari esteri appuri

,.

inviato portatore [sic] approvando pienamente suo rapporto n. 62 del 13 febbraio. Quartier Generale Riverì intendesi 1sciolto. Voglia in conseguenza disporre rimpatrio generale Riverì ed ufficiali tutti deferenza comando spedizione. Restino a disposizione S. V. maggiore Giordano e Cardassi, capitano Dabove capo servizio, maggiori Maugeri e Marchi, capitano Persico, tenente Accomodera con centosessantasei Sezione Carabinieri Reali, materiale rispettivo compreso mezzi automobilistici e motociclette sciolto Corpo Reali Equipaggi; saJ:merie e intero carreggio deferenza quarto regg~mento speciale (1).

(l) -Non si pubblica. (2) -L'originale reca la data del 2 febbraio, ma è un evidente errore.
602

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN LONGARE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

(Ed. in S. SoNNINO, Carteggio 1916-1922, pp. 583-584)

T. GAB. 85. Parigi, 2 marzo 1919.

Sono stato stamane da Clemenceau al solo scopo di presentargli i miei rallegramenti per la sua guarigione. Mi proponevo quindi di non parlargli d'affari ma egli stesso dopo i convenevoli d'uso entrò a dirmi che era contento di vedere che si era oggi assai vicini ad un'intesa tra Francia e Italia davanti alla conferenza. Avendogliene io manifestato la mia soddisfazione osservando che sopratutto nella questione dei rispettivi confini orientali noi e i francesi avevamo tutto da guadagnare ad andare di pieno accordo, egli mi rispose che per quanto riguardava i confini francesi egli poteva definire la sua politica in una brevissima formula: • Je ne m'en vais pas; qu'on me chasse si l'on veut •. Gli replicai che anche ponendo così la questione vedevo una perfetta analogia di interessi fra noi. Egli mi accennò allora alle difficoltà per Fiume, ma mi lasciò intendere ·che oggi erano lungi dall'ess&e insolubili com'egli affermava per lo passato. Accennò alla ·corrispondenza che aveva in questo momento con Barrère e che gli lasciava buone speranze. Parvemi di comprendere che egli pe!lls•asse ad una transazione •che ci darebbe Fiume in ·cambio di qual·che concessione nell'hinterland dalmata. Comunque sia fu oggi la prima volta che Clemenceau mi parlò di Fiume come di una aspirazione italiana che verrebbe appagata.

Accennò poi ai casi di Livorno dicendo che non aveva ancora ricevuto

il rapporto del generale Jullien, ma non moSl:rò di voler dare ai medesimi

molta importanza.

Riassumendo, posso dire che da molto tempo non avevo avuto ·con Cle

menceau una conversazione più cordiale nella forma come nella sostanza.

Avendo io nel corso della conversazione fatto parola delle pretese dei

jugoslavi che non ci lascerebbero che Gradisca e Pelagosa, egli ebbe una frase

caratteristica • Ils vont nous demander meme les poissons de l'Adriatique •.

•·

(l) Il te!. venne inviato, per conoscenza, anche al comando supremo dell'esercito e alla delegazione alla conferenza della _pace a Parigi.

603

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL COMANDANTE DELLE FORZE ITALIANE NELL'EGEO, ELIA

T. CONFIDENZIALE 268. Roma, 2 marzo 1919

Telegramma n. 71 (1). È stato disposto perchè marchese Ferrante si r.echi Adalia quale titolare

R. vice colliSOlato e che •siano riaperte ·scuole, ambulatorio e missione archeologica italiane. Mi riservo concretare relativi provvedimenti appena Ferrante giungerà Roma e ritelegraferò S. V. Intanto pre~o invitare prof. Maineri recarsi sulla opposta costa asiatica eseguire escursione esplorazione scientifica.

Gradirò riscontro telegrafico (2).

604

IL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 883/314. Berna, 2 marzo 1919 (per. H 2).

Notizie pervenute in questi giorni a palazzo federale sulle condizioni della Germania sono allarmanti. Movimento bolscevico andrebbe assumendo proporzioni vastissime non soltanto in Baviera ma anche in tutto l'impero.

Spartachiani dispongono .grandi mezzi e di una eccellente organizzazione.

Si è giunti a un momento critico anche perchè la reazione dei partiti d'ordine

si fa sempre più debole specialmente in Baviera. Se tendenze estreme doves

sero prevalere la posizione della Svizzera diventerebbe seria. Consiglio fede

rale ha creduto dover far parte di queste sue preoccupazioni ai Governi al

leati per un esatto apprezzamento da parte loro della situazione. Esso ritiene

fermamente poter contare sull'esercito nell'eventualità di un movimento in

surrezionale ma non si nasconde grave pericolo contagio bolscevico. Consi

gliere federale capo dipartimento politico nell'intrattenere di ciò consigliere

della R. legazione lo ha informato di aver dato istruzioni al ministro di Sviz

zera Roma di informare V. E. delle apprensioni della Svizzera. Signor Ca

londer prevedendo evidentemente ovvie interpretazioni del suo passo, ha ri

petutamente dichiarato nel corso della conversazione che consiglio federale

si preoccupa esclusivamente del superiore interesse della Svizzera la quale

dal trionfo dei partiti d'ordine in Germania si sentirebbe rassicurata.

(l) -Non si pubblica. (2) -Cfr. anche il seguente telegramma di Sonnino al ministero degli Esteri datato Parigi, l• marzo 1919, n. 196: c Telegramma 4315. Autorizzo sia riaperta Adalia anche nostra missione archeologica inviando al più presto professor Maineri •.
605

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO (l)

(Ed. in S. SoNNINO, Carteggio 1916-1922, pp. 584-586)

T. 892/17690. Italia, 2 ma1·zo 1919 (per. il 3).

Con riferimento al telegramma di V. E. n. 2414 data ieri (2) ritengo necessario fissare alcuni punti fondamentali circa noti incidenti di Lubiana e Saloch. l) Nostra missione in seguito ad accordi ,intervenuti fra generale Segre e autorità provinciali slovene fu dislocata Lubiana dalla commissione armistizio Vienna. Membri missione non hanno mancato di presentarsi sia alle dette autorità .provinciali, sia alle autorità militari serbe, alle quaJi J.o steSISo generale Segre si recò a fare visita ufficiale. Ciò risulta da rapporto maggiore De Giorgis, già trasmesso a codesta presidenza con foglio n. 1792 e dalle informazioni del tenente colonnello Finzi, parimenti trasmesse con telegramma n. 1878. Pertanto asserzione del signor Butler è del tutto contraria verità. 2) Nostra missione è stata costretta ad allontanarsi dalla sua sede con procedimento assolutamente contrario ad ogni consuetudine, ad ogni J'iguardo, e lesivo nostro decoro. Avvenuto allontanamento si è esel"\citata pressione verso un nostro ufficiale rimasto Lubiana, ammalato, insistendo per la .~>ua partenza immediata, cercando imporgli visita sanitaria di controllo, quasi che sua malattia fosse pretestata e fittizia, sospetto questo profondamente offensivo a nostro riguardo. 3) Soluzione proposta dal signor Butler che nostra missione sia ricevuta nuovamente a Lubiana come parte di una missione interalleata è inaccettabile perchè frustra diritto riconosciuto all'Italia di avere con>Inissioni italiane in territori austro-ungarici, perchè siano osservate clausole armistizio, mentre carattere interalleato menoma nostro prestigio e conferisce alla commissione che verrebbe istituita funzione quasi arbitrale. Inoltre tale soluzione intraJ.cerebbe opera missione Segre che infirmerebbe forse validità suoi poteri. Tutto considerato è mio convincimento che occorre: l) Esigere ;pubbliche ufficiali scuse da parte del comando o del Governo cht! ha ordinato l'allontanamento della nostra missione da Lubiana. 2) Esigere altresl pubbHche 'rtparazioni per incidenti treni Saloch, nonchè esplicite assicurazioni che saranno ricercati i colpevoli ed applicata ad essi adeguata sanzione .punitiva. 3) Ottenere che nostra missione sia di nuovo insediata in Lubiana non come parte missione interalleata ma come organo commissione italiana di armistizio, in conformità protocollo Villa Giusti. 4) Esigere che rientrando a Lubiana, accompagnata da generale Segre, missione riceva pubbliche attestazioni di onori dalle autorità provinciali. Solo quando suesposte condizioni siano accettate da autorità cui è stata rivolta nostra protesta e condizioni stesse siano di fatto adempiute, incidenti Lubiana e Saloch potranno considerarsi chiusi e potrà riprendersi

h·affico attraverso linea armistizio con precedenti modalità.

Devo aggiungere da ultimo ·che questione si trascina insoluta da oltre una settimana mentre anche nei riguardi degli alleati necessita r~solverla al niù presto con piena nostra soddisfazione. È mia persuasione che ogni altra soluzione diversa da quella prospettata oltre a non essere ·conforme nostro diritto riuscirebbe gravemente pregiudizievole prestigio nostro rispetto alleati e rispetto ai vinti.

(l) -Il telegramma venne inviato per conoscenza ai ministeri degli Esteri e della Guerra, divisione stato maggiore, ed alla delegazione italiana alla conferenza della pace, sezione militare. (2) -Non si pubblica.
606

L'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, ARONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 902. Washington, 2 marzo 1919 (per. iL 4). A parte le considerazioni di merito addotte contro la lega delle nazioni, in fondo all'opposizione che le si muove, ed insieme ad essa continua a manifestarsi e a svolgersi l'opposizione alla politica del presidente per minor conto in cui mostra di tenere il congresso nella determinazione della politica americana alla pace e il timore che egli intenda mettere più tardi il congresso dinanzi al fatto compiuto della pace conclusa. I rinnovati tentativi fatti dal presidente dal suo ritorno (i quali vanno dal discorso all'opera diffusa di propagandisti) per suscitare in paese un sentimento in favore della lega delle nazioni da travolgere in congresso e fuori opposizione alla sua politica e alla lega non sembrano avere sino ad ora portato i frutti desiderati. Forte della costituzione e della tradizione che col presidente investono anche il senato della facoltà di fare trattati, la parte repubblicana del congresso sembra determinata più che mai ad influire sulla delegazione americana della pace e per non esservi [ancora] riuscita né vedere la via libera a farlo, continua a mostrare il più grande dispetto. Lo si ac"centua pertanto in questo momento attorno alla convocazione del nuovo congresso... (l) in sessione straordinaria. In una sessione straordinaria immediata il senato vede la possibilità di far sentire autorevolmente la sua voce durante !le trattative a Parigi e la reclama. Dal canto suo Wilson, a eliminare tale possibilità, la esclude fino a dopo il suo ritorno dall'Europa che lascia intendere non avverrà prima di luglio. È difficile dire se attuale agitazione per la nuova sessione si differenzi dalle numerose altre che sembrano oramai accompagnare ogni manifestazione della volontà di Wilson e se anch'essa, pur lasciando nuovi risentimenti e nuovo malumore, non sia destinata a quietarsi. La situazione appare seria

e gli animi eccitati. I fautori del presidente mostrano fiducia che egli finirà per avere ragione una volta di più ·e che la sessione straordinaria non sarà indetta.

607

IL COMANDANTE DEL CORPO D'OCCUPAZIONE INTERALLEATO DI FIUME, GRAZIOLI, AL COMANDO DELLA TERZA ARMATA

T. 5944. [Fiume], 2 marzo 1919.

Credo mio dovere prevenire codesto comando con preghiera informare comando supremo che divergenze con generale inglese Gordon di cui al mio

fonog.ramma n. 5815 del 28 febbraio u. s. (l) prendon piega 1sempre più acuta, a ·causa di nuove insistenti pratiche detto generale di voler intervenire in sempre maggior misura nell'esercizio del mio comando interalleato allo scopo di dare ad esso un carattere collegiale in ogni questione comprese quelle che più direttamente si ricollegano alla mia responsabilità personale di comandante in capo. Tale pretesa è semplicemente assurda e porterebbe gravi conseguenze nel campo della tutela dell'ordine pubblico sempre più necessaria stante atteggiamento a noi contrario di gruppi slavi e di nuclei operai che vivono in città e nella vicina Sussak. Tengo testa con la maggiore energia a tali strane pretese che il generale Gordon accampa dopo la sua recente visita in Italia, ma riserbomi ulteriori dettagliate comunicazioni per dimostrare come continuando così, presenza detto generale in Fiume non potrebbe essere più a lungo tollerata.

Pregherei comando supremo voler far presente quanto sopra a comando inglese in Italia nella fiducia che esso vorrà evitarmi misure estreme richiamando energicamente generale Gordon a contegno più deferente per noi.

(l) Gruppo indecifrato.

608

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL PRIMO MINISTRO INGLESE, LLOYD GEORGE

[Roma], 2 marzo 1919.

The situation in Italy in respect of all essential imported commodities has become intolerable owing to lack of shipping. While our stocks of wheat have been heavily reduced, coal stocks are sufficient for a little over two weeks onJ.y. Information now reaches me to the effect that, instead of shipments to Italy being increased -as I confìdently expected they would be at the present juncture -vessels already allocated for February loading have been cancelled or withdrawn.

While I fully appreciate that such measures may be intended to meet the eventuality of a strike, I beg you to realize that it means complete disaster for Italy.

If coal shipments are to continue at the present dangerous level, Italy will remain without coal ·early in Aprii. I need not emphasize the politica! bearing of such a crisis, nor its actual consequences, in themselves inevitably extremely grave, and more particularly so in view of the special situation of Italy, which is more difficult than that of any other country in Europe.

I am fully confìdent that you will give the matter your personal immediate attention, and that you will see that the vita! interests of Italy are safeguarded. As regards coal, substantial diversions of floating cargoes are irnperatively needed (2).

2) Trasmesso da Attolico ad Imperiali il 3 marzo con la seguente lettera di accompagnamento:

• -Ho l'onore di accludere il testo -ricostruito secondo le istruzioni -del messaggio di S. -E. Orlando a Mr. Lloyd George. Ho ricevuto anche stamane da Roma telegrammi e notizie che fanno • incapponare • la pelle.

Se V. E. potesse vedere Lloyd George personalmente, sarebbe una fortuna. Senza estremi rimedi la situazione non si supera che col nostro sacrificio. P. S. Se V. E. ritiene potrei mandare copia del messaggio -confidenzialmente -a Sir Joseph •·

ALLEGATO I.

The agreed minimum monthly programme for Italian coal during the last year of the war stood at 600,000 tons. Since the cessation of hostiEties Italy has had to provide coal also for the liberated provinces (Udine, Belluno, Treviso, Venezia), but also for Trent and Trieste and all the territories in the Armistice line. The minimum requirements of Italy, therefore, even keeping on a war basis, are BOO,OOO tons monthly.

Official Figures of Coal Shipments to Italy since the Armistice

15 November-14 December 1918 503,776 Tons 15 December-14 January 1919 346,282 15 January-14 February 1919 663,735 15 February-14 March 1919 . 352,279 Steamers already stemmed for second half March 1st.

Half April . . ............... . 42,500

ALLEGATO Il.

Steamers already allocated to Italy by the Ministry of shipping

and subsequently withdrawn (up to the 2nd. of March) BAMPTON . Tons 6,200 WAR TREFOIL 7,000 TIARA . 5,500 WAR PUMA . 6,700 ALBIANA ... 5,000 WAR WEAPON 2,500 MADAWARKA. 6,400 WAR KESTREL 7,000 SINEUS 4,000 ASCOT .... 5,400 çAMERON . 4,400 WAR SAILOR 9,000 FISHPOOL 7,000 VISIGOTH . 5,300

Tons 81,400

(l) Cfr. n. 568.

609

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, E AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

N. 17696. 2 marzo 1919.

Si trasmette all'E. V. l'annessa relazione del generale Grazioli circa i rapporti commerciali tra Fiume e il retroterra balcanico. Da essa risulta come i francesi, approfittando della nostra assenza nel campo commel"'ciale, stiano

17 -Documenti diplomatici -Serie VI -Vol. Il

•f

svolgendo un'azione intensa e costante, allo scopo d'accaparrarsi i mercati e le ferrovie della Jugoslavia, della Serbia e dell'Ungheria, che rappresentano il retroterra economico del porto di Fiume.

Questo comando si associa alle considerazioni esposte da S. E. Graziali e ritiene che, nell'eventualità che Fiume venga assegnata all'Italia dalla conferenza della pace, sarebbe di grave danno alla città ed all'Italia stessa il fatto di aver lasciato le relazioni del porto con l'interno nelle mani di altra potenza.

Si prega pertanto l'E. V. di portare l'attenzione sull'opportunità di iniziare fin d'ora da parte nostra un'azione intesa a bilanciare quella francese, gettando i primi fili di una rete di rapporti commerciali con le popolazioni deU'interno e preparando così il futuro sviluppo economico di Fiume (1).

ALLEGATO L

GRAZIOLI AL COMANDO DELLA TERZA ARMATA

N. 5688. Fiume, 26 febbraio 1919.

Fin dai primi giorni della mia destinazione a questa carica, rilevai subito la prevalente importanza di Fiume quale sbocco commerciale del territorio balcanico che ne forma il retroterra. In frequenti rapporti al Comando Supremo ed al Governo cercai di persuaderli che la questione di Fiume, più che consistere in un'affermazione, più o meno documentata, della sua italianità, investiva essenzialmente un problema economico, nella risoluzione del quale ci saremmo inevitabilmente trovati in concorrenza con altre Potenze interessate, più o meno direttamente, negli affari balcanici.

Fermo in questo concetto, non esitai a mettere subito in luce la necessità che la nostra presenza in Fiume non rappresentasse soltanto una fredda, e quasi direi, passiva, tutela dell'ordine pubblico, ma significasse anche un meditato sfruttamento della felice nostra situazione etnografica locale, per mirare, mediante un attivo lavoro di avvicinamento politico con le popolazioni del retroterra, a stabilire una base per la futura nostra penetrazione economica.

Le ragioni che mi indicavano a richiedere, come conseguenza del suE"sposto concetto, una maggiore libertà di azione politica, furono da me ampiamente esposte nel mio rapporto al Capo dello Stato Maggiore dell'Esercito (n. 1880 del 31 dicembre 1918), rapporto che io inviai a Roma a S. E. Diaz, affinchè ne facesse oggetto di conversazione con il Capo del Governo e con S. E. il Ministro degli Esteri. A quel rapporto mi si rispose con foglio 16558 del 13 gennaio corr. anno del Comando Supremo, in modo da ribadire le rigide limitazioni poste come direttiva dell'opera mia in Fiume, assicurandomi che qualsiasi ampliamento di esse • non ci avrebbe fatto che del danno, mentre la questione di Fiume si sarebbe risolta non sul posto ma a Parigi •. Si aggiungeva: • ogni estensione fuori di questi limiti, per ora non farebbe che peggiorare le cose, accreditando le voci di azione politica diretta che ci nuocciono •.

Bisogna ricordare che noi abbiamo occupato Fiume per ragioni di ordine pubblico e per mandato interalleato secondo le condizioni dell'armistizio. Il resto non si deve sviluppare sul posto, ma fra gli Alleati. Anche il Generale Franchet diceva che " egli non intende far politica, solo assicurare il vettovagliamento delle sue truppe •.

...

Dopo d'allora, pur regolando, come di dovere, la mia condotta sulla linea delle istruzioni restrittive confermatemi, non ho mancato di tenere gli occhi bene aperti su quanto i nostri alleati, e specialmente i francesi, facevano nel campo politico ed economico interessante Fiume, e ripetut2mente ho avuto prove indiscutibili del lavorio di accaparramento dei mercati interni, delle ferrovie, delle linee di comunicazione in genere, tanto in Jugoslavia quanto in Rumenia, e forse anche in Ungheria, e che procede, da parte della Francia, con una impressionante attività e organicità, coperte dalla protestata necessità di rifornimento e sgombero per l'armata d'Oriente, e reso facile e sicuro dalla nostra completa passività e dall'assoluto assenteismo nostro nelle suddette regioni.

In ogni mio rapporto ho segnalato ai Comandi Superiori ed al Governo questa pericolosa invadenza francese, appoggiata, più o meno larvatamente, dall'atteggiamento inglese. Considerando però che nonostante tali rapporti, poteva riuscire difficile alle autorità lontane di formarsi una esatta idea di questa situazione e dei pericoli che essa presentava, non ho esitato di tentare di mia iniziativa di ostacolare, per quanto possibile, il dilagare di quell'attività a noi contraria, tanto più che la persistente invadenza della base francese in Fiume creava ripetuti incidenti, ben noti ai comandi superiori e al Governo, .e mi forniva, in tal modo, occasione favorevole per elevare proteste e chiedere energicamente controlli intesi a frenare la suddetta attività della Francia. Per questa via, cogliendo ogni occasione propizia, riuscii a spingere organi informatori a Zagabria, a Budapest, a Bucarest, dove ebbi luminose conferme di quanto io sospettavo e potei raccogliere dati che mi fornirono occasione di sollevare la questione, ancora in corso, del controllo interalleato sulle ferrovie interne, questione essenziale per impedire il monopolio assoluto delle linee di comunicazione per parte dei francesi.

Seppi in questo modo che attraverso la base francese di Fiume transitavano abbondanti merci a scopo commerciale; che a Belgrado e a Zagabria, a fianco dei generali francesi, funzionano attive agenzie commerciali per accaparrare quei mercati; che in Romania i francesi spadroneggiano; che dovunque, in Jugoslavia, e forse anche altrove, la Francia ha posto la mano su depositi importanti di merci destinate a scambi in grande con merci francesi. L'ultimo fatto importante che è venuto a mia conoscenza si deduce dall'annesso telegramma (allegato n. l (l)) oggi da me inviato al Comando della 3' Armata relativo al progetto francese, in via di attuazione, di stabilire una grande linea diretta f.erroviaria tra la Francia e la Serbia -via Svizzera -la quale coronerebbe tutto il lavoro fatto sin qui per stabilire una vera egemonia economica e commerciale della Francia sulla Jugoslavia balcanica.

In questa situazione così poco favorevole per noi, pochi giorni fa Fiume è diventata improvvisamente l'obiettivo più ricercato dell'attività commerciale di numerose ditte italiane le cui richieste di .invio di merce a Fiume sono affluite ad un tratto a questo Comando con un creseendo impressionante. Data la partieolare situazione politica e monetaria di questo territorio per rispetto ai paesi dell'interno; dato l'atteggiamento tutt'altro che cordiale di questi verso le autorità civili locali di Fiume (atteggiamento inspirato da odii antichi e dalla perniciosa influenza francese), compresi subito che una così grande affluenza di merci che cercavano a un tratto la via dell'interno senza 1a necessaria preparazione economica, avrebbe posto a capo a gravissimi inconv.enienti nel mercato monetario della città, e, per riflesso, avrebbe avuto conseguenze finanziarie assai dannose anche per l'Italia, in un'eventuale prossima annessione di queste terre.

Credetti perciò prudente, in attesa che la situazione si rischiarasse, e per dare tempo al Governo di prendere provvedimenti del caso (non di mia competenza), di disciplinare l'esportazione da Fiume verso l'interno con una cauta preventiva assicurazione di scambi di merci sulla base del valore. La mia linea di condotta in questo campo emerge chtara dal telegramma (allegato n. 2) che

•l

oggi stesso ho trasmesso al Ministro del Commercio in risposta alla sua preoc-cupazione di eccessiva restrizione dei traffici, telegrafatami in questi giorni.

Tale è la situazione nel momento presente; situazione, come si vede, alquanto preoccupante, ma che deriva logicamente dalla fiducia, a mio giudizio eccessiva che si è avuta nella correttezza francese, asserita dal generale Franchet d'Espérey,. quale risulta dalla comunicazione fattami in data 13 gennaio dal Comando Supremo.

Contro l'asserzione del generale Franchet che i francesi non fanno qui della politica ma solo mirano ad assicurare il vettovagliamento delle loro truppe balcaniche, sta ora, limpido e chiaro, il frutto del loro costante lavoro nel campo economico-commerciale, tutto volto ai nostri danni, e perfettamente collegato a quella base francese che essi vollero ad ogni costo stabilire in Fiume come corollario necessario del loro programma. L'influenza di questa base, che io ho sempre deprecata, pesa ora in modo assai grave, inquantochè, mentre da una parte, per il suo carattere militare, mi impedisce di esercitare quel controllo sul traffico che attraverso di essa si svolge, e che è assolutamente sproporzionato all'esiguità delle forze francesi che trovansi nella penisola balcanica, d'altra parte· completa il quadro generale dell'egemonia commerciale francese ormai assodata e contro la quale, per la nostra passività politica e per 1a difficoltà monetaria accennata, troppo tardi e inceppata sarà inevitabilmente la nostra concorrenza.

Quanto sopra ho creduto opportuno riferire per disteso all'autorità superiore e al Governo, riconfermando la mia ormai antica persuasione che occorre esigere dai nostri alleati una maggiore libertà di azione politica anche da parte nostra nei principali centri di retroterra fiumano, se si vuole che le merci che qui affluiscono dall'Italia con un crescendo notevolissimo trovino possibilità di sbocco, e, p·er converso, merci dal retroterra, comincino ad affluire a Fiume per l'Italia. Nei suddetti centri del n~troterra fiumano, e cioè Budapest, Zagabria, Belgrado e Bucarest, dovrebbero essere istituite commissioni italiane, dirette nella loro attività da questo comando che per la sua sede di Fiume si trova nella naturale condizione per poter guidare il lavoro di esse a scopi politici ed economici. Solo cosi, l'occupazione di Fiume, sia pure con carattere interalleato come è ora, risponderebbe alla funzione naturale che ha questo importantissimo porto e alla sua relazione con i paesi del retroterra. L'atteggiamento conciliante verso tali regioni, che ha sempre ispirato la mia condotta al disopra delle controversie locali, mi dà ferma fiducia che saprei ottenere buoni risultati, senza contare che si darebbe fin da ora un buon esempio di quello che dovrà rappresentare la nostra occupazione definitiva quando Fiume venisse davvero annessa all'Italia.

Segnalo !noltre come indispensabile il pronto impianto a Fiume, entro l'orbita di questo comando, di un ufficio regolatore commerciale, non essendo possibile con lo scarso personale che ho a mia disposizione di provvedere a questo bisogno, cui il governo locale, per ovvie ragioni di carattere politico contingenti, non può da se stesso provvedere.

ALLEGATO II.

GRAZIOLI AL MINISTERO DELL'INDUSTRIA E COMMERCIO

T. Fiume, 26 febbraio 1919.

Riferimento n. 292 et 1507 di codesto ministero. Azione questo comando conformasi interamente al programma di facilitare con ogni mezzo la ripresa dei traffici col retroterra. Commercianti infatti ricevono da me aiuti assistenza compatibili con particolare condizione politica e con necessità tutelare ricchezza nazionale. Al riguardo potrà riferire ispettore codesto ministero. Libertà assoluta di espor

tazione se da una parte avrebbe permesso collocare retroterra grandi masse merci italiane, avrebbe qui fatto affluire in quantità eccessiva valuta austro-ungarica. Fu pertanto indispensabile disciplinare esportazione ciò che va facendosi. Risultandomi intanto che commercianti italiani sono allarmati per notizie errate diffusesi circa regolazione scambi, pregherei l'E. V. voler disporre che sia diramato alla stampa un comunicato che chiarisca i seguenti punti:

l) Nessun divieto esiste per l'esportazione dall'HaHa verso Fiume. 2) Per speciali condizioni politiche e monetarie locali si richiede soltanto che questo comando abbia preventivamente conoscenza quantità e qualità merce in arrivo mediante rilascio permessi. 3) Finchè gravissima questione monetaria non sarà risolta esportazione verso l'interno è fatta col sistema dello scambio di merci sulla base del valore. Infine sarei grato E.V. se volesse disporre che un funzionario dipendente da codesto ministero sia destinato a far parte dell'ufficio civile da me dipendente, tenendo presente altissima importanza commerciale di Fiume e necessità vigilare da vicino attivissimo lavoro penetrazione da parte alleata.

(l) Il documento venne inviato, per conoscenza, anche al ministro dell'Industria e Commercio.

(l) Annotazione marginale: « Al Gabinetto Presidenza (comm. Battioni) risulta: che vi è stata riunione fra gruppo bancario industriale francese e jugoslavo. I primi hanno chiesto concessioni in cambio merci. Principe di Serbia si sarebbe riservato dare elenco merci che interessano la Jugoslavia. 3/3 ».

(l) Si tratta del tel. pubblicato nella nota a pag. 380.

610

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 594. Roma, 3 marzo 1919, ore 0,20.

Grazie tuo telegramma (l) che chiarils,ce equivoco prima notizia intorno telegramma Hoover. Sul merito della questione le notizie datemi da Giuffrida mi fanno ritenere assai difficile per ~agioni tecniche che possano far servizio cinque treni giornalieri per Tarvis. È plerciò che ho telegrafato Sonnino (2) perché sia esaminata ipotesi di far passare i treni per Lubiana, con tutte le garanzie che si tratti di un semplice transito. Anche io sono d'accordo con Sonnino che bisogna tener duro, ma si tratta di ·creare le condizioni che rendano possibile ciò, senza venire ad un vero ·Conflitto coi nostri alleati. Le ultime notizie da Lubiana fanno effettivamente ritenere che il passo di Butler si sia in certo modo arenato. Circa risentimento Hoover per rifiuto arbitrato trovo che avresti potuto ben dirgli che Wilson aveva pienamente approvato le ragioni per le quali io gli spiegai la necessità del nostro rifiuto. È il caso di dire che egli si mostra più realista del re. Circa l'alta persona che avrebbe spinto Wilson ad occuparsi dell'arbitrato sono perfettamente convinto che ciò costituisca un equivoco. Non solo non ho alcuna informazione in proposito, ma possiedo tutto lo sviluppo della storia di questo episodio, e ne risulta evidente che si trattò di una iniziativa jugoslava, aiutata in certi circoli americani. Avendo dunque la prova e la controprova dell'insussistenza della notizia, non saprei quali indagini utilmente fare.

·•

(l) -Cfr. n. 596. (2) -Cfr. n. 582.
611

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. CONFIDENZIALE 752. Roma, 3 marzo 1919, ore 12.

Risulta confidenzialmente ·che Governo greco considera che esposizione fatta da Venizelos nelle sedute 25 e 26 febbraio abbia fatto fare un notevole passo innanzi sulle questioni dell'Epiro e della Tracia e raddoppiato simpatie per la Grecia dei membri della commissione.

612

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 600. Parigi, 3 marzo 1919, ore 14,45 (per. ore 16,45).

Come ho informato anche S. E. Chiesa, per tenerne conto nei contatti che egli ha a Parigi e per intensificare nostra azione anche in tale importante campo, riunioni già segnalate fra uomini politici serbi e rappresentanti banca industrie francesi, continuate venerdì e sabato, sono terminate con accordo completo sulle concessioni che Serbia farebbe in compenso invio merci ed anticipo altre somme. Principe di Serbia, prima partire, ha ricevuto il D'Alzier già da me segnalato, il quale assicurasi agirebbe anche come prestanome del gruppo fina·nziario Tardieu, ed in una intervista •Col Matin a Tolone prima d'imbarcare ha confermato che i rapporti •economici e commerciali colla Francia cementeranno sempre ·più 'la unione dei due paesi.

613

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BELGRADO, BORGHESE, AL PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE INTERALLEATA DI APPROVVIGIONAMENTO, GIUFFRIDA, A TRIESTE, AL COMMISSARIO POLITICO PRESSO LA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A VIENNA, MACCHIORO, E AL COMANDANTE MILITARE DI INNSBRUCK, SANI

T. R. 203. Parigi, 3 marzo 1919, ore 18,30.

Secondo informa comando Fiume (l) sarebbe in viaggio da Fiume per Parigi colonnello serbo Pietro Prokic raccomandato da nostra missione Belgrado che avrebbe segreto incarico sollecitare rapido ristabilimento comunicazioni tra Francia e Serbia via Svizzera-Vienna-Budapest-Belgrado. Da quanto si è lasciato sfuggire colonnello stesso, oltre venti milioni merce sarebbero preparati in Francia destinati Jugoslavia per linea suddetta. Comando Fiume

riterrebbe nostro interesse ostacolare passaggio merci francesi per Innsbruck facilitando invece nostro sviluppo commercio Fiume.

Altre notizie confermerebbero intese in corso fra gruppo bancario-industriale francese per invio merci francesi Jugoslavia in cambio concessioni jugoslave.

Questione avendo grande importanza per noi prego telegrafarmi quanto eventualmente risulti V. S. e suo avviso su nostra possibile azione (1).

(l) Cfr. n. 550.

614

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 610/985. Parigi, 3 marzo 1919, ore 21,20 (per. ore 23).

Tuo telegramma 947 (2).

Non mi sembra necessario provvedere sostituzione Salandra nella commissione finanziaria dove per il momento si recherà solo Crespi. Per-commissione riparazioni resto in attesa conoscere se verrà Mortara. Non mi pare affatto consigliabile invio Maggiorino Ferraris. Per commissione economica notificherò nomi Crespi e Ciuffelli salvo riserva sostituire Ciuffelli quando assente.

615

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(Ed. in S. SoNNINO, Carteggio 1916-1922, pp. 587-588)

r. 206. Parigi, 3 mm·zo 1919, ore 21,20 (per. ore 23,15) (3).

Ti ringrazio del tuo telegramma n. 593 (4).

Mi pare che non ci convenga chiedere un'inchiesta da .parte degli alleati per i fatti di Saloch, come non ci ·conviene internazionalizzare in genere la questione. Come avrai veduto dal telegramma che ti ha inviato oggi Bonin (5), i cecoslovacchi ci ringraziano per quanto abbiamo fatto per il loro rifornimento, sicchè escludo assolutamente che si modifichi nostra disposizione per chiusura frontiera, fino a che non abbiamo avuto le soddisfazioni che ci spettano. La lettera dei ·cecoslovacchi, ·che ho dato a Crespi perchè la ·comunichi ad Hoover, ci permette di attendere soluzione della questione senza preoccuparci della ripercussione, oramai non più esistente, che eStSa aveva su popolazioni non in causa. Sembrami il caso tu comunichi tale lettera anche a Rodd.

13) Le ore di partenza e di arrivo sono desunte dalla copia del telegramma conservata in ACS, Carte Orlando, Copialettere Parigi l.

(l) -Annotazione marginale di pugno di De Martino: " da comunicare subito a Crespi in relazione a percorsi 45° parallelo. G. de M.». (2) -Non si pubblica, ma sull'argomento cfr. n. 578. (4) -Non si pubblica, ma sull'argomento cfr. n. 596. (5) -Si tratta, molto probabilmente, del te!. pubblicato al n. 619 o di uno analogo inviato da Bonin Longare direttamente a Orlando.
616

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 615/983. Parigi, 3 marzo 1919, ore 21,30 (per. ore 13. del 4).

Nella seduta odierna del comitato supremo di guerra Foch diede anzitutto lettura di un sunto del rapporto dei tecnici militari sulle condizioni militari da imporsi alla Germania nei preliminari di pace. Balfour espresse desiderio che questione venisse discussa giovedì prossimo per avere modo esaminare prima coi suoi consulenti tecnici le varie clausole di carattere militare navale ed aereo 'e permettere pure Lloyd George essere presente. Americani contestarono rinvio che venne infine accettato. Per Austria-Ungheria Foch ha presentato a nome colleghi la proposta che qui appresso riproduco: * Les délégués militaires et aériens du comité désigné par le Con:seil 1suprème des alliées pour définir la limitation des armements après avoir examiné le travail très complet présenté par la délégation :italienne relativement aux armements de l'ex empire austro-hongrois prient le Conseil suprème des alliées d'examiner à nouveau la question dans son ensemble et émettent le voeu que la délimitation des frontières se fasse le plus rapidement possib.le entre les différents Etats qui doivent naitre de l'ancien empire austro-hongrois. Une fois cette délimitation faite ils proposeront pour les Etats considérés 'comme ennemils un statut analogue à celui qui a été proposé pour l'Allemagne. Les délégués navals se sont mis d'accord sur ,}e texte joint à la présente note * (1). Questione non venne esaminata. Poiché progetti militari navali ed aerei odierni relativi Germania contenevano clausole diverse quanto alla loro durata Balfour interessò comitato perché decidesse su principio circa durata stessa. Da canto suo mostrò preferire che termini in parola durassero solo finché Germania avrà eseguito le varie condizioni chiusura trattato pace. Americani sembravano condividere tale opinione proponendo inoltre che lega nazioni determinasse dopo quel periodo provvedimenti eventuali da imporre ulteriormente a Germania. Clemenceau e Foch invece sostennero energicamente che termini devono essere • perpetui • e si basarono al riguardo su analoghe dichiarazioni fatte nella seduta del 12 febbraio da Wilson. Anche questo argomento verrà di nuovo trattato giovedì. Intanto seguendo mia proposta le tre sottocommissioni militari navali ed aeronautiche vennero incaricate riunirsi sotto presidenza Foch e presentare per giovedì rapporto basato su unico principio senza attuali divergenze. Nessuna seduta per domani. Mercoledì verrà sentito Montenegro secondo mia proposta.

Come ho accennato sopra Lloyd George arriverà qui mercoledì.

(l) Il brano fra asterischi manca nella copia conserYata nell'archivio del ministero.

617

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BELGRADO, BORGHESE

T. 201. Parigi, 3 marzo 1919.

Non mi rendo conto perché V. S. abbia chiesto restituzione copia credenziali. Poichè finchè sia intervenuto un nostro riconoscimento sotto forma diversa tali documenti non possono essere indirizzati che al re di Serbia prego V. S. restituire copia credenziali a cotesto ministero Esteri al quale V. S. vorrà dichiarare che se non sarà disposto perché avvoenga suo riconoscimento quale ministro di Sua Maestà si allontanerà dalla Serbia. Prego disporre perchè Galanti non si muova per ora da Belgrado e perché nel caso egli sia partito vi ritorni subito per restarvi eventualmlente come incaricato d'affari.

618

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T.205. Parigi, 3 marzo 1919.

Per opportuna sua conoscenza le comunico che l'atteggiamento della R. delegazione nella questione delle rivendicazioni territoriaJi romene in !Seno alla Conferenza è stato il se,guente:

per i confini orientali: riconoscimento della completa annessione della Bessarabia. Per Dubrudja sosteniamo il trattato del 1913 pur riconoscendo che per ragioni etniche propugnate dalle altre delegazioni si potrebbe accordare ai bulgari una parziale rettifica a sud della linea Silistria-Mangalia;

per i confini occidentali: riconoscimento della piena vaHdità del trattato di alleanza del 1916. Di fronte però alla recisa opposizione delle delegazioni francese, inglese e americana, animate le due prime dal concetto di favorire ad ogni costo gli slavi, e l'ultima da un meticoloso apprezzamento della situazione etnica, la delegazione italiana ha dovuto recedere da guel suo primo atteggiamento, che l'avrebbe ,lasciata in un isolamento ad essa pregiudizievole in questioni più vitali. La delegazione italiana tuttavia, pur aderendo alle modificazioni restrittive della linea del trattato del 1916, ha fatto inserire a verbale che essa ritiene tale soluzione come non buona;

per quello che riguarda il Banato in particolare, la delegazione itaHana, non essendo riuscita a farlo attribuire tutto alla Romania, ha propugnato la divisione della regione restante fra Serbia e Ungheria.

La delegazione italiana si è fatta inoltre iniziatrice della proposta, che le altre tre delegazioni (per gli steSisi motivi di cui sopra) hanno vivacemente combattuta, di attribuire alla Romania l'angolo di un paese ruteno

·Il

compreso fra i Carpazi e l'alta Tisza in modo da assicurare alla Transilvania una comunicazione diretta con la Polonia per la ferrovia della Jablonitza. Lascio a V. S. di giudicare se e come valersi confidenzialmente di questa

informazione.

619

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

T. 207. Parigi, 3 marzo 1919.

Richiamo la tua attenzione su provvedimenti relativi blocco Adriatico cui riferivansi recenti comunicazioni. Essi erano stati deliberati da commissione interalleata blocco. Successivamente sono avvenuti fatti Lubiana ed ammiraglio Grassi mi fa presente che marina potrebbe essere contraria a provvedimento anzidetto. Prego verificare e ,comunicarmi se consiglio dei ministri, consenziente marina, ha deliberato in senso positivo, o se, come mi parrebbe più opportuno in questo momento, è stato deciso di soprassedere. Se si fosse ancora in tempo, doè se non fosse .stato ancora emanato necessario decreto reale, ,consiglierei sospensiva, mancando ad ogni modo sinora deliberazione del consiglio 1supremo di guerra interaUeato.

620

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN LONGARE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI (l)

T. GAB. 89. Parigi, 3 marzo 1919.

In conformità alle istruzioni impartitemi dall'E. V. mi sono procurato stasera un ,colloquio col signor Benes e gli ho posto con tutta precisione il quesito della situazione che veniva creata al generale Piccione dalla nomina a capo dello stato maggiore dell'esercito czeco del generale PeHé. Gli ho fatto nello stesso tempo osservare che questa diminuzione delle funzioni e dell'autorità del generale Piccione produrrebbe certamente in Italia una non gradita impressione. Il .signor Benes mi rispose che egli stesso aveva negoziato così la missione del generale Piccione come quella 1successiva del

.,.

generale francese, e aveva posta la massima ·cura acciò esse rimanessero affatto distinte ed indipendenti l'una dall'altra. Il generale francese ha incarico di organizzare e comandare le truppe czeco-slovacche provenienti dalla :ii'rancia, l'italiano rimane al comando di quelle ,provenienti dall'ItaUa e non dipende in alcun modo dal :suo collega francese, ma direttamente ed esclusivamente dal ministro della difesa nazionale. n generale Pellé, aggiunse il signor Ben'es, non fu nominato generalissimo come desiderava il Governo francese il quale avrebbe voluto che prendesse il posto del generale Jannin, generalissimo czeco ora in Estremo Oriente, e ciò fu evitato appunto per non mettere sotto i suoi ordini il generale Piccione. Il .signor Benes conchiuse che vigilerebbe attentamente acciò questa posizione indipendente del nostro generale fosse rispettata fino a ·che, approntati tutti .gli elementi nazionali necessari per i comandi superiori, questi potessero essere tutti czechl senza partectpazione di elementi stranieri. Il signor Benes mi parlò con grande :schiettezza e la risposta era per se stessa soddisfacente; resta ~rò da vedere quanto :sul terrena pratico essa risponda alla realtà. Confermo in questa occasione ,che della convenzione conchiusa con il generale Pellé nessuna comunicazione è stata data a questa R. ambasciata.

Il signor Benes venne poi a parlarmi di alcune osservazioni che il signor Lago avrebbe fatto al signor Ma:saryk intorno ad una carta che la delega;done czeca l"a presentato alla Conferenza e nella quale noi ravviseremmo una tendenza contraria alle nostre rivendicazioni adriatiche. Esaminando con lui quella carta gli feci vedere come infatti il tratteggiato della stessa sembrasse attribuire alla Jugoslavia tutti i territori fino aU'Isonzo, nè più nè meno che le memorie presentate dal :signor Trumbich. Il ,signor Benes mi assicurò che ciò era assolutamente contrario alle intenzioni del suo Governo che vuole restare neutrale nella nostra contesa; l'errore era involontario e dipendeva dalla circostanza che nella bozza a lui presentata della carta incriminata non vi era alcuna leggenda esplicativa del tratteggiato. Nella stampa definitiva poi quella carta era stata accoppiata, sopra uno stesso foglio, ad un'altra assai più ristretta che non giungeva fino ai territori contesi e portava la leggenda.. Gli osservai che quale ne fosse .l'origine l'errore non poteva avere altro effetto, che quello da noi lamentato, e ,che pertanto egJi farebbe cosa opportuna sostituendo quella carta con altra che non lasciasse alcun dubbio circa l'imparzialità del Governo di Praga; egli mi disse che così farebbe. Venne poi a parlarmi del porto di Trieste e del suo vivo desiderio che questo continuasse ad essere come per lo passato lo sbocco meridionale del commercio czecoslovacco. Mi chiese quale sistema fosse a tale scopo preferito dal nostro Governo, quello dell'internazionalizzazione del porto franco, o degli accordi ferroviari ed economici. Gli consigliai di non pronunziare nemmeno la parola internazionalizzazione che suonerebbe troppo male a qualsiasi orecchio italiano; anche per il porto franco vedevo delle difficoltà; invece (e dichiarai come di ragione che parlavo senza alcun mandato e quindi non esponevo che un'impressione personale) ero sicuro che il Governo italiano farebbe tutto il possibile sul terreno economico per conservare al porto di Trieste la sua antica clientela czeco-slovacca. Egli mi disse allora che aveva toccato meco quest'ar

gomento perchè nelle varie commissioni nominate dalla Conferenza possono venire esaminate improvvisamente quelle questioni o altre analoghe, ed era desiderio dei delegati czeco-slovacchi di accordarsi in proposito ·coi delegati italiani e di non venire innanzi con proposte che dovessero venire da noi combattute. Egli mi ·chiedeva di informare di ciò, come del resto già ho fatto,

S. E. Crespi.

Avendomi da ultimo il signor Benes parlato di un suo prossimo viaggio a Praga che egli porrebbe ad effetto tosto dopo la firma dei preliminari di pace ed avendo io osservato che dò significava tra alcuni mesi, egli mi replicò con tono di assoluta ·certezza che sarebbe indubbiamente entro il mese corrente. I preliminari di pace col nemico, egli mi confermò, sarebbero certamente firmati prima di aprile e ciò, egli diceva, indipendentemente dalle definitive .intese fra alleati che potrebbero stabilirsi posteriormente. Ho compreso che nel suo pensiero le potenze vincitrici dovrebbero stabilire i iloro patti ed imporli al nemico riservandosi poi di pTocedere ulteriormente alla distribuzione fra gli alleati dei territori ·ceduti. Non gli ho nascosto che nel mio pensiero questo metodo dovrebbe trovare presso di noi assai scarso favore.

(l) Il testo pubblicato è quello conservato nel fondo dell'ambasciata di Londra, ove Sonnino lo aveva inviato per conoscenza.

621

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO (l)

T. 894/1922. Comando Supremo, 3 marzo 1919 (per. il 3).

Con teleg:mmma 3389 data 28 febbra:io (2) info11mavasi che Governo serbo aveva stabilito invio Vienna fino a nuovo avviso delegato nella persona del generale Marinovic Milutin. Generale Segre telegrafa ora che stampa viennese afferma prossimo arrivo Vienna missione militare serba per controllo esecuzione clausole armistizio, per quanto riflette regno jugoslavo similmente a quanto opera nostra missione per Italia.

Sembra a questo comando ·che, al caso, tale veste non potrebbe essere uffi·cialmente assunta da detta missione, sia perchè regno jugoslavo non è ancora riconosciuto, sia perchè esecuzione clausole armistizio Villa Giusti deve al caso verificarsi nei nostri confronti e non tra Serbia e Austria tedesca. Tale invio con un simile scopo potrebbe solo tendere ad intralciare l'opera della nostra missione o ad effettuare imposizione verso Austria tedesca ·che in ultima analisi non potrebbe risolversi ·che a nostro danno.

(l) -Il telegramma venne inviato, per conoscenza, anche ai ministeri degli Esteri e della Guerra, divisione stato maggiore e alla delegazione italiana alla conferenza della pace, sezione militare. (2) -Non si pubblica.
622

IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI, S. PIACENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

'T. 888/1925. Valona, 3 marzo 1919 (per. H 3).

Per doverosa informazione comunicasi ·seguente notizia pervenuta da nostro centro informazioni Janina circa concentramento bande greche verso confine meridionale albanese. l) Da fonte degna di fede risulta che noto capo-banda Vassilicolovos parlando confidenzialmente con amici disse che tutti capibanda si concentrano Epiro per azione ·che avrebbe inizio dopo arrivo Janina generale Joannu, comandante 5° corpo d'armata greco. 2) Circa preparativi e movimenti Andarti si hanno finora notizie seguenti. Una ventina di Andarti armati con capi-banda Vasstli Stilara ·sarebbero stati visti verso fine corrente mese a Ziovara verso Janina diretti Papingo, Konitza Vrbiani. A Baburi regione Ciamanda in Ciamuria troverebbesi .capo-banda Stefo con trenta Andarti non armati. Numero totale Andarti finora presenti regione Ciamanda ascende a 70. Loro arruolamento ·continua. Corre voce che banda della eiamanda sia destinata irrompere Albania meridionale nel caso, in seguito decisione conferenza della pace, Italia abbandoni tale regione cedendola autorità albanesi. Per parte mia colgo l'occasione per rappresentare •che sarebbe opportuno che lo accentuarsi movimento bande greche Epiro !Settentrionale nonchè loro probabili intendimenti fossero fatti noti riservatamente a Governo provvisorio e portati con tatto a conosc.enza popolazione. Ciò sembra indurrebbe albanesi ad apprezzare tutto rea·le valore occupazione per parte truppe italiane che, 1se venisse a mancare, metterebbe Albania meridionale alla discrezione di elementi che rinnoverebbero in quelle regioni passati sistemi applicati nel 1914.

623

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

'T. GAB. 442/31. Costantinopoli, 3 marzo 1919 (per. H 4).

Mio telegramma gab. n. 29 (2) e precedente (3). Anche per norma del generale Elia che ha iniziato azione a sud vilayet Smirne dove i miei stessi agenti sembrano impazienti spedirgli indirizzo prego

V. -E. telegrafare se è il momento e se sarebbe opportuno eventuale inoltro di una delegazione in Italia ove fosse possibile decidere a ciò qualche persona

autorevole.

(l) -Il telegramma venne inviato, per conoscenza, ::.nche al Comando Supremo, ufficio operazioni. (2) -Non si pubblica. (3) -Cfr. n. 551.
624

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN LONGARE

N. 541. Parigi, 3 marzo 1919.

Ho l'onore di qui unito trasmettere a V. E. alcuni • appunti circa questione del Marocco » aggiungendo che condivido il punto eU vista in essi espresso che solo mediante conversazioni private potremmo valerci del nostro appoggio alle domande francesi per il Marocco per ottenere maggiori soddisfazioni da parte della Francia circa il programma co·loniale italiano.

ALLEGATO.

APPUNTI CIRCA LA QUESTIONE DEL MAROCCO

Nella seduta del 25 febbraio, la Francia -per mezzo del signor de Peretti ha illustrata la proposta di affidare allo studio di una commissione delle 5 grandi Potenze le seguenti questioni concernenti il Marocco:

l) Abrogazione dell'Atto di Algesiras;

2) Abrogazione delle Convenzioni franco-tedesche 1909 e 1911 pel Marocco e il Congo; come anche dei trattati ed accordi in vigore tra Germania e M:;>.rocco; 3) Acc1ettazione da parte della Germania di tutte le conseguenze del Protet

torato francese sull'interno del Marocco; tra cui principale l'abolizione delle Capitolazioni; 4) La Francia dichiara che manterrà, anche dopo l'abolizione dell'Atto di Algesiras, il principio della porta aperta, cioè eguaglianza economica per tutte le nazioni alleate al Marocco; 5) Circa Tangeri, la Francia propone di stabilirvi, in .conformità del trattato franco-spagnolo del 27 novembre 1912, un regime speciale tale da garantire gli interessi stranieri esistenti in quella città.

Il Delegato americano signor White ha dichiarato che gli Stati Uniti non hanno in principio da sollevare alcuna obiezione contro la proposta francese, con riserva, tuttavia, di aderire definitivamente ai desiderata francesi solo quando sarà conosciuta la < redazione • delle clausole da inserirsi nel Trattato di Pace.

II signor Balfour ha sollevato l'eccezione seguente: « crede la Conferenza di aver diritto, senza consultare gli stati neutri firmatari dell'atto di Algesiras, di fare sparire o di abrogare un trattato nel quale sono implicati interessi di neutri, tra i quali, principalmente importanti, gli interessi spagnoli »?

Il signor de Peretti ha risposto che per ora la Francia non domanda altro alla

Conferenza che la decisione di inserire nel Trattato di Pace clausole riguardanti

il Marocco. Ha confermato il proposito della Francia di mantenere integro il prin

cipio della libertà economica ed ha ripetuto l'intenzione della Francia di ac.oor

darsi cor: la Spagna per l'instituzione di un regime speciale (municipale) in Tangeri.

L'Italia è in massima vincolata per quanto riguarda la sua azione di fronte alla Francia nella politica marocchina dall'accordo italo-francese del 1912 così concepito:

• Le Gouvernement Royal d'ltalie et le Gouvernement de la République Française, désireux d'exécuter dans l'esprit le plus amicai leurs accords de 1902, confirment leur mutuelle intention de n'apporter réciproquement aucun obstacle à ·la réalisation de toutes les mesures qu'ils jugeront opportun d'édicter l'Italie en Lybie et la France au Maroc.

« Ils conviennent de méme que le traitement de la nation la plus favorisée sera réciproquement assuré, à l'Italie au Maroc et à la France en Lybie; le dit traitement devrait s'appliquer de la manière la plus large aux nationaux, aux produits, aux établissements et aux .entreprises de l'un et de l'autre Etat, sans exception »,

Tuttavia lo specifico accenno al trattamento della nazione più favorita fa sì che l'Italia possa sempre prender parte a discussioni riguardanti il Marocco sino a tanto che vi siano altre nazioni interessate alle questioni marocchine allo stesso livello dell'Italia, che trattino con la Francia circa decisioni internazionali, quali, ad esempio, l'abrogazione dell'atto di Algesiras. È evidente però che se tutte le Potenze firmatarie di quell'atto acconsentissero all'abrogazione, l'Italia non potrebbe opporsi.

Questo per la forma.

Quanto alla sostanza non sembra vi siano seri motivi per ostacolare il raggiungimento delle aspirazioni francesi al Marocco sia per quel che riguarda l'abrogazione dell'Atto di Algesiras sia per quanto riguarda lo speciale regime di Tangeri.

Naturalmente la nostra adesione dovrebbe essere condizionata alle più assolute garanzie circa il regime della porta aperta commerciale (parità di trattamento doganale, esclusione di monopoli, ecc.) e quello della libera concorrenza economica (regolari aggiudicazioni per lavori pubblici, servizi pubblici, ecc.).

Dato il promettente sviluppo della nostra emigrazione in Marocco è da ritenersi preferibile una politica italiana che favorisca la Francia e la predisponga favorevolmente verso la nostra mano d'opera e il nostro capitale.

La scarsezza dell'emigrazione francese in confronto dell'abbondanza di quella spagnola, contribuirà senza dubbio a favorire lo sviluppo della nostra azione economica al Marocco.

Di questo suo appoggio alle domande francesi per il Marocco l'Italia potrebbe valersi per ottenere maggior larghezza da parte della Francia circa il soddisfacimento del programma coloniale italiano.

Ciò però non potrebbe che essere oggetto di conversazioni private.

625

MEMORIALE DEL CONSIGLIO NAZIONALE, DEL MUNICIPIO E DEL DEPUTATO DI FIUME

Fiume, 3 marzo 1919.

Mentre ancora risuonava il fragore delle armi e le sorti della guerra non erano decise, il deputato della città di Fiume addì 18 ottobre 1918 fece al Parlamento ungarico la dichiarazione ·che si unisce in copia sub/1 (1). Questa

dichiarazione venne fatta col duplice intento di far conoseere al mondo che la

città di Fiume, in previsione del nuovo assetto politico che avrebbero assunt<>

i popoli che costituiscono la cessata Monarchia, vuole rimanere italiana, e

pretende anche per sè il diritto d'autodecisione che il Presidente degli Stati

Uniti d'America ed i Governi dell'Intesa avevano solennemente assicurato ai

popoli asserviti al volere ed all'arbitrio di una potente dinastia.

Conseguente a questa dichiarazione, che esprimeva fedelmente l'unanime

pensiero della popolazione, la città di Fiume, prima fra tutte le città italiane·

soggette al giogo straniero ancora addì 30 ottobre 1918, quindi innanzi al

crollo del,la Monarchia ed alla occupazione interalleata, colla solenne enun

citazione che si unisce sub/2 (1), proclamò in forma plebiscitaria la sua unione

all'Italia.

Ed ora che la conferenza della ,pace sta per fissare i confini della nostra

Patria, la libera città di Fiume a mezzo dei suoi legali rappresentanti: Consi

glio Nazionale, Sindaco e Deputato, si rivolge a quest'altissimo foro colla

fervida ed ardente preghiera di voler sanzionare l'espressione della sua incrol

labile volontà e si permette di motivare questo suo voto colle ,seguenti ragioni.

Come si evince dal diploma di Maria Teresa che si unisee in copia autentica sub/3 {1), Fiume e suo territorio ned confini precisati nella ,carta geografica, che si include sub/4 {1), venne proclamata città libera e corpo separato con speciali prerogative autonome e come tale annessa ai paesi appartenenti alla corona di S. Stefano.

Nei riguardi di questa sistemazione politica è notevole di menzione che

Fiume è stata dichiarata città libera e corpo separato per soddisfare l'ardente

desiderio dei fiumani che già in quell'epoca non volevano saperne dell'unione

alla Croazia con cui, come si dice nel diploma, nulla mai ebbero di comune.

Fiume, la Croazia e l'Ungheria costituivano dunque i paesi assegnati alla

Corona di S. Stefano per cui con la scomparsa di questa ultima anche questo

Stato (Fiume) riacquistò il diritto di disporre liberamente delle proprie sorti.

Valendosi di questo diritto e del principio d'autodecisione accettato come base per la ,soluzione dei problemi nazionali, Fiume reclama ora la propria annessione all'Italia principalmente per ragioni etniche, poichè fratelli di sangue, di lingua e di civiltà hanno il diritto sacrosanto di vivere uniti, specialmente quando la continuità territoriale facilita questa unione.

Le ragioni nazionali si compendiano brevemente nei seguenti termini: Fiume è stata sempre una città italiana e lo è anche presentemente.

Che Fiume nel passato sia stata una città italiana lo dimostra la lingua del paese che fu sempre l'italiana tanto nelle relazioni officiose che private; italiana rimase sempre la lingua ufficiosa del Municipio, della Camera di Commercio, dei Tribunali; italiana la lingua del commercio, della vita culturale in generale (giornali, società, teatri, ecc.).

I documenti conservati nell'archivio comunale comprovano l'uso esclusivo ed ininterrotto della lingua italiana tanto nella vita pubblica che privata.

.,

D'altronde Fiume mai appartenne alla Croazia ad eccezione del periodo che corre dal '48 al '69. Durante la rivoluzione scoppiata nel '48, i croati tsi impo·ssessarono di Fiume con la violenza e tla tennero soggetta fino al 1869.

Cessato il Governo assolutista anche Fiume riacquistava la sua libertà e le veniva nuovamente riconosciuta la posizione di • corpo separato » unito alla Corona Ungarica, come già sanzionato nel diploma di Maria Teresa dell'anno 1779.

Durante l'amministrazione croata però il Municipio di Fiume e il Consiglio Nazionale rimasero italiani. Nel 1861 i fiumani che secondo le leggi croate avrebbero dovuto mandare i loro rappresentanti alla dieta· di Zagabria, si rifiutarono di farlo e votarono concordemente con schede contenenti la parola • nessuno •, significando con ciò che essi non volevano avere niente di comune ·con la Croazia; i candidati portati dai croati ad onta di tutto l'appoggio della autorità croata, raccolsero appena 30 voti complessivamente! Dopo il 1861 tali manifestazioni anticroate si ripeterono più volte.

Tutto ciò dimostra che l'italianità di Fiume non è artifizio di un governo, ma che essa ha profonde radici nella coscienza di tutti i cittadini. Che Fiume anche presentemente sia italiana, lo dimostrano i seguenti fatti: l) Tutti i Sindaci (Podestà) e Deputati della città furono e sono italiani. 2) Il Municipio ed il Consiglio •comunale furono e sono italiani; i croati non ebbero mai in Consiglio nemmeno le minoranze.

3) I forestieri che dimorano a Fiume sono costretti ad apprendere l'italiano poichè questa è l'unica lingua usata negli affari e in cui si annodano e si svolgono le relazioni commerciali, è insomma la lingua del paese. L'uso generale della lingua italiana è d'altronde così radicato ·che persino tutte le persone dimoranti nei paesi limitrofi, come Susak, Buccari, Portorè, Volosca ecc. parlano italiano.

Sarebbe perciò un delitto contro la storia, una violenza di volontà, un'of

fesa ai principi di libertà, se, ad onta delle gravi ed aspre lotte sostenute in difesa della propria nazionalità e ad onta del contributo di sangue portato col concorso di numerosi e valorosi fuorusciti, Fiume non vedesse ora realizzato l'ardente suo desiderio di essere unita all'Italia.

Non potendo la Jugoslavia, di fronte all'evidenza di questi ragionamenti, pretendere la città di Fiume per motivi nazionali, ne reclama il possesso per ragioni d'indole economica, asserendo che senza il porto di Fiume non potrebbe economicamente esistere.

Questa tesi è quanto mai erronea e priva di qualsiasi fondamento. Prima d'ogni altra cosa conviene rilevare che il porto di Fiume non è sorto per le esigenze economiche della Croazia, bensì di tutto il retroterra che verso di esso gravita e in special modo della Ungheria.

Il traffico commerciale della Croazia era rappresentato nel complessivo movimento del porto di Fiume (importazione ed esportazione) col 7 % mentre il resto si riferiva agli altri paesi del retroterra ed in particolar modo dell'Ungheria.

II traffico complessivo poi della Croazia, Slavonia, Dalmazia, Bosnia, Erze, govina, prendeva la via di Fiume soltanto nella proporzione del 13 %, mentre 1'87 % s'incanalava verso i porti dalmati, malgrado che le comunicazioni ferroviarie con questi porti non fossero completamente sviluppate.

Di conseguenza è manifesto che, se si fosse trattato di soddisfare i bisogni commerciali della Croazia, il porto di Fiume mai sarebbe stato costruito.

Ma anche a prescindere da queste considerazioni Fiume non può essere designata quale porto della Jugoslavia, poichè sarebbe illogico e contrario agli interessi economici di questo Stato, se il suo porto venisse collocato all'estremo limite settentrionale del paese.

I territori della Serbia della Bosnia e dell'Erzegovina non gravitano nè si possono razionalmente far gravitare su Fiume.

Se non si vuole adunque prendere un provvedimento contro natura, Fiume, in linea commerciale, deve rimanere quel che era nel passato, il porto di tutto quel retroterra che anche sino ora aveva bisogno di questo porto.

Siccome però questo retroterra non costituisce più un'unità politica sono inevitabili dei provvedimenti d'indole complessa che garantiscano l'accesso al mare ed il libero uso del porto.

Questi due obiettivi necessari all'equilibrio economico possono essere facilmente raggiunti, garantendo a tutti gli stati sorti dalle rovine dell'Ungheria il libero transito attraverso la Croazia e proclamando la città di Fiume porto franco.

Quest'ultimo provvedimento che mette il porto di Fiume completamente a disposizione di tutti quei paesi che ne hannv bisogno, nel mentre offre in linea commerciale ed industriale tutti i vantaggi che si vorrebbero conseguire colla •creazione di una città libera, ne elimina gli inevitabiLi inconvenienti, come sarebbero a dirsi le difficoltà d'amministrazione, le competizioni nazionali, la mancanza di uno stato chiamato a provvedere alle linee marittime che sono il principale fattore per la prosperità d'un porto.

Il servizio marittimo oper il porto di Fiume, rispettivamente il trasporto delle mel'ci via mare a Fiume con linee regolari serventi ai bisogni di tutto il retroterra, veniva sinora disimpegnato da soci-età di navigazione sovvenzionate dal Governo ungherese. Siccome il trasporto merce per la Croazia attraverso il porto di Fiume, come s'è già vilsto, .rappresenta un minimo del movimento totale (7 % in tutto), è evidente che la Croazia non disporrebbe dei mezzi necessari, nè avrebbe la convenienza di mantenere anche in avvenire tutte le linee marittime che fanno capo a Fiume.

Se invece Fiume diventasse un porto italiano, il Governo d'Italia con un minimo dispendio potrebbe assicurare al porto di Fiume le congiunzioni marittime, stabilendo cioè che i piroscafi partenti da Venezia e Trieste facciano scalo a Fiume. Essendo inoltre Fiume soltanto un porto di completamento è evidente che soltanto in questa maniera potrebbe conseguire tutte quelle linee di naviga:z:ione che sono indispensabili al suo svlluppo e che, pur appartenendo Fiume all'Italia, riuscirebbero di vantaggio alla Jugoslavia ed agli altri paesi del retroterra, compresa l'Ungheria. La Jugoslavia senza sostenere spesa alcuna potrebbe godere il frutto d'un regolare servizio marittimo, mentre nello stesso

4%

...

tempo questa soluzione assicur.erebbe al porto di Fiume il movimento che

esso aveva nel passato; il porto di Fiume potrebbe assolvere interamente ila

missione commerciale per cui fu costruito, mentre in mano alla Jugoslavia

andrebbe fatalmente incontro alla decadenza.

Sono appunto considerazioni di carattere economico oltre a ragioni di elementare giustizia, che nell'interesse della pace reclamano che il porto di Fiume non sia assegnato alla Jugoslavia.

In proposito non si deve dimenticare che essendo la Jugoslavia, al pari dell'Ungheria, un ·paese eminentemente agricolo, è inevitabile che tra questi due stati sorga una lotta economica per la conquista dei mercati esteri; ora il possesso di Fiume da parte della Jugoslavia potrebbe determinare quest'ultima ad adottare di fronte all'Ungheria la stessa politica che l'Ungheria a suo tempo faceva valere rispetto alla Serbia; con quanto pregiudizio e pericolo per la pace europea è facile immaginarsi. L'Italia invece possedendo il porto di Fiume, nonchè ostacolare, tenterebbe con ogni mezzo di attirare verso il suo nuovo emporio marittimo il traffico commerciale di tutto il retroterra, senza alcuna distinzione di confini politici.

Volendo quindi adottare un provvedimento che garantisca a lungo la pace, in luogo di assegnare Fiume alla Jugoslavia conviene assicurare all'Ungheria il libero transito delle proprie merci attraverso la Croazia.

Sviscerate tanto le ragioni etniche che economiche che dimostrano in modo ineccepibile che l'unica soluzione ragionevole del problema di Fiume è l'annessione di questa città all'Italia, con garanzie opportune d'indole commerciale a favore del retroterra, ci sia lecito di rilevare infine che .la soluzione prospettata dalla Jugoslavia di annettere Fiume a qut:sto Stato con garanzie da darsi alla popolazione itaiiana è quanto mai illogica anzi ineffettuabile.

Anzitutto la nazionalità di un paese non può essere garantita con trattati internazionali oppure con prerogative autonomi'! specialmente se si sa a priori che lo Stato, che accorda queste prerogative, farà di tutto per non rispettarle.

Più facilmente invece possono essere garantiti i vantaggi economici, quando, ·come nel caso attuale, lo Stato che dà le garanzie ha tutto l'interesse a mantenerle.

Le garanzie nazionali non solo diverrebbero tra breve illusorie, ma potrebbero essere la causa di nuovi conflitti, mentre quelle economiche garantiscono la pace e ,soddisfano le giuste legittime pretese di tutti gli interessati.

La ·città di Fiume nutre perciò ferma fiducia che dopo gli ingenti sacrifici di sangue e di danaro fatti dall'Italia durante l'immane conflitto il congresso della pace non vorrà sanzionare i:l sacrificio morale ed economico d'una delle più importanti città sulla sponda orientale dell'Adriatico che con mirabile virtù ha saputo mantenere intatta attraverso i secoli la propria fede e la propria italianità.

POSCRITTO

Con la formazione del nuovo Stato jugoslavo, all'Ungheria viene a mancare completamente il libero accesso al mare. È perciò necessario che la conferenza della pace garantisca all'Ungheria la libertà dei traffici oltre la Croazia-Slavonia, affinchè lo Stato ungarico pos~a usufruire liberamente del porto di Fiume. Non è

•l

necessario accennare particolarmente che l'Italia in possesso di Fiume avrà tutto l'interesse di agevolare nel miglior modo possibile il traffico ungherese attraverso il nuovo porto adriatico.

Il traffico fra l'Ungheria e il porto di Fiume si svolge principalmente lungo la linea ferroviaria Budapest-Fiume. Ora, per garantire all'Ungheria il libero accesso al mare attraverso la Croazia, sarebbe opportuno istituire una Commissione mista itala-ungherese con sedi a Budapest e a Roma e con delegazioni (succursali) alle stazioni di confine ungherese e italiana verso la Jugoslavia (Gyékényes e Fiume). Tali Commissioni eserciterebbero il controllo del traffico sulla linea ferroviaria Budapest-Fiume, come a suo tempo la Commissione europea del Danubio regolava e sorvegliava il movimento da Sulina a Braila. Eventuali reclami da parte dell'Italia

o dell'Ungheria contro la Jugoslavia o viceversa potrebbero esser deferiti ad un apposito Tribunale da istituirsi all'Aja o al tribunale che sarà chiamato a decidere nelle controversie internazionali.

ALLEGATO

CONSIGLIO NAZIONALE ITALIANO DI FIUME

N. 1567/19.

Il Consiglio Nazionale ed il Municipio di Fiume nominano il signor:

ANDREA OSSOINACK ultimo deputato di Fiume al Parlamento, a Plenipotenziario alla Conferenza della Pace a Parigi, col mandato di rappresentare la Città di Fiume e di rendersi interprete presso tutti i fattori competenti della sua incrollabile volontà di essere unita

all'Italia.

Fiume, 3 marzo 1919. Il Podestà di Fiume Antonio VIco CONSIGLIO NAZIONALE ITALIANO DI FIUME il Presidente: Dott. Ant. GROSSICH

(l) Non si pubblica.

(l) Non si pubblica.

626

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 621. Parigi, 4 marzo 1919, ore 12 (pe1·. ore 15,50).

Da notizie e voci raccolte cui attendibilità sarebbe già confermata da una circolare riservata della massoneria, •che ho potuto avere e ·che comunico a parte, e da primi accenni Matin e PoWique: ultimi colloqui con personalità francesi avrebbero indotto Pasic (che siccome telegrafai (l) nonostante risentimenti personali fu invitato dal Principe di Serbia ad intervenirvi) e lo stesso principe accettare formula conciliativa, alla quale era già pervenuto Trumbic meno intransigente di quanto non lo facciano apparire richieste massime fatte per ragioni tattiche al Comitato Dieci. Secondo tale soluzione, che sarebbe stata illustrata con carte e note, cui preparazione si attese prima riunione con

Facta Pichon ·e Margerie, l'Italia avrebbe Trieste ed !stria fino Pola, Fiume città libera e Dalmazia autodecisione con plebiscito da farsi presenza ufficiali americani. Si spererebbe che Wilson al ritorno consenta riprendere passi opportuni; vescovo Spalato, che in questi giorni ha visto tutte pel'Sonalità francesi e serbe .ed è •stato invitato pranzi, sosterrebbe con fervore tale soluzione e farebbe una viva propaganda credendo rendere servizio italiani, si riserverebbe parlarne riservatamente V. E.: capitali francese ed inglese accetterebbero tale soluzione. Su tale formula, che secondo jugoslavi ·co1stituirebbe prova volontà conciliativa ed arrendevolezza mentre renderebbe omaggio principi Wilson, cui applicazione si preparerebbe necessario da presentare al presidente al rito·rno dall'America. Ripeto riferisco per quello che possa valere.

(l) Cfr. n. 555.

627

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

(Ed. in S. SONNINO, Carteggio 1916-1922, p. 588)

T. 614. Roma, 4 ma1·zo 1919, ore 12,10.

Resto inteso dei tuoi telegrammi. Cercherò di parlare con Mortara e per il resto aspetteremo. Ho comunicato a Rennell Rodd il telegramma di Bonin coi ringraziamenti degli czechi (1). Rimango inteso della tua opinione circa la eventuale inchiesta dei fatti di Saloch e ne parlerò con Diaz più tardi. In via generale osservo essere fuori di dubbio che a noi convenga che non vi stia intromissione interalleata. Si tratta solo di sapere 1se ciò non abbia ad avvenire malgrado noi, visto ·che non può negarsi che la questione per se stessa è intera1leata. L'attitudine degli americani lo ha rivelato abbastanza chiaramente. In altri termini non è già che io desideri l'intervento degli alleati, ma sono gli alleati che intervengono ed occorre quindi parare gli effetti di tale intervento.

628

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 617. Parigi, 4 marzo 1919, ore 12,20 (per. ore 15).

Credo doveroso informare V. E. che tra americani continua irritazione per questione approvvigionamento Boemia e mancata discussione questione incidenti Lubiana. So di critiche anche fatte, ieri sera, in conversazione al Ritz. Hoover sarebbe stato informato che promessi treni non sono partiti e

s1 riterrebbe che ciò sia dovuto difficoltà create risentimento autorità militare.

S. E. Sonnino continua a mantenersi nel più assoluto isolamento che americani ed inglesi persino trovano eccessivo e dannoso: tutti :invocano ritorno

V. E. Non ho mancato informare riservatamente S. E. Crespi che fa possibile per rabbonire ambiente.

(l) Cfr. nota 5 a p:lg. 445.

629

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 616. Roma, 4 marzo 1919, ore 13,35.

Comando Supremo mi ha diretto telegramma n. 3424 (l) che fu trasmesso a capo delegazione llllilitare italiana cioè al generale Cavallero. Ti prego di prenderne notizia anche in quanto il telegramma stesso dà spiegazioni che mi sembrano sufficienti ai dubbi che io avevo sollevato circa qualità interaUeanza della delegazione di Lubiana, i quali dubbi ti avevo espresso in un mio prece~ dente telegramma.

630

IL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 622. Pa1"igi, 4 marzo 1919, ore 16 (per. ore 17,50).

Sonnino mi ha comunicato tuo lungo telegramma ieri (2) e sua risposta (3). Mentre concordo con Sonnino nella necessità esigere assolutamente riparazioni dovuteci perchè cedere vorrebbe dire avvilirci anche di fronte americani con incalcolabili conseguenze, dissento da Sonnino nel concetto di attendere soluzione della questione senza preoccuparci della ripercussione. Non è esatto che questa non sia più esistente. Invece esiste e può diventare gravissima. Intanto abbiamo promesso fare possibile perchè treni per Boemia siano cinque giornalieri e sono ancora tre. Ti prego dare ordini perchè numero cinque treni per sola Boemia sia raggiunto qualunque costo. Qualora non fosse rag~ giunto, saremo inevitabilmente sconfitti e ridicolmente :sconfitti, essendo incon~ cepibile che Italia, non possa fare due treni giornalieri in più per mantenere

(2} Cfr. nota 4 a pag. 445.

'Il'

promessa in questione tanto decisiva. Poiché Giuffrida mi telegrafa anche in questo momento che da due giorni non partono treni per Vienna da Trieste, ti prego usare estrema energia. Vedo che autorità militari e ferroviarie non hanno affatto capito che dal rifornimento Vienna e Boemia dipende in questo momento questione politica decisiva importanza; bisogna farglielo capire subito. Credo sarebbe opportuno tu mandassi uomo capace superare qualsiasi difficoltà, gli spiegassi veritiera intera situazione, gli conferissi pieni poteri, lo mandatssi subito conferire Diaz e Badoglio e così cinque treni giornalieri per Boemia, più due treni giornalieri per Vienna fossero assicurati, come se si trattasse vincere battaglia decisiva, perchè siamo proprio in battaglia decisiva. Intanto telegrafa energia ordini. Farmi poi assolutamente necessario portare questione davanti consiglio guerra, poichè jugoslavi non danno la .soddisfazione fatta sperare da Butler. Farmi certo che tirare le cose in lungo e cercare per forza inerzia come [fa] Sonnino è estremo pericolo. Pregoti considerare mia opinione come profondamente esternata basata su assieme nostra posizione •politica e conseguente tutti miei precedenti telegrammi.

(l) -Non si pubblica, ma sull'argomento cfr. n. 640. (3) -Cfr. n. 615.
631

L'ADDETTO ALL'UFFICIO STAMPA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, APERLO, AL CAPO GABINETTO DEL MINISTRO DEGLI INTERNI, FLORES

(ACS, Carte Orlando)

T. 623. Parigi, 4 marzo 1919, ore 16.

Compio dovere rispondere suo telegramma stanotte autorizzato da Natoli tuttora indisposto.

Torno adesso dall'avere conferito personalmente col conte Aldrovandi che mi ha detto di ,rispondere al presidente del consiglio ed a lei che quando egli ritenga dare comunicato suppletivo o direttive speciali lo ha fatto e lo farà, che altrimenti come nei giorni passati non avendo nulla da aggiungere al comunicato ufficiale si asterrà ampliarlo o commentarlo. Ad obiezioni fattegli che Governo francese trova modo fare giornalmente in Italia comunicati esplicativi, mi ha r~sposto essere pronto rivedere comunicati Havas riducendoli o modifì.candoli e non disdegnando ammettere così che abbia bisogno tale guida per redigerli. Ma per fare ciò occorrerebbe che Havas fosse procurato immediatamente Parigi, non essendo possibile servirsi ripetizioni da Roma che giungono sempre ritardo, e come per ultimi due comunicati dopo 48 ore dalla seduta cui riferisconsi. Forse tali Havas potrebbero aversi qui direttamente, in via riservata, ma su tale possibilità e soprattutto opportunità occorre avere elementi sicuri sui quali riservo riferire.

Ragione fondamentale e vera di questa incresciosa condizione da lei rilevata è quella da me accennata con perfetto presentimento sue giuste osser

vazioni nel telegramma direttive iersera, dell'opera cioè completamente negativa quando non è stata ostruzionistica del gabinetto esteri nei riguardi servizio stampa in genere e nostro ufficio in ispecie, oltre a ciò e tenendo conto assenza del presidente consiglio che dava sempre ampie notizie che consentivano note eS<plicative trasmesse, la prego inoltre considerare argomenti trattati sommariamente questi giorni poco interessanti per noi, così da non prestarsi a svolgimento per nostro particolare studio e del fatto che assenza Clemenceau consiglio dieci aveva rallentato suoi lavori, e non ha tenuto riunione 28 febbraio, 2 marzo, e non terrà oggi. Posso assicurarla che tanto Giannini che io abbiamo messo e mettiamo ogni impegno per fare nostro dovere e vincere ogni ostruzionismo, e la prego credere che nè a lui nè a me nessuno aveva mai pensato di dare mortificazioni che qui abbiamo subite. Questa risposta è stata vista da Natoli che ossequia con me.

632

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. R. P. 625. Roma, 4 marzo 1919, ore 21,10.

A tuo telegramma del pomeriggio di oggi (1). Richiamerò su di esso l'attenzione dii Diaz che trovasi a Roma. Debbo tuttavia dirti che stamane avendo avuto con lui un lungo colloquio, lo avevo spontaneamente incitato a moltiplicare treni per Tarv:is. Diaz mi ha risposto che si fa tutto il .possibile in tal senso ma che la difficoltà proviene dal fatto della deficienza del materiale ferroviario che gli stessi paesi interessati dovrebbero fornire. Ha aggiunto che anzi trecento carri italiani sono stati adibiti a tale servizio, ciò che rappresenta da 'Parte nostra un vero sacrificio, avuto riguardo alle nostre deficienze. Quali dunque che siano per essere le mie premure su Diaz, ho avuto ragione di temere che non potranno vincere difficoltà di ordine materiale. D'altra parte non mi spiego ringraziamento fatto, dagli czechi a Bonin, che mi fu telegrafato da Sonnino (2). Contro questo fatto starebbe la permanente irritazione degli americani, che mi risulta dal tuo telegramma ma anche da altre fonti. Sai bene le mie idee circa il portare la questione nel consiglio dei dieci, dove una azione risoluta potrebbe finire con imporre agli jugoslavi quelle riparazioni cui si erano già quasi indotti dopo il mio passo energico presso la delegazione che mi venne a trovare. Condivido le tue preoccupazioni nel senso che, seguitando nell'attuale via possano sopravvenire complicazioni peggiori e porsi questo dilemma: o cedere con nostro disdoro o ricorrere alla violenza.

(l) -Cfr. n. 630. (2) -Cfr. nota 5 a pag. 445.
633

L'UFFICIALE DI COLLEGAMENTO PRESSO L'ESERCITO ALLEATO D'ORIENTE, VITELLI, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ

T. 824. Costantinopoli, 4 marzo 1919, ore 21,13 (per. ore 18,40 del 5).

Vi sono stati disordini regione Smirne dovuti in parte ai profughi greci rimpatriati alcuni dei quali essendo .stati militari nell'esercito .greco vestono ancora divisa. Turchi accusano ufficiali Croce Rossa greca di fare propaganda e contrabbando di armi. Greci accusano turchi di massacri di greci nell'interno. Ambedue sono interessati esagerare portata di questi avvenimenti: greci per dimostrare necessità intervento alleati che sperano sarà prevalentemente greco, turchi per aumentare responsabilità greca nei disordini [e] cattivarsi benevolenza grande potenza. Vi è certamente grande eccitazione in regione Smirne ed altre parti Asia Minore in attesa decisione Conferenza Pace e vi è molto contrabbando d'armi da isole... (1). Ciò potrebbe portare a massacri essendo per ora quasi impossibile disarmare popolazione. Notizia qui molto diffusa di sbarco truppe inglesi maggioranza e greche regione Smirne non è vera.

634

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 271. Roma, 4 marzo 1919, ore 2.2.

Ambasciatore di Spagna mi ha fatto oggi per incarico proprio Governo comunicazione seguente senso:

Governo spagnuolo è stato sgradevolmente sorpreso che Francia senza alcun preavviso abbia portato dinanzi conferenza pace questione Marocco. Governo spagnuolo rivolge Governo italiano preghiera voler prendere iniziativa nel senso che qualora questione ritorni esame conferenza ciò non avvenga senza ·che Spagna sia ·sentita.

Governo spagnuolo ha fatto pregare altri Governi associati di voler appoggiare iniziativa italiana. Gli è stato risposto che questa .comunicazione sarebbe stata subito portata a cognizione dell'E. V.

Nel corso conversazione ambasciatore di Spagna ha ricordato che durante rla guerra Governo francese ha sempre rinviato a dopo ·cessazione ostilità le aperture Spagna per esaminare questione del Marocco: che azione

della Francia di portare senza preavviso alcuno questione dinanzi conferenza è stato un atto maleducato che ha fatto impressione di coltellata nella schiena ed è tanto più singolare dopo silenzio mantenuto nel recente viaggio Romanones Parigi e conclusione anticipi finanziari spagnuoli a Francia, che Marocco è per la Francia semplice questione coloniale mentre per la Spagna è questione vitale sulla quale è da anni imperniata la sua politica estera.

(l) Gruppo indecifrato.

635

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA

T. 208. Parigi, 4 marzo 1919.

A telegramma n. 29 (1).

Date considerazioni esposte da V. S. azione potrà essere limitata territorio compreso accordo agosto 1917. Circa epoca prels,entaziéme domande riferiscomi mio telegramma n. 200 (2).

636

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A PRAGA, LAGO

T. 209. Parigi, 4 marzo 1919.

Comando Supremo richiama attenzione su seguenti considerazioni: • Corpo d'esel'cito ceco-slovacco combattente su fronte italiano, che doveva formare primo nucleo esercito nazionale ceco-slovacco e cui organizzazione era stata affidata a generale Piccione, venne invece inviato in Slovacchia ove si svolgevano operazioni belliche di cui generale Piccione assunse direzione. In assenza elemento militare italiano a Praga vi si andò sostituendo influenza francese che si affermò decisamente a scapito della nostra con arrivo missione militare del generale Pellé. Ad ovviare a ciò Comando Supremo ritiene necessario invio Praga almeno un reggimento ceco-slovacco proveniente da Italia ed attualmente in Slovacchia; affermare in ogni occasione importanza azione italiana in favore organizzazione militare 'ceco-slovacca e nostra simpatia e desiderio di favorirla; esaminare anche eventualità di distribuzione onorificenze militari italiane; organizzare solenne ingresso a Praga truppe cecoslovacche attualmente ancora in Italia •.

(l) -Non si pubblica. (2) -Si tratta del seguente telegramma di Sonnino a Sforza datato Parigi, 2 marzo 1919: ' A rapporto [sic] n. 23 Gab. Approvo tenore indirizzo che potrà essere inviato man mano possibile contemporaneamente a delegazione italiana pace ed a segretariato conferenza. Commissione dovrebbe essere composta anche notabilità locali. Circa Dino assicuro benevolo appoggio senza per altro dare nessun affidamento».
637

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'ALTO COMMISSARIO A SOFIA, ALIOTTI

'T. 210. Parigi, 4 marzo 1919.

Per conoscenza ed uso riservatissimo informo che davanti commissiOni varie per esame domande territoriali tendenza delegazioni straniere è contraria Bulgaria. Delegazione italiana non manca di portar luce su elementi moUeplici condizioni Bulgaria nel passato e futuro invitando tener conto interessi popolo bulgaro e cercando ottenere benevolt:nza o almeno attenuare tendenza sfavorevole.

638

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZ:E ITALIANE NEI BALCANI, S. PIACENTINI

r. 211. Parigi, 4 marzo 1919. Per conoscenza ed uso circospetto fra cotesti centri albanesi informo che davanti commissione per esame domande territoriali tendenza delegazioni straniere è favorevole in misura diversa alle richieste greche. Rivendicazioni albanesi non trovano benevolenza. Delegazione italiana non manca di portar luce su elementi molteplici condizioni Albania nel passato e futuro invitando tener conto int~ressi popolo albanese e cercando ottenere benevolenza o almeno attenuare tendenza sfavorevole. Circa Albania settentrionale jugoslavi chiedono portare confini al fiume Drin e staccare Albania dai laghi. Questione sarà esaminata in 3ettimana. Prego voler dare comunicazione di Quanto sopra a colonnello Lodi e comandante Perricone raccomandando far trapelare cOtl prudenza e consigliando sem

pre concordia e coesione intorno Governo provvisorio e delegazione albanese al congresso.

639

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 761. Roma, 4 marzo 1.919.

Telegramma di V. E. n. 937 (1).

Charmant non insiste sulla sua idea. Avendo espresso desiderio essere ricevuto dal presidente del consiglio ho conferito con S. E. Orlando il quale concorda colle vedute di V. E.

·•

Charmant ricevuto stamane mostravasi assai soddisfatto accoglienza avuta

da presidente del consiglio. Conta partire per Svizzera domani sera. Sosterrà presso Karoly idea che Ungheria mandi alle potenze un memoriale illustrativo analogo a quello bulgaro. Dal suo soggiorno in Italia egli sembra aver tratto un ancora maggiore convincimento che Fiume debba essere assegnata all'Italia.

(l) Non si pubblica, ma sull'argomento cfr. nn. 543 e 559.

640

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO (l)

T. 910/1960. Comando Supremo, 4 ma·rzo 1919 (per. il 5).

Rispondo (2) 3424.

Circa eventuale composizione interalleata delegazione di Lubiana della commissione [armistizio] rappresento che, allorquando alleati vennero richiesti partecipazione commissione [armistizio] Vienna, essi concordi declinarono invito !asciandoci liberi comporla con nostri rappresentanti. Al momento attuale, dopo incidente occorso e senza vi siano nuovi ed evidenti motivi per costituire una commissione interalleata, e poi limitare tale misura a sola delegazione Ll.lbiana, costituirebbe evidente grave menomazione del nostro prestigio che è necessario assolutamente evitare. Circa mancata identificazione colpevoli incidenti Saloch questo comando non ha che da riferirsi a procedimenti analoghi seguiti autorità austro-tedesche per i noti incidenti di Woergl e Linz. Come risulta dai rapporti trasmessi a codesta presidenza con elenco 1899 A C al ministero due corrente le responsabilità sono così precise e facilmente accertabili che solo malvolere Governo Lubiana e desiderio dilazionare soluzione incidenti può fare rispondere che il risultato di una prima inchiesta è stato affatto negativo. Chiusura sbarramento verso .Jugoslavia non si ripercuote su rifornimento per Boemia e Vienna. Le due linee Brennero e Tarvis .sono per ora ·Sufficienti. Irregolarità e arresto fino ad ora verificatisi sono essenzialmente dovuti a mancanza materiale di trazione .mobile. Per ovviare a questa già vennero impegnati trecento vagoni nostri contrariamente assicurazioni ricevute che locomotive e carri sarebbero stati forniti da Austria tedesca e Boemia. Sfruttamento linea Lubiana non arrecherebbe perciò attualmente nessun vantaggio sensibile mentre al contrario darebbe a jugoslavi sensazione avere noi dovuto cedere pressioni alleati e creerebbe il problema ... (3) scorta che se italiana non potrebbe non dar luogo a gravt incidenti, se alleata comporterebbe jugoslavi concetto di influenze alleate suespresse. Ritengo pertanto che convenga insistere atteggiamento assunto mentre assicuro che tutto viene fatto perchè esecuzione approvvigionamento Vienna e Boemia assuma la voluta regolarità. Ma come si è detto è questione di materiale ferroviario, non di linee.

'Il·

(l) -Il telegramma venne inviato, per conoscenza, ai ministeri degli Esteri e della Guerra, divisione stato maggiore, e alla delegazione italiana alla conferenza della pace, sezione militare. (2) -Sic, ma probabilmente si tratta di un errore di decifrazione perché il tel. 3424 è del comando supremo, come si rileva dal doc. n. 629. (3) -Gruppo indecifrato.
641

IL COMMISSARIO POLITICO PRESSO LA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A VIENNA, MACCHIORO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 99. Vienna, 4 marzo 1919.

Telegramma di V. E. 195 del 2 corrente (1).

Generale Segre ha chiesto al Comando Supremo istruzioni circa modo con cui dovrà effettuare reingresso ufficiali italiani Lubiana e cioè se ufficiali debbano semplicemente rientrare facendo visita autorità locali o se debbano essere accompagnati dal generale, al quale dette autorità dovrebbero fare visita.

642

L'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, ARONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T.106. Washington, 4 marzo 1919.

Nei due giorni scorsi la stampa si è occupata con telegramma da Parigi e con commenti propri delle relazioni tra italiani e jugoslavi, riportando esistenza di una situazione particolarmente seria e accennando all'incidente di Lubiana. Giornali autorevoli caratterizzano incidente medesimo come l'episodio culminante di uno stato di cose cui ha contribuito intransigenza di ambo le parti. Nel fatto specifico anche stampa, solitamente favorevole agli jugoslavi, riconosce e biasima però la smoderatezza jugoslava raccomandando a tutti spirito conciliativo. Alla questione itala-jugoslava si accenna anche come a quella che potrebbe vantaggiosamente ·costituire materia per un primo esperimento dell'applicabilità della lega delle nazioni. La propaganda jugoslava qui continua intanto nel tono meno violento che le ha impresso questo ministro Serbia e professa talvolta di assumere tendenze concilianti. Telegramma da Parigi avendo poi riportato che nelle domande jugoslave alla Conferenza della Pace si fissava l'Isonzo come linea di confine dell'Italia e su tali pretese essendo stato chiesto da taluni rappresentanti della stampa il parere di questo Governo, mi risulterebbe ·Che un a.Ito funzionario di questo dipartimento di Stato si sarebbe confidenzialmente espresso nei termini seguenti, in cui d'altronde si può scorgere in modo manifesto la rispondenza nei commenti di taluni giornali: • Le domande jugoslave sono inverosimili e sappiamo che sono ritenute tali dagli jugoslavi stessi. Essi chiedono un massimo inverosimile sperando ottenere un minimo ragionevole. Abbiamo riconosciuto

il regno dei serbo-croati e sloveni nel senso che unione di questi popoli rappresenta unione della razza jugoslava. Ma non abbiamo preso impegno nè per forzare unione stessa nè per sostenere la forma di Governo monal'chico. Ambedue questioni sono da risolvere secondo il principio della " Self-determination" •.

(l) Si tratta della comunicazione fatta da Sonnino a Macchioro del tel. pubblicato al n. 576.

643

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

N. 1173.

Roma, 4 marzo (l) 1919.

Con telegramma posta n. 2045 in data 6 febbraio corr. l'E. V. mi comunicava il telegramma direttole da R. Mintstro in Addis Abeba per informarla che un gruppo finanziario britannico. di cui fa parte Sir H. Harrington, antico Ministro d'Inghilterra in Addis Abeba, avrebbe intenzione di assumere la gestione della Banca d'Abissinia, rilevandola dalla Banca Nazionale d'Egitto, in modo che la Banca d'Abissinia diventerebbe autonoma ed assumerebbe carattere spiccatamente inglese.

Il Conte Colli, nell'avvertire che trattative in tal senso sarebbero già in corso, 1soggiungeva che, pur ammettendo la opportunità di sottrarre la Banca di Abissinia dalla Banca Nazionale d'Egitto, riteneva necessario che i nostri interessi fossero tutelati con una larga nostra partecipazione aHa nuova progettata combinazione finanziaria.

Dal Governatore ·dell'Eritrea sono ora informato del successivo telegramma diretto il 21 .corr. (2) all'E .V. dal Conte Colli per confermare [a notizia circa le intenzioni del gruppo finanziario, capitanato da Harrington, di rilevare la gestione della Banca d'AbiSisinia e sottrarre Ras Tafari da ogni ingerenza della Banca Nazionale d'Egitto, e per avvertire che avendo Harrington telegrafato al Ministro Britannico in Etiopia essere sua intenzione di partire per Addis Abeba al fine di concludere l'affare, quel Ministro Britannico avevagli risposto esponendo la neces:Sità di accordarsi con gruppi italiano e francese.

Data l'importanza del fatto e l'urgenza di portarvi tutta l'attenzione per la tutela dei nostri interessi politico-economici in Etiopia, ho scritto al collega del Tesoro ricordando che con atto di concessione di Menelich del 10 marzo 1905, la Banca Nazionale d'Egitto veniva autorizzata a costituire e stabilire in Abissinia una compagnia bancaria col nome di • Banca d'Abissinia •, gli statuti della quale dovevano essere fissati dalla stessa Banca Nazionale d'Egitto, e che del gruppo finanziario, che addivenne alla costituzione della Banca d'Abissinia sorta con un capitale di Lst. 100.000 portato in seguito a Lst. 500.000 facevano parte, oltre a vari sudditi inglesi e ad un suddito tedesco, tre Italiani e, cioè i signori Bohor Naggar, Raffaele Finzi e Umberto Ebano.

La concessione di Menelich ha carattere di esclusività a favore della Inghilterra, ed essendo anteriore all'accordo a tre di Londra del 13 dicembre 1906,

'Il•

toglie all'Italia la facoltà di reclamare in modo che nessun'altra banca potrebbe funzionare in Etiopia.

Ciò ricordato, ho interessato S. E. Stringher, che già in passato ebbe personalmente ad interessarsi della Banca d'Abissinia come Direttore Generale della Banca d'Italia, di avvisare al miglior modo della nostra partecipazione alla accennata impresa, e prendere in seguito opportuni accordi con l'E. V. e con me circa le modalità con le quali l'azione concretata dovrebbe esplicarsi.

Ora, in rapporto alla questione di cui si tratta, io debbo con l'E. V. riferirmi a quanto è nel nostro programma pel dopo guerra, nei riguardi dell'Etiopia, basato nel disinteressamento politico di Francia e Inghilterra in Etiopia in virtù del quale la Banca d'Italia, o un Sindacato bancario italiano da costituirsi, dovrebbe sostituirsi alla Banca Nazionale d'Egitto nella concessione del 10 marzo 1905 fatta da Menelich, in seguito alla quale è sorta la Banca d'Abissinia che, per conseguenza, dovrebbe essere sostituita da un Istituto bancario italiano.

Dato un tale nostro interesse prevalente in questo momento di decisione delle sorti delle varie regioni dell'Africa, io debbo rappresentare all'E. V. la necessità per noi che, mentre col competente concorso del Ministro del Tesoro si esaminano i mezzi più acconci per un intervento finanziario italiano nell'impresa accennata. la questione della trasformazione della Banca d'Abissinia, secondo il progetto del gruppo finanziario inglese, di cui Harrington è l'anima, rimanga impregiudicata, mentre l'organica sistemazione dei reciproci rapporti politico-economici tra Italia, Francia e Inghilterra nei riguardi dell'Etiopia è ancora in esame.

Confido che la E. V. si associ a tale ordine di idee e che promuova l'opportuna azione. Ad ogni modo, di quanto l'E. V. sarà per fare le sarò particolarmente grato se vorrà tenermi sollecitamente informato (1).

(l) -L'originale reca, per evidente errore, la data del 4 febbraio. (2) -Non si pubblica.
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IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, ALL'INCARICATO D'AFFARI DI SERBIA A ROMA, ANTONIJEVIC

D. 6344/25. Roma, 4 marzo 1919.

J'ai l'honneur de porter à Votre connaissance les faits qui suivent.

Le 12 février dernier des soldats yougoslaves en uniforme de l'Etat serbe déchirèrent et brulèrent des drapeaux italiens décorant un train en transit par la station de Saloch (Lubiana) qui rapatriait des internés italiens. Les m~mes soldats salirent les· écussons italiens dessinés sur plusieurs wagons, débitant des injures grossières à l'adresse de l'Italie.

Un officier italien faisant partie de la Mission Militaire italienne de Lubiana fut chargé de protester énergiquement et de demander la punition des coupables.

S. -E. Sonnino».

Non seulement aucune mesure ne fut p rise dans ce sen:s par les Autorités Serbes, mais le vingt février tous les membres de la Mission Militaire italienne furent 'invités à quitter immédiatement Lubiana, 1sous prétexte que l'Etat yougoslave ayant été reconnu par l'Entente, le territoire de Lùbiana ne faisait plus partie de l'ancienne Monarchie austro-hongroise.

Le Quartier général italien a conséquemment ordonné la suspension des communications entre l'Italie et les pays yougoslaves.

J'ai l'honneur d'avoir recours à Votre intermédiaire en Vous priant d'appeler Ia plus serieuse attention du Gouvernement Royal de Serbie sur la gravité de ces faits, et de lui demander que des mesures immédiates soient prises. Dans le cas contraire le Gouvernement Royal se verrait obligé à employer sans autre les moyens autorisés par les clauses de l'Armistice avec l'Autriche.

(l) -Annotazione marginale del documento: " S. E. Colosimo desidera sia mandata a
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IL COMMISSARIO POLITICO PRESSO LA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A VIENNA, MACCHIORO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 97. Vienna, 4 marzo 1919.

Il signor Tusar, ministro czecoslovacco a Vienna, ha manifestato il desiderio, di conferire col generale Segre e con me, in ordine all'attuale situazione politica. Riepilogherò brevemente quanto egli ci ha detto in tale conferenza.

Il Governo austro-tedesco tenta di far scoppiare un movimento rivoluzionario nello Stato czecoslovacco e si adopera intanto a provocare scioperi ed agitazioni operaie. Finora però, tali tentativi non sono stati coronati da successo. Anzi il Governo austro-tedesco è stato avvertito che se scoppieranno delle agitazioni operaie nella Boemia, l'Austria Tedesca ne pagherà le <:onseguenze, perchè non riceverà dalla Boemia il carbone di cui ha bisogno.

È caratteristico l'incidente del vice console tedesco a Praga, che, dopo esser stato lungamente sorvegliato, ha finito con l'essere arrestato. Nella valigia sequestratagli si trovarono carte geografiche, piani, itinerari delle strade tl.i penetrazione dalla Germania in Boemia, senza parlare di valori sui quali egli intendeva di speculare.

Il signor Tusar ha avuto una conversazione con questo cancelliere di Stato, signor Renner, di cui è amico da vent'anni e col signor Bauer, ministro degli Affari Esteri. Dichiara di aver trovato entrambi molto ottimisti, però da un loro speciale punto di vista. Secondo questi due uomini politici, la pace che sarà imposta da Parigi alla Germania ed all'Austria, non sarà più vitale di quella di Brest-Litowsk o di Bukarest. L'America è ostile ad ogni imperialismo ed in Inghilterra, in Francia, in Italia esiste contro l'attuale stato di cose un fortissimo malcontento, che fa prevedere prossimi rivolgimenti. È solo 'lllora che si potrà avere una pace definitiva e cioè senza vincitori nè vinti. O piuttosto la democrazia sociale sarà stata la sola trionfatrice.

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Secondo il signor Tusar questo stato d'animo sarebbe diffuso in Germania ed in Austria, dove moltissimi s'illudono che si possa riavere con la rivoluzione ciò che si è perduto con le armi. Converrà quindi sorvegliare i maneggi dei rivoluzionari austro-tedeschi.

D'altra parte, l'Inghilterra e segnaiamente l'America avrebbero commesso degli errori nei loro rapporti con gli austro-tedeschi. Inghilterra ed America non conoscono i tedeschi abbastanza e perciò appena firmato l'armistizio, li hanno trattati con ogni benevolenza. Così, ad esempio, la commissione inglese di sir Cunnigan e quella americana del prof. Coolidge, entrambe residenti a Vienna hanno avuto per gli austro-tedeschi ogni sorta di bontà. Ma gli austro-tedeschi « machen sich lustig » di costoro.

Il signor Tusar ha ancora ac,cennato aLl'esistenza nell'Austria Tedesca di armi e munizioni ed ha finito col richiamare quasi incidentalmente (ma era probabilmente lo scopo principale di tutto il discorso) l'attenzione del generale sulla presenza nella nostra missione in Slovac,chia di un ufficiale italiano, credo sia il generale Rossi, il quale parrebbe poco disposto a far, in tutto e per tutto, esclusivamente gli interessi czecoslovacchi ed avrebbe detto: « Io sono un rappresentante dell'Intesa, e non degli czecoslovacchi ».

Questi, in sostanza, i disco11si del :Siignor Tusar: ~spirati allo spirito d'intransigenza abituale negli czeco-siovacchi, e, per giunta, questa volta alquanto vaghi.

V'è un solo punto in cui si può essere d'accordo con lui senza riserve ed è quando egli dice, che occorre far una speciale attenzione e prendere speciali precauzioni, affinchè lo spirito rivoluzionario, diffusosi dalla Russia nella Germania e nell'Austria, non abbia ad estendersi anche altrove.

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APPUNTO DELL'ESPERTO TECNICO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, CASTOLDI

Parigi, 4 marzo 1919.

Il colonnello Castòldi, recatosi a trovare il prof. Day, membro della delegazione americana, venne da esso ricevuto nel locale dove stava lavorando assieme a taluni disegnatori.

Uno di questi ultimi lavorava ad una carta etnografica della Jugoslavia, di grandi dimensioni (m. 2 per 3 circa).

Dalla disposizione dei colori il colonnello Castaldi potè rilevare che gli italiani erano segnati in rosso, gli sloveni in verde chiaro, i serbo-croati in verde cupo.

Dalla parte relativa agli italiani erano segnati in color :rosso:

Trentino: una parte soltanto di esso che giungeva poco più a nord della città di Trento; !stria: tre macchie circolari sulla costa occidentale dell« penisola; Regione dell'Isonzo: un triangolo sul basso fiume fino alla regione costiera; Dalmazia: nessuna macchia rossa (1).

Il ì Annotazione marginale di De Martino: « Combinato con Day che nostri funzionari si recheranno al Crillon per fornire elementi tecnici 5/3 »; annotazione marginale di Galli: « 7-3. Visto il Lunt con Vannutelli -Lo rivedremo anche lunedì 10-3 ».

18 -Documenti diplomatici -Serie VI -Vol. II

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NOTIZIE SULLA CONFERENZA

BOLLETTINO N. 50 CONFIDENZIALE. Parigi, 4 marzo 19l!ì.

La missione jugoslava a Parigi si trova molto accasciata in seguito al grande successo ottenuto da S. E. il Barone Sonnino nell'abbinamento della trattazione delle questioni di frontiera. Però ha deciso di aspettare la venuta di Wilson nella speranza di farsi ricevere e controbattere le influenze italiane che hanno determinato l'insuccesso dell'arbitrato. La missione jugoslava si presenterà a Wilson in forma ufficiale e farà valere le seguenti ragioni:

l) che i cattolici della Dalmazia non sono contrari all'unione con la Serbia ortodossa e ciò verrà dimostrato anche dal fatto ·che i componenti la missione sono quasi tutti prelati cattolici, perchè la costituzione del nuovo regno dei Serbi Croati e Sloveni ha già dato nel programma di Trumbié tutte le garanzie dal punto di vista confessionale;

2) che la missione jugoslava attualmente a Parigi è ·composta dei rappresentanti di quella parte della Dalmazia non occupata dalle truppe italiane in virtù delle clausole dell'armistizio, e ciò perchè il provvisorio Governo militare italiano non permette ai croati (jugoslavi) di Zara e Sebenico di manifestare liberamente le loro opinioni politiche;

3) che il comandante delle truppe italiane d'occupazione Amm. Millo ha instaurato nei .paesi occupati un sistema austriaco d'internamenti e confinamenti di patrioti jugoslavi. Una delle tante vittime di codesto sistema sarebbe il dottor Bogié, medico di Sebenico, serbo (jugoslavo) di nazionalità il quale è stato per ragioni politiche internato in Sardegna. Questo dottor Bogié avrebbe, nell'anno 1917, essendo medico militare austriaco nel porto di Sebenico, protestato ad una mensa di ufficiali contro certe insinuazioni di altri ufficiali nei riguardi della morte di Cesare Battisti che ha saputo morire da vero eroe. II dottor Bogié avrebbe ancora preso parte in una protesta contro ufficiali austriaci i quali eccitarono la teppa croata di Sebenico ad insolentire i marinai italiani, prigionieri di un dirigibile italiano catturato (Città di Jesi), di passaggio per Sebenico;

4) che l'opinione pubblica italiana e la stampa italiana sono state ingannate e sviate dalla propaganda dei cosidetti italianizzanti di Dalmazia emigrati allo scoppio della guerra mondiale in Italia, e che il Governo italiano ha sfrqttato codesta propaganda per scopi imperialistici;

5) che gli jugoslavi hanno una propria arte nazionale svoltasi precisamente in Dalmazia e precisamente a Spalato, della quale arte avrà luogo ai 15 di questo mese una esposizione al Petit Palais dei Campi Elisi. Il Mestrovié, scolaro di Rodin e il Descovich altro scultore dalmata vi esporranno le loro opere;

6) che gli jugoslavi non sono barbari, ciò che venne dimostrato anche dal fatto che fra i componenti la m~ssione si trova monsignor Brulié, conservatore del Museo Archeologico di Spalato, al quale si deve se l'arte romana di Dalmazia è stata sinora conservata all'ammirazione universale, cosa che non hanno fatto gli italiani che pure hanno dominato politicamente ed economicamente la Dalmazia sino al risveglio dell'idea croata nazionale: cioè da tempi memorabili sino al 1860;

7) ciò nonostante, la missione jugoslava, dolentissima che non sia riuscito alla delegazione serba di far trionfare la tesi dell'arbitrato, è pronta ad addivenire ad un accordo che sarebbe accetto anche a una parte dell'opinione pubblica italiana non traviata dai sogni imperialistici di quei circoli che ora hanno una grande influenza nella orientazione politica della nazione italiana.

Le basi sulle quali gli jugoslavi addiverrebbero ad un accordo sono le seguenti: I) Trieste, città libera per garantire al popolo sloveno il libero accesso al mare;

Il) la ,cessione di una striscia della costa istriana con garanzie linguistiche e scolastiche agli slavi (d'altro canto gli jugoslavi garantirebbero agli italiani indigeni di Dalmazia l'erezione di scuole italiane).

L'ordine impartito alla missione jugoslava di recarsi a Parigi è venuto da Belgrado.

La missione farà capire a Wilson che essa è la parte più conciliante della popolazione dalmata, croata e slovena e che la delusione dei suoi postulati nazionali potrebbe provocare nel nuovo regno jugoslavo seri disordini.

648

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 626. Roma, 5 marzo 1919, ore 11,05.

Facendo seguito mio teleg,ramma dì ieri sera (l) ti comunico che dietro i passi da me fatti generale Diaz ha diramato disposizioni assai energiche per moltiplicare treni nel senso desiderato.

649

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 627. Roma, 5 marzo 1919, ore 11,30.

Avevo diretto al nostro ambasciatore a Londra un messaggio (2) da far pervenire a Lloyd George relativo alla grossa questione del tonnellaggio dì cui ti avevo telegrafato a proposito del grave allarme segnalato da Attolico. Non è stato

possibile all'ambasciatore di vedere Lloyd George prima di ieri nel momento in cui stava per partire per Parigi. Ti trascrivo telegramma di Imperiali: • Con calorosissime raccomandazioni gli ho consegnato messaggio redatto insieme ad Attolico ordine di V. E.. Lloyd George mi ha promesso avrebbe immediatamente diretto lettera personale al ministro navigazione invitandolo fare possibile alleviare nostre difficoltà e .riferirgli Pa11igi ,risultati sua azione. Riterrei assai utile ministro Crespi con sua speciale autorità appoggiasse personalmente presso Lloyd George a Parigi pratiche da me iniziate qua •. Ti prego quindi di occuparti della cosa in relazione a quanto sopra.

(l) -Cfr. n. 632. (2) -Cfr. n. 608.
650

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 633/1006. Parigi, 5 marzo 1919, ore 11,35 (per. ore 16,50).

Telegramma n. 613.

Nelle presenti circostanze non mi sembra il caso procedere occupazione italiana o intervenire eventuale occupazione italiana Sign che dobbiamo considerare porto speciale riservato alla Croazia.

651

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 637. Parigi, 5 marzo 1919, ore 20,20 (per. ore 22,10).

Oggi comitato Dieci durante discussione proposta consiglio supremo economico per approvvigionamento Austria, Hoover prese parola sostenendo necessità accentrare direzione movimento ferroviario ed approvvigionamento Austria per prevenire in ogni caso ripetersi chiusura frontiera. Ciò aprì discussione incidenti Lubiana iniziata Balfour ,che appoggiando proposta Hoover sostenne non doversi in alcun caso impedire approvvigionamenti alimentari.

S. E. Crespi spiegò incidenti dimostrando come approvvigionamento non fosse stato sospeso pur essendo mancate riparazioni e S. E. Sonnino rispondendo Hoover tentò respingere ,proposta e chiese poi rinvio discussione il che non fu favorevolmente accolto altri ministri. Discussione che seguì ,sarebbe stata vivace e solo dopo impegno preso Sonnino riferire subito V. E. che comitato voleva deliberare immediata apertura frontiera fra Italia Jugoslavia è stato concesso rinvio esame nuova proposta Hoover a venerdì. Durante discussione Clemenceau avrebbe osservato che Sonnino solleva una questione amor proprio mentre in questi momenti tale sentimento dovrebbe tacere come tacque

Il•

per lui occasione incidenti fra marinai italiani e francesi sull'Adriatico svoltisi in modo lesivo amor proprio francese. Conte Aldrovandi sta preparando al riguardo lungo telegramma cifrato e S. E. Crespi, che appena terminata seduta è andato a conferire con Clemente! ed House ed ha anche visto lord Cecil, dal quale avrebbe avuto conferma che comitato non [sic] è tutt'altro che ben disposto verso Sonnino cui atteggiamento è considerato ostile per partito ad ogni soluzione conciliativa, credo riferirà anche per conto suo.

Nella sua bontà V. E. mi perdoni se oso confermare quanto già telegrafato (l) !sorgere cioè da quanto va svolgendosi in questi giorni necessità suo sempre più urgente ritorno qui.

652

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(Ed. in S. SONNINO, Carteggio 1916-1922, pp. 588-592)

T. uu. 1019/219. Parigi, 5 marzo 1919, ore 23.

In principio della seduta odierna Clemenceau ha dato notizia di una lettera di Hymans con cui il Belgio chiede di essere rappresentato nei consigli che stabiliranno i termini preliminari di pace. La domanda del Belgio è stata accolta con l'intesa che eguale trattamento si farà alle altre piccole potenze quando si discuteranno le questioni che le riguardano.

Successivamente è stata posta in discussione la questione del vettovagliamento dell'Austria-Ungheria. Tale questione non era stata messa nell'ordine del giorno stabilito avantieri. Fu trattato dapprima della parte finanziaria del vettovagliamento. Poichè le ·condizioni erano state ·concertate dal consiglio supremo economico, d'accordo col nostro delegato, non ebbi a fare alcuna obiezione, essendosi anzi chiarito che deliberazioni di ta.le consiglio si possono considerare come esecutive quando tutti i rappresentanti delle potenze nel consiglio supremo si trovino ·concordi. Di qui Hoover dette lettura di un documento che ti comunico con telegramma (2) a parte.

Le conclusioni di tale documento sono molto importanti per noi e molto gravi, in relazione all'incidente di Lubiana, e se le accettassimo senz'altro ne risulterebbe un grave scacco a nostro danno. Clemente! fece osservare d].e per conto 1suo era pronto ad accettarle purchè .la • dittatura » del « direttore generale del vettovagliamento per tutta l'Austria-Ungheria , si effettuasse per l'organo del comitato interaUeato del vettovagliamento ·che già funziona a Trieste. Crespi ed io demmo dei chiarimenti sull'incidente di Lubiana, dichiarando non risultarci quanto aveva riferito l'Hoover che la frontiera italajugoslavia fosse stata riaperta. Mettemmo in rilievo la longanimità e l'indulgenza dell'Italia e facemmo osservare che l'opinione pubblica in Italia era

(ll Cfr. n. 628.

molto commossa e conveniva tener conto della graviSsima offesa che ci era stata fatta e per 'la quale dovevamo esigere una giusta riparazione. Facemmo rilevare altresì che l'Italia aveva fatto tutto H possibile per vettovagliare l'Austria-Ungheria, a cominciare dagli jugoslavi, fino dal principio dell'armistizio, e che l'Austria tedesca ed i cecoslovacchi ci avevano anche ieri espresso la loro gratitudine per quanto avevamo fatto per loro. Soggiungemmo che la chiusura della frontiera jugoslava non pregiudicava i rifornimenti dell'Austria-Ungheria e della Boemia, che avevamo preso e prendevamo tutti i possibili provvedimenti; ma che le difficoltà derivavano più che da altro da deficienza di materiale rotabile. Concludemmo che non era possibile, senza studiare nei suoi vari aspetti la proposta Hoover e senza sentire te, prendere delle decisioni in così importante materia.

Balfour Clemenceau e Lansing replicarono. Lansing propose che la discussione si rinviasse a venerdì ma poi, in seguito a nuove osservazioni di Balfour e dì Clemenceau ritirò la sua proposta e chiese che la questione si discutesse subito o al più tardi domani. Balfour e Clemenceau avevano insistito sulla grande importanza che una soluzione favorevole o contraria al rifornimento può avere sulle decisioni che possono prendere di questi giorni l'Austria tedesca e l'Ungheria nei loro rapporti verso la Germania. Dichiarai nettamente che non potevo accettare la discussione per oggi, sia perchè, non essendone stata preavvertita, la delegazione italiana non era preparata, sia perchè era indispensabile sentire te. Balfour propose allora che si approvasse la seguente risoluzione:

• Si concorda :

che la questione dell'apertura della ferrovia da Trieste a Vienna per

la via di Lubiana è della rpiù impellente urgenza per motivi non soltanto

umanitari, ma anche politici; che ogni dilazione, anche di ore, potrebbe pro

durre conseguenze di carattere incalcolabile. A nessuna difficoltà di carattere

temporaneo o locale deve essere permesso di impedire la riapertura della linea

principale pel trasporto degli approvvigionamenti •.

Dissi che non potevo accettare nemmeno questo, perchè la risoluzione

poteva suonare disapprovazione all'Italia ed assoluzione alla Jugoslavia; os

servando che d'altronde l'approvare tale decisione non avrebbe avuto alcun

significato di accelerare la discussione che consentivo fosse ripresa venerdì.

Si concordò che la discussione e la decisione avrebbe avuto luogo venerdì

e che tu saresti stato informato ampiamente di tutto. Nel corso della seduta,

in cui si ebbero momenti di vivo calore, Crespi ed io facemmo osservare che

l'Italia doveva comunque avere una soddisfazione e che se non avesse avuto

esecuzione l'accordo Butler, di cui ci contentavamo, avremmo dovuto proporre

qualche altra soluzione ad esempio l'occupazione di Lubiana, alla quale non

eravamo ricorsi, 'sperando in una pronta soluzione più piana e pacifica.

Ti prego di farmi conoscere al più presto il tuo pensiero, informandomi delle ultime notizie che tu possiedi sull'incidente e sulla via della sua soluzione. Io insisterei sulla proposta di Clemenceau che l'organo esecutivo di Hoover sia la commissione interalleata di Trieste, con tutte le altre possibili garanzie che salvino il nostro amor proprio nei territorì redenti. Si dovranno altresì prendere garanzie perchè la • dittatura • del vettovagliamento non predomini e prevalga sulle necessità militari che debbono avere il loro valore per noi che siamo confinanti col nostro antico nemico, che sotto veste di Jugoslavia ci insulta ed anela a rompere nuovamente con noi. Dimmi tuo parere se io debba infine insistere perchè se, corrispondentemente alle disposizioni che prenderemo per il vettovagliamento, non ci saranno date le modeste soddisfazioni che abbiamo chieste, e non sarà riparata la grave offesa che ci è stata fatta ormai da 15 giorni, gli alleati si rendano conto che, in base all'armistizio e nell'interesse dello stesso vettovagliamento, noi abbiamo pieno titolo ad occupare Lubiana.

A seduta terminata ho parlato separatamente a Pichon e a Berthelot facendo loro rilevare i pericoli che risulterebbero eventualmente anche per la Francia dall'ammissione del precedente di una dittatura americana che sotto pretesto di alimentazione potesse passare sopra ad ogni 'locale considerazione o riguardo politico e militare, con precedenza su qualsiasi servizio speciale o urgente. Ciò potrebbe estendersi domani alla Germania o ai bolscevichi, come oggi si vorrebbe introdurre a carico nostro per l'ex impero austro-ungherese. Pichon e Berthelot ne convennero pienamente.

Come tu ricorderai a Londra dove non erano presenti americani fu accennato esplicitamente da Lloyd George a questo pericolo; ma dubito che a Parigi si possa, ora, tenere analogo linguaggio, e che questi argomenti possano trionfare.

Ti prego di telegrafarmi al più presto, sentendo anche Diaz. La seduta odierna è finita con l'audizione di un rappresentante del Montenegro. Domani si parlerà delle clausole militari da imporre alla Germania.

(2) Cfr. n. 653.

653

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

T. 1020. Parigi, 5 marzo 1919, ore 23.

Ecco il testo del memorandum letto da Hoover nella seduta odierna, ed al quale si riferisce il mio telegramma n. 1019 (1).

• Le caotiche condizioni politiche ed economiche degli stati dell'antico impero austriaco rendono estremamente difficile la soluzione dei problemi del rifornimento. I nuovi Governi, ivi costituitisi, tengono gelosamente per sè le loro provviste di viveri e di 'Carbone, hanno creato delle barriere artificiali alla distribuzione di quei ,prodotti indigeni ,che vi esistono, ed hanno reso estremamente difficile la distribuzione dei viveri d'importazione colla disorganizzazione del servizio ferroviario e colle barriere poste al trasporto del carbone.

Mentre gli .stati che formano la Czeco-Slovacchia, l'antico tstato d'Austria ed alcune zone della Jugoslavia vicino alla costa, soffrono di una pericolosa scarsezza di viveri, vi sono, a quanto sembra, una eccedenza di provviste nell'interno della Jugoslavia e nel Banato da poter fornire per alcuni mesi l'interno della Jugoslavia, l'Ungheria e la Serbia settentrionale.

Il problema perciò del mantenimento della vita umana e della preservazione dell'ordine a mezzo di un adeguato rifornimento di viveri, dipende non solo da una grande quantità di importazioni, colle relative facilitazioni finanziarie e di trasporto marittimo, ma anche da una certa forma di organizzazione economica fra gli stati in questione nei riguardi della distribuzione delle provviste che sono disponibili nonchè dei trasporti e del carbone.

La quantità totale di viveri da importarsi per questi stati per il periodo dal primo di marzo fino al prossimo raccolto è di ·circa 185.000 tonnellate per mese di cereali e 15.000 tonnellate mensili di grassi. Il ·costo totale per tale programma ammonterà a circa 50 milioni di dollari mensili; di questa somma, l'amministrazione americana per i rifornimenti ha disposto direttamente per circa 14 milioni di dollari a favore della Czecoslovacchia e della Grande Serbia. Una provvista di circa 8 milioni di dollari per mese è stata stabilita a favore dello stato d'Austria a mezzo di prestiti fatti dall'Inghilterra, dalla Francia e dall'Italia •contro consegna di titoli. Questi stati ottengono a lor volta un anticipo dal Governo degli Stati Uniti per il valore delle provviste di viveri acquistate negli Stati Uniti. Ulteriori provvedimenti finanziari da .parte dell'Inghilterra, della Francia e dell'Italia :sono necessarii per gli altri ,stati. Recentemente la tesoreria britannica ha disposto di una certa somma per questi scopi ma finora non è stato fissato nessun .preciso programma.

Il trasporto marittimo, per quanto riguarda il programma americano, è stato assunto dallo Shipping Board degli Stati Uniti. Ulteriori provvedimenti devono prendersi, servendosi del tonnellaggio alleato.

Allo scopo di assicurare una certa unità economica, è stata stabilita a Trieste una commissione dei Governi a·ssociati, a mezzo della quale si spera di poter ottenere un adeguato scambio di quelle merci che si trovano in abbondanza nei vardi stati.

Durante il mese di febbraio, l'amministrazione americana per i rifornimenti ha fornito circa 70.000 tonnellate di viveri nei varii porti adriatici per es.sere distribuiti in quell'area, ed i Governi alleati hanno disposto, a mezzo di anticipi fatti dall'Italia, per altre 20.000 tonnellate circa; ma, a ·causa delle intrinseche difficoltà di trasporto e più specialmente per i disordini di Lubiana che hanno condotto il Governo italiano a stabilire il blocco della zona jugoslava, è stato impossibile di ottenere la distribuzione di più di 30.000 tonnellate nel corso di quel mese. Tale blocco, secondo quanto apprendo, è stato tolto ieri.

Ulteriori arrivi da parte dell'amministrazione di viveri americana, rendono possibile di distribuire circa 90.000 tonnellate durante il mese di marzo, se possono venire risolte le difficoltà di trasporto. La quantità necessaria è doppia di questa, ma pel resto bisogna attendere gli ulteriori provvedimenti

Il•

dei Governi alleati. Al di fuori di questi ulteriori provvedimenti, si richiede imperativamente l'intervento del consiglio supremo di guerra per quanto riguarda il controllo dei trasporti interni.

La soluzione che io propongo, dopo accurate investigazioni fatte da ingegneri ferroviari americani, è tale ·Che non solo io la credo realizzabile ma che soddisferà le varie esigenze della situazione politica. A tale scopo si propone il seguente piano :

l) tutti gli stati dell'antico impero aUJstriaco, incluse le zone occupate dagli italiani sull'Adriatico, dovranno fornire una data quantità di materiale ferroviario;

2) tale materiale sarà contrassegnato come appartenente all'amministrazione per i rifornimenti, e verrà usato solo per questo scopo; 3) il direttore generale dei rifornimenti sarà nominato mandatario per l'uso di tale materiale;

4) un servizio regolare di treni sarà stabilito sotto la sua direzione per mettere in esecuzione i necessari programmi di rifornimento per le differenti località;

5) questo servizio avrà una completa libertà di movimento su tutte le linee ferroviarie indipendentemente da frontiere politiche e in assoluta precedenza su altri servizi;

6) gli impiegati ferroviari di qualunque nazionalità possono venire adoperati per servizio in qualunque territorio indipendentemente dalla loro nazionalità e da frontiere politiche;

7) precise facilitazioni portuarie saranno accordate all'amministrazione per i rifornimenti, a Trieste ed a Fiume per il raggiungimento dei predetti fini; 8) il materiale ferroviario non sarà richiesto a nessun Governo alleato fino a che questo servizio non sia completamente organizzato; 9) gli impiegati ferroviari di ciascuno stato ed i funzionari dei vari porti, dovranno cooperare nel mantenimento di questo servizio •.

(l) Cfr. n. 652.

654

IL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 639. Pa.rigi, 5 marzo 1919, ore 23,5(}' (per. ore 3 del 6).

Con riferimento tuo telegramma al riguardo comunicati seguente telegramma spedito oggi ministro Tesoro: « Segnalo intensificarsi qui trattative da parte alleati circa affari ferroviari bancari industriali in paesi dove Interessa affermarsi dal punto di vista economico oppure politico. Oltre noti affari balcanici ed Asia Minore mi si segnala possibilità intervento italiano

,in nuove ferrovie greche e in banca credito fondiario greco inoltre grande interesse italiano accaparrare noto importante affare Eletric Buenos Ayres inoltre affare miniera ferro Ouenza confine tunisino algerino affare questo che interessa llva ed altri siderurgici. Sembrami necessario tali affari siano studiati e trattati qui da competenti rappresentanti tutti maggiori gruppi finanziari e industriali italiani che dovransi dividere campo per trattative ma possibilmente con intesa offrirsi reciproca partecipazione. Mentre credo opportuno confermare Fenoglio incarico già datogli d'accordo ,con te pregoti indicarmi se ritenessi incaricare di altro gruppo trattative avvocato Luigi Parodi notoriamente esponente banca Sconto e che risultami sta per venire Parigi per starvi parecchie settimane. Riterrei inoltre opportuno chiedere altri maggiori istituti finanziari suggerire loro rappresentanti limitando però numero totale a tre o quattro persone compresi Fenoglio Parodi e tutto ciò salvo od in aggiunta delegati speciali tua fiducia ,che tu credessi inviare •.

655

IL RAPPRESENTANTE NELLA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A BUDAPEST, TACOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 71/42. Budapest, 5 maTzo 1919, ore ... (peT. OTe 21).

Pratiche per attirare Ungheria in combinazione con Jugoslavia si stanno qui intensificando e prendono forma proposta concreta. Da fonte sicura sono informato che sarebbe stato offerto questo Governo evacuazione territori occupati dalla Serbia verso disinteressamel:d-<l Ungheria in possibile conflitto con Italia, e riconoscimento Fiume Jug0s1avia. clarebbero così risolte anche difficoltà alimentari con liberazione Banato. Governo finol'a ha rifiutato per riguardo all'Italia, ma tentazione è grandissima per successo politico ed economico che aumenterebbe prestigio Governo prima delle elezioni. Accordo che potrebbe preludere intesa definitiva è potentemente favorito da Governo francese. Occorre stornare pericolo mediante immediate concessioni che potrebbero essere: l) Immediati soccorsi alimentari che annullino i mezzi di pressione usati da Jugoslavia, chiudendo sue frontiere; 2) Formale affidamento di appoggio morale alla conferenza per le rivendicazioni territoriali; 3) Promessa di condizioni a favore Ungheria a Fiume consistenti essenzialmente concessione settore porto e riconoscimento libera navigazione bandiera ungherese; 4) Aiuto finanziario all'Ungheria mediante concessione prestito da garantirsi su ferrovie.

Converrebbe poi studiare modo favorire orientamento Ungheria verso [Romania] mediante nostro attivo concorso Bucarest, poiché atteggiamehto Governo rumeno nei tentativi diretti di approccio fatti da questo Governo è stato finora assolutamente intransigente.

Attendo istruzioni di V. E. per potere fare qualche dichiarazione che ritengo indispensabile ed urgente.

656

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI

T. 216. Parigi, 5 marzo 1919.

Telegramma di V. S. 4572 (1).

Dichiarazione circa non riconosdmento regno serbo<Toato-sloveno è ilnplicHa nel ,passo che ha avuto istruzioni di fare Borghese :')er credenziali; e dovrà risultare nel passo stesso per mezzo del quale Borghese <-~iede riconoscimento sua qualità di ministro Pil"esso il. re di Serbia e Serbia solamente (2).

657

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL SUO SEGRETARIO, BIANCHERI

T. 1011. Parigi, 5 marzo 1919.

Pregola comunicare Cellere quanto segue:

• Da varie parti si segnala che all'Hòtel Crillon fra i delegati tecnici si afferma una 'tendenza contraria alle aspirazioni italiane, sia Fiume sia Dalmazia. Sarebbe opportuno V. E. affrettasse suo :ritorno Parigi •.

658

IL RAPPRESENTANTE NELLA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A BUDAPEST, TACOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 916/43. Budapest, 5 marzo 1919 (per. il 5).

Questo ministero vettovagliamento rivolta richiesta ufficiale concorso Italia superare crisi alimentare che incombe Ungheria. Chiedesi riso, pasta, olio, carne congelata: offresi legname. Affare da punto di vista commerciale ottimo, e di importanza assoluta da punto di vista politico come al mio telegramma odierno 42 gabinetto (3). In affermativa prego telegrafarmi in chiaro.

659

IL MINISTRO ALL'AJA, SALLIER DE LA TOUR, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 934/54. L'Aja, 5 marzo 1919 (per. il 6).

Questa stampa è unanime nell'approvare dichiarazioni fatte alla Camera da questo ministro della guerra in occasione discussione suo biJancio. SonO'

vivamente commentate ed approvate le frasi seguenti che riguardano tensione

rapporti col Belgio: • N o i dobbiamo essere pronti respingere ogni tentativo

strappare qualsiasi parte nostro territorio. Nostro esercito deve essere pronto tale effetto. Noi abbiamo negli ultimi tempi smobilitato una parte del nostro esercito. Ma delle misure sono state prese perchè una nuova mobilitazione abbia luogo colla maggiore rapidità. Tale smobilitazione parziale non significa affatto che noi dovremmo !asciarci spogliare del Limburgo e della Fiandra come una pecora si lascia spogliare della sua lana •.

Mi risulta essere esatto che alcune misure sono state prese già per preparare un'eventuale nuova mobilitazione e che esel'cito olandese potrebbe avere suoi effettivi completi in meno tre giorni. E ,condivido persuasione di quanti ben conoscono carattere popolo olandese, che, per quanto questo popolo sia per natura e per interessi pacifico, il paese intero insorgerebbe se si volesse toccare la sua integrità territoriale.

(l) -Non si pubblica, ma sull'argomento cfr. n. 617. Cfr. anche n. 146. (2) -Con tel. n. 284 dell'8 marzo 1919, Borsarelli ritrasmetteva a Borghese il contenuto di questo telegramma. (3) -Cfr. n. 655.

l l

660

IL MINISTRO AD ATENE, ROMANO AVEZZANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 461/1051. Atene, 5 marzo 1919 (per. il 6). Mio telegramma n. 1033. Richiamo la sua attenzione sul rapporto 22 febbraio del R. console Janina (l) il quale si dimostra preoccupato dell'attività che quel governatore spiega in questo momento e che egli ritiene diretto preparare una sollevazione nell'Albania meridionale mediante la quale nord 'epiroti ,proclamerebbero loro autonomia ed annessione alla Grecia mettendola di fronte ad un fatto compiuto. A questo scopo tenderebbe dislocazione truppe sul confine albanese dal mare a Palamba, annunziato ritorno della g• divisione in Epiro e prossimo invio 24o reggimento a Prevesa. Sarebbero pure confermati concentramenti piccoli gruppi di irregolari nella regione di Ciamanda ed a Konizza. Risulterebbe infine che tutti i capi-banda epiroti si troverebbero in questo momento a Janina. Pregherò questo ministro degli affari esteri di rendere edotto Venizelos dei fatti suddetti e dell'allarme che può destare attività del

signor Sterghiades se dovesse continuare svolgersi in modo da legittimare dubbio che Grecia non agisce in conformità assicurazioni ripetutamente date.

661

IL CONSOLE A TUNISI, CACCIA DOMINION!, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 465/624. Tunisi, 5 marzo 1919 (pe1·. il 6). Una delegazione questa colonia vorrebbe intrattenere V. E. desiderio

reclamare circa recenti e prev~sti atti Governo locale diretti come già ho riferito contro tradizionale situazione italiana Tunisia. Mi permetto pregare

ll) Non si pubblica. ma sull"argomento cfr. nn. 373. 418 e 622.

V. E. informarmi se sia disposta riceverla mentre rispettosamente faccio osservare che siffatta pratica parrebbe incompleta senza mio intervento per prospettare tutti gli elementi situazione locale di cui interessati non possono conoscere ogni lato.

662

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

1'. R. 2416. Roma, 5 ma1·zo 1919.

Il governatore della Tripolitania insi·ste nell'affermare che purtroppo i ribelli potranno essere confermati nella idea della non mai abbastanza deplorata intromissione degli inglesi a Mi,surata 'che ha potuto far sperare l'intervento a loro favore delle potenze alleate. Attendo d'i ·conoscere quale soddisfazione il Governo inglese abbia creduto necessario darci per il grave incidente. Soddisfazione che mi è necessario conoscere d'urgenza per opportuna comunicazione a Tripoli che attende.

663

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL GOVERNATORE DELL'ERITREA, DE MARTINO

T. RR. 2421. Roma, 5 marzo 1919.

Suo 105 del 18 febbraio (1).

Ringrazio V. E. della sua comunicazione. V. E. ebbe occasione, durante la sua ultima dimora a Roma, di studiare nei quattro volumi segreti appositamente preparati, il nostro programma coloniale con tutti i documenti storici e diplomatici che lo suffragavano.

Questo programma concisamente formulato in un'apposita memoria che porta la data de·l 30 ottobre 1918 fu da me rimesso al mini,stro degli esteri che lo comunicò a lord Balfour com'era naturale.

Sappiamo che Balfour lo ha comunicato al rappresentante inglese a Addis Abeba ultimamente, ma ignoria·mo come esso sia venuto a conoscenza del Governo etiopico forse per mezzo di agenti francesi o dello stesso rappresentante della repubblica.

Il conte Colli in un primo momento previde gravi pericoli di distruzione della ferrovia Gibuti e di guerra fra Etiopia Italia non solo per la questione della nostra possibile esclusiva influenza sulla Etiopia, ma anche per le nostre richieste del Somaliland francese e del Somaliland e Giubaland inglesi.

In un secondo momento, il conte Colli, dopo aver conferito con ras Tafari, modificò i suoi timori i quali permangono solamente per la questione della nostra unica influenza in Etiopia.

Ora è evidente che per la Etiopia è più pericolosa una influenza a due di Italia e Inghilterra, che una influenza unica dell'Italia che guarantisse la integrità e la indipendenza della Etiopia consenzienti Francia e Inghilterra.

Quanto a Gibuti, è una conseguenza del disinteressamento o meno della Francia dalla Etiopia: se esso avvenisse la Francia rinuncerebbe a Gibuti. Si mostra contraria a rinunciare a Gibuti poiché non vuoi rinunciare alla Etiopia. Ora rebus sic stantibus se Gibuti non dovesse venire all'Italia il danno nostro sarebbe sicuro e grave.

Ma con tutto ciò io dagli elementi che ho non potrei dedurre che si possa temere una ripercussione immediata, sebbene per la Etiopia non si possano fare previsioni poichè in quell'impero sono le coalizioni e le combinazioni di interessi che conducono la .politica, e le une e le altre sono variabilissime.

E però, guardando al passato, io ,penso che nostri preparativi sarebbero pericolosi. Quanto all'acquisto di derrate in grande quantità bisogna procedervi con prudenza.

Ad ogni modo, noi dobbiamo ora prepararci al passaggio allo stato di .pace con la diminuzione delle spese che non potendo più gravare sul grande calderone della guerra non possono più essere sopportate dal paese.

Trovo ottima l'idea di mandare il Talamonti in Tigrai, per togliere sospetti e ,preoccupazioni.

(l) C'r. n. 394.

664

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. R. 337. Londra, 5 marzo 1919.

In conversazione privata, persona bene informata mi confidava avanti ieri che la pretesa francese su Tangeri ha prodotto qui sorpresa piuttosto sgradita. Gabinetto, consultato, avrebbe espresso parere favorevole al mantenimento noti accordi in base ai quali, secondo ebbe più volte a dichiarare Grey, Tangeri deve rimanere • bona fide international •.

665

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 74/18. Bucarest, 5 marzo 1919 (l).

Telegramma di V. E. gab. 46 (2). Progetto del conte Karoly è troppo confuso (e forse volutamente) perchè si possa pronunziare un giudizio sicuro su di esso.

Tuttavia se per unione ungaro-romena s'intende uno stato con Budapest .:ome capitale e con predominanza magiara questo progetto deve essere considerato come una pura e semplice utopia. Diversa invece sarebbe la ,cosa se si trattasse semplicemente d'una intesa anche intima tra la Rumania ingrandita coll'annessione della Transilvania Bucovina Banato e Bessarabia e lo stato magiaro. Tale intesa sarebbe a mio avviso non solo .possibile ma anche relativamente facile alla condizione che lo stato maggiore accettasse la frontiera voluta dalla Romania. Ogni resistenza da parte sua del resto sarebbe ormai inutile dal momento che il generale Berthelot è stato autorizzato ad occupare con truppe francesi le città della zona cosidetta neutra e con truppe romene il resto della zona stessa.

Se, come pa:ve, Torontal in parte od in tutto fosse assegnato ai serbi l'ac·cordo rumeno-ungherese sarebbe anche più agevole sempre beninteso su queste basi.

(l) -Il tel. ritrasmesso da Sofia il 9 marzo alle ore 10,40, pervenne al ministero alle ore 11,30 del 10. (2) -Si tratta della ritrasmissione di Biancheri a Fasciotti dei tell. pubblicati ai nn. 246 e 274 con l'aggiunta di quanto pubblicato al n. 389.
666

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. 1002/99. Bucarest, 5 marzo 1919 (1).

Confermo che di fronte gravità situazione in Transilvania ed in Bessarabia forze militari romene sono insufficienti.

Occorrerebbe mobilitare almeno altri 200.000 uomini ma non lo si può fare per mancanza equipaggiamenti. Governo romeno aveva proposto a questo comando francese acquistarne in Italia od almeno in America ma generale Berthelot vi si è opposto minacciando andarsene se si fanno acquisti fuori della Francia, mentre d'altra parte Francia non è in grado fornire nulla.

667

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. POSTA 505/332. Londra, 5 marzo 1919 (per. il 10).

Mi risulta da sicura fonte ·che Governo francese ha in questi ultimi tempi intensificato lagnanze e .recriminazioni contro l'azione in Siria del generale Allenby, il quale, basandosi sul fatto della tuttora perdurante occupazione militare agisce a modo suo, senza troppo preoccuparsi dei noti diritti ed interessi vantati dalla Francia nella regione.

Secondo il mio informatore nessun accordo sarebbe stato ancora raggiunto fra Gran Bretagna e Francia sulla questione dei noti territori reclamati dalremiro Feisal in ·contrasto con le pretese francesi.

(l) Il tel. fu ritrasmesso da Sofia il 9 marzo e pervenne al ministero il 10.

l l

668

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. POSTA R. 1637. Roma, 5 marzo 1919.

Comunico all'E. V. il telegramma n. 105 che il Governatore dell'Eritrea ha qui diretto circa una corrispondenza telegrafica da lui avuta col R. mi~ nistro di Addis Abeba nei riguardi della presente situazione in Etiopia, in relazione alla futura sistemazione delle colonie di Africa, da trattare alla conferenza di Parigi.

Le considerazioni del sen. De Martino sulla necessità che le cessioni terriJ toriali, da farsi da Francia ed Inghilterra all'Italia nel mar Rosso e nelJ l'oceano Indiano, debbano essere completate mediante il disinteressamento nella politica in Etiopia, concovdano con quanto ebbi ad esporre all'E. V. con la lettera n. 1325 del 21 febbraio u. (1).

Tenendo poi presente quanto agenti francesi stanno facendo per otteJ nere il monopolio minerario di tutta l'Etiopia, si ha chiara impressione che mentre noi trattiamo per stabilire definitivamente la nostra influenza politicocommerciale in Etiopia, la Francia ci vuol mettere di fronte al fatto compiuto. Conforme quanto ho già manifestato a tal riguardo all'E. V. credo sia da insistere ad Addis Abeba ed a Parigi affinchè, dopo la morte di Cantibaì Uossenie, la concessione mineraria, alla quale era interessato il gruppo francese Verrière Bayart, sia da ritenere definitivamente decaduta come contraria ai trattati.

Ho voluto, ad ogni modo, mettere in rilievo le tendenze britanniche e le manovre francesi per l'Etiopia, affinchè l'E. V. possa tenerne conto nelle trattative a Parigi.

669

IL COMMISSARIO POLITICO PRESSO LA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A VIENNA, MACCHIORO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 121. Vienna, 5 marzo 1919.

Mi onoro di far seguito a precedente corrispondenza, e, da ultimo, al mio rapporto n. 85 del l corr. per trasmettere a V. E. un esposto di questo ministero degli Affari Esteri in cui sono fatti valere tutti gli argomenti che militano a favore dell'Austria tedesca nelle questioni della frontiera della Carin~ zia occidentale, in litigio fra l'Austria tedesca e la Jugoslavia.

La questione ci interessa in modo particolare perchè si collega a quella della Pontebbana di cui nel telegramma di V. E. n. 164 del 23 febbraio (1). Tale questione è ,infatti trattata nel ,presente esposto alla fine della pag. 3 e segg ..

Quanto a far correre in territorio tutto italiano e tedesco la linea ferroviaria delle • Caravanche •, non sembra, secondo io riferivo a V. E. con mio rapporto n. 50 del 20 febbraio, che l'Austria tedesca abbia una forte inclinazione ad annettersi il territorio della Carniola, in cui si trova il tronco Podberdo Assling.

Anche nel presente esposto si ha cura di far notare che i comuni rivendicati • n'ont aucun rapport avec la Carniole •. Ed il barone Eichoff, direttore degli affari politici, con cui mi intrattenevo oggi, dell'argomento, dopo avermi fatto notare che l'Austria tedesca nelle sue manifestazioni ufficiali non aveva mai rivendicato quel territorio, aggiungeva: • Nous ne tenons d'ailleurs pa1s à avoir trop de slaves ·chez nous •.

Invece per i territori che ci interessano perchè assicurano alla Pontebbana il passaggio diretto dal territorio italiano al tedesco, l'Austria tedesca li rivendica formalmente perchè appartengono alla Carinzia.

Questo non significa che il Governo dell'Austria tedesca non si rende conto dell'utilità che gli verrebbe dal liberare anche la Hnea delle •Caravanche• dal controllo iugoslavo. Ma gli uomini oggi al potere hanno criticato troppo le tendenze imperialiste dell'antico Impero per non dover evitare scrupolosamente di battere la stessa strada. Certo è che fra le infinite carte pubblicate dai vari Stati dell'ex-Impero, nelle quali sono graficamente esposte le pretese territoriali di ciascuno, le carte austro-tedesche sono fra le più oneste; quelle cioè in cui le rivendicazioni si avvicinino di più alla realtà etnografica.

Ma l'inconveniente di aver lo Stato iugoslavo sempre interposto nelle relazioni economiche dell'Austria tedesca con l'Italia, è presente a tutti, ed ispira e l'articolo del Wiener Mittag, e l'articolo del barone Macchio, da me già segnalati a V. E., e la frase dettami in tono scherzoso, ma con intenzione perfettamente seria dal barone Eichoff: • Perché non prendete voi stesgi il distretto di Kronau, fino alla linea Assling Podberdo? •.

In genere si pensa molto a possibili internazlonalizzazioni di ferrovie che salvaguardino la situazione. Il barone Macchio vuole l'internazionalizzazione della Siid-Bahn (Trieste Vienna). Così pure si vorrebbe, quando un'altra soluzione non foSise possibile, l'internazionalizzazione della linea delle • Caravanche • ed anche quella della linea Marburgo Klagenfurt Villaco Franzensf·este. Particolari progetti riguardano l'internazionalizzazione della linea ferroviaria che conduce dall'Austria tedesca ad Ostrau ed ha particolare importanza per il rifornimento del carbone.

Ma ad un'esplicita rivendicazione del distretto di Kronau, in Carniola, nel senso del dispaccio di V. E. n. 436 del 22 febbraio, gli uomini oggi al potere sono per ora restii.

Forse però essi potrebbero cambiare sotto la pressione di una parte dell'opinione pubblica, ed è su questo punto che mi riservo di riferire è:!teriormente.

~ l

(l) Cfr. h. 433.

(l) Cfr. n. 464.

670

IL RAPPRESENTANTE NELLA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A BUDAPEST, TACOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. s. N. Budapest, 5 marzo 1919.

• L'Italia e l'Ungheria non erano fatte per odiarsi: la guerra è 'stata una triste fatalità imposta all'Ungheria da una politica assurda: ma ora tutto è finito: Italia ed Ungheria debbono camminare la mano nella mano, per,chè nulla più ,cont:msta la simpatia istintiva che le attrae •. Questo è .presso a poco quanto odo ripetere dal giorno del mio arrivo qui.

Bisogna distinguere. Vi è ancora troppo sangue e vi sono troppi morti fra l'Italia e l'Ungheria per dar luogo ad una politica di sentimento. Ed a me pare che la innegabile comunanza di molti interessi e di molti antagonismi faccia qui in buona fede scambiare un matrimonio di ragione per un matrimonio di inclinazione. Ma comunque, è certo che la base della politica ungherese è, o dovrebbe essere, l'intesa intima con l'Italia. L'Ungheria infatti gravita economicamente verso l'Adriatico, l'Ungheria è insidiata da taluno degli avversari della stessa Italia, l'Ungheria infine, commercialmente trova la controparte ideale in Italia. E l'Italia dal canto suo trova nell'Unghe,ria la barriera che arresta o che interrompe la marcia degli slavi verso l'Adriatico.

Disgraziatamente nella sua politica estera l'Ungheria non può astrarre da una realtà: che con l'Italia le manca la contiguità territoriale e che una politica esclusivamente italiana le è vietata dalla fatalità geografica. L'Ungheria deve quindi far entrare nella sua politica estera, didamo così, immediata, un altro fattore.

La fatalità della guerra ha staccato l'Ungheria dal mare e l'ha mutilata in modo da precluderle -se non vi si ponga rimedio -qualsiasi risorgimento economico. Essa è quindi forzata, se non riesce ad ottenere una sufficiente restorazione territoriale, a cercare di integrare col territorio vicino, già suo, ora dell'invasore, le sue manchevolezze economiche: meglio ancora, a f:H: causa comune con uno degli avve11sal'li .per averne aiuto contro gli altri. Questa è tutta la politica dell'Ungheria. Ed è evidente che l'Italia a meno che non voglia per l'Ungheria lanciarsi in una politica di avventure non le può bastare.

Disgraziatamente quella seconda base della propria politica estera, l'Ungheria la trova meglio che altrove presso la Jugoslavia. La Czeco-Slovacchia infatti non le restituisce la comunicazione col mare ed industrialmente la schiaccia. La Rumania è generalmente odiata per tradizione di razza e geograficamente è un altro paese, un paese che si giustapporrebbe, non si unirebbe con l'Ungheria: e, d'altra parte, nella questione che le divide, ha mostrato verso l'Ungheria nei riguardi del territorio contest,ato una intrattabilità che ha esasperato gli animi non meno di quanto lo abbiano fatto le crudeltà perpetrate. E poi il rumeno è qui considerato l'avversario sleale, mentre il serbo è in segreto ammirato per il suo valore e per la franchezza della sua inimicizia.

E verso la Serbia e verso la Jugoslavia vanno, nella tragica necessità

della scelta, le preferenze dell'Ungheria: preferenze beninteso di indole nega

tiva, ma reali. La Jugoslavia rende all'Ungheria la comunicazione con l'Adria

tico, restituisce in parte una situazione esistita per secoli, quando la Croazia

era unita all'Ungheria: le restituisce sopratutto un territorio agricolo che era

la perla dell'antica Ungheria. Ed' ecco come ,l'Ungheria è condotta a vagheg

giare un sistema politico che unisca in un modo o in un altro l'Ungheria con

la Jugoslavia e con l'Italia.

Disgraziatamente per rUngheria tra Italia ed Jugoslavia esistono diffe

renze che rendono per ora almeno irrealizzabile il sogno ungherese. E l'Un

gheria che non vuol perdere l'amicizia dell'Italia, ma non vorrebbe nemmeno

romperla con la Jugoslavia che col mare la unisce, ma dal mare la divide, esita

e non sa decidersi.

Veramente una politica di amicizia con ciascuno dei due Paesi separa

tamente e di assoluta neutralità nelle loro divergenze, non sarebbe a rigore

inconcepibile. Ma vi è un punto sul quale la politica ungherese non può

essere strettamente neutrale fra i due Paesi: è la questione di Fiume, di

Fiume che è stato il porto dell'Ungheria e che, in qualsiasi mano si trovi

continuerà per necessità di cose ad esserlo. Altrettanto importante è infatti

per noi come per i nostri avversari avere in rispettivo favore il voto dell'Ungheria. E la lotta, disgraziatamente, è piuttosto ineguale.

Mentre noi infatti non possiamo offrire all'Ungheria che dei vantaggi di indole generale e solo localmente delle condizioni di favore per la marina e pel commercio ungherese, i nostri avversari, ,mentre localmente offrono le stesse garanzie, agitano la minaccia di strozzare ferroviariamente il commercio ungherese che deve attraversare il territorio jugoslavo. Inoltre si valgono abilmente di due armi: da un lato la lusinga -la promessa forse di restituzioni territor:ali; dall'altra la possibilità di salvare l'Ungheria dalla fame o di !asciarvela languire secondo che essi consentano o meno a 'lasciare passare oltre la linea di armistizio le grandi riserve alimentari cadute nelle loro mani con l'occupazione del Banato. E l'Ungheria attratta dalla speranza, premuta dalla necessità, e il Governo ungherese minacciato nella sua popolarità se non salva il Paese dalla fame, tentennano: forse cederanno. E dietro le quinte soffia abilmente ed instancabilmente nel fuoco chi sogna in un primo passo, un seguito di altri che conducano i due Paesi a fondersi e formare un grosso stato adriatico che non lasci l'Italia potenza egemonica di quel mare.

Nondimeno l'Ungheria finora ha resistito: fino a quando resisterà? È tempo che se l'Italia non vuole avere un'Ungheria avversa nella questione fiumana e perdere assai probabilmente anche quella situazione di favore che ora gode e che potrebbe facilmente tradursi in non piccoli vantaggi economici, si affretti a correre ai ripari.

Si potrebbe prospettare, per così dire un programma massimo ed un programma minimo. Il programma massimo sarebbe una dichiarazione dell'Ungheria quando richiestane e messa in condizioni di farla, di desiderare il possesso di Fiume assicurato all'Italia e la contemporanea internazionalizzazione della linea Budapest-Fiume per sottrarsi alle rappresaglie jugoslave. Il programma minimo sarebbe una pura e semplice dichiarazione di disinteressa

!l

mento nella contesa fra Italia e Jugoslavia. Il primo programma presenta

l'inconveniente che se non riesca in ogni sua parte, l'Ungheria ha wotivo di

temere ritorsioni in sede ferroviaria. Il concetto dell'internazionalizznione ha

qui molti ferventi, sia per l'illusione di salvare un'ombra dell'antico dominio

ungherese, sia per una misura di equilibrio fra le due Potenze contendenti.

Non ho durato fatica a provare che l'interesse dell'Ungheria è di essere sola

ad avere a Fiume una situazione di privilegio, anzichè trovarsi a dividerla

con molti ed aspri contendenti.

Sia il massimo sia il minimo programma, naturalmente in maggiore o

minore misura richieggono che l'Italia venga incontro all'Ungheria. Essa può

farlo in due modi: economicamente e politicamente.

Economicamente l'Italia può venire in aiuto ai bisogni immediati dell'Ungheria in materia alimentare, ciò che oltre allo scopo immediato di allontanare lo spettro della fame e rendere al Paese una certa libçrtà di decisione di fronte alla Jugoslavia che può, se vuole, concederle il necessario soccorso e lo sa e se ne vale pei suoi fini, aiuterebbe il Governo a sormontare un momento assai difficile e gravido di minacce. Analogo concorso può prestare al rifornimento dell'Ungheria in carbone, non forse con opera diretta, ma intervenendo presso il go\'erno czeco perché assicuri il libero transito del carbone di Polonia sulle sue linee, ciò che esso ora trova mille pretesti per non fare e, come sempre, a scopo di pressione.

Altri rifornimenti di materie di prima necessità (filati, tessuti) l'Italia potrebbe assicurare all'Ungheria, con speciali facilità di pagamenti (apertura di un credito, conto compensativo).

Potrebbe essere studiato un prestito per il quale l'Ungheria sarebbe disposta a dare in garanzia le ferrovie. E ciò per tacere delle infinite proposte che giornalmente mi vengono fatte e di cui non è qui il luogo di parlare.

Politicamente l'Ungheria necessiterebbe di essere aiutata e patrocinata nelle sue rivendicazioni territoriali, sia assicurandole il modo di esporle, sia appoggiando la soluzione equa di interrogare la volontà delle popolazioni.

Di fronte ad una serie di vantaggi positivi quali quelli enumerati ed altri, l'Ungheria potrebbe seriamente riflettere ad una politica francamente e decisamente italofila.

E perchè questa politica non dovesse far rimpiangere all'Ungheria i frutti di una unione più o meno intima con una delle Potenze confinanti, compito dell'Italia dovrebbe essere di facilitarle l'orientamento nella sola altra direzione economicamente, se non sentimentalmente, possibile. Ma in questa direzione il concorso dell'Italia dovrebbe essere più che d'adesione, d'azione. Poichè in tutti gli assaggi fatti dagli uomini di governo ungheresi verso la Rumania, furono costanti e recise le ripulse. Il Governo rumeno spinse anzi la sua cattiva volontà a tenere come suo rappresentante a Budapest un suddito transilvano, avvocato, inscritto all'albo di quella oittà, c01l quale il Governo ungherese, per ragioni di dignità, non potè annodare rapporti.

L'importanza del progetto politico di costituire dell'Ungheria e della Rumania un solo ente di diritto internazionale, non sfugge a questi circoli politici. Vi osta però la questione transilvana per la quale qui si pròspetterebbe una ragionevole soluzione che converrebbe però far accettare nelle sfere governative rumene: la ricostituzione, negli antichi confini, del Principato autonomo di Transilvania a un dipresso come era prima del 1848, goduto in condominio dall'Ungheria e dalla Rumania, con amministrazione propria nella quale oltre i magiari, i tedeschi ed i szeklers come prima del 1848, sarebbero rappresentati anche i rumeni.

La soluzione è ingegnosa e potrebbe dare buoni risultati. Ma è evidente che tale soluzione che costituirebbe un programma minimo di fronte ,all'attuale massimo dell'annessione pura e semplice di quei territori insieme con altri molti, dovrebbe essere attivamente e potentemente patrocinata a Bucarest.

Non è mio ufficio indagare quanto una tale linea di condotta verso l'Ungheria possa adattarsi con le direttive generali della politica italiana. Debbo però insistere sul fatto che se l'Italia vuoi conservare le simpatie e la clientela politica dell'Ungheria, le conviene agire e senza indugi.

671

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI FRANCESE, PICHON (l)

L. P. Parigi, 5 marzo 1919.

En relation à la fermeture de la ligne d'armistice vers Lubiana, j'ai l'honneur de Vous informer que, d'après un télégramme du Commandement Supreme Italien, cette fermeture n'a pas de répercussion sur le ravitaillement de la Bohème et de Vienne. Les deux Hgnes de chemin de fer du Brennero et de Tarvis sont pour le moment lal'gement suffisantes.

Les irrégularités et les arrets qu'il y a eu jusqu'à présent ont été ,causés surtout par la quantité insuffisante du matériel roulant et des locomotives. Pour éliminer cette difficulté on à dejà du se servir de 300 wagons tures, car l'Autriche allemande et la Bohème n'ont pas fourni les wagons et les locomotives qu'ils avaient promis. Partant l'exploitation de la ligne de Lubiana n'apporterait actuellement aucun ,avantage appréciable à ce l'avitaillement tandis qu'elle donnerait au contraire aux Yugo-Slaves l'impression que l'Italie a du céder sous la pression des Alliés. Le Commandement Supl'eme assure qu'il a pris toutes les mesures pour que le ravitaillement de Vienne et de la Bohème continue avec la plus grande régularité possible, mais il tient à mettre en évidence qu'il s'agit de pourvoir au matériel roulant et non pas aux lignes de chemin de fer.

672

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN LONGARE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

R. S. N. Pa1·igi, 5 maTzo 1919. In risposta al dispaccio della E.V. n. 522 del 2 corrente mi pregio :ii

qui unito restituirle gli allegati del dispaccio medesimo comunicatimi con domanda di ritorno.

Il 1

Avendo interrogato intorno ai fatti nei detti documenti accennati il R. ad

detto Navale ammiraglio Grassi per conoscere se egli fosse dal canto suo

informato degli incidenti lamentati a carico dello Stato Maggiore della • Con

dorcet • dal Comando della nostra Marina e se egli avesse fatto pratiche in

proposito, egli mi confermò che aveva avuto istruzione dall'ammiraglio di

Revel di tenerne parola con l'ammiraglio de Bon. Successivamente avendo

l'ammiraglio de Bon, per dare soddisfazione ai ripetuti lamenti che le nostre

autorità avevano formulato, allontanato la • Condorcet • dall'Adriatico senza

che ne sia previsto il ritorno, l'ammiraglio di Revel, con suo telegramma giunto

a Parigi stamane stesso, dava istruzione all'ammiraglio Grassi di non più oc-·

cuparsi dell'argomento ritenendo sufficiente la so-ddisfazione ottenuta.

In tali condizioni credo inutile formulare da parte mia speciale reclamoal signor Pichon, e, salvo ordini diversi dell'E.V., mi limiterò a tener presenti i 'lamenti sollevati dalla condotta del comando della • Condorcet • per il casoin cui io dovessi in altra nuova occasione segnalare a questo Ministro degli. Affari Esteri analoghi incidenti.

(l) La stessa lettera venne spedita al ministro degli Esteri inglese. Balfour.

673

IL OAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO (ACS, Carte Orlando)

T. 642. Parigi, 6 marzo 1919, ore 0,30 (per. ore 7,20). È !Stato completato memoriale cui mio telegramma ieri {l) che jugoslavi dovrebbero presentare a Wilson. La sola parte polemica circa Dalmazia è stata scritta da monsignor Bulic conservatore museo Spalato, accordo vescovo Carie. Premesso che cattolici Dalmazia non sono contrari unione Serbia perchè è loroassicurata maggiore libertà religiosa, che jugoslavi non sono barbari, che hannoarte e cultura propria, si sofferma dimostrare come prova fede nella giustizia propria causa e sviluppo educazione civile unanime consenso con cui venne fatta adesione principii Wilson ed unanime consenso sloveni croati e serbi arbitrato o plebiscito. Accenna non dubbie manifestazioni dalmate unirsi stato jugoslavo, ai pericoli che soluzione diversa costituirebbe, riferisce maltrattamenti cui sarebbero sottoposte popolazioni dalmate da ufficiali italiani special

mente per ordine ammiraglio Millo e quindi espone proposta conciliativa accennata telegramma ieri.

674

IL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. RR. 643. Parigi, 6 marzo 1919, ore 0,30.

Quanto previdi nei miei diversi telegrammi circa nostra condotta per incidente Lubiana è disgraziatamente avvenuto. Odierna seduta consiglio Dieci

fu netta manifestazione ostilità contro Italia. Subito dopo la seduta che Sonnino ti riferisce (l) gli suggerii recarsi vedere Balfour per cercare in conversazione .privata eliminare ,cause odierna condotta alleati. Rifiutò energicamente ed avendo io .poi ripreso discorso si 1infuriò. Mi disse vedessi io Clemente! e colonnello House. Mi recai subito da colonnello House ma era troppo occupato e non potei che scambiare poche parole presente lord Ceci! il quale aveva assistito alla seduta dei Dieci prendendo ripetutamente la parola. Allora mi accompagnai con lord Cecil il quale mi disse chiaramente che tutti alleati sono irritatissimi contro qualche rappresentante Governo italiano che ha sempre fatto ostruzione ad ogni accordo e ad ogni affare. Avendolo io pregato indicare fatti precisi affermò che barone Sonnino è personalmente ritenuto da tutti ministri alleati ostacolo continuo alle intese nel comune interesse. Sono molto dolente riferirti accusa così grave contro persona che tutti amiamo e veneriamo ma mi è impossibile tacerti verità. Lord Cecil continuò affermando che manifestazione odierna dei tre alleati nostri fu diretta far cambiare condotta Sonnino. Come saprai già manifestazione odierna fu combinata in colloquio privato fra House Balfour e Pichon avvenuto ieri l'altro e fatto noto dai giornali, come fu anche fatto esplicitamente oggi noto alla conferenza. Lord Robert volle anche far risaltare che mentre mio linguaggio fu oggi conciliante, linguaggio Sonnino e suo rifiuto anticipato alla proposta Hoover furono estremamente [irritanti] così che ministri alleati abbandonarono aula con cattiva impressione e sempre più fermi nel loro proposito. Feci comprendere lord Robert impossibilità del Governo italiano subire grave menomazione. Lord Robert rispose che dobbiamo accettare proposta Hoover come emendata da Clemente! e nello stesso tempo chiedere appoggio alleati per avere soddisfazione dalla Jugoslavia. Gli ,chiesi proporre !Soluzione nel sentimento amichevole che egli ha sempre dimostrato verso Italia. Fummo intesi che ciascuno di noi studierà proposta soluzione e ,che egli parlerà con Balfour e domani mi chiamerà conferire. Odierna manifestazione è evidentemente portato di una lunga serie di fatti e non di un singolo incidente che non avrebbe potuto portare tutte rappresentanze alleate ad un linguaggio tanto aspro e tanto concorde. Auguriamoci giorni migliori. Ti telegraferò ancora questa sera dopo aver conferito con Sonnino (2).

(l) Cfr. n. 626.

675

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(Ed. in S. SoNNINO, Ca1·teggio 1916-1922, pp. 592-593)

T. R. 217. Parigi, 6 ma1·zo 1919, ore 13.

Opinione in Francia tanto del Governo che del pubblico è oggi ossessionata dal timore della annessione dell'Austria tedesca alla Germania. Articolo del Corriere della Sera che favoreggiava questa tesi fece qui pessima impressione, eccitando mille diffidenze. Tutto ciò rende questo Governo favorevole

lllla tesi anglo-americana di rifornire prontamente Vienna, Boemia e Ungheria a qualunque costo; onde sarà domani quasi impossibile resistere alla pressione generale a nostro carico.

Segnalo un altro grave pericolo che sta spuntando sull'orizzonte, cioè un movimento tendente a far revocare agli alleati le loro decisioni favorevoli al concederci frontiera alpina fino al Brennero, volendo invece crearsi un'arma di fronte all'Austria tedesca, cui dovrebbesi consentire di lasciare l'Alto Adige a patto che receda da ogni velleità di dedizione alla Germania.

Tutto ciò non potrebbe oramai che ritardare ma non mai impedire fatale riunione pangermanica temuta, cui non si volle pensare a tempo; ma intanto mirasi qua a salvare interessi partigiani immediati.

(l) -Cfr. n. 652. (2) -Cfr. n. 679.
676

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI

T. 218. Parigi, 6 marzo 1919, ore 13.

Telegramma di V. E. n. 271 (1).

Questione Marocco è stata aggiornata sine die.

677

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO,

AL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI

E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. R. P. PRECEDENZA ASSOLUTA 644. Roma, 6 marzo 1919, ore 13,35.

È inutile che io ,ti dica quanto partecipi alla tua impressione (2) circa il disgraziato svolgimento dell'incidente di Lubiana. Sul merito telegrafo (3) a Sonnino cui dico di comunicarti il mio telegramma. Insisto sopratutto sul punto di coltivare i mezzi di un accordo in privati colloqui cogli altri colleghi dei Dieci, cui accenno nel mio telegramma.

678

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando; ed. in S. SoNNINO, Carteggio 1916-1922, pp. 593-594)

T. PRECEDENZA ASSOLUTA 645. Roma, 6 marzo 1919, ore 14.

Resoconto ( 4) seduta ieri mi addolora ma non mi sorp·rende avendo io più volte previsto che la questione sarebbe finita in quella sede. Data la situazione

io credo che si abbiano a distinguere due questioni. La prima riguarda proposta Hoover che io credo sia il caso di accettare con l'emendamento Clemente!. La seconda riguarda la soddisfazione che ci è dovuta e che virtualmente verrebbe meno con l'eliminazione della sanzione economica. lo dichiarerei che Italia non può fare a meno di ottenere l'insediamento della sua missione militare e che quindi, ~se ciò non avverrà spontaneamente, avverrà con la forza. Questa dichiarazione potrebbe essere opportunamente completata coll'assegnazione di un termine, il quale varrebbe come ultimatum al Governo di Lubiana, e come tempo materiale accordato agli alleati per qualche passo che essi intendessero di fare spontaneamente. La difficoltà nasce quando si tratta di coordinare la seconda parte con la prima. L'ideale sarebbe di far coincidere entrata in vigore della proposta Hoover con la scadenza del termine di ultimatum. Se ciò non potesse ottenersi, noi dichiareremmo di ridurre di altrettanto il termine di ultimatum; in altri termini, le nostre truppe passerebbero la linea di armistizio contemporaneamente al passaggio del primo treno. Questo piano di ·condotta non esclude naturalmente emendamenti e trasformazioni che possono esser suggeriti dai colloqui che dovreste avere coi colleghi dei Dieci, quando vi risultasse un accomodamento soddisfacente, come potrebbe essere, per esempio, quello di fare che l'ingiunzione al Governo di Lubiana, diretta a riammettere la nostra missione coi dovuti onori, avvenga come passo interalleato e sotto la pressione collettiva di tutte le potenze accompagnata dall'ultimatum. Ti prego di dar comunicazione del presente anche a Crespi.

(l) -Cfr. n. 634. (2) -Cfr. n. 674. (3) -Cfr. n. 678. (4) -Cfr. n. 652.
679

IL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 649. Parigi, 6 marzo 1919, ore 15,35 (per. ore 20,20).

Ho conferito con Sonnino ed egli mi incarica sottoporti formula seguente che presenteremmo domani al consiglio Dieci onde ottenerne approvazione e le conseguenti soddisfazioni per fatti Lubiana:

• Mezzi perchè Italia abbia le necessarie riparazioni:

l) una •Commissione .composta di quattro generali (un americano, un inglese, un francese, un italiano) si recherà immediatamente Lubiana per indagare sui noti incidenti del 12 e 20 febbraio a Saloch e Lubiana; accertati i fatti imporrà al Governo locale la punizione dei colpevoli e tutte quelle riparazioni e soddisfazioni al Governo italiano che saranno ritenute doverose;

2) commissione dei quattro generali., accertati i fatti, notificherà a nome dei Governi alleati e associati che il ripetersi di simili incidenti avrà per immediata conseguenza l'occupazione militare interalleata delle località ove gli incidenti avvenissero a termini articolo 4 dell'armistizio 3 novembre 1918 oltre

Il '

le maggiori sanzioni che la commissione riterrà opportune. Istituita la commissione e iniziati i suoi lavori sul luogo, il Governo italiano permetterà l'inoltro per la via di Lubiana, di quei treni che la commissione stessa riterrà necessari per il vettovagliamento •.

Pregoti telegrafarmi subito tuo avviso per poter sottoporre formula definitiva a lord Cecil e a colonnello House.

680

IL RAPPRESENTANTE NELLA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A BUDAPEST, TACOLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 72/44. Budapest, 6 marzo 1919, ore 16 (per. ore 12,30 del 7).

Conversazione Karoly ho tratto la conferma informazione circa pendente accordo con Jugoslavia. Questa offre aumento territori occupati per schieramento Ungheria da 1sua parte in questione ... (l) e minacc,ia in caso atteggiamento favorevole Italia corridoio con czechi. Ignoro io stesso quale serietà presenti minaccia di cui ho cercato diminuire importanza; ma conte Karoly ne è talmente impressionato che non ho potuto nemmeno strappargli promessa neutralità assoluta Ungheria in questione fiumana. Accordo però non ancora concluso, nè sarà prima fine durata mia assenza, necessaria .per riferire a V. E. conformemente sua vivissima richiesta.

681

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO

(ACS, Carte Orlando)

T. 650. Parigi, 6 marzo 1919, ore 16,15 (pe1·. ore 20,35).

Telegramma diretto a S.E. presidente da S.E. Sonnino circa blocco Adriatico (2) non ha precedenti nel gabinetto, onde è necessaria breve premessa. Comitato interalleato blocco 26 febbraio scorso deliberava libertà commercio marittimo fra tutti porti Adriatico e relat,ivo • entroterra •. Informatone GiuffeHi fu poi chiarito concetto entroterra che costà ritenevasi potesse interpretarsi come libertà commercio anche Jugoslavia, mentre !imitavasi paesi amici quindi solo Serbia. Nel frattempo però intervenivano spiacevoli fatti Lubiana cosicché

S. E. Sonnino, informato dall'ammiraglio Grassi dell'opposizione che Marina

avrebbe fatto all'attuazione del deliberato del comitato blocco, preso prima degli incidenti stessi, inviò noto telegramma col quale sperava ottenere sospensione emanazione d~creto reale ·relativo libertà commercio per inserirvi limitazioni suggerite dalla Mal"ina. QUii ignorasi se decreto reale predetto nel frattempo sia già stato emesso, ma i giornali ne hanno parlato come di cosa avvenuta.

(l) Gruppo indecifrato. (2} Cfr. n. 619.

682

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. POSTA 773. Roma, 6 marzo 1919, ore 19.

Risulta confidenzialmente che ambasciatore Francia parlando con incaricato d'affari Serbia avrebbe detto che bisogna che serbi continuino con fermezza nelle loro pretese. Incaricato d'affari avrebbe avuto impressione che a Barrère stanno specialmente a cuorè un sollecito e forte intervento degli alleati in Russia ed il modo di impedire ad ogni costo l'unione dell'Austria con la Germania.

683

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL COMANDANTE DELLE FORZE ITALIANE NELL'EGEO, ELIA

T. 221. Parigi, 6 marzo 1919, ore 20.

Da informazioni riferentesi ad epoca non molto recente risulterebbe che tronco stradale Marmarice-Giova per quanto indicato su ·carta inglese come strada di prima classe, era prima della guerra europea una semplice mulattiera. II tronco Giova-Mougla sarebbe stato a quell'epoca una carrareccia. Il tronco Mougla-Aidin una rotabile. Risulterebbe inoltre ,che il ponte di cento metri sul Meandro (sud di Aidin) era interrotto ma che torrente sia guadabile dal carreggio.

In considerazione pertanto della soluzione della spedizione in Anatolia mediante sbarco a Marmarice d'una ,colonna leggera che dovrebbe poscia avanzare rapidamente verso Aidin e Sckalanova occorrerebbe avere notizie più particolareggiate e sicure in proposito. Queste potrebbero attenersi mediante ricognizioni da Rodi con fiduciario conservando tuttavia massima riservatezza in proposito.

Al tempo stesso dovrebbero essere fatte dalla marina ricognizioni per vedere se sia possibile stabilire una piccola base a Giova nel caso in cui condizioni stradali non permettessero un facile rifornimento da Marmarice alle truppe procedenti verso nord.

Prego provvedere d'urgenza e telegrafarmi.

684

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. CONFIDENZIALE 804. Roma, 6 marzo 1919, ore 20,30.

Risulta confidenzialmente che Governo greco ha informato suoi agenti che nessun accomodamento è stato concluso fra Grecia e Italia, che da circa due mesi gli italiani hanno espresso il desiderio di un avvicinamento e di un accordo ma che dopo i primi colloqui il barone Sonnino doveva indicare le condizioni dell'accordo per il quale non ha fatto finora alcun passo e che nessuna testimonianza di sentimenti amichevoli da parte degli italiani esiste all'infuori delle dichiarazioni di S. E. Orlando.

685

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, AL MINISTRO A BELGRADO, BORGHESE (l)

T. 4736. Roma, 6 marzo 1919, o1·e 21.

A seguito telegramma n. 274 (2) comando supremo telegrafa: • Governo provinciale (sloveno) non ha riferito esattamente perchè tanto generale Segre quanto missione italiana si sono presentati al presidente e vice presidente consiglio nazionale sloveno e generale Segre è pure andato a fare visita al comandante della divisione di occupazione •.

Questa conferma del comando supremo viene fatta a confutazione della fatta asserzione che viene avanzata a giustificazione autorità Lubiana che ufficiali italiani avrebbero omesso formalità loro presentazione ufficiale alle autorità locali.

686

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO

(ACS, Carte Orlando)

T. 655. Pa1·igi, 6 marzo 1919, ore 21,10 (per. ore 23,15).

Completando chiarimenti mio telegramma oggi (3) circa blocco Adriatico e relativo telegramma di S.E. Sonnino a codesto Gabinetto (4), oggi la questione della soppressione blocco è risorta innanzi consiglio supremo economico. Clemente! e Crespi eccepirono ed ottennero venisse accolta pregiudiziale incompetenza e rinvio comitato supremo di guerra per decisione che sarà presa

domani se pur non sarà rinviata ad un'altra commissione... da nominare! Decreto quindi se non già emanato, dovrebbe contenere quanto sarà deciso e che comunicherò. S. E. Revel pare abbia fatto obiezioni circa tale soppressione e credo che S.E. Crespi ne telegrafi per istruzioni a S. E. il presidente.

(l) -Il telegramma fu inviato tramite il consolato a Salonicco. (2) -Si tratta della ritrasmissione a Borghese di alcune parti del te!. pubblicato al n. 604. (3) -Cfr. n. 681. (4) -Cfr. n. 619.
687

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO,

AL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. PRECEDENZA ASSOLUTA 652. Roma, 6 marzo 1919, ore 22.

Per quanto riguarda formula da presentare domani al consiglio dei Dieci, che mi hai telegrafata (1), io penso che al punto in cui sono le cose l'accettazione di essa costituirebbe una soluzione abbastanza soddisfacente, se però si aggiungesse che missione italiana, arbitrariamente allontanata, torni a Lubiana coi debiti onori insieme con la commissione dei quattro generali. Ciò mi sembra tanto più naturale, in quanto per ciò che riguarda allontanamento missione non dovrebbe occorrere alcuna inchiesta. Il nostro diritto risulta evidente per ,se stesso; ad ogni modo, l'ammetterlo o il negarlo non dipende da alcun accertamento di fatti che possa affidarsi ad una commissione. La presenza della commissione d'inchiesta sarebbe giustificata in primo luogo dall'accertamento dei fatti di Saloch e in secondo luogo dalla opportunità di fare quel monito cui si riferisce precisamente il numero due della proposta telegrafatami. Io penso che a ciò i Governi alleati non dovrebbero fare alcuna obiezione, poiché in sostanza non si tratta che della reintegrazione dello statu quo arbitrariamente alterato. Si intende che queste sono le mie impressioni; ma per quanto mi sembrino giuste ed evidenti, non per questo io vengo meno al mio ampio sentimento di fiducia per cui non posso non rimettermi al vostro prudente apprezzamento nel senso di agire per il meglio.

688

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

T. 1036. Parigi, 6 marzo 1919, ore 22.

Lloyd George ritornato oggi mi ha detto ,che sarebbe molto lieto tu venissi il più presto a Parigi poichè egli, non potendo trattenervisi troppo per ragioni interne britanniche, vorrebbe procedere ora ad un intenso lavoro, per conclu·· dere appena arrivato Wilson. Gli ho risposto che mi pareva impossibile tu potessi esser qui prima di lunedì; ma che ti avrei ad ogni modo telegrafato quanto egli mi aveva detto.

Il

68!:1.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

T. 222. Parigi, 6 marzo 1919, o1·e 22, 10 (per. ore 1,30 del 7).

Nella seduta odierna inglesi diedero anzitutto notizia di una ,comunicazione telefonica ricevuta da Spa agli effetti che negoziati con Germania per tonnellaggio sono stati interrotti in seguito rifiuto delegati germanici cedere navi mercantili senza previa promessa rifornimenti fino nuovo raccolto, promessa che inglesi non erano disposti a dare. Siccome Foch non aveva ancora ricevuto nessuna informazione al riguardo, si decise esaminare tale questione nella seduta di domani.

Fu poi approvata seguente proposta americana: • Ogni commissione ed ogni comitato nominato dalla Conferenza dovrà annettere al suo rapporto uno schema della clausola o delle clausole contenenti le sue raccomandazioni, da inserirsi nel Trattato preliminare di pace nel caso che detto rapporto sia stato approvato. I membri delle commissioni e dei comitati dovrebbero consultare i loro consulenti legali per la redazione di dette clausole •.

Si passò in seguito esame note condizioni militari, navali ed aeree da imporsi alla Germania. Per quelle militari, si è manifestato contrasto tra Inghilterra, fav<>revole servizio volontario per Germania, e proposta Foch basata su servizio obbligatorio. Tale questione come pure esame tutte clausole militari fu rimandata a domani.

A proposito clausole navali fu rimandata ad altra seduta decisione relativa progettata distruzione flotta germanica (1). Non furono potute esaminare ancora le clausole concernenti l'aviazione.

(l) Cfr. n. 679.

690

IL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 656. Parigi, 6 marzo 1919, ore 22,40 (per. ore 2 del 7).

Ti comunico telegramma che spedisco De Nava.

• Oggi ho riportato questione rifornimento e tonnellaggio davanti consiglio supremo economico, ma senza poter ottenere deliberazione perchè americani

obbiettarono intollerabile ingombro porti italiani. Citarono caso vapore •Jonancy• 4300 tonnellate rimasto Genova 48 giorni e vapore • Andalusia • rimasto Genova 66 giorni. Affermarono che la sosta media dei vapori americani nel porto di Genova fu dal l o dicembre alla fine febbraio di 40 giornate e mezza. Così si rinviò studio questione sbarchi e ripartizione naviglio alla sottocommissione tonnellaggio, che si radunerà lunedì. Come comprendi sono rimasto molto addolorato perchè la posizione alimentare e carbone è diventata veramente tragica. Pregoti farmi avere subito ultimi dati scaricazioni medie e farmi giungere senza fallo per domenica libro azzurro od almeno le bozze complete con la situazione di impiego di tutte le nostre navi al 28 febbraio. Senza tali dati mi sarebbe impossibile continuare battaglia. Sarei molto lieto tu volessi venire qui subito per aiutarmi. Tuo arrivo farebbe certo impressione e gioverebbe moltissimo •.

(l) Il tel. giunto ad Orlando e conservato in ACS, Carte Orlando, termina qui. La minuta originale riporta, cancellato, il seguente periodo: « In generale si ebbe, nell'esame materia navale, una continua opposizione di Lansing intesa a raddolcire le drastiche proposte dell'ammiraglio Weymiss. Data tale ritorsione, si adottò sistema rinvia1·e le varie clausole che davano luogo a dissensi all'ulteriore esame sia dei rappresentanti navali sia delle differenti commissioni secondo il carattere dell'argomento •·

691

IL COMANDANTE DELLE FORZE ITALIANE NELL'EGEO, ELIA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. CONFIDENZIALE 77. Rodi, 6 marzo 1919 (per. il 7).

Inviai con cacciatorpediniere • Bersagliere • ad Adalia funzionario dogana Marchi mandato dal controllo interalleato. Suo ufficio istituitosi con pieno decoro nella stessa residenza Mutasserif. Mandai insieme comm. Brizzi e mio maggiore commissario per avviare scambi. Accoglienza ottima da parte tutte autorità locali specie del Mutasserif che promise ogni appoggio. Però situazione attuale Adalia molto precaria. Territorio circostante infestato disertori armati ed altri malviventi e villaggi e colture sono abbandonati dai contadini che per sfuggire attentati scendono in città. Anche Adalia sicurezza pubblica deficiente avendo autorità perduto dopo l'armistizio ogni prestigio. Forze gendarmeria e polizia sono scarse mal pagate impari e,ompito. Nuovo reclutamento tali agenti dette risultato negativo. Popolazione musulmana sfiduciata sconfortata pronta ogni novità pur di sortire da mal governo debole e incapace. Elemento ortodosso numericamente ragguardevole ha approfittato subito snervamento autorità dopo l'armistizio per assumere atteggiamento palesamente ellenofilo e annunzia senza mistero prossimo arrivo navi greche per occupazione territorio. Non è infondato timore che detto elemento susciti incidenti a beneficio sua nazione e a dimostrazione [iniziative] menzionate telegramma di cotesto ministero n. 268 del 2 corrente (2). Invierò silurante Adalia il più presto che potrò. Faccio intanto presente necessità presenza colà di una R. nave armata munita di stazione radiotelegrafica capace di comunicare con Rodi. Essa

dovr(;bbe essere di tonnellaggio non troppo grande tale che possa in caso cattivo tempo trovare sicuro rifugio nella vicina baia di Porto Genovese. Manderò fra pochi giorni piroscafo • Ligure • con merci di scambio.

(l) -Il tel. venne inviato tramite il ministero della Guerra. (2) -Cfr. n. 602.
692

L'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, ARONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (1)

T. 973/121. Washington, 6 marzo 1919 (per. l'B).

Nel disc0rso fatto ,la Wilson a l\ew York 1lla vigilia della sua partenza per la Francia, la Lega delle Nazioni viene esa.uinata come la garanzia che le masse popolari d'ogni paese reclamano contro ogni politica d'arbitrio e di intrigo e il rimedio al diffondersi di un più grave malessere sociale. L'accenno al pericolo bolscevista è palese. Nel discorso di Wilson è pure e principalmente l'affermazione che la volontà della nazione americana è con lui e che egli respinge critiche ed opposizioni alla Lega delle Nazioni ed è più che mai determinato ad adoperare... (2) di costituzione. E in tale intimazione è la risposta alle agitazioni del senato e alla mozione Lodge.

In senato, giova ripetere, più che l'opposizione alla Lega delle Nazioni si fa l'oppo&izione alla politica di Wilson, in quanto del senato essa non tiene alcun conto. Se la mozione Lodge nega il suffragio all'attuale progetto della Lega delle Nazioni e ne rimanda la costituzione a dopo fissati i termini di pace, essa pare accetti il principio della Lega e non giunge poi sino a definire le obiezioni al progetto attuale. Il senato non ha creduto di impostare la sua opposizione in modo chiaro e definito come opposizione ai metodi autoritari di Wilson, e per pronunciarsi contro la politica presidenziale ricorre all'opposizione alla Lega progettata. Pare assai dubbio se la mozione Lodge rappresenti davvero una presa di posizione definitiva dei 37 e più senatori che l'hanno firmata o se sono piuttosto una manifestazione di malessere per la situazione a·l senato e un nuovo tentativo per avvantaggiarla. Di contro è sempre più pal€1Se il proposito del presidente di fare trovare il senato dinanzi al fatto compiuto della Lega e della pace conclusa sicchè la necessità delle cose lo costringa a rinunciare alla sua opposizione per non impedire l'opera della conferenza per la pace del mondo. Non riuscendo a vincere l'opposizione alla sua politica, Wilson continua manifestamente ad impostare la sua condotta per modo da forzare l'approvazione a quella ,che a Parigi è stata e sarà la sua opera. Dal senato le due pa>Iti portano ora la questione della Lega direttamente dinanzi al popolo in un dibattito generale e diffuso per trarre ragione a decidere del loro atteggiamento avvenire dall'attitudine del

[paese]. Spedisco per corriere i resoconti dei discorsi di Wilson e di Taft e quelìi pronunciati al [senato].

~i Il telegra1nma venne comunicato l'll marzo da Manzoni rt lm:!)eriali. Il testo puhblic8~c è stato collazionato su quello conservato nell'archivio dell'ambasciata di Londra.

(2) Gruppo indecifrato.

693

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. POSTA R. 2798. Roma, 6 marzo 1919.

Ho il pregio di accusare ricevuta, ringraziando, del telegramma posta di pari oggetto n. ,6389 del 13 corrente, ,con il quale l'E. V. m'informa, secondo telegrafano i RR. ambasciatori a Parigi e Londra, drca i compiti della missione etiopica in Europa e circa il valore e l'importanza politica dei suoi componenti. A mia volta comunico all'E. V. i telegrammi del 19 corrente nn. 369 e 370, qui diretti dal governatore dell'Eritrea, dal quale ultimo si rileva come il Governo etiopico invia in Europa tre distinte missioni per Roma, Parigi e Londra, nonchè l'atteggiamento assunto dal ministro di Francia in Addis Abeba per ottenere che una missione speciale avesse avuto l'incarico di rappresentare alla conferenza della pace :i desiderata 'Cl!ell'Etiopi'a.

_ Conforme l'E. V. ha risposto al conte Bonin è da insistere perchè le tre missioni debbano rimanere nei limiti del solo scopo dichiarato, quello cioè di presentare le felicitazioni per la vittoria, agendo così Italia, Francia e Inghilterra in pieno accordo, secondo l'atto di Londra del 13 dicembre 1906, e resto in attesa di ulteriori comunicazioni (1).

694

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

f. PER CORRIERE 331. Londra, 6 11ULrzo 1919.

Nel corso del mio fugace colloquio di avanti ieri, primo ministro avendo accennato alla sua imminente partenza per Parigi, io gli dissi che non pensavo ad intrattenerlo delle nostre questioni trovantisi oggi innanzi alla Conferenza. Il merito delle medesime esorbita ormai da ogni mia competenza. Nell'orbita sua permane però sempre la ripercussione che il contegno del

Le Ministre de France à Addis Abeba ayant fait connaitre que ses collègues et lui estimaient que l'époque la plus favorable pour ce voyage leur paraissait étre le mois de mai, le Ministre des Affaires Etrangères lui a répondu qu'il partageait cette manière de voir et qu'il priait le Commissaire aux Transports Maritimes de réserver les vlaces nécessaires sur un navire de la Compagnie des Messageries maritimes faisant escale à Djibouti.

D'ordre des son Gouvernement, l'Ambassade de France à l'honneur de porter ce qui précède à la connaissance du Gouvernement italien et serait reconnaissante au Ministère Royal des Affaires Etrangères de lui faire savoir si le représentant italien à Addis Abeba doit accompagner la mission éthiopienne".

Rispondo al signor Barrère che il conte Colli non accompagnerà la missione, ma che tale decisione potrebbe eventualmente venire mutata qualora altri rappresentanti esteri l'accompagnassero».

19 -Documenti diplomatici -Serie VI -Vol. II

Il

l'Inghilterra in questo momento è fatalmente destinato a esercitare sulle relazioni future dei due paesi. Ed era perciò appunto che mi importava ripetergli ancora una volta, che l'opinione pubblica del mio paese, unanime e concorde, si aspetta che nella discussione dei problemi essenziali interessanti la vita e la sicurezza d'Italia, l'Inghilterra non si limiti a starsene tranquillamente adagiata sul trattato, con che essa non farebbe se non compiere il suo stretto dovere... " ma -e qui m'inter,ruppe primo ministro -sostenga da amica tutte le vostre domande , . Precisamente, replicai, occorre, però, lo faccia non a denti stretti, ma a bandiera spiegata. E di ciò, a giudicarlo almeno dal linguaggio della stampa, non vedo ancora io, e non vedono i miei concittadini,

indizi chiari e precisi. Rispose Lloyd George si rendeva ben ,conto fondamento mie raccomandazioni • and that be would bear them well in mind » (1).

(l) Sull'argomento cfr. il seguente telegramma di Borsarelli a Colosimo. n. 4859 del 10 marzo e la risposta di Colosimo con telegramma riservato n. 1812 del 17 marzo: « Questa ambasciata di Francia mi ha comunicato quanto segue: "Camme le sait le Ministère Royaldes Affaires Etrangères, une mission éthiopienne doit se rendre prochainement en Europe.

695

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

N. RR. 1640. Roma, 6 marzo 1919.

Leggo nei giornali che è stata già portata dalla Francia alla conferenza la questione del Marocco e che sarebbe portata anche quella dell'Egitto dall'Inghilterra.

Il signor Peretti della Rocca partendo dai diritti prevalenti della Francia sul Marocco e dalla previsione che il regime attuale stabilito dall'Rtto di Algesiras del 7 aprile 1906 se mantenuto, sarebbe una minaccia conthma per la pace, avrebbe chiesto l'annullamento di quel trattato e il conferimento alla Francia da parte della Società delle nazioni del mandato di amministrare il Marocco.

Il trattato di Algesiras del 7 aprile 1906 come epilogo di lunga contesa tra Francia e Germania e di acquiescenza di Italia e Inghilterra in base ai patti precedenti, mette il Marocco per alcuni rispetti sotto un regime internazionale pur confermando implicitamente il diritto della Francia su di esso.

Conosco la dichiarazione dell'8 aprile 1904 firmata dal ministro britannico degli affari esteri e dall'ambasciatore francese a Londra, relativa al regolamento dei reciproci interessi politico-economici di Francia e Inghilterra, rispettivamente, al Marocco e in Egitto.

" Ho il pregio di accusare ricevuta del telegramma-posta di pari oggetto n. 4859 del 10 corrente con il quale l'E. V. m'informa di quanto sull'argomento è stato comunicato a codesto ministero da questa ambasciata di Francia e della risposta data.

Circa l'eventuale venuta del R. ministro in accompagnamento della missione, nel caso che gli altri rappresentanti esteri lo accompagnassero a me sembra sia bene stare in guardia sul pericolo che l'allontanamento del conte Colli da Addis Abeba potrebbe determinare in questo momento, giacché non è da escludere -e tutto lo fa supporre -che si voglia profittare della assenza del nostro rappresentante in Etiopia per riprendere con audacia la politica d'indipendenza e di azione, specialmente per le concessioni minerarie ».

..

Conosco genericamente il contenuto dello ,scambio di note segrete del 14 e 16 dicembre 1900 (Visconti Venosta-Barrère) e l • novembre 1902 (PrinettiBarrère) colle quali Italia e Francia presero reciproci impegni per la tutela dei rispettivi interessi nel Mediterraneo nei riguardi della Tripolitania e della Cirenaica per l'Italia e del Marocco, per la Francia; ma ignoro quali preci;:;amente siano le disposizioni di quegli atti. Anche però che essi stipulino il disinteressamento reciproco della Francia in Tripolitania e dell'Italia nel Marocco, questo disinteressamento può averci condotto ad Algesiras, ma non può !asciarci indifferenti quando si tratta di abrogare quell'atto internazionale e .creare un novus ordo, una nuova situazione diplomatica non preveduta e non prevedibile.

Io penso quindi che la rinuncia nostra al trattato di Algesiras e il riconoscimento nostro del protettorato inglese sull'Egitto sarebbero di tale e tanta importanza per la Francia e per l'Inghilterra, rispettivamente, da poter dare a noi in diritto e in equità compensi adeguati nello stesso continente africano.

Ora io trovo una analogia, per quanto riguarda le relazioni tra i tre alleati, nelle situazioni diplomatiche della Francia in Egitto dopo la proclamazione del protettorato britannico del 1914, e dell'Italia in Etiopia, secondo l'accordo di Londra del 13 dicembre 1906. Ripetendo quanto il De Peretti ha detto della Francia al Marocco dirò dell'Italia in Etiopia che i diritti prevalenti dell'Italia sull'Etiopia sono stati dimostrati nella memoria del 20 ottobre 1918 ed il regime attuale di influenza a tre, se mantenuto, sarebbe una fonte di pericoli per la buona armonia tra gli alleati.

Le buone relazioni coll'Italia debbono pur avere il loro peso presso Francia e Inghilterra; ora esse sarebbero messe a dura continua prova nelle fatali competizioni di interessi divergenti delle tre potenze in Etiopia, così come si è verificato dal 1906 ad oggi.

Io quindi c·redo fermamente che la nostra cooperazione volenterosa per risolve,re la questione del Marocco 1secondo i desideri della Francia e per risolvere la questione dell'Egitto secondo i desideri dell'Inghilterra dovrebbe essere condizionata ad un eguale atteggiamento di disinteressamento delle due alleate nella questione etiopica.

L'Etiopia sotto la influenza francese e, cioè a dire, Gibuti non ceduta all'Italia, significherebbe creare per le nostre due colonie una situazione insostenibile a cagione dell'Etiopia che vedrebbe nell'Italia la nemica di Adua e nella Francia la liberatrice della conferenza di Parigi. Il conte Colli in recenti telegrammi accenna appunto all'eventualità che Gibuti non ci sia ceduta, manifestando, anche per conto suo, queste gravi preoccupazioni che sono di evidenza meridiana.

Non ho voluto neanche questa volta lasciar passare l'occasione di portare innanzi all'E. V. i miei timori e le mie speranze per la soluzione del nostro programma coloniale che non può essere separato dal giuoco di tutta la nostra politica fuori ed entro la conferenza. E non può non essere considerato un elemento fondamentale della nostra alleanza con Francia ed Inghilterra dopo il trattato di pace.

il

(l) Q;,esto telegramma venne comunicato a Bonin Longare 1'11 marzo.

696

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 659. Roma, 7 marzo 1919.

A tuo telegramma n. 1036 (1).

Mi rendo conto delle ragioni che consiglierebbero affrettare quanto è più possibile mia venuta costà. Ma ti assicuro che non è stato e non è facile. Io non ti ho voluto distrarre con ,comunicazioni diffuse sulla Camera, ma debbo dirti che essa è in uno stato di grande irrequietudine che proviene probabilmente da uno stato di generale inquietudine; e sebbene questo non assuma specifiche forme aventi carattere politico, non lascia di rendere assai difficile la navigazione parlamentare. Così 1se ,io spero ancora di potere partire domani sera non posso dirti ,che ciò sia certo e ciò senza contare l'altra difficoltà concernente un certo assestamento ~Ile cose di qua ,che richiederebbe almeno un giorno di tempo, mentre il fatto che la Camera è aperta non lascia alcuna disposizione di tempo. Tu potrai dare queste generiche risposte Lloyd George assicurandolo che io farò tutto il possibile per mantenere il programma della mia partenza domani sera arrivando costà lunedì. Osservo poi per mio conto che effettivamente il ritmo decisivo non potrà cominciare prima dell'arrivo di Wilson ciò che peraltro non toglie che sia sempre desiderabile trovarsi qualche giorno prima per tutti i contatti che servono.

697

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO DEL TESORO, STRINGHER

T. 574. Parigi, 7 marzo 1919.

R. incarkato d'affari in Washington mi telegrafa quanto segue:

• Vengo informato da questo delegato del tesoro italiano ,che tesoreria americana con nota scritta odierna gli ha comunicato che sospende ogni anticipazione di fondi in corso fintanto che non sia pienamente informata dei particolari dell'accordo finanziario recentemente conchiuso a Londra fra Italia ~d Inghilterra. Le informazioni pervenute alla tesoreria americana da Londra sarebbero agli effetti ,che per tale accordo l'Italia concederebbe come garanzia un privilegio all'Inghilterra sopra le indennità che le sarebbero assegnate nel trattato di pace. La tesoreria americana notifica che non è disposta a continuare sovvenzione ai Governi alleati se non all'esplicita condizione rche le sovvenzioni fatte all'Italia dal Governo Stati Uniti saranno ammesse allo stesso tratta

..

mento di favore di quelle fatte dall'Italia ad ogni altro Governo alleato e che la tesoreria americana avrà un privilegio e carico su tutte le somme ricevute dal R. Governo per indennità pari al privilegio o carico concesso dall'Italia per il proprio debito a ogni altro Governo alleato. La te,sorer-ia americana ha dmesso copia deHa propria nota a Londra a lor-d Reading. Nostro delegato finanziario ha telegrafato a Stringher a Roma richiamando sulle gravissime conseguenze minacciate la speciale sua attenzione • (1).

Sarò grato a V. E. se vorrà fornirmi elementi di risposta al riguardo (2).

(l) Cfr. n. 688.

698

L'ALTO COMMISSARIO A SOFIA, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 950/80. Sofia, 7 marzo 1919 (per. U 7).

Stampa locale pubblica rivelazioni sensazionali secondo che nell'agosto 1918 un inviato del Gran Quartiere generale germanico, accompagnato da due emissari di re Costantino, trattava passaggio delle truppe elleniche da fronte dello Struma con armi, bagagli al nemico. Un accordo sarebbe stato raggiunto con un ufficiale subalterno venuto dalle linee elleniche; tre battaglioni germanici dovevano ricevere le truppe greche mentre esercito bulgaro doveva provveder-e vettovagliamento prigionieri che dovevano essere inviati Germania. Colpo sarebbe stato prevenuto sfondamento linea bulgara Debrepoli.

Ho ragione di credere tale pubblicazione permessa dalla censura destinata nella mente dei bulgari a smascherare doppiezza ellenica dello stesso Venizelos momento cui affaccia pretese territoriali smodate trovando qualche appoggio presso Intesa. Previsione aspre smentite polemica ho confidenzialmente indagato presso questo ministero Guerra prove documentate esistenti. Ho constatato fulcro documentazione consiste sopratutto in una lettera del noto Falkenhausen al Governo bulgaro che dà affidamento classificare il carattere puramente militare dell'operazione combinata coi greci tale da non pregiudicare gli interessi politici della Bulgaria.

Se prova materiale fosse incompleta potrà permettere •la d~scussione, non

ci è dubbio che esista un vero principio di prova corroborata da questa recente

rivelazione e intervenuta per formare ulteriore pubblicazione dichiarandola

intempestiva e pericolosa per la Bulgaria se non bene comprovata.

Mi riservo di spedire quanto prima copia documenti esistenti e di un rias

sunto confidenziale che verrà compilato da questo Governo. Ministro della

Guerra si dichiara pur in possesso di informazioni poco lusinghiere circa atteg

giamento Serbia verso l'Austria all'epoca della ... (3) dichiarazione della guerra

e si riserva di fornire comunicazione confidenziale.

" Agli Americani dobbiamo fare lo stesso trattamento fatto agli Inglesi, secondo il recente accordo, ma per i crediti nuovi com'è contemplato dall'art. 9 dell'accordo stesso •.

(l) Ad una copia di questo telegramma da Washington è stata fatta la seguente annotazione marginale :

(2) -Cfr. n. 769. (3) -Gruppo indecifrato.
699

L'ESPERTO TECNICO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, ATTOLICO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 671/8302. Londm, 7 marzo 1919, ore 9,38 (per. ore 9,40 dell'B).

Mi è particolarmente gradito annuncio datomi da V. E. mia nomina direttore generale. La migliore riconoscenza che a V. E. devo vivissima e che io possa offrirle in questo momento è annuncio che situazione tonnellaggio da una settimana a questa parte per quanto sempre preoccupante è migliorata. Mentre sabato scorso partenze cal'bone marzo da Inghilterra erano previste in sole 143 mila tonnellate entro domani raggiungeranno circa 400 mila. Anche per cereali si sta facendo ogni possibile sforzo. Angolo morto situazione è America cui attitudine non ho bisogno spiegare. Se essa ci prestasse anche temporaneo aiuto saremmo in salvo. Parto Parigi ove ritengo trattenermi a tutto martedì.

700

IL CONSOLE GENERALE A MOSCA, IN MISSIONE A ODESSA, MAJONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 970/105. Odessa, 7 marzo 1919 (per. H 9).

Mi risulta questo consolato Serbia allo scopo aumentare numero cittadini jugoslavi rilascia immediatamente senza difficoltà alcuna certificati nazionalità e passaporti sudditi austriaci provincie redente e Dalmazia che chiedono rimpatriare. Se ne valgono anche quelli che non vogliono attendere autorizzazione da noi imposta a termini istruzioni telegramma di V.E. 697. Sarebbe opportuno vigilare impedire eventualmente sbarco. Si è ricostituito qui club jugoslavo.

701

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 341. Londra, 7 marzo 1919.

Tutti i giornali riproducono telegramma Presse da Washington relativo dichiarazione che ci sarebbe stata fatta da America, relativamente pretese difficoltà da noi opposte vettovagliamento czeco-slovacchi e jugoslavi. Dell'argomento tratta pure con maggiori particolari telegramma -codesto corrispondente

• Reuter •.

702

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

T. 555. Londra, 7 marzo 1919.

Mio telegramma n. 518.

Stamane assistito da Attolico ho conferito con ministro navigazione. Egli dopo avermi esposto molteplici gravi cause che hanno in questi ultimi tempi sensibilmente diminuito disponibilità naviglio mercantile britannico, ha aggiunto si sta facendo possibile per alleviare nostre difficoltà. Attolico difatti mi assicura che in questi ultimi giorni già si scorgono indizi di miglioramento.

Nel corso colloquio esaminata eventualità minacciato sciopero minatori del quale pericolo se oggi ritardato non si può ancora dichiarare assolutamente scongiurato, è stato riconosciuto che, verificandosi detto sciopero, Italia dovrebbe ineluttabilmente rivolgersi America per suo approvvigionamento carbone con relativo tonnellaggio.

Nel pomeriggio ho, insieme con nostri tecnici, conferito con rapp. controllore carbone. Alle insistentissime raccomandazioni rivoltegli, egli ha risposto dando affidamento di provvedere a ,che nei limiti possibile vi sia in futuro una quantità di carbone corrispondente al tonnellaggio di cui potremo disporre per carico.

703

IL GOVERNATORE DELLA DALMAZIA E DELLE ISOLE DALMATE E CURZOLANE, MILLO, A ... (l)

R. rr. 7247. Sebenico, 7 marzo 1919.

A Spalato la presenza delle navi interalleate aventi a bordo gli ammiragli italiano, inglese, americano e francese della commissione per ,l'Adriatico, ha ricondotto la calma ed in parte almeno permesso agl:i itaHani ,colà di vivere senza essere continuamente oggetto di persecuzioni, insulti, m:inaccie, etc.

Pattuglie di marinai interalleati, italiani compresi, percorrono la città e vi mantengono l'ordine. Il generale ,serbo Vasic, la cui carlica non è stata riconosciuta, è passato in seconda linea, e la posizione del capo del governo provinciale Kratelj, da Sebenico, individuo di cattiva fama riconosciuto qui per

suoi mali affari, è dall'ammiraglio italiano messa in evidenza come illegale,

giacché egli si spaccia come governatore di Spalato nominatovi dal Governo di Belgrado, lo che non è a tenore di armistizio ammissibile.

Tale stato di ,relativa 'sicurezza in dttà a Spalato ha permesso di constatare quanti siano effettivamente gli italiani, quanti i rpartigiani dell'annessione all'Italia, e quanta strada ha fatto fra quegli abitanti la convinzione che solo coll'Italia essi potranno avere un governo stabile e 'skuro, e godere di quella libertà ehe solo i popoli civili possono assicura,re.

Io non esito ad assicurare ~che noi abbiamo oggi in Spalato e dintorni la maggioranza; e ~che solo in questi ultimi tempi vi è un poco da guardarsi dalla continua ·emigrazione che dalla Balcania, cioè dall'al di là delle Dinariche, avviene con elementi torbidi e pericolosi.

Nelle ~campagne di Spalato la memoria del Baiamonti v1ive rispettata ·come quella di un santo protettore, e molti contadini portano ancora la • capiza • (berretto tondo) nera per lutto della morte di Baiamonti: tutti •costoro sono per l'Italia, e quando la sera dell'offesa ai comandanti italiani essi seppero che il Casino italiano era stato attaccato, temendo per la casa del loro venerato e santo patrono, vi accorsero numerosi per difenderla.

La società operaia di ~alato che conta più di mille ~soci, di tinta social,ista, è passata tutta a noi e pertanto, •calcolando le famiglie, si arriva alle 8.000 teste alle quali bisogna aggiungere i Baiamontini, e gli italiani di classe elevata; tutto ciò su di una popolazione che non arriva ai 20.000 abitanti in città. Aggiungo che solo il terrore delle rappresaglie, sempre minacciate dagli jugoslavi con sistemi abissini, trattiene altri anche di razza croata dal dichiararsi per noi; mentre la promessa dell'assegnazione delle terre ai contadini ha fatto volgere i proprietari all'Italia come l'unica nazione 'che può dare solide garanzie di sicurezza. È da notare però ·che il 'contadino vive qui relativamente in buone condizioni perché il patto colonico vi è favorevole.

L'opera svolta dalla nostra nave stazionaria a Spalato, la fama della bontà e correttezza delle nostre truppe occupanti la Dalmazia dall'Armistizio, la sicurezza e relativo benessere di cui ,si gode nel territorio ooclljpato, la equità del nostro Governo, hanno fatto ormai volgere la situazione a Spalato in nostro favore, malgrado ile maJi arti dello stazionario francese • Foudre •, malgrado le voci false e calunniose messe in giro, malgrado la feroce opposizione dei governanti jugoslavi a tutto ciò che è italiano o simpatizza per l'Italia.

·Ed è :perciò che io reputo dove!'1lo segnala,re ora al R. Governo ora che le

sorti delle disgraziate terre di Spalato e Trau 1stanno per decidersi.

Io penso con apprensione a ciò che attende i nostri connazionali [se] lascie:re

mo Spalato; ed anche ammesso che vi rimanga chi manterrà temporaneamente lo

ordine non è senza raccapriccio che il mio pensiero si volge poi alla sorte degli

italiani di Spalato e Trau quando tali due città tanto italiane passassero definì·

tivamente sotto il giogo feroce ed iniquo della Jugoslavia, di quella nazione cao

tica ed incivile che ormai ho i!Iljparato a ·conoscere.

A Spalato si è riunita .in questi tempi la peggiore feccia di tutti i popoli

che si sogliono chiamare jugoslavi, e dal territorio da noi occupato si sono colà

rifugiati i peggiori elementi che temevano la giustizia italiana. Perciò non mi

faccio iUusione alcuna; e guardo all'avvenire ·coll cuore stretto e l'animo in pena

,.

per tanti nostri connazionali che gridano disperatamente aiuto. Ci è di conforto il dovere che qui tutti ·compiamo e continueremo a compiere finchè sentiremo con sicura coscienza adempiere.

(l) Il documento è privo di destinatario.

704

IL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

N. 556. Pm-igi, 7 marzo 1919.

Accludo Pro-Memoria che mi è stato presentato riguardo alle possibilità che l'Italia offre, per l'investimento di capitali americani.

ALLEGATO. PRO-MEMORIA DI JUNG SU UNA CONVERSAZIONE CON MACFADEN

N. 10.

Mr. Macfaden, capo della grande casa americana dello stesso nome, ha fatto parte della delegazione inviata a Spa il 4 marzo.

Nelle conversazioni avute con lui, egli manifestava grande interesse e molta buona disposizione nel considerare le possibilità dell'avvenire economico industriale dell'Italia e specialmente le possibilità d'impiego di capitale americano in Italia.

Ho sentito manifestar.e da Mr. Madaden le stesse preoccupazioni che molti

altri americani dimostrano riguardo alle condizioni che risultarono all'industria

americana come conseguenza della guerra, cioè come conseguenza del· livello ·rag

giunto dai salari, specialmente in seguito aH'intervento governativo nelle industrie

controllate a scopo di guerra e come conseguenza delle misure restrittive per la

immigrazione che le classi popolari reclamano appunto a difesa degli alti salari.

Mr. Macfaden considera come un fenomeno naturale e prevedibile nel prossimo

avvenire, l'emigrazione del capitale alla ricerca di Paesi a regime di salari bassi,

per impiantarvi nuove industrie corrispondenti ai nuovi bisogni del mondo o a quei

bisogni cui l'aumento eccessivo di salari in alcuni Paesi, non permettesse più di

provvedere.

Tra i Paesi possibili per tali investimenti di capitali, l'Italia sta naturalmente

in prima linea per la nota capacità dei suoi operai, e anche per il fatto che gli

americani sembrano prendere un interesse sempre maggiore nelle possibilità di

sviluppo dei Balcani e del Levante •e considerano quindi l'Italia come un punto

di appoggio .conveniente per studiare e seguire, da vicino, tali mercati.

La sola preoccupazione che gli americani manifestano, è quella di un regime

fiscale incerto e pieno di sorprese e quelle difficoltà burocratiche che impedi

scano loro di lavorare col sistema americano che consiste nell'eseguire con rapidità

i propri progetti di carattere industriale e .commerciale, e trovarsi, quindi, in

grado di sfruttare le circostanze in base alle quali i progetti stessi vennero

formulati.

Ho ritenuto opportuno di fissare le linee dì questa conversazione per l'inte

resse che le idee esposte possono avere per il nostro Paese (1).

Il

(l) -Inviato anche ad Orlando. (2) -Questo. vromemoria venne comunicato da Sonnino ai ministri del Commercio e delle Finanze con t. 595 del 10 marzo.
705

PROMEMORIA PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

Parigi, 7 marzo 1919.

Manovre jugoslave dell'ultima ora.

Oggi dopopranzo il Deputato Franklin-Bouillon ha sparso con grande viva

cità la voce al Palais Bourbon e specialmente alle commissioni degli Affari

Esteri di un improvviso aggravarsi del conflitto italo-jugoslavo.

Egli assicurava sulla fede di informazioni fornitegli dal delegato commer

ciale del~a Jugoslavia, che una armata italiana di 80.000 uomini si trovava di

contro ad una jugoslava di 50.000. Egli si mostrava impressionatissimo ed assi

curava a tutti che egli credeva possibile il verificarsi dei più gravi ed irrepa

rabili atti di ostilità entro le 48 ore.

Tale manovra del deputato francese, che ancora sempre cerca di farsi passare come italofilo, è riuscita ad impressionare vivamente l'ambiente di Palais Bourbon.

L'ufficio ha immediatamente provveduto acciò questa voce sia controbattuta negli stessi ambienti. Deputati veri amici nostri sono stati incaricati di recarsi a Palais Bourbon per controbattere con asserzioni più vicine alla realtà l'incresciosa impressione provocata dalle manovre del Franklin-Bouillon.

Poichè il deputato Franklin-Bouillon è in relazione con S. S. l'on. Barz.ilai, .sarebbe urgente di interessare quest'ultimo ad incontrarsi col primo.

706

IL SEGRETARIO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DELLA PACE, JUNG, AL MINISTRO DEL TESORO, STRINGHER (l)

CoNFERENZA DI SPA 4 E 5 MARZO 1919. [Parigi], 7 marzo 1919.

Lo svolgimento della Conferenza risulta nelle grandi linee dalla Relazione dell'ammiragLio Hope, 1di cui accludo ·copia (All. l) (2).

Prima della partenza da qui, erano state ricevute dai vari delegati le comunicazioni dei delegati finanziari tedeschi, di cui all'All. II, in cui vengono specificati i poteri attuali del Governo tedesco riguardo alla requisizione dei crediti di cittadini tedeschi esistenti all'infuori dell'Impero nonchè dati relativi alla situazione della Reichbank rispetto a valute estere. Inoltre, era stata ricevuta la comunicazione di cui all'All. III, contenente un progetto di legge che il Governo tedesco aveva l'intenzione di presentare per controllare effettivamente l'esportazione dei valori esteri, nonchè le misure previste dal .1overno tedesco per effettuare la requisizione.

•.

Nel treno, i delegati inglesi hanno dato comunicazione ai loro colleghi di un nuovo documento ricevuto in quel momento dai tedeschi, attraverso la commissione d'armistizio di Spa e contenente indicazioni dettagliate riguardo ai titoli esteri posseduti dalla Germania (All. IV).

Nel treno, i delegati americani ed i delegati inglesi discussero sul modo di realizzare, in tutto od in parte, detti titoli, per impiegarne il ricavo in pagamento dei viveri che la Germania dovrà importare nei prossimi giorni.

Al riguardo, è stato rilevato che la realizzazione dei titoli doveva effettuarsi in dollari, in quanto che la massima parte dei viveri avrebbe dovuto esser fornita dagli Stati Uniti. La realizzazione in dollari presentava, d'altra parte, delle difficoltà dato che molti dei titoli in questione erano poco noti ed alcuni non quotati alla Borsa di New York.

Il delegato inglese suggerì che il mezzo più pratico per procedere alla realizzazione dei titoli in questione era quello seguito, a suo tempo, dalla Gran Bretagna per la realizzazione dei titoli da essa posseduti. Si tratterebbe, cioè, di fondare ,agli Stati Uniti un trust il quale assuma tutti i titoli in questione, abbia facoltà di emettere delle obbligazioni garantite dai titoli stessi e che realizzi i titoli man mano che il mercato potrà assorbirli, redimendo le proprie obbligazioni col ricavo della vendita dei titoli. I delegati americani concordavano in quest'idea che ritenevano la sola pratica e di pronta attuazione.

Come capitale del trust a fondare, il delegato inglese aveva suggerito 50 a 100 milioni di dollari, somma che i delegati americani hanno trovata esagerata, dato che il capitale non doveva esser che un • fond de roulement •.

Essi ritengono che una ·cifra molto minore dovrebbe esser sufficiente e che ciò potrà esser anche l'interesse dell'Italia e della Francia che vorranno certo partecipare a queste operazioni e le cui quote in un capitale meno forte potrebbero esser proporzionalmente maggiori.

A Spa, l'andamento dei dibattito che faceva dipendere qualunque trattativa tecnica, sia di ordine finanziario che di approvvigionamento viveri, dalla preventiva dichiarazione dei delegati tedeschi che il Governo tedesco avrebbe senz'altro consegnato la sua flotta mercantile, ha impedito che ci fossero delle vere trattative d'ordine finanziario coi delegati tedeschi.

Tuttavia, la mattina del giorno 5, su iniziativa del delegato inglese e colla esplicita approvazione dell'ammiraglio Hope, capo della missione, i delegati americani ed inglesi ed il ;sottoscritto ebbero una riunione ufficiosa con alcuni dei direttori di banca tedes•chi che si trovavano nella delegazione germanica, per ricevere da loro delle indicazioni precise riguardo alle disponibilità di titoli notificate dal Governo tedesco. Il delegato francese ha preferito non intervenire a questa riunione.

In detta riunione, si è chiesto ai delegati tedeschi, se essi avevano delle

idee concrete riguardo alla possibilità di realizzazione dei titoli esteri di cui

essi avevano dato nota. I delegati tedeschi dissero che i mercati neutri avreb

bero potuto assorbirne un certo numero e gli altri avrebbero trovato facile

collocamento a Parigi ed a Londra.

Fatto loro presente che, per ragioni di valuta, non era possibile realizzare

in Europa il grosso dei titoli in questione, essi convennero che per quei titoli

che non avrebbero trovato facile collocamento nei mercati neutri, la costituzione di un trust nel senso sopraindicato sarebbe forse l'organizz·azione migliore per una realizzazione conveniente e la sola che darebbe la immediata disponibilità dei fondi occorrenti e l'approvvigionamento della Germania.

Si venne .poi ad un esame dettagliato delle liste presentate dagli americani. Le indicazioni date dai delegati tedeschi sono le seguenti:

Stati Uniti d'America:

Titoli posseduti dalla Germania secondo il censimento del 1916 . . . . . . . . . Marchi 1.600.000.000 di cui . . . . . . . 1.200.000.000 sotto sequestro negli Stati associati.

Rimanenza Marchi 400.000.000

di ·cui si può ·calcolare che circa una metà esistano oggi in Germania.

Inghilterra:

Titoli posseduti dalla Germania secondo il censimento del 1916 . . . . . . . . Marchi 1.400.000.000 di cui . . . . . . . . 1.100.000.000 sotto sequestro negli Stati associati.

Rimanenza Marchi 300.000.000

di cui il grosso pare sia stato venduto durante la guerra attraverso gli Stati neutri.

Fran.cia:

Titoli posseduti dalla Germania secondo il cen

simento del 1916 . . . . . . . di cui sotto sequestro negli Stati associati. Marchi 360.000.000 240.000.000 Rimanenza . . . Marchi 120.000.000 Belgio: L'esistenza è minima. Grecia: L'esistenza è minima. Giappone: L'esistenza dei titoli è limitatissima, disponibilità essendo state realizzate dguerra, causa la situazione estremamente revole del cambio. L'esistenza attuale potrà ammontare a centinaio di mila lire sterline. tuurante q tte favoualche le la

io

Italia:

Titoli posseduti dalla Germania secondo il censimento del 1916 . . . . . . . . Marchi 250.000.000 di cui circa . . . . . . . . 125.000.000 sotto sequestro negli Stati associati.

Rimanenza (circa) Marchi 125.000.000

La massima parte di tale esistenza pare con sista in obbligazioni ferroviarie.

Argentina:

Disponibilità attuali circa L. St. 5.000.000

Cile:

Disponibilità attuali circa L. St. 3 a 4.000.000

Cina:

Disponibilità attuali circa L. St. 12.000.000

Rumenia:

Censimento del 1916 . . . . . . . . . Marchi 571.000.000 di cui disponibili oggi circa la metà.

Spagna:

Disponibilità limitatissima.

Serbia:

Disponibilità (forse) Marchi 15.000.000

Siam:

Della tranche tedesca del prestito 4% %, sono disponibili circa L. St. 1.000.000

Queste indicazioni sono state generalmente di carattere molto sommario e spesso contraddittorio. Infatti, una prima dichiarazione dei tedeschi faceva ammontare l'insieme delle .loro disponibilità in titoli sud-americani, alle .cifre seguenti:

Titoli posseduti dalla Germania secondo il censimento del 1916 . . . . . . . . Marchi 1.300.000.000 di cui ....... . 300.000.000 sotto sequestro negli Stati associati.

Rimanenza Marchi 1.000.000.000 di cui 200.000.000 titoli messicani, che i delegati degli Stati Uniti dichiarano pel momento inutili per operazioni finanziarie di qualunque genere ad eccezione delle obbligazioni della Ferrovia Nazionale di Tehuantepek. Marchi 1.000.000.000

200.000.000 Rimanenza . . . Marchi 800.000.000

Comunque dall'assieme della discussione avuta, discussione che per quanto riguarda la Cina si è prolungata in un esame minuto di ogni singolo titolo proposto, si è avuta l'impressione che la totalità dei titoli di cui si è parlato poteva dare forse una garanzia globale per circa dollari: 200.000.000.

I delegati tedeschi hanno osservato che nelle cifre da loro accennate erano inclusi anche titoli a reddito incerto e non solo obbligazioni o titoli a reddito certo come q_uelli specificati nelle liste presentate attraverso alla commissione d'armistizio.

Hanno accennato, fra altro, come titoli interessanti, quelli della Ferrovia del Venezuela e quelli delle Compagnie Tramviarie delle varie città sud-americane: Buenos Ayres, Montevideo, ecc.

Alla fine della conversazione, il dott. Melchior, vice-presidente della delegazione tedesca, ha chiesto, in via del tutto ufficiosa e riservata, cosa si penserebbe negli Stati alleati di una requisizione, da parte del Governo tedesco, di tutti i gioielli (perle, diamanti, pietre preziose) esistenti in Germania e aventi valore intrinseco e non valore artistico o di affezione, e se i delegati finanziari ritenevano che vi sarebbe modo di realizzare tali gioielli per provvedere al pagamento dei viveri occorrenti alla Germania'.

Si è obbiettato subito che sarebbe poco probabile di trovare per i gioielli un mercato abbastanza largo da assorbire in quantità corrispondente ai bisogni di fondi per l'approvvigionamento tedesco e ciò, tanto più inquantochè sembrava poco probabile che da parte dei Governi associati, nelle condizioni attuali dell'economia mondiale, si potesse incoraggiare in qualunque modo l'immobilizzazione di ricchezze, in gioielli.

Riguardo a titoli esteri posseduti dalla Germania, i delegati tedeschi precisarono che le cifre da loro indicate, corrispondono ai valori nominali.

Il delegato francese, conte de Lasterie, mi disse che il governo francese era disposto ad accondiscendere acchè gli americani realizzassero i valori esteri posseduti dalla Germania per procurare mezzi di pagamento per i viveri, di cui la Germania ha bisogno. Fattogli osservare che questo non si accordava con l'attitudine tenuta generalmente dal Governo francese riguardo al diritto degli alleati e specialmente della Francia sulle attività liquide della Germania per il pagamento delle riparazioni. egli mi rispose che il ministro Klotz si piegava dinanzi alla necessità delle cose e che di fronte all'opinione pubblica ed al mondo politico, i valori esteri della Germania non facevano tanta impressione quanto l'oro tedesco.

Do questa notizia con Ie più grandi riserve, tenuto presente che in questa questione il Governo francese, e specialmente il conte de Lasterie, quale portavoce del ministro delle Finanze, si sono in quest'ultima settimana contradetti ripetutamente, nel modo il più esplicito.

(l) -Il documento venne inviato, per conoscenza, a Crespi, a Parigi, al ministero degli Esteri e alla presidenza del Consiglio. (2) -Non si pubblicano gli allegati.
707

IL COMANDANTE INTERINALE DELLA III ARMATA, CROCE, AL COMANDANTE SUPREMO DELL'ESERCITO, DIAZ

N. 1953. . .. 7 marzo 1919.

Si trasmettono per informazione di codesto comando e del Governo centrale due copie di un importante rapporto di S. E. Graziali.

In esso è specialmente da rilevarsi la richiesta di sostituzione del generale inglese Gordon; tale richiesta, nella sua gravità, è sintomo di una situazione ben difficile, se S. E. Graziali non crede di poterla risolvere altrimenti, malgrado l'abilità dimostrata in tre mesi di difficili schermaglie, nelle quali ha sempre saputo mantenere un equilibrio ed un senso di opportunità di cui gli va data lode.

La sostituzione richiesta del generale Gordon non è forse il miglior rimedio di una tale situazione, essendo da temersi l'invio colà di un ufficiale inglese più abile che potrebbe creare difficoltà anche maggiori; ma occorre però che S. E. Graziali sia aiutato nella difficile situazione creata dall'opposizione ostinata del generale Gordon; e perciò si ritiene necessario che codesto comando ottenga almeno ,che al detto generale sia autorevolmente fatto conoscere che il suo atteggiamento sistematicamente ostile non è quale dovrebbe attendersi da parte del rappresentante di una nazior.e alleata dalla quale l'Italia non è divisa da nessun dissenso.

A riguardo delle varie questioni trattate nell'accluso rapporto si soggiunge: l) È necessario che S.E. Graziali trovi nell'autorità di codesto Comando un completo appoggio nel mantenere una misura di ordine pubblico quale è quella dell'espulsione del signor Bellen, malgrado le proteste degli alleati. La moderazione dimostrata in questo campo in tre mesi di un difficile comando è la miglior prova che si possa desiderare della giustezza e della necessità di tale misura. 2) Le proteste dei generali alleati per quanto riguarda le limitazi<;>ni imposte sulla linea di armistizio, mentre ledono i diritti che le clausole dell'armistizio ci assicurano, non hanno alcun reale fondamento di ragione: infatti, malgrado le rigide disposizioni del bando 27 dicembre 1918 e malgrado la completa chiusura ordinata il 23 febbraio scorso, questo comando ha mantenuto un regime molto più blando sul tratto di linea di armistizio che corrisponde a Fiume, allo scopo di non soffocare la città e di facilitare le relazioni coi ,contingenti alleati. Al riguardo si vedano le disposizioni date col fonogramma 1888 A.G. qui annesso in copia (1). Una maggiore ,larghezza nell'iinterpretare le disposizioni date col bando 27 dicembre, mentre sarebbe in pieno contrasto con tutte le direttive di codesto Comando, renderebbe tanto ,difficile la vigilanza da renderla fittizia. Risulta in:i'atti che le violazioni della linea di armistizio che non si riesce a reprimere, l'introduzione clandestina di valuta, di stampati, di corrispondenza e di contrabbando in genere avvengono appunto su quel tratto di frontiera, in cui è giuoco forza mettere (anche nell'interesse nostro) una maggior libertà di circolazione, che rende difficile il controllo. Ciò nonostante, allo scopo di parificare in modo assoluto i contingenti italiano, francese e inglese di Fiume, questo comando ammetterà che per servizio i permessi possano essere rilasciati anche dai comandanti francesi ed inglesi; non può però ammettere le esercitazioni di marcia ed i permessi permanenti;

non essendovi nessuna ragione che le istruzioni militari, non solo dei francesi ed inglesi ma anche degli italiani si svolgano attraverso la frontiera, sia pure provvisoria, di uno Stato, e non essendovi nessun motivo di servizio di carattere ~rmanente che possa obbligare i militari francesi ed inglesi ad attraversare la linea di armistizio.

È evidente che le pretese ora avanzate dagli alleati non sono dettate da reali bisogni, ma rispondono soltanto al desiderio di menomare il prestigio delle autorità italiane e delle disposizioni da esse emanate. Perciò questo comando chiede a codesto di essere sostenuto nel rifiuto di ogni ulteriore pretesa nei riguardi della circolazione fra Fiume e Volosca.

3) A riguardo del controllo italiano sul movimento ferroviario tra Fiume e Zagabria, basta il telegramma 17694 G.M. di codesto a dimostrare come

S.E. Graziali abbia finora esattamente interpretato il pensiero di codesto Comando. È evidente però che davanti all'opposizione ostinata delle locali autorità alleate, solo una energica pressione del nostro Governo su di quelli alleati potrà ottenere la nostra ·ammissione all'esercizio del controllo: ammissione che questo comando ritiene necessaria anche per tutelare il prestigio nazionale.

4) Le continue pressioni delle autorità francesi per ampliare gli alloggiamenti della loro base di Fiume rivelano alla fine il loro vero scopo, quello cioè di costringerci a diminuire la nostra forza a Fiume.

Si tenga ·presente che le forze francesi in Oriente sono minime; esse ammontano a non più di 9.000 combattenti: per una tale forza gli attuali impianti della base di Fiume sono larghissimamente sufficienti.

La impertinente pretesa del generale fiavy di discutere la quantità delle nostre forze in Fiume non può nemmeno essere presa in considerazione senza portare un fiero colpo al nostro prestigio ed ai nostri interessi. Qualunque diminuzione di forze, mentre costituirebbe un serio pericolo davanti ad un colpo di testa jugoslavo, sarebbe certamente il segnale di disordini provocati dall'elemento croato a danno dell'elemento italiano, disordini che darebbero origine ad incidenti internazionali ben più gravi di quelli che si cerca di evitare con la continua remissività di fronte alle pretese francesi.

È ora che, anche in questa materia, il Governo centrale faccia intendere al Governo francese che le esorbitanti pretese dei suoi rappresentanti in Fiume nuocciono alle buone relazioni che intercorrono fra i due Governi.

5) Ingiusta ed eccessiva deve anche essere 'Considerata la prete,s.a di sottoporre al controllo degli alleati ogni atto del comandante del corpo di occupazione: ciò è certamente in contrasto ·coi fini per i quali il nostro Governo ha voluto che il nostro comandante fosse di grado più elevato dei comandanti alleati. Sarebbe interessante poi conoscere a questo riguardo se inglesi e francesi tollererebbero un simile atteggiamento da parte dei comandanti di contingenti italiani che hanno alle loro dipendenze.

Questo comando crede suo dovere di mettere in rilievo la necessità che sia posto un limite alle continue pretese dei rappresentanti alleati, che tengono un .contegno veramente ostile, ciò che non sarà possibile ottenere, se da parte del nostro Governo non si farà intendere ai Governi alleati che anche la remissività nostra a Fiume ha un limite, che è già stato raggiunto.

Il

(l) Non si pubblica.

708

L'ALTO COMMISSARIO A SOFIA, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. uu. 177/75. Sofia, 7 marzo 1919.

Con riferimento al mio telegramma d'oggi stesso n. 80 (l) e pur riservandomi di spedire gli ulteriori documenti che mi sarà possibile ottenere al riguardo, ho l'onore di trasmettere d'urgenza a V. E. la fotografia della lettera diretta il 17 agosto u.s. alle autorità militari bulgare dal maggiore di Stato Maggiore von Falkenhausen, il noto agente militare germanico ad Atene, che serviva di negoziatore tra gli ufficiali di re Costantino ed i suoi complici rimasti in Grecia.

n documento gravissimo per l'onorabilità dell'esercito ellenico, era stato sinora tenuto segreto dal Governo bulgaro, secondo pare, non tanto per riguardo alla Germania non più ,alleata nè considerata tn nessun modo dal Governo bulgaro, quanto invece per non sollevare una tempesta di nuove contestazioni dal Governo di Venizelos sulla moderazione deil quale il signor Theodoroff faceva assegnamento per tentare qualche componimento amichevole. Le calunnie accumulate dai ,greci contro la Bulgaria a cui non si permette di manifestare efficacemente la propria difesa, la notizia delle smodate ambizioni territoriali elleniche ed infine il timore di una imminente decisione contraria alle giuste aspirazioni nazionali, indussero questo ambiente politico di smettere ogni riguardo o indugio.

È inutile nasconderei la gravità della situazione. La Bulgaria comincia a diffidare nella giustizia della Conferenza e si prepara, quasi istintivamente, alla resistenza che per ora sarà soltanto morale passiva, fatta di proteste e di 'Sordo rancore.

Essa denuncia all'Intesa il tradimento e le menzogne della Grecia.

Il Ministero della guerra, fra le altre cose, ha raccolto dati, secondo il medesimo, comprovanti la falsità delle statistiche pubblicate ad Atene circa le perdite subite dalla Grecia nella guerra. Tali dati verrebbero pubblicati quanto prima.

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IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 674. Parigi, 8 marzo 1919, ore 12,05 (per. ore 14).

S. E. Barzilai mi incarica comunicare a V. E.: • Sarebbe molto opportuno facessi venire al più presto a Parigi ammiraglio Del Bono che mi ha manifestato nella questione della difesa Adriatico giuste idee che egli ha particolare autorità e responsabilità dì sostenere in seno alla deleg3zione. Parrebbem1 poi

.....

ugualmente indispensabile provvedessi e facessi partire senza indugio altri due delegati economici finanziari, qualunque siano purchè veramente competenti. Da ogni parte mi si dice e iersera per ultimo dall'intelligente Pirelli, che mentre problemi ingrossano e ci toccano tanto da vicino e altri stati hanno incaricato numerosi specialisti, noi siamo obbligati a far girare dovunque il Crespi, certamente abilissimo, ma che non può pretendere di provvedere a ·tutto. Temo assai che se dovesse anche in questo campo prevalere la tattica fatalista della semplice resistenza passiva, all'ultima ora ci troveremmo in un mare di guai. Debbo dirti per la verità che la soluzione dell'incidente di Lubiana mi ha lasciato la bocca un poco amara. Oggi abbiamo completata stentata memoria senza trovare necessità di fare ulteriori aggiunte in replica alle

cinque monografie colle quali Trumbic si vorrebbe mangiare tutto "·

(l) Cfr. n. 698.

710

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 682. Roma, 8 marzo 1919, ore 22,15.

Relativamente questione blocco Adriatico, ho conferito col collega Ciuffelli e te ne trasmetto ìl pensiero, nel quale concordo. Non sembra che possa esservi difficoHà da parte nostra per ciò che riguarda lo sbocco dei porti dell'Adriatico, il quale per altro sembra avvenuto in molta parte. La questione sinora si era posata sotto il punto di vista non tanto del blocco dei porti quanto delle comunicazioni con l'intraterra. Da questo punto di vista essendo noi interessati ad agevolare esportazione prodotti industriali nostri, ci converrebbe una situazione netta, la quale ci garentisse verso forme indirette di penetrazione di cui pare che qualche alleato si vada giovando. Rtsulterebbe quindi che dal punto di vista e'conomico noi non avremmo ragione di opporci ed avremmo anzi ragione di favorire la proposta. Rimane il lato politico della questione pel quale me ne rimetto a te non avendolo potuto seguire abbastanza. Quello che però è per noi di assoluto urgente interesse è di definire questione ripresa traffici e autorizzazione esplicita al commercio con Fiume. Avevo preparato in proposito un provvedimento particolare che rimetto per tua firma (1).

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IL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO,

(ACS, Carte Orlando)

T. 684. Parigi, 8 marzo 1919, ore 24 (peL ore 2 del 9).

Dopo le tempestose sedute di ieri nelle quali credo avere compiuto possibile sforzo data la difficilissima situazione creatasi e nelle quali di fronte

alle continue minaccie la mia pazienza fu messa a prova molto dura, stamane ho potuto giovare molto ai francesi pure accontentando americani, suggerendo una proposta intermedia circa pagamento del vettovagliamento alla Germania che oggi permise l'accordo generale nella conferenza dei Dieci. Oggi ho avuto da ogni parte dichiarazioni di pronto e grande interessamento per la situazione degli approvvigionamenti italiani. Stasera arriva Maclay ministro trasporti inglese. Lunedì si discuterà a fondo tale situazione; parmi in me rinnovato ambiente di simpatia. Lloyd George mi disse essere ansioso vederti.

(l) Questo telegramma venne comunicato da Sonnino a Crespi con t. posta 609 del 10 marzo.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

T. 227. Parigi, 8 marzo 1919 (1).

Ti trasmetto a parte con telegramma n. 228 (2) il testo delle decisioni prese oggi circa gli incidenti di Lubiana. Designerò per la commissione interalleata che si recherà a Lubiana il generale S.egre che mi dicono ottimo.

Ti trasmetto altresì col telegramma n. 229 (3) il testo definitivo della proposta Hoover per il vettovagliamento dell'Austria-Ungheria. Crespi ha tentato di migliorarlo a nostro vantaggio cercando di fare omettere la frase • inclusi i territori occupati dagli italiani nell'Adriatico • ma si è trovato di fronte ad una opposizione tale che non ha potuto insistere. Praticamente la cosa 110n avrà importanza, perchè non potremo consegnare materiale ruotabile che non esiste.

È stata approvata in massima seguente proposta di Lloyd George.

• Le condizioni di pace, militari, navali ed aeree, con la Germania saranno fondate sui seguenti principi:

1) Le forze militari, navali ed aeree germaniche dovranno essere costituite interamente mediante servizio volontario.

2) Il periodo minimo di servizio per ogni grado sarà di 12 anni sotto le bandiere.

3) La forma dell'esercito tedesco e dei servizi d'aviazione non dovrà oltrepassare 200.000 uomini di ogni grado, distribuiti in non più di 15 divisioni e tre divisioni di cavalleria.

4) La forza della marina germanica non dovrà oltrepassare 15 mila uomini di ogni grado e classificazione •.

È stata nominata una commissione che ~studi dal punto di vista giuridico il da far'si circa i cavi telegrafici sottomarini germanici. Ho indicato come rappresentante italiano il console generale Tosti.

È stata approvata una nuova redazione per alcune clausole marittime da imporsi alla Germania.

In fine di seduta, di sorpresa, senza che la delegazione italiana avesse nemmeno tempo di interloquke, Clemenceau ha fatto leggere e ha dichiarato approvato, levando la seduta, che si tolga il blocco nell'Adriatico. Ho protestato verso di lui e cercherò che tale deliberazione non sia inclusa nel verbale. Se lo fosse protesterò nuovamente domani dichiarando che occorre far esaminare la questione dai nostri tecnici. Prego informare di urgenza Marina.

Avverto però che tendenza generale è di levare il blocco come già fu votato molto tempo fa dalla commissione interalleata del blocco, ma come parere, e che mi occorrono subito elementi di discussione e di giustificazione della nostra opposizione. Domani si discuterà la questione della sospensione dei negoziati di Spa e la richiesta del Belgio circa la revisione del trattato del 1839.

(l) -In ACS, Carte Orlando, questo telegramma è datato Parigi, 7 marzo, ore 23, per. ore 4,35 dell'B. (2) -Cfr. n. 713. (3) -Cfr. n. 714.
713

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN LONGARE, ALL'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, ARONE, E AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 228. Parigi, 8 marzo 1919.

(Solo per Esteri). Prego telegrafare 'a Borghese quanto segue: (Per Comando Supremo, Londra, Parigi e Washington). Ho telegrafato alla

R. legazione a Belgrado quanto segue:

(Per Esteri, Comando Supremo, Londra, Parigi e Washington). Le comunico seguente decisione che, a nostra richiesta è stata presa oggi dal Consiglio supremo di guerra:

(Per presidente del Consiglio). Testo decisioni circa Lubiana: (Per tutti). l) Una commissione composta di quattro Generali (l americano, l inglese, l francese, l italiano) si recherà immediatamente a Lubiana per indagare sugli incidenti del 12 e 20 febbraio, a Saloch e a Lubiana, dopo avere aècertato i fatti verificatisi la Commissione darà quelle disposizioni che saranno necessarie compreso la punizione dei colpevoli, ·e tutte quelle riparazioni e soddisfazioni che saranno ritenute dovute dal Governo italiano. 2) La commissione dei quattro Generali, dopo accertati i fatti notificherà a nome dei Governi Alleati ed associati che il ripetersi di simili incidenti avrà come immediata conseguenza l'occupazione militare interalleata delle località ove tali incidenti si verificassero, a termine dell'articolo 4 dell'Armistizio 3 novembre 1918, senza pregiudizio di quelle più severe sanzioni che la commissione potrà giudicare necessarie. Istituita la commissione, ed informate di ciò le autorità locali di Lubiana, il Governo italiano permetterà il transito per via di Lubiana di quei treni che saranno ritenuti necessari per il fine del vettovagliamento.

Ilo.

714

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

T. 229. Pa1·igi, 8 marzo 1919.

Testo definitivo decisione proposta Hoover.

(a) -Tutti gli stati dell'ex impero austriaco, comprese le aree occupate dagli italiani sull'Adriatico, dovranno fornire un contributo determinato di materiale ferroviario. (b) -Questo materiale sarà siglato come di pertinenza della • Relief Administration •, e avrà la priorità per quello scopo.

(c) Il direttore generale della • Relief •, agendo per il tramite della sezione comunicazioni del supremo consiglio economico dovrà essere H mandatario per la disposizione di questo materiale.

(d) -Un servizio regolare di treni sarà organizzato sotto la sua direzione per l'esecuzione dei programmi necessari per l'alimentazione delle varie località. (e) -Questo servizio dovrà avere perfetta libertà di transito su tutte le ferrovie senza riguardo aHe frontiere politiche, e con p11iorità assoluta sugli altri servizi, ad eecezione di quelli militari e entro la frontiera italiana sarà eseguita in ·cooperazione con le autorità italiane. (f) -Il personale ferroviario di qualsiasi nazionalità potrà essere adibito al servizio nei terrHori entro le frontiere dell'ex impero austria,co 1senza riguardo a nazionalità ed a frontiere politiche. (g) -Le autorità 'italiane assegneranno alla • Relief Administration • delle speciali sezioni delle istallazioni portuarie a Trieste ed a Fiume per il raggiungimento di questi scopi. (h) -In linea generale, il materiale ferroviario non dovrà essere ridomandato ai Governi alleati finché questo servizio non sarà completamente equipaggiato, senza pregiudizio peraltro dei diritti finali di proprietà sul medesimo. (i) -Il personale ferroviario di ogni stato e gl'.impiegati portuali di ogni porto collaboreranno al funzionamento di questo servizio.
715

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CONSOLE A TUNISI, CACCIA DOMINIONI

T. 233. Parigi, 8 marzo 1919.

Telegramma di V. S. n. 624 in data 5 marzo (1).

Non ritengo opportuna venuta a Parigi della deputazione della colonia italiana di cui al telegramma succitato. Ho interessato questo R. amba1sciatore a intrattenere il signor Pichon sull'argomento.

(l) Cfr. n. 661.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL COMMISSARIO POLITICO PRESSO LA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A VIENNA, MACCHIORO

T. 236. Parigi, 8 marzo 1919.

Allo scopo di assicurare possesso di Marburg all'Austria tedesca urge avere dati del movimento ferroviario della stazione di Marburg colle stazioni della linea ferroviaria Marburg-Franzensfeste e separatamente della linea Marburg-Gratz.

Occorrono inoltre dati del movimento della stazione di Marburg colle stazioni della linea Marburg-Lubiana e separatamente della linea MarburgZagabria, per stabilire che movimento di Marburg gravita maggiormente verso provincie alpine austriache che verso Jugoslavia.

Dati suddetti dovrebbero trovarsi nella Stationsstatistik della Siidbahn. Prego chiederli alla Direzione Commerciale della Siidbahn possibilmente in giornata e telegrafarli subito.

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IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 679. Roma, 8 marzo 1919.

Riuscii stasera a fare rinviare la Camera malgrado nuove minacce di burrasche provocate dalla pubblicazione della Commissione d'inchiesta sulle esportazioni.

Non mi è stato tuttavia possibile partire questa sera per l'ora tarda, ma soprattutto perchè debbo dare una certa sistemazione alle numerose questioni interne di cui ho dovuto cessare di occuparmi da che la Camera è aperta. Puoi tuttavia fare assegnamento sulla mia partenza per domani sera.

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IL MINISTRO DEI TRASPORTI, DE NAV A, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. GAB. 1236. Roma, 8 marzo 1919.

In questo momento ricevo dal presidente del Covsiglio copia del tuo telegramma n. 229 (l) relativo decisione proposta Hoover circa programma trasporti per alimentazione località varie ex irrtpero austro-ungarico. Non posso nascondere impressione non favorevole ricevuta perchè le varie disposizioni di

'l"·

detta proposta darebbero adito, nel modo come sono redatte, ad un vero e proprio controllo da parte del direttore .generale della Relief sulle ferrovie entro la linea dell'armistizio ed in certo modo anche sulle ferrovie entro la frontiera italiana. Inoltre si darebbe al detto direttore generale assegno di zone e di impianti nei .porti di Trieste e di Fiume con grave limitazione del commercio dei porti stessi. Non appare giustificato questo procedimento mentre nessuna difficoltà avrebbero le nostre ferrovie di provvedere esse con piena regolarità a tutti i trasporti previamente concordati fino alla linea d'armistizio sia pure con la cooperazione della Relief Administration. Non posso poi omettere che la facoltà accordata al direttore generale della Relief Admini:stration di chiedere un contributo dello scarsissimo materiale rotabile nelle regioni da noi occupate, potrebbe compromettere 'seriamente le esigenze della popolazione delle regioni medesime nonché quelle del Friuli servito in parte anche d'a Trieste. Io vorrei pregarti di voler ottenere almeno che si dia a questa proposta una applicazione che non costituisca menomazione nostra mentre la causa che ha detenninato il verificarsi di qualche inconveniente non è in alcun modo attribuibile all'Italia (1).

(l) Cfr. n. 714.

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IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AI MINISTRI DEGLI ESTERI, SONNINO, E DELLA GUERRA, CAVIGLIA, E AL PRIMO AIUTANTE DI CAMPO GENERALE DEL RE, CITTADINI

T. 959/2082. Zona Guerra, 8 marzo 1919 (per. l'B).

Sezione militare delegazione pace comunica: • Oggi nella seduta conferenza pace è 1stata adottata seguente deliberazione sui fatti di Lubiana. l) Commissione composta di quattro generali uno italiano, uno inglese uno francese uno americano deve andare a Lubiana ad inquirere sui fatti noti incidenti Salock e Lubiana, dopo accertato fatti essi daranno quelle direttive che credeTanno necessarie per la punizione delle persone colpevoli e per quelle riparazioni e ,soddisfazioni ~che Governo italiano ~orederà voler richiedere. 2) La commissione dei quattro generali dopo avere accertato i fatti notificherà a nome dei Governi alleati ed associati che il ripetersi di simili incidenti avrà come immediata conseguenza la occupazione militare interalleati delle località nelle quali tali incidenti hanno luogo secondo le condizioni dell'art. 4 del protocollo d'armistizio del 3 novembre 1918, e ciò a parte ogni più severa misura che la commissione crederà ~conveniente di richiedere. Quando la commissione sarà nominata le autorità locali del Governo italiano accorderanno il transito via Lubiana di quei treni che saranno necessari per rifornimento. Ministro degli affari esteri prega designare quale rappresentante Italia generale Segre avvertendolo di portare seco quale segretario maggiore De Giorgis

e come personale d'ufficio quella parte che crederà opportuno del personale che già costituiva ufficio Lubiana. Si riterrebbe utile che Segre venisse subito avvisato. Si fa riserva comunicare data in cui detto generale dovrà trovarsi Lubiana •. Questo comando per conto suo riconosce opportunità provvedimento concordato a Parigi e comunica a generale Segre ,sua delega quale nostra rappresentanza nella commissione interalleata.

(l) Il tel. venne ritrasmesso da Sonnino a Crespi con t. posta 603 del 10 marzo con la seguente aggiunta: • Sarò grato a V. E. se vorrà interessarsi in proposito e fornirmi gli elementi per rispondere al collega De Nava ».

720

IL MINISTRO A L'AVANA, CARRARA, AL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI,

T. 963/61. L'Avana, 8 marzo 1919 (per. l'B).

Telegrammi da Parigi e da Washington alla stampa ispano americana commentano tendenziosamente atteggiamento Italia nel blocco contro la .Jugoslavia annunziano minacce rappresaglie nord americane ed affermano acri proteste delegati francesi britannici conferenza pace contro Italia attribuendole fini politici subdoli. Una qualche rettificazione diretta di queste continue insinuazioni telegrafiche trasmesse alla stampa americana con persistente larghezza, gioverebbe assai al nostro prestigio che la modesta sobrietà delle smentite ufficiali hanno gravemente minato in tutta America centrale. Anche in caso fortunato compimento nostre aspirazioni nazionali esso verrà oramai giudicato qui come trionfo forza ed astuzia non della giustizia.

721

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 975/347. Londra, 8 marzo 1919 (per. il 9). Telegramma di V. E. 254 (1). Foreign Office mi previene ambasciatore d'Inghilterra a Parigi ha ricevuto istruzioni associarsi al R. ambasciatore per opportuna rappresentazione

al Governo francese circa concessione miniere Bayart nel senso da noi suggerito.

722

IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI, S. PIACENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 980/2109. Valona, 8 marzo 1919 (per. il 9).

Da qualche giorno si notano nella Zadrima movimenti nuclei armati frontiera Mirditi e aggressioni. Comandi dipendenti che sono dislocati in quelle

v1cmanze riferiscono che informazioni concordi fanno sospettare che organizzatore movimento Mirditi a danno 1stessa popolazione della Zadrima è principe Bib Doda. Popolazioni di quei paesi lo accusano apertamente di tutte le aggressioni che i Mirditi hanno sino ad oggi operato e che minacciano di operare. Come è noto Bib Doda non risiede a Durazzo come sarebbe più opportuno in relazione alla sua carica di vice presidente al Governo provvisorio, ma ad Alessio. Si dubita pure che il suo eventuale ritorno a Scutari, al quale di quando in quando si accenna, sarebbe in relazione con attiva propaganda antiitaliana che come è noto fa capo a comando francese. Bib Doda è indubbiamente in relazione con Essad Pascià dal quale riceve lettere ma che egli dice di poca importanza. Soggiungesi che Bib Doda si è dimostrato fortemente con

irariato per la nostra occupazione di Orosei che egli aveva [diffidato] di attuare. Quanto sopra si reputa opportuno notificare per doverosa informazione.

(l) Cfr. n. 451.

723

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. 998/73. Bucarest, 8 marzo 1919 (per. il 10) (1).

Marinkovich ministro Serbia qui giunto da Parigi conferma accordo intervenuto tra Gruschor Pasich Venizelos e czeco-slovacchi. Secondo questo accordo Romania Serbia Grecia e Boemia avrebbero dovuto presentarsi alla conferenza dopo avere regolato tra loro questione balcanica 1suLla base dello... (2) per Bulgaria che [era] stata ~tagliata fuori così dal Mar Nero come dall'Egeo. Ministro Serbia dice che in tale modo si sarebbe assicurata libertà azione dei piccoli stati indipendenti dalle ~grandi potenze, mentre ora in seguito opposizione aWaccordo da parte Gabinetto... (2) saranno sempre esse rche decideranno e ai rpkcoli stati non rimarrà altro da fare che sottomettersi.

724

L'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, ARONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T.124. Washington, 8 marzo 1919.

Mio telegramma 112 (3).

Questo delegato del Tesoro mi informa che pendente questione soLlevata da Tesoro americano e pur mantenendo sospesa la concessione anche di credito in corso ha ottenuto in via del tutto eccezionale un anticipo provvisorio di venti milioni dollari che ha già ritirato. Tale anticipo è stato fatto con condizioni di non usarlo per rimborsi al Governo inglese (4).

(l) -Il telegramma risulta redatto il 21 febbraio. (2) -Gruppo indecifrato. (3) -Non si pubblica, ma cfr. n. 697. (4) -Comunicato a Stringher con t. 244 del 9 marzo.
725

IL COMMISSARIO POLITICO PRESSO LA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A VIENNA, MACCHIORO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T.129. Vienna, 8 marzo 1919.

Rispondo in via preliminare telegramma di V. E. del 3 corrente (1). Provvedimenti desiderati .potranno essere da noi presi 1se comando italiano Innsbruck assumerà controllo militare diretto di quella stazione.

Mi riservo telegrafare dettagli dopo fatto esaminare da questa missione lato tecnico questione.

726

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, DE MARTINO, AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

T. RR. 17/2. Massaua, 8 marzo 1919.

Suo 2421 (2).

Sono ben lieto di avere col mio 105 (3) malgrado gli apprezzamenti diversi condiviso come ,condivido interamente pensiero di V. E. drca ragione e necessità assoluta per l'Italia nella trattazione cessione di Gibuti ottenere disinteressamento completo Francia in Etiopia e V. E. acutamente osserva che opposizione Francia è intesa più che a Gibuti a mantenere appunto diritti e influenze prevalentemente sull'Etiopia a cui diresse da anni politica e finanze.

Ora poi, fatto da noi il passo diplomatico (che non ho potuto tener segreto} avrebbe gravissime conseguenze con l'insuccesso nostro l'affermazione politica della Francia in Etiopia tutta a nostro evidente danno. Sarò particolarmente grato a V. E. se mi terrà per questo informato dello svolgimento dei negoziati.

727

IL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 19. Bucarest, 8 marzo 1919 (4).

Bratiano ha comunicato qui che la sola potenza che sostenga recisamente domande rumene alla conferenza è Ital,ia. Francia inclinerebbe seguirla, ma Inghilterra seguita dall'America intenderebbe attenersi ai pro-memoria di Take Jonescu a Balfour.

l!'·

Bratiano conferma suo proposito dimettersi se domande rumene non saranno ammesse dalla conferenza. Memb11i Governo ·che •si trovano qui invece vorrebbero rimanere potere ma è innegabile malcontento contro partito liberale per situazione interna sicchè caduta Governo diverrebbe inevitabile se si avverasse una disillusione anche dvca politica estera. Direttore Journal de Genève di ritorno dall'America ,g,crive che la Romania ha torto di appoggiarsi unicamente sull'Italia mentre le sarebbe molto più utile appoggio americano. Augura •che conferenza accolga aspirazioni romene, ma ne dubita. Questo ministro Serbia afferma essere già deciso che Serbia otterrà non solo Torontal, ma .anche zona retrostante.

(l) -Cfr. n. 613. (2) -Cfr. n. 663. (3) -Cfr. n. 394. (4) -Il tel. venne trasmesso da Salonicco il 20 marzo col n. 698 e comunicato il 23 marzo ad Imperiali con t. posta 811.
728

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO FRANCESE, CLEMENCEAU

(ACS, Carte Orlando; ed, in S. SONNINO, Carteggio 1916-1922, pp. 594-601)

L. Parigi, 8 marzo 1919.

Faisant suite à notre conversation de ·ce matin, je m'empresse de Vous envoyer ci-joint un aide-mémoire (l) concernent les raisons militaires pour lesquelles il est absolument indispensable que l'ItaHe soit assurée, avec la possession du minimum de territoire de la Dalmatie que nous revendiquons, de toute agression ennernie dans l'Adriatique.

Comme il est notoire, à part les raisons militaires, nous aurions des raisons historiques et nationales pour revendiquer une bien plus grande partie du territoire de la Da·lmatie, habitée ,par des populations de nationalité italienne (je ne

-cite que Spalato); mats, comme Vous savez, nous consentons, pour esprit de conciliation, à laisser ces territoires et débouchés à la Yougoslavie.

Toutefois, étant donné la désintégration générale de l'Autriche-Hongrie, qui n'avait pas été contemplée au temps du traité de Londres de 1915, nous ne pouvons plus renoncer maintenant à la ville italienne de Fiume; et, en compensation,

Aderendo alla domanda da lui fattami gli ho poi mandato un promemoria sui punti

toccati nella conversazione, concernenti le ragioni militari per le quali è assolutamente

indispensabile che l'Italia sia as,;icurata col minimo del territorio dalmata che rivendichiamo, da ogni aggressione nemica nell'Adriatico.

Come è notorio, a parte le ragioni militari, noi avremmo delle ragioni storiche e nazionali per rivendicare una parte ben più grande della Dalmazia, abitata da popolazioni italiane, ma noi consentiamo (solo per Lloyd George come consentimmo nel trattato di Londra) per spirito di conciliazione a lasciare questi territori e sbocchi alla Jugoslavia.

(Solo per Lloyd George). Tuttavia data la disintegrazione generale dell'Austria Ungheria che non era stata contemplata all'epoca àel Trattato di Londra, noi non possiamo rinunciare ora alla città italianissima di Fiume ed in compenso, allo scopo di facilitare ancor più gli sbocchi e le vie di comunicazione econ~mica ..tella J_ugoslavia a~ m~re.. saremm~ disposti a cedere alla Jugoslavia qualche terntor10 In Dalmazia, di quelli g1a nconoscmti dal Trattato di Londra.

(Per tutti). Credo opportuno inviare quì unita per V. E. (a House: e per il Presidente Wilson) copia del promemoria summenzionato •·

dans le but de faciliter encore plu:s les débouchés et les voies de 'Communkations économiques de la Yougoslavie, à la mer, nous serions prets à céder à la Yougoslavie quelques ,territoires en Dalmatie, de ceux qui nous avaient été reconnus.

Je Vous envoie ci-joint en meme temps, deux cartes géographiques explicatives (1).

ALLEGATO.

Le problème militaire de l'Adriatique (2).

Pour comprendre pleinement la condition des choses que la nature a créée dans l'Adriatique à l'égard de l'Italie il faut exposer au préalable quelques données géographiques, qui ne peuvent guère etre modifiées par l'art, par le travail ou par la volonté humaine.

Sur la cote orientale une extraordinaire barrière de rochers, d'ìles, d'ìlots protège, de son écran insurmontable, la terre; en face, la cote occidentale (cote italienne) n'est qu'une plage basse, indéfendable, continue, ouverte à tous les coups de main, à toutes les invasions.

Le long de la cote orientale il est permis de naviguer par tous les temps, par tous les vents en eau calme; le long de la cote italienne, le manque de tout abri rend la navigation périlleuse dès que se troublent les éléments. Là-bas des ports, des rades accueillantes, des abris innombrables garantissent des mouillages sùrs à tout moment; sur la cote italienne c'est l'impossibilité d'aborder, de trouver un refuge. Là-bas ce sont des eaux claires et profondes, difficiles à miner; sur la cote italienne ce sont des eaux boueuses et basses, créées tout exprès, dirait-on, pour faciliter les terribles embiìches de toutes les armes sous-marines. Là-bas des guet-apens innombrables favorisent la surprise de l'attaque aux petits navires; tandis que la cote italienne, étant basse et continue, empeche toute possibilité d'embuscade.

Les courants, eux memes, favorisent la cote orientale et nuisent à l'Italie; en remontant du Sud au Nord la Dalmatie, ils s'infléchissent au dessous du parallèle d'Ancone pour se retourner contre la cote italienne et redescendre vers le Sud: ce qui fait que toute mine ennemie attachée à sa bouée ou lancée à la dérive arrive automatiquement sur les bords italiens y semer la mort et la ruine.

Si les Italiens, après avoir traversé à la faveur de la nuit l'Adriatique, parviennent, à l'aube, en vue de la cote orientale pour y opérer, ils ont le soleil naissant dans les yeux, tandis que les hautes terres devant eux sont encore plongées dans l'ombre; mais si c'est l'ennemi qui attaque à l'aube, il a, lui, le soleil dans le dos, et la meilleure lumière éclaire devant lui, tout éclatant et désarmé qu'il est, le rivage italien.

Non vu, inattaquable, toujours protégé par les tranchées de ses canaux, l'ennemi peut, à son gré, transférer ses navires du Nord au Sud et viceversa sur la plus grande étendue de l'Adriatique, à l'abri des sous-marins et des mines: les Italiens, dès qu'ils ont quitté Brindisi, sont absolument à ses mercis, épiés, pris en chasse, exposés, jusqu'à Venise ou viceversa.

En effet l'Italie n'a dans l'Adriatique que deux ports militaires: Brindisi au Sud, Venise dans le Nord; 750 kilomètres les séparent; ils ne peuvent contenir, ni l'un ni l'autre, une grande flotte. La configuration de la cote interdit d'établir un port militaire centrai de quelque importance.

Il s'ensuit que, dans l'Adriatique, la flotte italienne ne peut pas demeurer groupée et compacte suivant les principes de l'art de la guerre (comme la flotte anglaise à Scapa Flow et la flotte française à Corfou); elle est obligée de se fractionner entre Brindisi et Venise et meme à Tarente, hors de l'Adriatique). Et ça, non seulement à cause du petit espace accordé à ses bases, mais parce que, réunie à Brindisi, par exemple, elle ne saurait accourir à temps pour éventer une attaque dirigée contre le Nord; et, de meme, réunie à Venise, elle ne pourrait arriver à temps pour défendre le Sud. Dans les deux cas, l'assaillant, parti de la còte orientale, aurait le choix de l'attaque et le moyen de l'accomplir, pour battre ensuite en retraite derrière les tranchées de ses iles, avant que la flotte italienne ait pu intervenir et livrer bataille.

La flotte italienne étant donc obligée de se répartir entre Brindisi et Venise, l'ennemi, maitre de la còte dalmate entre Zara et Spalato et du port militaire de Sebenico, peut à tout instant gagner la mer et y livrer bataille. La flotte italienne, accourant en partie de Venise, en partie de Brindisi, se trouverait infailliblement exposée à se recontrer, n'ayant qu'une fraction de ses forces, avec le gros de l'ennemi, et à etre battue séparément, avant d'avoir pu effectuer sa propre fonction tactique.

La conséquence en est la sujétion absolue où se trouve le maitre de la còte occidentale par rapport au maitre de la còte orientale; sujétion qui pour les Italiens peut etre définie ainsi: • l'impossibilité d'attaquer l'ennemi à condition égales •, ou encore • l'impossibilité de se soustraire à la supériorité stratégique et tactique de l'ennemi, meme si celui-ci était plus faible en nombre •.

Quand meme l'ltalie, en y sacrifiant des milliards, se décidérait à transformer les ports de Venise et de Brindisi en bases navales capables de contenir chacune une grande flotte, quand meme, cela fait, en y consacrant d'autre milliards, l'Italie développerait sa flotte jusqu'à ce qu'elle fut le double de la flotte adverse dans l'Adriatique, elle ne pourrait malgré cela parvenir à obliger l'ennemi à se battre à conditions égales.

En effet, tandis que la flotte ennemie peut, se portant à tout instant contre le littoral italien, bombarder des centres habités, interrompre les communications, par voie ferrée et par routes, les réseaux télégraphiques, téléphoniques, optiques, entraver la concentration des troupes dans le Nord pendant la mobilisation, effectuer éventuellement des débarquements à faibles effectifs, etc. et, aussitòt ces opérations accomplies, se retirer à temps, la flotte italienne au contraire, atteignant la còte opposée, se heurterait à la barrière des iles, des canaux, des rochers, des mines, de l'ennemi.

Or, tout en constituant dans leur ensemble une inviolable défense de leur territoire, ces obstacles permettent à la flotte qu'ils protègent de se déplacer sans etre vue du Nord au Sud à son gré, d'éviter au besoin la bataille; ou, si elle l'accepte, de déboucher au Nord ou au Sud de sa muraille défensive, dans le dos de la flotte italienne restée, elle, en mer libre, et de lui couper la retraite sur ses bases, après avoir murement épuisé son attente.

De là l'impossibilité pour les Italiens d'attaquer la cote adverse et la flotte ennemie. De là aussi leur impossibilité de se retirer à temps sur leurs bases, si l'ennemi en a ainsi décidé.

En un mot, le problème maritime se présente ainsi à l'ltalie: • la maitrise absolue de la situation stratégique est aux mains de qui détient la cote orientale de l'Adriatique •. N i les conditions fort difficiles contre lesquelles a du lutter jusqu'à présent l'Italie pourront s'améliorer à la suite de la possession de Valona et de Pola; car par rapport à la zone centrale de l'Adriatique, ces deux places fortes se trouvent tout autant éloignées que Venise et Brindisi. La possession de Pola pourra compenser l'incapacité de Venise à contenir une grande flotte, ainsi que Valona pourra compenser l'insuffisance de Brindisi. Cela va permettre à l'Italie de ne pas dépenser des centaines de millions pour transformer les ports militaires de Venise et de Brindisi; mais, évidemment, la situation générale stratégique ne sera pas changée si l'Italie ne pourra pas disposer d'une base maritime au centre de l'Adriatique.

Mais puisque la nature a disposé les choses de telle façon que cette base centrale n'existe pas sur la còte italienne et que toute possibilité manque de l'y créer, il en ressort pour l'Italie la nécessité absolue d'aller rechercher cette base sur la cote orientale de l'Adriatique, entre Zara et le Cap Planka: d'où la nécessité absolue pour l'Italie de s'assurer la possession de cette partie centrale de la Dalmatie avec les iles.

En effet cette possession serait la seule qui permettrait de a) protéger la partie centrale de la còte italienne, de Venise à Brindisi en offrant la possibilité d'y arriver avec la flotte avant que l'ennemi venant, soit du Nord, soit du Sud, puisse l'atteindre; b) empécher l'ennemi de transférer librement et secrètement sa flotte, à l'abri de son merveilleux écran insulaire, du Nord au Sud sans sortir en pleine mer et sans courir les risques que cela comporterait; c) renverser la situation stratégique actuelle qui permet à l'ennemi de garder sa flotte réunie là où mieux lui convient, tandis que l'Italie est contrainte à la tenir partagée à des distances très fortes. Qu'on ne vienne pas objecter que les moyens nouveaux de la guerre maritime moderne dispenseront-les Nations, à l'avenir, d'avoir une flotte de grands navires et des bases puissantes. Les torpilleurs, les tout petits canots automobiles extrarapides, les sousmarins et tout autre unité par laquelle, pendant cette guerre, l'embuche a essayé, à plusieurs reprises, de se substituer à la grande bataille classique en plein mer, n'auraient plus aucune raison de survivre s'il venait à disparaitre leur but principal de destruction, à savoir les grands navires. Mais tout en acceptant l'hypothèse que les luttes futures sur mer seront limitées à une guerre d'embuche entre petites unités, quelle serait la situation de celui qui possède une còte basse, continue, sans abris, avec des eaux peu profondes, dépourvue d'ìles, vis-à-vis de celui qui aurait un merveilleux système de défense naturelle de toutes espèces, d'innombrables canaux, d'excellents points exhaussés d'observation, des eaux profondes où les mines sont presqu'impossibles à mouiller, des abris rr.agnifiques partout? Telles sont en effet -ainsi qu'on l'a déjà vu au début de ce mémoire -les conditions péculiaires des deux rivages opposés de l'Adriatique, à l'avantage exclusif de le còte orientale. La guerre sousmarine n'a fait qu'accentuer les conditions d'infériorité stratégique dans lesquelles l'Italie se trouvait dans l'Adriatique. Un seui moyen peut rétablir l'équilibre: assurer à l'Italie la possession de la cote entre Zara et le Cap Planka avec les iles. Ce fut bien là le but de l'accord de Londres en 1915, par lequel l'Italie fixait la base de ce que lui était indispensable pour sa sécurité dans l'Adriatique. Dira-t-on que les héritiers adriatiques de l'Empire Austro-hongrois n'auront pas de flotte et qu'on ne leur permettra pas d'en créer une, à l'avenir? Dira-t-on que des impositions d'un caractère politique international, telles que -par exemple -la neutralisation de la còte orientale, la défense de tout armement naval, l'obligatiòn de ne pas construire des fortifications còtières etc. auront le pouvoir de résoudre, à tout jamais, le problème militaire-naval de l'Adriatique? De telles mesures, hélas, ne parviendront jamais à assurer une garantie suffisante. Par les traités de Campoformio et de Lunéville, Napoleon avait imposé à l'Autriche la neutralisation de l'Adriatique: cela a-t il empéché que l'Autriche, soixante ans apres ff1t une puissance navale capable de mener une campagne victorieuse? Mais, en dehors de ce souvenir historique, l'examen des conditions géographiques (qu'aucun traité, ni aucune imposition ne sauraient changer) montre à l'évidence que la còte orientale de l'Adriatique est, au point de vue naval, une menace permanente et redoutable contre la sécurité des còtes italiennes. Si dans un futur

...

éloigné les événements politiques dussent pousser les héritiers adriatiques de l'Empire Austro-hongrois à se coaliser avec une puissance maritime quelconque. tout en ne possédant pas de flotte ni des fortifications còtières ils n'auraient qu'à mettre leur cote, admirablement fortifiée par la nature, à la disposition de leur allié, ce qui, en quelques heures, renverserait toute la situation stratégique de l'Adriatique au préjudice de l'Italie et en dépit de tout traité qv'on aurait eu tant de peine à étabilir, et cela en vue surtout de la possibilité, tout à fait moderne, d'un immédiat emploi de mines et sousmarins.

L'accord de Londres, en reconnaissant la bien fondé des révendications adriatiques de l'Italie, lui assurait la possession de la partie centrale de la Dalmatie avec son hinterland indispensable et les iles, Fiume, au contraire, était laissé à la Hongrie comme débouché sur la mer, à une époque où rien encore ne laissait prévoir que cette nation, à la suite de l'écroulement de l'Empire des Habsbourg devait perdre, à cause de la séparation définitive de la Croatie, tout contact territorial avec l'Adriatique.

Or, puisque Fiume n'est pas inclus dans la ligne d'armistice de l'Italie et puisque, d'ailleurs, les raisons qui avaient déterminé son exclusion ont cessé d'exister, l'Italie est bien disposée à compenser l'acquisition de Fiume par quelques concessions de territoire et de population dans cette partie de la Dalmatie centrale que la ligne d'armistice a nettement attribuée à l'Italie.

Ces concessions figurent tracées à l'encre rouge dans la petite carte annexée:

l. -Le territoire qui serait cédé aux Yougoslaves a une étendue d'à peu près 800 kilomètres carrés et, en compensation des 34.000 ltaliens qui reviendraient à l'Italie part l'acquisition du Corpus separatum de Fiume (dont l'étendue est seulement de 19 kilomètres carrés) 42.000 Slaves à peu près, passeraient de l'Italie au nouvel État yougoslave.

2. -Les Yougoslaves entreraient en possession de l'important centre routier de Knin, ce qui leur donnerait la possibilité d'une jonction facile et courte entre Knin et Sin.i par chemin de fer. Cela mettrait aussi Spalato en directe communication avec le hinterland de la Bosnie, puisque cette ville se trouve déjà relié à Sinj, depuis des années, par un chemin de fer, et Knin est déjà, à son tour, uni à Prijedor et à Sunja, sur la grande ligne de Agram à Belgrade.

3. -Les Yougoslaves auraient l'avantage de voir Spalato soustrait à la proximité d'une frontière qui en rétrécit l'hinterland.

Ce que l'on vient d'exposer témoigne de l'esprit de conciliation dont l'Italie est animée et prouve qu'elle n'a pas manqué de considérer à leur juste valeur les grands avantages que les Yougoslaves pourront tirer du développement et de la sécurité de Spalato, le principal de leurs ports futurs.

Si ces conditions n'étaient pas acceptées par les Yougoslaves ils ne montreraient, à leur tour, pas seulement qu'ils ne savent ni veulent apprécier l'esprit de conciliation de l'Italie, mais qu'ils ne savent ni veulent d'aucune façon seconder les efforts du Haut Congrès de la Paix qui, au dessus de tout problème particulier, se propose le noble but d'éliminer toute raison de futurs conflits (1).

Prescindendo da ogni ragione politica, da ogni ragione etnografica, e da ogni ragione sentimentale; sotto U punto di vista mUitare il possesso della Dalmazia risponde unicamente ad esigenze di difesa marittima.

Per quanto riguarda l'Esercito, non v'ha dubbio che la difesa del retroterra dalmata, in caso di un vasto conflitto nel quale lo stato jugoslavo faccia parte della combinazione a noi avversa, rappresenta una distrazione di forza dal teatro principale delle operazioni, e perciò un sacrificio, sacrificio che, mi!itarmente parlando, non può ricercare il suo limite che nella misura delle esigenze navali; e però da tali esigenze unicamente dipende l'estensione da conferirsi alla difesa terrestre del retroterra dalmatico.

Posto così il problema nei suoi veri termini, appare logico che, per assicurare alla difesa marittima il possesso del canale interno, di Zara e del porto militare di Sebenlco, come la

R. Marina richiede, sia necessario il possesso di un retroterra di profondità sufficiente a

(l) Il !)romemori:l fu inviato anche a Lloyd George e al colonnello House, con la seguente lettera: « (Per tutti). Ho avuto recentemente occasione di parlare col Signor Clemenceau a proposito delle rivendicazioni italiane nell'Adriatico.

(l) -Non si pubblicano. (2) -Il promemoria venne redatto dal capitano di vascello U. Conz. È pubblicato, nella traduzione inglese in: D. H. MILLER, My Diary at the Conference of Paris, New York, 1924, pp. 399-406, doc. 406. [Nel vol. I, pag. 472, sub 16 marzo, nota c, è detto di data incerta].

(l) Cfr. la seguente nota del Comando Supremo, senza data, che presumibilmente è servita per la compilazione del promemoria: "Nota sul possesso del retroterra dalmata considerato sotto l'aspetto militare.

729

IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

L. Parigi, 8 marzo 1919.

Ella troverà che Le scrivo troppo poco, ma se rilegge l'ultima mia capirà che non ho cosa scriverLe.

Le questioni coloniali non sono per ora trattate. L'On. Crespi non mi aveva accennato alle discussioni su materia coloniale-doganale. A caso ne sono stato informato e stavo telegrafandone a V. E. quando è giunto il suo telegramma 2431 ed ho potuto abbreviare il mio telegramma riducendolo alla semplice preghiera di far venire il Sig. Nobili Massuero.

Io spero sempre che Ella possa fare una corsa qui perché veda personalmente come non vi sia, per adesso almeno, modo di far qualcosa senza guastare altro.

Il Ministro degli Esteri ha incaricato De Martino di quella faccenda d'Arabia e appena saprò qualcosa avvertirò V. E.

proteggere i porti e lo specchio acqueo del canale contro i tiri delle moderne artiglierie di maggior portata. Conviene anzi spingersi alquanto al di là di tal limite, tenuto conto che le gittate delle artiglierie di medio e grosso calibro, saranno in avvenire sensibilmente accresciute.

Si può quindi stabilire che la profondità del retroterra da difendere non debba essere inferiore a 30 Km., garantendo in tal modo alla difesa un modesto margine, inteso ad impedire ~he il nemico possa, tin dal tempo di pace, preparare a suo agio l'investimento delle nostre piazze marittime.

Beninteso, siffatto limite chilometrico non è assoluto; primo, perché rappresenta un minimo; secondo, perché esso vuoi essere adattato al terreno e perciò esteso ulteriormente dovunque ciò sia necessario per raggiungere le linee ed i punti del terreno militarmente favorevoli alla difesa.

L'adozione di un tale criterio, integrato dalla ricerca delle linee e dei punti del terreno più favorevoli alla difesa (per Zara occorre spingersi ai Valebit, per poter sorvegliare la sottostante conca di Gospic) la striscia di retroterra occorrente corrisponde a un dipresso al confine di Londra, decurtato del saliente di Knin e del saliente sud orientale, secondo le due prime ipotesi di possibili riduzioni già prospettate dal Comando Supremo.

Qualora dal concetto della striscia di retroterra, si volesse passare a quello della testa di sbarco, tenendo, per garantire alla difesa marittima quanto la R. Marina richiede, cioè il possesso di Zara e Sebenico, fra le due teste di sbarco, calcolate secondo il raggio minimo di 30 Km. e sommariamente adattate al terreno, verrebbe ad interporsi un cuneo di limitata ~mpiez:r:a, tratteggiati? nello schizzo annesso. Un tale cuneo sarebbe però militarmente assurdo; mentre, essendo esso privo di centri importanti, traversato da comunicazioni che, salvo nella parte più settentrionale, fanno capo a Zara ed a Sebenico, cioè all'interno delle nostre teste di sbarco, non avrebbe praticamente ragion d'essere; e, nell'interesse degli stessi abitanti, converrebbe fosse incluso nella nostra occupazione.

Cosicché, anche adottando il criterio della testa di sbarco, si finirebbe praticamente per avere una occupazione di retroterra corrispondente a quella determinata col criterio della striscia.

Il Comando Supremo aveva studiato, secondo le direttive di S. E. il Presidente del Consiglio e di S. E. il Ministro degli Esteri, una serie di successive riduzioni del retroterra dalmata, di cui la estrema, e meno favorevole, ci darebbe la conservazione di una testa di sbarco a Zara. Però la R. Marina, non solo ritiene doversi garantire il possesso dell'intero canale interno, ma fa gran conto di Sebenìco, porto militare importante, apprestato dall'Austria a scopo eminentemente offensivo, ed il cui possesso dovrebbe per noi compensare la mancanza,

>Ulla costa adriatica, di un buon porto militare a mezza via tra Venezia e Brindisi.

Indubbiamente, se il problema marittimo potesse esser risolto diversamente, diversa

potrebbe anche essere la soluzione del problema terrestre, che è strettamente subordinato al

primo. Ma su questo punto soltanto la R. Marina può essere chiamata a giudicare.

Cosicché, per poter rimuovere ogni indeterminatezza, si potrebbe convocare una riunione dei delegati italiani per la pace che si occupano di questo argomento, coi consulenti tecnici dell'Esercito e della Marina; in modo da stabilire il sicuro e definitivo criterio militare che possa servire di base per le conclusioni dei delegati medesimi».

..

IL SOVRINTENDENTE ALLE MINIERE DI CARBONE INGLESE, JONES, 730.

ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

Londra, 8 marzo 1919.

I received your letter dated the 5th instant (l) 'calling my attention to the serious situation of Italy as regards supplies of coal. I fully realise the serious position in which Italy is placed, and you may rely upon it that everything that is possible will be done to meet the situation.

I have had an opportunity of speaking to Mr. Lee, who is immediately responsible for the supply of coal to the AUies, and I find from him that steps have been taken which I am confident will suffice to provide the necessary supplies of coal, and I shall ,continue to give the matter my personal attention.

I am very sorry that I was unable to see you personally when you called at the Coal Mines Department yesterday as I was not aware that you werfil coming, otherwise I would have made a special point of being there.

731

L'AMMIRAGLIO ROMBO AL MINISTRO DELLA MARINA, DEL BONO

T. 202/32. R. Nave Nino Bixio, 9 marzo 1919, ore 10 (per. otre 15,45).

PopolaZJione Traù ha fatto abbassare bandiera italiana da veliero e perseguita italiani. In seduta iel'i chiesto ,intervento 'cacciatorpediniere alleati per riparazione e protezione cittadini. Delegati avendo tergiversato comunicato nome Governo che non tolleravo insulto bandiera e che inviavo cacciatorpediniere Traù. Ritengo accordi presi con ammiraglio americano indurranno delegati unirsi. In tutti casi cacciatorpediniere americano sarà presente (2).

I had the privilege of seeing Mr. Lloyd George just before he left for Paris, when I delivered to him a personal message from Signor Orlando, calling his attention to the appalling situation of Italy as regards supplies of ali kinds, and particularly of coal.

The Prime Minister was good enough, before he left, to write to Sir Joseph Maclay, and I understand that the latter is doing his leve! best to help us. I now learn, however, that even in those instances when we are lucky enough to secure ships, the coal itself is unobtainable; and I am compelied to cali your immediate personal attention to the position in order that a real national disaster may be averted. The urgency of the matter is extreme, as stocks are desperately low, and unless timely measures are taken, Italy must remain without coal early in Aprii.

I beg therefore to request you, with ali the earnestness which the situation demands, to be so good as to give prompt instructions for priority of consideration to be accorded to Italian needs.

You will, I am sure, realize that any delay would be dangerous, and forgive me for troubling you a t such an early moment of your assumption of the coal control •.

39 -Documenti diplomatici -Serie VI -Vol. II

(l) Si tratta della seguente lettera personale di Imperiali a Jones: • I hesitate to trouble you at the very moment when you are entering upon your new and difficult office, but the extreme gravity of the Italian coal situation must be my excuse and justification.

(2) Il tel. venne comunicato da Biancheri a Sonnino a Parigi con tel. n. 4526 del 10 marzo.

732

L'ADDETTO MILITARE AD ATENE, CARACCIOLO, AL MINISTRO DELLA GUERRA, CAVIGLIA

T. 21. Atene, 9 marzo 1919, ore 12 (per. ore 11,30 del l O).

Capitano Fago partito per Rodi donde tornerà fra una settimana. Da quanto egli mi ha riferito, dalle continue notizie incidenti fra Grecia e Turchia in Asia Minore, da conoscenza ambiente locale, traggo convincimento profondo della opportunità nostra rapida azione. Occorre però essere pronti subito per poter contare su qualunque occasione favorevole e prevenire qualsiasi azione Grecia.

È indispensabile comando delle truppe affidato ufficiale energico che sappia agire propria iniziativa appena possibile. Da informazioni ufficiali R. marina pare isola Leros località opportuna per concentramento di truppe e attesa occasione propizia senza troppo mostrarsi. Prego dare ordini che piroscafi portando truppa ovvero anche solo ufficiali evitino porti Grecia specialmente Pireo dove è attivo spionaggio.

733

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO AD ATENE, ROMANO AVEZZANA

T. 238. Parigi, 9 marzo 1919, ore 13.

Rtspondo suo telegramma n. 1051 (1).

In conformità precedenti mie istruzioni raccomando voler seguire attentamente attività greca nei territori prossimi frontiera albanese e richiamare attenzione Governo ellenico su ~avi conseguenze agitazione che essa ~oduce. Notizie relative capibanda e possibile azione gruppi irregolari armati meritano essere diligentemente appurate per fame materia speciale menzione presso ministero affari esteri ellenico.

734

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL SUO CAPO DI GABINETTO, BATTIONI, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. S.N. Roma, 9 marzo 1919, ore 14.

Fatte in via riservatissima seguenti comunicazioni a Barzilai:

• Salandra mi ha promesso che partirà martedì. La valutazione della situazione interna nonchè il colloquio avuto con Salandra mi fa ritenere che sia

pressoché indispensabile di mantenere l'unione tra tutti i delegati per l'ipotesi della accettazione o meno di quelle qualsiasi proposte che ci saranno fatte. In altri termini ho acquistato la convinzione che bisogna ad ogni modo impedire che l'accettazione di eventuali proposte apparisca in Italia fatta con interno dissenso tra i delegati. È bene che tu abbia presente questo elemento nelle eventuali conversazioni che potrai avere costà e specialmente con Barrère •.

(l) Cfr. n. 660.

735

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 691. Parigi, 9 marzo 1919, ore 15 (per. ore 16,35).

S. E. Barzilai m1 mcarica di comunicare a V. E.: • Dopo colloquio di ieri, oggi ne avrò un altro con Barrère il quale è sinceramente ben disposto. Cercai fargli intendere che riduzioni debbono essere tali da rendere possibilmente nostra accettazione unanime perchè non determini alcun dissidio. Gli ho dato bozze nostra memoria sulle quali discuteremo oggi. Seguito colloquio con Clemenceau oggi gli fu rimesso memoria lettera fatta dalla marina con la quale si illustra cessione Arcangelo [sic] Knin che secondo nostri calcoli importerebbe cessione 40.000.

Non mi faccio grandi illusioni che ciò possa bastare. Clemenceau mostra fermo proposito di secondarci ed anche ieri nella questione blocco Adriatico a cui assistevo, come pure nella redazione del comunicato Lubiana ha mostrato sua decisa benevolenza. D'altronde Sonnino gli ha fatto intendere che sia sulla questione Austria tedesca, sia in quella del bacino Sarre non faremo opposizione alla loro tesi, tanto più soggiungo io che sarebbe perfettamente inutile farlo perchè i tedeschi si riuniranno in ogni caso alla Germania magari dopo pace. Circa bacino della Sarre i francesi non se ne andranno mai. L'utilizzazione di Dante Ferraris sembrami opportunissima, ma bisognerebbe proprio che prima di partire tu inventassi un altro nome per sostituire Salandra, del cui ritorno io dubito moltissimo •.

736

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ

T. uu. 243. Parigi, 9 marzo 1919, ore 18 (pe.r. ore 19).

Comunico ad ogni buon fine a V. E. testo del telegramma che a nome degli alleati, il presidente deLla 'conferenza di Parigi ha diretto al capo della commissione interalleata di rifornimento a Trieste:

..,

• Le ~conseiJ de Guerre a, dans sa séance du 8 Mars, adopté les résolutions smvantes: l) Une comm1ssion ·composée de qua.tre généraux (un américain, un anglais, un français, un italien) se rendra immédiatement à Laybach pour enqueter sur les incidents des 12 et 20 Février à Saloch et à Laybach. Après constatation des faits de ~l'affaire, ilJs donneront toute instruction nécessaire y comprise la punition des coupables et toutes compensations et satisfactions y pourront etre jugées dues au Gouvernement italien; 2) La commission des quatres généraux après constatation des faits de l'affaire, notifiera, au nom des Gouvernements all:iés et associés, que la répétition d'incidents semblables, aura pour conséquence immédiate l'occupation militaire interalliée des localités où les incidents se produiraient, conformément à la teneur de l'artide 4 de l'armistice du 3 Novembre 1918, sans préjudice des mesures plus sévères que la commission pourra exiger exigibles.

Je vous prie de notifier cette décision aux autorités locales de Laybach en les invitant à donner toutes facilités aux quatre généraux chargés de l'enquete. Dès que la commission aura été nommée et que il.es autorités locales de Laybach en auront été informées, le Gouvernement italien automsera le passage via Laybach des trains de ravitai:llement nécessaires. Clemenceau •.

Richiamo l'attenzione di V. E. sul fatto che essendo oramai stata costituita col fatto della nomina la ~commissione interalleata ed essendo presumibilmente già 1sta:te informate 'di ~ciò le autorità di Lubiana, il Governo italiano è in obbligo, secondo gli accordi presi, di permettere senz'altro fin da ora iii. transito via Lubiana di quei treni che saranno necessari a scopo di vettovagliamento. Prego V. E. disporre in conseguenza con la maggiore urgenza.

737

L'ADDETTO ALL'UFFICIO STAMPA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, APERLO, AL GABINETTO DEL MINISTERO DELL'INTERNO

(ACS, Carte Orlando)

T. 694.

Parigi, 9 marzo 1919, ore 20,20 (per. ore 22,50).

Min~stro Pichon ricevendo ogg.i giornalisti stranieri interpellato ha esplicitamente dichiarato che sloveni non sono stati riconosciuti come costituenti nuovo regno serbo-croato-sloveno e ·che dinanzi .conferenza non vi è che regno Serbia. New York Herald pubblica intervista con Vesnic che lamenta, a proposito rivendicazioni rumene, mancato appoggio alleati a:spiraz,ioni jugoslave, che giudica compromesse anche per pretese AdriaUco. È stato ~raccomandato questi corr1spondenti non dare rilievo tale intervista. A ~conferma quanto era stato rilevato per comunicati Havas ~che non sempre sono imparziali prego rilevare da quello relativo situazione diplomatica avantieri e pervenuto oggi ~come è riportata definizione inchiesta Lubiana in contrrusto ,per :riapertura frontiera con quanto ha scritto anche Olemenceau in lettera che iJ solo g.iornale Matin ha pubblicato.

738

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. u. 6571. Roma, 9 marzo 1919.

Dal telegramma, che unisco in copia (l), V. E. rileverà •che il ministro della guerra non è in possesso di elementi precis.i e conoreti dr·ca ·la estensione e gli scopi delle progettate spedizioni in Anatolia. Prego V. E., in relazione agli accordi presi ·con S. E. Diaz, di voler comunicare direttamente a S. E. Caviglia, con l'urgenza che il caso richiede, tutti quei dati che potranno occorrergli per mettere in esecuzione le operazioni di ·cui trattasi (2).

739

!L MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO A BERNA, PAULUCCI DE' CALBOLI, AL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI, S. PIACENTINI, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, ARONE

r. 241. Parigi, 9 marzo 1919.

È annunziato arrivo a Parigi di Essad Pascià. Non si hanno precise informazioni circa azione che intende svolgere ma si hanno fondati motivi ritenere sarà adoperato da serbi e greci per loro scopi annessione territori albanesi. Già Pasic presidente consiglio serbo ha fatto pervenire •congresso talune rtchieste di Essad il quale per tal modo riconosce ingerenza effettiva sel'ba negli affari aLbanesi. Memoriale montenegrino per appoggiare sue richieste dttà e territorio Scutari invoca passati accordi con Essad. Urge quindi che albanesi con palesi prove affermino loro opposizione a Essad Pascià e loro consenso ed adesione al Governo provvisorio e alla delegazione albanese presieduta da Turkhan.

Prego voler ·consi.gliare riservatamente in tal senso cotesti centri albanesi.

740

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI, S. PIACENTINI

T. 242. Pa.rigi, 9 marzo 1919.

Turkhan Pascià prega comunicare Governo provvisorio Durazzo seguente telegramma. • Ricevuto vostro telegramma. Giorno 27 febbraio fummo uditi da commissione ISpedale ·che ha terminato discussione Epiro 1senza raggiungere

« Galli. Mi Pare urgente fornire al Ministro della Guerra quanto è a notizia di questo Ministero -Prendere istruzioni! 14/3 ».

completo accordo. Inglesi aderito proposta francese ed americani spinto loro linea fino Voiussa. Italiani tengonsi fermi decisioni Firenze. Conferenza discuterà e deciderà su proposte •commissione. Pretese serbe arrivano Drina e saranno esaminate direttamente dalla conferenza. Abbiamo ·chiesto plebiscito per tutti territori che rivendichiamo colla condizione che vengano occupati per uno o due anni da truppe americane. Abbiamo inoltre dichiarato che, se conferenza accetta nostra domanda, consentiamo plebiscito venga esteso stesse condizioni anche Epiro e ciò per ribattere asserzioni Venizelos circa volontà popolazioni Epiro unirsi Grecia. Turtulis arrivato qui 27 febbraio. Bumci e Fishta trovansi ancora Roma. Ricevuto all'istante comunicazione vostro telegramma circa manifestazioni patriottiche di Ersek Liaskovik Premeti Argirocastro Tirana. Simili manifestazioni dovrebbero subito organizzarsi anche Scutari e dintorni contro pretese serbo-montenegrine. Raccomandate popolazioni che diano ogni volta comunicazione di tali manifestazioni direttamente presidenza conferenza pace ed a nostra delegazione. Annunziasi che Essad Pascià verrà prossimamente qui •.

(l) -Non si pubblica. (2) -Annotazione marginale di De Martino:
741

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. 590. Parigi, 9 marzo 1919.

Mi riferisco precedente telegramma n. 506 del 28 febbraio (1). Per opportuna conoscenza e norma comunico seguente telegramma spedito alla R. ambasciata in Parigi.

• Informazioni pervenute da Scutari d'Albania fanno conoscere che nonostante mie istruzioni moderatrici per evitare od appianare controversie e buona volontà da parte organi italiani continuano verificarsi incidenti che si avviano a maggiore gravità. Atti del .generale francese De Fourtou diventano sempre più arbitrari. Senza necessità locale fissa cambio monetario sfavorevole alla valuta italiana in confronto a dinari serbi in modo arbitrario senza neppure tener conto corso cambio Parigi. Vieta alla popolazione di servirsi nostri uffici postali. Emana disposizioni restrittive circolazione e le fa applicare contro sudditi italiani nostri impiegati come caso di Nicola Melgusci interprete R. consolato italiano fatto •SCendere da veicolo diretto a Medua sul quale ISi. trovava assieme nostro •comandante Pe11dcone all'intervento energ1co del quale si dovette il desistere ·dei gendarmi diall'arresto.

Condizioni create a Scutari d'Albania dal regime arbitrario del generale De Fourtou provocano turbamento opinione pubblica locale e preoccupano

R. Governo italiano. Sollecita soluzione si impone rper evitare peggiorarsi continuo situazione. R. Governo è convinto che andamento sgradevole nella condotta dei poteri locali dipenda da mancata chiarezza nella definizione loro attri

buzioni e pertanto insiste affi.nchè si addivenga a quelle decisioni che le circostanze attuali richiedono.

Mi riferisco alle mie precedenti comunicazioni al riguardo e prego V. E. di voler rinnovare i passi necessari presso il Governo francese. Colla circostanza informo che il Signor Pichon ha fatto rimettere dall'ambasciatore frances,e a Roma una nota alla ,presidenza del consiglio per rappresentare difficoltà attuali come derivanti da nostra opposizione a ripristinare regime internazionale del passato a Scutari d'Albania regime al quale si afferma di aver consentito nel novembre scorso (1).

(l) Cfr. n. 569.

742

IL GENERALE SCIPIONI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 982/17855. Comando Supremo, 9 marzo 1919 (per. iL 9).

Comunico per opportuna conoscenza seguente telegramma pervenuto da governatore Dalmazia. • 9717 Ieri Zara durante corteo per bandiera donata Firenze furono da persona affacciata seminario fatti atti dii 1sfu'egio. Popolazione reagito rompendo vetri seminario e circolo jugoslavo. Faccio eseguire accurate indagini provvedo severamente. Millo •.

743

IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI, S. PIACENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 988/2129. Valona, 9 marzo 1919 (per. iL 10).

Per doverosa informazione comunicasi seguente telegramma pervenuto da sezione italiana presso C. A. Costantinopoli.

873 7/3 Ufficio ... (2) Provenienza sezione italiana presso C. A. Costantinopoli per comando Valona e per conoscenza al comando supremo ... (2). Generale Franchet d'Espérey mi ,comunica avere avuto comunicazione da ambasciatore Barrère che Governo italiano ha acconsentito che zona occupazione interalleata Scutari sia estesa giurisdizione occupazione internazionale 1913. Gradirebbe conoscere se istruzioni in ·questo senso siano pervenute codesto comando e in caso affermativo quando zona attualmente occupata evacuata truppe dipendenti da codesto comando. Annunziami avere disposto perchè esse siano sostituite da internazionali del presidio frontiera Scutari. Vitelli •. In merito al telegramma su esposto, debbo rappresentare che qualsiasi provvedimento che tende a fare ritirare nostro presidio da località da noi presentemente occupate intorno a Scutari avrà inevitabili gravi conseguenze sui senti

menti e sullo spirito delle popolazioni albanesi. Soggiungo che ho risposto a generale Franchet d'Espérey di non arv,ere avuto da mio Governo alcuna 'istruzione circa nuovi limiti giurisdizionali comando interalleati Scutari.

(l) -Analogo telegramma venne inviato in pari data da Sonnino al ministero degli Esteri. (2) -Gruppo indecifrato.
744

IL COMMISSARIO POLITICO PRESSO LA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A VIENNA, MACCHIORO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 138. Vienna, 9 marzo 1919 (per. U 10).

Giol'nali lo,calli annunziano in balse notizie provenienti Olanda essere stata decretata abolizione blocco nei rapporti ex impero austro-ungarico. Tale decisione sarebbe ,stata presa da francesi-inglesi-americani contro volontà rappresentanz-a italiana. In realtà nulla fa cred!ere per il momento trattarsi vera abolizione blocco avente portata economica generale e sembrerebbe trattarsi invece del solo provvedimento che aumenta da ottocento a tre mila tonnellate importazione generi alimentari per Austria-Ungheria. Ad ogni modo prego V. E. telegrafarmi come le cose stiano in realtà anche perchè io possa eventualmente ristabilire verità circa nostra attitudine (1).

745

L'INCARICATO D'AFFARI A STOCCOLMA, MARIANI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 3. Stoccolma, 9 marzo 1919.

Partito anarchico russo (anarchici idealisti seguaci di Kropotkin) di cui, come è noto, è capo Kareline, conta attualmente circa 200.000 associati. Segretariato, con sede a Mosca, è composto di 450 membri, ognuno dei quali rappresenta altri 10 membri; ciascuno di questi ultimi ne rappresenta a sua volta 25 altri. Direzione ,centrale, pure a Mosca, è composta di un ,comitato esecutivo di 6 membri. Sono affiliati al partito, numerosi fra i bolscevichi e coprono anche alte cariche di Governo. Com'è noto, partito in questione è nemico acerrimo bolscev1smo, il quale è comunista nella sua essenza, mentl'e quello invece è individualista ad oltranza. Appunto perciò partito anarchico si prefigge come scopo di minare regime bolscevico e sopprimerlo per mezzo di un colpo di stato al momento opportuno; quanto ai mezzi ed ai metodi, partito desidera minore spargimento di sangue possibile ed impiego della violenza nei limiti strettamente necessari. A tal uopo agisce metodicamente, segretamente e riserva

azione al momento opportuno. Esso è alieno dal partecipare al Governo, quali che siano uomini e partiti che succederanno ai bolscevichi darà loro il suo appoggio, purchè nuovo regime tragga sue origini ed il suo potere dalla costituente che dovrà essere convocata dopo il colpo di Stato ed il rovesciamento dei bolscevichi. Partito radunerebbe già intorno a sè tutti partiti socialisti antibolscevichi e tutti i malcontenti. Esso è già d'accordo inoltre coi • Leviesser • (l) di sinistra e coi massimalisti. Partito desidera vivamente trattare segretamente cogli alleati ed avere loro appoggio. Esso si obbliga ad eseguire il colpo di Stato e rovesciare bolscevichi (cosa che dà ora per sicura essendo completamente riorganizzato su nuove basi) nel termine di non meno due e non più di tre mesi e dò nel modo e nei tempi seguenti: l) organizzazione potente di propaganda segreta anti-bolscevica in Russia ed ·aill'estero; "2) provocazione di sommosse nell'eser-cito; 3) arresto in massa di tutti i membri del Governo bolscevico al momento opportuno.

Partito si impegna 1inoltre: l) a subire controlli -di agenti alleati tanto in Russia che all'estero; e a tal fine potrebbe creare comitati centrali direttivi per l'azione in Russia ed in una città estera a scelta degli alleati per esempio Stoccolma. Se fosse necessario potrebbe anche -chiamare da Mosca in Finlandia

o in Svezia Kareline stesso; 2) a sostenere qualunque candddlato che gli alleati possono segretamente designare fin da ora, reazione esclusa. Partito chiede agli alleati seguenti garanzie verbali e 'segrete ma solenni: l) •che il progetto sia posto ad esecuzione immediatamente senza perdita di tempo a cagione situazione interna della Germania e della crisi economica che attraversa ora Russia; 2) che gli aHeati ["inunz,ino con dichiarazioni ufficiali all'intervento armato. Ciò non toglie che all'occorrenza intervento alleato possa prodursi, ma è necessario che si ·dichiari pubblicamente non intervento, affinchè opera di propaganda -e azione -che partito :si propone non fallisca; 3) che gli a1leati forniscano un milione di rubli al giorno per propaganda, compera armi e munizioni e ·corruZJione di persone; 4) che gli aHeati facciano grandi depositi di viveri in località opportune affinchè siano distribuiti subito dopo il colpo di Stato alla popolazione affamata; 5) -che la ·costituente sia ·convocata dopo il colpo di Stato onde deliberi sulle sorti del paese e la scelta del Governo; 6) ·che al terrore rosso non s•egua quello bianco (reazione); 7) ·che i ·contadini non siano in alcun modo toccati e non si riprendano le terre di cui si sono impossessati onde nuovo regime possa avere appoggio grande massa; 8) che gli operai godano stessi benefici dei loro fratelli occidentali (riforme, assicurazioni, protezioni, ecc.).

Quanto precede è il risultato di una conversazione privata che il signor Sessa ed io abbiamo avuto col mandatario plenipotenziario del partito a Stoccolma membro del comitato esecutivo dei sei sopra menzionato, il quale mi ha pregato che quanto ho ri:tlerito a V. E. venga a conoscenza dei Governi alleati e sia preso in considerazione seriamente ed urgentemente. Egli m'ha assicurato di non aver parlato finora della cosa a nessuno. Tempo fa erano state iniziate da agenti inglesi delLe timide • avances • con luli ma egli non era allora autorizzato ad intavolare trattative. Ora invece è munito di pieni poteri

in seguito ad un colloquio avuto ultimamente a Mosca con Kareline. Egli prega sia mantenuto stretto segreto a cagione dello spionaggio bolscevico potentemente organizzato e chiede sollecita risposta anche in caso negativo, tanto più che deve allontanarsi da Stoccolma fra qual·che giorno. Egli desidera inoltre per ora avere soltanto rapporti personali con me, nonostante tentativi di avvicinarlo fatti oggi da questi addetti militari britannico ed americano.

(l) Comunicato da Sonnino a Crespi 1'11 marzo con tel. n. 612, con preghiera di favorirgli elementi di risposta.

(l) Si tratta dei Levejsi!ie, estremisti di sinistra russi.

746

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. POSTA 1592. Roma, 9 marzo 1919.

Con telegramma circolare n. 5114 del 27 febbraio scorso S. E. presidente Consiglio comunica:

• Attuale situazione mercati internazionali e del lavoro determina se non ancora vere e proprie richieste, delle aspirazioni di Stati nel senso ottenere concorso mano d'opera italiana. Non è certamente caso dire che a tale ipotesi debba opporsi pregiudiziale rifiuto ma non è men vero che si tratta problema delicato e complesso che deve essere considerato in maniera organica e con criteri direttivi nettamente prestabiliti. Ciò sarebbe quasi impossible se alle concessioni si procedesse in seguito ad iniziative di questa o quelLa Amministrazione speciale. Invito perciò tutti miei Onorevoli colleghi a volersi astenere dal prendere qualunque impegno prima di conferirne con me stesso in guisa da essere assicurata desiderabile coordinazione •.

Questo telegramma mi dà occasione rappresentare a V. E. che desiderio espresso da presidente Consiglio era stato in certo qual modo prevenuto da questo ministero quando recentemente rifiutò emigrazione Tunisia mano d'opera libica richiesta da aziende francesi e italiane della vicina Reggenza. Di ciò fu data comunicazione a ministero Affari Esteri con espresso 359 del 26 febbraio scorso. Mi offre anche opportunità ricordare V. E. quale sia stata linea di condotta costantemen1;e seguita da questo minisuero nel prob~ema della mano d'opera indigena di fronte politica attrazione costantemente e tenacemente svolta da autorità francesi della Tunisia; e nella quale ritengo in massima necessario perseverare.

Problema mano d'opera si presenta grave per tutte nostre colonie le quali soffrono di scarsità mano d'opera tale che ulteriore impoverimento comprometterebbe certamente loro avvenire economico. Così lo è per Somalia italiana dove mancanza quasi assoluta mano d'opera rappresenta attual~nte forse maggior ostacolo nostra azione colonizzatrice e rende estremamente difficile esito iniziative tendenti messa in valore sue pur così numerose risorse naturali. Altrettanto può dirsi per Eritrea, pur essendo sua condizione sotto questo aspetto meno grave di quella della Somalia.

Per quanto si riferisce Libia osservo anzitutto corrl!e in Tripolitania questione mano d'opera si complicò finora con la questione del blocco reso necessario da stato ribellione quelle popolazioni, le quali avrebbero potuto, emigrando, sia sottrarsi parzialmente rigore blocco stesso, sia diminuirne efficacia nei riguardi popolazione rimasta, rendendone meno difficile approvvigionamento.

Malgrado adesione Francia alla convenzione anglo-italiana blocco ribelli, la sua effet·tiva applicazione da parte Governo Repubblica lasciò sempr~ molto a desiderare, e, infiltrazione mano d'opera tripolina, in Tunisia, durante tempo guerra, fu può dirsi, continua non ostacolata e certamente incoraggiata da autorità franéesi Reggenza, le quali vedevano in ciò rimedio sia pure parziale alla situazione creata interno Tunisia da scarsità mano d'opera locale prodotta specialmente da continuate requisizioni indigeni per necessità militari.

Condotta autorità francesi, cui fine ultimo e vero si larvò sovente di considerazioni umanitarie e politiche diede luogo a frequenti ed energici rilievi di questo minist•ero il quale preoccupandosene non solo agli effetti immediati azione repressione ribellione cui attendeva ma anche a quelli meno prossimi ma non meno importanti delle future necessità della nostra colonia.

Benché attuale politica di blocco, cui non si può per anco rinunciare, rappresenti stato di fatto puramente transitorio, tuttavia dovrà porsi mente che anche quando situazione nostra in Tripolitania sarà ristabilita nostra attitudine nei riguardi problema mano d'opera libica non potrà sostanzialmente modificarsi, ma dovrà quanto più è possibile ostacolarsi suo esodo ovunque. A questo proposito ritengo opportuno riprodurre considerazioni fatte da nostro ambacdatore Parigi in suo rapporto 26 gennaio u.s. n. 359/56 (l) diretto alla E. V. sull'argomento del passaggio dei tripolini in Tunisia in cui rilevasi concordanza suo punto di vista con quello espresso da questo ministero.

• Non v'è dubbio che Francia cercherà tutti i mezzi attrarre non solo finitimi Tunisia ma nel resto suo impero Africano e anche nei suoi dipartimenti europei quanto più potrà mano d'opera tripolina. La ricerca di lavoro è generale in tutte regioni Francia: sproporzione che ovunque si manifesta tra ricchezza e attività economica del paese e densità popolazione fa sentire ovunque necessità importazione mano d'opera. Dobbiamo quindi attenderci che da parte autorità francesi si farà sempre quanto più è possibile per attirare nei dipartimenti, nelle provincie nord africane e nella reggenza quanto lavoro può trovarsi nei paesi finitimi disposto ad emigrare. Durante guerra esisteva qualche ragione non opporci rigidamente perché lavoro importato era richiesto sovratutto a scopo guerra e indirettamente avvantaggiava situazione militare tutti alleati, Questa ragione condiscendenza è ora cessata e devesi ora esaminare questione sola luce nostro diritto ed interesse. E per quanto riguarda Tripolitania, paese a popolazione scarsa e ad economia rudimentale è evidente che a noi conviene opporci con ogni mezzo opportuno all'uscita mano d'opera. Problema non è facile perché leggi e provvedimenti poco valgono contro interessi dei singoli e emigrazione Libia verso più ricche regioni ovest si infrenerà difficilmente sino a che Libia stessa non possa offrire mercedi e condizioni per lo meno equivalenti.

In tali condizioni riterrei opportuno non prendere per base nostra politica divieto assoluto emigrazione mano d'opera Tripolina ma principio severa regolamentazione in modo tener conto da un lato naturale desiderio indigeni di procuracrsi, mentre dur·a situazione attuale, migliori condizioni vita; dall'altro

..,

necessità non compromettere principio che dovremo invocare quando, migliorata situazione, mano d'opera tripolina potrà trovare impi,ego stessa Libia. Nostro ambasciatore riferendosi alle avvenute infrazioni del blocco da parte autorità francesi Reggenza aggiunge anche che riterrebbe consigliabile iniziare nuove trattative col Governo francese non sulla base fatto compiuto ma a scopo disciplinare amichevolmente delicata materia conciliando interessi due parti o tenendo presente intento comune di agevolare sviluppo economico nord Africa e in genere tenore vita indigeni. Trovo pratiche tali considerazioni; le quali, per quanto si riferiscano più specialmente mano d'opera tripolitana valgono anche per Cirenaica ove feno meno attrazione mano d'opera locale da parte Autorità inglesi potrebbe ugual mente verificarsi dando vita identici inconvenienti. Inconv·enie'nti tanto più gravi in quanto è lecito prevedere vicino momento in cui verrà ad avviarsi con rinnovato fervore nostra azione colonizzatrice; e quella Colonia avrà biso gno di tutte sue risorse di mano d'opera per fronteggiare esigenze economiche interne. Ho così inteso di prospettare a V. E. problema mano d'opera indigena nelle sue linee fondamentali, alle quali ritengo opportuno quanto più è possibile atte nersi di fronte eventualità di richieste mano d'opera dall'E.stero e di apertura negoziati internazionali su tale argomento. Sarò anzi grato V. E. se vorrà comu nicare a questo Ministero quegli elementi che eventualmente già possedesse o che in seguito venissero a sua conoscenza e in base ai quali :llosse possibile deli neare atteggiamento che potenze interessate e specialmente Francia saranno per assumere nella questione •. 747. IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO DEL COMMERCIO, CIUFFELLI Parigi, 9 marzo 1919. Richiamo la speciale attenzione di V. E. sull'unito estratto di un rappor to (l) diretto dal maggiore Canevari al generale Grazioli, comandante il Corpo d'occupazione di Fiume, relativo all'attività economica francese ed inglese in Croazia. Ha speciale interesse l'accenno ad una reazione croata contro l'invadenza francese e di tale situazione dovremmo opportunamente profittare, mandando alla dipendenza diretta o indiretta della missione militare oltre che persona adatta -la quale facendo conoscere i nostri mercati di produzione e di con sumo, sapesse attivare una ·corrente di traffici fra i due Paesi -uomini di affari opportunamente sostenuti e finanziati a scopo di accaparrare parte delle posizion~ economiche attualmente ancora vacanti. Tale attività, in date eve nienze, potrebbe avere anche portata politica. Epperò sottopongo al personale esame di V. E. la cosa, pregandola di volere, nel modo che crederà migliore, disporre, colla urgenza del ·caso, un piano di azione ai fini suaccennati e che

..

valga a rimediare prontamente a quanto il generale Grazioli, nell'inviarmi il rapporto, definisce • nostro persistente assenteismo dagli affari della Croazia di fronte alla instancabile attività politica ed economica della Francia ed anche dell'Inghilterra •. Data l'importanza della questione, gradirei che nell'accusarmi telegraficamente ricevuta della presente comunicazione, V. E. si compiacesse di assicurarmi del suo personale interessamento e di indicarmi in qual modo crederà possibile di agire, tenendomi in seguito al corrente dello svolgimento del piano concretato, perchè possa a mia volta informarne il generale Grazioli. Aggiungo, a chiarimento, che il maggiore Canevari, capo dell'ufficio politico del generale suddetto, fu da questi inviato a za,gabria insieme ·con altri rappresentanti alleati, per concretare le modalità di funzionamento della istituenda commissione di controllo ferroviario da stabilirsi in Zagabria (1).

(l) Non si pubblica.

(l) Non rinvenuto.
748

MEMORANDUM PER IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, E IL MINISTRO DEI TRASPORTI, DE NAVA (2)

Roma, 9 marzo 1919.

We are asked to give our opinion as to whether the ships registered in the ports of the Ex-Austro-Hungarian Empire assigned to Italy ~can be 1considered as forming part of the ,common fund for ,compensating the ,allied and associated Powers for losses caused by the war.

From the data supplied us, together with other documents which have been made public, it would appear that most of these 'ships belongedJ to Shipping Companies lega1ly domiciled in the tevritories daimed by Italy. In accordance with the generally accepted rule by which the nationality of a commercdal company i:s determined by its legai domicile, the ,companies in question should now be considered Italian as are the inhabitants of the territories in which said

• Su istruzioni del Comm. De Martino in relazione a promemoria approvato da S. E. il Ministro •. • Conferito col ministro Ciuffelli che si sta occupando della cosa 18-3 •. Cfr. anche il seguente appunto rinvenuto nel fondo Conferenza della Pace: « Appunto per S. E. il

Ministro Sonnino.

Relazione del Generale Grazioli annessa al telegramma da Roma n. 4279.

Il Generale Grazioli domanda istruzioni del Governo.

Ungheria. -È da notare la richiesta, naturalmente inaccettabile, del Conte Karoly, di occupazione militare italiana a scopo di scacciare i Romeni dalla Transilvania. Tuttavia non sarebbero da trascurare le constatate tendenze italofile che si verificano in Ungheria.In date evenienze l'avere allacciate relazioni con uomini politici ungheresi può costituire efficace stromento di azione di fronte a boemi e jugoslavi. Quindi le aperture ungheresi sarebbero da coltivare, senza impegnarsi.

Croazia. -Interessante la reazione croata contro l'invadenza economica francese (pag. 6). È opportuno approfittarne. Mandare a Zagabria, alla dipendenza diretta o indiretta della Missione, uomini di affari opportunamente sostenuti e finanziati, a scopo di accaparrare parte delle posizioni economiche attualmente ancora vacanti. Tale azione, in date evenienze, può avere anche portata politica.

Occorre rimediare prontamente a quanto il Generale Grazioli definisce « nostro persistente assenteismo dagli affari della Croazia di fronte alla instancabile attività politica ed economica della Francia ed anche dell'Inghilterra.

Commissione Italiana in Budapest. -È del tutto fondata la richiesta del Generale Grazioli di farla dipendere da Fiume e non da Vienna. Nella nuova situazione politica non vi è ragione di far diversamente, non essendovi più dipendenza fra Budapest e Vie_nna. Invero occorre moltiplicare le relazioni dirette in ogni campo fra Fiume e Budapest, duet

tamente.

...

companies carried on their business, and like them they will pass under the full and unconditioned sovereignty of Itaiy which, as an immediate and necessary consequence of the Peace T.reaty, will be extended to all the recovered tel'lritories.

With this as a premi,se, we wouid fìrst call attention to the generai principie that the property of private individuals cannot be assigned for the compensation of Iosses caused by war except 1n so far as said individuals can, ,jn their turn, ciaim compensation from the Enemy State responsdbie for ·said ads of war and on which the financiai consequences thereof must ultimateiy fall.

According to a generai and unquestioned pdnci:pie, specifi>cahly endorsed by internationai Iaw (>see the regulation annexed to the IVth Hague Convention, Oct. 18, 1907, art. 52 and 53) private property cannot be expropriated uniess someone can be heid responsible for the payment of a •Congruous indemnity. Any other point of wiew wouid be obviousiy incompatibie with the basic pxincipies of modern Iaw which, with very rare exceptions, does not admit the right to punish an individuai for the •collectivity and whii>ch requires that when private rights are set aside in the public interest the individuai! thus injured ,shouid at least have the possibility of claiming an :indemnity.

It is, therefore, inadmissibie that individuais or ·Companies who through their connection with territories assigned to one or other of the allied Powers, wi1I shortly become subjects of said Power, shouid ·be treated as enemies and their property made over to a common indemnity fund, for, if this were done, such persons or .companies wouid be unabie to lodge a daim against the enemy state as they wouid not Ionger beiong to it, and it would no longer recognise them as its subjects. Nor does it seem likeiy that provision will be made in the Peace Treaty to allow of such claims being made, for ,such rprovd:sion would be pureiy nominai and deceptive, and wouid resoive itself into an obvious Ioss to the State acquiring sovereignty over the persons or ·companies thus despoiled of their :property. StiH less is it adrmssibie that such persons or companies couid lodge claims aga,inst the State to which the territoriels are a~ssigned, for that would mean that said State would be .required partialJy to compensate the Allies for their war Iosses.

If, therefore, it be admitted that the 1ships in question belong to companies which being domiciled in the ·territories of the ex-Austro Hunga.rian Empire assigned to Italy will be·come Italian, and will Iegally come under Italian sovereignty, we deem it inadmiJssible that said ships be pooled rrn a •Common indemnity fund.

Where this done their owners wouid be Jeft with nothing but a value,less claim against the States which have arisen from the ruins of the Austro-Hungarian Empire, or it would be ·iJncumbent on Italy to compensate them, or at least to contribute at her own cost to the formation of a fund which, by its very nature, should be drawn exclusively from the estate of the enemy to be divided equally to the advantage of all the Allies alike.

Thils generai ~consideration is strengthened by others having a more direct bearing on the case in point. If we take into account the aims and .purposes for which the Allied and Associated Powers fought the war, and the principles which, by >common consent,

are to govern the politica! reorganisation of Europe, it can truly be ,said that the

redistribution of territory whikh witll be made by the Peace Conference will, in

the first place, correct previous injustice and oppression.

The principle on which the Pea.ce i:s to be based, i.e. the recognition of the

rights of nationalities, impLtes that territorial assignments will be made with a

view to the recognition and respect of existing facts, the ·resultant of ethnical,

geographical, and historocal fa·ctol"s elaborated in rthe course of ·centuries. Presi

dent Wilson's fourth point, announced on February 12th, 1918, and accepted by

all the belligerents as the basi:s for the arm~stke, and for the future peace,

requires that all clearly expressed national aspirations be satisfied as far as

poiSSible.

Il this principle is admitted, then citizens and companies formerly subject to the Austro-Hungarian Empire legally domiciled in territories assigned to·Italy, may be considered as Italian even now, and it would be obviously absurd to consider that as Italian by right of age-long historical associations which are now to receive lega·l sanction, and at the -same time •to despoil them of their property on the ground that they are enemies. They were and are Italians, hitherto on the strength o!f facts, but un:Qecognised as such by law; henoeforward on the strength of facts and by legai sanction. They therefore bring with them to the politica! nucleus of which they form part, all their real and personal estate, all the property in which their ·corporated existence takes shape and effect.

So far we have examined the question from the point of wiew of the ownership of the ships, and out conclusions are therefore applicable to ships registered in ports assigned to Italy and which, as belonging to •Companies having their legai domicile in said ports are Italian companies and will pass by virtue of the Peace Treaty under ltalian sovereignty.

We are, however, of the opinion that ·considerations of another order likewise preclude the assignement of merchant ,ships registered in those ports to a common indemnity fund, a consideration quite apart from the ownership of said ships.

Italian claims, based on the principle of nationality, have for their object

not mere ter:ritories as 1such, but territodes with a certain settled social and economie order, and ·consequently equipped with ali that is essential to the preservation and development of that order.

The importance of their ports to these territories is quite exceptional. Not only are they the main ,sources, they are the sine qua non of their wealth, nay, of their very existence. It :Ls ·self-evident that Italy claimls them in status quo, therefore with the tonnage usually pertaining thereto, and which is essential to their economie life, and without which they would be deprived of almost all their importance.

There can be no doubt that the daims preferred by Italy against AustriaHungary were not merely territorial in the geographical sense of the word, but referred to territories inhabited by populations with a settled grade of civilisation, and equipped with all that lsai!d dvilisation required. Now, as the validity of these claims and of the reasons on they are based, is recognised by the Allied

Powers, so the validity of the point of wiew above set forth can be sustained with them and with any other Government.

If the Allied Powers are loyally to fulfil their obligations arising from their recognition of the validity of the daims prefe.m-ed by Italy agaiiliSt the AustroHungarian Empire, then they cannot depdce the povts assigned ~to Italy of the ships on thek registers without wich said ports would be paralysed and the social

and economie life of these newly acquired territories seriously endangered.

In assigning to Italy the • unredeemed • territories the Allies are pledged to guarantee her their peaceful possession, just as partners in a business reciprocaHy guarantee to each other the peaceful possession of property assigned to each in fulfilment of engagements entered into in common. If the ports were to be handed over to Italy without their tonnage, Itaily would be deprived of rights, rights which she earned by the part she play,ed in the war.

These arguments lead us to the ~conclusion that :the Austro-Hungarian ~tonnage registered in the ports a~ssigned to Italy, should, on the ~annexation of these IPOrts, come under the Italian flag.

While the legislation of most countries, including Italy and Austria, make the nationality of a ship dependent on the nationa1ity of its owner, yet there can be no doubt that the nationality and the ownership of a ship are two different matters. The former comes wtthin the province of common law; the nationality of a ship makes it subject to the autority of a given country; and this holds good even when said ship leaves its territonial waters and takes concrete :shape in the 'speoiail juridical ~status known as • extra-territoriality •, under which a ship is he1d to be a floating fragment of the national temtory. As territorial ~changes substitute the sovereignty of the annexing State for tha~t of the State ,to which the territory focmelìly belonged, it is natll!ral that this sublstitution holds good ipso iure with rega<rd to ships whkh pass from the flag of the incorporated or dismembered State under that of the annexing State, just as the inhabitants transfer their citizenship. This is self-evident in the ~case of a State incoqJocated in toto or whtch loses the whole of its coasts to another State. But the arguunents which ho1d good in such a case are likewise va!lid in the ~case of partial annexation or substitution of s:everal States for one previously existing. The change of flag is therefore the logica! consequence of the ~relations existing between the ships and their respective ports in the territory which changes sovereignty, relations which find expression in the fact that said ships are entered on the register of a given port. Such registration is required by the law of aH countries, and not only determines the economie status of the ship, but likewise the author.ity which the State can exercise over it through its aministrative and judicial organs.

This transference from one flag to another does not affect the ownership of the ship, and leaves intact ali private rights vested in same. This is but the application of a generai rule according to which transference of sovereignty consequent on territorial readjUJstments does not affect property rrights ex:Lsting in the annexed territory.

It will be the duty of Italy to whose sovereignty the ships in question will be transfe:rred, to take the requisite steps, either under existing laws or by the enactement of special measure, to verify the required correspondence between the ownership and the nationality of said ships.

The above considerations lead us to exclude the possibiHty that the ships in question ,can be treated as prizes of war, and as ,such be pooJed in a ,common fund for indemnifying the Allied and AJs,sociated Powers.

Should an attempt be made, however, to treat these shi,ps: a prizes of war, thus denying the right of ownership claimed in the case of most of theni by companies which are alrealy Italian de facto, and which will soon be Italian de jure, as well as the relation which bmds them indissolubly to the te~ritories assigned to ltaly, we should have to point out that some Austrian ports, notably the port of Trieste, wru-e occupied by Italian troops before and independently of the armistice. This being so it would Ue with His Majesty's Government to take the measures which it might deem proper in view of the nationaldty of the companies to whom the ships belong.

With regard to ships on the stock!s in the 'ship-building years, it seems to us that there can be no question whatsoever. Obviously these ships cannot be considered as belonging ,to the fleet of a ~iven ·country for they were stili on 'the stocks, and in their case none of the eSisential ·conditions had been fulfilled to ail.low of their coming under maritime law, wMch only applies to vesseJls fit for navigation. The special ~regulations adopted by the Jegis:lation of some countries affecting the purchase of property-rights in ships which are being built, and guarantees required to safeguard the :rights of the government or of outsiders, cannot impinge on the validity of the principle above set forth.

The ships in question .cannot be considered or 'treated on a different footing .to any other property existing in the occupied territories, and therefore they come under the regime applicable to private property if sa1id ships, in accordance with the usage there prevailing are private property, or under the regime applicable to public property if they belong to the State. In the latter alternative they would come under the category of Crown property, in which case, in accordance with a sound principle constantly enforced in the event of territorial annexations, the right of ownership would be transfered to the annexing state, i.e. in this case, to Italy. But if these .s.hips are private property, then there •can be no doubt that artide 46 of the regulation.s attached to the IV Hague Convention (Oct. 18, 1907) is 'applicable to them which rules that • la propriété privée ne peut pas etre confisquée •.

(l) Annotazione marginale:

(2) Il documento è firmato da Lodovico Mortara, Raffaele Perla, Cesare Vivanti, Alfredo Codacci Pisanelli e Dionisio Anzilotti.

749

VITTORIO EMANUELE III AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. Roma, 10 marzo 1919, ore 20,10.

Grazie delle sue gentili righe. Avendo avuto oggi occasione di parlare all'ammiraglio Revel, mi sono persuaso che egli è penetrato della necessità di essere più che prudente nelle questioni adriatiche. La lettera di cui ella mi ha mandato copia è stata ispirata dalla considerazione di doversi prospettare al Governo una eventualità anche lontanamente possibile, eventualità ~che a vero dire mi risulta preoccupa molto anche non militari. Ho saputo ~che il noto Andrea Radovich ha scritto a sua moglie che è qui a Roma, dicendole che i parenti di essa verrebbero tradotti dal Montenegro a Belgrado per essere processati. Questi parenti 1sono membri della famiglia del re Nicola.

750

L'ADDETTO MILITARE AD ATENE, CARACCIOLO, AL CAPO DELLA DIVISIONE STATO MAGGIORE DEL MINISTERO DELLA GUERRA, ROTA

T. 22. Atene, 10 marzo 1919, ore 12,30 (per. ore 22,15).

Giornali pubblicano che situazione Smirne diventa pericolosa per elemento greco. Soldati richiamati hanno formato bande armate che 'scorazzano attorno città. Censura turca infierisce contro Grecia; direttori giornali greci hanno deciso sospendere pubblicazioni. Secondo giornali, inglesi avrebbero deciso occupare città provvisoriamente per mettere termine a eccessi turchi.

751

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI, E AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

T. 4593 (1). Roma, 10 marzo 1919, ore 24.

(Per Colonie) Ho scritto a S. E. Sonnino quanto segue.

(Per tutti) Mio telegramma 4836. Ingegner Ambron, delegato italiano nel consiglio di amministrazione Banca Abissinia ha scritto al signor Rowlatt presidente del consiglio amministrazione banca stessa e presidente consiglio amministrazione Banca nazionale egiziana, la lettera di cui untsco copia (2). Il marchese Negrotto è stato incaricato di rimetterla al signor Rowlatt ~prendendo così, se lo crederà utile, occasione per intrattenerlo della faccenda.

Prego V. E. volermi far sapere se ella ritiene per ora sufficiente questo semplice passo informativo, o se non stimi opportuno fin d'ora il delegato italiano signor Ambron invii al signor Rowlatt le sue riserve circa qualsiasi decisione che fosse presa nell'assenza del delegato italiano.

L'ufficio esprime in proposito il parere seguente:

• Una riserva o fatta direttamente dall'Ambron ed in forma che si concilii col fatto della lettera di informazioni da lui indirizzata al Rowlatt; o fatta fare dall'altro membro italiano nel consiglio di amministrazione della Banca d'Abissinia (signor Leone Suarez) sembra fin da questo momento opportuna poichè non v'è dubbio alcuno sull'esistenza del progetto inglese di scindere

la gestione della Banca d'Abissinia da quella d'Egitto e di portare la prima in Etiopia e sotto il completo controllo inglese fornendo così alla Gran Bretagna un forte mezzo d'influenza in Etiopia •.

La scelta della forma da adottare dovrebbe esser lasciata all'ing. Ambron.

(l) -Al ministro Colosimo il tel. fu inviato col n. 4878. (2) -Non si pubblica.
752

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'ALTO COMMISSARIO A SOFIA, ALIOTTI

T. 246. Parigi, 10 marzo 1919.

Mi riferisco suo rapporto n. 84/28 del 7 febbraio.

Conversazione riferitami è di grande interesse e rende esatto conto dei veri sentimenti cotesta popolazione musulmana. Come dicevo nel mio telegramma n. 194 (l) Venizelos ha invece presentato documenti diretti a colonnello greco Masarakis a Venizelos stesso ed a .generale francese Franchet d'Esp&-ey coi quali deputati musulmani Tracia si lagnano per vessazioni bulgare chiedono liberazione giogo e si esprimono favorevolmente per nazione greca. Effetto tali documenti fu nocevolissimo. V. S. può fare uso riservato di quanto sopra per chiarire equivoco nel quale sembrami persistano rimanere cotesti interessati.

753

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 1730. Roma, 10 marzo 1919.

Con l'unito telegramma n. 152 del lo marzo ·corr. il governatore dell'Edtrea mi informa delle comunicazioni fatte all'E. V. dal R. ministro in Addis Abeba (2) sul valido e diretto intervento del Governo francese per fare accordare dal Governo etiopico al signor Bayart la concessione mineraria, con esclusività su tutta l'Etiopia. Debbo dire all'E. V. che il fatto non lascia di preoccuparmi, tenuto conto che ogni mezzo viene all'uopo impiegato, compreso quello di f:ì.re intendere al Governo etiopico che la concessione avrà speciale influenza sulle decisioni del Governo francese al riguardo della cessione di Gibuti all'Italia.

(Per tutti) Per opportuna norma e conoscenza informo che delegazione greca congresso Pace presenta ·in appoggio sue domande Tracia occidentale appello deputati musulmani al parlamento bulgaro. Esso chiede liberazione dal regime bulgaro e contiene espressioni simpatia per greci. Domanda intanto occupazione internazionale comprese truppe elleni!!he. Anche per territorio Adrianopoli delegazione greca cerca dare credito sua affermaziOne che musulmani vogliano mettersi con Grecia •·

Non occorre che io ripeta -1uanto ho già manifestato in proposito all'E. V. con la precedente corrispondenza ed in ultimo con l'espresso n. 1394 del 24 febbraio u.s. (l).

Si tratta ora che la Francia deve esplicitamente dichiarare, ed in ciò l'Inghilterra deve anche sostenel'ci nel suo proprio interesse, se l'art. 2 dell'accordo a tre di Londra del 13 dicembre 1906 abbia o non abbia valore per essa, e se la clausola dell'esclusione in Etiopia di ogni forma di monopolio, inclusa nel trattato franco-etiopico di commercio ed amicizia del 10 gennaio 1918, debba

o non debba valere.

Come l'E. V. ben vede, sono in giuoco interessi tra alleati già regolati in passato e per la reciproca tutela dei quali lo spirito di equanimità dovrebbe regnare ,sovrano; e siamo in presenza della confe'l"enza per la pace, che dovrebbe unire in un'azione di concordia per il presente e per l'avvenire le potenze che della pace dovranno essere centro e presidio.

Non posso, quindi, che insistere per una formale protesta al Governo francese per quanto si sta verificando in Addis Abeba, e che tende a porci di fronte al fatto compiuto, e confido sempre scongiurato il grave pericolo del decadimento della nostra influenza in Etiopia a vantaggio esclusivo dì chi, come la Francia, non vi ha corso rischi, nè ha sofferto sacrifici di denaro e di sangue.

(l) Si tratta del seguente telegramma dell'l marzo 1919 inviato anche a Sforza, a Costantinopoli: • (Per Sofia) Mi riferisco miei precedenti telegrammi 32 e 80.

(2) Cfr. n. 521.

754

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, E A PARIGI, BONIN LONGARE

T. 291. Roma, 10 marzo 1919.

(Per Londra) Suo telegramma n. 347 (2).

(Per Parigi) Mio telegramma n. 278 (3).

R. ministro in Addis Abeba telegrafa ( 4) : • Signor Bayart è partito per la Francia lasciando Addis Abeba un suo rappresentante.

Non sembra che egli sia rimasto molto soddisfatto del risultato della sua venuta in Abissinia non avendo finora concluso nessun affare che si riprometteva compresa nota concessione mineraria •.

Ritengo pur tuttavia opportuno dar seguito ai passi suggeriti presso Governo francese.

755

L'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, ARONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 131. Washington, 10 marzo 1919.

Mio telegramma n. 275 (5) con riserva inviare a V. E. rapporto dettagliato circa recentissime manifestazioni coloniali assicuro V. E. che durante perma

nenza di Wilson qua nostre colonie risposero con slancio all'invito fatto loro e, ,con numerose dichiarazioni pubbliche, petizioni, comizi, sostennero con unità di proposito e fede i postulati italiani. Tali manifestazioni continuano e altri indirizzi e ordini del giorno saranno fatti pervenire a Wilson a Parigi. Delegazione inviata da Chicago presentò personalmente a Wilson petizione con oltre centotrentamila firme.

Delegazione mi ha riferito che Wilson dopo aver accennato diflkoltà problema Adriatico e alle preoccupazioni che gli procurava, disse loro che non si era ancora formato una convinzione precisa e li assicurò che porta all'esame del problema la massima attenzione libera da ogni preconcetto. Onorevoli Pittacco, Ghiglianovic, Antoni a New York e Washington hanno nel frattempo svolto e svolgono azione parallela azione colonie italiane con discorsi e interviste. In una intervista assai cordiale col senatore democratico Hitchicok, capo del comitato relazioni estere, nel senato testè terminato, si sentirono obiettare che se ~coste della Dalmazia ,sono italiane, l'hinterland è slavo. Senatorre Lodge, capo partito repubblicano ,al senato, si è detto invece ~convinto al pari di loro della giustezza della causa italiana. Stampa coloniale concorda e lodevolmente ha assecondato azione colonie italiane e missione Adriatico.

Prego comunicare a S. E. Cellere (1).

(l) -Non si pubblica. (2) -Cfr. n. 721. (3) -Non si pubblica: conferma delle istruzioni contenute nel telegramma pubblicato al n. 451. (4) -Si tratta di una Parte del tel. n. 989/28 da Asmara, del 9 marzo, che non si pubblica. (5) -Non si pubblica.
756

L'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, ARONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 1017/133. Washington, 10 marzo 1919 (per. l'll).

È stato a trovarmi l'albanese Chekrezi, il quale dicendo di parlare oltre che a nome proprio, a nome della Vatra, asseriva come sia causa di malessere tra gli albanesi di America il sospetto che l'Italia non patrocini a Parigi con suffi.ciente determinazione gli interessi albanesi ,contro le aspirazioni greche. Affermava che se si potesse assicurare la Vatra che l'Italia sosterrà deliberatamente l'assegnazione di Coritza all'Albania, il suo prestigio fra gli albanesi sarebbe garantito.

Sempre secondo Chekrezi altra ragione di malumore sarebbe l'avvenuta sostituzione di alcuni dei membri scelti dal ,consiglio nazionale albanese per partecipare nella commissione albanese a Parigi.

Il suo linguaggio per quanto guardingo lascia intendere il dubbio che tale sostituzione fosse avvenuta per desiderio del Governo italiano.

Riferisco ad ogni buon fine quanto precede a V. E. riportandomi circa la personalità dubbia del Chekrezi, alle informazioni che potrà fornire costà

S. E. Macchi di Cellere.

......

(l) Il testo pubblicato è quello conservato nel fondo dell'ambasciata a Londra, cui venne comunicato da Sonnino con t. posta 638 del 13 marzo.

757

L'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, ARONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 1019/134. Washington, 10 marzo 1919 (per. l'll).

Mentre nel violento dibattito pro e contro la Lega delle Nazioni sulla stampa e in pubbliche riunioni gli oppositori attaccano ormai sempre meno il principio della Lega stessa per concentrare le loro critiche sull'attuale progetto specie in quanto non garantisce sufficientemente la sovranità americana e la dottrina di Monroe, i fautori della Lega e del presidente appaiono inclini ad ammettere la necessità di talune modifiche, magari non semplicemente di forma.

Certa stampa instste che il presidente stesso è in quest'o~rdine di idee nonostante la contraria e intransigente attitudine da lui assunta, che spiega come espressione di risentimento per la violenza delle critiche mossegli e il loro carattere personale.

Continua intanto l'agitazione dei repubblicani per la pronta convocazione della sessione straordinaria del congresso e gli attacchi al presidente.

758

L'AGENTE DIPLOMATICO AL CAIRO IN MISSIONE A GERUSALEMME, SORAGNA, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 1022/244. Il Cairo, 10 marzo 1919 (per. l'll).

Tornato Gerusalemme dalla Siria riferisco seguenti schiarimenti sul risultato votazione delle So-cietà Pales1tina di cui mio telegramma n. 225 (1).

Risultato segna totale insuccesso politica francese.

Commissario francese intervenne adoperando ogni possibile pressione e denaro con questo concetto: fare votare Siria sperando poter in seguito dare alla votazione significato: unione Siria francese. Così mentre sul programma indipendenza Palestina sotto il ,controllo potenze si sarebbe potuto ottenere accordi fra cristiani con forte frazione musulmana, azione francese aprì libero campo al partito musulmano che fece voti appunto unione alla Siria ma per togliere ogni possibile dubbio che dò significasse adesione Francia, inserì articolo ... (2) rifiutando protezione francese. Strano che principali agenti francesi votarono integralmente ordine del giorno contrario Francia. Commissari francesi dissero che questa votazione distrugge azione politica francese di tutti gli anni passati in Palestina. Significato risultato votazione: adesione vasto movimento arabo siriano che crea stato arabo indipendente con aiuto finan

ziario e tecnko inglese ed è nettamente anti francese. Osservo però che tendenza araba divenuta più intransigente e tende ad insistere su concetto indipendenza assoluta e diminuire accenno alla potenza protettrice. Naturalmente francesi dicono che questa tendenza antifrancese è dovuta azione inglese.

Secondo me è dovuta a cause seguenti: l) Inghilterra ha liberato ed occupato paese meravigliando con lo spettacolo sue vittorie e potenza mentre Francia fa tuttora meschina figura per 'SCarsità truppe e ... (l); 2) pressione sceriffo favorevole inglese e anti francese; 3) passato politico quasi esclusivamente cristiano dei francesi per cui rimase anni ... (l) senza alcuna pressione sui musulmani. Inglesi hanno naturalmente favorito tendenza accarezzare francesi, ma accusano francesi di violenze ed intrighi molto esagerati.

(l) -Non si pubblica. (2) -Gruppo indecifrato.
759

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL DELEGATO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, SALVAGO RAGGI

D. R. 1737. Roma, 10 marzo 1919.

Ho ricevuto dal cav. Catastini una relazione (2) del colloquio che il cav.

R. Piacentini ha avuto il 22 febbraio col signor Fidel, a richiesta di quest'ultimo.

Da quanto ha detto il noto ·colonialista francese, risulta che la Francia sarebbe favorevole, tranne che per Gibuti, alle richieste coloniali italiane; cioè a dire che sarebbe favorevole a far dare all'Italia dei territori dell'Inghilterra poichè non si può considerare come compenso francese la rettifica del confine sud-occidentale tripolino già in massima •consentita dal Governo della repubblica.

Il signor Fidel inoltre si è sforzato di eliminare le difficoltà abbinando la questione africana con le questioni dell'Asia Minore e dell'Adriatico. Ora è evidente come non possa essere da noi seguito in quest'ordine d'idee poichè, come ho chiaramente scritto al barone Sonnino e all'E. V. i diversi ordini di

Tuttavia il signor Fidel ha trovato modo di esporre per sommi capi le sue idee, del

resto già note, circa il problema italiano in materia coloniale, mettendo però in rilievo

la riserva che egli parlava in nome proprio soltanto ed a titolo puramente privato ed

amichevole. Faccio però presente che egli mi ha spontaneamente dichiarato di essere attual

mente addetto al gabinetto del Ministro delle Colonie signor Simon.

Nel corso della conversazione il signor Fide! ha accennato ad una specie di dualismo

fra il Quai d'Orsay ed il Ministero delle Colonie o meglio ad una specie di gelosia da parte

del Quai d'Orsay verso il Ministero delle Colonie; ciò che il Fidel ha dichiarato deplorevole

perché impedisce, secondo lui, che il problema della pace sia trattato in modo organico

e non separatamente dai differenti punti di vista, coloniale, affricano, dell'Asia Minore ecc.

Prendendo le mosse dal programma italiano, quale resulterebbe dai voti del recente Convegno Coloniale di Roma del gennaio scorso, e dagli articoli dei giornali italiani, il signor Fide! mi ha dichiarato che in massima i desiderati italiani avrebbero incontrato l'approvazione della Francia, tranne per quanto riguarda Gibuti, punto delicatissimo della questione.

Il signor Fidel ha svontaneamente dichiarato che in Francia si rendono conto che la Libia, come è attualmente è incompleta e non può, specialmente dal punto di vista com

argomenti non possono e non debbono essere abbinati, ma tenuti e trattati ben distinti, poichè i compensi per noi in Africa in Asia e in Adriatico hanno fondamento in separate stipulazioni, delle quali ciascuna sta a sè e reclama separati compensi.

Desidero confermarle quanto precede sebbene la E. V. conosca ormai tutto il mio pensiero.

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Si pubblica qui di se~uito: • II signor Fidel, per mezzo di un comune conoscente, aveva espresso il desiderio di conoscermi personalmente. Ho volentieri aderito e ricevuto oggi il signor Fidel, pur prevenendolo che le mie condizioni di salute non consentivano una discussione e che perciò quella di oggi sarebbe stata solo una semplice visita di conoscenza, salvo a nuovamente incontrare! quando io fossi ristabilito.
760

IL MINISTRO A BELGRADO, BORGHESE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. R. 189/58. Belgrado, 10 marzo 1919.

La situazione generale è sostanzialmente la stessa che ebbi l'onore di prospettare a V. E. col rapporto n. 145/46 del 24 febbraio scorso (1).

Pur non disarmando nell'attitudine ostile verso l'Italia e mantenendo ferme -in ogni occasione -nella loro integrità le pretese territoriali della grande Jugoslavia, si accentua sempre più la tendenza alla sfiducia nel risultato dei deliberati di Parigi relativamente alle dette pretese territoriali nei riguardi dell'Italia non solo, ma anche della Romania e dell'Ungheria. È impressione generale ,che la diplomazia italiana abbia già ottenuto a Parigi un successo decisivo: ,c'è pertanto del malcontento verso la rappresentanza serba alla conferenza della pace.

La stampa di Belgrado, abbandonate le ingiurie volgari, fa ricorso a minaccie di risoluzioni estreme se non saranno appagate le aspirazioni jugoslave. A questo proposito, mi permetto richiamare l'attenzione dell'E. V. sul mio telegramma n. 171, relativo alla situazione dell'esercito serbo, e specialmente sull'ultima parte di esso.

merciale, dare quei resultati che il Governo Italiano si riorometteva « ...sono quindi sicuro che

la Francia è disposta a concedere all'Italia ampie rettifiche di frontiera verso il Sahara Algerino in comunicazione con le regioni commerciali del Ciad ». La Francia (ha spiegato il Fidel) non può rinunciare a Gibuti essenzialmente per

quattro ordini di ragioni:

1) Ragioni di prestigio politico internazionale e di sentimentalità nazionale.

2) Interessi economici locali (ferrovia, commercio etiopico).

3) Scalo sulle grandi vie del Madagascar e della Cina.

4) Interesse politico di non rinunciare ai resultati dell'azione da tempo svolta dalla

Francia in Etiopia, specie in vista di una eventuale spartizione di quella regione. Il signorFidel è convinto che del resto quando sia opportunamente modificato l'Accordo di Londra del 1906, specialmenfe per quel che riguarda la costruzione della ferrovia Eritrea-Somalia Italiana, l'Italia, sia attraverso Massaua che attraverso Mogadiscio ed eventualmente Chisimajo, potrebbe accentrare la maggior parte del commercio abissino.

Quanto alla necessità per l'Italia di trovare in altri continenti lo sfogo all'eccesso di popolazione, il Fidel ha sostenuto il concetto che l'Italia dovrebbe piuttosto guardare all'Anatolia, dove oltre all'impiego della propria mano d'opera eccedente potrebbe trovare le materie prime, che mancano all'industria nazionale, specie il carbone (Eraclea). Ove l'Italia entrasse in quest'ordine di idee, di non insistere cioé per Gibuti, la Francia certamente appoggerebbe con tutte le sue forze le più ampie aspirazioni italiane in Asia Minore.

Ritornando al suo concetto di non separare nettamente i vari problemi, il Fide! concludeva che l'Italia poteva ritenere di uscir vantaggiosamente dalla guerra, da un generico punto di vista coloniale, con una Libia integrata e migliorata. con la Somalia eventualmente completata col porto di Chisimajo, con larga zona dell'Anatolia sino al mar Nero e col Protettorato sull'Albania.

Il signor Fidel, nel corso della conversazione, ha fatto i più ampi elogi della stampa italiana, specialmente della Tribuna Coloniale dichiarando che il risveglio coloniale italiano, resultante dalle varie manifestazioni pubbliche e private, aveva destato vivo interesse nel mondo coloniale francese ed anche una certa invidia di fronte alla persistente negligenza degli ambienti ufficiali e dell'opinione pubblica francese nei riguardi delle questioni co

loniali •· (1) Cfr. n. 484.

761

L'ESPERTO TECNICO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, ATTOLICO, AL DELEGATO DEL TESORO AMERICANO, DAVIS

L. P. Parigi, 10 marzo 1919. I enclose herewith copy of the last agreement on finance between England and Italy. Perhaps I may be allowed to state this: a) that when you asked Signor Stringher to give you notice of the agreement he had not at that time knowledge of the final document, which was drafted and completed, even on essential points and particularly to the one in question, only after Signor Stringher's departure from London; b) that the agreement was actually signed by Signor Stringher only on the 4th. instant, and that when I left London the document had not yet reached us, nor the covering note accompanying it, of which I do not yet imow the contents; c) that, so far as I am concerned, not only did I not decline to give fOU information on the agreement, but I took the first, and only, occasion I had to volunteer you what I could in the circumstances, thereby making it clear to ;your that I had not the slightest intention of refusing you information on the subject. You also know from experlence that the last man from

whom I should wish to conceal anything regarding our affairs, financial or otherwise, would be your good self.

762

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO,

AL CAPO DELLA DELEGAZIONE NELLA COMMISSIONE INTERALLEATA D'INCHIESTA IN POLONIA, MONTAGNA

T. 249. Parigi, 11 marzo 1919, ore 16,15. Suo telegramma n. 11. Poichè tutto lascia prevedere che Francia avrà incarico ol"ganizzare esercito polacco nostro concorso assumerebbe carattere di dipendenza e non po

trebbe esplicarsi che in misura molto limitata. Per queste ragioni comando supremo ha dato parere contrario proposta di V. E.

763

L'ADDETTO ALL'UFFICIO STAMPA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, APERLO,

AL MINISTERO DEGLI INTERNI (ACS, Carte Orlando)

T. 704. Parigi, 11 marzo 1919, ore 20 (per. ore 22).

Alcuni giornalisti hanno creduto poter mettere in relazione teoria esercito volontario propugnato da Lloyd George per Germania ed accettata da comitato dieci come passo verso radicale riforma eserciti Europa e disarmo universale. Iniziativa questo ufficio tale ipotesi è stata questa notte soppressa da corrispon

·-·

denze e se ne sono spiegate ragioni ovvie specie nel momento attuale e per il nostro paese agli stessi giornalisti che se ne sono mostrati persuasi. Sottoposta oggi questa interpretazione generale Cavallero rappresentante comando supremo la ha approvata completamente. Poiché passo suddetto è svolto molta ampiezza stampa francese contraria teorie Lloyd George sembrerebbe opportuno fossero avvisate censure regno anche perché generale Cavallero ha detto che avrebbe telegrafato norme analoghe a quelle da noi adottate qui all'ufficio stampa comando supremo.

764

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO (ACS, Carte Orlando)

T. 705. Parigi, 11 marzo 1919, ore 23 (per. ore 1,15 del 12).

Prego fare subito seguente comunicazione Paratore:

• Arrivando qui mia prima impressione per ciò che concerne nostra attività in campo economico e finanziario, è insufficienza materiale dei nostri organi. Non è che manchino delle capacità come Crespi, Chiesa, Pirelli ecc.; ma il loro numero non è sufficiente in relazione alla quantità e qualità di questioni che sorgono. Crespi su ·cui gravano maggiori responsabilità, malgrado il suo valore, è così sovraccarico che non può bastare a tutto. Vi è poi l'altra questione relativa al coordinamento dell'azione di tutti questi organi, coordinamento che lascia molto a desiderare. Spero che qualche beneficio si possa avere con l'arrivo di Salandra fissato per domani sera. Faccio pure assegnamento sull'arrivo di Ciuffelli: ma bisogna pure rendersi conto che queste venute di pochi giorni possono giovare a dare indirizzi generici ma non risolvono la questione del lavoro quotidiano che è quella che maggiormente urge.

Desidero che di ciò tu parli a mio nome con Stringher e Ciuffelli. Come nome capace di arrecare contributi nel campo questioni finanziarie ed economiche si ·cita quello del senatore Della Torre. Anche a me sembra molto indicato, ma bisogna preoccuparsi della questione dei contrappesi nel campo delle competizioni bancarie e cercare quindi qualche altro nome nel campo opposto. Prego di occuparvene con molta sollecitudine perchè qui le cose urgono •.

765

L'INCARICATO D'AFFARI AD ARCANGELO, SAVONA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. s. 76/17. Arcangelo, 11 marzo 1919 (per. ore 15 del 12). In seguito ad alcun accenno di ammutinamento subito represso presso queste truppe francesi causato più che da propaganda massimalista da stanchezza generale della guerra, questo addetto militare colonnello Borghese mi ha

dato informazioni del tenore seguente circa condizioni morali truppe interalleate. Morale generalmente basso proveniente da desiderio di tutte le truppe

mobilitate di ritornare in patria, e dall'ostilità della popolazione contro nostra intromissione. Cooperano tendenze rivoluzionarie. Comando inglese convinto non p o tersi .con tali ·truppe tentare importanti azioni. Rimedi: sostituzione truppe con volontari largamente pagati. Ripieghi: miglioramento condizioni finanziarie truppe e loro regolare rotazione. Inglesi effettuano ripieghi e forse preparano rimedi. Propaganda massimalista soltanto efficace presso truppe americane fatta a traverso numerosi israeliti russi che le compongono, potrebbe per tramite italiano americano diffondersi [anche] fra italiani distaccati Arcangelo. Sono state prese misure disciplinari: Grosso delle truppe Murmania credo sia immune. Inglesi poco inquinati. Francesi ... (l) loro immunità spirito borghesia. Russi, organicamente disposti al massimalismo, detestano lotta fratricida che avvantaggia straniero e sono soldati di poco valore. Situazione potrebbe essere perniciosa se avessimo contro avversario meglio organizzato e con morale più elevato.

766

IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI, S. PLACENTINI, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ (2)

T. 1024/2205. Valona, 11 marzo 1919 (per. il 12).

Comunico seguenti notizie pervenutemi da comando sedicesima divisione e premetto per cognizione fatti, che giorno 2 marzo venne stabilita a Mura sud di Cafamurs località non occupata da sel'bi una stazione reali carabinieri rinforzata con gendarmi cui impianto fu fatto da colonna composta di due compagnie fanteria e sezione mitragliatrici e sezione artiglieria da montagna che dopo istituita stazione si dislocarono nei pressi di Lissa dove ebbero cordiale accoglienza per parte popolazione. Due· essadisti prima, e maggiore serbo poi, presentaronsi il giorno sette al comandante la nostra stazione dei carabinieri reali di Mura invitandolo a ritirarsi sotto minaccia di impegnare il combattimento. Il comandante la stazione rifiutò. Dopo inutili intimazioni ai nostri carabinieri di ritirarsi fu aperto il fuoco e i componenti la stazione furono costretti ritirarsi di fronte a forze molto superiori. Una compagnia di fanteria sulla base di informazioni avute precedentemente circa la presenza di truppe serbe e essadiste, era stata inviata da Lissa a Mura per protezione della stazione dei carabinieri reali nostri. Non è stata comunicata alcuna perdita. Comando corpo d'armata ha ordinato che sia ristabilita situazione a Mura e questo comando ha approvato tale decisione. Si esprime però il parere che converrebbe agire in via diplomatica presso Governo serbo affinchè non faccia ulteriore opposizione, direttamente o indirettamente appoggiando movimento essadista, a quanto è stato stabilito dalle potenze alleate circa occupazione Albania per parte delle truppe italiane.

n. -4251.
(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Il telegramma venne trasmesso per conoscenza al ministero degli Esteri con il
767

IL CONSOLE GENERALE A VLADIVOSTOK, GASCO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 1025/7. Vladivostok, 11 marzo 1919 (per. il 12).

La conferenza interalleata per la riorganizzazione della ferrovia orientale cinese e Manciuria, ha iniziato i lavori sotto la pl'esidenza di Ostrogoff ministro civile venuto da Omsk.

Al comitato tecnico presieduto da Stevens americano, è stato affidato il compito di compilare il memorandum per il fabbisogno... (l) che il comitato interalleato presenterà ai Governi rispettivi per la loro partecipazione finanziaria. Maggiore Garibaldi non può attendere abbinare la nostra rappresentanza d'accordo col comando, ho designato capitano Salaroli al comitato trasporti militari.

Oggi è stata approvata similare dichiarazione interalleata da essere presentata dal presidente tanto al Governo di Omsk quanto al direttore Harvat della ferrovia orientale cinese. Essa ad ogni modo consta di motivazioni identiche e stessi termini del memorandum interalleato. Verrà pubblicata simultaneamente alla dichiarazione che Governo Omsk farà alla Russia. Per votazione verrà adottato in principio sistema di maggioranza. Czecoslovacchi chiedono partecipazione conferenza. Per addivenire votazione in merito attendo istruzioni dall'E. V. Rappresentanti sembrano favorevolmente disposti tranne auello giapponese in vista della incerta partecipazione finanziaria czecoslovacchi. Comitato inizierà prima riorganizzazione ferrovia orientale cinese trasportandosi Karbin. Presidente proposto transito se conferenza a Homsk, comitato interalleati ha ostato differire temporaneamente. Per ciò che riguarda conferenza riferi,rò direttamente V. E.

768

IL VICE CONSOLE AD ADEN, CREMASCHI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. RR. u. 1028/569. Aden, 11 marzo 1919 (per. H 12).

Connazionale Caprotti giunto Aden da Sanaa riferisce che popolazione dello Yemen e tutti i ,capi tribù dimostrano vivo desiderio che Italia stabilisca specie protettorato sopra lo Yemen. Lo stesso Iman Yahia vedrebbe Italia a preferenza di altra potenza sempre che non si tratta1sse di oc,cupazione. EgLi: vorrebbe uno sbocco al mare riservato a lui e non porrebbe ostacoli all'insediamento delle 'autorità italiane nei porti dello Yemen. Con insistenza corre voce Inghilterra non intende occupare Yemen ma che non vedrebbe buon occhio occupazione dell'Italia o Francia. Secondo Caprotti che ne è amico personale Iman vorrebbe che Italia intervenisse come organizzatrice ed aiuto a far rifìo

rtre lo Yemen sfruttarne ricchezze costruire strade ecc. Popolazione della pianura verso il mare ne vorrebbe invece l'occupazione e governo. Autorità inglesi Hodeida continuano non permettere ritorno in città della popolazione fuoruscita, riferiscesi però che fra breve permetteranno ripresa dei commerci. Incidentalmente riferisco che console America testè ritornato da Washington mi disse non è escluso America nel 'congresso pace venga incard1cata organizzare Yemen mettendolo in grado governarsi da se stesso.

(l) Gruppo indecifrato.

769

IL MINISTRO DEL TESORO, STRINGHER, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 530. Roma, 11 marzo 1919.

Ricevuto soltanto pomeriggio di oggi suo telegramma 7 corrente (l) col quale V. E. ,comunicami dtspaccio incaric~o affari Washington dguardante domanda quella tesoreria di avere informazioni precise circa nostro accordo finanziario 'con Inghilterra. Ho ,consegnato piresidente del 'consiglio ministri copia di siffatto accordo che potrà essere rimessa a rappresentante finanziario del Governo degli Stati Uniti in Parigi. Dall'articolo go del detto accordo (2) voluto ,come • conditio ,sine qua non • dal 'cancelliere dello sca,cchiere :risulta in modo chiaro che l'impegno preso da Italia di assegnare all'Inghilterra somme che noi trarremo dai nemici titolo di compensazione o di indennità per coprire crediti da noi ottenuti da tesoro britannico ,si riferisce esclusivamente alla somma dei trenta milioni sterline concessa a Italia come operazioni affatto nuove. Quindi Stati Uniti non possono pretendere analoga corresponsione che per i crediti che accorderanno a nostro Governo.

770

L'ALTO COMMISSARIO A SOFIA, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. R. 192/82. Sofia, 11 marzo 1919.

Facendo seguito al mio rapporto 7 corrente n. 177/75 (3) ho l'onore di trasmettere qui unito in copia una lettera, con annessovi memoriale ( 4) diretta dal Presidente del ConsigLio al Generale Chrétien, relativa alla notizia pubbUcata

II Tesoro italiano potrà peraltro, purché previamente ne ottenga il consenso dal Tesoro britannico, cominciare a liquidare le anticipazioni ricevute dopo il 1° febbraio da qualsiasi altro dei Governi associati pari passo con la liquidazione dei 30 milioni di sterline in Buoni del Tesoro di cui sopra».

dalla stampa locale circa le trattative greco germaniche per la resa delle truppe elleniche, fronte della Struma, alle truppe germaniche destinate all'uopo.

L'accusa infamante dai tecnici militari è ritenuta di estrema gravità. Se il piano preparato dal Quartiere generale germanico avesse potuto essere messo in esecuzione in tempo, secondo il parere concorde dei competenti, gli eserciti alleati d'oriente avrebbero subita una sconfitta decisiva, semprechè l'esercito bulgaro avesse voluto profittare dell'occasione per prendere l'offensiva.

In quanto alla prova del tentato tradimento ellenico, mi sia concesso, non dare fin d'ora al riguardo un giudizio personale definitivo, bensì !imitarmi a rilevare le impressioni predominanti in questo ambiente.

Il convincimento presso la maggior parte delle persone messe al corrente dei fatti, sarebbe nettamente che il tradimento sul punto di essere consumato fu impedito unicamente dalla battaglia di Dobro Pale. Vi sarebbero alcune lacune nei fatti, lacune che soltanto le autorità militari germaniche sarebbero in grado di colmare. Il principio di prova però esiste e vi fu un principio di esecuzione che costituirebbe più di una grave suspicione, ossia per lo meno, una presumptio juris a carico delle truppe elleniche. Sarà soltanto difficile, se non impossibile, il provare quale estensione avrebbe preso il tradimento ossia se la sola 13" Divisione greca o l'intero l • corpo erano complici del progettato tradimento. Dalla dislocazione dei tre battaglioni germanici nemici per ricevere le truppe disposte ad arrendersi, si può arguire che l'operazione era progettata su vastissima scala.

Presso questo Ministero degli Affari Esteri ho raccolto alcuni particolari che aggiungono qualche maggior luce sulla vergognosa trama ordita tra i tedeschi e i greci: il Presidente del Consiglio Malinoff venuto al potere nel Luglio 1918 coll'idea di ·concludere la pace, possibilmente coll'Austria Ungheria, e desideroso di mettere in pace la propria coscienza col dimostrare essere il Governo germanico responsabile della situazione ·che andava creandosi, si era lamentato dell'inadempimento della clausola a tenore della quale 12 Divisioni austrotedesche avrebbero dovuto trovarsi sul fronte macedone; lo stato maggiore germanico per parare tale giusta lagnanza, fece vedere che il suo contributo sarebbe stato ben maggiore prendendo forma di capitolazione delle truppe elleniche. Lo stato maggiore bulgaro che per esperienza conosceva di quanto fossero capaci i soldati di re Costantino e il loro nuovo arbitro signor Venizelos, fu presto persuaso della serietà del piano al punto di essere vivamente allarmato; sospettosi di una nuova congiura come quella di cui furono vittime nel 1913, i bulgari potevano temere qualche accordo che li spogliasse di una parte della Macedonia e questo sospetto era avvalorato dal ricordo della pel'dita di Cavalla dovuta all'intervento personale del Kaiser a favore del cognato. Ecco perchè il Falkenhausen e il Von Openhoff, per ordine del Comando del gruppo d'armate Scoltz, scrissero la lettera data 17 agosto, destinata a calmare le pericolose apprensioni del Governo e dello stato maggiore bulgaro. Del resto gli ufficiali germanici osservarono verso i bulgari, e ciò per ovvi motivi, il maggior segreto possibile sui negoziati per la resa delle truppe greche.

I bulgari dubitano che le autorità germaniche siano disposte a dare le

informazioni in loro possesso sulle trattative in parola. Per accertare questo

punto interessante sarebbe utile, anche a parere di questa nostra missione militare, che il R. Governo faccia pervenire alla nostra missione militare a Berlino copia del documento qui accluso, colle istruzioni occorrenti.

(l) -Cfr. n. 697. (2) -Testo dell'Art. 9: « Le prime somme che il Governo italiano trarrà per compensazione o indennità dai Governi nemici saranno assegnate alla liquidazione di Lst. 30.000.000 dei detti Buoni del Tesoro, salvo i principi generali che potessero essere formulati dalla Conferenza della Pace per il modo di disporre delle attività rese disponibili dalle potenze nemiche. (3) -Cfr. n. 708. (4) -Non si pubblicano.
771

IL CONSOLE GENERALE A JANINA, NUVOLARI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 483/57. Janina, 11 marzo 1919.

Ho l'onore di trascrivere qui appresso la comunicazione fattami in data 4 Marzo corrente n. 70 dal tenente Emilìo Neri, Addetto consolare a Filiates, circa l'attuale situazione in Ciamurià.

Come V. E. rileverà il signor Neri conferma auanto scrivevo nel mio rapporto n. 340/37 del18 Febbraio u.s. (l) ci!l:'ca i motivi della formazione di bande greche che sarebbero destinate ad agire nel caso che l'Epiro del Nord fosse annesso all'Albania e che venissero ritirate da Quel territorio le truppe italiane d'occupazione.

• La situazione politica locale è, secondo me, meno che in qualche piccola particolarità, poco mutata dal periodo di tempo della mia presenza in questa regione.

Come già comunicavo al principio, appena giunto, in un mio rapporto, vi è una forte corrente che cerca ad avvicinare l'Italia alla Grecia in un'alleanza futura.

In più occasioni ebbi luogo di accertarmi di quanto dico, in diverse conversazioni tanto con autorità militari che civili. Tutti sperano in quest'alleanza la quale oltre che favo~ire gli interessi delle due nazioni renderebbe alla Grecia l'Epiro del Nord ed il Dodecanneso.

La popolazione indigena eccetto pochissimi individui (parlo sempre dei cristiani) non ha voce in capitolo; se ne può fare quel che meglio si crede. Essa segue la direzione della corrente la più forte.

In quanto ai sentimenti dei musulmani si vede chiaramente auanto pensano: aspettano con impazienza la loro Hberazione, la quale, sanno benissimo, verrà loro dall'Italia. Però è anche bene non illudersi, nessuno di loro muoverà mai un dito per riuscire ad ottenere quanto essi desiderano. Questi ultimi non hanno un vero sentimento di patriottismo ma bisogna sempre tener duro e spingerli affinchè non dimentichino di essere anche albanesi.

Il Governo greco in questo momento non fa nessuna pressione su di loro ed ancora meno propaganda di nessuna specie almeno in questa regione. In quanto all'impressione prodotta dall'arrivo dei rinforzi di truppa, ai primi momenti, fu molto grande.

Ora invece che tutti sanno la vera ragione dell'invio di questa truppa ridono del vano timore delle autorità e quasi quasi sono fieri che si è data loro tanta importanza.

Incidenti di frontiera nel vero senso della parola non ce ne sono stati. Qualche fucilata di notte sparata dai piccoli posti tanto greci come italiani su contrabbandieri o gente che cercava di attraversare la frontiera dopo il severo divieto di transito emanato da questo comando di battaglione, oppure qualche arresto di pastori valacchi o albanesi che per ignoranza fa·cevano pascolare i greggi sui confini stessi.

In quanto alle bande pel momento non si sa nulla di preciso. Le ultime informazioni assunte sono tanto diverse le une dalle altre che mi domando io stesso se effettivamente c'è quakhe cosa di serio.

Fatto sta che stanno reclutando della gente ·che viene J:"iunita a Ciamandà ed altre località vicine, ma di armati ve ne sono pochissimi. Su circa 80 individui (sul numero complessivo tutte le informazioni sono d'accordo) già inscritti, appena la metà sono armati e parte di questi sono i briganti della famosa banda di Carilao il quale è stato graziato e presto dovrebbe assumere il comando delle bande. Si dice pure che assieme a lui vi è un certo capo-banda Sotiri Bingu di Ciamandà ed un certo Profiri. Mi si assicura che questi ultimi domenica scorsa erano a Filiates per ricevere ordini dal Comandante del battaglione ed avevano con loro i quadrupedi necessari per il trasporto delle armi e munizioni per i loro uomini ma che il suddetto Comandante li rimandò indietro in aspettativa di ordini.

La ragione della formazione di queste bande è quella da me già comunicata al Centro Informazioni di costà:

Prima di tutto il timore di una invasione da parte degli albanesi nella Ciamwrià e poi l'essere pronti ad ogni eventuaUtà se, ·come dkono, l'Italia dovesse rimettere l'Albania Meri:dionale agli albanesi esse attraverserebbero allora il ·confine e farebbero nascere una r;voluzione •contro gli albanesi.

Però tanto che l'Italia è ancora in quella regione nulla sarà fatto ed è anche per quello, pare, che essi non vengono armati per timore che non facciano a modo loro e non creino delle noie alle Autorità greche.

Questo è quanto pel momento posso comunicare; però la S. V. può essere sicura che il mio servizio è bene organizzato, considerando anche tutte le difficoltà che devo incontrare, e che a tempo La terrò informata di quanto accade •.

Identica comunicazione faccio alla R. Legazione in Atene.

(l) Non si pubblica.

772

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. GAB. 75/252. Parigi, 12 marzo 1919, ore 11,25 (per. ore 13).

A telegramma posta n. 4279 (1).

Prego V. S. trasmettere a generale Graziali e comunicare presidente del consiglio seguente telegramma: • In relazione n. 5032 in data 17 febbraio diretto a S. E. il presidente del consiglio e da questo comunicatomi.

Opportuno V. E. coltivi relazioni con uomini influenti ungheresi con molto tatto e prudenza senza assumere impegni di sorta mirando sopratutto scopo raffermare e moltiplicare rapporti fra Fiume e Ungheria. V. E. vorrà compiacersi trasmettermi d'urgenza tutte le notizie e informazioni utili che potranno risultarle. Per unità ed uniformità azione, rapporti con Governo ungherese e relazioni politiche devono essere tenuti unicamente dal segretario di legazione marchese Tacoli ·Che travasi a Budapest quale commissario del Governo italiano. Gli telegrafo di tenersi in contatto con V. E. per ogni concorde azione da svolgersi. Convengo opportunità che missione militare italiana Budapest faccia capo a V. E. e in tal senso interesso comando supremo (1). Circa azione economica Croazia si prenderanno al più presto provvedimenti dei quali sarà informata V. E. (2).

(l) Si tratta della ritrasmissione del documento pubblicato alla nota l a pag. 547.

773

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A VITTORIO EMANUELE III

(ACS, Carte Orlando)

T.

Grazie del suo telegramma (3). Voglio sperare che l'azione ulteriore dell'ammiraglio Thaon di Revel comisponda alle dichiarazioni da lui fatte a

V. M., avvertendo che tale dubbio non riguarda già la sincerità dell'egregio uomo, ma una certa tal quale ostinazione che gli è propria e di cui si sono avuti segni purtroppo chiari. Del resto la situazione da me trovata qui non fa che confermare disgraziatamente la inopportunità di esasperare il sentimento nazionalistico in Italia, rendendo ancora più gravi le delusioni. Ho infatti notato qui un peggioramento nella nostra situazione, già non lieta. Gli ambienti americani dimostrano la stessa simpatia, e .gli altri serbano se non accentuano la loro ostilità. Nella riunione di ieri, senza alcun preavviso, Glemenceau ha comunicato una lettera firmata da Pasic, con cui chiede che unione regno croato, serbo, sloveno sia ammessa nella ·conferenza dei dieci a sostenere il contraddittorio con noi quando si discuterà delle frontiere italiane. Questa domanda fu appoggiata da Lloyd George e da Lansing. Io intervenni vivacemente dichiarando che consideravo quei signori come nemici e che io non volevo discutere coi nemici non più che la Francia non avrebbe voluto discutere coi tedeschi. Poichè l'atteggiamento dei membri della conferenza lasciava intravedere la tendenza a creare una via di mezzo che poteva riuscire anche inconsapevolmente assai dannosa per il nostro prestigio, io chiesi ed ottenni un aggiornamento della questione motivandolo con la • eccezionale gravità delle risoluzioni che forse l'Italia sarE;!bbe stata costretta a prendere •. L'episodio è altamente significativo. Stamani ebbi un lungo colloquio .col colonnello House e ritrovai l'antica cordialità. Egli mi disse che appena tornato Wilson, questi

21 -Documenti diplomatici -Serie VI -Vol. II

desidera riprendere con me le conversazioni intime. Purtroppo, però, io non mi aspetto di ottenere adeguata soddisfazione sul tema territoriale; ma io non vedo ·Come una altra attitudine possa asstcurrux:i una soluzione migliore, mentre vedo tutti gli altri grandissimi svantaggi che l'abbandono degli americani ci riserverebbe.

(l) -Cfr. n. 778. (2) -Con t. 254, pari data, Sonnino informò Tacoli delle istruzioni date a Grazioli con il presente telegramma, con la seguente aggiunta: « Non occorre ripetere V. S. che rapporti devono essere tenuti con tatto e prudenza e che nessun impegno deve essere preso». (3) -Cfr. n. 746.
774

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, AL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI, S. PIACENTINI

T. 296. Roma, 12 marzo 1919, ore 17.

R. console Salonicco informa che principe reggente Serbia ·giunto colà è ripartito per Belgrado dopo essere stato ospite Essad. V. E. potrà avvalersi di tale notizia per far rilevare agli albanesi connivenza Essad con serbi a detrimento Albania.

775

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL SEGRETARIO CAPO

DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO (ACS, Carte Orlando)

T. 713. Parigi, 12 marzo 1919, ore 19,45 (per. ore 21,10).

Quando Barrère mi parlò dello epilogo della questione dei fatti di Livorno, alluse alla ·circostanza, per noi penosa, che in parecchi casi i teppisti avevano derubato i so·ldati francesi del loro peculio e mi aveva fatto presente opportunità di intervenire in via privata e senza solennità di forme alla reintegrazione tali somme, aggiungendo che esse in complesso non avrebbero superato le lire 3000. Io diedi un consenso di massima anche dopo udito Sonnino. Trattandosi ora di dare forma concreta tale accordo, vorrei che lei o Bonicelli chiamassero a sè il generale Jullien capo delrla missione mÌilitare francese, a cui occorrerebbe versare la somma. Se essa fosse compresa nei limiti delle 3000 lire, o giù di li, potrebbe farla gravare sulle disponibili. Se si trattasse di cifra più grossa, me ne riferisca a parte.

776

L'ADDETTO ALL'UFFICIO STAMPA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, APERLO, AL MINISTERO DELL'INTERNO (ACS, Carte Orlando)

T. 715. Parigi, 12 marzo 1919, ore 22,30 (per. ore 0,35 del 13).

Ministero esteri ha revocato divieto cui ultima parte mio telegramma 7 corrente •relativo domanda fatta da albanesi per ottenere amministrazione americana loro ter11itori. Ieri delegazione serba aveva chiesto nuovamente al consiglio dieci essere ammessa contraddittorio per rivendicare frontiera jugoslava.

Questione non fu risoluta. Giornali francesi Echo Paris e Petit Parisien vi hanno accennato stamattina in senso sfavorevole a noi. Sino da questa notte abbiamo vietato nostra iniziativa 'che corrispondenti locali se ne occupaJssero, ed oggi

S. E. presidente ha approvato tale divieto. Oggi distribuito questi corrispondenti testo integrale rivendicazioni italiane di cui Stefani ha diramato stanotte noto riassunto.

777

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DELLA DELEGAZIONE NELLA COMMISSIONE INTERALLEATA D'INCHIESTA IN POLONIA, MONTAGNA

T. 251. Parigi, 12 marzo 1919.

Comitato 'supcremo interalleato ha deciso incaricare commissione di Teschen crecarsi Praga per fare inchiesta riferire e fare proposte circa domanda repubblica czeco slova·cca concernente complotto ed intrighi germanici, austriaci ed ungheresi contro ti1 nuovo stato. Governo francese comunica al suo rappresentante dettagli su detta domanda czeco slovacca. Prego comunicare quanto precede al gene11ale Romei per •Colonnello Tissi invitando quest'ultimo partecipare commissione di cui si tratta. Direttive nostro rappresentante devono essere di perfetta equità, opponendosi ad eventuali disposizioni che facciano Il ~iuoco repubblica ·czeco slovac•ca ·che 1sembra voler d,II1jpor.re ad Austria tedesca ed Ungheria, come disse oggi Lansing, condizioni che Austria Ungheria pretendeva imporre alla Serbia per giungere alla guerra. Occorre evitare che czeco slovacchi prendano pretesto dai fatti, quali essi li rappresentano, per occupare ulteriori territori austro ungarici o per imporre disarmo all'Austria tedesca ed all'Ungheria mentre czeco slovacchi ed jugoslavi rimarrebbero armati.

778

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ

T. 253. Parigi, 12 marzo 1919.

S. E. Grazioli espone necessità che missione militare Budapest sia sottratta dipendenza Vienna per essere invece posta sue dipendenze (1). Effettivamente per mutata situazione politica rapporti Budapest Vienna estremamente diminuiti mentre a noi conviene moltiplicare relazioni Budapest Fiume e mantenere nei due centri armonica concol'dante azione tanto politica che economica. A tal fine converrebbe che desiderio S. E. Grazioli fosse, ove non vi ostino seri motivi, senz'altro attuato. Occorre tenere presente che rapporti politici con Governo ungherese devono essere tenuti unicamente da marchese Tacoli che risiede Budapest in qualità commissario italiano ed al quale perverranno diret

tive anche di carattere generale economico commerciale le quali quante volte occorra saranno comunicate contemporaneamente a S. E. Graziali. Mi sarà gradito conoscere decisioni prese.

(l) Cfr. il n. 772 e l'appunto pubblicato alla nota l a pag. 547.

779

IL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, AL COMMISSARIO POLITICO PRESSO LA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A VIENNA, MACCHIORO

T. PRECEDENZA ASSOLUTA 619. Parigi, 12 marzo 1919.

Risposta 147 (1).

Prego comunicare ufficiosamente dottore Schuller che approvvigionamento in Austria è assicurato in massima da recenti deliberaz,ioni supremo consiglio economico. Italia Francia Inghilterra concorreranno ciascuna per un terzo negli eventuali crediti che includono anche viveri già forniti contro finanziamenti provvisori. Rifornimento effettivo ver·rà effettuato dalla commis1sione intera1leata di Trieste. In pagamento viveri forniti Austria :dovrà dare attività liquide di cui può disporre e dove queste manchino o non bastino dovrà garantire crediti forniti da Italia Francia e Inghilterra con convenienti ipoteche su miniere di sale, su beni città di Vienna, su quelle altre attività che si potrà convenire. Commissione interaHeata di quattro delegati finanziari verrà inviata per tali trattative. Pregasi comunicare in via riservatissima dottor Schuller ·che riguardo offerta azioni Chemins de Fer Orientaux o aUre azioni simtli e secondo sua propOista tali cessioni avver,ranno contro fornd.ture materie prime per le quali Italia 'tratterà separatamente e manderà nei prossimi giorni proprio incaricato. Si rpuò ·comunicare anche ufficiosamente dottor S.chuHer che Austria è autorizzata trattare importazione :da Argentina di trentamila tonnellate cereaH salvo a sottoporre approvazione •consiglio supremo economico accordi finanziari •che essa dovrà prendere direttamente rper ottenere dai propri connazionali in Argentina credito relativo tale importazione. Facilitazioni saranno date perchè corrispondenza telegrafica occorrente possa effettuarsi sotto .controllo aHeati.

780

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN LONGARE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI (Ed. in S. SoNNINO, Carteggio 1916-1922, pp. 601-602)

T. GAB. 95. Parigi, 12 marzo 1919. ESisendomi recato iersera dal .signor Pichon per 1parlargli di alcune questioni pendenti, ho messo il discorso alla fine della nostra conversazione sui lavori della ·conferenza, esprimendogli la speranza che la •Comunanza di inte

ressi che si va sempre più affermando tra Francia ed Italia nella grave questione delle rispettive frontiere orientali dei due stati, inducesse sempre più

i loro rappresentanti ad agire di comune intesa. Feci allusione alla conversazione che avevo avuto in proposito con Clemenceau (l) a quella che ebbe poi col presidente stesso l'E. V. ed alla di lei lettera a questo ultimamente diretta (2). Il signor Pichon mi disse che aveva avuto già conoscenza di detto documento, che era sicuro del ,sincero deisiderio del signor Clemenceau di procedere di accordo con noi; la soluzione delle nostre difficoltà adriatiche, egli aggiunse, doveva appunto cercarsi in una transazione che ci assicurasse Fiume mediante qualche nostra concessione in altri punti. Un programma che comprendesse ad un tempo tutti i territori contemplati dal patto di Londra più Fiume non sarebbe, egli concludeva, possibile ad effettuarsi. Gli risposi che a questo concetto transazionale accennavano appunto la lettera e le proposte ultime della

E. V. al signor Clemenceau, al che egli rispose che temeva che le concessioni da noi offerte non fossero sufficienti a fare equilibrio all'acquisto di Fiume, e che un'intesa su quella base non sarebbe possibile. Gli replicai che non era facile andare più oltre senza compromettere totalmente il lato strategico del problema che ci si imponeva; la nostra situazione nell'Adriatico si era sufficientemente rivelata durante la guerra quando la nostra marina, doppia, o quasi, di forze dell'austriaca, ed accresciuta di forze inglesi e francesi, rpure aveva dovuto rimanere sempre sulla difensiva mentre la minore flotta austriaca, a riparo delle magnifiche coste onde disponeva, aveva sempre avuto la facoltà dell'iniziativa. Del resto, continuai, qua,lunque ·cosa si facesse per contentare i jugoslavi, si desse loro anche la linea stessa dell'Isonzo, essi, e lo hanno sufficientemente provato, non si dkhiarerebbero mai sodd~sfatti, e ,chiederebbero sempre qualche cosa di più. A ·ciò il signor Pichon rispose ,che era perfettamente vero, che però vi era una grande differenza dal punto di vista degli effetti internazionali fra un malcontento irragionevole che riscuotesse la disapprovazione di tutta la gente saggia ed una protesta fondata su motivi ragionevoli, e che era nel nostro interesse di risolvere la questione in modo da lasciare evidentemente i jugoslavi dalla parte del torto. Ciò, egli osservava, sopra tutto di fronte all'America, e con ciò egli mi poneva in guardia contro gli umori che prevalgono presso la delegazione americana. Egli chiuse la conversazione esprimendomi la piena fiducia che un'intesa transazionale soddisfacente per noi

finirebbe per raggiungersi senza soverchie difficoltà. Dal canto mio conchiusi che questa intesa sarebbe tanto più soddisfacente quanto più costituisse una nuova prova ,della analogia d'interessi e della cordialità di rapporti tra i nostri due paesi.

(l) Non si pubblica, ma sull'argomento cfr. nn. 525, 537 e 586.

781

IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI, S. PIACENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 1029/2187. Valona, 12 marzo 1919 (per. il 12).

Comunicasi per informazione seguente telegramma in data 8 corrente pervenuto da ufficiale collegamento presso esercito serbo a Belgrado: • Situazione

generale che sembrava migliorata è ridiventata improvvisamente grave perchè jugoslavi prevedono fallimento loro politica. In parlamento croati e sloveni formano blocco compatto dominante in alleanza radicale democratica. Esercito ancora in efficienza. Morale elevato specialmente dopo incorporazione elementi croati. Causa campagna stampa e attitudine propaganda, guerra contro Italia sarebbe popolarissima nello esercito e nel paese. Annunziasi ammissione altri mille ufficiali nello esercito jugoslavo. Dato eccitazione animi ogni sorpresa è possibile. Tenente Summonte •.

(l) -Cfr. n. 602. (2) -Cfr. n. 728.
782

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO (l)

T. 1034/1223/537. Comando Suprem.J, 12 marzo 1919 (per. il 13).

Capo missione armistizio Vienna ha qui diretto seguente telegramma:

• Autorità czeco-slovacche segnano su passaporti concessi cittadini dei territori litorali Adriatico denominazione nazionalità jugoslava. Ho fatto sostituire direttamente in quei passaporti che furono presentati alla missione tale denominazione con I'altra di nazionalità italiana ed ho fatto rilevare locale legazione czeco-slovacca spiacevole... (2).

Tanto comunico perchè ,codesto comando ove ,lo ritenga opportuno voglia disporre posti di controllo linea armistizio per restituzione passaporti czecoslovacchi recanti indicazione nazionalità jugoslava. Generale Segre •.

Pregasi codesta presidenza far conoscere se si debbano impartire conformi istruzioni posti di controllo linea armistizio.

783

IL MINISTRO A L'AJA, SALLIER DE LA TOUR, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 429. L'Aja, 12 marzo 1919.

Questo ministro degli affari esteri parlandomi della decisione presa oggi a Parigi dalla ,commissione esame dehle ~etese belghe, mi ha detto che tal decisione aveva confermato ed aumentato quel sentimento di fiducia che ogni olandese trovava nel proprio buon diritto e nei principi di giustizia che guidano le grandi potenze. Il min~stro degli affa11i esteri aggiunse essere persuaso che le questioni rivendicazioni territoriali belghe a danno dell'Olanda devono essere considerate come definitivamente scartate, non essendo dubbio che a Parigi

prevalse op1mone non potersi invocare alcuna ragione giuridica per imporre ad uno stato neutro una ,cessione territoriale. Se Governo belga vorrà entrare in conversazione con Olanda malgrado penosa impressione fatta qui atteggiamento e stampa belga, Governo olanldese 'sarà pronto sempre portare spirito d'amicizia negli eventuali negoziati su questione Schelda e canale Gand Terneuzen. Anche stampa olandese mostra grande solidarietà e fiducia per decisione commissione Parigi e serba calma e moderazione di fronte violenze linguaggio certa parte stampa belga.

(l) -Il telegramma venne inviato per conoscenza al ministero degli Esteri. (2) -Gruppo indecifrato.
784

L'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, ARONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T.136. Washington, 12 marzo 1919.

Nostro delegato del Tesoro ha diretto ieri a S. E. Stringher seguente telegramma :

• 378/150. 10 marzo riservatissimo personale. Segretario Tesoro mi richiede per iscritto di comunicare a V. E. che egli è stato informato che in una riunione del ,comitato di finanza nominato dal ,consiglio esecutivo dei dieci alla conferenza della pace il rapprelstentante itaHano ha ,proposto la :ripartizione ed il consolidamento dei debiti di guerra quale questione da essere risolta nel trattato di pace. Egli mi esprime la sua sorpresa per atteggiamento assunto dal rappresentante italiano e mi dichiara in modo reciso che Tesoro federale non consentirà a nessuna discussione di una proposta che tendesse ad annullare, a consolidare o a ripartire i debiti dei Governi alleati verso gli Stati Uniti. Di più mi dice che tesoro federale non può continuare a fare nessuna anticipazione a nessun Governo alleato che sostenga una proposta che creerebbe una incertezza circa rimborso delle anticipazioni allo stesso Governo ,già fatte. Segretario Tesoro chiede conoscere risposta Governo italiano circa tale questione. Comunico lettera anche a questa ambasciata • (1).

785

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

N. R. 631. Parigi, 12 marzo 1919.

Rispondo alla lettera di V. E. n. 1640 del 6 marzo corrente (2). Le aspirazioni francesi circa il Marocco e segnatamente circa l'abolizione dell'atto di Algesiras risultano dall'esposto fatto il 25 febbraio u.s. alla Confe

renza di Parigi dal signor De Peretti, esposto di cui mi pregio accludere qui unito il testo completo (1).

In linea di massima i postulati della Francia relativi al Marocco non sembrano privi di fondamento specie ove si considerino le garanzie formali da essa promesse intorno al mantenimento del principio della porta aperta, cioè dell'eguaglianza economica -nel protettorato -per tutte le nazioni alleate.

Tale impressione genericamente non sfavorevole all'adesione alle richieste della Francia viene avvalorata, per quanto riguarda più specialmente l'Italia, dall'esistenza dell'accordo itala-francese del 1912 così concepito:

« Le Gouvernement Royal d'Italie et le Gouvernement de la République Française désireux d'exécuter dans l'esprit le plus amicai leurs accords de 1902 confirment leur mutuelle intention de n'apporter réciproquement aucun obstacle à la réalisation de toutes !es mesures qu'ils jugeront opportun d'édicter, l'Italie en Lybie et la France au Maroc.

Ils conviennent de meme que le traitement de la nation la plus favorisée sera réciproquement assuré, à l'Italie au Maroc et à la France en Lybie; le dit traitement devrait s'appliquer de la manière la plus large aux nationaux, aux produits, aux établissements et aux entreprises de l'un et de l'autre Etat, sans exception •.

Questo accordo traccia evidentemente per l'Italia una linea di condotta ben determinata di fronte alla Francia, relativamente alle questioni marocchine.

Questa Delegazione terrà tuttavia presenti, in argomento, le osservazioni di V. E. per regolare eventualmente in base ad esse l'azione dell'Italia, entro i limiti derivanti dagli accordi sopra ricordati.

È stato anche interess~to il Conte Bonin a volersi tenere a contatto col Governo francese per seguire lo svolgimento della questione marocchina sia nei riguardi dei rapporti franco-spagnoli, che nei riguardi dei rapporti francoinglesi, sempre per poter trarne argomento di meglio definire il punto di vista che dovrà da noi essere sostenuto quando sarà giunto il momento della decisione della questione.

(l) -Questo telegramma venne comunicato da Sonnino a Stringher il 13 marzo, tramite il ministero degli Esteri, con il t. 876. (2) -Cfr. n. 695.
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IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

D. 7197. Roma, 12 marzo 1919.

Come è probabilmente noto all'E. V., il Cardinale Bourne arcivescovo di Londra, dopo essere stato qui di passaggio nel dicembre dello scorso anno, si è recato a visitare l'Egitto, la Palestina, la Siria e si troverebbe ora a Costantinopoli, donde avrebbe intenzione di proseguire per la Romania.

Per quanto questo viaggio sia stato coperto sotto l'ufficioso pretesto di una visita puramente apostolica alle truppe britanniche cattoliche attualmente in

Oriente, pur tuttavia da vari indizi segnalatimi da fonti attendibili e concordi risulterebbe che il viaggio stesso ha scopi di natura schiettamente politica dovendo servir ad avvalorare il prestigi~ e l'influenza britannica in Oriente.

Il Cardinal Bourne ebbe in Egitto frequenti contatti con la residenza inglese e pare abbia ivi esaminato la possibilità di far affidare una di quelle sedi vescovili ad un prelato britannico. In Palestina, ove il suo passaggio dette luogo a fastose cerimonie, volle accentuato il suo interessamento per il Patriarcato latino, il quale si compone in massima parte di elementi arabi, per natura loro più facilmente propensi ad accogliere le lusinghe di una ingerenza britannica da cui intravedono maggiori vantaggi da sfruttare.

Sorge fondato il dubbio che a tale azione non sia del tutto estranea la volontà della S. Sede, presso la quale il Cardinal Bourne credesi abbia saputo, passando da Roma, ottenere, quanto meno, benevoli affidamenti.

Sarò grato all'E. V. se vorrà indagare e riferirmi circa quanto costà si dice sull'argomento e sulla portata e gli scopi attribuiti alla missione in parola.

(l) Non si pubblica.

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LES REVENDICATIONS DE L'ITALIE SUR LES ALPES ET DANS L'ADRIATIQUE (l)

(Ed. in A. GIANNINI, Documenti per la storia dei rapporti fra l'Italia e la Jugoslavia, Roma 1934, pp. 13-35)

Les pages qui .suivent ont pour but d'exposer les revendications de l'Italie pour ce qui concerne les territoires de l'ancienne Monarchie austro-hongroise. Elles mettent en lumière l'ensemble des raisons sur lesquelles se trouvaient fondées les Conventions réglantes l'entrée en guerre de l'Italie.

En faisant abstraction de ces Conventions, les revendications italiennes se présentent, dans cet exposé, animées de tels éléments de justice, de légitimité et de modération qu'elles entrent parfaitement dans le cadre des principes énoncés par le Président Wilson et peuvent, par conséquent, etre reconnues par tous.

Certes, nos demandes signifient l'adjonction à l'Etat italien d'un certain nombre de citoyens d'origine et de langue différentes de la nòtre, mais ce phénomène se vérifie dans une proportion bien plus grande dans des Etats déjà rpleinement constitués et il est sur le point d'etre reconnu et légalisé dans les Etats

s. -a. (pubblicazione riservata). La data del 7 Febbraio è sicuramente erronea: cfr. i D.D. nn. 563 e 590, che suggeriscono come probabile, per la definitiva stesura e traduzione del Memorandum, una data compresa tra il 5 e 1'8 marzo, mentre per quanto riguarda la data della sua presentazione alla Conferenza della pace non aiuta a precisarla il vago accenno che precede il comunicato dell'Agenzia Stefani: « Ecco un sunto del Memorandum presentato in questi giorni dalla Delegazione italiana -relatore l'On. Barzilai -alla Conferenza di Parigi per illustrare le rivendicazioni italiane sulle Alpi e in Adriatico >.

qui vont naitre. Le fait est que trop longtemps l'idée de la coi:ncidence entre la

constitution des Etats et l~s frontières des nations a été méprisée. Les Gouverne

ments nés sous les auspices de l'équilibre des forces gràce au traités de West

phalie, d'Utrecht, de Campo-Formio, de Vienne avaient tout intérèt à détruire

les titres des Nations pour mettre obstacle à leurs revendications politiques;

partant ils ont favorisé les infiltrations et les apports de races étrangères au delà

des limites que la nature avait données aux Patries. En dépit de cela, le tort fait

à un peuple ne pourrait jamais devenir une source de droit pour ceux qui en ont

pris la responsabilité vis-à-vis de l'Histoire.

Si les Polonais pouvaient réaliser pleinement leurs aspirations nationales, ils engloberaient, par l'adjonction de la Galicie, de Dantzig, de la Posnanie et des territoires prussiens, 40 p. 100 au moins de populations d'origine étrangère; les Tchèques, 30 p. 100, en Slovaquie, Bohéme et Silésie; les Roumains, 17 p. 100 (en acquérant la Transylvanie, la Bessarabie, la Bukovine et une portion du Banat); les Yougo-Slaves, 11 p. 100, puisqu'ils réclament en dehors des frontières italiennes des territoires où les Slaves forment un pourcentage minime de population; la France, 4 p. 100, et l'Italie, par la rédemption de ses frères, 3 p. 100 seulement. Pour ce qui concerne l'Italie, nous pouvons exclure, à la lumière des précédents historiques, le danger de la création d' • irrédentismes • qui ne peuvent découler que d'injustices et de persécutions. Les citoyens de la vallée d'Aoste qui parlent français, les Slaves du Natisone, les Allemands des SeptCommunes ne ·se .sont jamai's aperçus qu'ils étaient soumis à une domination étrangère, car leur individualité particulière a été constamment respectée. La Europe n'a jamais entendu une seule voix de protestation ou de reproche prononcée par ces allogènes, vieux citoyens de l'Etat italien, et, pour sur, elle ne sera jamais troublée par l'écho de dénis de justice infligés à Allemands ou Slaves amenés par le changement d'Etat en deçà des nouvelles frontières italiennes.

Lorsqu'on comprend de la sorte la coexistence de citoyens de langues différentes, l'on peut bien penser qu'elle est conforme au sens intime des principes wilsoniens exigeant la solution équitable des contestations territoriales, ethniques et nationales longtemps disputées et l'égalité des peuples, fondement nécessaire de la paix.

LES DEMANDES DE L'ITALIE

L'Italie, en entrant en guerre pour tenir téte à l'attaque des Empires centraux, se proposait aussi, comme buts particuliers, de délivrer ses fils opprimés par l'étranger et de compléter la sécurité de ses frontières par terre et par mer. A présent que la victoire est venue, une victoire à laquelle a contribué par un effort qui peut soutenir sans crainte toute comparaison avec celui de n'importe lequel de ses Alliés, l'Italie formule ses demandes sur la base de ces principes qui ont dicté sa décision de prendre part au conflit du còté de l'Entente contre ses alliés de jadis. Ces principes, si l'on veut concilier autant que possible les buts nationaux avec les suretés nécessaires, peuvent étre formulés par la revendication d'une frontière terrestre qui est celle des Alpes, en embrassant le Haut Adige, le Trentin, la Vénétie Julienne et par l'amélioration indispensable de la situation de l'Italie dans la mer Adriaitque afin de la tirer de cet état d'infériorité absolue et dange

reuse qui lui a été imposée jusqu'à présent. Ces revendications ne sont pas pour nuire aux aspirations légitimes des nouveaux Etats qui trouvent un débouché sur cette mer.

Les demandes de l'Italie, en tant qu'elles se fondent essentiellement sur le principe de nationalité, n'ont pas besoin d'ètre développées d'une façon spéciale. Ses demandes qui visent à lui garantir son avenir, indépendamment de l'attitude que pourront avoir dans le présent ou dans le futur les Etats avoisinants, ne sont pas moins concordantes avec les principes qui ont réglé l'action des Puissances alliées et associées, et cela mème si elles s'écartent partieUement de l'application rigoureuse de la formule ethn~que. Il est en effet évident que la Société des Nations, vers laquelle tendent nos voeux, aura des racines d'autant plus solides et durables que chaque peuple se sentira mieux garanti contre tout danger extérieur et contre toute violence, et que la possibilité mème de menaces de la part de l'étranger sera plus stlrement écartée par des moyens aussi absolus que les obstacles physiques.

Les demandes de l'Italie à cet égard ne constituent aucune menace pour les autres, elles tendent seulement à prévenir les menaces des autres qui pourraient ètre dirigées contre elle. Ce n'est qu'ainsi que l'Italie, délivrée de toute préoccupation, pourra appliquer dans ia pratique cette réduction des armements qui doit ètre pour l'humanité le résultat le plus bienfaisant de la nouvelle organisation qu'attend le monde.

LA FRONTIERE DES ALPES SEPTENTRIONALES

Dans les Alpes, la nouvelle frontière que l'Italie doit atteindre correspond dans son ensemble à la ligne tracée au moment de l'armistice entre les Puissances alliées et associées et l'Autriche-Hongrie, le 3 novembre 1918. Prenant racine au Piz Umbrail, au Nord du col du Stelvio, cette ligne accompagne la crète des Alpes Réthiques jusqu'aux sources de l'Adige et de l'Isarco, en passant par le col de Reschen, le Brenner et les massifs de l'Oetz et du Ziller. De là, elle se dirige vers le Sud en atteignant les monts de Dobiaco (Toblach) et se relie aux Alpes Ju

liennes. Nous avons là, dans les Alpes, une véritable frontière géographique dans la ligne de partage des eaux. Cette frontière est la seule qui puisse ètre constituée par un obstade réel consistant dans un mur de rochers. Ce mur imposant a toujours été considéré comme la limite de l'Italie; car il a la valeur d'une garantie nécessaire et suffisante, il barre les passages parcourus par deux grandes voies de communication, il consent aux habitants des hautes vallées la faculté de descendre vers le plaine selon leur mouvement naturel; il se déroule enfin sans le moindre artifice suivant des échelons successifs qui peuvent étre précisés les uns après les autres d'une façon nette et incontestable. Pour siì.r le développement naturel de cette ligne nous amènerait jusqu'aux hauts Tauern et devrait les comprendre; mais l'Italie se laisse diriger par la préoccupation de ne rien demander au delà de ce qui est requis comme indispensable par les lois de sa propre défense. L'ltalie donc coupe cette ligne à partir du Pie des Trois Seigneurs, dans le massif du Ziller, en suivant, à partir de là, la direction du Midi vers le Hoch-Gall. La frontière ainsi réduite passe ensuite le long des cimes du Kreutzspitz et du Hoch·· hornspitz pour se relier à Cima Vanscuro aux Alpes Carniques au delà de la vallée de Sexten qu'elle comprend tout entière avec Innichen. A partir de Cima Vanscuro, la nouv·elle frontière, se tenant toujours sur le pinacle des Alpes Carniques, suit, jusqu'au Mont Lodin, l'ancienne limite politique du royaume d'Italie.

L'importance stratégique du Haut-Adige a toujours été reconnue, puisque dans la vallée supérieure de l'Adige trouvent leur naissance toutes les routes qui ont servi aux invasions allemandes vers l'Italie. Mème si l'Italie avait Trente, les Allemands tiendraient encore là-haut les portes d'Italie. L'Italie est obligée d'arriver bien au delà de Bolzano pour empècher les Allemands de dominer tout le còté italien des Alpes, grace à la jonction des deux grandes lignes de chemins de fer qui ont franchi les Alpes au Brenner età Dobiaco. Le général Kuhn l'a écrit: • Si les Italiens veulent défendre Venise, ils doiv·ent s'emparer du Tyrol méridional jusqu'au Brenner»,

Toute autre ligne de frontière plus en arrière ne signifierait qu'une amputation artificielle et imposerait des armements couteux en contraste avec les principes dirigeants de la paix que l'on prépare. La ligne proposée assure, au contraire, un mème sentiment de tranquillité au peuple qui habite au Nord, car la nature apre du terrain sans routes òte toute possibilité d'opérations militaires de quelque envergure soit du còté nord, soit du còté sud. Cette frontière du Brenner est donc dictée par la nature, par la vie des deux peuples et par les raisons suprèmes de la sureté et de la paix. Elle piace les deux peuples voisins dans un état d'égalité parfaite à tous les points de vue. Elle nous ramène à la nature et, puisqu'elle s'identifie avec la réalité, elle a un caractère définitif.

En ne perdant pas de vue la nécessité et la convenance supreme d'une telle frontière, l'on voit que l'inclusion de presque 200.000 habitants de langue allemande n'a plus de portée. Si mème l'on fait abstraction des rapports qui ont toujours existé, au cours de l'histoire, entre ce pays et l'Italie, rapports dont témoignent les monuments et des souvenirs ineffaçables et aui sont sanctionnés sous le double aspect politique et militaire par l'annexion au royaume d'Italie sous Napoléon, l'on ne saurait oublier que la physionomie ethnique que présente le Haut-Adige à l'heure qu'il est n'est que le produit de superpositions forcées et d'invasions étrangères, dans un bassin qui, à la lumière de la géographie, de l'histoire et de l'économie politique, apparait nettement italien. Encore au commencement du XIX siècle, l'élément italien prédominait non seulement au sud de la frontière napoléonienne, mais dans toute la vallée Venosta et dans une portion des districts de Bressanone et de Sterzing.

La vallée de Badia est encore italienne aujourd'hui et dans l'ensemble au moins 45.000 Italiens vivent toujours dans le Haut-Adige proprement dit. Mais, mème si l'on fait abstraction de tout ce qui précède, la conclusion ne s'en impose pas moins que le territoire placé entre la frontière politique antérieure à la guerre et celle requise aujourd'hui, c'est-à-dire le pays de Trente et du Haut-Adige, qui constitue une mème unité géographique, est habité dans son ensemble par une population de 600.000 ames, dont 420.000 (380.000 d'après les statistiques autrichiennes elles-mèmes) sont de langue italienne. Dans le cas mème où tant de raisons de défense et de sureté ne pourraient ètre avancées en faveur de l'inclusion du Haut-Adige dans le royaume d'Italie, le fait de la supériorité numérique de la population italienne (en raison de presque 70 p. 100) dans un pays indivisible

pour des raisons péremptoires exigerait que le tout fut relié à son milieu nature!

économique et national.

La frontière destinée à l'Italie s'éloigne de nouveau de celle d'avant-guerre

aux environs du Mont Lodin, pour suivre le pinacle des Alpes et embrasser en

premier lieu la conque de Tarvis, pivòt de toutes les lignes Qui aboutissent au Ta

gliamento et par là, clef de la défense de la porte orientale de l'Italie, centre de

ralliement de chemins de fer de grande envergure et centre principal des routes

qui s'ouvrent vers les trois chaìnes de montagnes: les Juliennes, les Carniques et

les Caravanques. Le nom de Terviso (Trois Visages) lui vient probablement de ce

que le passage est ouvert dans trois directions ainsi que Napoléon put en faire

l'expérience lorsque, voulant assur,er la défense du Frioul et de l'Italie, il souda la

haute vallée du Fella avec Weissenfels à Tarns et à tout son royaume italien.

Des raisons découlant de considérations économiques s'ajoutent à celles d'ordre

militaire pour recommander une solution qui seule peut rendre viable la com

munication directe entre la vallée du Fella et la haute vallée de l'Isonzo par un

chemin transversal de 17 kilomètres (au lieu de 150). A cette rectification l'on ne

peut certes pas faire des objections de caractère ethnique, car la population de

cette bande de territoire est seulement de 5,800 ames, à vrai dire surtout des

Allemands.

LA FRONTIERE TERRESTRE ORIENTALE

Il faut suivre aussi dans le territoire de la Vénétie Julienne ces memes indications que nous offrent la nature et l'histoire, si l'on veut rectifier la faute inique par laquelle l'ltalie fut obligée, en 1866, de recevoir comme frontière du còté de l'Autriche la ligne tout à fait artificielle établie par le Gouvernement de Vienne entre deux de ses circonscriptions administratives: le royaume Lombardo-Vénitien ,et la province vénitienne du Littoral. Pour tracer la nouvelle frontière de l'ltalie il faut arriver à la ligne de partage des Alpes Juliennes, jusqu'au golfe de Quarnero, en obéissant aux memes idées directrices de séparation géographique, de défense naturelle, de tradition historique, de rachat des populations.

Les géographes de tous les pays et de toutes les époques ont placé sur les Alpes Juliennes les frontières de l'Italie. La région vénéto-julienne a suivi un développement historique comparable à celui de toutes les autres parties de la péninsule italienne, avec cette seule différence que le mouvement de réintégration du territoire national qui a regroupé l'Italie dans un seul système politique avait été incapable jusqu'à présent de racheter ces régions extremes de la patrie italienne, de meme que Venise était restée irrédimée jusqu'en 1866 et la Lombardie jusqu'en 1859. Si l'on remonte de la mer à la montagne, on retrouve à chaque pas les traces de Rome et de Saint-Mare, se rattachant encore à prés,ent à la vie du peuple et dont les moeurs, l'état d'àme sont dominés

par le caractère italien, meme dans les villages où dans le cours des siècles la composition ethnique de 1a population a été métissée par les infiltrations étrangères. Dans ces pays-là, il s'agit vraiment d'appliquer le mot de Renan qui a défini l'existence quotidienne du peuple • un plébiscite de chaque jour •, car la constance dans le sacrifice qui ne s'arrete pas meme devant les épreuves du

martyre offre dans des documents d'une grande éloquence le témoignage du consentement harmonieux et instinctif de cette région à tout le mouvement séculai_re, de pensée et d'action, pour la délivrance et l'unité de l'Italie, but permanent d'un peuple qui tendait sans cesse à se réunir, à la faveur d'une occasion convoitée, aux frères déjà rédimés. Le Gouvernement autrichien a été obligé, le jour meme de la proclamation de l'état de guerre avec l'Italie, à dissoudre tous les corps électifs dans les municipalités de la Vénétie Julienne, en reconnaissant par là que les Italiens s'identifiaient avec les ennemis irréductibles et menaçants de son existence l'État intrus et oppresseur. Dès que le mouvement de dissolution de cet État eut contraint les Gouvernements de Vienne et de Budapest à promettre à leurs peuples le droit de di:sposer d'euxmemes, immédiatement à Gorizia et à Trieste camme dans le Trentin, dans toute l'Istrie et à Fiume, les populations, en dépit de toutes les persécutions, les souffrances, les condamnations à l'internement infligées meme aux vieillards, aux femmes et aux enfants, se levèrent pour chasser les représentants du pouvoir austro-hongrois. Elles se trouvèrent d'accord pour proclamer l'annexion au royaume d'Italie, tandis que les troupes encore armées occupaient le territoire avant la demande et la signature de l'Armistice, sans attendre que les forces de l'Italie et des Alliés fussent en mesure de protéger l'insurrection. De la sorte, la Vénétie Julienne, n'obéissant qu'à la voix de son instinct,

• se jetait en pleurant de joie au cou de sa mère retrouvée •, pour employer les mémes mots que le Président Poincaré a appliqués à l'Alsace.

Le mouvement de l' • irrédentisme • italien prit naissance le jour méme où le Traité de paix de 1866 n'accomplit que partiellement le rite expiatoire pour cet acte de grande violence politique qui, signé à Campo-Formio, fut confirmé par le Congrès de Vienne. Si l'on veut donner de nouveau la paix à l'Europe centrale et à l'Adriatique, il est indispensable de reprendre l'effort interrompu en 1866, de déchiver le dernier lambeau qui subsiste du T.raité de Vienne par lequel l'ltalie a été privée d'une partie de ses enfants et la sureté de sa frontière vers l'Adriatique a été compromise sur terre et sur mer. Pour parvenir à ce résultat nécessaire, la frontière du royaume d'ltalie doit 1étre, en premier lieu, ramenée à la ligne de partage des Alpes Juliennes qui, par le Moistrovka, à l'est du Manhard, le Tricorne, les cols d'Idria et de Nauporto, dévale le long d'une série de coupes massives, selon le tracé de la carte ci-jointe, en se modelant ensuite sur la ligne naturelle qui sépare les eaux entre le Quarnero et le Canal du Maltempo, près de la cote de Croatie. L'on rejoint ainsi la mer en face de l'ile de Veglia là où des récifs ont gardé le nom fatid1que de Saint-Mare.

La description de la frontière n'a pas meme besoin de commentaires là où de très minces variations sont apportées à la ligne d'ensemble tracée par la Convention de Londres, car il ne s'agit que de préciser et d'interpréter quelques points douteux. Ce n'est qu'avec cette frontière que l'on peut fermer la porte or1entale de l'Italie, que l'on peurt barrer 1es routes qui ont été nommées à bon droit les routes des barbares. Du reste, il ne s'agit que d'appliquer du còté de l'Orient les mémes principes qui vers le Nord placent la frontière de l'Italie au col du Brenner. Le territoire vénéto-julien étati morcelé jusqu'ici entre six provinces de la monarchie austro-hongroise. Le bassin de l'Isonzo

s'appelait la • Comtée princière de Gorizia et Gradisca •; Trieste avec son territoire constituait une province en elle-meme • fief immédiat de l'Empire •; le « Margraviat d'Istrie • était composé de la péninsule istrienne et des iles du Quarnero. La plus grande partie de l'intérieur du Carso avait été agrégée à la Carniole, tandis que la ville de Fiume, avec son district, faisait partie de la Couronne de Hongrie à titre de • Corps séparé •, et le triangle entre Fiume, le col de Polizza et le rocher de Saint-Mare avait été annexé à la Croatic. Mais la nature, tout au contraire, avait fait de la Vénétie Julienne un tout géographique clairement défini. Si l'injustice du sort, sortout dans le dernier siècle, en a démembré la possession sans 1e moindre égard à la volonté et aux intérets des habitants, en jetant les semences de confiits extérieurs et intestins, il faut redonner libre cours ici encore à la nature des choses, reconstituer l'unité politique du pays et reconnaitre qu'il appartient à la formation étatique italienne, selon les revendications naturelles, historiques et économiques. Les centres les plus importants de la Vénétie Julienne, Gorizia, Trieste, Pola, Fiume, sont des villes italiennes et non seulement dans leur passé, mais dans l'immense majorité de leur population actuelle, certifiée par les statistiques officielles elles-memes du Gouvernement autrichien et du Gouvernement hongrois. Les villes et les bourgs de moindre importance sont italiens, ainsi que de vastes étendues de la campagne dont des attaches indestructibles lient l'ex.istence économique et civile à celle des villes avoisinantes. Les ,adversaires de la cause de l'Italie eux-memes ne ,se risquent pas à soutenir que la Vénétie Julienne puisse etre démembrée encore une fois de façon à attribuer quelques parties plus intérieures de son territoire à un État autre que celui qui aura les centres plus importants placés la plupart le long des còtes. Puisque ces centres, soit sur la cote, soit à l'intérieur des terres, sont tous italiens sans contestation possible et dominent la vie morale et matérielle de 1a région tout entière, ce n'est qu'à l'ltalie que l'on pourrait reconnaitre la possession de tout le pays et plus encore que par les motifs supédeurs de sa défense vers l'Orient, de son histoire, de sa civilisation, en force surtout des lois qui régissent la vie économique de l'endroit et pour sauvegarder le bien-etre de sa poulation de n'importe quelle origine. Meme en laissant de còté les siì:retés miliaires et les nécessités geographiques, una ligne de frontière transactionnelle qui ne soit pas fondée sur des données territoriales très précises ne saurait résoudre dans aucun cas la lutte de races qui semble menacer aux yeux de quelqu'un l'annexion des minorités slovènes et n'aurait d'autre part, la moindre rvaleur économique permanente. Les débouchés naturels des zones de montagne devenues slaves, et très peu peuplées d'ailleurs, ne sont autres que la plaine de Venise et du Frioul et les ports italiens de la région vénéto-julienne de Trieste à Fiume. Supposons un instant que ces zones, où actuellement les Slav,es sont les plus nombreux, fussent reliées à un autre État que l'Italie: elles deviendraient les noyaux de forces nationalistes exaspérées dans un sens opposé aux Italiens, car leur tendance inévitable les ramènerait à la mer vers laquelle elles exerceraient, avec toute leur énergie, avec le secours aussi des régions intérieures slovènes et croates, une pression menaçante. Les pays italiens de frontière vivraient alors dans una agitation perpétuelle et les États voisins dans une ten

lie, qui ne furent empechés que par des malheurs et des fautes, jusqu'à Lissa et au congrès de Berlin, dans Ieur souci d'assurer le sort de l'Italie et la paix du monde. Les temps et les conditions ont changé et l'Italie est en mesure de modifier son postulat adriatique. Désormais, elle n'a plus besoin de la maitrise absolue de cette mer, mais elle peut se contenter de demander que sa liberté soit reconnue sans penser à exclure de la possession des cotes adriatiques la nouvelle organisation yougo-slave. Toutefois elle doit demander pour elle rien de plus et aussi rien de moins de ce qui peut lui suffire pour la garantie de sa tranquillité et pour la mettre à l'abri des menaces d'autrui. Si l'Italie fait cela, elle ne s'oppose certes pas aux lois de la géographie et de l'histoire, ni aux principes de nationalité et d'économie publique. Tout au contraire. La Dalmatie tout entière du temps de Rome et de Venise a été unie à l'Italie pour son propre bonheur et pour la paix du monde. Le Gouvernement Autrichien lui-meme a considéré la Dalmatie jusqu'en 1866 comme un territoire italien tel que la Lombardie et la Vénétie. Il n'y a qu'à lire les textes de géographie que ce gouvernement faisait étudier dans des écoles de guerre.

Les conventions négociées à la veille de l'entrée en guerre de l'Italie se proposaient au contraire de lui garantir seulement telle portion des iles et du continent de la Dalmatie qui pùt etre considérée suffisante à éliminer tous les dangers et toutes les menaces. Ce ne fut qu'un compromis.

Mais il faut encore montrer à quel point de modération arrive le compromis auquel l'Italie s'était adaptée en 1915. D'abord ce compromis ne comprenait pas Spalato, l'ancienne ville qui renferme les témoignages l.es plus éclatants de la latinité et que, pourtant, pourrait et devrait y etre ajoutée. De 12.385 kilomètres carrés que comporte la Dalmatie, l'Italie n'en obtiendrait que 6.326, c'est-àdire la moitié à peine; mais des 645.000 habitants que compte la population de la Dalmatie, 287.000 seulement seraient citoyens italiens (le 44 p. 100) et l'Italie n'obtiendrait que 117 lieues (le sixième) de la cote continentale qui se développe de Fiume aux embouchures de la Boiana, tandis que les Slaves en obtiendraient

647. Cela revient à dire que les Yougo-Slaves auraient sur le rivage orientai de l'Adriatique une ampleur cotière six fois plus grande que celle consentie à l'Italie et en meme temps ils garderaient plus que la moitié de la population et la moitié de l'extension superficielle du continent et des iles de la Dalmatie. Si l'on pense qu'en 1909 des écrivains serbes officieux considéraient suffisante à garantir l'indépendance de la Serbie una extension cotière sur l'Adriatique de 5 kilomètres entre Raguse et Cattaro, on ne pourra empecher de reconnaitre la modération des aspirations de l'Italie et sa libéralité vis-à-vis des peuples avoisinants. En effet non seulement ils pourraient obtenir les ports de la cote croate (Buccari, Porto Re, Segna, etc.), mais on leur attribuerait les plus grands ports de la Dalmatie.

Pour ce qui concerne le point de vue national, le territoire dalmate garanti à l'Italie par le pacte compte environ 280.000 habitants dont les statistiques officielles autrichiennes ne reconnaissent que 12.000 comme Italiens, mais vous avez là le résultat de la plus cruelle violence que puisse enregistrer l'histoire politique de l'Europe dans le courant du siècle dernier. L'Autriche en Dalmatie

ne s'est abstenue d'aucune supercherie et elle a eu méme recours à la violence lorsque après 1866 elle voulut empécher la résurrection de tout mouvement d'annexion à l'Italie, et après 1878 et 1882 elle eut besoin de supprimer l'élément italien pour réaliser ses plans balkaniques. A la rigueur, l'on pourrait bien mettre en ligne de compte l'origine illyrico-romaine des • Morlaques •, nettement distincts des Slaves et plutot apparentés aux Albanais. Or ils constituent presque un tiers de la population de la Dalmatie. Mais méme en voulant oublier ces souvenirs, et en relevant impartialement les ré.sultats des statistiques scolaires, des consultations électorales, des différentes manifestations de la vie sociale, l'on aboutit à donner un portrait de la nationalité de la population dalmate incluse dans les limites assignées à l'Italie tout autre que celui que voudraient nous apprendre les statisticiens viennois. Non moins de 50.000 italiens de nom, de fait, d'opinion y habitent, mais les 4/5 furent supprimés par des recensements inexacts; au moins 15.000 soi-disants Slaves se déclarant tels par opportuni:sme politique ignorent le slave, et, ne le parlant pas, emploient dans leur usage familier exclusivement la langue italienne. Plus de 100.000 Slaves possèdent et parlent couramment l'italien, n'ont jamais pu ni ne peuvent se passer de la cohabitation avec les Italiens, qu'ils verront d'un oeil favorable dès qu'ils seront délivrés des agitations étrangères. Enfin guère plus de 100.000 Slaves vivant dans les campagnes n'emploient pas l'italien et pourraient soustraire leur vie à l'influence de l'Italie; mais eux non plus, remarquez-le bien, pas méme à présent sous la pression d'agitations déchainées sans frein depuis des dizaines d'années, ne manifestent la moindre hostilité réelle vis-à-vis des italiens des villes et des villages le long de la cote, population italienne dont ils ont toujours reconnu la supériorité civile et économique. La vitalité de l'élément italien sur la cote dalmate est malgré tout encore telle que les Croates eux-mémes doivent déplorer publiquement dans leurs journaux que le visiteur de la Dalmatie ne peut qu'en rapporter une impression tout autre que celle qu'ils voudraient, c'est-à-dire la impression d'une terre italienne. Ils reprochent alors aux Dalmates l'habitude " honteuse • de parler l'italien. Comment pourrait-il en étre autrement dans un pays où seule la violence employée par le Gouvernement autrichien a pu privcr les Italiens de leur représentation parlementaire, qui en 1869 comptait sept députés italiens et deux slaves, et de la majorité dans la Diète de la province, qui dans les premières élections de 1861 était de trente députés italiens contre treize slaves? Néanmoins cette méme violence fut impuissante à entamer le caractère italien de Zara, qui s'affirma triomphalement dans la municipalité entièrement italienne, à empécher que par exemple la Chambre de commerce des districts de Zara et de Sebenico fUt italienne et le collège des contribuables les plus imposés dans ces mémes districts envoyiì.t sans lutte à la Diète toujours des députés italiens, témoignage évident que l'activité de l'industrie et du commerce et de la propriété terrienne sont encore et toujours, justement dans le territoire assigné à l'Italie, dans les mains des Italiens. Vous avez là une preuve, tirée du domaine économique, de la persistance de cette vie italienne, historique et sentimentale, qui lors de l'occupation italienne, le lendemain de l'Armistice, s'est montrée par des manifestations si éloquentes et émouvantes, par des invo

cations si spontanées et si insistantes.

Mais supposons meme que les droits historiques et la réalité de la vie nationale ne soient pas tels qu'ils sont, tout autres que ce qu'ont voulu les faire apparaitre les Autrichiens pour favoriser les Slaves. Il resterait toujours que l'Irtalie ne pouvait sans compromettre son aVlenir renoncer à un minimum de possession dans la Dalmatie. Nous ne saurions nous laisser entrainer trop loin par l'examen du problème stratégique de la mer Adriatique, mais nous donnerons seulement un coup d'oeil à la carte qui en précise les points fondamentaux, apparus dans la guerre réeente sous un jour tragique. Une magnifique barrière de récifs et d'iles s'avance devant la còte orientale pour protéger la terre ferme et couvrir les voies de communication qui sillonnent la còte. En face est le rivage occidental, peu ou point élevé, sans défense, ·exposé à toutes les attaques. D'un cote il est loisible de naviguer le long des còtes quel que soit le vent qui souffle; mais de l'autre nul abri, donc une navigation qui devient facilement dangereuse. Là des ports et des rades profondes, qui permettent de jeter l'ancre où que ce soit; ici absence complète d'escales, grande peine à s'assurer des haltes ou des refuges. Chaque point de la còte orientale, qui est élevée, offre un point d'observation excellent, tandis que les terres basses du rivage opposé (à l'exception du Gargano et du Conero) òtent toute possibilité de surveiller les eaux profondes. On peut attaquer la flotte italienne sans etre vu, sortant de la couverture des iles dalmates, qui permettent de transporter à plaisir des bateaux du Nord au Sud et en sens invers dans tous le trajet PolaCattaro (c'est-à-dire dans la plus grande partie de l'Adriatique) et toujours à l'abri des embuches des mines et des sous-marins. Au contraire, dès qu'on abandonne Brindisi on est à la merci de la marine qui tient la cOte opposée et qui demeure maitresse de guetter et de suivre l'adversaire, le tenant en son pouvoir jusqu'à Venise.

Un ennemi qui aurait dans son domaine exclusif la portion centrale du rivage dalmate entre Zara et Spalato, avec le port militaire de Sebenico, et qui en meme temps serait le maitre des iles, aurait à chaque instant le loisir de faire de la pleine mer Adriatique le théàtre d'une bataille navale. Dans ce cas la flotte italienne, qui devrait en partie arriver de Venise, en partie de Brindisi, se trouverait exposée à voir contre une partie seulement de cette force tout le gros des forces ennemies et courrait le risque de se voir battre successivement dans ses deux fractions avant d'avoir pu réaliser sa jonction tactique. Cet état de choses ne serait pas profondément modifié par l'acquisition de Pola et produirait toujours l'assujettissement absolu de l'Etat q_ui ne serait maitre que de la seule cote occidentale de l'Adriatique. La Dalmatie constitue donc une menace pour l'Italie dès qu'elle est entièrement dans les mains d'une autre Puissance; mais une partie de la Dalmatie dans les mains de l'Italie, tout particulièrement dans les limites réduites, auxquelles se restrendraient désormais les demandes de l'Italie, ne constitue une menace pour personne. La dernière guerve en a donné la preuve. Avec toute sa flotte l'Italie a été empechée d'opérer une attaque de valeur décisive contre la force navale de son adversaire qui :se tenait cachée dans les ports et dans les canaux du rivage d'en face. Et meme la coopération de forces navales françaises et anglaises d'une certaine importance ne parvint pas à lui permettre de réaliser un plan de

bataille. L'Italie fut obligée de consacrer toutes les forces de sa marine dans le cours de la guerre à des efforts épuisants pour sa propre défense, se limitant à lancer un défi qui ne fut jamais accepté et à accomplir quelques audacieuses actions d'éclat. L'Autriche-Hongrie, au contraire, eut le moyen d'attaquer, de bombarder les villes sans défense de la cote italienne et parvint toujours à s'abriter derrière le rideau admirable de sa còte avant qu'elle put etre rejointe par les forces de l'Italie et de ses Alliés qui pourtant montaient sans cesse la garde. Pour empecher qu'elle puisse rester dans un état d'infériorité permanente et absolue dans l'Adriatique, l'Italie est donc qualifiée pour demander, d'accord avec le principe énoncé, que la còte et les iles de l'Adriatique qui seront attribuées à d'autres Etats soient neutralisées, en défendant toute fortification maritime et terrestre et en exigeant le démantèlement immédiat de tous les ouvrages militaires et de tous les armements qui pourraient y exister. Pour ce Qui concerne la zone entre Zara et Sebenico, aucune forme de neutralisation -vu la configuration générale de la cote avec ses iles -ne suffirait pour empecher à n'importe quel ennemi de la transformer, en quelques heures, en une base navale de premier ordre par l'emploi tout moderne et extrarapide de mines, de barrages de filets et de sous-marins, ce qui créerait entre la cote et les iles extérieures un bassin impossible à atteindre. Seul, en tenant en son pouvoir cette zone, l'Italie est garantie.

FIUME ET LES DROITS DE L'ITALIE

Les droits naturels et historiques, les besoins économiques, les exigences de la défense militaire qui sont nécessaires à l'Italie pour son intégrité terrestre et maritime, ainsi qu'on vient de le voir, lui ont été garantis par la Conventìon avec ses Alliés qui a précédé son entrée en guerre. Ce n'est pas le cas de Fiume avec son district, que l'Italie revendique actuellement et non pas seulement comme une part inséparable de la Vénétie Julienne, comme un complément indispensable de la défense de la cote orientale, mais essentiellement parce qu'il s'agit de la ville italienne qui, après Trieste, Gorizia et Fola, est la plus importante dans l'Adriatique orientale. 33.000 Italiens vivent entourés de 10.927 Slaves et 1.300 Magyars, en cette ville qui a toujours été italienne dans son histoire ancienne et moderne. Le Ban de Croatie Jellacic lui-meme qui, en 1848, s'en empara par ordre de l'empereur l'Autriche et pour y dompter la rébellion de la Hongrie contre les Habsbourg, se vit obligé de garantir aux habitants de Fiume par une déclaration publique « leur • langue italienne.

Cette vHle de Fiume a été à tel point jalouse de sa civilisation italienne, qu'elle ne voulut pas admettre l'introduction d'autres langues dans ses écoles

• pour ne pas semer dans les ames enfantines le mauvais grain contre la langue italienne, la seule parlée depuis toujours à Fiume et l'un des instruments principaux dont la ville se servit pour atteindre son degré actuel de civilisation et son progrès commerciai et industrie! • (1861). Jusqu'à l'heure actuelle les podestats ou les membres du Conseil municipal, les députés au Parlement ont toujours été Italiens et, par égard pour l'italianité de Fiume, le royaume de Hongr:ie promulguait jusqu'ici ses lois aussi dans un text~ officiel italien.

Le caractère italien et autonome, qui a toujours été celui de la ville de Fiume, a été encore accentué depuis que l'impératrice Marie-Thérèse, par son diplòme du 23 avril 1779, déclarait Fiume ville libre de tout mélange ou union avec la Croatie: Separatum sacrum regni Hungariae coronae adnexum corpus... neque cum alia Buccarano vel ad regnum Cr'oatiae pertinente ulla ratione commisceatur. Ces privilèges furent confirmés par des lois hongroises successives et par la • Constitution de la libre ville de Fiume •. Dès que fut proclamée la décadence de la dynastie des Habsbourg, F,iume revendiqua le droit de disposer d'elle-meme et proclama, le 29 octobre 1918, son union à l'Italie, à laquelle, affirmant la tradition du Risorgimento, le programme des Carbonari l'avait déjà attribuée en 1822. L'Italie, lorsqu'elle proclame son droit d'accepter et de faire reconnaitre l'acte spontané par lequel Fiume s'est donnée à elle, a, en meme temps, la conscience d'obéir aux exigences de l'exploitation économique rationnelle du territoire auquel ce port doit servir. D'autre part, l'Itaìie sait bien que, par là, elle n'obtient qu'une des compensations qui lui sont dues, selon l'esprit de la Convention signée avec ses Alliés à la suite des plus

grands efforts et sacrifices accomplis par l'Italie pendant la guerre et en vue des conditions nouvelles créées par l'écroulement de l'Autriche-Hongrie.

Au moment où l'Italie entra dans la coalition formée par ses Alliés actuels, elle prit un engagement limité, d'après la Convention militaire signée aans cettc occasion, par l'obligation, qu'avait prise la Russie de tenir engagées contre l'Autriche-Hongrie un minimum donné de forces (afin d'éviter que l'Autriche-Hongrie concentrat tout son effort contre l'Italie dans le cas que la Russie se tournat principalement contre l'Allemagne). Les événements pQlitiques intérieurs de la Russie l'amenèrent à la paix séparée et eurent ce double résultat que l'AutricheHongrie, délivrée de toute nouvelle pression, put concentrer la totalité de ses forces contre l'Italie, et que l'Allemagne, libre à son tour de l'étreinte de son ennemi orientai, eut le moyen de preter à l'Autriche-Hongrie ce secours considérable qui, à un moment donné, détermina un contre-coup si grave, au détriment de l'Italie. En vérité, si les autres alliés furent dédommagés de l'effort supplémentaire rendu nécessaire par la défectìon de la Russie, grace à l'intervention américaine, par contre le front italien, ainsi que l'a reconnu et regretté si noblement le Président Wilson, ne reçut aucun apport du meme genre, qui permit de diminuer l'apre effort soutenu par l'armée nationale. L'Italie dut donc :supporter plus que toute autre ces doubles conséquences de la défection russe, devant multiplier son effort militaire et faire supporter à ses populations les grands sacrifices, ce qui autodserait un développement général des compensations prévues pour un effort et des sacrifices tellement plus restreints. L'Italie veut renouver encore une fois sa grande modération et se contente de demander ici, toujours selon l'esprit de ce meme pacte, la ville de Fiume (avec son district) qui, au point de vue national, est italienne dans sa très grande majo

rité, qui a proclamé Hbrement sa volonté d'etre unie à l'Italie et qui complète,

sur un point extreme et justement pour cela plus délicat, l'organisation défen

sive de la frontière terrestre qui, ,sans cela, aboutirait à une ligne insoutenable

fixée par la frontière administrative entre l'Istrie et Fiume, jusqu'à présent

faisant partie du meme Etat.

La possession italienne de Fiume complète le programme de défense antiaUemand dans l'Adriatique. Il n'y a que l'ltalie, grande puissance maritime, qui peut avoir le moyen de réaliser ce programme répondant à un intéret collectif des nations Qui ont combattu ensemble cette guerre. Un écrivain français, traçant les grandes lignes de la paix future, écrivait dès 1915: • Trieste et Fiume, sous des dehors autrichiens et Hongrois, sont surtout des ports allemands, les organes méridionaux de ce système de domination, dans lequel Hambourg et Breme remplissent dans la mer du Nord les memes fonctions •. Il faut empecher qu'après avoir enlevé à cette domination indirecte de l'Allemagne sur la mer Adriatique l'un de ses organes, Trieste, l'autre, Fiume, ait le moyen de continuer .sous des dehors yougo-slaves sa fonction d'instrument germanique et cela -peut-etre bien malgré l'intention et la volonté d'un nouvel Etat slave, incapable, dans son impréparation inévitable, d'éliminer les anciennes influences et de prévenir le redoublement des efforts allemands qui se concentreront, après avoir été éloignés de Trieste, sur ce seul point d'infiltration possible. D'autre part, mème une confédération danubienne orientée contre l'Allemagne, au cas où elle pouvait se constituer, ne serait pas capable de remplacer l'Italìe dans cette mission sans de grands retards dont l'ennemi profiterait à l'aide de ces fictions financières dans lesquelles il est passé maitre. Les aptitudes naturelles et les moyens techniques, que possède une nation maritime comme l'Italie, sont indispensables. Or, l'Italie, en mettant son nouveau port, comme celui de Trieste, complètement à la disposition du territoire dont il est le débouché nature!, ne ferait autre chose QUe d'harmoniser, de la façon techniquement et économiquement la plus profitable, son propre intéret avec celui de sa clientèle, sans mettre en mouvement des influences et des dépendances politiques contraires au jeu de l'intéret commun. L'Italie pourrait garantir à ces différents Etats des privilèges spéoiaux: point frane et zones franches, enclos réservé dans les magasins généraux, mòles nationaux, tarifs préfér,entiels pour les opérations portuaires, marchés spéciaux; accords pour les tarifs cumulatifs dans les transports par chemin de fer et par mer, traités pour les services d'émigration, etc. L'Italie pourraH etre sure d'agir ainsi dans l'intéret de ses propres ports dont la vie par le fait meme de leur fonction est étroitement liée à la vie des Etats de l'intérieur. A Trieste et à Fiume devront aboutir les territoires allemands, soit de l'Allemagne proprement dite, soit de l'Autrlche allemande, les pays tchécoslovaques, les pays yougo-slaves (slovènes et croates) et la Hongrie. D'où découle clairement la difficulté, piowr ne pas dire l'impossibilité qu'une souveraineté autre que celle de l'Italie, étrangère et supérieure aux compétitions inévitables, de caractère politique et économique, entre ces différents Etats, puisse leur garantir des débouchés communs dans la mer sous un régime techniquement impartial et objectif, tel que l'exige l'exploitation rapide et bon marché de ces memes ports, des chemins de fer et des lignes de navigation qui devront y aboutir. Pour ce qui concerne plus particulièrement Fiume, l'on ne peut guère soutenir que ce port doive etre réservé aux exigences économiques de la Croatie. Le trafic de la Croatie n'entre en ligne de compte, pour ce qui concerne le mouvement d'ensemble du port de Fiume (importations et exportations), que dans la mesure du 7 p. 100. Tout

le reste a rapport à d'autres pays de l'intérieur et plus largement qu'aux autres à la Hongrie. Le trafic d'ensemble de la Croatie, de la Slavonie, de la Dalmatie, de la Bosnie et de l'Herzégovine s'acheminait par la voie de Fiume seulement dans la proportion du 13 p. 100, tandis que tout le reste était canalisé vers les ports de la Dalmatie méridionale. Le service maritime dans le port de Fiume qui était jusqu'ici le fait d'une société subventionnée par l'Etat hongrois, ne pourrait pas passer à un nouvel Etat qui apporte à la vme une partie si exigue de son propre trafic, qui aura des besoins tellement plus urgents et qui ne sera préparé d'aucune façon à un tel ròle. Encore une fois, seui un grand Etat maritime comme l'Italie, riche de traditions, de moyens, de relations, d'expérience, pourra aider Fiume à remplir sa mission, peut-etre bien meme dans les premiers temps au prix de quelques sacrifices que son budget pourra aisément supporter en équilibrant les profits et les per'tes qui dériveront de l'administration cumulative de tous ces ports. Trieste et Fiume, dans les mains de l'Italie, pourront jouir, sans entrer en conflit et au profit de leur territoire respectif, de services maritimes raccordés plus vastes et meilleur marché, toujours plus parfaits, tandis que certains services maritirries aménagés séparément pour Trieste et pour Fiume ne pourraient etre ni rationnels nd bon marché. Trieste s'appuyant à une grande nation comme l'Italie pourrait les obtenir, mais non Fiume, au détriment de la ville meme et du territoire qu'elle dessert, qui serait ob1igé de payer pour ces services des frais beaucoup plus élevés que ceux qui lui incomberont si Fiume est italienne et peut profiter des services cumulatifs que l'Italie organisera pour les deux ports de l'Adriatique septentrionale. En d'autres termes et non seulement à cet égard, l'Italie pourra exercer, au prorfìt des deux ports et des pays producteurs et consommateurs de l'intérieur, cette fonction de régularisation, d'intégration et d'aide pour laquelle les autres Etats et surtout un Etat croate ou yugo-slave n'auraient pas des moyens suff.isants, une préparation technique ni meme un critérium d'impartialité.

Le problème de Fiume relié si étroitement à celui de Trieste est un problème italien, il est vrai, en tant qu'il concerne les intérets d'une ville surtout italienne et se relie à l'autre problème de la frontière orientale de l'Italia, mais en meme temps problème européen par la signification qu'il acquiert de défense anti-germanique, puisque seulement Fiume italienne peut garantir le développement de l'entrepòt sauvegardant le port et les pays qu'il dessert (surtout la Hongrie) contre le danger du dilemme: ou la ruine économique ou l'aide et alors l'hégémonie, ne fùt-ce qu'économique, des Allemands. Ainsi qu'on l'a répété, Fiume croate veut dire Fiume hongrois ou austro-hongrois ou allemand, ce qui au fond revient au mème. En concluant, s'il est vrai que d'après le Pacte de Londres Fiume pouvalt se relier au royaume de Croatie par la continuité territoriale avec ce pays, il n'est pas moins vra.1 q_ue ce pacte ne présuppo.saH pas la chute de la monarchie des Habsbourg dont ce royaume faisait partie. Dans ce cas on pouvait s'expliquer qu'à la Transleithanie et encore mieux à une population de 50 millions d'habitants l'on réservat la domination politique d'un port libre dans l'Adriatique dont elle aurait été bien capable de soutenir le poids. Mais à présent la monarchie des Habsbourg est tombée sur le champ

de bataille de Vittorio Veneto, sous le dernier choc violent de l'armée italienne. Une fois que la monarchie a disparu de la liste des Etats, la nécessité cesse de lui conférer la domination politique de ce débouché commerciai. La leçon de plus d'un siècle, de la proclamation de Marie-Thérèse qui déclare Fiume port séparé de l'Etat hongrois sans la moindre immixtion de la Croatie, jusqu'aux dernières délibérations du Conseil national, est bien qu'il serait impossible de 1ier Fiume au sort d'un nouvel Etat yougo-slave sans déformer une situation de fait dans laquelle se traduit un état d'ame invariable. Personne ne pourrait donc contester raisonnablement le droit de l'Italie à recueillir de la paix de tels fruits dont la plupart lui avaient été garantis avant son entrée en guerre en vue d'un effort et de ,sacrifices infiniment moindres que ceux qu'elle dut s'imposer dans l'intéret commun. Si l'on conteste ou marchande les requetes de l'Italie on ne peut le faire pour des raisons objectives et intrinsèques, mais seulement en s'inclinant outre mesure devant les prétentions des Yougo-Slaves. Or ces prétentions semblent bien singu1ières venant de ces Slaves qui jusqu'à la dernière minute prirent une part déterminante à cette guerre, se battant avec une énergie particulière contre l'Italie. Hier encore l'un des journaux les plus importants des Yougo-Slaves avouait qu'ils s'étaient battus comme des lions contre l'!talie, c'est-à-dire contre l'Entente, pour ce qu'ils voulaient appeler leur domaine. Le Gouvernement austro-hongrois, voulant presque les récompenser du caractère loyaliste et dynastique qu'ils avaient conservé jusqu'aux derniers temps à leur mouvement en faveur d'un Etat yougo-slave dans le cadre

de la monarchie des Habsbourg, leur conféra, à la dernière minute, par la livraison de la flotte, une sorte de mandat de confiance qui doit tout au moins rendre les Alliés circonspects au moment où ils auront à délibérer sur l'avenir de ces peuples. De toute façon l'Italie avait prévu, à la veille de se joindre aux ennemis des empires centraux, cette événtualité de voir contestées, au lendemain de la victoire, ses justes revendications, et cela de la part d'alliés qui auraient pu avoir, à certains égards, des intérets et des programmes politiques différento; et partiellement meme opposés aux siens. C'est en vue d'une pareille éventualité qu'e!le proposa et accepta un compromis comportant des renonciations inc<iscuiables sur la rédemption intégrale des terres et des gens de nationalité italienne, et que l'Italie précisa le minimum des acquisitions qui, tout en donnant satisfactioll dans une certaine mesure aux demandes justifiées des autres, lui auraient donné la certitude que, la guerre une fois terminée avec succès, les espoirs italiens ne devaient pas etre déçus à la suite d'une pression que pourraient exercer ceux avec lesquels l'Italie avait combattu.

Après avoir donc, dès ce moment, dans le but de prévenir de futurs malentendus, rappelé l'attention des nouveaux alliés sur la possibilité de ces contestations éventuelles, qui à présent sont formulées sur l'appui d'arguments entièrement injustifiés, l'Italie peut loyalement s'attendre à ce que ses demandes modérées, correspondantes à son droit et à ses exigences et si largement étayées par le consentement des populations intéressées, reçoivent leur pleine satisfaction (1).

(l) -La memoria è priva di data. Si pubblica sotto la data del 12 marzo perché quel giorno ne venne divulgato alla stam!la, tramite l'Agenzia Stefani, un sunto, con amplissimecitazioni testuali dei passaggi ritenuti più importanti. A. GIANNINI, Documenti per la storia dei rapporti fra l'Italia e la Jugoslavia, Roma, 1934, pp. 70-98, Io colloca sotto la data del 7 fehhraio, seguito da tutti gli autori che hanno ripubblicato il testo del Mémorandum. Cosi M. CURREY, Italian Foreign Policy, Londra, 1932, pp. 15-31, che riporta la traduzione ufficiale inglese; R. ALBRECHT-CARRIÉ, Italy at thc Paris Peace Conference, New York, 1938, Doc. 17, pp. 370-387; F. CURATO, La conferenza della vace, Milano, 1942, vol. II, PP. 70-98; e il compilatore anonimo della raccolta di Documenti sulla questione adriatica (La conferenza della pace, 12 Gennaio 1919-20 marzo 1920), Roma, Ministero degli Affari Esteri,

(l) Il punto di vista iugoslavo, oltre che in una memoria sullo sforzo militare compiutodai S. H. S., risulta, in forma generica, nel Mémoire concernant les revendications du

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IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO

(ACS, Carte Orlando)

T. 721. Parigi, 13 ma1·zo 1919, ore 11,10 (per. ore 14).

Prego compiacersi far comunicare all'on. Scialoja seguente telegramma di

S. E. il presidente:

• Tua presenza qui sempre desiderabile. Per quanto in particolare riguarda commissioni di cui fai parte, la situazione è 'la seguente: Circa Lega delle Nazioni, colonnello House mi ha detto ieri che ha diretto una nota ai neutrali per invitarli ad un esame del progetto, e che dopo pervenuta risposta sarà di nuovo adunato comitato con intervento dei neutri, che avranno aderito in massima. Tale riunione non sarà nè immediatamente prossima nè di molto lontana, noto vi sarà il tempo di preavvisartene. Per quanto riguarda commissione punizione colpevoli, D'Amelio mi ha ieri detto che la questione sembra arrivata al punto in cui si chiarisce inconciliabile dissidio fra americani ed altre potenze. Egli prevederebbe come probabile una rapida conclusione che constati tale dissenso, e parrebbe che ciò debba seguire proprio in questi giorni.

Regola le tue mosse su tali indicazioni che ti ho voluto dare in modo diffuso appunto per metterti in condizione di giudicare personalmente. Saluti cordiali •.

Poichè per la partenza dell'on. Scialoja ha telegrafato a S. E. H presidente anche S. E. Colosimo, la prego fare dare notizia, se crede, di quanto sopra a S. E. ministro delle Colonie.

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IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, AL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, COLLI DI FELIZZANO

T. 300. Roma, 13 marzo 1919, ore 15.

Telegramma S. V. 14 (1).

Poichè questione etiopica è attualmente oggetto trattazione congresso pace e considerato quanto riferisce S. V. con suo telegramma n. 10 (2) è nostro interesse procrastinare visita missione etiopica in Europa il più lungamente possibile.

Royaume des S. H. S., nel quale si chiede l'unità dei terreni abitati da iugoslavi. Che cosa volesse dire, nei riguardi dell'Italia, l'applicazione di tale principio, risulta da cinquememorie, nelle quali si espone il punto di vista iugoslavo su Les pays de Goritza et de Gradisca et la ville de Goritza, La ville de Trieste, l'Istrie, La ville de Ryéka (Fiume), Mém. sur la question dalmate. Ma tali memorie restano assorbite da quella generale sulla frontiera fra l'Italia ed il Regno S.H.S., che, secondo gli iugoslavi, doveva esser nelle sue linee principali quella già separante l'Italia dall'Austria. Ci limitiamo a far cenno di tali documenti, non essendo possibile riprodurli. Occorre anche tener presente che essi erano integrati con altrettante memorie ufficiose, redatte da studiosi e specialisti iugoslavi, e numerosi fogli volanti, memorie, studi, che servivano a confortare la tesi ufficiale, o avevano carattere polemico. [Nota del documento].

(l) -Si tratta del seguente tel. n. 548/14 da Addis Abeba, del 31 gennaio, e pervenutoil 4 febbraio: « Degiac Tafari mi ha pregato fargli sapere quale epoca sarebbe più propizia e gradevo>e per codesto Governo di ricevere missione etiopica». (2) -Non si pubblica, ma cfr. n. 121 e nota 2 a pag. 78.
790

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL SUO SEGRETARIO, BIANCHERI

T. 255. Parigi, 13 marzo 1919.

Telegramma 4619 (1).

Sta bene sentire Sforza per posiziOne Ferrante, come per invio a Brussa od Eraclea per cui prego Contarmi fare proposta di funzionario competente. Mi viene riferito che comandante Vannutel.li avrebbe speciali competenze per Asia Minore.

Prego informarsi ove egli si trova attualmente e se e come e dove egli sarebbe utilizzabile.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI, E AL MINISTRO A BUCAREST, FASCIOTTI

T. 256. Parigi, 13 marzo 1919.

Un gruppo di rumeni del Pindo è giunto a Parigi da Bucar~Sit quale delegazione della Società di Cultura Macedo-Rumena per adoperarsi in favore colonie rumene •sparse nei Bakani. In Unea di massima R. Governo vede con simpatia tali rivendicazioni. Delegazione si dice appoggiata da Governo rumeno e riferisce avere ottenuto assicurazioni che Rumania non ha compromesso diritto riservatole da Conferenza Londra 1913 di trattare con Grecia tutta questione relativa alle garanzie da a~cordare alle popolazioni kutzovalac•che. Chiede poter mettersi in rapporto •con rumeni del Pindo rifugiati in Albania e altre facilitazioni in genere. Prima di accordare appoggio prego volermi informare circa mandato e qualità persone che compongono delegazione che sono Giorgio Murnu professore, Nicola Tacit professore, Arghir Culina architetto, Take Papahaggi segretario.

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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'ALTO COMMISSARIO A SOFIA, ALIOTTI

T. 257. Parigi, 13 marzo 1919.

Rispondo suo telegramma n. 68 (2). Nota comando francese circa ferrovia Dedeagac va messa in rapporto con richieste greche per annessione Tracia. Su ciò commissione incaricata studio

non ha .raggiunto accordo. Delegazione italiana sostiene interessi bulgari. Delegati americani dopo aver aderito punto di vista anglo france!3e recisamente contrario ai bulgari hanno fatto passo indietro presentando talune riserve. Tale risultato si deve a nostra azione ufficiosa. Questione venne rimessa al congresso per decisione.

Passo ·comando francese •costà pare voglia crea,re situazione di fatto che influisca su determinazioni congresso.

(l) -Non si pubblica, ma cfr. n. 603. (2) -Non si pubblica.
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IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL RAPPRESENTANTE NELLA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A BUDAPEST, TACOLI

T. 259. Parigi, 13 marzo 1919.

A telegramma n. 42 gab. (l) V. S. potrà con discrezione e tatto valersi presso codesto Governo di quanto segue:

l) rifornimenti alimentari dipendono da commissione interalleata e pertanto non è in nostro esclusivo potere aderire senz'altro a domande ungheresi. Tuttavia R. Governo farà suo possibile per sollecitare invio soccorsi e potrà essere utile che V. S. indichi di volta in volta le contingenze particolari nelle quali nostro intervento possa essere più efficace.

2) Di fronte pretese serbe esigenze ceco-slovacche e domande rumene nelle ·Commissioni territoriali Italia ha sostenuto concetto mantenere una Ungheria cui limiti coincidano con elemento etnico che conservi sue risorse economiche ed abbia frontiere strategicamente difendibili.

3) Non siamo contrari in via di massima concedere tanto eventualmente a Fiume che a Trieste qualche condizione di favore al commercio ed al traffico ungherese. Occorre però sapere quali garanzie ed assi-curazioni di ordine ferroviario doganale ecc. Ungheria sarebbe disposta a concedere in cambio.

4) R. Governo non può concedere prestiti. Possiamo però vedere se qualche gruppo finanziario o bancario Jo farebbe. Conviene a tale riguardo conoscerne ammontare come ogni altro utile dettaglio.

l) Si tratta del seguente tel. n. 924/68 del 5 marzo 1919:

c Mio rapporto 28 febbraio.

Per ordine del generale Franchet questo comando francese ha inviato 3 corrente nota scritta a questo Governo chiedendo che linea ferroviaria Mustafà Pascià-Adrianopoli-Dedeagatch per la parte acquistata nel 1913 e 1915 dalla Turchia venga rimessa sotto controllo francese che già riscontra linea Costantinopoli Adrianopoli. Tale esigenza desta nuovo vivo allarme nel Governo che a quanto vengo informato sarebbe deciso res:>ingerla, ammettendo soltanto sorveglianza militare già esistente per tutte ferrovie bulgare nelle mani di ufficiali francesi. Questi ambienti anglo-americani ed anche qualche autorità francese critica nuova pretesa che se attuata provocherebbe pericolosi conflitti. Siccome questione sembra esorbitare [dai poteri del] Generale Franchet [gruppo indecifrato] perciò rimane alla discrezione esclusiva Potenze prendere decisioni al riguardo.

Giova notare che accettando punto di vista francese avente riguardi politici violerebbesi spirito buona fede armistizio evidente danno prestigio morale Intesa. Governo bulgaro intenderebbe invocare in proposito conferenza Londra che nel 1913 attribuì alla Bulgaria territori sino Enos Midia di cui essa fu spogliata ingiustamente in seguito al colpo di ardire della Turchia dalla . . . [gruppi indecifrati] balcanica •.

(2) Cfr. n. 655.

794

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL COMMISSARIO POLITICO PRESSO LA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A VIENNA, MACCHIORO

T. 265. Parigi, 13 marzo 1919.

Suo telegramma n. 15 (1).

Ritengo !Preferibile ·che eventuale reclamo Austria tedesca venga direttamente rivolto •conferenza pace, pure informando Governi alleati di avvenuta •comunicazione. In sede .conferenza Governo italiano non mancherebbe appoggiare opportunamente la giusta domanda di cui si tratta.

795

IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI, S. PIACENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 1035/2178. Valona, 13 marzo 1919 (per. il 13).

Rispondo suo telegramma 4500 del 10 ·Corrente (2).

Appena .giuntomi rapporto Perricone che prevedeva occupazione Oboti da parte truppe francesi ordinai subito a comando sedicesimo corpo d'armata che nostro distaccamento di Giansì (sulla sinistra Boiana e precisamente di fronte Oboti) passasse al di là del fiume e occupalsiSe tale località. Poichè essa risultò già occupata da francesi, ritenni soprassedere da occupazione stessa, dato che era ed è in corso soluzione questione limite giurisdizionale Scutari. Per evitare fatti che potrebbero essere anche giudicati pretesto per determinare incidenti, riterrei conveniente soprassedere per ora (salyo disposizioni in contrario di codesto ministero) e far passi presso il Comando francese nel senso indicato dal telegramma cui si risponde e ciò per seguenti motivi: l) generale Franchet d'Espérey con notificazione comunicata a codesto ministero con mio telegramma 1562 (2) rappresentava che presenza francesi ad Oboti lasciava impregiudicata questione giurisdizionale. 2) Opportunità di evitare che, invocando ora motivo che Oboti è fuori della giurisdizione internazionale del 1913 si venga implicitamente a riconoscere diritto di tale giurisdizione all'attuale presidio interalleato di Scutari ciò che sarebbe in contrasto con direttive date da codesto ministero con suo telegramma 65 in data 30 gennaio (3).

(l) -Cfr. n. 317. (2) -Non si pubblica. (3) -Cfr. n. 158.
796

IL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 1054/07131. Roma, 13 marzo 1919 (per. il 15).

Si comunica per notizia il testo di un'informazione pervenuta a comando supremo a mezzo del governatore di Trento, dal comando della 6• divisione, avente sede in Innsbruck:

• Voci correnti in città pretenderebbero come prossima una amichevole risoluzione della questione sud-tirolese in seguito ad accordi tra Italia e Germania: quest'ultima assorbirebbe il Tirolo settentrionale mentre l'AJto Adige sarebbe conservato definitivamente dall'Italia con speciali garanzie riflettenti la conservazione della lingua, l'esonero dal servizio militare, ecc.

I clericali combatterebbero tenacemente l'attuazione di tale progetto ed allo scopo di raggiungere l'indipendenza e l'integrità tirolese starebbero trattando con la Francia, alla quale avrebbero offerto per la durata di 30 anni l'uso delle forze idrauliche del Tirolo. Allo scopo di trattare in tale senso con personalità francesi sarebbe già partito per Vienna l'ex presidente del tribunale di Trento Schumacher il quale fra giorni sarebbe raggiunto da una delegazione tirolese •.

797

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. CONFIDENZIALE 364. Londra, 13 marzo 1919. Durante breve soggiorno Londra Venizelos, in conversazioni privatissime con qualche suo amico, si è con alquanta amarezza !agnato di noi. Egli ha affermato che contrariamente suo vivo desiderio e speranze che riteneva fondate, non solo nessun accordo con noi è intervenuto, ma domande greche sarebbero state da noi sistematicamente contrastate. In relazione con questa notizia attinta a sicura fonte; nonchè alle voci cir

colanti di opposizione americana a Smirne greca, segnalo ad ogni buon fine corrispondenza ieri ed oggi del dott Dillon nel Daily Telegraph.

798

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 365. Londra, 13 marzo 1919.

Telegramma di V. E. 225 (1). Al primo memorandum da me consegnato Curzon rispose con altro spedito a Roma, manifestando rincrescimento per accaduto in Libia.

In seguito ad altro memorandum ed a mie vive insistenze rinnovate e basate su informazioni susseguentemente pervenute, Rodd è stato incaricato intendersi ,col nostro ministero del'le colonie rper accertare con p,recisione suoi intendimenti circa genere riparazione da esso reclamata (1).

(l) È la ritrasmissione a Londra del tel. pubblicato al n. 662.

799

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI INGLESE, BALFOUR

L. 645. [Parigi], 13 marzo 1919.

Further referving to your letter of February 17th (2), I am now sending you herewith a map showing that the fìgures given for the population of Sushak in the table annexed to your letter concern the whole tract of open country extending from Fiume as far as the Bay of Buccari.

Of course these fìgures (which are also taken from the Hungarian census of 1910), added to the ones of F-iume, materially increase the proportion of the Slavs as compared with other nationalities, but the resulting figures -even admitting their accuracy -could no longer be called • Fiume Statistics •, as the suburbs proper of the city, although more thickly populated, do not extend to any considerable distance.

800

RELAZIONE DEL CAPO DEL SERVIZIO STAMPA DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DELLA P ACE, ALOISI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

Parigi, 13 marzo 1919.

Il modo di pubblicazione del no1stro Memoriale ha provocato sorpresa

negli ambienti giornalistici francesi e negli ambienti del Quai d'Orsay.

Molti giornalisti hanno rimarcato che ieri sera nulla era apparso nel comunicato ufficiale che lasciasse supporre della presentazione del nostro Memoriale, e che anzi, interrogato telefonicamente il servizio competente del Quai d'Orsay, questo aveva risposto negativamente.

L'arrivo quindi dei primi comunicati da Roma ha suscitato sorpresa, tanto p1u che si incomincia a rilevare che i due testi di Roma e di Parigi non corrispondono tra di loro.

Al Quai d'Orsay, quantunque ben disposti verso di noi, trovano il modo di pubblicaz.ione inopportuno e si è detto a nostri informatori • qu'il était très regrettable que Je document ait été publié si vite avant meme que le Consei! d es Dix e n art pris connaissance •.

Per questa ragione i giornalisti nostri amici che sono in istretto contatto col Quai d'Orsay, si trovano molto imbarazzati a pubblicare subito gli articoli che avevano già pronti in nostro favore, e si crede che molti aspetteranno a farlo quando le questioni saranno discusse.

(l) -Questo telegramma fu comunicato da Sonnino al ministero delle Colonie con t. 274 del 15 marzo. (2) -Non si pubblica.
801

IL DELEGATO ED ESPERTO TECNICO ALLA CONFERENZA DELLA PACE,

CAVALLERO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, E AL

MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 2050. Parigi, 13 marzo 1919.

Il Comando Supremo ha qui inviato per conoscenza gli acclusi incartamenti relativi alla situazione venutasi a creare a Fiume. Dal loro esame risulta :

l) Verso la fine di febbroio il generale inglese Gordon, !t"'educe da conferenze avute in Italia, ·si recò da S. E. il tenente generale Grazioli per proporgli di affidare senz'altro al solo controllo francese la rete ferroviaria che da Fiume va all'interno del paese.

S. E. Grazioli non acconsentì, nonostante le insistenze, convinto trattarsi di manovra per svalutare e pregiudicare la nostra posizione in Fiume e fece anzi presente alle superiori autorità, la necessità di ottenere il controllo sulle ferrovie del retroterra di Fiume anche da parte nostra, proponendo l'impianto di commissioni interalleate nei maggiori centri (Zagabria, Fiume, Budapest, ecc.).

2) Ai primi di marzo S. E. ~azioli, osservando che il contegno del generale Gordon si fa sempre più insistente ed invadente, comunica che le relazioni con tale generale si fanno sempre più stridenti e soggiunge che qualora questi non muti il suo contegno (tendente a creare sempre maggiori difficoltà con pretese di ogni genere e specie col volere dare carattere collegiale a tutte le soluzioni delle questioni che riflettono l'interno di Fiume) egli sarà costretto a chiederne l'allontanamento.

3) Sempre ai rPrimi di marzo si apre un dissidio anche col genemle francese Savy il quale, nonostante quanto era stato precedentemente stabilito col generale Franchet d'Espérey circa la base navale francese dii Fiume, cercava continuamente di ampliare questa base con richieste di nuovi locali. Nella richiesta del 4 marzo il generale Savy soggiungeva anzi che alle difficoltà di trovare nuovi locali si sarebbe potuto ovviare con la riduzione del presidio italiano che gli sembrava superfluo ai bisogni. Le lettere scambiate in tale occasione tra S. E. il generale Grazioli ed il generale Savy mostrano uno stato di tensione che deve cessare, se non si vuole determinare una crisi (allegato 3 e relativi annessi).

4) L'oppolsizione all'opera di S. E. Grazioli rsi rappa.Iesò più 'Chiara in occasione dell'espuLsione da lui Ol'dinata del signor Bellen, agitatore italofobo che aveva cercato di far ribellare il personale della Società Adria. Il ,generale inglese e quello francese protestarono definendo arbitrario l'atto e ·chiedendone la revoca qualora non risultassero prove sufficienti a carico dell'espulso. Tale opposizione si esplicò ancora nelle insistenze per avere il libero passo con le truppe attraverso la linea d'armistizio sino Volosca, e ancor più per avere il controllo esclusivamente francese sulla ferrovia e della stazione di Fiume (escludendone addirittura ogni ingerenza italiana); ed infine i due generali alleati si mostrarono concordi anche nel chiedere la riduzione del presidio italiano.

5) Ciò premesso S. E. Grazioli fa presente rcome tutta questa ostilità derivi dagli interessi che gli alleati hanno nella penisola balcanica, interessi che sono intimamente ·connessi a Fiume e conclude proclamando la necessità di una nostra azione energica, anche a .costo di suscitare qualche incidente, se non vogliamo, per evitare questo, pel'dere la città di Fiume.

Come provvedimento immediato S. E. Grazioli chiede l'allontanamento del generale inglese Gordon, il quale secondo lui non può, per motivi vari, rappresentare che un elemento di ostacolo ad ogni buona soluzione. Lo potrebbe sostituire il colonnello Waskter già addetto alla persona di detto generale,

6) lrl Comando della 3" Armata nel t·rasmettere i documenti relativi a tali incidenti al Comando Supremo, soggiunge ritenere opportuno: a) Dare completo appoggio al generale Grazioli per quanto concerne la espulsione del signor Bellen. b) Mantenere le vigenti disposizioni per la circolazione delle truppe tra Fiume e Volosca (attraverso la linea d'armistizio).

c) Non solo impedire che il controllo sulla ferrovia di Fiume sia esclusivamente francese, ma premere per ottenere l'ammissione nostra al controllo della ferrovia Fiume-Zagabria.

d) Nessuna diminuzione delle nostre forze in Fiume; ogni diminuzione sarebbe a noi fatale e creerebbe gravi disordini. e) Nessuna diminuzione dell'autorità attuale del Comandante del Corpo d'Occupazione. In complesso far comprendere agli alleati che la nostra remissività non può essere spinta oltre un certo limite.

Quanto sopra si trasmette nel caso analoghi documenti non siano ancora

pervenuti; rappresentando come al punto a ·CUi sono giunte le ·cose nonostante

il tatto e la prudenza fin qui spiegate dal generale Grazioli, soltanto l'efficace

intervento del Governo potrà impedire il prodursi di una crisi spiacevole (1).

22 -Documenti diplomatici -Serie VI -Vol. II

ALLEGATO I.

SEDUTA POMERIDIANA DELL'll GENNAIO 1919 A FIUME XIII

Si decide di prendere successivamente in esame le conclusioni e proposte presentate da ogni singolo Ammiraglio e di fare sopra ogni proposta regolare votazione. L'Ammiraglio Kiddle ha presentato le seguenti conclusioni e proposte:

l) The establishment of a real Allied Occupation

To effect this i t is proposed: a) To reduce the Italian troops to two battalions b) To establish a French battalion

c) To establish a Serbian battalion

d) To maintain an American Battalion

e) To maintain a British Battalion

l) Dare un carattere veramente interalleato all'occupazione.

Per effettuare ciò si propone: a) Di ridurre le truppe italiane a due battaglioni; b) Di far venire un Battaglione Francese; c) Di far venire un Battaglione Serbo; d) Mantenervi un Battaglione Americano; e) Mantenervi un Battaglione Inglese. A capo di queste forze dovrà essere un Generale Italiano.

2) To maintain the Naval Forces of the Allies in approximately equal proportions; the Command to be vested in an Italian Admiral as regards the functions of the port.

3) Conferences on any important matters to be held by the Naval and Military Officers commanding the Allied Forces.

4) Arrange full facilities for the French Military base.

5) Remove Electric Skysigns; Italian Flags from the Docks, J etties, Public Buildings; stop all placards, propaganda, Street demonstrations, and contro! the local press; all with a view to calming politica! and racial animosities.

6) If the above five proposals are carried out an effective Allied Occupation will have been established and causes disagreement removed between Allies.

7) It is considered the above measu· res will also largely help to conciliate the Jugoslavs, and other mesaures suggested are:

2) Mantenere le forze Navali degli Alleati in proporzioni approssimativamente uguali, il Comando delle quali dovrebbe affidarsi ad un Ammiraglio Italiano per quanto riguarda le funzioni portuali.

3) Si dovranno tenere conferenze su tutti gli argomenti importanti da parte dei Comandi Navali e Militari delle forze Alleate.

4) Disporre ogni facilitazione per la base militare francese.

5) Togliere di mezzo le insegne elettriche luminose; le bandiere italiane dai magazzini portuali, moli ed edifici pubblici; impedire qualunque dimostrazione con cartelli, propaganda e cortei nelle strade, controllare la stampa locale; tutto questo per calmare le animosità politiche e di razza.

6) Se le cinque precedenti proposte saranno messe in esecuzione, si sarà stabilita una effettiva occupazione Alleata e le cause di dissenso fra gli Alleati saranno in questo modo rimosse.

7) Si ritiene che le suddette disposizioni contribuiranno largamente a conciliare l'animo degli Jugoslavi e altre disposizioni vengono proposte.

8) Restrict the occupied area as far 8) Limitare la zona occupazione per as possible. quanto è possibile.

9) Give Jugo-slavs representation in 9) Dare agli Jugoslavi il diritto di the Government. partecipare al Governo.

10) Negotiate with other Govern10) Trattare con altri Governi di staments to open up communications with bilire comunicazioni con l'interno, far the interior, give concessions as to seaconcessioni riguardo agli approvvigioborne food supplies and generally adopt namenti che provengono da mare e, in a policy of conciliation and agreement. generale, adottare una politica di con

ciliazione e di accordi.

11) Regulate the labour conditions 11) Regolare le condizioni di lavoro and encourage industries. ed incoraggiare le industrie.

Sulle proposte dell'Ammiraglio Kiddle si raccolgono successivamente i seguenti voti e dichiarazioni di voto.

PROPOSTE N. l PREAMBOLO

Amm. Kiddle -Favorevole. Amm. Bullard -Favorevole. Amm. Ratyé -Favorevole. Amm. Molà -Favorevole con riserva: sono d'accordo colla proposizione in

linea generale, ma ritengo che l'occupazione come è adesso sia già di carattere interalleato : la stessa cosa avviene in altri luoghi dove si è fatta occupazione a nome degli Alleati ma con la grande preponderanza delle truppe di qualche particolare Nazione.

PROPOSTA N. l CAPOVERSO (a)

Amm. Kiddle -Favorevole. Amm. Bullard -Favorevole. Amm. Ratyé -Favorevole. Amm. Molà -Contrario: Non concordo perché l'allontanamento di truppe

italiane desterebbe preoccupazioni nella popolazione di Fiume che è prevalentemente italiana, con pericolo di gravi disordini: non vedo perchè alla città di Fiume debba farsi un trattamento diverso da quello che si è praticato nelle altre città occupate dagli Alleati dove non si è per nulla osservato il principio dei distaccamenti Alleati equipollenti. Per maggiore illustrazione di questa idea mi riferisco alle conclusioni che presenterò e che saranno inserite nel verbale della seduta.

Amm. Bullard: Dichiaro che a mio giudizio anche le truppe italiane dovrebbero essere ridotte ad un solo battaglione come si propone per gli altri distaccamenti, ma per deferenza verso l'opinione dei miei colleghi non ho avuto difficoltà ad accettare il numero di due battaglioni.

PROPOSTA N. l CAPOVERSO (b)

Amm. Kiddle -Favorevole. Amm. Bullard -Favorevole: ma il battaglione deve essere indipendente da tutte le truppe che hanno relazione con la base francese. Amm. Ratyé -Favorevole: associandomi al chiarimento dell'Ammiraglio Bullard. Amm. Molà -Favorevole: associandomi anch'io al chiarimento dell'Ammiraglio Bullard. ·-;::j

PROPOSTA N. l CAPOVERSO (c)

Amm. Kiddle -Favorevole. Amm. Bullard -Favorevole.

Amm. Ratyé -Favorevole.

Amm. Molà -Contrario: Non mi associo perché la venuta di truppe serbe nella città di Fiume, allo stato presente delle cose, ecciterebbe gli animi della popolazione e provocherebbe disordini; non mi risulta che ovunque siano occupazioni Interalleate siano rappresentate le truppe serbe.

PROPOSTA N. l CAPOVERSO (d)

Amm. Kiddle -Favorevole.

Amm. Bullard -Favorevole: ma propongo anche che il battaglione americano che adesso è a Fiume sia allontanato e sostituito da un altro che non abbia alcuna dipendenza dall'Esercito Italiano.

Amm. Kiddle: Accetto questa aggiunta.

Amm. Ratyé -Sono d'accordo.

Amm. Molà -Sono d'accordo.

PROPOSTA N. l CAPOVERSO FINALE

Amm. Kiddle -Favorevole.

Amm. Bullard -Contrario: Preferirei di avere un Generale, Comandante Superiore, che non fosse italiano per eliminare ogni causa di attriti.

Quando è venuto qui il Generale Italiano sono avvenuti degli incidenti: sono convinto che le cose andrebbero meglio se il Comandante Superiore fosse un Generale non Italiano: la preponderanza della Rappresentanza Italiana sarebbe già assicurata dal fatto di aver qui due battaglioni invece che soltanto uno.

Amm. Ratyé -Favorevole: mi associo alla proposta dell'Ammiraglio Kiddle per dimostrare all'Italia che noi siamo animati dal desiderio di portare uno spirito di conciliazione nella questione.

Amm. Molà -Favorevole.

Amm. Bullard: Osservo all'Ammraglio Molà che il Generale Italiano, Comandante Superiore, avrebbe il Comando delle Truppe Alleate costituite secondo la proposta dell'Ammiraglio Kiddle al n. l, non già delle truppe Alleate come sono adesso.

Amm. Molà: No; adesso, come sempre in seguito, i miei voti e le mie dichiarazioni si riferiscono alla situazione come essa risulta dai voti miei e non da quelli degli altri membri del Comitato.

Amm. Ratyé: L'Ammiraglio Bullard insiste nel suo voto contrario?

Amm. Bullard: Sì, per il momento.

PROPOSTA N. 2

Amm. Kiddle -Favorevole.

Amm. Bullard -Favorevole: alla prima parte (proporzioni approssimativamente eguali) contrario alla seconda parte (Comando Superiore affidato ad un Ammiraglio Italiano).

Amm. Ratyé -Contrario: Per quanto riguarda le proporzioni delle forze navali Alleate credo che non sia il caso di formulare un voto sopra di esse perchè vi sono sempre a Fiume unità di passaggio, per quanto riguarda il Comando Superiore Navale a Fiume non posso ammettere che le unità Alleate che si trovano a Fiume possano dipendere da Autorità che non sia della propria Nazione; su ciò ho precise istruzioni anche dall'Ammiraglio Gauchet. Ammetto però che se si formasse una situazione di carattere guerresco il Comandante Superiore possa assumere il Comando di tutte le unità Navali presenti per eseguire azioni di guerra. Ammetto anche che il Comandante Superiore abbia l'incarico della sorveglianza in genere dei servizi del porto.

Amm. Molà. -Contrario: alla limitazione del numero delle navi, perché il Comando superiore deve disimpegnare particolari servizi i quali richiedono maggior concorso di navi e di persone;

Favorevole: al Comando Superiore Italiano, intendendo che le sue attribuzioni si riferiscano specialmente ai servizi del porto.

PROPOSTA N. 3

Amm. Kiddle -Favorevole. Amm. Bullard -Favorevole. Amm. Ratyé -Favorevole. Amm. Molà -Favorevole con riserva perché dovrò tornare sulla questione

quando esamineremo le proposte dell'Ammiraglio Ratyé.

PROPOSTA N. 4

Amm. Kiddle -Favorevole. Amm. Bullard -Favorevole. Amm. Ratyé -Favorevole. Amm. Molà -Favorevole: insisto però sulla necesistà che intervengano pre

CISI accordi fra le Autorità Italiane e Francesi perché non siano date disposizioni diverse da quelle fin qui concordate fra il Generale Graziali e il Generale Tranié.

PROPOSTA N. 5

Amm. Kiddle -Favorevole. Amm. Bullard -Favorevole. Amm. Ratyé -Favorevole esprimendo il desiderio che lo scopo venga raggiunto

senza urtare le popolazioni.

Amm. Molà -Contrario: Non posso associarmi perchè non vedo inconvenienti nel mantenere lo stato presente di cose: mi riferisco su questo argomento a quanto sarà detto nelle mie conclusioni e proposte a proposito di disordini avvenuti e modo di prevenirli. Riconosco l'opportunità di proibire i pubblici comizi e le dimostrazioni.

Sulle proposte n. 6 e n. 7 dell'Ammiraglio Kiddle non si fa la votazione perchè esse rappresentano dei semplici apprezzamenti.

PROPOSTA N. 8

Amm. Kiddle -Favorevole. Amm. Bullard -Favorevole. Amm. Ratyé -Favorevole. Amm. Molà -Contrario: non posso associarmi perchè si tratta di una que

stione di dettaglio sulla quale deve essere lasciata ampia facoltà al Comando del Corpo di Occupazione Interalleato di decidere secondo il proprio giudizio.

PROPOSTA N. 9

Amm. Kiddle -Favorevole. Amm. Bullard -Favorevole. Amm. Ratyé -Contrario: spiegherò bene la mia idea quando presenterò le

mie proposte: intanto riassumo il mio pensiero dicendo che io proporrei un Comitato Jugoslavo accanto, e distinto, ad un Comitato Italiano limitando i poteri di ambedue al carattere puramente consultivo.

Amm. Molà -Contrario: non posso associarmi all'idea di modificare il Governo 'attuale che amministra le cose pubbliche in modo soddisfacente e perchè qualunque cambiamento darebbe luogo a disordini.

PROPOSTA N. 10

Amm. Kiddle -Favorevole.

Amm. Bullard -Favorevole.

Amm. Ratyé -Favorevole. Amm. Molà -Favorevole.

PROPOSTA N. 11

Amm. Kiddle -Favorevole.

Amm. Bullard -Favoret,ole.

Amm. Ratyé -Favorevole.

Amm. Molà -Favorevole.

L'Ammiraglio Bullard ha presentato le

If the occupation was not justified by any terms of the Armistice, and was solely for politica! reasons, the only logica! thing to do would be to return to conditions before the occupation.

For the best interests of all concern

ed however, the Committee finds it

best to recommend, that:

l) The number of Italian troops be at once reduced to a number approximating those of other Nations, that is to say, to 1200-1500 men.

2) Reduction in the number of Italian ships and crews to more nearly coincide with those of other Nations, say, a cruiser and two destroyers.

3) The French be requested to furnish a battalion approximately equa! in number to that of the other Nations to form part of the Allied Occupation. These to be independent of any troops in transit.

4) The American troops to be detached as part of the Italian Army and given an independent status.

5) A battalion of Serbian troops should serve as part of the Allied Occupation.

6) The Allied troops be placed under the Command of an Allied Generai other than Italian.

7) Every obstacle should be removed that stands in the establishment of a base for the French.

8) The Italian National Council be abolished, and the Municipal Government should be a coalition Government with proper representation in it by the Jugo-slavs; and the Military functions entirely separated from the Municipal Government.

seguenti conclusioni e proposte:

Se l'occupazione non era giustificata da alcuna clausola dell'armistizio ed era solo per ragioni politiche, la sola cosa logica da farsi sarebbe di ritornare alle condizioni precedenti alla medesima.

Onde tutelare nel miglior modo possibile gli interessi di tutti, il Comitato raccomanda:

l) Ridurre subito le truppe Italiane al numero corrispondente, approssimativamente, a quello delle altre Nazioni, cioè dai 1200 ai 1500 uomini.

2) Ridurre il numero delle navi ed equipaggi italiani per farlo coincidere approssimativamente con quello delle altre Nazioni, cioè, per esempio ad un incrociatore e due cacciatorpediniere.

3) Richiedere che la Francia fornisca un battaglione della forza all'incirca uguale a quelli delle altre Nazioni per far parte dell'Occupazione interalleata. Queste truppe dovrebbero essere indipendenti dalle truppe di passaggio.

4) Le truppe Americane dovrebbero essere distaccate dal far parte dell'Esercito Italiano e quindi essere autonome.

5) Un battaglione di truppe serbe dovrebbe partecipare all'occupazione Interalleata.

6) Le truppe alleate dovrebbero essere poste al Comando di un Generale Alleato escluso un Italiano.

7) Ogni ostacolo dovrebbe essere rimosso per la costituzione di una Base Navale Francese.

8) Abolire il Consiglio Nazionale Italiano. Il Governo municipale dovrebbe essere un Governo di coalizione con adeguata partecipazione degli Jugoslavi e le questioni di indole militare non dovrebbero affatto essere di competenza del Governo Municipale.

9) A civilian Governar be appoint9) Nominare un Governatore Civile ed from one of the Allied Powers, prepreferibilmente un Inglese o Ameriferably either English of American. cano.

10) The removal of all unnecessary 10) Togliere di mezzo tutte le banItalian flags, all placards and skysigns diere italiane non necessarie, tutti forming propaganda, restriction of Itacartelli e iscrizioni luminose di propalian demonstrations, and control of the ganda, porre un freno alle dimostra

press to avoid exciting the people. Rezioni favorevoli all'Italia e controllare gulation of labor conditions and encoula stampa per evitare di eccitare gli ragement of industries. Removal of all animi. Regolare le condizioni di lavoro restrictions discriminating against Jue incoraggiare le industrie. Togliere

goslavs, and a generai policy of contutte le restrizioni imposte agli Jugociliation recommended. slavi, e seguire una politica di conciliazione.

Si osserva che le proposte, prima, seconda, terza, quarta, quinta, sesta, settima, dell'Ammiraglio Bullard sono state già implicitamente discusse nel prendere in esame le proposte dell'Ammiraglio Kiddle: e perciò si giudica superfluo fare la votazione sopra di esse.

PROPOSTA N. 8

Amm. Molà: Mi pare che sia opportuno distinguere in questa proposta tra diverse proposizioni. a) abolizione del Comitato Nazionale Italiano; b) ammissione nel Consiglio Municipale di Rappresentanti Jugo-slavi; c) completa separazione fra le funzioni militari e le funzioni civili.

Amm. Kiddle -Favorevole.

Amm. Ratyé -Contrario: su questo argomento ho già accennato alle mie idee trattando proposta analoga dell'Ammiraglio Kiddle: avrò occasione di chiarire le mie idee quando presenterò a mia volta conclusioni e proposte; per l'ammissione di Rappresentanti Jugo-slavi nel Consiglio Municipale osservo che per far questo bisognerebbe eseguire le nuove elezioni: è chiaro che occorrerebbe troppo tempo.

Amm. Molà -Contrario: non posso associarmi all'abolizione del Consiglio Nazionale perchè si tratta di un Governo autonomo provvisorio, costituitosi per volontà di popolo. Qualsiasi travolgimento in questo periodo non potrebbe portare altro effetto che quello di eccitare gli animi, di provocare disordini che potrebbero assumere forme gravissime: il regime definitivo sarà decretato dal Congresso della Pace; per adesso dobbiamo accontentarci di arrivare al giorno delle decisioni di questo Congresso evitando conflitti in queste popolazioni.

È superfluo dire che sono contrario alla ammissione di Rappresentanti Jugoslavi nel Comitato Municipale perché elementi Jugo-slavi non furono mai in questo Consiglio neppure sotto la dominazione croata.

PROPOSTA N. 9

Amm. Bullard: Questa mia proposta come pure tutte le altre da me fatte, sono basate sopra idee e notizie di cui il Comitato nel suo insieme non è a conoscenza: sono convinto che l'occupazione di Fiume come essa è attualmente non abbia il carattere interalleato: sono parimenti convinto che se l'occupazione attuale non è stata regolare bisognerebbe ritornare alle cose come erano al principio. In quest'ordine di idee ritengo che si dovrebbe ritornare al Governatore civile come prima; così si giustifica la mia proposta.

Aggiungo che preferirei che il Governatore fosse Inglese od Americano unicamente perché queste Nazioni non hanno alcun interesse a Fiume.

Amm. Kiddle -Contrario. Amm. Bullard -Favorevole con le riserve indicate. Amm. Ratyé -Contrario: mi pare che le cose siano già abbastanza compli

cate: il carattere dell'occupazione deve essere qui quello di una occupazione interalleata sotto controllo militare. Amm. Molà -Contrario: non posso associarmi all'opinione dell'Ammiraglio Bullard perché non ammetto la soppressione del Consiglio Nazionale Italiano.

PROPOSTA N. 10

Anche questa proposta è stata implicitamente discussa nel prendere in esame le proposte dell'Ammiraglio Kiddle e perciò si giudica superfluo fare la votazione sopra di essa.

ALLEGATO II.

MOLA A TUTTI GLI AMMIRAGLI DEL COMITATO NAVALE PER L'ADRIATICO

N. RR. 231. Fiume, 12 gennaio 1919.

Nella discussione di ieri i tre Ammiragli, inglese, americano e francese, hanno dimostrato di voler dare l'approvazione a misure che nella mia coscienza e nella mia ragione non posso fare a meno di giudicare e sentire assolutamente ingiuste e contrarie alle precise istruzioni che il Comitato ha ricevuto dai Governi Alleati e dagli Stati Uniti d'America.

Mi riferisco specialmente alle proposte di mandar via da Fiume la maggior parte delle truppe italiane che vi si trovano, di togliere ogni autorità al presente governo nazionale ed chiamare le truppe serbe a far parte del presidio interalleato.

Tali misure a mio avviso sono ingiuste, perché non tengono conto del carattere italiano della città e dei sentimenti della grande maggioranza della popolazione; sono ingiuste perché non si vuole ammettere qui quello che si è ammesso per tanti altri governi che sono sorti ovunque sulle rovine degli stati abbattuti dalle forze delle potenze associate.

Né, per giustificare queste misure, vale il dire che l'occupazione di Fiume, com'è adesso, sia stata fatta irregolarmente. Questa affermazione può anzitutto essere inesatta, come io fermamente credo: perché su tale argomento il comitato non ha fatto indagini esaurienti. Queste non furono estese, oltre che ai fatti militari, anche allo studio dei fattori morali, politici e storici, come il Governo Italiano aveva ammesso fosse fatto con larghezza di testimonianze e con sedute pubbliche: mancano così gli elementi per poter arrivare ad un giudizio obbiettivo ed illuminato. Ma qualunque siano i precedenti circa l'occupazione, chiunque conosca la situazione attuale di Fiume può bene affermare che essa ha invece fatto cessare quello stato di fatto ingiusto e pericoloso creato dalla costituzione in Fiume di un Governo croato.

E poi le misure sopra indicate io le ritengo contrarie alle precise istruzioni da noi ricevute; perché noi dovevamo studiare gli inconvenienti che adesso si verificano nella vita e nei servizi pubblici di Fiume e proporre provvedimenti che allontanassero la possibilità di attriti e di disordini: invece i tre Ammiragli, Inglese, Americano e Francese, astraendo dalla constatazione che adesso le cose procedono in modo soddisfacente, propongono provvedimenti che, a mio avviso, certamente provocherebbero gravi disordini.

Io non so spiegarmi questa attitudine dei tre Ammiragli altro che pensando che essi non si siano resi perfettamente conto della vera situazione di Fiume, specialmente nei riguardi del sentimento di italianità della sua popolazione e perché forse furono tratti in errore da tendenziose affermazioni dei partiti contrari al punto di vista italiano.

Comunque sia, per sentimento di giustizia e per rispetto alla ragione, e per la difesa dei sacri diritti della mia gente, io non posso associarmi a ciò che qui avviene.

E pertanto mi pregio informare gli Ammiragli che darò al mio Governo comunicazione della presente lettera, chiedendo di essere esonerato dall'incarico affidatomi di Membro e Presidente del Comitato Navale, incarico del quale pur mi sentivo lusingato e dal quale mi ripromettevo proficuo e soddisfacente lavoro.

Pertanto, in attesa delle decisioni del mio Governo, mi pregio informare gli Ammiragli Alleati che non potrò prendere parte a riunioni del Comitato per continuare la trattazione della questione di Fiume.

ALLEGATO III.

MOLÀ A THAON DI REVEL

T. RR. 233. Fiume, 12 gennaio 1919.

Faccio seguito al mio telegramma odierno ed allego alla presente una copia del verbale della seduta di ieri.

Rimisi già a V. E. con la mia lettera 161 del 6 gennaio e 172 del 7 gennaio le varie proposte presentate con Note Verbali dagli Ammiragli del Comitato: ieri si è iniziata la discussione e la votazione su di esse.

Dalla discussione e dal risultato delle votazioni è apparsa evidentemente la inconciliabilità delle nostre vedute: tutte le proposte a maggioranza di voti approvate dagli Ammiragli costituiscono vere e proprie ingiustizie, inspirate tutt'altro che ad imparzialità e rettitudine, ma bensì a deliberato partito di nuocere agli interessi nostri, arrecando offese profonde al sentimento di nazionalità di queste popolazioni.

Aggiungo che se i provvedimenti già votati a maggioranza e quelli che avrebbero potuto essere votati in seguito (qualora mi fossi prestato alla continuazione di questa malvagia impresa) venissero applicati, avrebbero finito col determinare la rivoluzione in Fiume, dove gli animi eccitatissimi sono sorretti e mantenuti calmi nella fiducia che il trionfo del loro diritto debba essere sanzionato dal Congresso della Pace.

Devo aggiungere che le nostre discussioni non sono affatto inspirate ad una cordiale ed amichevole concordia di intenti. L'Italia dovrebbe nelle sue giuste ed oneste rivendicazioni sentirsi appoggiata da questi Alleati assieme ai quali ha versato tanto sangue per il conseguimento di una Vittoria comune: invece la situazione attuale è ben diversa e cioè, dopo che l'Italia ha dato, assieme agli Alleati, tutte le sue migliori energie per il trionfo della giustizia e del diritto, ora, questi stessi Alleati sono contro di noi, e decisamente, per ostacolare e demolire ogni nostra onesta aspirazione inspirata appunto a quel sentimento di giustizia e di diritto per cui abbiamo combattuto.

V. E. capirà come sia estremamente penosa la situazione di un Ammiraglio Italiano in un Comitato inspirato a sentimenti di parte, come ne soffra il nostro prestigio e la nostra dignità e come sia divenuta più oltre insostenibile l'esistenza di questo Comitato, dove uno dei membri è cosi persistentemente in contrasto con ogni pensiero rivelato dagli altri, pensiero che nasconde sempre un secondo fine, oscuro, tutto ai nostri danni.

Avrei dovuto anche prima di oggi addivenire alla decisione di troncare questo giuoco: se non lo feci fu perché speravo sempre di poter raggiungere una forma conciliante che almeno non producesse danno. Poiché queste mie vane speranze sono venute meno decisamente, così oggi ho indirizzato agli Ammiragli Alleati la lettera di cui pure allego copia.

Nell'assumermi tutta la responsabilità personale che può derivare dal grave atto da me compiuto, assicuro l'E. V. che vi fui costretto dalla necessità di far cessare uno stato di fatto nocivo agli interessi ed alla dignità della nostra Patria.

ALLEGATO IV.

GRAZIOLI AL COMANDO DELLA 3a ARMATA

N. 6139. Fiume, 5 marzo 1919.

Le difficoltà di ogni genere che i generali inglese e francese qui presenti creano

nelle più varie forme all'esercizio del mio Comando aumentano di giorno in giorno

con un crescendo e con una accentuazione che svelano un piano organico di oppo

sizione ad ogni nostro interesse in Fiume. Nella lunga seduta di ieri del Comitato

Interalleato, durata 4 ore, queste opposizioni si manifestarono sempre più aspre

e irreducibili con un accordo evidente fra i due generali.

Si prese occasione di una misura di ordine pubblico da me presa di concerto con S. E. Cagni in seguito alla quale fu espulso certo Signor Bellen (implacabile agitatore contro di noi, che aveva cercato di far ribellare il personale della Società Adria) per protestare contro questo mio preteso arbitrio e per chiedere la revoca di tale misura di polizia qualora non risultassero prove sufficienti a carico dell'espulso. Naturalmente, in questo genere, prove scritte e legali, è ben difficile averne, ma le prove morali e anche le testimonianze verbali sono tali e tante che anche S. E. Cagni ed io siamo profondamente convinti di avere adottato una misura ispirata a rigida giustizia. Notisi che è la sola espulsione che ho ordinato in oltre tre mesi da che sono qui; nonostante che (come giustamente nota codesto Comando, con fonogramma 1872 in data 3 marzo) sia di evidente necessità sorvegliare molto le persone pericolose di Fiume per le ripercussioni che la loro attività può avere anche per i paesi dentro la nostra linea di armistizio.

Gli stessi generali non si sono fatti scrupolo di protestare in termini aspri contro i recenti ordini dati dal Comando Supremo Italiano per la rigida chiusura della linea d'armistizio, nonostante io abbia fatto tutto il possibile per interpretare il più largamente che mi era concesso gli ordini ricevuti, per quanto riguarda il passaggio fra Fiume e Volasca. Essi insistono nel chiedere il libero passaggio delle truppe alleate almeno per esercitazioni di marcia e pretendono che i permessi permanenti per i propri ufficiali a scopi di servizio portino la firma loro anziché la mia.

Mentre essi persistono in un atteggiamento decisamente contrario all'evidente necessità di una commissione interalleata a Zagabria per sorvegliare di comune accordo con le autorità franco-serbe di quella località la concessione dei passaporti per le persone dirette a Fiume, creando così gravi pericoli nei riguardi dell'ordine pubblico, il generale inglese insiste, nonostante le mie ripetute ed energiche ripulse, a chiedermi che il controllo francese sulle ferrovie, già esistente purtroppo di fatto su tutta la rete ferroviaria balcanica, sia prolungato anche al tratto di Buccari-Fiume, compresa nientemeno anche la grande stazione, sia per togliere di mezzo un'ingerenza nel servizio ferroviario da parte del Consiglio Nazionale Italiano, che in fondo è il proprietario di fatto della linea.

Continuano in modo impressionante da parte del generale francese le richieste di ampliamento della base francese, senza tener alcun conto degli accordi da me presi col generale Franchet d'Espérey a Ragusa e delle formali promesse di questo generale circa i limiti entro i quali la base sarebbe stata contenuta. In proposito allego un'ultima lettera (allegato n. l) ricevuta ieri sera dal generale Savy, alla quale ho risposto in termini seccamente energici con la lettera (allegato n. 2). Naturalmente il generale inglese Gordon anche in questo campo si dimostra da qualche giorno accanito nostro avversario, appoggiando senza ritegno tutte le pretese del generale Savy e ripetendo continuamente che l'unica risoluzione della questione sia nell'immediata riduzione del presidio italiano. In proposito di che mi corre l'obbligo di far presente in modo ben chiaro a codesto Comando che la benché minima riduzione del presidio italiano a Fiume rappresenterebbe un gravissimo motivo di agitazione per parte delle autorità e della popolazione italiana, senza contare il pericolo che ne potrebbe venire, qualora dato l'aggravarsi della tensione fra noi e gli alleati intorno a questa località di Fiume, si avessero disordini od insani

tentativi da parte delle truppe serbe e jugoslave dei dintorni, e della stessa popo

lazione slava compresa nel territorio d'occupazione.

Il Generale inglese evidentemente opera in base a nuove istruzioni avute nel

suo recente viaggio in Italia, dove a quanto egli stesso si è lasciato sfuggire, sarebbe

stato rimproverato per poca attività. Egli ora vorrebbe il sistema collegiale in ogni

forma di esercizio del mio Comando, il che è semplicemente un assurdo in materia

di polizia, ed anche in molti altri rami di attività, data specialmente la decisa e pro

fonda contrarietà che inglesi e francesi mostrano di avere, come ho già detto, per

ogni giustificato interesse italiano a Fiume.

Tutto ciò conferma quanto io ripetutamente ho esposto a codesto Comando e al Governo, vale a dire che la questione di Fiume imperniandosi quasi esclusivamel).te in una questione di altissimo valore economico strettamente connessa agli interessi che gli alleati hanno nella penisola balcanica, ispira agli alleati un contegno decisamente a noi ostile, mentre svela nel modo più chiaro che, tenendo fermo e irremovibile il principio del diritto del Corpo staccato di Fiume a proclamarsi libero e a chiedere, come ha fatto da tempo, l'annessione all'Italia, noi veniamo in sostanza a tutelare i nostri interessi contro ogni opposizione altrui. Ma per ciò ottenere, conviene continuare sulla linea di condotta di energica resistenza che io mi sono proposto ad ogni folle pretesa jugoslava ed alleata, quando anche ciò potesse provocare gravi incidenti e ciò perché se si dovesse solo badare ad evitare questi, tanto varrebbe senz'altro regalare Fiume agli alleati. Ed è perciò che con tanta frequenza mi permetto di tenere al corrente codesto Comando con preghiera di darne volta in volta comunicazione al Comando Supremo ed al Governo, dell'accentuarsi continuo della situazione locale, affinché il Governo sia prevenuto che ove non riesca ad ottenere dai Governi alleati un riconoscimento più equanime dei nostri diritti, incidenti gravi a Fiume ne possono succedere da un momento all'altro.

Per ovviare intanto subito a questo pericolo, ritengo ormai indispensabile l'allontanamento del generale inglese Gordon, la cui presenza per il contegno che tiene da qualche giorno, costituisce un perenne ostacolo a ogni forma di mia attività. Addetto alla sua persona si trova il colonnello Wachter, persona più ragionevole e punto astioso, il quale potrebbe sostituirlo con molto nostro vantaggio. Il generale Gordon è anche ammalato di stomaco il che lo rende spesso astioso e mostra un'intelligenza assolutamente limitata, incapace di comprendere questioni multiformi come quelle che si presentano giornalmente qui, né la sua caparbietà mi consente di agire con forme persuasive su di lui.

Oggi è giunto a Fiume il tenente colonnello di S. M. americano Smiles addetto alla conferenza della Pace di Parigi, per studiare sul posto la questione di Fiume.

Si tratterrà qui circa una settimana. i: persona molto intelligente che parla benissimo il francese e si presenta in un atteggiamento assai favorevole a noi. Intuendo la grande importanza di confermarlo in tale atteggiamento, anche per neutralizzare le cattive impressioni riportate a Parigi dall'ammiraglio americano Bullard reduce dalla deplorata commissione degli ammiragli, ho subito disposto per alloggiare nel mio palazzo il predetto tenente colonnello americano e per averlo costantemente alla mia tavola, in modo da toglierlo dal pericolo di essere circuito dalla deleteria influenza dei cosiddetti nostri alleati, che ripeto a Fiume sono assai più pericolosi per noi che non per gli stessi jugoslavi. Per le stesse ragioni ho disposto per un trattamento italianissimo ai 22 giornalisti americani giunti oggi a Fiume per una breve visita locale.

ALLEGATO V.

GRAZIOLI A SAVY

N. 6127. Fiume, 5 marzo 1919.

Con somma meraviglia ricevo la vostra lettera 179 del 4 marzo che, come se fosse la cosa più naturale del mondo, riapre interamente la questione dell'esten

sione della base francese a Fiume che io avevo nettamente e chiaramente risolta il 26 gennaio a Ragusa, nel colloquio che io ebbi l'onore di avere col generale Franchet d'Espérey.

Voglio credere che ciò dipenda dall'essere voi nuovo in questa città di Fiume; ma non ho che a pregarvi di consultare la dichiarazione scritta (foglio 3916 del 2 febbraio) che, dopo quel colloquio io inviai al generale Traniè e che certamente deve trovarsi nell'archivio di codesto Comando. Del resto il capitano Jaufrelo del vostro stato Maggiore, era presente a quel colloquio e sa perfettamente come io dichiarai solennemente che, dopo di aver concesso i due magazzini e fornita una caserma capace di contenere un battaglione intiero, più nulla avrei dovuto dare alla base francese in Fiume.

E la mia dichiarazione fu senza obiezione accolta dal generale Franchet d'Espérey, presente il capitano Jaufrelo. Ora, dopo d'aver dato quanto sopra, io, di mia iniziativa e per dimostrare la mia larghezza di trattamento, ho fornito a codesto Comando numerosi altri locali con grave disturbo delle mie truppe contrariamente agli ordini ricevuti dai miei superiori.

A proposito dei « permissionnaires » di passaggio, il generale Franchet d'Espérey mi dette la più formale assicurazione che egli con la sua autorità, avrebbe disposto affinché essi non dovessero più discendere a Fiume, e che i loro alloggiamenti sarebbero stati scelti nella zona di Buccari e adiacenze alla baia. Se Buccari non basti la baia è circondata da numerosi e grandi paesi nei quali certamente si trovano abbondanti alloggiamenti, a non più di distanza di una tappa a piedi dal punto d'imbarco del Porto Re.

Quanto all'allusione che voi fate alla ragione per la quale il Comando italiano ha creduto d'inviare l'attuale quantitativo di truppe italiane a Fiume io mi permetto di dirvi che non vi posso riconoscere il diritto di neppure accennare a tale questione, la quale esorbita completamente tanto dalla vostra quanto dalla mia competenza.

Solamente mi affretto a prendere atto della vostra osservazione, e riferirò al mio Governo se, finalmente, anche il generale francese ha dovuto constatare dopo minute ricognizioni che la città di Fiume (come io avevo ripetutamente detto) non presenta più la benché minima ulteriore capacità di alloggiamento, e che pertanto, se nonostante ciò, l'Armata d'Oriente persiste, contrariamente alla formale promessa del generale d'Espérey, ad ampliare questa base, inevitabilmente la questione non può essere risolta se non cacciando via un corrispondente numero di reparti italiani che sono qui.

Non ho bisogno di dimostrare a V. E. che questa mia dichiarazione riuscirà ben poco gradita ai miei Comandi Superiori.

Io sono personalmente e fermamente convinto che gran parte dei servizi della base francese sono esuberanti ai bisogni dell'Armata, e che con un po' di buona volontà, quanto io ho già dato alla base con numerosi sacrifici per le mie truppe potrebbe largamente bastare ai bisogni puramente militari della base stessa.

Vi prevengo che quanto ho detto nella presente lettera è la mia ultima parola; libero, naturalmente Voi di ricorrere, per consiglio, ai vostri superiori, come io oggi stesso faccio con i miei.

Perdonate mio generale, il tono forse eccessivamente risoluto di questa mia lettera, che non ha assolutamente nulla di personale per Voi che io altamente stimo e per cui sento una vivissima simpatia: ma poiché Voi avete dimostrato di non conoscere esattamente i termini di una questione che si trascina da vari mesi, io ero nello stretto dovere di chiarirvela con franchezza militare e con quella sincerità con cui è necessario parlare fra alleati.

(l) Nota marginale di pugno di De Martino: • occorrono istruzioni del Ministro se scrivere ai R. Ambasciatori a Parigi e Londra •.

802

IL MINISTRO A CITTA DEL MESSICO, MARTIN FRANKLIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 473/101. Messico, 13 marzo 1919.

Si va sempre più accentuando per parte delle autorità americane la tendenza a tener poco conto delle altre Rappresentanze alleate per quello che riguarda la questione delle liste nere al Messico. Evidentemente gli Stati Uniti d'America sono decisi ad adoperare ogni mezzo per conquistare completamente questo mercato e disposti anche a trattare con indulgenza gli stessi sudditi di paesi nemici, se si mostrano utili agli interessi americani.

Durante la guerra si ebbero già delle prove abbastanza ·chiare di questa tendenza e dei tedeschi, più o meno camuffati da cittadini americani, ottennero non astante le nostre obbiezioni, ogni sorta di facilitazioni quando erano in affari con qualche grossa ditta nord-americana, magari anch'essa tedeg.ca camuffata.

Ma da quando è intervenuto l'armistizio, la cosa è andata sempre più aggravandosi e si è giunti al punto che il War Trade Board di Washington scancella ditte dalle liste nere senza o contro il parere della Commissione interalleata di qui oppure concede licenze di esportazione per ditte ·che sono sulla lista nera.

Penosa impressione fece pure il fatto che l'Ambasciatore degli Stati Uniti prima di partire da qui ricevette una commissione di commercianti tedeschi che g1i domandarono :di interessarsi al riprendere di relazioni fra essi e J.e ditte degli Stati Uniti. L'Ambasciatore mi disse di aver risposto evasivamente. Ma è già curioso che egli abbia ricevuto una commissione di ditte nemiche senza avvertirci e che i giornali abbiano pubblicato che la Commissione lasciò l'Ambasciata con la impressione che qualche cosa avrebbe ottenuto.

Oltre a ciò corrono curiose voci: si dice per es. che impiegati del Consolato americano, e non solo quelli inferiori, non sono indifferenti ai regali. Si dice che delle lettere di commercianti di Messico che facevano ordinazioni in Francia ed Inghilterra, non sono mai giunte al loro destino e che viceversa per una strana coincidenza poco tempo dopo gli stessi commercianti ricevessero dagli Stati Uniti offerte di articoli analoghi a quelli ordinati.

Certo è che nelle Colonie inglese e francese il malcontento, anzi l'irritazione, sono vivissime. La nostra Colonia è relativamente indifferente dato che i suoi traffici sono ormai limitatissimi.

Ad ogni modo l'impressione dei miei colleghi di Inghilterra, di Francia e del Belgio, è ·che siamo giunti ad un punto in cui molto meglio sarebbe sopprimere addirittura le liste nere, visto che esse minacciano di diventare un ostacolo al ,commercio concorrente a quello nord-americano.

È incredibile poi che certi giornali americani (e così il New York WorLd del 5 febbraio) abbiano pubblicato che il regime delle liste nere serve solo al commercio inglese, francese ed italiano. Questa anticipata ritorsione di accusa è sembrata a tutti noi estremamente eloquente.

803

IL RAPPRESENTANTE NELLA COMMISSIONE INTERNAZIONALE DEGLI APPROVVIGIONAMENTI, GALLI, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

N. F/68818. Londra, 13 marzo 1919.

Ringrazio V. E. della comunicazione fattami colla sua lettera 10 ·corrente

n. 898 circa la risposta di Sir Evan Jones, nuovo Controllore dei Carboni (1).

La nostra posizione per le spedizioni di carbone in Italia è sempre molto seria; come V. E. vedrà dal prospetto unito (2), si può ora calcolare che le partenze di vapori con carbone dall'Inghilterra per l'Italia in Marzo saranno nella cifra di circa tonn. 358,000 cioè meno della metà del fabbisogno (e questo non avvenendo lo sciopero). Si sono quindi anche ieri rinnovate vive premure al Ministry of Shipping per nuovi vapori prontamente disponibili, ed al Coal Controller, onde migliorare la suddetta previsione delle nostre partenze per Marzo.

Notizie che ho avute sia da Cardiff che da Newcastle mi risulta essere stata data la disposizione di assegnare il carbone necessario per i vapori che potremo inviarvi, secondo la promessa che Mr. Lee del Coal Contro! aveva fatto a V. E.

Il Ministero Trasporti, ed il Prof. Attolico a Parigi, sono informati di questa posizione.

804

PROMEMORIA DEL COMANDANTE DEL CORPO D'OCCUPAZIONE INTERALLEATO DI FIUME, GRAZIOLI (3)

Fiume, 13 marzo 1919.

Fiume, spesso definita una • grande testa di sbarco • in quanto rappresenta il più facile e conveniente approdo dell'Adriatico orientale, potrebbe essere raffigurata più propriamente come una vera stazione • di smistamento • per le merci che, provenienti da ogni parte del mondo, si avviano ai luoghi di consumo. Le stesse sue industrie possono considerarsi sorte in armonia a tale funzione poichè sono destinate ad elaborare materiali venienti dal mare, per adattarli ad un più facile trasporto e distribuirli ai paesi di consumo.

I suoi ricchi impianti portuali sono infatti completati con una fitta rete di binari che li congiungono strettamente con la stazione ampissima, collocata parallelamente alle rive, dalla quale si muovono due delle più importanti linee ferroviarie dell'Impero Austro-Ungarico: Fiume-Trieste-Vienna e FiumeBudapest.

Le due linee erano mantenute nella maggiore efficienza; la linea Fiume

Budapest, come quella che più interessava la valle danubiana e quindi l'Un

gheria, padrona di Fiume, era anzi direttamente gestita dal Governo. Il movi

mento della stazione di Fiume nell'ultimo anno di pace (1913) fu di ben venti

milioni di quintali di merci e di seicentomila passeggeri, e questo movimento

per oltre tre quarti sulla linea Fiume-Zagabria-Budapest.

La caduta della monarchia danubiana e il sorgere sulle sue rovine dei

vari governi rivoluzionari, spezzò naturalmente la unità organica e politica di

queste reti, che furono assoggettate a giurisdizioni differenti, non sempre fra

di loro armonizzanti.

Tralasciando la linea verso Trieste e Vienna, meno importante per il

movimento delle merci, ed in ogni caso, per la quasi totalità compresa nelle

terre occupate dall'Italia per patto d'armistizio, la linea Fiume-Zagabria-Bu

dapest che costituiva quasi la spina dorsale della Monarchia Ungarica, fu

spezzata in tre tronchi: da Budapest a Giekényes sulla Drava rimase in possesso

della nuova Repubblica Ungherese; dalla Drava all'Adriatico fu occupata dal

Consiglio Nazionale di Zagabria; la grande stazione di Fiume e gli uffici di

direzione di una parte della linea furono assunti dal Consiglio Nazionale di

Fiume.

Queste tre sovranità -di fatto, se non ancora di diritto -gravitanti sopra una organizzazione che richiede essenzialmente unità di direzione, o quanto meno, accordi e contatti continui fra i dirigenti delle varie parti, rese diffi·cile il funzionamento della intera rete; tuttavia, per merito degli organi ferroviari ed in virtù dei mezzi preesistenti, la linea continuò a funzionare limitatamente ad un :solo treno giornaliero. Va dato lode alla Direzione di Fiume per avere, senza tener conto delle ostilità croate, dato subito e senza mercanteggiare tutte le disponibilità locali in carbone, in materiale di macchine e rotabile. Con rilevante sacrificio economico, di cui tratterò appresso, il Governo provvisorio locale si assunse senz'altro anche tutto il numeroso personale viaggiante e fisso, qui adunato dall'Ungheria, e continuò a servire i treni con carbone e personale proprio fino alla stazione di Kamoral Moravica, sulla dorsale delle Alpi Dinariche.

La Croazia si acquietò subito a queste vantaggiose condizioni, ma si rifiutò di stipulare quegli accordi, onestamente e senza secondi fini, proposti ripetutamente dal Consiglio Nazionale Italiano per migliorare n·servizio viaggiatori e il movimento merci, e soprattutto per regolare le sfere di ·competenza tecniche ed amministrative fra i due Governi di fatto.

In questo momento (siamo già ai primi di dicembre) interviene la richiesta francese per la creazione qui di una base di rifornimento dell'Armata d'Oriente.

Il Consiglio Nazionale cui si rivolsero, con l'intesa del Comando interalleato, i primi ufficiali superiori qui giunti, offerse senza obiezioni tutti i servizi alla sua dipendenza, e nei riguardi ferroviari assicurò formalmente (anche per iscritto con uno schema di convenzione di cui prese notizia il colonnello Lebaudy) che sarebbe stato comunque provveduto a sua cura e in precedenza a tutti i trasporti ·di cui abbisognasse l'Armata d'Oriente, fino a formare se necessari cinque treni speciali giornalieri.

alle altre Armate alleate, il diritto libero di transito e di uso per i bisogni militari, ma non danno il possesso delle ferrovie. Il possesso rimane allo stato vinto od ai Governi rivoluzionari che si sono di fatto ad esso sostituiti: il personale e la organizzazione deve rimanere invariata.

2) La fornitura del carbone da parte del Governo francese, anche se totale, non può dargli diritto a modificare questo primo punto, che è fondamentale. Se per ragioni di sicurezza il Governo francese ha creduto di far muovere i treni destinati al vettovagliamento delle truppe con carbone proprio, non può perciò ritenersi mutata la sua figura giuridica di semplice utente, sia pure privilegiato, di una linea ferroviaria appartenente e gestita da altri.

Il carbone è un solo elemento di una impresa ,di trasporti, nella quale occorrono gli altri altrettanto importanti; il materiale fisso e rotabile, la organizzazione direttiva, il personale viaggiante. Si tenga conto che il Consiglio Nazionale di Fiume spende pel solo mantenimento della sua stazione e della breve parte della linea che va fino alla prima stazione croata ben ottocentomila corone mensili; ormai per le citate sopraffazioni croate quasi tutte passive. Si tenga presente che non sarebbe giusto, come il Comando Francese implicitamente propone, ridurre il funzionamento di una delle maggiori linee di comunicazione fra l'Europa orientale e il Mediterraneo ad un servizio privato, anche se esso sia quello della gloriosa Armata d'Oriente.

3) Per garantire che non vi siano accaparramenti, o sfruttamenti illeciti,

o intralci al libero movimento militare, i patti d'armistizio prevedono, e nell'attuale conflitto di interessi è necessaria, la istituzione di commissioni di controllo. Ma queste, per le ripetute ragioni e perché offrano a tutte le potenze interessate ed anche alle popolazioni le dovute garanzie di assoluta imparzialità, devono essere interalleate.

Si giunge così per altra via, prescindendo anche dalle difficili relazioni fra i popoli e i governanti locali, attraverso un breve esame obbiettivo delle condizioni giuridiche create dai patti d'armistizio e delle necessità dettate dall'utile comune alle proposte fatte da questo Comando da oltre due mesi, proposte sulle quali non si può che continuare ad insistere, fermamente persuaso che in attesa delle definitive decisioni di Parigi siano il solo mezzo per salvaguardare i diritti di tutti e contenere nei giusti limiti le eccessive competizioni economiche e politiche.

(l) -Cfr. n. 730. (2) -Non si pubblica. (3) -Il documento è privo di destinatario.
805

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO DEL TESORO, STRINGHER

T. P.l172. Parigi, 14 marzo 1919, ore 13.

Oggi nel pomeriggio avrà luogo conferenza con Davis per definire questione di cui al telegramma di V. E. n. 530 (1). Sarebbe opportuno a tal ri

guardo conoscere esattamente pensiero di V. E. in relazione all'ultima frase del telegramma stesso ed agli impegni che V. E. ritiene possano assumersi cogli Stati Uniti. Sarò grato risposta immediata.

(l) Cfr. n. 769.

806

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL DIRETTORE GENERALE DELLA PUBBLICA SICUREZZA, ZOCCOLETTI

(ACS, Carte Orlando)

T. RR. 729. Parigi, 14 marzo 1919, ore 16,45 (per. ore 18,50).

Intensa lotta che in questa fase risolutiva combattesi qui, mezzi vari e non sempre leciti adoperati, azione ed insidie jugoslavi aiutati coalizione capitalisti, intervento nel conflitto anche elemento sovversivo, hanno reso necessario (non essendo certo sufficiente provvedere alle eccezionali esigenze coi mezzi ordinari e con l'attività per quanto diligente ed efficace comm. Secchi) organizzare come meglio lo consentissero urgenza difficoltà e mezzi che noi stessi ci proponemmo limitare, un servizio speciale riservato che ci mettesse in grado seguire, raccogliere, sap~re, valutare e, secondo casi, riferire S. E. presidente, quanto ,possa essere utile che egli ,conosca, per 'coordinare o completare sue notizie anche con la visione atteggiamenti più svariati e reconditi e contrapporre occorrendo azione opportuna, o trame noi argomento attività investigatrice di provvedimenti nel campo sorveglianza. Ci avvaliamo per ora quattro fiduciari: uno frequenta ambienti e segue elementi jugoslavi e personaggi serbi, secondo relativamente bene introdotto fornito da Secchi informa movimento massoneria che qui ha speciale importanza, terzo frequenta ambienti vari politici e giornalistici che conosce molto bene, quarto è un impiegato polizia che è stato recentemente utile perchè mi ha fornito notizie e dato anche visione l'apporti informativi comunicati a S. E. presidente. Ho poi dovuto avvalermi durante presenza principe ereditario Serbia di un cameriere del Continental, mentre ora un altro cameriere informa sul numeroso personale serv:izio dell'hotel Edouard VII. Autorizzato da S. E. presidente ho anticipato sinora spese; e con dovuta parsimonia e per quanto possibile in simile materia in proporzione risultati, ho corrisposto anche piccoli compensi (complessivamente sinora circa 1.600 franchi dei quali 600 alla persona fornita da Secchi).

Dovendo però continuare servizio prego S. V. Ill.ma con:.piacersi dispO'';·e, se crede, che sia messo mia disposizione un fondo che per ora potrebbe essere di franchi seimila, somma sulla quale renderei conto secondo mi si potrebbe stabilire tenendo però presente che per impiegato polizia e per il giornalista per ovvie ragioni e per impegno preso non potrei che attestare io la spesa. Commendator Petrozziello capo gabinetto presidenza è consapevole del presente.

807

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO

(ACS, Carte Orlando)

T. 740. Parigi, 14 marzo 1919, ore 24 (per. ore 2 del 15).

Prego fare P aratore seguente comunicazione:

• Rilevo con dolore che stampa italiana si dimostra estremamente sbandata per ciò che riguarda andamento conferenza pace. Giornali moderati come la Tribuna lodano largamente il discorso massimalista di Tittoni. Stampa di Torino arrivata oggi ha un articolo nettamente pessimo. Così tutto in generale. Data la situazione difficilissima di qua io mi preoccupo soprattutto dell'effetto di ripercussione. Tutti coloro che possono esercitare azione sulla stampa dovrebbero bene ·convincersi che i pericoli che possono minacciare l'ordine interno del paese dipendono da questa questione, forse più che dalla stessa minaccia bolscevica. Occorrerebbe quindi fare intendere necessità di far mutare attitudine, senza di che, la situazione internazionale sommandosi con lo stato d'animo interno, le previsioni non possono non essere estremamente oscure •.

808

IL MINISTRO DEL TESORO, STRINGHER, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. Roma, 14 marzo 1919.

Suo odierno telegramma n. 1172 (1).

Ultima frase del mio telegramma dell'll corrente (2) ha questo significato. Se assolutamente necessario per avere ulteriori aperture di ·credito dal Governo di Washington, non dobbiamo rifiutarci a prendere impegno analogo a quello che abbiamo dovuto assumerci articolo 9 dell'accordo con Inghilterra. E poichè 65 milioni di operazioni complessive fissate nel decorso febbraio e divenute ora esecutive abbiamo impegnato i nostri eventuali crediti per risarcimenti dovuti all'Italia da ,stati nemici nel limite di 30 milioni, parrebbe equo che Governo americano limitasse le sue pretese ipotecarie sulle nostre ragioni di credito verso i nemici a una parte dei crediti che esso riaprisse da ora in poi.

(l) -Cfr. n. 805. (2) -Cfr. n. 769.
809

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN LONGARE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 559. Parigi, 14 marzo 1919 (per. iL 15).

In ·conformità delle istruzioni impartitemi dall'E. V. mi sono procurato oggi un colloquio col signor Romanos e gli ho ·confermato che quanto ebbi a dirgli ·come mio pensiero circa i timori da lui espressimi tempo fa a proposito dell'atteggiamento dell'Italia verso la Grecia nella conferenza, rispondeva interamente al pensiero stesso dell'E. V. Nulla vi era di mutato nelle intenzioni concilianti del Governo italiano. I ritardi, le lentezze, le riserve cui erano obbligati i nostri rappresentanti provenivano sempre dalla stessa circostanza che io gli avevo segnalato, ·che cioè le questioni pendenti fra l'Italia e la Grecia erano intimamente connesse con altre pendenti fra noi e altri alleati, e non comportavano pertanto una soluzione indipendente ma soltanto una soluzione complessiva che doveva venire simultaneamente per le une e per le altre. Altra causa di lentezza era stata l'assenza di non pochi dei principali plenipotenziari, ma nulla vi era di mutato nella nostra politica e questo io gli affermavo per desiderio stesso dell'E. V. Il signor Romanos mi ringraziò vivamente e mi disse che avrebbe tosto riferito la nostra conversazione al signor Venizelos tornato ieri da Londra. Egli mi espresse poi lamenti abbastanza espliciti sull'atteggiamento degli americani di fronte alle aspirazioni greche accusandoli di essere assai più favorevoli ai turchi, per quanto riguardava per esempio Smirne, che ai greci. Egli attribuiva il fatto in gran parte all'opera dei numerosi missionari religiosi americani ·che male sanno comprendere la mentalità delle popolazioni greche con le quali entrano in ·contatto, e soprattutto del clero greco. Fece un fugace accenno alla questione di Ciritza nella quale ancora ·gli americani si dimostrerebbero poco favorevoli ai greci. Nel congedarsi il signor Romanos mi disse che produrrebbe ottimo effetto se la delegazione italiana nel momento e nella questione che meglio le piacesse, ed egli si asteneva a bella posta da ogni indicazione in proposito, facesse qualche gesto favorevole alla Grecia: ciò, egli disse, avrebbe nel suo paese una grande ripercussione e assicurerebbe colà una ·corrente sempre più favorevole a noi. Gli dissi che avrei riferito all'E. V. anche questa parte della nostra conversazione, ma ne trassi occasione per accennargli alla necessità che venisse vigilato il linguaggio della stampa greca che non ha sospeso del tutto l'antica ostilità a nostro riguardo. Osservai che anche ·certi troppo zelanti fautori della causa greca facevano opera non buona e accennai alla corrispondenza da Atene del signor Fregier nei Débats deH'8 •corrente largamente mutilata dalla censura francese, ma non tanto che non trasparisse a proposito del Dodecanneso una viva ostilità contro di noi. Il signor Romanos ·convenne interamente meco e mi osservò che il signor Fregier aveva anche vivamente attaccato il Governo greco; egli era, mi disse, un allievo della scuola francese di Atene ed uno di quei giornalisti dilettanti tanto più pericolosi che sono ribelli a qualsiasi disciplina.

810

IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI, S. PIACENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

'1'. 1049/2298. Valona, 14 marzo 1919 (per. iL 15).

Trasmettesi seguente telegramma diretto a codesto ministero e pervenuto da colonnello Lodi Durazzo: • Membri Governo pregano far pervenire Turkhan Pascià seguente telegramma: Giorno 12 corrente popolazione Durazzo riunita pubblica piazza città in solenne meeting ha votato seguente indirizzo che comunichiamo V. E. e presidente conferenza della pace. Tutti albanesi senza distinzione religione sono uniti e protestano vigorosamente contro pretese rapaci Montenegro, Serbia e Grecia. Serbia, Montenegro e Grecia non hanno alcun diritto intervenire nella questione albanese cui soluzione è confidata al giudizio delle cinque grandi potenze alleate e associate che hanno altamente dichiarato principio nazionalità e protezione diritto dei piccoli popoli. Noi preghiamo i plenipotenziari sUididette potenze prendere in consideraz,ione nostri legittimi diritti e prendere misure necessarie per far evacuare terre albanesi dalle truppe serbe e jugo-slave facendole occupare da truppe internazionali sino aUa conclusione della pace definitiva. Preghiamo suddette [pOtenze prendere in considerazione umanitaria massacri da parte dei serbi e jugo-slavi a Gussinje, Plava, Jakova e in tutta la pianura di Kossovo. Attiriamo attenzione benevola delle potenze su rifugiati albanesi che sono stati obbligati abbandonare loro paesi per sfuggire al fuoco e ferro dei serbi jugo-slavi, parte dei quali si trovano già a Scutari senza alcun aiuto e protezione avanti gli occhi truppe internazionali. Gli albanesi per esprimere loro desiderata innanzi conferenza della pace non riconoscono che il Governo provvisorio eletto dalla volontà del popolo presidente Turkhan Pascià. Albanesi cons~derano Essad Pascià come traditore della patria e come organo della Serbia per smembrare nostro paese. Membri ,comitato meeting. Fassuf Varochimuteriz. Papacostantin Nicola, Don Mattia Fista, sindaco Michele Truja, Velijuba, vice presidente Governo provvisorio Bib Doda •.

811

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, DE MARTINO, A ... (3)

T. R. 191. Asmara, 14 marzo 1919.

Rimetto seguente telegramma pervenutomi da Talamonti:

• Ma,callè, 11 marzo. Riassumo punti notevoli 'conversazione con ras Seium ieri ed oggi.

Ras esordisce col dirmi aveva per un momento ritenuto dovere portarsi Asmara avendo circa un mese fa ordine segreto ras Tafari tenersi pronto partire per Europa quale componente commissione ,che doveva recarsi rappresentante Etiopia conferenza pace e della quale dovevano far parte lo stesso Tafari e ras Ailù del Goggiam.

Circa partecipazione del Tafari il Seium sapeva che pareri dei ,capi scioani in Addis-Abeba erano stati discordi aJ,cuni favorevoli altri contrari a ,che il Tafari lasciasse anche poco tempo Etiopia.

Dopo nulla più gli fu comunicato e perciò crede che idea sia tramontata. Conversazione avendo carattere assolutamente confidenziale domandai al ras quale poteva essere scopo partecipazione Etiopia conferenza pace posto che Etiopia come non era stata menomamente interessata della guerra così nulla poteva avere a che vedere con le questioni che debbono essere risolte dalla conferenza. Ras mi risponde che partecipazione Etiopia conferenza pace doveva avere scopo 1stringere amkizia con stati europei per aver garanzie per il futuro e chiedere ,consigli da introdurre in Etiopia per portarla a pari degli stati civili. Nella conversazione che 1seguì procurai spiegare al ms che pare superfluo per Etiopia domanda,re stringere am~cizia altri stati europei poichè era legata e protetta da trattati di amicizia e di commercio ,con gli stati coi quali ha interessi ed in ispecial modo con quelli confinanti.

La garanzia che Etiopia può cercare per il futuro esiste già piena ed efficace nel perfetto accordo degli stati confinanti di tutelare integrità stato etiopico e di favorire suo sviluppo. E quanto ai provvedimenti da introdurre in Etiopia gli stati confinanti ,che sono i soli direttamente intereSISati in materia sono pronti non soltanto ad assistere col consiglio ma anche a facilitare esecuzione procurando mezzi occorrenti ma occorre che Etiopia si proponga veramente di introdurre miglioramenti. Nel caso speciale del Tigrè occorre che il ras sappia quello che vuole fare e che ,cosa domanda allo stato confinante.

Rispose il raJs: " Questo lo sappiamo già, quello che occorre sono le vie dì comunicazione (ordinarie e ferrate) e gli attrezzi da lavoro (cioè materiale e impianti industriali) ". Ho risposto che in quell'ordine di cose ritenevo che l'Eritrea poteva concorrere essendo direttamente interessata miglioramento comunicazioni e sviluppo industrie nel territorio confinante ma che sarebbe necessario egli come capo del Tigrè facesse opportune sollecitazioni al suo Governo per passare una buona volta nel campo della pratica attuazione. Ras non ha saputo dirmi di più su questo argomento e nessun accenno ha fatto all'altra questione della sistemazione territoriale. Le indagini fatte nell'ambiente scioano assicurano che di tale questione nulla ancora si è saputo e perciò mi sono guardato dal parlare. Il ras mi ha poi parlato della propria situazione e di ciò [riferirò] in successivo telegramma. Ritenendo inutile mia ulteriore permanenza qui ed avendo già preso congedo dal ras e dai capi se non ricevo altri ordini oggi riparto per Adua per conferire colà Degiac Cas1sa •.

(3) II tel., conservato nel fondo Conferenza della Pace, è privo di destinatario.

812

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, DE MARTINO, AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

T. R. 193/100. Asmara, 14 marzo 1919.

R. ministro in Addis Abeba mi telegrafa quanto segue:

• 8 marzo n. 106. Ras Tafa.ri mi ha comunicato !personalmente che non essendo riuscito in tutti i tentativi fatti con ~collega Degiac Jajo e gli altri capi della Dancalia a consegnare Ligg Jasu al Governo etiopico o per lo meno a rendere impossibile suo soggiorno nel loro territorio e che sullo stesso essendo Degiac Jajo apertamente dichiarato in rivolta rifiutando presentarsi Dessié ed essendo d'altra parte presenza di Ligg Jasu in Dancalia una continua e sempre più grave fonte di preoccupazione e di disordini Governo etiopico ha stabilito inviare quanto prima una spedizione militare in Dancalia allo scopo di catturare Ligg Jasu e punire tribù che lo favoreggiano. Tale spedizione militare della quale sono già in corso preparativi sarà comandata da fitaurari Hapte Georgis. È nella evenienza appena ,spedizione avrà raggiunto Dessié di invitare solennemente capi e popolazioni Dancalia a fare atto sottomissione e ·consegnare Ligg Jasu in caso contrario agire ·cona forza. Nel comunicarmi quanto precede Degiac Tafari mi ha pregato di darne subito partecipazione a V. E. esprimendo desiderio e preghiera che H Governo dell'Eritrea voglia contribuire alla buona riuscita delle operazioni e nello stesso tempo prevenire gli eventuali incidenti prodotti dallo sconfinamento delle tribù etiopiche della Dancalia guarnendo frontiera itala-etiopica di quel numero di truppe che saranno necessarie. Degiac Tafari mi ha assicurato che per agire in perfetta armonia con codesto Governo egli mi darà ·comunicazione di tutto programma e disposizioni riguardanti spedizione militare appena essa sarà concretata. Prego comunicare al R. Governo ».

Azione che Degiac Tafari ha preannunziato nostro ministro se sarà effettuata non potrà non avere ripercussioni entro ·confini nostre colonie specie tratto limitrofo Aussa. Nessun dubbio pertanto su necessità rafforzare con truppe regolari e bande taluni punti frontiera Dancalia che mi riservo studiare e scegliere accordo con questo comandante delle truppe per evitare sconfinamenti ed eventuali incidenti popolazioni e truppe etiopiche. Non parmi invece ci convenga prendere responsabilità ed impegni nelle operazioni che potranno essere intraprese !imitandoci guardia frontiera.

Le ragioni sono evidenti ma su questo punto gradirei giudizio V. E. Occorre invece da oggi prendere in esame eventualità Li.gg Jasu cerchi rifugio nostro territorio. Eventualità non ancora improbabile considerando ·che se a Ligg Jasu riesce impossibile mantenere suo soggiorno in territorio etiopico ben sapendo non poter contare su aiuti al di là della costa nè da autorità franeesi cercherà protezione in nostro territorio. Caso in cui tale eventualità si presenti parmi non potremmo impegnarci ·consegnare Ligg Jasu autorità etiopiche e solo non vi ha dubbio 'sembrerebbe assicurarci sua persona internandola. Ad ogni modo se preliminari fossero aperti da Ligg Jasu mi pare che non dovremmo rompere in tutto nè aprire negoziati con lui che desterebbero malanimo e sospetti in Etiopia. Anche su questo punto prego V. E. mettermi in grado regolare mia condotta.

813

IL GENERALE SCIPIONI AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 17903. . .. 14 marzo 1919.

A seguito 17854 G.M. del 9 corrente comunicansi ulteriori notizie pervenute da Governatore Dalmazia. • 988 speciale. Rispondo 17854. Veliero " Costante" battente bandiera internazionale con 'salvacondotto e bandiera italiana alla maestra come è prescritto, si era accostato alla riva di Traù per operazioni di carico. Gruppi jugoslavi hanno imposto capitano veliero abbassare bandiera italiana per eseguire operazioni suddette. Capitano ha aderito. Incidente è stato portato giurisdizione commissione interalleata ammiragli Spalato da ammiraglio Ottr.e che richiede sia tenuto Traù come stazionario un cacciatorpediniere itaHano. Cacciato11pediniere " Carabiniere " è già Spalato pronto per tale missione. Darò notizie. Millo •.

814

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO DEL TESORO, STRINGHER, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, ARONE

T.1188. Parigi, 15 marzo 1919, ore 7.

(Per ministro Tesoro) Telegrafo R. incaricato affari Washington quanto segue:

(Per tutti) Suoi telegrammi 112 (l) e 124 (2).

Premetto che ministro Stringher non poteva nella intervista avuta a ·suo

tempo con delegato americano Parigi dare comunicazione di un acco11do ·che fu reso definitivo solo dopo partenza da Londra stesso ministro Stringher e che questi finalmente accettò e firmò solo 4 corrente. Quanto ad AttoUco egli non solo non declinò dare comunicazione accordo ma si. offrì spontaneamente farlo siccome delegato americano assicura avere già lealmente comunicato Washington.

Testo accordo fu ufficialmente comunicato a Davis da Attolico giorno 10 corrente (3) immediatamente dopo suo ritorno da Londra.

Detto testo ,che sarà ormai noto tesoreria federale dimostra all'evidenza essersi tenuto preventivo conto dei possibili desideri del Governo americano ad uguaglianza di trattamento. Sta ora a tesoreria federale formulare sue precise domande e comunque prego fin da ora V. S. dichiarare essere R. Governo disposto in principio estendere a crediti Stati Uniti stesse garanzie crediti inglesi.

Quanto questione di cui suo telegramma 136 (l) riservomi :r;isponderle con altro successivo telegramma domani (2).

(l) -Cfr. pag. 527, nota 3. (2) -Cfr. n. 724. (3) -Cfr. n. 761.
815

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO DEL TESORO, STRINGHER, E ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. 1189. Parigi, 15 marzo 1919, ore 7.

(Per ministro Tesoro) Telegrafo ambasciata Londra quanto segue:

(Per tutti) Notizie di fonte inglese circa paragrafo nove accordo finanziario Stringher Chamberlain hanno cagionato da parte America un forte risentimento con una sospensione dei crediti nonché perentoria domanda Tesoro americano per estensione crediti Stati Uniti garanzie previste da detto paragrafo. Ciò premesso per sua informazione, prego domandare subito consenso Governo inglese previsto da secondo comma paragrafo suddetto R. Governo essendo in principio venuto nella determinazione di usare agli Stati Uniti stesso trattamento usato Inghilterra.

816

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO DEL TESORO, STRINGHER, E ALL'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, ARONE

T. 1196. PaTigi. 15 marzo 1919, ore 18.

(Per Tesoro) Telegrafo quanto segue alla R. ambasciata Washington:

(Per tutti) Suo telegramma n. 136 (1). Voglia pregare Alliata comunicare al Tesoro federale che l'argomento toccato nel telegramma n. 378/150 (l) da lui diretto a S. E. Stringher è stato discusso ed appianato amichevolmente in un colloquio di ieri fra S. E. Crespi e Cellere da un lato e Davis e Strauss dall'altro. Si è chiarito facilmente che con la nota proposta avanzata nel comitato di finanza i delegati italiani non intesero nè poterono intendere di mirare

a nessuna forma di accomodamento che sottraesse il R. Governo agli obblighi derivantigli dalle obbligazioni finanziarie contratte direttamente con gli Stati Uniti, obblighi che è superfluo ribadire llo Stato italiano ~iconosce appieno come suoi propri. Quella proposta (che d'altronde fu affacciata inizialmente dalla Francia in omaggio ad un movimento dell'opinione pubblica) era intesa ad esaminare la possibilità di un aggiustamento dei debiti di guerra in relazione della Lega delle nazioni e coi doveri dei nuovi stati che escono dagli imperi ,centrali. Poichè d'altra parte è vero che il consolidamento dei debiti interni ed un eventuale aggiustamento dei debiti di guerra è materia estranea alle discussioni relative ai preliminari di pace potendo dar luogo tutt'al più a future conversazioni fra gli stati direttamente interessati la delegazione italiana non insiste nel porre la nota proposta all'ordine del giomo del ,comitato finanziario. Un ~lungo telegrammà ~egativo è stato diretto a~ Tesoro federale anche da Davis.

(l) -Cfr. n. 784. (2) -Cfr. n. 816.
817

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO DEL TESORO, STRINGHER

T. R. P. 1201. Parigi, 15 marzo 1919, ore 19,20.

Per tua opportuna notizia e per il necessario coordinamento di direttive e di azione desidero riassumerti la situazione odiema rispetto alle due questioni aperte dal Tesoro americano: quella relativa al recente nostro accordo con l'Inghilterra e que1la relativa alla proposta italiana intesa a discutere nel comitato finanziario interalleato il rimaneggiamento dei debiti contratti al:l'estero dai paesi belligeranti.

Quanto alla prima questione rimane ,assodato che la domanda del Davis di conoscere gli accordi da te presi a Londra moveva dal desiderio di prestarsi una amichevole cooperazione onde facilitare al Tesoro federale l'accoglimento delle domande nostre e dalla necessità di procedere in questa materia di pieno accordo con tutte le parti interessate. Sta di fatto che del tenore del nostro accordo con Londra il Davis ebbe notizia anzitutto da fonte inglese. Comunque, da che ci siamo impegnati di fomire all'Inghilterra la nota garanzia il Tesoro americano non può esimersi dal ,reclamada ormai anch'esso. È ,rima8to convenuto che la garanzia colpirebbe naturalmente soltanto le nuove prestazioni da parte degli Stati Uniti con decorrenza dal 1° febbraio da che l'ultima prestazione d venne fatta per gennaio. Ho telegrafato perciò all'ambasciata di Londra per ottenere il consenso necessario del Governo d.nglese e all'ambasciata di Washington per la dichiarazione da far,e nel senso su espresso al Tesoro federale.

Quanto alla seconda questione importava chiarire subito presso Davis che la proposta italiana non mirava né poteva mirare a qualsiasi forma di accomodamento inteso a menomare gli obblighi da noi contratti direttamente cogli Stati Uniti. Ciò si è fatto. Ma poichè non era possibile disconoscere che la materia di un eventuale rimaneggiamento dei debiti contratti dai belligeranti all'estero non trova sede appropriata nelle discussioni dei preliminari di pace potendo se mai formare oggetto in seguito di conversazioni dirette fra gli stati contraenti si è convenuto di non insistere da parte nostra nell'anteriore proposta. Ho diretto perciò all'ambasciata di Washi.ngton il telegramma che ti ho ·comunicato sotto iJ. numero 1196 (1).

Rimangono così appianate le due vertenze. Il loro stesso sorgere rivela per altro l'opportunità di procedere sempre su questo terreno in pieno affiatamento preventivo colle autorità americane. Su di •che sono certo di averti consenziente.

818

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO

(ACS, Carte Orlando)

T. 747. Parigi, 15 marzo 1919, ore 21,20 (per. o~Te 23).

Oggi non ha avuto luogo riunione comitato dieci perchè Wilson desiderato riposarsi. Stamane S. E. presidente ha v·iJsitato Wilson ed è stato !ricevuto davvero aff·abilmente e con una cordialità veramente amichevole. La conversazione è stata completa ed oltremodo soddisfacente. Il signor Baker capo dell'ufficio informazioni della delegazione americana, conversando in una colazione nella quale fu appositamente invitato disse, come ho dettagliatamente riferito a S. E., ·che il presidente Wilson sente tutto il fasdno che esercita il nostro presidente e che con Orlando egli sente di risolvere qualsiasi difficoltà. A riprova di tali sentimenti H presidente Wilson que·sta sera alle 21 verrà a visitare S. E. Orlando in questo hotel, visita che specialmente in questo momento di vivace discussione ha un valore politico tanto più che è la prima visita che egli rende a rappresentanti di potenze alleate. Ciò credo dovere comunicarle per opportuna notizia.

819

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ

T. 302. Roma, 15 marzo 1919, ore 24.

Ambasciata di Francia ha inviato seguente nota verbale (2) al ministero degli affari esteri a Roma :

• Gli ammiragli americano, inglese e francese, membri della commissione d'inchiesta interalleata, hanno indirizzato recentemente ai loro Governi rispettivi delle proposte che si riassumono ·come segue :

l) Riduzione delle truppe ita1iane d'occupazione a Fiume;

2) Fissazione delle unità d'occupazione a due battaglioni d.taliani, un battaglione francese, un battaglione americano, uno inglese ed uno sevbo;

3) Il comando superiore è lasciato al generale italiano; il comando della disciplina del porto ad un ammiraglio italiano;

4) Saranno mantenute delle forze navali di ogni nazione alleata senza preponderanza esagerata di alcuna nazione;

5) Limitazione delle atrbribuz,ioni del ·consiglio nazionale italiano, il

quale non avrà più l'iniziativa in materia di esecuzione;

6) Una commissione .militare superiore intera1leata sarà •isrtituita per

assistere il comando militare, mantenere l'ordine e la sicurezza e vegliare alla

amministrazione generale;

7) Creazione dei consigli jugoslavi a Soussak; 8) Istituzione di sottocommissioni militari interalleate per sorvegliare la polizia ed occuparsi del vettovagliamento;

9) La base dell'armata d'Oriente, i cui effettivi non ·conteranno nell'occupazione, funzionerebbe in modo autonomo;

10) S~rpressione di ogni propaganda inutile, regolamento del lavoro per la ripresa degli affari e repressione di disordini.

Il Governo francese accettando queste proposte, l'ambasciata di Francia sarebbe riconoscente al R. ministero degli affari esteri di farle conoscere se, come srpera, il Governo italiano vi aderisce egualmente • (1).

Barone Sonnino prega .codesto comando telegrafare che cosa ·gli risulti a proposito di questa domanda e fornirgli elementi per ribattere singole proposte che al barone Sonnino non sembrano menomamente accettabili (2).

(l) -Cfr. n. 816. (2) -Analoga nota venne presentata in data 12 marzo dalle ambasciate inglese ed americana a Roma.
820

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO DELLA GUERRA, CAVIGLIA (3)

T. 271. Parigi, 15 marzo 1919.

Telegramma n. 6481 diretto S. E. Diaz ( 4) comunicatomi da presidenza consiglio.

Per ora trattasi soltanto tenersi pronti eventualmente sostituire truppe inglesi dislocate Konia ed Angora. Forze non supererebbero due o tre battaglioni. Occorre comunque tenere presente che formazioni dovranno godere

molta autonomia ed essere costituite in modo da potersi facilmente spostare secondo necessità. Momento utile per operazione verrà indicato appena possibile.

(l) -Questa nota, in francese, fu spedita da Biancheri a Sonnino, a Parigi, il 14 marzo con tel. n. 557/4841, che non si pubblica. (2) -Questo telegramma venne redatto secondo le istruzioni impartite da Sonnino a Biancheri con tel. 273 dello stesso giorno 15, ore 11,30. (3) -Il presente telegramma fu inviato, per conoscenza, al presidente del Consiglio, Orlando e al capo di stato maggiore dell'esercito, Diaz. (4) -Non si pubblica, ma cfr. n. 738 e, sull'argomento, cfr. anche n. 732.
821

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. GAB. 896. Roma, 15 marzo 1919.

Ministero marina comunica seguente telegramma dell'ammiraglio Rombo:

• Giudicando situazione molto grave e prevedendo moti di carattere rivoluzionario quando giungeranno notizie decisioni Parigi ho fatto formale proposta comitato ammiragli sollecitare occupazione internazionale Spalato. Avendo tre delegati respinto proposta dichiarando avere fiducia truppe serbe e ritenerle sufficienti insieme reparti interaHeati, ho dichiarato lasciare loro responsabilità rprossimi eventi rhrolgendomi però mio Governo perchè katti direttamente questione con altri Governi. Ritengo ciò debba essere fatto con massima urgenza •.

822

IL COMMISSARIO POLITICO PRESSO LA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A VIENNA, MACCHIORO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 1055/184. Vienna, 15 marzo 1919 (per. il 16).

Giornali pubblicano comunicato Stefani circa memorandum presentato alla conferenza della ,pace dalla delegazione italiana, facendolo seguire dai consueti commenti sull'imperialismo italiano in rapporto all'Alto Adige.

823

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN LONGARE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. GAB. 613/103. Parigi, 15 marzo 1919.

In ·conformità delle istruzioni datemi verbalmente dalla E. V. mi •sono recato stamane dal signor Pichon per parlargli della nota presentata al R. ministero a Roma dal signor Char1es-Roux (l) per chiedere l'adesione del Governo italiano aUe proposte dei tre ammiragli inglese, fvancese ed americano per l'occupa

zione di Fiume. Gli detti lettura di quelle proposte dichiarandogli che ve ne erano parecchie che non potremmo in nessun ,caso accettare, come ad esempio la riduzione a due battaglioni delle trup[Je italiane che ,cagionerebbe in Italia una disastrosa impressione, l'invio a Fiume di truppe serbe che cagionerebbe certamente sanguinosi conflitti ,con la popolazione, l'esautorazione implicita del comando italiano e quella esplicita del cons1iglio nazionale etc.

Aggiunsi che accanto queste radicali difficoltà di sostanza ve ne era una di tempo ,che i nostri alleati non potevano dissimularsi, e doè che riformare ab imis la situazione di Fiume oggi che d troviamo a pochi giorni di distanza dalle decisioni definitive della conferenza intorno a quella città, era un por la mano in un vesrpaio senza alcuna pratica utilità.

Il signor Pichon che mi pareva molto lontano dal darmi torto, mi dichiarò subito ,che si trattava, come del resto io dovevo 1sapere, di una vecchia deliberazione dei tre ammiragli che egli faceva risalire a parecchie settimane or sono. (L'Ammiraglio Grassi che ho poi interrogato in proposito mi disse che era ancora più antica). Egli aveva sempre ritardato d'inviare in proposito istruzioni alla ambas,ciata a Roma, quando akunJ. giorni or 1sono egli ricevette dal Governo inglese la richiesta di procedere ,con gli altri alleati a quella notifi,cazione. Egli ne parlò con il ,signor Clemenceau il quale gli osservò che essendo stata la Francia la creat!rice, in ,cel'to modo, del consiglio degli ammiragli, non poteva esimersi dal ,comunical'cene le deliberazioni, e così fu mandata istruzione al signor Charles-Roux di presentare .Ja nota inJsieme con quelle analoghe delle altre due amba1sciate alleate. Egli non ,si spiegava anzi come noi avessimo notizia soltanto della comunicazione francese. Egli mi disse (confermandomi così nell'impressione ~che egli fosse interamente del nostro pare!re circa l'opportunità di mandare innanzi in questo momento quelle proposte) che a suo giudizio noi potevamo differire dii qualche giorno .Ja risposta e iPOi dichiarare a Roma che, tutte le questioni relative a Fiume trovandosi dinanzi alla conferenza, veniva lasciato ai ~rappresentanti delle varie grandi potenze alla conferenza stessa di intendersi in propo1Siito.

Riassumendo la mia impressione dirò ,che egli mi sembrò non dare alcuna importanza alla cosa ,come ,se si riferisse ad un momento oLtrepassato, che con la sua abituale eccelssiva prudenza non voleva giungere sino a dirmi che la cosa non avrebbe seguito, che tale era però la sua intima convinzione.

(l) Cfr. n. 819.

824

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. GAB. 605/39. CostantinopoLi, 15 marzo 1919 (per. il 18).

Commissario americano recatosi Smirne ne è tornato colla impressione che la Grecia sarebbe incapace conservare ordine nella regione che le fosse attribuita. Lo ho incoraggiato telegrafarlo Wilson e gli ho dato statistiche che ho già trasmesso a V. E. Mi ha promesso le invierà Wilson.

825

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 4974. Roma, 15 marzo 1919.

Ministro Approvvigionamenti prega comunicare seguente telegramma di Giuffrida : • A vendo potuto decifrare suo telegramma mi affretto darle le notizie direttamente richiestemi da V. E. sull'incidente di Lubiana. Frontiera è stata prontamente riaperta tanto per H transito di Lubiana ~che di Piè di Colle. Di ciò ho informato presidente Clemenceau in risposta a suo telegramma. Circa invio sul posto della commissione interalleata di generali ho ricevuto da parte comando supremo richiesta di notizie che non ho. Oiò mi fa supporre 'che io in qualità presidente della ~commissione interalleata di approvvigionamento debba convocare generali. Pregherei V. E. darmi conferma di ciò e possibilmente indicarmi dove si trovano i generali esteri da convocarsi poichè occorrendo possa loro telegrafare invitandoli a Trieste dove mi recherei. In ordine poi alle conseguenze dell'incidente riferendomi per i dettagli ai vari telegrammi inviati da Trieste a S. E. Crespi, mi onoro informare V. E. che chiusura frontiera ha irritato moltissimo gli americani per il danno venutone agli austrotedeschi ed a czeco-slovacchi. Tuttavia per evitare conseguenze e ripercussioni dell'ingerenza degli americani nel porto di Trieste e nell'.esercizio della si.idBahn per il tratto da noi occupato sono riuscito faticosamente a fare adottare un ordinamento provvisorio valevole per tre settimane che regola servizio su base nostri impegni di fare partire sette treni al giorno da Trieste. Se ferrovie adempiranno formali obblighi assunti per dette partenze e dimostreranno capacità organizzatrice ed abilità penso che non dovrebbe .essere impossibile ottenere proroga questo accordo provvisorio sebbene appaia evidente desiderio americano ed inglese di avere una crescente ingerenza non solo sugli approvvigionamenti dell'ex territorio austro-ungarico, ma anche sui nostri servizi di Trieste e Fiume. Poichè mi tratterrò qualche giorno qui prego V. E. favor<kmi risposta Roma •.

826

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A PARIGI, E ALLA SEZIONE MILITARE DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DELLA PACE

T. 18010. ..... 15 marzo 1919..

Comunicasi seguente telegramma pervenuto da governatore Dalmazia:

• N. 10176. Rtcevo il seguente telegramma che 'trasmetto integralmente: "Gli italiani isola Arbe impressionati dolorose voci giornali circa loro destini futuri implorano valido patrocinio della E. V. perché loro patria sia unita all'Italia. Ossequi. Presidente Fascio Nazionale Lauro Galzigne ".

827

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. POSTA 5044. Roma, 15 marzo 1919.

Di11igo alla R. legazione in Copenaghen seguente telegramma:

• Ministero del tesoro dichiara essere stato già informato da Giannini circa consenso ministro danese Ander1sen a ,che nostro ~commissario finanziario Parigi e commendator Conte ~colà inizia;ssero trattative 'con direttore Landsmans Bank per un prestito con Danima11ca sulla base condizioni poste per prestito con Olanda.

Di conseguenza fino dal 10 corrente R. ministero del Tesoro ha autorizzato anzidetto 'Commissario finanziario porsi in relazione ,con sopra indicato direttore della Landsmans Bank.

Giusta telegrafiche comunicazioni recentemente pervenute da Brofferio richiedesi peraltro ,che condizioni ~contraendo prestito siano uguali a quelle contenute in accordo svedese.

R. ministero del Tesoro ha replicato Brofferio che trattative sinora svolte erano nel senso ottenere medesime 'Condizioni fatteci da Olanda e gli ha impartito istruzioni affinchè insista sopratutto nel richiedere che garanzia prestito sia rappresentata da deposito buoni tesoro italiano in corone. Infatti per considerazioni di varia natura occorre evitare assolutamente altra forma di garanzia contenuta in accordo svedese e ~consistente in deposito oro.

R. ministero del T~esoro pregami appoggiare nel miglior modo tale domanda e opera affidata Brofferio.

Interesso alla cosa R. delegazione italiana al congresso per la pace in Parigi, ma lascio intanto a lei procedere costì per suo conto pratiche opportune»,

828

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. POSTA 5060. Roma, 15 marzo 1919.

A seguito del telegramma-posta n. 4540 del 3 corrente (1), la direzione generale degli Affari Politici informa l'E. V. che S. E. il presidente del Consiglio ha comunicato quanto segue:

• Ho preso visione della comunicazione, fatta a V. E. dal Comando Supremo, della richiesta del Governo austro-tedesco per l'evacuazione da parte delle nostre truppe del Tirolo settentrionale e per l'occupazione, invece, della Carinzia e della Stiria.

23 -Documenti diplomatici -Serie VI -Vol. II

Da parte mia concordo nel parere espresso dal Comando Supremo sfavorevole all'accoglimento di tale richiesta •.

L'Ufficio scrivente prega l'E. V. di fargli conoscere se condivide il parere del Comando Supremo al quale ha fatto adesione S. E. il presidente del Consiglio.

(l) Non si pubblica.

829

IL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

N. 251. Parigi, 15 marzo 1919.

In relazione al telegramma del R. commissario di V,ienna, comunicatomi il giorno 11 corrente (1), informo la S. V. ·che la notizia riguardante l'abolizione del blocco commerciale nei rapporti dell'ex impero austro-ungarico è infondata. La questione si sta ancora discutendo e il Governo italiano ha dichiarato essere favorevole alla proposta abolizione. La decisione spetta al Supremo Consiglio Economico che esaminerà tutti gli elementi della questione (2).

830

PROMEMORIA DEL SEGRETARIO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DELLA PACE, JUNG, PER IL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, A PARIGI

URGENTE. Parigi, 15 marzo 1919.

Riguardo al telegramma proveniente da Budapest firmato Tacoli (3), per la parte ,che riguarda la Sezione Economica si fa presente:

l) Occorre che il Governo ungherese precisi di quali soccorsi alimentari abbisogna e ne faccia richiesta diretta al Supremo Consiglio per l'Approvvigionamento in Parigi, l'Italia potrà appoggiarlo e lo appoggerà, come riservatamente ha già fatto per l'Austria Tedesca.

2) L'Italia potrà eventualmente concedere all'Ungheria riguardo al porto di Fiume trattamento altrettanto favorevole di quello che concederà alla Czeco Slovacchia riguardo Trieste (salvo a considerare il lato politico della questione).

3) Riguardo ad un aiuto finanziario occorre precisare a cosa dovrebbe essere devoluto: se per acquisto di viveri dovrà richiedersi assieme ai viveri stessi, se per altri scopi occorrerà attendere i preliminari di pace.

(l) -Cfr. n. 744. (2) -Annotazione marginale del documento: « che li ha esaminati il 18 in senso favorevole In massima levato con cautele -Rimane a fissare la data -Poi occorre nostro accordo •. (3) -Cfr. n. 655.
831

IL DELEGATO E CONSIGLIERE TECNICO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, CAVALLERO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

N. 2212. Parigi, 15 marzo 1919.

Le direttive che il Comando Supremo ha ritenuto opportuno formulare nei riguardi delle riparazioni dovuteci pei fatti di Lubiana sono le seguenti:

l) Esigere pubbliche ufficiali scuse da parte del Comando od Autorità Governativa che ha ordinato I'aHontanamento deHa nostra Milssione da Lubiana.

2) Esigere a,ltresì pubbliche rirparazioni per l'incidente dei ,treni di Saloch nonchè esplicite assicurazioni che saranno ricercati i colpevoli ed applicate loro adeguate disposizioni punitive.

3) Ottenere che la nostra Missione 'sia di nuovo insediata in Lubiana non come parte di Missione Interalleata, ma come organo della Commissione Italiana di armistizio in conformità al protocollo di Villa Giusti.

4) Esigere che rientrando a Lubiana accompagnata da Generale Segre, la Missione Italiana riceva pubbliche attestazioni di onore dalle Autorità provinciali.

Si gradirebbe ,conoscere se codesto Ministero ha modificazionf o aggiunte da far apportare alle suddette direttive.

Nel contempo siccome ogni ritardo nella convocazione della commissione di Lubiana non può che essere nocivo ai nostri interessi, si fa presente che, qualora nulla osti da parte di codesto Ministero, si proporrà al Comando Supremo l'immediato invio del Generale Segre a Lubiana ove dovrebbero al più presto convenire anche gli altri tre generali per effetto delle pratiche che codesto Ministero volesse al riguardo fare (1).

832

IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI, S. PIACENTINI, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

N. RH. P. 2333. Zona di Guerra, 15 marzo 1919.

Nel trasmettere l'unita copia di lettera, rimessa, il 3 Marzo, al Console Americano signor Emerson Haven dall'Avvocato Takelo di Argirocastro, debbo notificare in quale modo ne sono venuto a conoscenza.

Il signor Haven, ritenendo che noi non si fosse al corrente di quanto si riferisce alle bande greche che si stanno costituendo, ne ha dato notizia, in via confidenzialissima, a questo Comando esibendo il documento di cui trattasi, ma

colla promessa assoluta di non accennare ad alcuno quale sia stata la fonte delle informazioni.

E per quanto essa non riveli a noi cose nuove, e non debba essere resa di pubblica ragione, e non debba venire esibita in trattative diplomatiche, stante il modo come ne siamo venuti a conoscenza, ho però ritenuto doveroso comunicarla a cotesto Ministero sembrandomi opportuno far ,conoscere che tali fatti sono noti anche ai rappresentanti Americani.

Soggiungo, infine, circa le impressioni personali del Console Americano in merito alle notizie esposte nella lettera, che, su questa, trovasi apposta la seguente annotazione personale del Console.

• Da considerarsi come riservatissima perchè, se i nomi ed i fatti in esso menzionati fossero a conoscenza di altri che non fosse la Commissione Americana per la pace, attualmente risiedente a Parigi, ciò potrebbe significare la morte di numerose persone ».

ALLEGATO.

TA'KELO A HAVEN

Argirocastro, 3 marzo 1919.

Durante le invasioni greche in Albania nel 1914 sotto la maschera di rivoluzione epirota e in seguito alla distruzione di interi paesi e distretti (luoghi che Ella ha visto in questo viaggio) molte famiglie della notabilità albanese che avevano le loro proprietà in territorio della vecchia Grecia, hanno dovuto fuggire e entrare nel territorio della stessa Grecia perchè potessero vivere e mantenersi con la rendita dei loro poderi e possedimenti e così vi passavano una vita silenziosa in attesa della liberazione della loro sfortunata Patria il cui destino era andato a tramontare tra l'oscurità e l'incertezza create dalla guerra mondiale.

Adesso che la luce della giustizia e del diritto cominciò apparirsi sull'intero mondo la Grecia, maestra e inventrice di intrighi, ha iniziato a ricorrere ai metodi di minaccia e di apprensione contro quegli albanesi fuggiti in suo territorio per indurii ad esporre ed esprimere desideri in favore della Grecia.

Con minaccia di mettere in carcere di internare di usurpare i beni e le proprietà ed infine di uccidere è riuscito a fare, contro la volontà e la coscienza di questi albanesi molte cose che si raccontano in appresso:

l) A Salonicco ha istituito un Club sotto la denominazione greco-albanese per fare propaganda in favore della unione dell'Epiro alla Grecia; in questo Club ha fatto iscrivere come membro e socio, con indefinibile apprensione, i notabili albanesi Zia Bey Karciak, Muharem bey Idris, da Liaskoviki, Ahmed Bey da Elbassan e molti altri, ha fatto preparare memorandum in favore della Grecia firmato da albanesi contrario al loro desiderio, per presentare alla conferenza della Pace.

Ha fatto tenere comizi e meeting sempre per lo stesso scopo e ha costretto e obbligato, con minaccia di uccisione tutti questi albanesi che dimostrino ,come spontanei tutti questi fatti in caso che venisse fatta qualche domanda da parte di qualche potenza.

2) Il 27 febbraio 1919 a Janina (il direttore del giornale è a nome Pilo Dezca) il direttore del giornale, Elefteros Vima, in seguito all'incarico datogli dal direttore della Polizia ha chiamato Teki bey Russi, Safet bey, Mutedin bey, Elmas bey e molti altri albanesi di Liaskoviki e di altre regioni albanesi tuttora residenti in Janina, proponendo:

• O firmate il memorandum preparato nel meeting testè tenutosi in favore della unione dell'Epiro alla Grecia o altrimenti ricorreremo alla forza delle baionette •.

Così essi contrariamente ·alla loro volontà hanno firmato tutto ciò che vollero i Greci.

3) Il 23 febbraio 1919 pure a Janina il Governatore Sterghiades ha internato nell'isola di Ithachai, avvocato Aleski Meksi e Kicio Kendro albanesi di Liabov.a di Argirocastro perchè non aderivano alle proposte ingiuste dei greci.

Hanno mandato fuori provincia di Janina il padre del suddetto Kicio Kendro, a nome Kendro Loci.

Hanno pure espulso sig. Ciuli, impiegato al Consolato Rumeno.

Di tutto ciò hanno conoscenza il consolato italiano e quelli delle altre potenze.

A Janina è stato costituito un corpo di bande irregolari che i greci chiamano

• Andartis • sotto la direzione del Governatore Sterghiades. Questo corpo viene fatto allo scopo di invadere le frontiere albanesi se la conferenza della pace agisce contro le ingiuste richieste greche nell'Albania e di creare così delle confusioni, di turbare la quiete della popolazione e di costringere gli abitanti vicini ·alla frontiera che manifestino e esprimano desideri filogreci per far mostrare alla conferenza e al mondo che vogliono la Grecia.

Questo Corpo di Andartis si divide in tre gruppi: l) Nei dintorni del lago di Janina ed ha scopo di fare invasione verso la provincia di Arglrocastro; comandato dal capitano Polo. 2) Nel circondario di Coniza per invadere le frontiere di Liaskoviki e di Ersek, comandato dal Capitano Stefo. 3) Nel circondario di Castoria per assalire la frontiera di Coriza, non si sa il comandante. Il Comandante generale è lo stesso Governatore Sterghiades.

Infine i greci hanno male intenzione, cercano di turbare la pace. Con minaccie e oppressione tentano di guadagnare l'opinione di queste regioni in loro favore. Prego di non aceogliere i memorandum e altri scritti che verranno dalla Grecia firmati da albanesi, perchè tutto si fa con baionetta.

(l) Annotazione marginale del documento: « Mi pare sia preferibile il Generale italiano non giunga per il primo a Lubiana ma immediatamente dopo o meglio contemporaneamente agli altri • . Altra annotazione: • Comunicato verbalmente al Gen. Cavallero 15-3-19 •·

833

VITTORIO EMANUELE III AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. Roma, 16 marzo 1919, ore 11,05.

Grazie del suo telegramma (1). Spero .che ella potrà superare le difficoltà perchè molto si als:petta il paese dalla sua opera Parigi. Sono stato ad Udine dove si vedono manifesti segni della ripresa della vita normale. Ho visitato paesi .sloveni dalle sorgenti dello Isonzo fino al varco di Nauporto. Ho sentito dai vari comandi ripetere che quelle popolazioni non desiderano affatto la loro attribuzione alla Serbia e non esiterebbero a dichiararsi lealmente italiane appena sapessero che costà è stata decisa l'unione all'Italia. Nella montagna dell'Isonzo qualche parroco sloveno fa opera dissenziente, ma con scarso risultato, anche perchè lo sloveno vescovo di Gorizia monsignor Borgia aiuta le nostre autorità. Quel vescovo infatti ha di recente preso parte specialmente alla consacrazione di una cappella intitolata Santa Maria della Vittoria eretta ai piedi del Podgora.

(l) Si tratta, probabilmente, del doc. pubblicato al n. 773.

834

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A VITTORIO EMANUELE III

(ACS, Carte Orlando; ed. in M. PETRICIOLI, L'occupazione italiana del Caucaso: «un ingrato servizio • da rendere a Londra, p. 85)

T. [Parigi], 16 marzo 1919, ore 15.

Ieri ebbi un lungo colloquio con Lloyd George, un altro con Wilson ed un terzo ,con lo stesso Wilson, che volle venire a visitarmi 'all'hotel Edouard VII. Quest'ultimo passo ha un valore di cortesia certamente apprezzabile. L'impressione ,complessiva che si ricava da questi colloqui è che tutte le questioni più essenziali sono ancora in alto mare e che l'accordo è ben lontano dal formarsi. Tanto Wilson che Lloyd George sembrano risoluti a non ammettere alcuna annessione sulla riva sinistra del Reno, e neppure la subordinata dello stato tampone. Per riguardo allo stesso principio, non accoglieranno propòsta di vietare all'Austria tedesca di unirsi alla Germania. Lloyd George mi ha ieri offerto un

• mandato • nella repubblica Georgiana. Si tratta di un paese che è fra i più ricchi del mondo per minerali, dal petrolio al carbone, al manganese, al ferro ecc. Certo per l'Italia sarebbe una fortuna colossale se si potesse tuttavia averla. È certo che noi andremo incontro a difficoltà politiche assai gravi, ma è pure certo che la posta del giuoco sarebbe grossissima. Quanto alle nostre aspirazioni territoriali, i miei colloqui con Wilson non hanno fatto progredire la questione. Potrebbe darsi che Wilson gradisca di essere costituito come amichevole compositore; ma io stesso non po,sso decidermi a ciò, in vista delle intime divergenze nel seno della delegazione, che sono ben note alla M. V. Perdura così quello stato di sospensione che rappresenta per se stesso un danno: è pur vero tuttavia che tale danno è diminuito dal fatto che per ora tutto è ugualmente incerto.

835

IL COMANDANTE DELLA DIVISIONE NAVALE IN LEVANTE, SALAZAR, AL MINISTRO DELLA MARINA, DEL BONO

T. 28804/556. R. nave • Vittorio Emanuele •, 16 marzo 1919, ore 18,45 (per. ore 14,40 del 19).

Seguito mio 495.

Situazione Russia sempre più grave. Non è improbabile che fra poco tutta Ukraina sarà in mano truppe bolscevike numerose fanatiche bene inquadrate da ufficiali antico stato maggiore. Le poche truppe francesi e ... (l) russe saranno incapaci trattenerle. Sembra che stessi russi ben pensanti intravedano fatale necessità venire accordo con bolsceviki. Temesi sollevamento centomila operai Odessa non appena bolsceviki si avvicineranno città. Oltre ·Roma• trovasi Odessa

•Justice• ·Michelet» ·Renan• qualche cacciato11pediniere e sloop francese nessuna

nave inglese. Prevedendo necessità evacuazione connazionali ho ordinato ·Roma• servirsi eventualmente piroscafo •Albania• di prossimo arrivo colà e •Pepe» che invio oggi_ 16 Odessa. Essendosi Italia finora molto opportunamente mantenuta estranea allo intervento in Russia ritengo ehe nell'attuale critica situazione convenga continuare in questa linea di condotta astenendosi da ogni azione che possa avere apparenza di intervento diretto e limitandosi esclusivamente a protezione connazionali. Ho ordinato ·Roma• attenersi a questi criteri ed in base a ciò salvo ordini contrari V. E. mi asterrò finchè possibile da un intervento personale che potrebbe essere considerato eome una nostra partecipazione diretta.

(l) Gruppo indecifrato.

836

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. CONFIDENZIALE 908. Roma, 16 marzo 1919, ore 19.

Risulta confidenzialmente che Governo greco ha denunziato a questa legaz,ione di Grecia (l) eondotta del Governo italiano sistematicamente anti-greca affinchè prima d'agire ufficialmente legazione Grecia ne informi quegli italiani

l) "Par ma dépéche 2144 du 2 courant je vous ai communiqué que malgré notre attitude conciliante et empressée avec laquelle nous avons accueilli recommandation de nos grands alliés d'arriver à une entente avec Gouvernement italien aucun accord n'a pu étre intervenu, les italiens ne voulant donner aucune suite pratique à nos ouvertures. Les paroles conciliantes prononcées par Orlando le 3 février ont seulement servi au Gouvernement italien ?l se créer atmosphère favorable en laissant croire qu'il n'était également intransigeant vis-à-vis tous ses adversaires faisant planer sur les serhes un doute de notre sincérité à leur égard comme dans le cas de la fausse nouvelle publiée par Epoca. En réalité la politique italienne nous est restée hostile, et a systématiquement profité de toutes les occasions pour nous nuire. Les délégués italiens à la commission des affaires grecques se sont prononcés ouvertement contre toutes nos révendications allant jusqu'à se faire contre nous, les défenseurs des intéréts bul.gares. D'autre part nous constatons partout une Italie avec tous nos ennemis ou adversaires. En Roumanie grace aux intrigues italiens question Koutsovalaques a été de

nouveau soulevée et une délégation Koutsovalaques vient arriver à Paris pour soutenir

albanais qui furent amenés ici par Gouvernement italien. En Bulgarie les italiens furent les premiers à envoyer commissaire civil qui ne sert que comme protecteur des bulgares. Il a déjà formé à Sophia ligue italo-bulgare qui sous forme commerciale n'est que politique. Aux Douze Iles le bloc sévère continue: il est toujours défendu aux abitants correspondre avec leurs parents à l'étranger et le métropolite de Rhòdes ainsi que le conseil des notables sont surveillés de près. La force de la police y fut doublée. En Epire du nord les italiens ont formé avec coopération officiers et soldats italiens corps albanais où on signale la présence des albanais du Nord et qui préparent résistance armée contre une eventuelle occupation grecque. Ces bandes effrayent populations grecques et cherchent à leur extorquer leur signature des pétitions en faveur Alhanie et Italie. Une habile mise en scène fut préparée. Le consul américain à Turin et journalistes américains furent invités se rendre en Epire Nord où on ne leur fera voir quc l'Albanie. En méme temps émissaires italiens circulent dans provinces Epire grec et font signer aux musulmans pétition en faveur Albanie et Italie. A Smyrne italiens encouragent Turquie en vue opposition résistance armée à l'occupation grecque. A cet effet bandes furent formées avec participation agents italiens. Le représentant italien est en étroite collaboration avec Vali supérieur. Au bai donné au profit de l'hòpital italien à Smyrne des officiers tures ont assisté en grande uniforme. Troubles provoqués par officiers italiens se produirent à Milet Odemiche et Ehira. Les italiens cherchent provoquer incidents et profiter pour procéder à un débarquement à Smyrne. On nous signale qu'à cet effet aux deux unités italiennes en rade de Smyrne se sont jointes encore le cinque février le croiseur Regina et un petit navire auxiliaire et le quatorze février le croiseur Cavour. En dépit cette multiple activité grécophobe nous n'avons pas encore voulu nous départir de la correcte réserve que nous nous sommes formellement imposée dans l'espoir que nos révendications seront finalement satisfaites et que nous trouverons enfin chez les italiens plus de justice et de conciliation. Mais le but des meilleurs rapports pour l'avenir, risque d'étre

che desiderano realizzare amicizia greca e che non condividono avidità dei circoli ufficiali. Mando stasera per posta la particolareggiata denunzia di fatti (l) lasciando V. E. giudice dell'opportunità di agire o meno nel locale comitato per le relazioni itala-greche.

(l) Cfr. seguente T. confidenziale 909 del 16 marzo 1919, ore 19,45, di Biancheri a Sonnino: « Sciogliendo riserva contenuta nel mio telegramma n. 908 trascrivo qui appressodue telegrammi del signor Politis a questa legazione di Grecia:

837

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL SUO SEGRETARIO, BIANCHERI, E AL COMMISSARIO POLITICO PRESSO LA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A VIENNA, MACCHIORO

T. 280. Parigi, 16 marzo 1919, ore 20.

(Solo Biancheri) Prego comunicare Giuffrida quanto segue in relazione al suo telegramma n. 4974 (2).

(Per tutti) Poichè risulta che generale americano trovasi già Lubiana dove probabilmente si sono già recati anche generali francese ed inglese incaricati nota missione interalleata ho pregato ,comando supremo dare ordine generale Segre recarsi esso pure immediatamente Lubiana.

838

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, ARONE

T. 2b4. fJarigi, 16 marzo 1919, ore 20.

Rispondo suo telegramma n. 133 (3). Affinchè possa valersene presso albanesi costà residenti informo che delegazione italiana è Isola a difendere e sostenere aspirazioni nazionali albanesi.

définitivement compromis si les choses continuent longtemps dans la voie où elles se trouvent

aujourd'hui. Aussi avant d'agir officiellement nous croyons d'en informer ceux des italiens

qui désirent sérieusement réaliser l'amitié grecque et qui ne subissent l'opinion publique

dans certains milieux officiels, afin que s'ils le croyent possible ils saisissent l'opinion publique

du danger que nous leur signalons ".

2) Vi trasmettiamo telegramma n. 142 del signor Sterghiades:

" In seguito al telegramma n. 7688 vi comunichiamo che i metodi usati da parte del

Governo italiano nell'Epiro occidentale e specialmente nel circondario di Ciamuria e Poligiani,

dimostrano che il Governo italiano non si comporta con rettitudine verso di noi relativa

mente alla questione dell'Epiro occidentale. I suoi agenti consolari recandosi a Ciamuria

e Poligiani esortano personalmente per mezzo dei loro organi la popolazione greca a mani

festare al consiglio con richieste o rappresentanze il loro desiderio di unirsi all'Albania, i cui

consiglieri privati, provenienti dall'Epiro occidentale, furono da detti agenti incitati a non

sottoscrivere alle elezioni greche che hanno avuto luogo ultimamente nell'Epiro occidentale

e ad impedire il passaggio nell'Epiro occidentale degli epiroti che ritornano dall'America

-o altrove. Costringono gli epiroti occidentali alla sottoscrizione delle domande relative alla unione dell'Epiro occidentale all'Albania. Tra gli organi più importanti della propaganda è l'Ufficio del console rumeno. Ciulis" Politis •·

Tendenze altre delegazioni sono in tutto o in parte contrarie. Speriamo risultato soddisfacente da nostri sforzi sebbene ancora centri albanesi persistano in atteggiamenti discordi che recano grave danno alla loro causa nazionale. Governo italiano ha agevolato in ogni modo viaggio delegazione albanese e sua missione Parigi dove trovansi tutti i membri designati meno uno. Opposizione viaggio di taluni non proveniva da parte nostra. A taluni recava pregiudizio passata condotta in favore nemico. Informazioni che pervenissero costà in senso diverso devono considerarsi false e tendenziose.

(l) -Cfr. nota l a pag. 637. (2) -Cfr. n. 825. (3) -Cfr. n. 756.
839

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 756. R01na, 16 marzo 1919, ore 21.

Ho ricevuto Suichard dell'Havas. Mi ha detto che Loucheur è fra gli uomini che giocheranno una gran parte negli affari della Francia dopo la guerra, cosa che tu già saprai. Loucheur è ricco ed è padrone dei giornali minori parigini, di estrema, che oggi non simpatizzano per l'Italia come ad esempio La Bataille, Le Pays, Le Cri du PeupLe etc. Ora, in queste settimane decisive non sarebbe superfluo avere ,con Loucheur affiatamento, per ,cercare di farlo agire sui giornali citati per regolare ,la loro ,condotta nei riguardi delle aspirazioni italiane. Se tu credi degno di apprezzamento questo suggerimento potrai servirtene.

840

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

(ACS, Carte Orlando)

T. RR. P. 763. PaTigi, 16 marzo 1919, ore 23,25 (per. oTe 3 del 17).

Ti comunico il seguente telegramma da me diretto al comando supremo, da cui dipende ammiraglio Millo come governatore: « Riservatissimo. Apprendo stase,ra da giornali italiani arrivati qui che 50 tra senatori e deputati sarebbero ,stati invitati dall'ammiraglio Millo per fare un giro in Dalmazia per la durata di 5 giorni. Io debbo credere che codesto comando non sia stato informato di tale intendimento, poichè sono certo che in tal caso non si sarebbe mancato di avvertirne me, in relazione alla importanza politica di quel progetto. Prego quindi V. E. di volermi favorire qualche chiarimento in proposito per ciò che concerne la ,questione di forma. Per ciò poi che concerne la questione di sostanza V. E., in seguito alle lunghe e complesse discussioni avvenute qui a Parigi, conosce bene le ragioni per le quali si sarebbero potuti concepire dei dubbi alla opportunità di quella gita. D'altra parte 1la natura delicata dell'argomento facendo sì ,che se esso poteva e doveva discute11si prima della decisione, non si sia ora in grado di revocare una decisione già presa, non posso quindi che rimettere alla prudenza e al tatto dell'E. V. quelle cautele che sono consigliabili per non complicare ed aggravare le cose ancora di più; ma io ritengo che l'ammiraglio Millo dovrebbe rendersi maggiormente conto della necessità di non procedere senza accordi col Governo in materia di tanta gravità e che hanno carattere ufficiale e ripercussioni essenzialmente politiche •.

Ti faccio tale comunicazione innanzi tutto per tua norma e secondariamente perchè tu alla tua volta parli di ciò ai ministro Del Bono. Poichè impedire la gita non è possibile senza una grave ripercussione politica, non so se e sino a qual punto sia invece possibile di trovare delle difficoltà materiali per cui la gita sia per ora rinviata, ed in seguito lasciata cadere. Ti prego di esaminare tale questione con tutto il tatto che l'argomento impone. Nello stesso ordine di idee ho poi rilevato dai giornali un discorso di Foscari a Livorno, dove avrebbe parlato dell'annessione non solo di Spalato, ma anche di Ragusa e di Cattaro. È veramente inconcepibile che un membro del Governo faccia simili dichiarazioni al di fuori di ogni accordo, senza rendersi conto della gravità delle conseguenze di simili dichiarazioni di fronte all'opera svolta dal capo del Governo e da ministri responsabili, in mezzo a infinite difficoltà. Io ti prego di dirmi apertamente la tua opinione circa tutte le possibili maniere di soluzione in rapporto a tale veramente straordinaria forma di indisciplinatezza che si potrebbe persino qualificare come una vera anarchia di Governo.

841

IL MINISTRO DEGLI APPROVVIGIONAMENTI E CONSUMI ALIMENTARI, CRESPI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, E AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

(ACS, Carte Orlando)

T. 762/695. Parigi, 16 marzo 1919, ore 22,35 (per. ore 2 de l 17). A 719 P. (1).

Devo preliminarmente esprimere mia sorpresa che questione piroscafi austriaci in costruzione sia fatta nota solamente adesso. Dobbiamo naturalmente

tl) Si tratta del seguente tel. del 13 marzo 1919, ore 12,55, inviato da Colosimo ad Orlando, Sonnino e Crespi: « Comando Supremo telegr'l.fa quanto segue: " All'atto occupazione Trieste per parte truppe italiane erano in costruzione in quel cantiere circa 20 navi tonnellaggio lordo medio 7.000 tonnellate. Costruzione è stata proseguita a cura ed a speseGoverno italiano e taluni piroscafi sono già in grado navigare. Ufficio Capo S. M. Marina in considerazione di tali spese (d in considerazione che trattandosi vapori in costruzione non può applicarsi trattamento previsto da condizioni armistizio di Villa Giusti e disposi

portarla a conoscenza alleati, quali non potranno a meno di risentire il fatto compiuto. Comunque per parte mia giudico la cosa come appresso. T11attasi di vapori in costruzione di cui noi siamo entrati in pos,sesso con la occupazione militare di Trieste, e cioè prima ancora dell'armistizio. Se voleva ricorrersi alla forma del sequestro sarebbe stato assai meglio che il sequestro fosse stato dichiarato immediatamente. Poichè le cose sono andate diversamente, ritengo ormai non rimanga che notificare a tutti gli alleati per via diplomatica l'ammontare preciso e le caratteristiche di tutti vapori uno per uno trovati a Trieste in ,costruzione al momento della occupazione, ammontare che ritengo superiore a quello indicato nel telegramma. Dichiarare quindi che R. Governo nell'interesse generale ha completato a proprie spese la costruzione di detti vapori, i quali mano mano che vengano completati non possono non assumere che la bandiera che adesso sventola presente su Trieste. Trattasi infatti di vapori senza bandiera e ,che dovendo assumerne una non possono assumere che la nostra. Vapori in questione non possono quindi essere considerati alla stregua di quelli coperti dall'armistizio di Villa Giusti o dagli accordi successivi interalleati del 21 dicembre a Parigi. D'altra parte bisogna pure considerare che per quanto questi battelli in costruzione facessero parte integrale della zona occupata, pure giuridicamente la occupazione, essendo fatta in nome di tutte le potenze alleate, questa circostanza non può a meno di influire sulla destinazione sull'uso dei vapori in questione. Mentre quindi facendo [riserva] ogni nostro diritto circa la proprietà definitiva delle navi, noi affermiamo (anche a tutela del capitale e lavoro impiegato per il completamento della costruzione) il diritto esclusivo di bandiera, dall'altra ci dovremmo dichiarare pronti ad usare le navi in questione in conformità delle decisioni del consiglio marittimo interalleato. Frattanto va

pori vengono passati in allestimento a Taranto di mano in mano.

842

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 5133. Roma, 16 marzo 1919, ore 24

Telegramma posta di V. E. l corrente n. 514 (1). Ho l'onore d'informare l'E. V. ,che ho trasmesso alle RR. ambasciate a Parigi e Londra con tutti i documenti del caso le seguenti istruzioni:

• -Prego V. E. intrattenere codesto Governo intorno alla necessità che all'inopportuno e dannoso spirito di competizione, giustamente lamentato dal R. -ministero colonie, del rapprelsentante della repubblica (per Londra: britannico) in Addis Abeba venga pos,sibilmente posto sollecito freno •.

zioni Comitato interalleato per trasporti marittimi, ha richiesto si addivenga sequestro detti piroscafi ed avviamento dei già allestiti a Taranto ". Tanto ho creduto opportuno di segnalare per gli opportuni provvedimenti alla E. V. avvertendo che analoga comunicazione ho fatto ai Ministri della Marina e dei Trasporti.

(l) Cfr. n. 591.

843

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ

T. 275. Parigi, 16 marzo 1919.

Telegramma di V. E. n. 2218 (1).

Delegazione Budapest sarebbe alle dipendenze S. E. Graziali e non Comando Interalleato Fiume. Convengo tuttavia opportunità non addivenire oggi ad alcun cambiamento ma stabilire opportuni collegamenti tra Fiume e Budapest.

Circa criterio estendere eccessivamente missione Segre osservo:

l) che non è politicamente opportuno porre alle dipendenze di un nostro organismo sedente Vienna uffid posti a Praga od alt~i territori che ,si sono voluti separare dall'Austria;

2) che invio in Boemia Polonia ed ancor più in Serbia ed altrove dove già esistono con ~compiti definiti altre nostre rappresentanze politkhe e militari può essere facile motivo di azioni duplicate o contrastanti il che devesi assolutamente evitare.

Stimo perciò necessario che missione generale Segre ~imiti territorialmente suo compito quanto più possibile attenendosi in ogni caso a sola vigilanza esecuziom~ clausole armistiz'io vigilanza, che 'evidentem$te :non può essere esercitata con criteri uniformi in tutti indistintamente i territori della ex monarchia austro ungarica.

844

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ (2)

T. 276. Parigi, 16 'l'lUiTZO 1919.

Riferimento telegramma n. 1824 A. C. diretto a presidenza consiglio. Delegato politico italiano a Vienna comunica che generale Segre dopo averne fatta esaminare· questione dalla commissione ferroviaria addetta alla missione è venuto nel convincimento non essere possibile ostacolare passaggio Innsbruck merci francesi destinate jugo-slavi quando anche ,prendessimo controllo militare diretto di quella stazione, o per lo meno che una nostra azione in questo senso non potrebbe rimanere celata. Difficoltà di un'azione in questo senso sono ancora aumentate in seguito al provvedimento per il quale approvvigionamento austro-tedesco viene fatto da tutti gli alleati e non dalla sola Italia.

Porre tali ostacoli sembrava difatti difficile mentre appare preferibile disporre ogni possibile azione per piena ripresa via Trieste-Fiume nostre relazioni commerciali economiche •con Serbia. Ed in tal senso ho interessato ministero del commercio (1).

(l) -Non si pubblica, ma cfr. 772 e 778. (2) -Il telegramma venne inviato, per conoscenza, a Crespi, alla presidenza del Consiglio, e alla sezione militare della delegazione alla conferenza della pace.
845

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 278. Parigi, 16 marzo 1919.

Questa delegazione belga al ·congresso mi ha diretto una nota confidenziale !richiamandosi ad una domanda .presentata dal Governo belga intesa ad ottenere dal R. Governo ·che nessuna dichiarazione sarebbe stata fatta da parte nostra al Governo olandese tale da pregiudicare o ·compromettere una soluzione delle questioni politiche, territoriali ed altra natura contemplate dai trattati del 19 aprile 1839. Nel momento in cui il consiglio supremo della conferenza ammette il principio delLa revisione dei trattati del 1839, il Governo belga si richiama agli affidamenti che gli •sarebbero stati fatti dal

R. Governo nel senso desiderato.

Prego pertanto volermi inviare d'urgenza documenti relativi alla richiesta belga suindicata ed alla risposta da noi data.

846

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA

T. 282. Parigi, 16 marzo 1919.

Giornali greci pubblicano ampie notizie disordini antigreci a Smirne ed invocano intervento Intesa specie Inghilterra. Prego telegrafarmi quanto risulta a V. S. in proposito.

847

IL MINISTRO DEL TESORO, STRINGI-IER, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. R.P. Roma, 16 marzo 1919.

Ringraziati tuo numero 1201 (2) che mi chiarisce attuale situazione con Governo di Washington e prendo atto volentieri che le due note vertenze sono

zione~.

appianate. Sono teco di accordo sulla convenienza di procedere con opportuno affiatamento con le autorità americane come del resto feci durante i miei primi negoziati a Londra e ho potuto fare soltanto parzialmente in occasione degli ultimi per ragioni a te ben note.

(l) Annotazione marginai~ di Crespi:.« Sono per~c:;tt3.J?ell:te d'accor~o. ~cc:orr; far. cono-: scere subito a tutti gli interessati in ltalla. che la h berta (tl. c;ommer.cw e ndotca .. m paesirne:tnbri -n12no la Germania -e tutti s1 ai-fretteranno a IniZiare 1 csln:!.nerci d Importa

(2) Cfr. n. 817.

848

L'ALTO COMMISSARIO A SOFIA, ALIOTTI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 1069/102. Sofia, 16 marzo 1919 (per. il 16).

Telegramma di V. E. n. 2724 del 7 febbraio (1).

Mi corre l'obbligo informare V. E. che la mia prolungata permanenza Sofia e mancanza alti commissari francese britannico oltre noti inconvenienti forniscono alimento a voci tendenziose propalate soprattutto dai serbi a nostro danno e potrebbero dar luogo ad incidenti spiacevoli malgrado nostra scrupolosa circospezione.

Nel caso in cui non si possa quanto prima sistemare situazione anormale d'accordo alleati, ritengo prudente affidare provvisoriamente reggenza ufficio colonnello Gilbert de Winkels ed assentarmi provvisoriamente per motivi di famiglia e di salute che sarebbe naturalmente a causa di una recente malattia da cui non sono tuttora rimesso.

Per opera soprattutto dei serbi vengono propalate assurde ma dannose voci di nostre trattative per una alleanza colla Bulgaria.

849

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 5122. Roma, 16 marzo 1919.

In data 15 corrente R. ministro Addis Abeba telegrafa quanto segue:

• Da quanto mi risulta console etiopico a Gibuti facendosi portavoce presso il Governo etiopico recriminazioni di quella colonia, ha telegrafato ieri al Governo Addis Abeba esse,re giunta notizia che la cessione Gibuti all'Italia è stata decisa e che è necessario che il Governo etiopico protesti energicamente presso la conferenza Parigi contro tale decisione che 'rappre,senta una minaccia immediata per l'indipendenza etiopica•.

(l) Non si pubblica.

850

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 1101/288. Costantinopoli, 16 marzo 1919.

Sgombero Odessa sembra inevitabile. Alto commissario francese mi ha detto ritenere che bisognerà finire per trattare ·Coi bolscevichi. Intanto francesi suscitano uguale rancore nelle due parti russe e nemiche. Nostro ammiraglio è d'avviso meco che è opportuno che le nostre [navi] diano massimo aiuto in Odessa nell'eventualità di uno sgombero ma che è inutile accentuare la nos,tra azione colà con una di 'lui andata personale. Se Odessa ~cade 1}a ripercussione fra la ,popolazione sarà considerevole. Ne potrà approfittare il gruppo che cerca nel bolscevismo una leva contro gli stranieri tanto più ·che fra i turchi .può nascere speranza adoperare bolscevismo come un'arma anti straniera mantenendone il controllo interno.

851

L'AGENTE E CONSOLE GENERALE AL CAIRO, NEGROTTO CAMBIASO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. (l) n Caito, 16 marzo 1919.

Parecchie personalità eg1z1ane preoccupate piega avvenimenti mi fanno vive insistenze affinchè R. Governo prenda a cuore sorte Egitto. Rivoluzione idee operatasi in questi ultimi tempi rende illusorie speranze ritorno allo statu quo ante. Gabinetto sostenuto dalle baionette, ammesso pure si trovino ,persone disposte farne parte, sarebbe privo qualsiasi autorità ed esautorato fino dall'inizio. Posizione •sultano già scossa minaccia divenire insostenibile. Si affaccia quindi eventualità annessione Egitto il che conviene a noi evitare. Parte più ragionevole è di avviso ·Che ove Inghilterra accettasse amministrare Egitto quale mandataria Lega Nazioni amor proprio e, fino a un certo punto, aspirazioni nazionali egiziane rimarrebbero soddisfatte senza che Inghilterra venga privata vantaggi che le derivano da protettorato. Mi rendo conto perfettamente delle obiezioni che solleverebbe tale progetto non ·completamente consono colla politica imperialista ed intransigente ·che segue Inghilterra in Egitto. Data importanza nostri interessi qui è pericolo che movimento nazionalista possa avere ripercussioni nostra colonia. V. E. giudicherà se nostro amichevole intervento presso Governo Londra in questa delicata materia 1sia consigliabile.

nel fondo dell'ambasciata di Londra a cui Sonnino lo ritrasmise, in data 18 marzo 1919, con il n. 718.

riguardi dell'Inghilterra e cioè a dire all'abolizione di esso, poichè quest'ultimo

potrà sempre perdurare (anche quando si regola la questione delle acque dello

Tsana) come interpretazione dell'art. 4 dell'accordo stesso.

Sembra preferibile affermare l'abolizione dell'accordo a tre di Londra, col

ritorno al regime dei protocolli itala-britannici del 1891 e 1894, e poi dire secondo

la formula adottata nella memoria • rimanendo l'Etiopia nella sua indipendenza

politica che l'Italia intende rispettare •.

Per la suscettibilità dell'Etiopia è più grave il regime dell'accordo a tre che quello dei protocolli del 1891 e 18!)4 che non tocoano menomamente la indipendenza dell'Etiopia non avendo più il substrato del ,trattato di protettorato del 1889 che è stato abolito col trattato italo-etiopico del 26 ottobre 1896.

In Etiopia siamo ormai sospettati anche tacendo, per le sobillazioni francesi che si sono accentuate e per la violazione delle stipulazioni dell'accordo di Londra (V. concessioni minerarie); il parlare a metà non modificherà la situazione, anzi l'aggraverà.

II

Osservazioni di forma di carattere tecnico.

Pag. 1:

a) Per efficace parallelismo è bene indicare la data della dichiarazione di

Sovranità sulla Libia (1911) in relazione alla occupazione di Assab (1869).

b) All'inciso • che portarono alla definitiva sistemazione del dominio coloniale italiano prima della guerra mondiale costituito come segue • si potrebbe sostituire il seguente • in base ai quali il dominio coloniale italiano prima della guerra mondiale resultò costituito come segue •.

E ciò per non parlare di sistemazione definitiva che sarebbe in contrasto con la lettera e lo spirito di tutta la memoria. Pag. 2:

c) È più esatto non doo-e a Ligg Jasu il titolo di Imperatore che non potette mai avere. Si può dire • quando un colpo di Stato rovesciava • l'erede del trono Etiopico.

Pag. 4: d) • La formazione di possedimenti coloniali con ben definite delimitazioni •.

È una formula che richiama l'art. 13 del patto di Londra nella parte meno a noi favorevole • notamment dans le règlement en sa faveur des q_uestions concernant les frontières etc. etc. •.

Si può sostituire • La formazione di possedimenti coloniali costituiti in modo che ne risulti un tutto il più possibile etc. •. Pag. 5: e) • Nonchè assicuri le comunicazioni tra Gat e Tummo •.

Bisognerà dire • Nonchè assicuri in territorio italiano le comunicazioni tra Gat e Tummo •. E ciò per metterle in armonia con le nostre richieste come è esattamente detto nell'allegato 3° • dovranno esser comprese in territorio italiano le dirette vie di comunicazione tr,a questi due centri •.

Pag. 6:

f) Per evitare equivoci invece di • non la sola oasi di Cufra • è meglio dire

• le oasi di Cufra •, poichè si tratta effettivamente di parecchie oasi. Pag. 8: g) Invece delle • guerre sostenute • si potrebbe dire • le lotte sostenute •. Pag. 8:

h) Al giusto principio di riunire in un sol blocco le parti sparse del popolo somalo, si potrebbe contrapporre dai nostri contraddittori ,che, a questa stregua, si dovrebbe smembrare l'Etiopia togliendo ad essa le popolazioni somale che ne fanno parte.

E quindi estendendo il ragionamento alle popolazioni dancala e galla si potrebbe suscitare una pericolosa discussione sulla composizione delle popolazioni di Etiopia e quindi sulla probabilità di un mandato anche per quelle regioni.

(l) Il tel. è privo di numero in quanto il testo, qui pubblicato, è quello conservato

854

IL DELEGATO ALLA CONFERENZA DELLA PACE, SALVAGO RAGGI, AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

N. 35. Pa1·igi, 16 marzo 191!).

Mi è stato passato da S. E. Sonnino il telegramma direttogli da V. E. in data 9 corrente n. 1592 (l) col quale l' E. V. ricorda, nella eventualità di richiesta di mano di opera dalle nostre colonie da parte della Francia, il parere già precedentemente espresso che non è consigliabile consentire a tale richiesta contro la quale un tempo si opponevano ragioni politiche, specialmente per la Libia, ora si oppongono r,agioni economiche in quanto è necessario conservare alle nostre colonie quello strumento di produzione.

Ho trasmesso copia di detto telegramma a S.E. il Barone Mayor des Planches, che Q.ui si occupa dei problemi di emigrazione, convenendo pienamente nel parere espresso da V.E.

Il Barone Mayor des Planches mi assicura ora di aver preso buona nota di tale mia comunicazione.

855

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 766. Roma, 17 marzo 1919, ore 13,45.

Prima di ricevere n tuo telegramma (2) jeri stesso avevo parlato con Del Bono per la gita dei senatori e deputati in Dalmazia, preoccupato che potessero tentare di recarsi anche a Spalato. Del Bono mi rispose che non era a conoscenza ufficiale del viaggio, ma mi escluse assolutamente che possa la commissione recarsi a Spalato, ad ogni modo avrebbe impedito cosa simigliante. Stamane poi dopo aver ricevuto tuo telegramma ho chiamato Del Bono e con lui ho preso gli opportuni accordi. Egli mi ha detto che tale gita fu concertata fra Millo e il deputato Di Cesarò. Siccome però occorre la messa a disposizione dei senatori e deputati di un battello già designato, questo battello per avarie incorse non potrà essere a disposizione dei gitanti, e quindi per necessità il viaggio dovrà rimandarsi. Credo con ciò di aver bene interpretato il tuo pensiero e di avere bene eseguito. Del Bono si lagna delle difficoltà che incontra nell'azione discordante di Thaon di Revel. In quanto al discorso di Livorno che non ho letto, e che cercherò, oggi stesso diram0 a tutti i membri del gabinetto, ministri e sottosegretari, una nota in cui afferr.~o che date le difficoltà del momento e la necessità di ogni massima prudenza, il dovere di non intralciare l'opera dei nostri delegati a Parigi, li invito ad astenersi da qualunque manifestazione individuale o collettiva che abbiano attinenza con i problemi internazionali. Non vedrei altra maniera di soluzione;

a meno che non si voglia invitare il Foscari a dare le sue dimissioni. Ma cto avrebbe suoi lati negativi, perchè darebbe ragione al partito nazionalista di inscenare chi sa quali .protes,te e quali pubblicazioni.

(l) -Cfr. n. 746. (2) -Cfr. n. 840.
856

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

(ACS, Carte Orlando)

T. 769. Parigi, 17 marzo 1919, ore 15,10 (pe1·. ore 17,40). A suo tNe ho Loucheur. elegrapreso mma 756 P. nota. Noi di tenere migliori rapporti con
(1). cercheremo
857

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI (2)

T. GAB. 80/18063. Comando SnpTenw, 17 marzo 1919, ore 19 (per. ore 23).

Riferimento telegramma n. 302 del ministero Affari Esteri perv·enuto da Roma in data 16 (3).

Proposte contenute nella controproposta nota verbale trasmessa da Governo francese sono assolutamente inaccettabili. Per conseguenza proposte approvate da ammiragli alleati membri del comitato navale per l'Adriatico nella seduta del giorno 11 gennaio a Fiume provocarono dimissioni del contrammiraglio Molà delegato italiano e presidente del detto comitato cpme risulta da incartamento trasmesso a V. E. e a S. E. il presidente del consiglio con elenco n. 16787 G. M. del 24 gennaio. Proposte vennero inoltrate ai rispettivi Governi verso la metà di gennaio come risulta da incartamento allegato a lettera 16992 G.M. del 4 febbraio (3) indirizzata a V.E. ed a S.E. il presidente del consiglio con la quale questo comando rappresentava necessità svolgere presso Governi alleati azione pronta ed energica intesa a neutralizzare effetto proposte nocive agli interessi italiani. Inaccettabilità delle proposte motivate dai seguenti dati di fatto:

l) Mentre in apparenza contingente italiano sarebbe il più numeroso, truppe francesi avrebbero in realtà grande pr·evalenza numerica perchè oltre

\2) Il telegra:rnma venne invi3.to, per conoscenza, al president2 del Consiglio, Orlando, al n1inistero degli Esteri, gabinetto, e alla delegazione italiana allOl. coJ.1ferenza della p~ce,

battaglione d'occupazione vi sarebbe a Fiume forza della base francese parte fissa parte fiuttante e comprendente alcune migliaia di uomini.

2) Qualsiasi riduzione delle truppe italiane a Fiume anche se minima avrebbe in questo momento grandissima ripercussione, provocherebbe agitazione da parte autorità e popolazione italiana e potrebbe rappresentare pericolo nostra situazione politico-militare qualora si avessero disordini d'insani tentativi non improbabili da parte delle ·truppe serbe o popolazione slava.

3) Intervento battaglione serbo sarebbe causa disordini popolazione e riaprirebbe possibilità incidenti e conflitti con nostre truppe che si volle eliminare coll'allontanamento da Fiume di reparti serbi all'atto della nostra occupazione.

4) Comando superiore truppe d'occupazione e Comando disciplinare porto sarebbero italiani solo di nome perchè commissioni interalleate e autonomia base francese ne annullerebbero ogni autorità ·Come può desumersi da ostacoli che persino ora comandanti contingenti alleati contrappongono ad azione comando generale Graziali.

5) _Col togliere ogni iniziativa in materia di esecuzione a consiglio nazionale italiano si soffocherebbe un governo sorto col consenso unanime popolazione fiumana contravvenendo così principio... (1). Jugoslavi a Sussak apparirebbero come evidente affronto italianità di Fiume e come esagerata protezione interessi jugoslavi, ciò che provocherebbe indubbi disordini.

6) Proposta soppressione di ogni propaganda inutile tende ad impedire esposizione insegne, bandiera italiana e dimostrazioni pubbliche favorevoli alla Italia, a controllare stampa, a soffocare insomma ogni manifestazione di italianità. Soltanto conservazione stato attuale cose permette salvaguardare il nostro prestigio e garantire l'ordine pubblico. Mutamento non è in nessun modo necessario nè opportuno. D'altra parte preponderanza forza italìana in Fiume non costituisce fatto eccezionale a favore di una sola nazione alleata quando si consideri ad esempio che in Ungheria truppe francesi hanno presidiato da sole le città che hanno creduto opportuno di occupare. Ritengo perciò ·che le domande ·contenute nella nota verbale presentata dall'ambasciata francese debbano essere integralmente e recisamente respinte.

(l) Cfr. n. 839.

(3) -Cfr. n. 819. (4) -Cfr. n. 232.
858

IL SEGRETARIO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DELLA PACE, F. GIANNINI, AL MINISTERO DELL'INTERNO (ACS, Carte Orlando)

T. 776. Parigi, 17 maTzo 1919, ore 2.3,35 (peL m·e l deL 18).

Oggi comitato supremo guerra ha es•aminato in lunghissima seduta tutti articoli oltre 60 clausole militari navali et.c. preparate da comitato redazione approvandole salvo alcune per le quali fu rimandata decisione. Stampa dovrebbe

{l) Gruppo indeci.frato.

energicamente :sostenere imprescindibile necessità che questioni territoriali Italia siano trattate insieme quelle francesi, opponendosi tentativo delineatosi da qualche parte stampa per ottenere che esaurita discussione frontiera Germania, p['ocedasi firma pace .rimandando soluzione nostra quesHone pace definitiva. Comitato ha pure deciso invitare missione interalleata Polonia concordare armistizio tra ucraini polacchi seguito incidenti Lemberg. Presi ordini S.E. presidente concordato con giornalisti di non parlare nè commentare questioni soilevate jugoslavi (intervento discussioni :rivendicazioni italiane nostro contraddittorio e plebiscito salvo per quest'ultimo opinione espressa proposito da deputato Smodlaka in ·intervista oggi pubblicata Petit Journal e già !segnalata da corrispondenti a loro giornali) salvo ad espol'le e discuterle tutte insieme quando rilevasene opportunità ciò che riservomi segnalare suo tempo.

859

IL MINISTRO ALL'AJA, SALLIER DE LA TOUR, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 614/460. L'Aja, 17 marzo 1919 (per il 18).

Nuovo giornale di Rotterdam commenta memoriale italiano termini seguenti: • È noto che da parte degli alleati sono state formulate critiche contro certe pretese del Governo italiano che ha esposto suo 1punto di vista nel memoriale ufficiale presentato al congresso della pace relativamente alle rivendicazioni italiane sulle Alpi e sull'Adriatico. Da un ampio sunto di un tale documento rileviamo che le pretese italiane costituiscono un compromesso col quale Italia ha fatto dolorose rinunzie ad aspirazioni che le emno care. H documento italiano termina esprimendo .persuasione che i sacrifici superiori a quelli che si poteva prevedere al momento dell'entrata in guerra saranno riconosciuti e compensati •. Niewe Courant dell'Aja per ora si è limitato dire che secondo suo corrispondente da Parigi memoriale .italiano ha prodotto buona impressione e che si spera che una pronta intesa sarà possibile; vale a dire che: • numero abitanti di altre nazionalità che secondo asp,irazioni italiane di ogni specie comprese entro confini italiani è minore di quel che si presenta in stati .già formati ed in stati che si formeranno; Italia entrando in guerra si è [proposta]per primo scopo liberare suoi figli dall'oppressione straniera e assicurare da parte terra e mare. Ciò che Italia chiede non minaccia nessuno ma previene minaccia degli altri contro essa. Unione Trentina e dell'Alto Adige all'Italia si impone oltre che per impedire ai tedeschi di dominare il versante italiano anche per il fatto che ivi popolazione italiana ascende a circa 70 per cento; opera lasciata incompiuta nel 1866 deve essere oggi ultimata onde ristabili:re pace in Europa centrale ed equilibrio nell'Adriatico; Alpi Giulie costituiscono chiusura dell'Italia all'Est; Gorizia-Trieste-Pola-Fiume e numerose città e villaggi della costa e all'interno sono indiscutibilmente italiane, inclusione di tutti i territori cisalpini invece di costituire pericolo per irredentismo, lo S'congiura poichè slavi cisalpini potrebbero provvedere liberamente ai loro bisogni economici nelle città e nei porti italiani; della Dalmazia, Italia non domanda

che parte costa isole di tradizione italiane che comprendono una considerevole popolazione ,italiana e che devono esser.e considerate come elemento indispensabile alla sicurezza dell'Adriatico; Fiume geograficamente appartiene Italia è decisamente italiana ed ha chiesto annessione all'Italia; aspirazioni italiane così come sono ora presentate costituiscono già un compromesso col qua,le Italia acconsente a dolorose ~rinunzie •. Altri giornali, fra ~cui Gazzetta di Olanda ~si sono limitate per ora ri[lrodurre 'sunto memodale e come ~commento telegramma del 14 marzo del ~corrispondente parigino del Times.

860

IL COMMISSARIO POLITICO PRESSO LA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A VIENNA, MACCHIORO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 1084/213. Vienna, 17 marzo 1919 (per. H 18).

Cancelliere di stato Renner parlandomi noto reclamo czeco-slovacco contro Governo austro-tedesco mi disse che questo manca di ogni più lontano fondamento e mi ~confermò che Governo non ~chiede altro se non che sia fatta in proposito piena luce. Aggiunge che, a suo avviso, Governo czeco-slovacco deve aver commesso un errore. Parlandomi della unione Austria tedesca alla Germania dichiarò che questa è generalmente desiderata ed è necessaria perchè Austria tedesc~a non può vivere sola nè unita nuovamente agli stati dell'ex monarchia di cui è lieta d'essersi liberata. Qualora intesa impedisca ora tale ingaggio esso avrebbe luogo ugualmente più tardi attrave11so crisi e pericoli. Rinnovò ~consuete dichiarazioni circa necessità ritorno Alto Adige all'Austria verso dichiarazione neutralizzazione del Tirolo insiJStendo concetto che situazione diplomatica Italia richiede in avveniére sua stretta amicizia con Austria tedesca e Germania.

861

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, DE MARTINO, AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

T. RR. 1427. Cheren, 17 marzo 1919.

Volgerò un rapido sguardo sulla situazione d'oltre ~confine quale si prospetta in seguito alla spedizione mHitare sdoana nel sud est. Il R. ministro ad Addis Abeba, nei suoi telegrammi 106 (l) e 33 (2) avendo escluso in modo reciso che la spedizione militare possa esser.e diretta contro la Colonia Eritrea o avere attinenza qualsiasi con i negoziati di Parigi per una nostra migliore ststemazione territoriale (giudizio che si corrobora pel fatto stes,so dell'invio di una mis,sione etiopica accreditata verso l'Italia e verso gli ,stati alleati) resta pure dubbio per la entità della preparazione militare e la grande difficoltà d'operazioni specialmente in questa stagione nell'Aussa lo scopo reale della spedì

zione come lo steslso conte Colli di Felizzano confessa. D'altra parte il cavalier Talamonti (vedesi tel. 200) ci rivela la forte preoocupazione destata nel Tigrai dalle mosse scioane e l'animo di Ras Seium che potrebbe dal sospetto passare all'azione. E qui è da notare come si confermi quell'accordo tra il Ras e suo figlio degiac Cassa assumeva carattere di ribelle. Le intenzioni poi meno amichevoli del Governo etiopico verso Gara Sellasse che il Conte Colli di Felizzano mi dice • guadagnare di giorno in giorno terreno •.

Pure ritenendo pertanto che lo [scopo] della mossa del Governo etiopico (apparente e anche molto ostruzionismo reale) sia la sottomissione delle popolazioni ligie a Ligg Jasu e la cattura di lui non sono senza dubitare che avvenimenti si preparino e possano sorgere nel Tigrai. La più vigile attenzione si impone. E se da una parte sarà opportuno rafforzare i presidi militari in Dancalia non sarà da un'altra parte meno necessario tenere munito e guardato il confine del Tigrai. La stessa richiesta del Governo etiopico di collaborare con lui tenendo difeso il confine d dà a parer mio modo senza destare sospetto di crescere i contingenti dei battaglioni, portando le compagnie da centoventi a centocinquanta uomini. In tal modo potrò avere sulla linea dei forti un altro migliaio di uomini, pure avendo secondo il bisogno due o tre compagnie in Dancalia. Inutile poi che io dica a V. E. che qualunque possano essere i fatti

o i mutamenti nel Tigrai questo Governo manter:rà attitudine della più stretta riserva, limitando1si a tutelare i ·confini della colonia.

Le operazioni verso Dessiè iniziandosi nei primi giorni di aprile non potranno a cagione delle pioggie avere lunga durata e tutto ci fa travedere che ai primi di giugno saranno compiute.

(l) -Cfr. n. 812. (2) -Si tratta probabilmente del tel. pubblicato al n. 811.
862

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. 292. Parigi, 18 marzo 1919, ore 12.

Telegramma di codesto ministero 4593 (1).

A,pprovo venga fatta riserva da parte italiana consiglio amministrazione banca d'Abis:s:inia circa progetto inglese portare banca in Etiopia sottoponendola così ·completo controllo britannico.

863

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA

T. GAB. 63/5. Roma, 18 marzo 1919, ore 12,25.

A richiesta barone Sonnino prego raccogliere e trasmettere ogni utile notizia per azione inglesè Adana.

(l) Non si pubblica.

864

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, COLLI DI FELIZZANO

T. 294. Pa1·igi, 18 marzo 1919, ore 16.

Notizia cessione Gibuti a Italia di cui tele~amma V. S. 15 corrente (l) insussistente. Conferenza non ha ancora trattato assetto ~coloniale Afirka. Ad ogni modo prego V. S. agire in modo ,che Governo etiopico ,si ,renda conto ,che possesso Gibuti da parte Italia non pregiudicherebbe comunque indipendenza Etiopia facendo quindi presente inopportunità atti protesta del genere di quelli suggeriti da console etiopico Gibuti.

865

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 5229. Roma, 18 marzo 1919, ore 21.

Incaricato d'affari Francia ha parlato stamane a Manzoni questione Scutari. Ha esposto necessità per presidio interalleato avere una zona libera intorno città ed ha detto che conformemente situazione 1913 questa poteva essere di 10 chilometri. Ha asserito che Barrère aveva ripetutamente trovato presidente consiglio consenziente in questa tesi e che anzi presidente consiglio avevagli risposto avrebbe fatto ,comunicazioni in tal 'senso autorità militari italiane per la loro risposta a Franchet d'Espérey. Distaccamenti italiani attualmente entro raggio dieci chilometri Scutari avrebbero potuto venir ritirati e sostituiti co1. altri appartenenti contingente italiano Scutari.

Manzoni ha risposto che questione era già stata trattata nelle comunicazioni Bonin a Pichon delle quali ha ripetuto tenore aggiungendo che autorità militari italiane avevano istruzioni conformarsi.

Roux avendo più nettamente parlato per ripristino situazione 1913 Manzoni ha osservato che generale De Fourtou nell'assumere scorso novembre comando presidio interalleato Scutari aveva egli stesso creato colà situazione diversa dal 1913. Non poteva dunque esservi equivoco alcuno tra autorità militari italiane e francesi su portata situazione ,creata Scuta,ri da'l colloquio Barrère Orlando del novembre 1918 per istituzione semplice presidio interalleato Scutari in eccezione convenuta occupazione Albania da parte sole armi italiane.

(l) Non si pubblica

866

IL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 785. Roma, 18 marzo 1919, ore 21,35.

Data la gravità della notizia reputo opportuno comunicare a V. E. il seguente telegramma inviato dall'ammiraglio Millo al ministro della Marina:

• Informazioni da oltre confine darebbero come probabile, all'annunzio decisioni congresso pace, se a noi favorevoli per Dalmazia, attacco senz'altro contro linea Dernis e Knin. Mi riserbo indagare e riferire •.

867

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, AL COMANDANTE DELLE FORZE ITALIANE NELL'EGEO, ELIA

T. 5295. Roma, 18 marzo 1919.

Dai rapporti conte Sforza risulta patriarcato ecumenico attualmente dominato da corrente accentuatamente nazionalista. Misura da V. S. accennata circa metropolita sembra perciò di non opportuna attuazione come quella che darebbe occasione o per opporci rifiuto o per proporci sostituzione con altro prelato di idee più spinte ancora. Andremmo così incontro a contrasti con ripercussione su atteggiamento clero popolazione ortodossa isole. Sembra dunque convenga continuare nella nostra liberale linea di condotta che porterà svalorizzazione azione metropolita.

868

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AI MINISTRI DEGLI ESTERI, SONNINO, E DELLA GUERRA, CAVIGLIA, E ALLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DELLA P ACE

T. 1085/235. Comando Supremo, 18 marzo 1919 (per. H 18).

Comunicasi seguente telegramma pervenuto governatore Venezia Giulia:

• Giunge continuamente voce che francesi stiano sviluppando attiva azione per attirare movimento commercio da Austria tedesca e Jugoslavia porti marittimi francesi per mezzo di intense... (1). Cito ad esempio istituzione treni espres

si settimanali Parigi-Praga. Rappresentasi pericolo che se tardasi riattivare corrente scambi con Trieste possa commercio questo porto risentire danni non solo per concorrenza verso nord porti germanici facilitati canale Elba Oder e altre vie acquee, ma anche verso ovest porti francesi •.

(l) Gruppo indecifrato.

869

L'AGENTE DIPLOMATICO A TANGERI, RINELLA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 1093/9. Tangeri, 18 marzo 1919 (per. H 19).

Mio collega Spagna mi ha detto che suo Governo sosterrà conferenza Parigi diritto circa Marocco garantito da trattati e specialmente da quello francospagnolo del 1912.

Contrariamente alla tesi francese tale trattato nello spirito e nella lettera consacra spartizione Marocco in due zone distinte: quella francese sottoposta autorità nominale del sultano e quella spagnola in cui autorità è passata al califfo dipendente effettivamente dalla Spagna. Quanto Tangeri prevalenza interessi francesi specialmente per ciò che riguarda proprietà immobiliare sarebbe derivata da abusi passibili di revisione. In mezzo zona spagnola Tangeri ne rappresenta sbocco naturale mentre distacco è stato ostacolo maggiore alla pacificazione del paese. A mio remissivo parere nella discussione di detta tesi qualora non ci sia possibile mantenere assoluto riserbo ci conviene concordare linea di ,condotta con Inghilterra e sostenere eventualmente istituzione regime speciale Tangeri con rinnovata garanzia circa porta aperta per tutto il Marocco.

870

IL COMANDANTE DEL PRESIDIO MILITARE DI SCUTARI, PERRICONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 1102/263. Scutari, 18 marzo 1919 (per. H 19).

Oggi riunitesi notabilità cittadine e popolazione per dimostrazione patriottica con bandiere albanesi inneggiando grandezza Albania con Scutari capitale deprecando Essad Pascià non manifestando appoggio Governo Durazzo e suoi delegati. Tutti i componenti corteo percorsero la città recaronsi comando presidio italiano con grida di evviva Italia, evviva Albania, evviva Turkhan Pascià. Presentato indirizzo firmato municipio autorità cittadine e religiose notabilità per presidente degli Stati Uniti da trasmettere tramite di V. E. Dal generale francese deputazione venne accolta villanamente perchè indirizzo non è stato affidato a quel comando per la trasmissione. Comando francese fatto intimidazioni minaccie. Invierò testo. Segue rapporto (1).

(l) Cfr. n. 891.

871

IL COMMISSARIO POLITICO PRESSO LA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A VIENNA, MACCHIORO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 227. Vienna, 18 marzo 1919.

Notizia dichiarazione Pichon circa vantaggio economico che Austria tedesca potrebbe ripromettersi dal divenire stato indipendente e neutro e dichiarazione Tardieu essere Intesa assolutamente contraria unione Austr,ia tedesca alla Germania provoca ampi commenti stampa. Neue Freie Presse rileva non reggere confronto con la Svizzera. Vivono ancora in Austria uomini che ricordano congresso di Francoforte nè .si può imporre ad un paese la neutralità quando quattro milioni di suoi ,connazionali vengono assoggettati alla dominazione straniera. Converrebbe quindi anzitutto risolvere in favore Austria questione Boemia tedesca e regioni del Sud Prussia. Giornale critica ministro Bauer per essersi compromesso questione unione Germania annunziandone orossimo ritiro e ~sostituzione con ex ministro giustizia dottor Klein. Anche inviato austro-tedesco a Berlino Hartmann che partecipò seduta di Weimar Reichspost protesta contro tentativo privare Austria tedesca diritti autodecisione. Quanto dichiarazione Pichon osserva che Austria tedesca non vende tale verrebbe richiamato. In conclusione giornale chiede referendum popolo. diritto per vantaggi economici. Si chiede invece se verso rinunzia unione Germania Austria tedesca otterrebbe Boemia tedesca e Alto Adige. Solo N eues Wiener Tageblatt pubblica: favorevole neutralità dichiarandosi però non farne sue le idee. Mancano ancora commenti Arbeiter Zeitung che prevedonsi vivaci essendo i ,socialisti tutti favorevoli unione alla Germania. Korrespondenz Bureau pubblica dichiarazione ufficiale che smentisce categoricamente concessione viveri e crediti relativi siano sottoposti condizioni rinunzia unione Germania. Invece corrispondenza jugoslava ispirata da Governo francese riceve da Berna che secondo dichiarazione Pichon sacrificio richiesto Austria tedesca sarebbe apparente e che essa troverebbe suo sviluppo naturale in una futura conferenza danubiana.

872

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 796. Roma, 19 marzo 1919, ore 18,40.

La stampa italiana unanime, per notizie avute da Parigi, discute animatamente la questione dell'abbinamento dei nostri interessi territoriali al congresso della pace con quelli della Francia.

È la nota del giorno e tutti domandano notizie se non precise, affidamenti che Io svolgimento delle discussioni al congresso non sia a noi contrario. Poichè

tutto ciò può premere molto sulla tranquillità pubblica, perchè della questione si potrebbe fare un'arma non questo o quel partito, ma qualunque fazione che voglia prendere per iscusa la ragione per inscenare dolorose agitazioni, io ti prego di mettermi in grado, se credi, di poter con molta cautela tranquillare quanti parlamentari e giornalisti a me si rivolgono per avere notizie.

873

IL SEGRETARIO DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DELLA PACE, F. GIANNINI, AL MINISTERO DELL'INTERNO

(ACS, Carte Orlando)

T. 801. Parigi, 19 marzo 1919, ore 22,15 (per. ore 23,30).

Consiglio ha iniziato esame frontiere occidentali Polonia e 1Si è nuovamente occupato situazione Galizia. Punto di vista italiano per immediata discussione anche questioni nostre frontiere, pare accettato. Ad ogni modo è opportuno che stampa ,commentando notizie diffuse giornali iìrancesi, ,sostenga assoluta necessità soluzione adottata. Domani non samvvi seduta.

874

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, E AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ

TELESPR. S. N. Roma, 19 marzo 1919, ore 23.

Per conoscenza dell'E. V. comunico che avendo la missione ucraina di Berna fatto chiedere a mezzo di quella R. legazione, la libera entrata nel regno per la missione straordinaria diplomatica ucraina, che aveva in animo di recarsi a Roma, ho incaricato la R. legazione medesima di rispondere che conformemente alla nostra linea di condotta seguita nei riguardi dei diversi governi formatisi in Russia, non ci è possibile accogliere la missione ucraina che intende stabilire col R. Governo rapporti diplomatici e commerciali.

875

IL DIRETTORE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI, MANZONI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 5407. Roma, 19 marzo 1919, ore 23.

In relazione telegrammi da Valona n. 2129 (l) e 2152 (2) (988 rac,colta) ho telegrafato generale Piacentini quanto segue:

• V. E. vor,rà far presente al generale Franchet d'Espérey che attuale occupazione Scutari deve continuare ad intendersi quale presidio interalleato con

sentito in conversazioni novembre scorso fra presidente del Consiglio italiano e ambasciatore Barrère non come continuazione o ripristino regime internazionale Scutari prima della guerra il quale rispondeva a situazione e ragioni oggi inesistenti •.

(l) -Cfr. n. 743. (2) -Non si pubblica.
876

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA

T. 296. Parigi, 19 marzo 1919.

Mi viene riferito che repubblica costituitasi nel Azerbaigian capitale Bakou avrebbe inviato alla ·conferenza missione che trovandosi Costantino[poli vi sarebbe .stata trattenuta da cotesto Governo poco desideroso di far giungere Parigi messi di uno stato :sorto su territorio che col trattato di Brest Litowsk era stato assegnato a Turchia.

A noi interesserebbe fare arrivare sollecitamente a Parigi inviati della repubblica di ,Azerbaigian. Prego perciò V. E. voler assumere notizie e se le cose stanno come mi vennero riferite e se ella ne avesse modo prego favorire il proseguimento sollecito del loro viaggio. Ad ogni modo prego riferire al riguardo.

877

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (l)

T. GAB. 8/4734. Comando Supremo, 19 marzo (per. il 19).

Tenente colonnello di stato maggiore Vitelli capo della sezione italiana presso il comando Franchet d'Espérey in data 17 marzo comunica quanto segue:

• Il generale Franchet d'Espérey stamane in colloquio con me si è mostrato irritatissimo contro il barone Aliotti per la sua politiea nettamente bulgarofila specialmente per la questione relativa alla cessione del territorio tuvco per cui passa la ferrovia Kuleli-Burgas-Adrianopoli. Egli assicura che le potenze alleate non hanno riconosciuto il trattato turco-bulgaro per detta cessione. Aggiunse che egli non riconosce la qualità di alto commissario al barone Aliotti il quale non è che agente di informazioni del Governo italiano. Ha detto infine che darà disposizioni per annullare l'influenza che Aliotti crede di avere acquistata in Bulgaria •.

(l) Il telegramma venne inviato, per conoscenza, alla delegazione italiana alla conferenza della pace, sezione militare.

878

IL CONSOLE GENERALE A MOSCA,

IN MISSIONE A ODESSA, MAJONI,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 1122/147. Odessa, 19 marzo 1919, ore 1,10 (per. ore 14,35 del 21).

Giornali italiani principio marzo giunti ora portano articoli contrari intervento nostro in Russia. A parte questione in se stessa sarebbe desiderabile far sentire in modo prudente ai giornali che tale atteggiamento senza riserva potrebbe per ripercussione cagionare irreparabile boicottaggio nostro commercio. Situazione nostra da tempo delicata appunto per assenza nostro aiuto e bisogna perciò tener conto della sensibilità popolazione nell'attuale difficile momento. Noi veniamo accusati già di profittare sensibilità procurata statu quo inglese francese e greco per i nostri interessi senza fare alcun sacrificio. Bisogna quindi usare massima prudenza.

879

IL MAGGIORE LAURO AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA, THAON DI REVEL

T. RR. 38. Smirne, 19 marzo 1919 (per. il 21).

Giunto ieri sera Smirne sarà necessaria mia presenza qui nel concentrare ora ogni nostra azione e ove lsarà necessario immediato impianto ufficio politico-militare per sorvegliare multiforme attività Grecia-Francia-Inghilterra contraria nostri interessi. Tale è stato proposto dal comm. Carletti ... (l) appoggiato ufficio ,comandante Grenet. Mi risulta che truppe francesi abbiano occupato Soma sulla linea ferroviaria Smirne-Panderma. Commissione inglese composta comandante esploratore • Adventure » e comandante del C.T. • Partian • ,si sono recati giorno 15 col'lrente Scala Nuova forse scaldare azione non ancora ben precisata ma che sembra in relazione passaggio delle truppe inglesi avvenuto ieri lungo la linea ferroviaria Smirne-Ajdin fol'lse per stabilire controllo non ancora esistente lungo la linea medesima. Nave francese trasporto • Caucaso » partita stamane da Smirne per Mar Nero con truppa diretta Russia. Mi risulta forte concentrazione di truppe greche Mitifune e Scio per eventuale sbarco lungo la costa Asia Minore. Governo greco ha ordinato mobilitazioni classi 19-20 per eventuale bisogno. Prego di comunicare tale e quale notizie colonnello Rossi della divisione stato maggiore ministero guerra da parte del capitano Fago... (1). Situazione presente impone nostro immediato energico intervento per evitare che sorte Smirne sia definitivamente compromessa (2).

(l) -Gruppi indecifrati. (2) -Questo documento venne comunicato da Thaon di Revel ad Orlando, a Parigi, il 24 marzo.
880

IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI, S. PIACENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. PRECEDENZA ASSOLUTA 6839. Valona, 19 marzo 1919.

Per doverosa informazione comunicasi che capo d'ufficio intendenza A M Salonicco notifica risultargli che Essad Pascià partirà oggi per Parigi. Soggiunge che corre voce essere chiamato colà da Clemenceau.

881

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, DE MARTINO, (l) AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. R. 1146/35. . .. 19 marzo 1919.

Mio ·collega francese mi ha riservatamente comunicato di aver avuto ieri telegramma del suo ministero degli Affari Esteri col quale dichiara che questione cessione Gibuti all'Italia è fuori di discussione e che Gibuti •Con tutto il suo territorio rimarrà ana Francia.

882

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. CONFIDENZIALE 392. Londra, 19 marzo 1919.

Bratiano venne ieri cortesemente a vedermi.

Accennò identità interessi italo-romeni esprimendo fiducia che essa entrerà nella coscienza italiana. Risposi con assicurazioni termini generali. Circa controversia con Serbia per Banato disse Bratiano non potere egli in alcun modo .rinunziare aspirazioni romene garantite da solenne trattato. Se rinunziasse non oserebbe tornare a Bukarest. Frontiera Danubio è per difesa Romania altrettanto necessaria che frontiera Brennero per Italia.

883

L'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, ARONE,

AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 155. Washington, 19 marzo 1919

Telegrammi di V.E. n. 1188 e 1196 (2). Nostro delegato tesoro ha fornito assicurazioni tesoro federale nel senso indicato da V. E. Tali assicurazioni sono state giudicate soddisfacenti. Que

.,stione sembra così risolta. Sui particolari e memoriale dei nuovi prestiti AlJliata riferisce direttamente a S. E. Stringher (1).

(l) -Si tratta quasi certamente della ritrasmissione di un tel. di Colli di Felizzano. Il tel. partì da Asmara il 21 e pervenne il 24. (2) -Cfr. nn. 814 e 816.
884

IL COMMISSARIO POLITICO PRESSO LA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A VIENNA, MACCHIORO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

'T. 234. Vienna, 19 marzo 1919.

Mio telegramma 226 di ieri (1).

Neue Freie Presse dichiara che sarebbe indegno privare austro-tedeschi diritto autodecisione, afferma che questione riguarda anche la Germania la .quale deve dichiarare se disposta proteggere diritto Austria all'autodecisione -e a darle i necessari aiuti economici. Giornale che pubblicava ieri Italia aver -Ottenuto dalla Francia assenso annessione Alto Adige verso promessa opporsi unione Germania smentisce oggi tale notizia. Arbeiter Zeitung dice che nulla k stato deciso ·circa tale questione e trattarsi solo di notizie false propalate .dall'agenzia centrale creata in Svizzera allo scopo impedire unione alla Ger

mania dai principi di Parma, prnncipi di Windischgraetz, principi di Schonborn .e altri. Articolo Arbeiter Zeitung è violentissimo e ·chiama popolo austriaco un popolo di servi perchè sempre pronto inchinarsi volontà straniera. Sono in grado fare pubblicare stampa locale ogni informazione o smentita siano ritenute necessarie. Prego telegrafarmi però per mia norma e condotta atti·tudine attuale Governo italiano nella questione unione austro-tedeschi alla Germania.

885

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

'T. POSTA 728. Parigi, 19 marzo 1919.

Risulta da notizie private che verso fine dicembre scorso si recò Zagabria per alcuni giorni professor Temperley, dell'Università di Cambridge, attualmente ufficiale dell'esercito britannico. Egli vi sarebbe ritornato di nuovo al principio di marzo del corrente anno. Egli avrebbe dichiarato in conversazioni private di avere una missione politica, più importante di quella che il pub-blico potesse immaginare; di ritenere contrarie a giustizia le aspirazioni italiane sulla Dalmazia e Fiume; Fiume dover essere internazionale o jugoslava, perchè gli jugoslavi non possono per ora servirsi di Spalato, e czechi, polacchi e magiari hanno bisogno di uno sbocco al mare; in Dalmazia gli italiani comportarsi scorrettamente, ecc., ecc.

:2! -Documenti diplomatici -Serie VI -Vol. II

Prego V. E. fornirmi possibilmente informazioni sul predetto signore esulla missione che gli sarebbe stata affidata (1).

(l) -Comunicato da Aldrovandi ad Orlando e Crespi con t. n. 774 del 20 marzo. (2) -Non si pubblica.
886

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALLA SEZIONE MILITARE DELLA DELEGAZIONE ALLA COI';FERENZA DELLA PACE

T. POSTA 732. Parigi, 19 marzo 1919.

In data 15 corrente, ho telegrafato al R. ministero degli Affari Esteri (2) pregando di comunicare al Comando Supremo la nota verbale francese (3), che unisco in copia, invitandolo H telegrafarmi che cosa ad esso risultasse nei riguardi delle domande contenute in detta nota nonchè a fornirmi degli elementi per ribattere le singole proposte che non mi sembravano minimamente accettabili.

Avendo contemporaneamente interessato il R. Ambasciatore in Parigi di intrattenere in proposito il 'signor Pichon, il conte Bonin mi ha rifedto il colloquio da lui avuto, ,col telegramma che qui appresso unisco pure in ,copia ( 4).

Ho telegrafato al R. Ministero degli Affari Esteri (5) di lasciare senza risposta la nota in parola, come pure le note analoghe dell'Ambasciata inglese ed americana (6), e, solo nel caso che le rispettive ambasciate insistessero per un riscontro, di esprimeii'si in conformità del colloquio Bonin-Pichon, quale risulta dall'unito telegramma.

Prego pertanto di voler sollecitamente informare il Comando Supremo, per sua opportuna notizia, dello svolgimento avuto da questa pratica.

Colgo questa occasione per trasmettere a codesto Ufficio, in risposta al suo foglio n. 897 del 18 febbraio, copia del telegramma gabinetto n. 98 del R. ambasciatore in Parigi relativo ad una nota del signor Pichon in risposta ai passi da lui fatti, dietro mia preghiera, nel senso desiderato da S. E. il generale Diaz.

In relazione poi al foglio di codesta sezione, n. 2050 del 13 corrente (7), pure relativo alla situazione di Fiume, mi pregio di informarla che dal canto mio approvo pienamente i concetti espressi dal Comando della Terza Armata (foglio

n. 1963 A.G. del 2 marzo), e ritengo meritevole del più grande appoggio l'azione che sta svolgendo attualmente il generale Graziali: riterrei tuttavia inopportuno di interessare in propnsito i Governi alleati, colla possibilità di lunghe trattative diplomatiche, quando ormai poco tempo ci separa dalle decisioni definitive della conferenza per quella città, che ne cambieranno la situazione.

(-4) Cfr. n. 823.
(l) -Il 3 aprile questo telegramma fu comunicato dall'ambasciatore a Londra all'addettomilitare con preghiera di assumere le opportune informazioni sul Temperley. (2) -Cfr. nota 2 a p. 627. (3) -Cfr. n. 819. (5) -Cfr. n. 889. (6) -Cfr. nota 2 a pag. 626. (7) -Cfr. n. 301.
887

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. POSTA 733. Parigi, 19 marzo 1919.

Per opportuna conoscenza e norma comunico a V. E. il seguenle telegramma spedito alla R. ambasciata in Parigl: « Mi riferisco al telegramma n. 2187 (l) del generale Piacentini ed a quelli

n. 4251 (2) e 4381 del Comando Supremo qui allegati in copia. Le not,izie in essi contenute concordano nel segnalare uno stato d'animo jugoslavo capace di avere ~conseguenze gravi. Tale tendenza a tm,scendere viene comprovata dallo scontro di Mura in Albania. Prego voler rappresentare quanto sopra al signor Pichon facendo rilevare che oltre ai buoni consigli che le circostanze richiedono di suggerire ai jugoslavi è pure necessario togliere quelle ragioni di frizione che derivano dalla permanenza delle truppe serbe in territorio albanese contrariamente a quanto era stato stabilito circa l'occupazione dell'Albania da parte delle truppe italiane. A tale inconveniente può essere provveduto mediante ordine del generale Franchet d'E.spérey che inviti le truppe serbe ad evacuare i territori compresi nella linea di confine stabilita a Londra nel 1913. Inoltre conviene richiamare l'attenzione del Governo francese sull'eccessivo appoggio che da parte dei serbi si concede alle mene di Essad Pascià fino a far causa comune ed uso della forza armata il che contribuisce ad accrescere le cause di incidenti e fa assumere ai serbi tutta la responsabilità dei provve.dimenti che il Comando italiano in Albania fosse costretto di adottare •.

Per conoscenza di V. E. informo che telegrafo alla R. Legazione in Belgrado in conformità di quanto sopra.

ALLEGATO

BADOGLIO A SONNINO (3)

T. 4381. 16 marzo 1919.

Sezione Italiana Collegamento Costantinopoli comunica quanto segue: • Capo .di Stato Maggiore del Comando Armate Alleate mi comunica temersi conflitto fra italiani e jugoslavi in regioni Rotti Kemele dove troverebbero un battaglione jugoslavo a guardia frontiera montenegrina •. In relazione comunicazione di cui .sopra questo Comando ha telegrafato quanto segue sezione italiana collegamento:

• Operazioni. Sezione Italiana Collegamento. Questione a conoscenza Comando

O.C.S.E. Riferimento suo 956 del 12 corrente. Prego informare Capo di Stato Maggiore Comando Armate Alleate che conflitti fra italiani e jugoslavi frontiera montenegrina saranno evitati se jugoslavi non entreranno territori albanesi posti fronte sotto forze italiane ».

12) Cfr. n. 766.
(l) -Cfr. n. 781. (3) -Il telegramma venne inviato, per conoscenza, alla delegazione alla conferenza della pace.
888

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI

T. PER CORRIERE 737. Parigi, 19 marzo 19HJ_

Trasmetto qui unito a V. E., per opportuna informazione, copia di una. nota indirizzata al R. Ministero degli Affari Esteri in Roma da quella ambasciata britannica, a proposito di Fiume (1). Unisco pure copia del telegramma. gab. n. 103 direttomi dal R. ambasciatore a Parigi (2) e riproducente un colloquio da lui avuto col signor Pichon al riguardo di un'analoga nota proveniente· dall'ambasciata di Francia in Roma (3).

Telegrafo ( 4) al R. Ministero degli Affari Esteri di lasciare senza risposta le note in parola e, solo nel caso che le rispettive ambasciate insistessero per un riscontro, di esprimersi in conformità del colloquio Bonin-Pichon, quale risulta. dall'unito telegramma.

889

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. PER CORRIERE 739. Parigi, 19 marzo 1919

Suo telegramma n. 4841 (5). Trasmetto qui unito copia del telegramma gab. n. 103 (2), indirizzatomi dal

R. ambasciatore a Parigi e relativo ad una sua ·conversazione col sig. Pichon a proposito della nota di codesta ambasciata di Francia concernente Fiume (3).

Prego pertanto di lasciare ·senza risposta la nota in parola e, solo nel caso che l'ambasciata di Francia insistesse per un riscontro, prego esprimersi in conformità del colloquio Bonin-Pichon, quale risulta dall'unito telegramma.

Uguale atteggiamento conviene tenere rispetto alla nota americana ed in-glese (suoi telegrammi gab. 888 e 904 (1).

890

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI

T. POSTA 740. Parigi, 19 marzo 1919

Mi riferisco precedenti comunicazioni relative questione Scutari d'Albania. Comunico seguente telegramma spedito a R. ambasciata in Parigi.

• Ri51Pondo suo telegramma n. 101 (1). Non condivido parere espresso dal

signor Pichon. Decisioni sollecite in questa materia non mi sembrano prevedibili e in ogni caso sarebbero determinazioni di ordine generale aHe quali dovrebbe seguire studio provvedimenti particolari ,che richiedono tempo collisiderevole. A parte ogni altra considerazione importa evitare ripetersi continui incidenti. A tale scopo conviene di far distinzione fra quanto si riferisce alle attribuzioni militari del comandante della guarnigione di Scutari d'Albania e le determinazioni da prendere per l'assetto anche provvisorio dell'amministrazione locale per la quale non si ritiene equa l'avocazione assoluta di ogni -competenza e di ogni autorità nelle mani del solo comandante francese.

Circa l'ultimo punto della risposta del signor Pichon V. E. potrà trovar modo di far rilevare verbalmente che l'interessamento nostro per gli arrestati del gennaio scorso a Scutari non ha avuto a tutt'oggi cortese soddisfazione •.

(l) -Cfr. nota 2 a pag. 626. (2) -Cfr. n. 823. (3) -Cfr. n. 819. (4) -Cfr. n. 889. (5) -Non si pubblica, ma cfr. nota l a pag. 627.
891

IL COMANDANTE DEL PRESIDIO MILITARE DI SCUTARI, PERRICONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO (2)

R. RR. 82. Scutari, 19 marzo 1919.

Mi onoro informare V. E. che, dopo aver avuto comunicazione del telegramma di codesto Ministero, circa le tendenze dei delegati delle Potenze alleate alla conferenza di Parigi, a riguardo della soluzione territoriale albanese, ho lasciato intravedere il pericolo probabile per la costituzione dell'unità dell'Albania all'Arcivescovo, al Cadi, a un mio confidente del Municipio che è molto patriotta e a tutte le notabilità cittadine.

Ciò produsse ailarme e fermento: l'Arcivescovo incoraggiò una riunione clandestina di cattolici e mussulmani per fare redigere un memoriale, il cui testo fu richiesto a me; ma poichè accennavo in esso all'appoggio morale che era necessario di dare a Turkhan Pascià, il Cadi non volle firmare, protestando delle sue avversioni personali verso il delegato di Parigi: la vera ragione è la solita pusillanimità del Cadi, che teme rappresaglie da parte del Comando francese: quest'ultimo, ed il Municipio, hanno ignorato l'invio del primo indirizzo fatto all'E. V. e che ho :spedito in data 16 'C.m. (3).

Fomentato sempre più l'allarme, si è prodotta una viva reazione contro il consiglio municipale, che tutto fa per ostacolare la libera manifestazione dei sentimenti cittadini, e non segue che le direttive francesi. In questi ultimi giorni infatti il presidente Musa Yuka ed il vice presidente Andrea Vogli, invitano i notabili a recarsi in municipio per firmare una richiesta da fare al generale De Fourtou per l'apertura di una scuola francese, e ciò mentre Mar

tinovich fa clandestinamente funzionare una scuola slava. Di queste scuole mi occuperò non appena avrò maggiori dati di fatto.

Molte notabilità e molti giovani scutarini hanno fatto pressione sul consiglio municipale, perchè venisse fatta una riunione patriottica. Il presidente sconsigliò, tergiversò, ma stretto da presso fu costretto a chiederne l'autorizzazioHe &l generale De Fourtou. Questi cercò di assopire l'iniziativa, disse che dovevano attendere tranquillamente e fiduciosi le decisioni della conferenza della pace, e infine concedette la riunione purchè non si facessero manifestazioni contro la municipalità, cosa che egli sempre teme. La riunione fu presieduta dal Musa Yuka, che buttò molta acqua sul fuoco, e mutilò alquanto l'indirizzo diretto alle grandi potenze e che inviai in data 17 c.m., sopprimendo le invettive contro Essad Pascià e il voto di fiducia a Turkhan Pascià.

Scontente di ciò molte notabilità, fra cui promotori Antonio Cioba, lviichele Cioba ed Assan Effendi Bektesci, vennero da me per consiglio. Proposi venisse organizzato un corteo per la città. .previa chiusura di tutti i negozi e del bazar, e che venisse dato a firmare alle notabilità ed al popolo un proclama protesta contro Essad Pascià e di adesione al Governo provvisorio di Durazzo e ai suoi delegati. La dimostrazione fu permessa da De Fourtou, che non supponeva l'agguato, ma anche se l'autorizzazione fosse stata negata, avrebbe dovuto aver luogo lo stesso. Avevo ben convinto, i giovani specialmente, che per amor patrio si può anche rischiare qualche giorno di prigione

o l'internamento.

Poichè alla dimostrazione era invitato tutto il Municipio, e la polizia sorvegliava attentamente, Antonio Cioba fece un discorso molto patriottico, e poi lesse in albanese un indirizzo diretto al presidente degli Stati Uniti d'America, ..... ma ne diede alla firma un altro redatto in francese dalla cittadinanza assai più violento, e che solo il comando francese ed il presidente del municipio ignoravano. L'indirizzo fu firmato da tutti, presidente compreso, e consegnato a Michele Cioba, fratello dell'oratore. Il corteo si diresse alla sede della Croce Ro,ssa americana, ma il maggiore americano capo missione era assente. Il presidente invitò allora i dimostranti a recarsi dal generale De Fourtou, il quale ricevette freddamente la deputazione cittadina, e richiese il documento firmato. La deputazione rispose che, non essendosi trovato il maggiore americano, il documento era stato consegnato per la trasmissione al comando italiano, ove già altra volta gli stessi ufficiali americani avevano indirizzato per la trasmissione di simili memoriali non possedendo essi nè ufficio postale nè radiotelegrafico. Il generale andò su tutte le furie ed investi villanamente e con parole oscene e volgari la deputazione, dicendo che solo egli era il comandante della piazza, che solo a lui deve far capo ogni cosa, che il memoriale non avrebbe avuto alcun effetto sulle decisioni che sarebbero state prese a Parigi, che lui s'infischiava delle loro aspirazioni e che si sarebbero amaramente pentiti di questo atto.

Il corteo proseguì con canti patriottici, si recò al consolato italiano, sede del comando di presidio, sventolando bandiere albanesi; invase il giardino del consolato, e mentre il maggiore Molinero pronunziava un breve discorso, tradotto in albanese dal sottotenente Bechir Sutfi, Michele Cioba mi consegnava il documento che aveva tenuto nascosto durante il ricevimento al comando francese, pregandomi di trasmetterlo per il tramite di V. E., cosa che ho fatto ieri stesso. I dimostranti inneggiarono a Scutari capitale di una grande Albania, a Turkhan Pascià ed all'Italia.

L'incidente, provocato e condotto molto briìlantemente dai fratelli Cioba, da Assan Bektesci e da molte altre notabilità, ha esacerbato i francesi. Il capitano Billes della polizia, furioso più che mai, ha investito i cittadini dicendo che le loro simpatie per l'Italia le avrebbero pagate con altri 10 anni di governo interalleato per Scutari, e simili sciocchezze. Oggi poi ha chiamato la signora Melgusci, italiana e moglie del dragomanno italiano, ed il signor Bumci, rappresentante della Società Commerciale Italiana d'Oriente, che avevano protestato per il tramite del comando italiano circa il sequestro fatto dai francesi di macchinari e mobilio; e ha loro restituito i reclami, aggiungendo che non otterranno nulla finchè non si rivolgeranno direttamente al comando francese, che comanda anche sugl'italiani.

Stamane i cittadini maggiormente indiziati sono venuti a dirmi che sapevano che sarebbero stati interrogati dalla polizia: ho loro consigliato, di dire, se richieste, che nessuna altra copia della nota indirizzata a Wilson è rimasta: nello stesso tempo ho pregato il maggiore della Croce Rossa americana di non dir nulla al generale De Fourtou che potesse compromettere i cittadini, che si son serviti del suo nome per esser sicuri che l'espressione dei loro vivi sentimenti potesse giungere non travisata, al primo cittadino americano.

Il generale Phillips, che oggi ha veduto il generale De Fourtou, mi ha detto di averlo trovato molto depresso. Phillips mi ha detto : " In Italia mi son sentito dire da qualcuno che mi ero mostrato tenero per i francesi, per il fatto che ho espresso il parere che la giurisdizione di Scutari si sarebbe dovuta estendere fino a Busciati. Oggi De Fourtou mi ha accusato di italianofilia: io ho perduto la pazienza e gli ho fatto dire in buon francese dal mio aiutante di campo che ero stufo di sentirmi dire ciò, e che io sono soltanto anglofilo. Il mio aiutante è stato :forse un po' rude a tradurre letteralmente , .

In ripercussione della dimostrazione di ieri, Martinovich ed il capitano Billes hanno oggi mandato in tutti i pubblici ritrovi del quartiere Paruzza, degli slavi a far propaganda contro l'Italia sul noto leit motif dell'imperialismo.

(l) -Non si pubblica. (2) -Il rapporto venne inviato, per conoscenza, anche a Del Bono, a Thaon di Revel e a Piacentini. (3) -Sull'argomento, cfr. nn. 810 e 870.
892

IL MINISTRO A CITTA DEL MESSICO, MARTIN FRANKLIN, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

R. 521/105. Messico, 19 marzo 1919.

Il 16 marzo corrente la R. ambasciata in Washington mi comunicava ·che la commissione interalleata di quella città in base alle deliberazioni prese a Parigi aveva concordato una nuova lista nera i cui particolari sarebbero stati a me comunicati per l'approvazione dall'ambasciata americana.

Effettivamente avant'ieri l'ambasciata d'America ci ha ·convocato per comunicarci un lungo teleg11amma pervenuto da Washington. In esso si faceva conoscere che €ra stato deciso in previsione di una prossima soppressione delle attuali varie liste nere, di formare una nuova breve lista nera delle case nemiche più importanti dell'America Latina, che comprendesse all'incirca duecento nomi.

I principi da seguire per l'iscrizione nelle nuove liste erano i seguenti:

a) ditte la cui direzione è in Germania o il cui capitale è di proprietà di persone dimoranti in Germania in modo che .potrebbe essere utilizzato per il pagamento delle indennità domandate dagli alleati al Governo germanico;

b) intraprese importanti che possono facilmente essere controllate a causa del loro carattere, come per es. compagnie di pubblica utilità, banche, ditte esportatrici di prodotti di cui facilmente si può rintracciare l'origine, come metalli, caffè.

Contemporaneamente l'ambasciata ci comunicava un elenco di ditte che proponeva di includere (annesso A). Lo abbiamo approvato interamente con la sola modificazione che invece di Boker e Company, si doveva porre • Compafi.ia Ferreteria Mexicana •.

Abbiamo poi deciso telegraficamente di proporre l'aggiunta dei nomi •contenuti in una lista da noi redatta (annesso B). Finalmente abbiamo segnalato alla conferenza di Washington alcuni altri nomi che meritano essere esaminati e per i quali mi riserbo di riferire.

Come ho telegrafato oggi stesso a V. E., chiamando la sua attenzione sul fatto, nelle norme per l'inclusione nella nuova lista si parla esclusivamente della Germania ed interessi ·germanici (1).

ALLEGATO l.

Lista proposta dalla Commissione Interalleata di Washington ai Rappresentanti alleati in Messico per la inclusione nella nuova lista nera

Banco Germanico de America do Sud -Banco Mexicano de Comercio e In

dustria. Aziom possedute in Germania.

Hamburgo Bremense -Aachen and Munich -Alianza -Albingia -Hanseatica Nordeutsche -Magdeburguesa -Mannheimer Versicherungs Gesellschaft -Compafi.ia de Seguros contra incendio of 1877 -National Prussian. Tutte succursali di ditte tedesche di assicurazione che hanno la sede centrate in Germania.

Allgemeine Elektricitats Gesellschaft -Gasmotoren Fabrik Deutz -Koerting Aktienfgesellschaft -Siemens and Halske -Compafi.ia Mexicana de Electricidad. Dipendenza della preced€nte e controllata da Berlino.

Orenstein and Koppel, A. Koppel. Filiale in Germania.

Korff Honsberg & Company. Dipendente da una ditta tedesca dello stesso nome.

Lehmann & Company. Soci in Germania.

Julio Albert & Company. Soci in Germania.

Boker & Company. Questa ditta essendo stata disciolta, è compresa invece

nella seguente.

Compafiia Ferreteria Mexicana. I proprietari Boker dimorano dn Germania.

Schmidt & Ziegler. Chincaglieria; i proprietari sono in Germania.

Theiner & Janowitzer. Chincaglieria; i proprietari sono in Germania.

Negociacion Mercantile (Alemana). Banca; i proprietari sono in Germania.

Johannensen Felix & Company. Prodotti chimici, filiale in Amburgo: i soci sono in Germania.

E. Sommer Sucesores. Gioiellieri; i soci sono in Germania. Siemens Schuckertwerke -C. Holck & Company -Monterrey. Prodotti chi

mici: proprietari in Germania. Gustavo Struck & Company -Veracruz. Banchiere: soci in Germania. Agencia Maritima de Puerto Angel -Puerto Angel. Agenti mercantili, espor

tatori di caffè; sede principale in Amburgo. Compafiia Petrolera Germano Mexicana -Melchers Sucesores. Agenti generali marittimi e commerciali; proprietari e direttori in Germania.

ALLEGATO II.

Lista di aggiunte alla lista A decise nella riunione dei Rappresentanti alleati in Messico del 18 marzo e telegrafate a Washf.ngton

Antiqua Drogueria de La Palma -Fabrica de Acidos • La Viga •. Ambedue queste ditte non sono altro che la ditta Johannsen.

Felix Buchenau y Compafi:ia. Banca commerciale; soci in Germania.

Diener Hermanos • La Perla •. Gioiellieri: parte dei proprietari in Germania.

Dorenburg, Peterson y Compafiia -Puebla. Casa commerciale e bancaria; soci in Germania. Henkel y Cia -Tapachula. Esportatori di caffè; filiale in Germania. Huthoff Juan -Tapachula. Esportatori di caffè: soci in Germania. Paulsen y Compafiia -Guadalajara. Casa commerciale e bancaria; soci in

Germania. Sommer, Hermann y Compafiia. Importantissima casa commerciale con soci in Amburgo. Vertheim, Sociedad Importadora y Exportadora. Filiale; sede principale in Germania.

(l) Annotazione marginale: • Le liste nere sono state sospese con deliberazione odierna del Comitato blocco 16 aprile 1919 •·

893

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. R. P. 973. Roma, 20 marzo 1919, ore 13,50.

Risulta confidenzialmente che Governo serbo ha avuto copia di un memoriale che Dr. Milan Kuezevich avrebbe scritto e consegnato a V. E. per perorare formazione di una repubblica croata indipendente dalla Serbia ed appoggiata dall'Italia. La E. V. avrebbe fatto consegnare il memoriale al Plamenaz il quale nel riceverlo avrebbe detto ad un suo intimo amico che deve servirsi anche dei croati sebbene non sappia ,come potrà collaborare con essi.

Marchese Tacoli la intratterrà circa un'azione da spiegare presso sloveni e presso croati. Quest'ultima dovendo eventualmente essere provocata da Roma gradirò conoscere decisioni di V. E.

894

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando)

T. 809. Roma, 20 marzo 1919, ore 17.

Nei circoli parlamentari e politici vi è una certa agitazione per le notizie che giungono da Parigi. Si assicura che Pasic abbia chiesto il contradditorio per le rivendicazioni italiane e diritto d'intervenire nella decisione; e tutti, alleati nostri e America si sieno schierati con i jugoslavi e tu abbia dovuto minacciare di abbandonare la conferenza; che Wilson è irritato per la nostra risposta negativa al suo arbitrato fra noi e jugoslavi, e s'è dichiarato conkario al Brennero ed a Fiume; che per interesse di Wilson che vuoi tornarsene in America e di Lloyd George che è premuto dalla grave situazione interna e per placare la Francia siasi deciso il rinvio delle rivendicazioni italiane alla società delle nazioni ed ora avremmo preliminari di pace senza decisioni per noi. Non desidero notizie di indole delicata e segreta; ma ti prego di mettermi in condizione di sapermi regolare, perchè a tutti rispondo che non ho notizie e che quindi ritengo tutto vada bene mi sento replicare con un sorriso d'incredulità e con la enumerazione delle eircostanze su esposte che a Roma sono conosciute anche dalle pietre e poi ingigantite e poi fattane arma di commenti esagerati.

895

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

(ACS, Carte Orlando)

T. R. 815. Parigi, 20 marzo 1919, ore 17,15 (per. me 18,30).

Al n. 796 (1).

Il pericolo di un rinvio delle nostre questioni della loro separazione dalla soluzione delle questioni francesi è stato scongiurato nel senso che è stato formalmente ammesso che la nostra questione sarà trattata insieme con quella delle frontiere francesi. In questo senso puoi dare assicurazioni assolute. Aggiungo che ciò è noto sino da ieri ai giornalisti italiani che sono a Parigi e mi risulta che essi hanno telegrafato in tal senso. In via riservata e per te solo aggiungo bensi che tale pericolo eliminato in via formale, può rinascere in via di merito qualora l'accordo con noi non riuscisse possibile poichè in tal caso il rinvio 1sarebbe un sostitutivo attenuato della rottura.

(l) Cfr. n. 872.

896

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO

(ACS, Carte Orlando)

T. 818. Parigi, 20 marzo 1919, ore 18,40 (peT. ore 21).

Purtroppo le lettere di D'Annunzio si seguono e si rassomigliano. Se ne annunzia una terza che non fa presagire nulla di bene. Il fatto è che qui si tratta di un vero. e proprio privilegio che D'Annunzio trae dalla sua celebrità per essere esonerato da un intervento di censura, che avrebbe ~certamente luogo se si trattasse di un'altra persona. lo mi rendo perfettamente conto della estrema difficoltà di frenare con la censura quegli eccessi, poichè si provocherebbe una reazione, che costituirebbe probabilmente un male maggiore. Ma per lo meno credo che la questione debba essere valutata, specie per l'ipotesi di vera e propria violenza verbale eccedente ogni limite di possibile tolleranza. Ad ogni modo la prego di far considerare la cosa da Colosimo e dai suoi principali consulenti politici.

897

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

(ACS, Carte Orlando)

T. 822. Parigi, 20 maTzo 1919, ore 20 (peT. ore 2 del 21 ).

A tuo telegramma 809 (l) ti ho nella mia lettera spiegato ragione della scarsezza delle notizie. D'altra parte l'episodio del tentativo jugoslavo di ottenere il contraddittorio, per quanto abbia costituito una grave minaccia, fu da me prontamente parato con una azione estremamente energica. Io avevo raccomandato ai giornalisti di qui di non scriverne in Italia appunto per evitare la ripercussione, ma anche perché giornali francesi e inglesi anche no!stri avversari omisero di occuparsene, ed io volevo evitare che una polemica della nostra stampa servisse eccitarle in altri campi. Circa questione rinvio, te ne ho 'largamente scritto e telegrafato, assicurandoti che la questione è formalmente superata. OSiservo poi che dal punto di vista delle ripercussioni generali sullo spirito !PUbblico italiano, mentre io vedo bene gli effetti dannosi di uno stato di eccitazione, trovo pure assai gravi gli effetti di quella specie di tranquillo ottimismo in cui l'opinione pubblica italiana si cullava, e trovo che forse fra i due mali, questo secondo appare più grave.

(l) Cfr. n. 894.

898

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO

(ACS, Carte Orlando)

T. 825. Parigi, 20 marzo 1919, oTe 24 (per. ore 2,40 del 21).

S. E. trova opportuno 'Che venga qui per qualche giorno per eventuali notizie chiarimenti sul Trentina signor Tolomei cui partenza pregola segnalarmi per disporre che sia convenientemente atteso e ricevuto.

899

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A VITTORIO EMANUELE III

(ACS, Carte Orlando)

T. Parigi, 20 marzo 1919.

Un lungo colloquio da me avuto con il colonnello House mi fa aprire l'animo alla speranza che America acc,eda ad un programma minimo accettabile, quale sarebbe la linea alpina con Fiume, qualche punto di appoggio in Dalmazia ed alcune isole strategicamente importanti. Questa possibilità per ora deve essere tenuta così segreta che non ne ho nemmeno parlato coi colleghi della del,egazione, e ciò per espresso desiderio di House. Ove l'ipotesi si verificasse, occorrerebbe fosse accettata dalla unanimità della delegazione nostra, ritenendo io politicamente pernicioso un dissenso che farebbe credere al paese che una maggiore resistenza poteva fare ottenere condizioni migliori. Sotto questo aspetto il :pericolo permane sempre neUa ostinazione di Sonnino, tanto più impressionante in quanto egli stesso non fa alcuna previsione ottimistica. Egli anzi prevede le più dure necessità di rinunzie ma preferisce cedere quando fosse preso per il collo. Ho poi il dispiacere di dire a

V. M. che l'attitudine di Thaon di Revel non mi è sembrata mutata.

900

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI, E ALLA SEZIONE MILITARE DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DELLA PACE

T. 752. Parigi, 20 marzo 1919.

Il supremo 'consiglio econOilllico degU alleati ha deciso ad unanimità di togliere il blocco comme~ciale per l'Austria tedesca e :per l'Ungheria, salvo una breve lista di materie e prodotti di carattere militare, l'importazione dei .quali rimane interdetta. Tutte le altre mevci potranno liberamente essere importate. In ciascuno dei due paesi funzionerà una commissione intera1leata [a ~uale stabilirà le merci che non dovranno essere riesportate in Germania e -veglierà sul traffico delle rispettive frontiere.

La data della ripresa dei traffici verrà stabilita non appena saranno costituite le commiSsioni. (Per Esteri) Ho provveduto ad informare di quanto sopra commendator Mare-chiaro ed autorità militare Budapest.

(Per sezione militare) Prego di vole,r informare di quanto rsopra autorità militari Budapest avendo direttamente provveduto per commendator Macehioro Vienna (1).

901

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

'T. s. 1870. Roma, 20 marzo 1919.

Ricevo telegramma espresso n. 5029 del 12 ,coiTente (2).

Il Conte Sforza sintetizza giustamente situazione nel seguente modo : • Mi sembra che un ac,cordo (con Ahmed Scerif) dovrebbe essere desiderabile sol -che sia possibile •.

Sta in fatto che in base all'accordo segreto itala-britannico del 31 luglio 1916 per la Senussia, Italia e Inghilterra si sono obbligate di riconoscere nella -persona di Idris il Capo della Confraternita.

Sta anche in fatto che noi abbiamo firmato i modus vivendi con Idris nell'aprile 1917 -come capo di fatto della Confraternita. Ora in tale situazione che ha un lato di politica interna e un lato di politica internazionale e che è delicatissima per la lealtà che noi dobbiamo mantenere verso Idris e verso l'Inghilterra, non destando neanche il ,sospetto che si muti politica, e data la innegabile importanza dal punto di vista religioso di Ahmed Scerif che ha, -come capo spirituale della Confraternita, non pochi e non trascurabili seguaci in Cirenaica, la soluzione non potrebbe trovarsi che o nella sparizione di Ahmed Scerif col suo ritiro a Cufra nella solitudine e nella preghiera, o nell'accordo dei due cugini, o nella sistemazione della posizione di Ahmed Scerif, consenziente Idris e la famiglia Senussita, in seguito ad accordi fra Italia e Inghilterra che ha interesse al pari di noi alla eliminazione o alla sistemazione di Ahmed Scerif. Il quale ha nel basso Egitto una incontestabile influenza sulle popolazioni.

Noi ora ci accingiamo a fare un passo avanti nelle nostre relazioni con Idris per giungere ad accordi concreti per l'inizio della sistemazione della Senussia in Cirenaica; e, forse, sempre d'accordo col conte Sforza, e 'Con abile

cautela, sarà il caso, a momento opportuno, di mettere lealmente al corre>1tç· Idris dell'atteggiamento del cugino Ahmed Sceri.f per averne suggerimenti e norma di condotta.

In questo momento, noi abbiamo elementi per ritenere che Idris ha assunto verso il cugino atteggiamento deciso di capo della Confraternita rivendicante i suoi diritti alla successione del Mahdi che egli, a torto o a ragione, crede fondati come discendente diretto del fondatore de11a Confraternita.

Intanto il proseguire di semplici contatti e conversazioni con grande cautela sotto la sorveglianza e le direttive del conte Sforza sarà, più che utile, necessario per avere sul Saied e sul suo entourage costanti informazioni.

Io prego di voler rappresentare al conte Sforza questa !situazione dalla quale una conseguenza attuale si può intanto trarre della necessità che Ahmed Scerif sia attentamente sorvegliato e non lasci il territorio turco e che nei patti della pace sia almeno convenuto che egli non possa tornare in Libia se non consenziente l'Italia.

(l) -Con t. 298, pari data, che non si pubblica. (2) -Non si pubblica, ma sull'argomento cfr. anche nn. 53 e 120.
902

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. GAB. 64. Roma, 20 marzo 1919.

Generale Mombelli telegrafa quanto segue:

" Generale Franchet d'Espérey mi ha invitato presentargli subito progetto

dislocazione della truppa generale in Bulgaria riguardando seguenti due scopi:

l) Imporre Bulgaria volontà alleati nel caso essa tentasse qualche mo

vimento reazionario di protesta contro decisioni Parigi;

2) Essere pronti inviare sollecitamente due brigate fanteria occupare

zona neutra Transilvania qualora ungheresi si opponessenJ evacuazione zona

stessa , .

Segue progetto dislocazione proposto da Mombelli. Giudicherà V. E. op

portunità e possibilità opporci progetto generale Franchet inteso evidente

mente metterei male colla Bulgaria e coll'Ungheria.

903

IL GOVERNATORE DELL'ERITREA, DE MARTINO, AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

T. R. uu. 224. Asmara, 20 marzo 1919.

Da Addis Abeba conte Colli mi riferisce conversazione Ras Tafari che davanti opposizioni capi, difficoltà spedizione, mala voglia soldati andare cont::o Ligg .Jasu che a dire di Colli ha essi se1·ba simpatie avrebbe deciso salvo conferma che non pare dubbia sospensione operazioni dicendo limiterannO'

azioni locali, come quelle effettivamente assegnate verso Quoram a Ras Seium

.e l'altra che darebbe a fitaurari Hapte Georgis verso Dessié. Tutto ciò varrà anche ad attutire preoccupazioni e sospetti Tigrai. Ho pertanto anche sospesa ogni misura di prevenzione ai confini. Si rileva

poi da questi fatti uno stato di cose in Etìopia che se non darà luogo a complicazioni prepara e prelude forse a non lontani disgregamenti e possibili mutamenti nell'interno del paese pei quali ogni oculatezza si impone essere nella predizione e nella prevenzione.

904

IL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI, S. PIACENTINI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 1114/2511. Valona, 20 marzo 1919 (per. it 21).

Sera 18 è giunto presso questo comando Valona tenente Pottle dell'esercito americano circa cui missione ho subito richiesto chiarimenti e istruzioni a comando supremo. Ritengo però opportuno comunicare subito quanto segue: Ieri sera 19 detto tenente essendosi trattenuto con me in particolare colloquio mi fece spontaneamente le seguenti dichiarazioni: « Ho parlato col console americano Haven della cui presenza a Valona venni solamente a conoscenza al mio arrivo in Albania. L'anormalità di trovare nello stesso tempo due rappresentanti americani a Valona dipende dal fatto che il dipartimento politico e il dipartimento federale militare americano hanno agito indipendentemente l'uno dall'altro, inviando separatamente console Haven e me. Questo però non deve interpretarsi come doppia missione americana a Valona. Ho letto rapporti corisole Haven intorno sua visita nell'Albania meridionale, ed ho notato che essi sono redatti con grandissima obbiettività e imparzialità e lealtà ... (l) per Albania e Italia. Le osservazioni del console sono così giuste che non è possibile non associarvisi. Io non potrei e non saprei dire nulla di meglio e di diverso e concordo pienamente in quanto console ha riferito. Ritengo pertanto mia missione come compiuta e informerò di questa perlustrazione mio Governo. Io proporrò anzi che console Haven sia sentito da conferenza, perchè ritengo che sua deposizione e suoi apprezzamenti convinceranno chiunque intorno decisione da prendere in Albania ».

Da parte mia aggiungo quanto segue: sebbene nè console Haven nè tenente Pottle me lo abbiano detto esplicitamente, mi hanno fatto però comprendere in modo chiarissimo essere loro opinione che Albania debba costituire stato a sè sotto protezione Italia o con mandato da conferire all'Italia stessa. Inoltre mi hanno detto che secondo loro opinione pretese greche sull'Albania meridiona'le sono infondate. Quanto sopra ho notificato anche a comando supremo con telegramma pari numero e data.

Ma poichè frattanto generale Mombelli doveva avere un colloquio con generale Franchet d'Espérey per concordare nuova dislocazione nostre truppe nei Balcani, si è soprasseduto a detta comunicazione. Generale Mombelli ha in seguito trasmesso al R. Governo (l) seguente progetto concordato con d'Eispérey:

l) le due brigate Cagliari ed Ivrea in Bulgaria si terrebbero pronte intervenire Ungheria; 2) brigata Spezia da Salonicco si trasporterebbe nella regione Filippopoli, Jenisagra, Burgas;

3) brigata Sicilia si dislocherebbe a Tarnovo, Mustafà Pas.cià, Adrianopoli, Rodosto e Costantinopoli nella quale ultima città sarebbe il comando con un battaglione.

R. Governo ha dato istruzioni generale Mombelli apportare a detto progetto seguenti modificazioni: l) che un battaglione resti a Salonicco; 2) che solamente brigata Ivrea sia pronta recarsi Ungheria; 3) che una nostra rappresentanza composta almeno di un battaglione con comando di reggimento vada a Bucarest; 4) che al presidio zona neutra in Transilvania partecipi uno solo battaglione italiano il quale non dovrà recarsi zona neutra che quando analogo ordine venga dato altre truppe, presidio stesso dovendo assolutamente essere interalleato.

(l) Gruppo indecifrato.

909

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL COMMISSARIO POLITICO PRESSO LA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A VIEl'!NA. MACCHIORO

T. 307. Parigi, 21 marzo 1919, ore 12,30.

Suo rapporto n. 121 del 5 corrente (2).

Essendo nostro interesse capitale che :ferrovia Karawanken non passi attraverso territorio jugoslavo, occorrerebbe che Governo austriaco dal canto suo non continuasse a disinteressarsi, come :fa ostentatamente, di quel piccolo angolo montuoso della Carniola attraversato dalla ferrovia predetta. L'annessione di quell'angolo, popolato appena da qualche migliaio di montanari, non accrescerebbe in modo sensibile il numero degli slavi che rimarrebbero sudditi austriaci, mentre il pericolo del transito di quella massima arteria ferroviaria attraverso la Jugoslavia presenterebbe per l'Austria un inconveniente di gran lunga più grave. Prego far presente d'urgenza a codesto Governo la necessità di una sua manifestazione nel senso da noi desiderato, in modo che il suo atteggiamento al riguardo non possa qui venire invocato contro la tesi sostenuta da questa R. delegazione.

Prego altresì sollecitare al possibile invio documenti relativi traffico stazione Marburg.

(l) -Cfr. n. 902. (2) -Cfr. n. 669.
910

VITTORIO EMANUELE III AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando; ed. in M. PETRICIOLI, L'occupazione itaLiana del Caucaso, cit., pp. 85-86)

T. Roma, 21 marzo 1919, ore 15,35.

La ringrazio del suo ultimo telegramma che si è incrociato col mio. Suppongo che le questioni dei confini [.sic] pokhè a quanto mi ricordo da un mio viaggio in quei paesi, la Georgia propriamente detta, è regione di montagne che sembravano povere, e che sono abitate da popolazioni difficili. Sarebbero invece ricche alcune provincie finitime del Caucaso. Sono tornato ora da una escursione di tre giorni. in !stria. Dovunque mi è stato ripetuto che anche le popolazioni non italiane vedono bene i nostri bravi soldati, e non aspettano che sia compiuta la loro unione all'Italia per meglio dimostrare il loro attaccamento al nostro paese.

911

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

(ACS, Carte Orlando)

T. 836. Parigi, 2.1 marzo 1919, ore 23 (per. ore 1,20 del 22).

In risposta al telegramma di S. E. Petitti, trasmessomi da Petrozziello con

n. 786, nonchè a tuo telegramma n. 813 (l), osservo:

l) che si tratta in fondo di una conseguenza della disgraziata soluzi'one del disgraziato incidente di Lubiana. Io che feci tutto il possibile per impedire che soluzione si verificasse come si verificò, credo di avere il maggior titolo per consigliare una forte rassegnazione verso il fatto inevitabilmente compiuto;

2) non è purtroppo negabile che i servizi ferroviari per rifornimenti nei paesi austro-ungarici procedevano con molto disordine, sia pure senza nostra colpa;

3) dato che i rifornimenti sono esclusivamente americani, è difficile negare che gli americani non abbiano ad avere parte preponderante nel controllo;

4) l'accordo intervenuto tra le ferrovie italiane e quelle di Ungheria, Boemia, ecc. sostituisce il programma del controllo unico che ha destato codeste reazioni. Mi viene assicurato che se sotto il regime di questo accordo i trasporti funzioneranno bene, questo stato di fatto potrà essere mantenuto. Invece dunque di perdersi in recriminazioni, è meglio cooperare lealmente perché le cose procedano nel miglior modo possibile. Insisto molto su questo punto perchè credo profondamente che bisogna coltivare con sincerità di desiderio la maggiore possibile cordialità di rapporti tra noi e la commissione

interalleata di rifornimenti e specialmente gli americani. Dato specialmente il momento politico che si traversa, nulla potrebbe essere più dannoso agli interessi italiani ,che il riaprirsi di quel periodo di ire, di sospetti e di dispetti che ci recò tanto male nelle settimane dell'incidente di Lubiana. Anche se avessimo interamente ragione è questo un momento in cui è dovere patriottico il dar prova di molta pazienza.

(l) Non si pubblicano.

912

A CORFU', MARRO, AL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ

T. 28/81. S.I. Corfù, 21 marzo 1919, ore 24 (per. ore 7 deL 22).

Da persona sicura che fu ultimamente a contatto di Essad Pascià mi risulta che è più che mai incoraggiato ed aiutato dai serbi e francesi nella realizzazione del suo sogno divenire capo di un'Albania anche 11idotta ma indipendente.

Di fronte rivendicazioni patriotti albanesi Essad Pascià dichiara che confini del 1913 debbono essere rispettati.

Nella regione ad est di Dibra Drin funzionari albanesi sono vestiti da serbi; non pochi agenti di Essad Pascià fra cui più importanti Umer effendi percorrono la regione per favorire influenza serba.

Qualora conferenza pace decida per quanto riguarda Albania, nel senso aspirazioni italiane, Essad Pascià confida che serbi gli concederebbero stabilirsi nella regione di Dibra, chiamare a-ttorno sé albanesi dissidenti, e con loro attaccare tempo opportuno la nuova Albania.

Malgrado tutto ciò e malgrado brutale condotta dei serbi verso albanesi non disapprova loro volere disconoscere (?) non... (l) la fiducia dei patrioti di Albania verso Italia ogni giorno più aumenta.

913

L'AMBASCIATORE A LONDRA, IMPERIALI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 402. Londra, 21 marzo 1919.

Telegramma di V. E. in data 15 corrente (2).

Cancelliere dello Scacchiere informa che disposizioni contenute par. 9 recente accordo finanziario sono state comunicate integralmente a Governo Stati Uniti sicchè malinteso sorto deve ritenersi ora dissipato. Cancelliere incaricami comunicare consenso Governo inglese a che R. Governo dia affidamento a Governo Stati Uniti di liquidare suoi primi introiti provenienti al nostro ·Governo

dai Governi nemici per compensazioni od indennità tutte le anticipazioni fatte da Stati Uniti tra il l o febbraio ed il 30 giugno. Tale liquidazione dovrà però procedere di pari ·colla liquidazione dei trenta milioni sterline da eseguire sugli stessi incassi giusta impegni assunti dal Tesoro italiano verso il Tesoro britannico con l'accordo finanziario premenzionato. La questione della garanzia per qualsiasi anticipazione che fosse fatta al Governo italiano dal Governo nol'd-americano dopo 30 giugno 1919 sarà rimandata ad ulteriore discussione. Ad ogni buon fine faccio presente che io ignoro contenuto ultimo accordo finanziario del quale non mi fu dato visione (1).

(l)) Gruppo indecifrato.

(2) Cfr. n. 815.

914

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 306. Pera, 21 marzo 1919.

Il reggente patriarcato ecumenico ieri da me ricevuto mi presentò vari indirizzi di centri greci Vilayet Smirne chiedenti annessione Grecia pregando telegrafarne tenore a V. E. Li invio per posta. Toc·cando con lui della questione gli consigliai a titolo amichevole di fare comprendere ai greci che con le agitazioni pubbliche qui a Smirne essi, invece servire ellenismo, potevano comprometterlo. Egli rispose che nella visita fatta ieri stesso agli altri due Alti Commissari ne aveva avuto avvertimenti analoghi.

915

IL COMANDANTE DEL CORPO INTERALLEATO D'OCCUPAZIONE DI FIUME, GRAZIOLI, AL COMANDO DELLA TERZA ARMATA (2)

N. 7302. Fiume, 21 marzo 1919.

Fra le questioni che più toccano da vicino la sorte pres.ente e futura di Fiume, riveste capitale importanza quella relativa al funzionamento ed al traffico della rete ferroviaria che fa capo a questo gran porto Adriatico.

Poichè su tale questione fervono qui, da tempo, discussioni e proposte varie del comitato interalleato da me presieduto, e poichè sull'argomento si sono delineate alcune spiccate differenze fra il punto di vista di questo comando e quello dei comandi alleati francese e inglese, come sempre strettamente concordi fra loro, ho creduto opportuno riassumere per conoscenza delle autorità superiori il mio pensiero in proposito nell'annessa memoria.

Aggiungo che il mio punto di vista è stato già in sostanza approvato dal Comando Supremo col telegramma n. 17694 G.M. del 5 corrente, che suona:

S.U. non ancora pervenuta ma che è stata pronunciata •·

• Riferimento suo fonogramma 5815 del 28 febbraio diretto a comando

3• Armata (l) V. E. non receda da richie1sta compartecipazione italiana al eontrollo interalleato sulle ferrovie che uniscono Fiume al suo retroterra. Generale Badoglio ».

Per mio conto continuerò strenuamente a sostenere la necessità delle commissioni interalleate, evitando ad ogni costo l'attuazione della proposta anglofrancese mirante a cedere ai soli francesi il controllo di tutte le ferrovie, compresa la stazione di Fiume -proposta la quale equivarrebbe a pregiudicare per· l'avvenire il valore stesso del nostro possesso di Fiume.

(l) Annotazione marginale di Aldrovandi: « da Attolico bisogna attendere richiesta

(2) Copia di questa nota venne inviata al comando Supremo.

916

IL COMANDANTE DEL CORPO INTERALLEATO D'OCCUPAZIONE DI FIUME, GRAZIOLI, AL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO

N. 7307. Fiume, 21 marzo 1919,

Ho avuto occasione di conferire lungamente col tenente Summonte, proveniente da Belgrado, ove copre la carica di ufficiale di collegamento coll'esercito serbo. La conversazione con questo distinto ufficiale mi ha riconfermato in quell'apprezzamento della situazione generale nella penisola balcanica che io ho desunto facilmente dai fatti, fin dai primi giorni della mia permanenza a Fiume, dove quella situazione si ripercuote, come sempre, in modo tanto spiccato ed evidente.

Intendo parlare non tanto dell'atteggiamento dei serbi e jugoslavi verso di noi, il quale è ormai ben noto, quanto della parte che in questo atteggiamento hanno i nostri alleati. Ed è precisamente questo aspetto della questione che è più sentito da chi risiede a Fiume, dove, per le naturali relazioni con l'interno e pel fatto di vivere in un ambiente interalleato e a diuturno e diretto contatto con cupi autorevoli dell'esercito francese e inglese, la linea di condotta degli allenti verso di noi appulsce più chiara.

Come ho sempre ripetuto nei miei numerosi rapporti, ormai io non ho

più alcun dubbio che, indipendentemente dagli atteggiamenti più o meno fa

vorevoli della Francia e dell'Inghilterra a Parigi, qui in Fiume risulta evidente

che tanto l'una quanto l'altra di queste due nazioni alleate svolgono con co

stanza e con metodo un vero e proprio programma locale a noi contrario.

A parte le simpatie politiche evidenti per i jugoslavi che vengono costan

temente considerati più come alleati che come ex nemici, è fuori di dubbio

che l'esistenza e le insaziabili tendenze ampliatrici della base francese a Fiume,

rispondono più ai bisogni di rifornimento per l'esercito serbo-jugoslavo che

non a quelli della smilza e molto sparpagliata armata d'Oriente, la quale, oltre

a vivere molto sul paese, ha ormai molte altre possibilità di rifornimento da

altri porti importanti d'Oriente.

68-t

E con questi rifornimenti da Fiume, il nascente esercito jugoslavo cresce e si rafforza beneficando degli aiuti francesi che sfilano da questo porto sotto la nostra tutela dell'ordine pubblico.

Profondamente convinto di ciò, ho sempre lottato e lotto tuttora accanitamente per contrastare questo arbitrario ampliamento della base, che io giudico dannoso per noi sotto tutti i punti di vista, e debbo dichiarare che in questa mia azione limitatrice non ho mai trovato appoggio da parte delle autorità inglesi qui presenti, le quali hanno invece affettato indifferenza in tale questione, quando pure non hanno addirittura favorito le tendenze francesi.

Analogamente, per quanto riflette la mia insistente richiesta, tuttora insoddisfatta, di instaurare, a controllo della libertà di traffico ferroviario coll'interno, quella rete di commissioni interalleate da impiantarsi nelle principali stazioni, che sono ammesse dall'art. 7 dell'armistizio di Villa Giusti e che costituirebbero la sola garanzia possibile affinchè il controllo francese non si trasformi in vero e proprio monopolio, ho sempre trovato contrari tanto il comandante francese quanto l'inglese, il quale ultimo anzi è decisamente partigiano del controllo esclusivo francese e ~pretenderebbe nientemeno che io lo concedessi perfino nella stazione di Fiume.

Tutte le questioni inerenti alla requisizione dei piroscafi per parte francese, che hanno dato luogo in passato a continui incidenti fra la nostra marina e la marina francese, tendevano evidentemente, come l'ammiraglio Ruggiero ed io subito prevedemmo, ad estendere anche sul mare quell'accaparramento francese di ogni forma d'attività locale che da tempo si manifesta sulle ferrovie interne. Tanto è vero che ora mi risulta in modo certo che quelle navi, le quali furono ad ogni costo requisite dai francesi sotto il solito pretesto delle necessità di rifornimenti dell'armata d'Oriente, fanno ora servizio tra Fiume e i porti dalmati, come vere e proprie linee di navigazione, coperte naturalmente dalla bandiera francese, che nonostante tutte le nostre proteste impedisce a noi qualsiasi controllo, come se fossero vere e proprie navi da guerra, mentre su di esse passa ogni contrabbando di persone e di merci.

Costante è l'avversione, tanto dei francesi quanto degli inglesi, all'invio di nostri ufficiali nell'interno, cosicchè mentre ormai numerosissime sono le commissioni francesi, inglesi e, specie in questi ultimi tempi, americane che circolano liberamente sotto i più speciosi pretesti nella penisola balcanica e nel retroterra di Fiume particolarmente, a scopi politici ed economici, noi soli siamo gli assenti; proprio noi che, per le aspirazioni giustificatissime che accampiamo sul possesso di Fiume, saremmo i più interessati a svolgere fin d'ora nel suo retroterra quell'attività preparatoria politica ed economica senza la quale il possesso di Fiume risulterà in gran parte illusorio. E notisi che niente autorizza a ritenere che la p1·esenza di ufficiali italiani non sarebbe tollerata. È dimostrato che con un po' di tatto si può andare e stare dovunque.

Qui a Fiume debbo continuamente difendermi da uno stillicidio persistente di ufficiali e truppa serbi-jugoslavi, che, coperti dal passaporto francese, entrano liberamente ln città, costituendo naturalmente un gravissimo pericolo per l'ordine pubblico. Sono riuscito appena ora a ottenere dal comando francese che tutta questa gente, andata via via accumulandosi nel territorio del corpo d'occupazione, venga allontanata sz1lvo quei pochissimi la cui presenza risulti veramente necessaria al funzionamento della base franco-serba. Ma tale grave questione si ricollega a quella sulla quale ho tanto insistito di recente, della necessità cioè che se a me deve competere, come compete, la responsabilità della sicurezza interna ed esterna del vasto e popoloso territorio di Fiume, a me solo o, quanto meno, a commissioni interalleate comprendenti anche rappresentanti italiani, dovrebbe competere altresì la facoltà di rilasciare passaporti per l'uscita e per l'entrata in territorio e non a singole autorità irresponsabili, o, peggio, in stretto legame con i nostri stessi avversari, come è il ,caso appunto delle autorità francesi, terrestri e navali.

Quanto all'attività commerciale in genere, è noto che mentre da una parte l'Italia preme, coll'appoggio del ministero del commercio, per far affluire qui a Fiume ingenti quantità di merci, d'altra parte le giuste preoccupazioni per le difficoltà monetarte già gravissime hanno indotto questo comando, dietro pressione anche del ministero del tesoro, a porre freni e condizioni allo smaltimento di tali merci verso l'interno, tanto più che dati i tesi rapporti politici con gli jugoslavi e sevbi questi non consentono scambio alcuno di merci. Orbene mille prove posseggo che la Francia, appoggiata dall'Inghilterra, valendosi della base militare qui esistente, del monopolio sul traffico ferroviario e sulle comunicazioni, dell'arbitraria intangibilità dei suoi piroscafi, dei facili e covdiali rapporti con i jugoslavi, esercita essa stessa quel commevcio con l'interno per il quale noi incontriamo tanti ostacoli. Agenti commerciali francesi sono dappertutto in istretto rapporto con le autorità militari francesi e serbe, cosicchè noi assistiamo impotenti di qui all'evidente accaparramento dei principali mercati interni, fatto assai spesso con merci italiane acquistate dalla Francia in Italia e trasportate o qui o in altri porti della Balcania.

Quanto al contegno americano, per quel poco che mi risulta, guarda anch'esso con empressement la sorte dei nascenti jugoslavi e l'atteggiamento americano nella commissione degli ammiragli mi persuade abbastanza della poca tenerezza anche degli Stati Uniti per ogni nostro interesse. Gli americani sono dappertutto nell'interno e spesso capitano anche a Fiume.

Questo breve accenno a una situazione quanto mai difficile dimostra come non avevo torto nel dicembre scorso ad insistere ripetutamente sulla necessità di pretendere da questo posto più larghe facoltà di rapporti coll'interno per svolgere (come allora sarebbe stato molto facile) un'attività concorrente con quella dei nostri alleati, tanto nel campo politico, quanto nel campo economico. In ciò, allora dicevo, sta il valore essenziale del possesso di Fiume, e non in una passiva tutela dell'ordine pubblico locale, tutela 'che per se !Stessa rappresenta un problema assai facile, purchè non ci si chiuda ogni porta per guardare e sorvegliare ciò che gli altri fanno con così persistente attività all'interno, trattando da amici quelli che furono e sono i nostri più fieri nemici. Ciò ,che ora avviene è la conseguenza inevitabile ed esattamente prevista dell'impotenza alla quale fui costretto, per ragioni forse connesse con altre necessità politiche più generali, certo contraria alla reale situazione di questo territorio.

I rapporti del tenente Summonte, proveniente da Belgrado, comprovano la esattezza di quanto (come era mio dovere) ho qui esposto con la usata franchezza.

(l) Cfr. n. 568.

917

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A VITTORIO EMANUELE III

{ACS, Carte Orlando; ed. in M. PETRICIOLI, L'occupazione italiana del Caucaso, cit.,

p. 86)

T. Parigi, 22 marzo 1919, ore 14.

Ringrazio del telegramma di ieri (1). Informazioni assolutamente sicure e concordanti indicano la Georgia come una vera terra promessa per ciò che riguarda materie prime. È nota la sua immensa ricchezza di petrolio; produce la metà di manganese di tutto il mondo, piombo, ferro, argento. Possiede vasti giacimenti di carbone di qualità pari al Cardiff. Per l'Italia costituirebbe una fonte immensa di ricchezza. Le perplessità derivano da ragioni politiche e pre·Cisamente: primo, la Russia ricostituita premerà talmente per riavere queste terre ·che non sarà possibile resistere; secondo, si possono avere molestie immediate da parte dei partiti estremi italiani. Alla prlma obiezione si può tuttavia rispondere che noi non avremmo in nessun caso l'intenz'lone di tenere .quei territori indefinitamente; se noi vi restassimo qualche anno e potessimo ottenere delle concessioni, potremmo allora negoziare l'abbandono. Quanto alla

.seconda obiezione, 'sta di fatto che l'attuale Governo georgiano è socialista e che la nostra occupazione dovrebbe avvenire d'accordo con esso. Stiamo per ora esaminando attentamente gli elementi della questione, ma non nascondo .che io esito molto a fare la rinunzia di fronte all'estremo bisogno che ha l'Italia di quelle materie prime. Sarò grato alla M. V. di quelle impressioni .che volesse autorevolmente comunicarmi in proposito.

918

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 5832. Roma, 22 marzo 1919, ore 16.

In ,conformità istruzioni contenute telegramma di V. E. n. 1267 (2) è stato preparato .seguente telegramma pel comando supremo:

• -Poichè Governo serbo non mostrasi di1;posto a,ssecondare passi fatti da R. -ministro a Belgrado per ottenere siano sgombrati territori albanesi compresi frontiere stabilite Londra è mio avviso nostre truppe tosto che saranno pronte subentrare ai distaccamenti serbi nelle località da essi indebitamente presidiate procedano senz'altro convenuta occupazione territori albanesi predetti previa formale intimazione di sgombero alle truppe serbe. Prego V. E. voler dare disposizioni in tal senso al generale Piacentini •.

Prima spedirlo attendo conoscere se V. E. ne approva i termini.

(l) -Cfr. n. 910. (2) -Non si pubblica.
919

IL SEGRETARIO DEL MINISTRO DEGLI ESTERI, BIANCHERI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 1008. Roma, 22 marzo 1919, ore 19.

Risulta confidenzialmente che Governo serbo ha dato istruzioni al proprio agente Bacotich di ritornare a Belgrado e prima di lasciare Roma visitare cardinale Gasparri e Tedeschini per far loro presente contegno tenuto dalla stampa cattolica italiana e segnatamente Corriere d'Italia nei riguardi dell'unità nazionale serba ed agire presso Santa Sede perchè riconosca nuovo regno serbocroato-sloveno (1).

920

VITTORIO ElVIANUELE III AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO

(ACS, Carte Orlando; ed. in lVI. PETRICIOLI, L'occupazione italiana del Caucaso, cit.,

p. 86)

T. Roma, 22 marzo 1919, ore 23,45.

Grazie suo telegramma (2). Sono lieto di sentire le notizie intorno alla ricchezza della Georgia, che però presenta l'inconveniente di essere all'estremità del Mar Nero, oltre alle possibilità che una nostra azione in quella regione ·conduca urtarsi anche immediatamente colla Russia. Voglio ritenere che un nostro mandato in Georgia non pregiudicherà in nesl3un modo la realizzazione delle nostre aspirazioni in Asia Minore.

921

IL CAPO DI GABINETTO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, BATTIONI, AL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO

(ACS, Carte Orlando)

T. 854. Pa-rigi, 22 marzo 1919, ore 23,45 (per. ore 2 del 23).

Ho conferito con S. E. Diaz a nome di S. E. il presidente e gli ho esposto come sarebbe desiderabile che, nell'interesse delle cose e per iniziativa mossa a di lui insaputa, il generale Di Giorgio potesse essere messo per alcun tempo a disposizione ministero della Guerra o comunque in condizioni recarsi interno paese. S. E. Diaz mi ha manifestato tutto il suo dispiacere di non potere ade

(I) -Annotazione marginale del documento : « Telegrafare a Biancheri pregandolo di fare agire Monti ».

l'ire a tale desiderio essendo stato anche di recente confermato, accordo mini.stero della Guerra, che solo a domanda interessati si possa provvedere circa ufficiali superiori, a meno che i provvedimenti non siano attuati per ragioni disciplinari e di servizio che qui mancherebbero. Occorrerebbe quindi che il generale si inducesse a chiedere per ragioni di famiglia o personali di essere messo transitoriamente a disposizioni ministero Guerra. Nè alla presentazione di una tale domanda credo po~sa fare ostacolo l'ammirevole attaccamento dovere od altre ragioni di squisito amor proprio o di delicatezze militari che hanno sinora reso riluttante il generale perchè egli attualmente è in riposo ed è ben risaputo come egli indipendentemente dalla stima e dalla considerazione che ben mel'ltatamente gode abbia esemplarmente compiuto sempre il .suo dovere in prima linea. S. E. presidente informato ritiene anch'egli che tale

domanda il generale possa presentare.

!)22.

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA

'T. 311. Parigi, 22 marzo 1919.

Prego V. S. chiedere comm. Nogara suo avviso su seguenti modificazioni fondamentali che Inghilterra proporrebbe circa Debito Pubblico ottomano:

l) delegati sarebbero nominati da governi anzichè da portatori;

2) 'stati nemici non avrebbero diritto nominare propri delegati;

3) un ufficio di circolazione sarebbe composto di tre membri nominati .da Inghilterra-Francia-Stati Uniti; 4) presso ministero finanze vi sarebbero ,consiglieri tecnici nominati anche .da Italia e Belgio. Inoltre preliminari pace Germania dovrebbero contenere per questa obbligo restituzione al Debito Pubblico ottomano Lire turche 3.552.000 oro.

(2) -Cfr. n. 917.
923

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN LONGARE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. GAB. 659/116. Pa-rigi, 22 marzo 1919 (per. il 23).

Il signor Legrand capo di gabinetto del signor Pichon al quale mi ero rivolto perchè fosse comunicato al Governo francese il desiderio dell'E. V. che si cercasse di evitare che Essad Pascià venisse a Parigi, si era espresso a titolo personale in senso del tutto favorevole osservando anzi che troppi erano già i mestatori venuti a Parigi per intrigare intorno alla conferenza. Dopo avere però conferito con il suo ministro mi disse, d'incarico di questo, che il Governo francese non desiderava affatto la venuta di Essad Pascià a Parigi, che non

gli avrebbe in alcun modo facilitato il viaggio, ma che non si credeva in grado d'interdirgli l'accesso sul territorio francese. Quindi non invito, non facilitazioni, ma nemmeno divieto.

La risposta del ministro ·così diversa da quella che mi aveva fatto presentire il Legrand, mi fa credere che la venuta di Essad è certamente desiderata dalla legazione di Serbia e che qualche impegno in proposito è stato preso dal gabinetto del signor Clemenceau.

924

IL SEGRETARIO CAPO DELLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO, PETROZZIELLO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. R. P. Roma, 22 marzo 1919.

Le segnalo questi due telegrammi che potrebbero avere qualche importanza nei rapporti della conferenza della pace con la Santa Sede:

c Bruxelles da Roma 18 marzo, ore 17. Monsignor Nicotra, nunzio apostolico, Bruxelles. Comunichi cardinale (cioè Mercier) che Lloyd Georges interpellato sopra nota questione non si è mostrato contrario in principio, è molto lieto che sia il cardinale che ne tratta, ma esclude la parte "potere temporale" e crede che il solo contrario sarà Sonnino. Cardinale Gasparri •.

c Bruxelles da Roma, 19 marzo, ore 16. Monsignor Nicotra, nunzio apostolico, Bruxelles. Apprendiamo da buona fonte che tornato dalla seduta del direttorio all'ambasciata, Wilson ricevette un foglio con i punti del tutto immaginari trattati nella conversazione col Santo Padre, fra i quali era principalmente la nota questione. Questo foglio era scritto senza dubbio da persona nemica della Santa Sede. 'È opportuno che cardinale Mercier ne sia avvertito prima intervista con Wilson. Cardinale Gasparri •.

925

IL MINISTRO AD ADDIS ABEBA, COLLI DI FELIZZANO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. 1197/38. Addis Abeba, 22 marzo 1919 (1).

Mi riferisco telegramma 37. Console americano Aden giunto Addis Abeba è venuto a vedermi oggi stesso. Egli ha dichiarato essere incaricato dal 'suo Governo ·compiere inchiesta sulla

fJUestione etiopica in relazione :specialmente alle domande del Governo italiano per possesso Gibuti e Somalia inglese onde rendersi conto fondatezza affermazioni che passaggio Gibuti all'ItaHa non solo sarebbe male accetto da questo Governo ma 'creerebbe anche complicazioni future all'Italia ed Abissinia. Nel nostro interesse... (l) ho fatto presente console America tendenziosità francese confermando ottimi rapporti esistenti attualmente fra Italia e Abissinia.

(l) Il telegramma venne trasmesso da Asmara il 23 marzo alle ore 16,25 e pervenne alle ore 16 del 27.

926

IL SOTTOSEGRETARIO AGLI ESTERI, BORSARELLI, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI (2)

T. POSTA 5893. Roma, 22 marzo 1919, ore 23.

Questo incaricato d'affari di Serbia in risposta alla mia nota del 4 corrente relativa agli incidenti di Lubiana e Saloch (3), mi ha ora diretto la nota qui acclusa in copia.

.ALLEGATO.

ANTONIJEVIé A BORSARELLI

N. 207. Rome, le 14 mars 1919.

Je n'ai pas manqué de porter à la connaissance de mon Gouvernement la teneur de la note que V. E. a bien voulu m'envoyer le 4 courant sub N. 6344/25, au sujet de l'incident de Ljoubliana.

Après une enquéte minutieuse faite à Ljoubliana méme, mon Gouvernement me communique ce qui suit:

• Après son arrivée à Ljoubliana M. le Général Segré avait fait une visite au général M. Smilianitch, commandant de la division de Drava; leur conversation avait été purement conventionnelle et pas un mot n'avait été dit par M. le général Segré au sujet de quelque commission ou souscommission italienne à Ljoubliana.

A Ljoubliana étaient restés seulement: le major De Giorgis et deux officiers ainsi que dix soldats. Ces officiers italiens demeuraient dans le meme hotel que le général Smilianitch, ils recevaient chaque jour un grand nombre de personnes mais aucun d'eux, pendant tout ce temps, n'a été voir le général M. Smilianitch ni lui faire n'importe quelle communication. Cet état de choses avait duré ainsi environ deux semaines.

Le 19 février, pendant que les officiers italiens étaient en promenade à Ljoubliana, l'officier de controle de la police militaire les a priés pour leurs papiers d'identité et, voyant que ces derniers n'étaient visés par aucune autorité, les a invités de venir au commandement <d'armée. L'un des officiers s'est rendu au commandement d'armée où ses papiers ont été visés et le commandant l'avait prié d'excuser s'il avait été obligé de se déranger pour venir personnellement. Pendant ce temps, le major De Giorgis et l'autre officier se sont rendus près du

général M. Smilianitch, pour la prem1ere fois, et lui ont demandé une autorisation pour pouvoir circuler librement à Ljoubliana et dans toute la Slovénie. A cette occasion, le général M. Smilianitch apprit pour la pi·emière fois que le major De Giorgis et les autres officiers italiens faisaient partie de la souscommission de ~a commission italienne à Vienne pour l'exécution de l'armistice avec l'AutricheHongric et qu'ils ont l'intention de rester à Ljoubliana. Il attira l'attention du major De Giorgis que lui, général Smi1ianitch, n'avait aucune information de la part du Grand Quartier Général de Belgrade de l'exislence d'une commission italienne à Ljoubli::ma et qu'il était nécessaire que le major De Giorgis ait une aut,wisation du Grand Quartier Général de Belgrade. Le rrW.JOr ìJe Giorgis répondit c:lors que celà n'était point nécessaire puisque l'Italie, ainsi que toutes les autres puissances, a le droit d'après le traité d'armistice, d'avoir des missions et délégatlons militaires, voir méme des troupes si nécessaires, sur tout le territoire austro-hongrois. Le général M. Smili:mitch répondit que cette clause du traité lui était connue mais qu'elle ne visait que le territoire austro-hongrois, tandis que la Slovénie fait partic int(,gr;mte du Roy;.m;nç des Serhes, Croates et Slovènes dont le pouvoir centrai, le Gouvernement et le Grand Quartier Général, se trouvent à Belgrade et qu'il i'audrvlt r'rendre ceci en considération afin que les affaires en cours puissent étre menées avec une entente amicale et une assistance réciproc;ue.

Le 20 février le général M. Smilianitch fit communiquer au major De Giorgis, par l'intermédiaire du colonel Poliak et de la manière la plus délicate, que pour le séjour de la mission italienne à Ljoubliana il devrait se procurer une autorisation du Grand Quartier Général àe Belgrade. Le major De Giorgis protesta contre cette comrnunication et quitta Ljoubliana le soir meme et les autres officiers le jour suivant.

En ce qui concerne l'offense faite au drapeau italien une enquéte a été faite à ce sujet, par les autorités militaires, et ce fait n'a pu étre établi. De mème, le Gouvernement national de Ljoubliana, après une enquéte minutieuse menée par ses soins, déclare catégoriquement que le drapeau italien n'a été offensé nulle part et de quelque manière que cela soit ".

(l) -Gruppo indecifrato. (2) -Il telegramma venne inviato, per conoscenza, alla presidenza del Consiglio e al comando supremo. (3) -Cfr. n. 644.
927

L'AMBASCIATORE A PARIGI, BONIN LONGARE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

T. POSTA 177. Parigi, 22 marzo 1919.

Telegramma di V. E. n. 2910.

Mi pregio di trasmettere qui allegata in copia la nota da me diretta al signor Pichon sulla concessione Bayart e la risposta che ne ricevo (1). Analoga risposta è stata fatta al mio collega inglese che ne riferisce ugualmente al suo Governo.

A mio giudizio per continuare utilmente la discussione sarebbe necessario aver prova indiscutibile che la concessione Bayart costituisce monopolio escludendo qualsiasi altra concessione analoga.

(l) Non si pubblicano.

928

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALLA SEZIONE MILITARE DELLA DELEGAZIONE ALLA CONFERENZA DELLA PACE

...... (1).

Con telegramma a mano n. 2223 codesto R. ufficio comunicava il 16 corrente al R. ministero degli Affari Esteri i limiti della giurisdizione del generale greco al comando delle truppe alleate in Macedonia nonchè il punto di vista del comando supremo riguardo ai rapporti di dipendenza da detto generale delle truppe italiane colà distaccate, e cioè: « essere necessario che nessun reparto italiano fosse posto agli ordini di un generale greco e che pertanto il R. Governo dovesse porre chiaramente la questione , .

S. E. il Presidente del Consiglio interpellato in proposito ha dichiarato di concordare nell'opinione da me espressa, e cioè essere opportuno che il conte Bonin parlasse della questione col signor Pichon dichiarando che il Governo del Re non poteva ammettere che le truppe italiane fossero poste agli ordini del generale greco e che pertanto, ove non si fosse trovata una diversa soluzione, il R. Governo si sarebbe trovato nella dolorosa necessità di richiamare la 35" divisione dal fronte macedone. Questa decisione è stata comunicata verbalmente al generale Cavallero affinchè fosse interpellato in proposito il comando supremo, ma il generale Cavallero ha osservato essere opportuno prima di fare azione alcuna di attendere la relazione del generale Mombelli sul suo colloquio col generale Franchet d'Espérey, colloquio che doveva già aver avuto luogo e nel quale i due generali dovevano trattare della migliore dislocazione delle truppe italiane in Macedonia.

Si è quindi soprasseduto ed il 18 corrente la sezione militare della R. delegazione per la pace in Parigi con foglio n. 2314 ha comunicato al R. Ministero degli esteri il telegramma n. 4587 Op. con cui S. E. il generale Badoglio informava che il generale Mombelli aveva presentato al generale Franchet d'Espérey (con riserva di approvazione da parte del comando supremo) un progetto di dislocazione delle truppe italiane (2) rispondente in massima ai desideri del comando supremo stesso armonizzati con le richieste del generale Espérey, per il quale progetto:

l) le due brigate Cagliari ed Ivrea in Bulgaria si terrebbero pronte ad intervenire in Ungheria;

2) la brigata Spezia da Salonicco si trasporterebbe nella regione Filippopoli-Jenisagra-Burgas;

3) la brigata Sicilia si dislocherebbe a Tarnovo, Mustafà Pascià Adrianopoli Rodosto e Costantinopoli nella quale città sarebbe il comando con un battaglione.

Al riguardo S. E. il generale Badoglio osservava che non era stato disposto per la nostra rappresentanza in Romania; ed in proposito, col successivo telegramma n. 4588 Op. (comunicato a questo Ministero con lo stesso foglio suecitato n. 2314) affermava l'opportunità di ottenere ,che fosse mandato a Bucarest un ,comando di reggimento con uno o due battaglioni. Inoltre S. E. il generale Badoglio asseriva la necessità di ottenere:

l) ,che un battaglione restasse a Salonicco;

2) che la ,gola brigata Ivrea fosse pronta a partire per Ungheria;

3) che in Transilvania l'occupazione avesse carattere interalleato e non esclusivamente italiano.

Ho pertanto il pregio d'informare la sezione militare della delegazione italiana per la pace che approvo il progetto di dislocazione della 35• divisione quale risulta dalle modifiche apportate da S. E. il generale Badoglio al piano presentato al generale d'Espérey dal generale Mombelli e cioè, oltre all'invio di una rappresentanza a Bucarest:

l) che una sola brigata sia pronta per l'Ungheria;

2) che a Salonicco resti un battaglione.

In quanto al presidio della zona neutra in Transilvania concordo col parere espresso dal generale Cavallero che solo un battaglione venga tenuto pronto per l'occupazione, e che vengano date istruzioni al generale Mombelli di non inviare tale battaglione se non quando venga dato analogo ordine alle altre truppe alleate che dovranno partecipare al presidio già fissato, secondo ha informato il ,generale Cavallero, a due battaglioni.

(l) -Copia di ayesto documento venne inviata il 22 marzo 1919 da Sonn\no all'ambasciata a Londra nel cui fondo è stata rinvenuta. (2) -Cfr. nn. 902 e 908.
929

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO

N. 1909. Roma, 22 marzo 1919.

Con l'espresso n. 5272 in data 15 marzo corr. del quale ad ogni buon fine allego copia, mi viene comunicato dal Ministero degli Affari Esteri il telegramrna (l) che il R. Console di Aden ha diretto all'E. V. circa le favorevoli disposizioni dell'Imam Jahia verso l'Italia nei riguardi dell'assetto dello Yemen.

c:;!uel telegramma non fa che confermare le notizie già avutesi da altre

fonti, ed avvalora le proposte che ho rappresentato all'E. V. col telegramma

posta n. 1318 del 21 febbraio (2) drca la libera scelta da parte degli arabi Yeme

niti della Potenza ,che dovrebbe aiSisisterli, e con la lettera 24 febbraio u. n. 1362 (3)

relativamente all'invio di propri rappl'esentanti da parte dell'Imam Jahia dello

Yemen e dell'Idris dell'Asir alla Conferenza della Pace, per invocare l'assi

(~~) Cfr. n. 432.

stenza dell'Italia, conforme ha fatto il Feisal per l'Inghilterra e il Siriano Chekri Ganem pe·r la Francia.

Come l'E. V. ben vede, il terreno si presenta ben favorevole pel nostro scopo, ed io potrei coadiuvare per un'attuazione concreta, non appena conoscessi il pensiero della E. V. al riguardo (1).

(l) -Cfr. n. 768. (3) -Cfr. n. 482.
930

APPUNTO DEL SEGRETARIO GENERALE AGLI ESTERI, DE MARTINO, PER IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI (2)

Roma, 22 marzo 1919.

Si è visto tanto spesso in Turchia che i disordini (anche abilmente fomentati) servono di buona ragione per azioni militari e politiche. Non si potrebbe cogliere questa occasione? (P. es.: questi disertori, che sono briganti, molto facilmente danno fuoco a qualche casa ecc.). Uno sbarco di marinai per ristabilire l'ordine opportunamente presentato per mezzo di corrispondenze di giornali ecc.

931

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA, THAON DI REVEL, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

N. 48. Parigi, 22 marzo 1919.

È nota a V. E. la questione circa la requisizione fatta dalla Francia, alcuni mesi addietro, di una ventina di piccoli piroscafi in Adriatico, requisizione alla quale quest'ufficio si oppose in principio, non riconoscendo all'Armata francese tale facoltà.

Il Comando Navale francese sosteneva che la facoltà gli derivava dall'articolo 53 del regolamento annesso alla quarta convenzione dell'Aja del 1907, secondo la quale l'esercito che occupa un territorio può servirsi dei mezzi di trasporto occorrenti alle operazioni di guerra. Fu obbiettato che nello stesso articolo erano esclusi i casi contemplati dal diritto marittimo, che cioè, essendo l'Adriatico in istato di blocco, ogni operazione del naviglio già nemico doveva sottostare alla decisione della Potenza bloccante.

Per trattare la questione detto Comando, e precisamente il Contrammiraglio Fatou, inviò a Roma il Comandante Calvé suo Capo di Stato Maggiore. Questi accompagnato dall'Addetto Navale francese espose a quest'Ufficio il suo punto di vista e pose in evidenza la necessità della requisizione del

25 -Documenti diplomatici -Serie VI -Vol. II

naviglio per ragioni esclusivamente militari onde provvedere ai servizi dell'Armata d'Oriente. Aggiunse che trattandosi di trasporti militari sottoposti a sorveglianza militare coll'imbarco a bordo di ciascun piroscafo di un Commissario Militare francese, trovava conforme alle regole del diritto marittimo di guerra che il salvacondotto e la bandiera fossero francesi.

Per tagliar ,corto a tutti gli incidenti, e nella considerazione che i piroscafi erano di scarso tonnellaggio e che non venivano adibiti al traffico fu concesso al Comando francese quanto chiedeva col doppio obbligo di presentare la richiesta di navi da requisire e di non adibire le navi a servizi commerciali.

Tale ultima clausola era invero inutile perchè la requisizione veniva fatta in forza dell'articolo 53 del citato regolamento, ma tuttav,ia la si volle esplicitamente confermare nelle conversazioni che furono allora tenute suLl'argomento. Credo vi sia in proposito una lettera dell'Ammiraglio Fatou c~e ho chiesto telegraficamente e che invierò in copia a V. E. appena mi perverrà.

Nonostante tali impegni, il Comando francese ha istituito giorni addietro una linea commerciale con transito di passeggieri da Spalato a Fiume e viceversa adibendovi prima il solo piroscafo • Godollo •, ed ora anche il piroscafo

• Salona •.

Lascio immaginare a V. E. in quali condizioni si trovano le nostre autorità navali e come tale fatto diminuisca il nostro prestigio in Adriatico ove per eliminare ogni pretesto di esercizio di navigazione àa parte degli Alleati è stato fatto di tutto per ripristinare le linee che esistevano prima della guerra.

La linea francese non porta danno dal punto di vista economico il quale è trascurabile, ma politicamente è di grande importanza e dà luogo a Fiume a disgustosi incidenti perchè i jugoslavi mettono in evidenza il fatto e lo riportano come un loro trionfo obbligando tutti a servirsi della linea francese anzichè di quella italiana.

Le nostre autorità navali avrebbero voluto senz'altro vietare che la linea francese facesse capo a Fiume e che i passeggieri si imbarcassero a Fiume su detti piroscafi. L'incidente che ne sarebbe nato da tale divieto sarebbe stato assai grave e forse ci avrebbe nuociuto in questo momento. Sono in conseguenza stati dati ordini tassativi di non procedere ad alcun atto in attesa che la questione venisse risolta diplomaticamente.

Mi rivolgo pertanto a V. E. perchè si compiaccia, ove non creda diversamente, trattare l'argomento col Ministero degli Esteri francesce, richiedendo oltre che l'abolizione della suddetta linea commerciale la restituzione dei due piroscafi che evidentemente non sono più necessari per trasporti militari. È da ricordare infatti che detti piroscafi sono già stati requisiti dall'Italia precedentemente alla consegna al Comando francese e conviene quindi che essi siano restituiti alla destinazione loro precedentemente assegnata, essendovi grande penuria di naviglio di piccolo tonnellaggio. Qualora risultasse che la linea Spalato-Fiume fosse assolutamente necessaria l'Italia si impegnerebbe a istituirla come ha fatto per tutte quante le altre linee • (1).

• Trovando giuste le osservazioni di S. E. Revel, prego l'E. V. di volersi adoperare efficacemente nel senso desiderato, riferendomi, con cortese sollecitudine, esito sua pratica •·

(l) -Annotazione marginale di De Martino: « Piacentini. Dalla pratica verbale già fatta risulta chiara l'opposizione dell'Inghilterra. Bisogna decidere se andare oltre ugualmente o no. In ogni caso rispondere in via di massima a Colosimo. Prego parlare con Salvago. 27/III •· (2) -L'appunto autografo di De Martino accompagna la copia di due telegrammi (nn. 29190 e 29507) trasmessi dall'ufficio del Capo di Stato Maggiore della Marina, che non si pubbli· cano, relativi alla situazione in Asia Minore.

(l) Trasmesso da Sonnino a Bonin Longare il 24 marzo con n. 836, con la seguente aggiunta:

932

IL COMMISSARIO POLITICO PRESSO LA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A VIENNA, MACCHIORO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

R. 264. Vienna, 22 marzo 1919.

L'attitudine dei partiti borghesi austriaci e della stampa che rappresenta a Vienna gli interessi capitalisti, non mi era sembrata molto chiara, in varie questioni, e particolarmente in quella del futuro assetto politico del paese. La Neue Freie Presse, .per esempio, ,che è l'organo più autorevole dei circoli finanziari viennesi ha dato in proposito dei giudizi oscuri e contradditori.

Ho quindi approfittato volentieri di un'occasione che mi veniva offerta di conferire su questo, ed altri argomenti, col signor Moritz Benedikt, il noto direttore della Neue Freie Presse. Ecco, in riassunto, le dichiarazioni da il.ui fattemi:

Il risultato delle elezioni, così favorevole ai socialisti, è dovuto in gran parte alle sofferenze derivanti dalla guerra ed alla miseria che regna a Vienna. Nessuno potrebbe però sostenere che a Vienna esistano veramente 500.000 socialisti.

Malgrado ciò, il .partito socialista non ha la maggioranza all'Assemblea Nazionale sui partiti borghesi uniti al partito cristiano-sociale, che, come è noto, recluta i suoi aderenti fra i piccoli commercianti, bottegai, contadini, artigiani. Ciò non ostante, il partito socialista domina, quasi indisturbato, .perchè esso ha dalla sua la Volkswehr, che conta nella sola città di Vienna più di 16.000 uomini armati, tutti ascritti ai partiti estremi. Costoro si tengono relativamente tranquilli, fìnchè il partito socialista rimane al potere, ma sarebbero 'capaci di ogni eccesso, quande> ne fosse allontanato. È per causa della Volkswehr che l'opposizione al partito socialista è cosi blanda.

Intanto i socialisti moltiplicano gli errori. Gravissimo, fra tutti, e che sarà esiziale all'economia del paese, la Vermogensabgabe, ossia una ritenuta fatta una volta tanto, in proporzioni esorbitanti, sul capitale, mentre sarebbe stato preferibile applicare al capitale un'imposta progressiva annuale.

All'unione dell'Austria Tedesca alla Germania sono sopratutto favorevoli il partito socialista e gli intellettuali. Il partito cristiano-sociale ed i partiti borghesi si tengono più riservati, ma non osano far troppo apertamente le loro obbiezioni e le loro riserve.

Il punto di vista della classe capitalistica si può però considerare il seguente. L'unione dell'Austria alla Germania non va senza molti inconvenienti, dato il grado superiore di sviluppo economico a cui è arrivata la Germania, la maggiore attività e il maggior spirito d'iniziativa dei suoi abitanti.

L'unione alla Germania sarà soltanto inevitabile se !;Intesa spingerà l'Austria Tedesca agli estremi: toltale ogni possibilità di vita politica indipendente e di prosperità economica, essa dovrà cercare necessariamente un rifugio nella Germania. In ogni caso, hanno errato i socialisti, mostrandosi troppo premurosi ad affermare tale unione. Poichè questa non è possibile, se non sotto molte condizioni di carattere economico, finanziario, giuridico, meglio era per l'Austria di tenere un'attitudine più riservata. È meglio essere ricercati, che andare alla ricerca degli altri.

La soluzione di un'Austria indipendente e neutra non sembra ammissibile. Come si concilia, intanto, il concetto della neutralità con quello della lega delle nazioni? Non sarebbe, d'altronde tollerabile di accettare la neutralità, ossia uno stato di cose che fissa una volta per tutte le frontiere dello Stato, quando l'Austria Tedesca non sa ancora quali saranno queste frontiere e cioè se saranno accolte dall'Intesa le sue rivendicazioni sulla Boemia Tedesca, sulla Stiria Meridionale, sull'Alto Adige.

La soluzione migliore sarebbe: un'altra. Quella di un'Austria Indipendente, non neutra, restituita alle frontiere che essa rivendica nelle regioni di cui sopra. Allora essa potrebbe aver un avvenire. Essa non pensa neppur .lontanamente a ricostituire politicamente, l'antica monarchia austro-ungarica. Ma economicamente è un'altra cosa. Sbollite le passioni politiche del momento, tutti gli Stati ricostituitisi sulle rovine dell'ex monarchia sentiranno il bisogno di ricongiungersi sul terreno economico in un grande Zollverein, perchè le necessità economiche s'impongono e sono durevoli, mentre le passioni politiche sono destinate a scomparire quando vengon in contrasto colle prime.

In questo programma di ricostituzione economica conviene già l'Ungheria, a cui le recenti sventure hanno aperto gli occhi e che ha compreso come la sua situazione passata fosse la migliore che essa potesse desiderare. Secondo il signor Benedikt, anche lo stato Czeco-Slovacco, circondato da tedeschi, comprenderà come non vi sia possibilità di vita economica per esso all'infuori di accordi amichevoli con questi. E non è escluso che anche la Serbia e la Rumenia finiscano ·con l'entrare in questa grande lega doganale.

Ho motivo di ritenere che questo programma, che si accorda così male con gli interessi Italiani, sia il programma di tutti i circoli capitalisti e finanziari dell'Austria-Tedesca ed era perciò interessante il segnalarlo.

Quanto all'Italia, H signor Benedikt osserva -ed è un'opinione molto diffusa a Vienna -che questa si è sempre avvantaggiata moltissimo dalla possibilità in cui si è trovata finora di accostarsi, a seconda dei suoi interessi, all'uno od all'altro gruppo di Potenze che finora dominavano l'Europa. Per il momento, quest'equilibrio è retto a tutto danno dell'Italia, che deve temere più di che sia di una Francia troppo potente e che deve aver già constatato come nella sua alleanza colla Francia non manchino gli inconvenienti ed i pericoli. L'Italia deve dunque augurarsi che Germania ed Austria Tedesca riprendano vigore e che fra loro e noi si stabiliscano rapporti cordiali e durevoli d'amicizia. Ma perchè ciò sia possibile bisogna eliminare la questione dell'Alto Adige, che rappresenterà sempre un motivo di dissidio fra Italiani e Tedeschi, e darà un'arma formidabile alla Francia per impedire qualsiasi riavvicinamento fra Roma, da una parte, Vienna e Berlino dall'altra. Quanto alle ragioni strategiche che l'Italia invoca per giustificare la sua sovranità sull'Alto Adige, l'Italia sarebbe molto meglio salvaguardata dalla neutralità del Tirolo.

Il signor Benedikt ha aggiunto che nell'interesse di Trieste l'Italia dovrebbe consentire alla neutralizzazione della Sii.dbahn, tesi già sostenuta nella Neue Freie Presse dal Barone Macchio. Essa dovrebbe inoltre concedere al

commercio Austro-Tedesco un Settlement nel porto di Trieste. O basterebbe che al punto d'arrivo della Sudbahn a Trieste, un certo tratto di territorio fosse affittato all'Austria Tedesca, per i suoi commerci, ed eretto a punto franco. Solo così si eviterebbe a Trieste una decadenza economica che altrimenti sarebbe fatale, per la concorrenza di Amburgo, di Fiume e della via fluviale del Danubio.

933

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELLA MARINA, THAON DI REVEL, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A PARIGI (l)

N. 26. Parigi, 22 marzo 1919.

Le presenti agitazioni dei minatori che lasciano supporre difficoltà sempre maggiori nel futuro per il rifornimento del carbone all'Italia, in aggiunta alla eventualità che i Governi delle nazioni fornitrici di carbone siano costrette a !imitarne l'invio alle altre nazioni, consigliano, a mio parere, di prevedere fin d'ora in qual modo si possa nel prossimo futuro far fronte alle nostre necessità di combustibile. Onde parmi dovrebbero anche essere tenute presenti le ricche miniere di Westfalia, dalle quali ·con opportuni accordi col Governo tedesco, da stipularsi nelle prossime trattative di pace, o dopo, potrebbero attenersi, sotto forma di indennità di guerra, ovvero in altro modo, quei quantitativi di carbone sufficienti per lo sviluppo delle nostre industrie e per tutte le necessità del nostro Paese (2).

934

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A VITTORIO EMANUELE III (ACS, Carte Orlando; ed. in M. PETRICIOLI, L'occupazione italiana del Caucaso, cit., p. 87)

T. Parigi, 23 marzo 1919, ore 11.

Ringrazio del Suo telegramma (3) e assicuro innanzi tutto che noi abbiamo fatto espressa dichiarazione che questione Caucaso non deve affatto pregiudicare questione Asia Minore: della quale dichiarazione ci fu dato atto. Le altre considerazioni contenute nel telegramma sono giustissime; osservo tuttavia che per ora non si tratta neppure di un mandato, ma semplicemente di sostituire l'attuale occupazione militare inglese. Ciò oi dà una libertà d'azione indefinita che potremo svolgere in relazione alle .circostanze. Sinora Georgia al nord confina .con truppe dei cosacchi che si affermano antibolsceviche e ·cercano l'amicizia dell'Intesa. Non .sembra quindi che per ora vi sia immediata minaccia:

ad ogni modo è certo che l'imrpJ"esa non è priva di rilschi; ma è ce!l"tamente grande la tentazione di poter finalmente mettere la mano su materie prime di vitale importanza per l'Italia, e la questione .si Xliassume nel confrontare se tale supremo interesse valga la pena dei rischi ,che si corrono. Comunico poi a V.M. ~che ammiraglio Thaon di Revel mi ha ieri dtchiarato ,in un colloquio personale che al postutto la difesa dell'Adriatico sarà sempre possibile, avendola potuta fare neNe condizioni della passata guerra, che sono certamente le peggiom possibHi e che la pace in ogni caso modificherà. Spero ed auguro che egli manterrà questo punto di vista anche neHe conferenze plenarie che si potranno avere sull'argomento.

(l) -Il documento venne inviato, per conoscenza, a Sonnino, al ministero della Marina, a Crespi e a Ciuffelli. (2) -Annotazione marginale: « Nulla da fare essendo informati S.E. Crespi e Ciuffelli ». (3) -Cfr. n. 920.
935

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A PARIGI

(ACS, Carte Orlando)

T. 869. Roma, 23 marzo 1919, ore 12,40.

Per quanto significhi portaT vasi a Samo t'informo che venuta Parigi L·ammaisch è qui rappresentata come una nuova mossa ~contro di noi perchè Lammasch è nostro f,iero nemico. In una intervista col Daily News si dichiarò apertamente 'contro aspirazioni itaUane su Trieste Fiume Brennero, favorevole alla ·Confederazione danubiana con jugoslavi etc. ~che avrebbero dovuto sostituire l'Austria ed all'annessione deH'Austria tedesca alla Germania. Intervista è del dicembre 1918. Gradirò 'sapere se credi darmele, notizie suHa probabile data di qualche risoluzione definitiva, se le nostre cose migliorano quando esse saranno trattate.

936

IL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO, AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, A PARIGI

T. 856. Roma, 23 marzo 1919, ore 13,45.

Ho creduto opportuno dopo riunione ieri con colleghi, raccogliere impressioni e giudizio dell'amico Montalcini. Ti dico innanzi tutto che Turati stamane ha assi·curato Bontcelli 'che vinvio Camera non avrebbe incontrato da parte suoi amici opposizione. Montalcini in fondo riconosce 'che una decisione senza inconvenienti può prendersi ~solo conoscendo andamento lavori PaTigi e previsioni sul tempo e sul contenuto di essi. Volendo prendere una decisione con gli elementi ~che abbiamo qui, egli preferirebbe rin\"io al 10 o 12 aprile pevchè sia per la prossimità della Pasqua sia per la possibilità di un tuo !l'itorno a Parigi avresti modo e ragione di tener c1alma 1la Camera e tenerla aperta pochi giorni. Ma potrai elsser tu qui per il 10 apl'ile? Ed allora sarebbe necessario ,convocare per 21 o 22 apxile; ma egli commenta 'che tale d:ata è pericolosa nel ~senso che il Governo non avrebbe più ragione e mezzo di abbreviare ie discussioni ,sulle nuove sue comun1cazioni e sulla riforma elettorale che sarebbe la piattaforma su cui parecchi partiti e gruppi combatterebbero ·con vivacità. Ho osservato che .pel 22 aprile forse sarebbe possibile che i preliminari di pace già avessero avuto il suggello del fatto compiuto; e Montalcini •conviene ·Che in tal caso tutto andrebbe de plano, anche se elezioni si volessero fare a giugno.

937

IL SEGRETARIO DELL'UFFICIO STAMPA DEL MINISTERO DELL'INTERNO, BOCCHINI, ALL'UFFICIO STAMPA DEL MINISTERO DELL'INTERNO

T. PRECEDENZA ASSOLUTA 862. Parigi, 23 marzo 1919, ore 15,40 (per. ore 17).

Per mutamento Governo Ungheria già fatto conoscere pensiero S. E. Presidente che desidera sia posto in rilievo fondo nazionalista movimento. Informo che domani sarannovi due adunanze conferenza pace prima ore 15 per continuare esame confini territoriali tedeschi, seconda ore 20 per continuare esame statuto lega nazioni.

938

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, ORLANDO, AL MINISTRO DELLE COLONIE, COLOSIMO

(ACS, Carte Orlando)

T. 863. Parigi, 23 marzo 1919, ore 16 (per. ore 17,15).

A proposito dell'accenno contenuto in un tuo telegramma di tentativi diretti alla proclamazione dello sciopero, desidererei che tu mi chiarisca se ciò avviene in forma di minaccia immediata o se invece corrisponde ai noti propositi dei massimalisti italiani, come Serrati ecc. più particolarmente ancora se tali prO(Positi vorrebbero ·connettersi •con gli attuali scioperi del Novarese. Ciò perchè io possa formarmi un'idea più precisa della situazione.

939

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN LONGARE, E ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA

T. 315. Pa1-igi, 23 marzo 1919, ore 19.

(Meno Costantinopoli) Ho telegl'afato all'alto commissaQ"io a Costantinopoli quanto segue:

(Tutti) In una riunione tenutasi il 21 corrente presso Lloyd George, essendo presenti il presidente WHson, Clemenceau, Orlando, Diaz e generale Allenby fu ,stabilito di • nominare una •commissione per fare inchies,te in al

cune parti dell'impero turco le quali devono essere permanentemente separate dalla Turchia e poste sotto la guida dei governi che agiscono quali mandatari della Lega delle Nazioni •.

(Per Costantinopoli) Invio in telegramma a parte per posta un largo sunto della seduta e con telegramma pure separato (l) il testo delle istruzioni ai commissari.

(Per Parigi e Londra) Invio qui unito un largo sunto della seduta ed U testo delle istruzioni ai commissari. (Per tutti) Istruzioni che, a richiesta dei capi dei Governi, sono state formulate dal presidente Wilson.

Per norma di V. S. informo che l'idea della commissione di studio è stata presentata e adottata per risolvere differenze esistenti tra Francia ed Inghilterva in relazione all'hinterland della Siria. Una volta accettata l'idea dell'inchiesta per la Siria, Clemenceau disse che tale procedura non doveva limitarsi alla Siria, ma doveva estendersi agli altri territori turchi per cui si chiedevano mandati. Fu così allargato il campo dell'inchiesta alla Palestina, alla Mesopotamia, all'Armenia ed alla Cilicia. Non credemmo fosse il caso suggerire essa si estendesse all'Anatolia (Smime ed Adalia inclusa) perchè la ben nota attività greca ci poteva preparare delle sorprese e degli inconvenienti. Resto però in attesa di conoscere il pensiero di V. S. in proposito. Ritenemmo per ora più opportuno ammettere la formula delle istruzioni di Wilson con talune correzioni che indicano chiaramente che i territori sui quali si svolge l'inchiesta (Siria, Palestina, Mesopotamia, Armenia e Cilicia) sono • per esempio • • fra quelli • che saranno separati dalla Turchia, il che non esclude che possano esserne separati altri che costituiscono appunto le zone verso cui si dirigono le nostre legittime aspirazioni contemplate nel trattato di Londra e nei successivi accordi del 1917.

(Solo per Costantinopoli) Mi riserbo di comunicare a V. S. i nomi dei commissari italiani che saranno inviati sui luoghi e le sarò grato se vorrà telegrafarmi quali funzionari o perlsone ella riterrebbe più adatti.

940

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AL COMANDANTE SUPERIORE DELLE FORZE ITALIANE NEI BALCANI, S. PIACENTINI

T. 313. Parigi, 23 marzo 1919.

Mi riferisco a teleg11ammi di V. E. n. 2205, (2) e n. 2411 (3) comunicatimi da comando supremo. Porto a conoscenza di V. E. che R. ambasciate a Londra e Parigi e R. legazione Belgrado sono state informate circa aggravarsi campagna essadista appoggiata dai serbi e vennero invitate rappresentare ai vari Governi necessità eliminare 'cause agitazioni e incidenti. Richiamando prece

denti determinazioni venne proposto a Governo francese che generale Franchet d'Espérey inviti comando serbo fare evacuare da sue truppe H territorio albanese. D'altra parte prego V. E. voler considerare che recenti scontri e parte avuta dai serbi fanno supporre inizio azione metodica di molestie militari tipo guerriglia bande della quale popolazioni balcaniche conoscono tutte forme ed astuzie. Converrà pertanto evitare spostamenti non necessari di piccole colonne in regioni pericolose e prendere per ogni caso buone precauzioni. V. E. giudicherà inoltre se possa essere costà utile richiamare seria considerazione membri Governo provvisorio Durazzo gravi conseguenze lasciare che col ripetersi tali incidenti sorgano agitazioni e turbolenze che sarebbero fatali esistenza Albania.

(l) -Cfr. n. 942. (2) -Cfr. n. 766. (3) -Non si pubblica
941

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, AGLI AMBASCIATORI A LONDRA, IMPERIALI, A PARIGI, BONIN LONGARE, E ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA

(ACS, Carte Orlando)

T. 314. Parigi, 23 marzo 1919.

(Meno Costantinopoli) Ho telegrafato al R. ambasciatore a Costantinopoli

quanto segue:

(Tutti) Mi riferisco alla comunicazione dei primi dello scorso febbraio

circa una ripartizione delle truppe alleate in Asia Minore con nostro inter

vento a Konia. Avverto che R. Governo ha dichiarato al Governo britannico

che è pronto a sostituire truppe britanniche nel Caucaso (linea Batum-Baku)

con truppe italiane aggiungendo che quest'onere che ci assumiamo in territori

del resto non turchi, non deve pregiudicare in alcun modo le nostre legittime

aspirazioni in un'equa ripartizione di mandati in Turchia. Autorità militari

italiane si stanno mettendo in contatto con autorità militari britanniche per

questo scopo. Avverto altresì che Governo sta attivando le pratiche per pro

cedere all'intervento italiano nelle zone di Konia e di Adalia. Per Konia si

tratta di questione interna fra comandi militari che possono risolverla trattan

dosi di sostituzione di truppe nostre a truppe alleate. Sarà bene che V. E.

pvenda contatti a questo proposito con generale Milne. Per Adalia trattan

dosi di zona di nuova occupazione occorre intervenga anche elemento politico.

Generale Allenby ha detto non vedere necessità procedere all'occupazione non

risultando essa necessaria ai termini dell'armistizio che prevede solamente ra

gioni strategiche e di ordine pubblico. A questo proposito le comunico seguente

telegramma pervenutomi da<l comando di Rodi.

(Solo per Costantinopoli) Sarebbe opportuno ottenere richiesta di un no

stro intervento a tutela dell'ovdine. Prego V. E. provvedere in questo senso,

mettendosi in diretta comunicazione con comando Rodi e ,con RR. navi dislocate

su costa Adalia. Pregola telegrafarmi di urgenza.

942

IL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, ALL'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA

T. 316. Parigi, 23 marzo 1919.

Ecco il testo delle istruzioni formulate da Wilson cui si riferisce il mio telegramma n. 315 (1).

• La conferenza 1si propone di separare dall'impero turco alcune regioni, quali, per esempio, la Palestina, la Siria, i territori arabi ad oriente della Palestina e della Siria, la Mesopotamia, l'Armenia e la Cilicia, e di affidare lo sviluppo di quei popoli alla guida dei Governi che fungeranno da mandatari della Lega delle Nazioni. Si confida che ciò verrà fatto in conformità delle seguenti decisioni prese dai rappresentanti degli Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Italia e Giappone, in una riunione tenuta al Quai d'Orsay il 30 gennaio 1919.

l) In ·considerazione dei documenti sull'amministrazione tedesca in quelle colonie ·che facevano parte dell'impero tedesco, e della minaccia ·che il possesso da parte della Germania di basi per sottomarini in molte parti del mondo rappresenterebbe necessariamente per la libertà e per la sicurezza di tutte le nazioni, le potenze alleate ed assodate concordano che in nessun caso alcuna delle colonie tedesche dovrà essere riconsegnata alla Germania.

2) Per consimili ragioni, e più specialmente a causa dello storico malgoverno dei turchi ,sulle popolazioni soggette, e dei terribili massacri di armeni ed altri negli ultimi anni, le potenze alleate ed associate concordano che l'Armenia, la Siria, la Mesopotamia, la Palestina e l'Arabia devono essere completamente distaccate dall'impero turco. E ciò senza pregiudizio di sistemazione di altre parti dell'impero tur.co.

3) Le potenze alleate ed associate concordano che bisognerebbe avvalersi dell'occasione fornita dalla necessità di disporre di queste colonie e territori già appartenenti alla Germania ed alla Turchia ed abitati da popolazioni ancora incapaci di mantenersi da se stesse nelle difficili condizioni del mondo moderno, per applicare ai detti territori, il principio che il benessere e lo sviluppo di queste popolazioni costituiscono una missione sacra di civiltà e che le .garanzie che assicurano il compimento di questa missione debbono prendere corpo nella costituzione della Lega delle Nazioni.

4) Dopo attento esame esse sono convinte che H metodo migliore per far produrre a questo principio un effetto pratico è che la tutela di queste popolazioni sia affidata a nazioni sviluppate che per le loro risorse la loro esperienza e la loro posizione geografica sono le più adatte ad assumersi questa responsabilità e che questa tutela debba essere esercitata da loro in qualità di mandatari della Lega delle Nazioni.

5) Le potenze alleate ed associate sono d'opinione che il carattere del mandato debba variare secondo lo stadio di sviluppo della popolazione, la

situazione geografica del territorio, le sue condizioni economiche, ed altre consimili circostanze.

6) Esse stimano che alcune 'comunità che un tempo facevano paTte dell'impero ottomano, hanno Taggiunto un grado di isviluwo dove la loro esistenza in quanto nazioni indipendenti può essere provvisoriamente riconosciuta come sottomessa al parere e all'esercizio di un concorso d'ordine amministrativo da parte di una potenza mandataria, fino al tempo in cui esse saranno capad di mantenersi da se stesse. I voti di queste 'comunità devono essere considerati come fattori principali nella scelta della potenza mandataria.

7) Esse stimano inoltre che altre popolazioni specia,1mente quelle dell'Africa ·centrale sono in tale !Stadio .che il mandatario deve essere responsabile dell'amministrazione del territorio, sotto condizioni che garantiranno il divieto di abusi quale il commercio degli schiavi, il traffico delle armi, il traffic_o dei liquori ad alto grado alcoolico e che preverranno lo stabilimento di fortificazioni o di basi militari e navali e che impediranno la formazione militare degli indigeni per nessun altro scopo se non per assicurare la polizia e la difesa del territorio, condizioni che assicureranno eguale trattamento negli scambi e nel commercio agli altri membri della Lega delle Nazioni.

8) Infine esse stimano 'che esistono dei territori quali l'Africa sud-ovest e alcune delle isole del Pacifico meridionale che per la debole densità della popo· !azione, per la loro superficie ristretta, per la loro lontananza dai centri di civiltà, per la loro contiguità .geografica collo stato mandatario o per altre circostanze possono essere amministrati nel miglior modo sotto le leggi dello stato mandatario in qualità di parte integrante del detto stato colla restrizione delle garanzie su-menzionate nell'interesse delle popolazioni indigene.

In ogni caso in cui si eserciterà un mandato, ilo stato mandatario dovrà fornire alla Lega delle Nazioni un rapporto annuale relativo ai territori di cui ha l'incarico.

E si è d'accordo che l'amministrazione relativa a questi mandati sarà fatta secondo lo spirito del seguente documento che venne formalmente presentato al presidente degli Stati Uniti per conto dei Governi di Gran Bretagna e Francia.

"Dichiarazione Ainglo-Francese, 9-11-1918. Il .fine che la Francia e la Gran Bretagna si prefiggono nel proseguire in oriente la guerra scatenata dall'ambizione germanica è la completa e finale liberazione dei popoli oppres,si per tanto tempo dai tur·chi, e la formazione di Governi ed amministrazioni nazionali che derivino la loro autorità dall'iniziativa e dalla libera scelta delle popolazioni indigene.

Al fine di porre in atto tali intenzioni, la Francia e la Gran Bretagna hanno convenuto di incoraggiare ed aiutare la fo,rmazione di Governi ed amministrazioni indigene nella Siria e nella Mesopotamia già liberate dagli alleati, nonchè nei territori che esse stanno per liberare, ed hanno anche convenuto di riconoscere detti Governi non appena essi si siano effettivamente formati. Lungi dal desiderare di imporre prestabilite istituzioni alle popolazioni di dette regioni, è loro unico fine di assicurare col loro sostegno e con un aiuto effettivo, che i Governi e le amministrazioni scelti da queste ~regioni in piena libertà abbiano una vita normale. Le funzioni 'che i due Governi alleati avocano a se stessi nei territori liberati è di assicurare una giustizia imparziale ed eguale per tutti, di facilitare lo sviluppo economico del paese incoraggiando le iniziative locali, di promuovere la diffusione dell'educazione e di mettere fine ai dissidi da troppo tempo sfruttati dalla politica turca".

La ,conferenza pertanto si ritiene obbligata ad informarsi nel modo più esatto possibile sui sentimenti dei popoli di dette regioni riguardo alla futura amministrazione dei loro affari. In conformità di quanto precede è vostro compito di visitare quelle regioni, di informarvi nel modo più completo possibile sulla reale opinione pubblica circa tali questioni nonchè sulle condizioni sociali di razza ed economia la cui conoscenza potesse servire a guidare il giudizio della ,conferenza e a formare una opinione altrettanto definita per quanto le .circostanze ed il tempo di cui voi disponete lo permetteranno, circa le divisioni del territorio e l'assegnamento dei mandati i quali offriranno le maggiori probabilità di promuovere l'ordine, la pace e lo sviluppo di quei popoli e di quelle regioni •.

(l) Cfr. n. 939.

943

IL SOTTOCAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, BADOGLIO, AL MINISTERO DEGLI ESTERI (l)

T. 1141/5019. Comando Supremo, 23 marzo 1919 (per. iL 24).

Comunicasi seguente telegramma pervenuto da comando III armata.

• 2404 A.G. Da informazioni avute oggi al comando corpo d'occupazione Fiume, risulterebbe scoppiata in Ungheria rivoluzione carattere bolscevico. Comando predetto, base francese, non può più corrispondere con Budapest e ha già disposto che sia limitata entrata persone provenienti Ungheria per evitare contagio con numerosi ungheresi presenti Fiume (2) •.

944

IL MINISTRO AD ATENE, ROMANO AVEZZANA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 694/1073. Atene, 23 marzo 1919 (per. il 25).

Segretario legazione America mi ha confidenzialmente confermato che rapporti inviati alla delegazione degli Stati Uniti Parigi dai funzionari ame

ricani che si trovano nell'Anatolia concludevano tutti concordi in senso contrario alle rivendicazioni greche in Asia Minore contestando massacri di greci per parte dei turchi allegati dalla delegazione ellenica e segnalando pericoli che venivano dal permettere paralizzante propaganda greca di esasperare sentimento nazionale turco. Egli mi disse che più volte dati forniti da Venizelos erano stati dalla delegazione americana riscontrati non corrispondenti alla realtà. Non è però da ritenere che questo informatore per il fatto che si pronunzia sfavorevolmente pretese greche sia per esprimere diverso parere sulle aspirazioni italiane.

(l) -Inviato anche alla presidenza del Consiglio, al ministero della Guerra e alla sezione militare della delegazione alla conferenza della pace, perché ne desse comunicazione ad Orlando e Sonnino. (2) -Cfr. il seguente t. 30255 di Sechi a Thaon di Revel, giunto a Parigi il 24 marzo e comunicato a Sonnino il 26: • Riassumo odierno telegramma comandante Slaghek. Situazione in Ungheria è la seguente. Governo assunto da comunisti. Parte occidentale Ungheria tende all'ordine. Parte orientale in preda completo disordine. Forza armata 20 mila uomini attualmente opposta Boemia e altri 6000 uomini ad Oriente Budapest. Sentimenti contrari comunisti. Tutta rimanente infida. Immediato intervento truppe Intesa preferibilmente italiane molto desiderato in aiuto forza armata non comunista per non lasciare consolidare nuovo regime e evitare contagio nuove idee politiche. Si teme contagio anche Austria tedesca •.
945

L'ALTO COMMISSARIO A COSTANTINOPOLI, SFORZA, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI ·

T. 700/319. Pera, 23 marzo 1919 (per. iZ 25).

Cadetti telegrafa sempre crescente attività greca Smirne ove autorità mostrano perfino temere un prossimo sbarco ellenico su quella costa. Si assicura che truppe greche sarebbero concentrate Mitilene Scio Samos.

946

IL COMMISSARIO POLITICO PRESSO LA MISSIONE MILITARE D'ARMISTIZIO A VIENNA, MACCHIORO, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T. 272. Vienna, 23 marzo 1919.

Secondo le notizie pervenute qui Governo rivoluzionario Budapest mantiene ordine. Borsa chiusa, banche militarmente occupate e direttori deposti. Ferrovie e telegrafo per ora funzionano, telefoni sospesi. 250 soldati francesi furono disarmati. Capo missione francese colonnello Vix sarebbe stato arrestato e poi messo in :libertà. Ufficiali 1italiani in missione a Budapest non ebbero finora alcuna molestia. Tutta l'animosità si concentra contro la Francia. Missioni estere Budapest si dispongono partenza. Ministro ungherese Vienna Charmant sostituito. Alta perisonalità ungherese avversa partito socialista e appartenente passata amministrazione mi ha detto che movimento bolscevico ha per sè tutte le classi sociali, essendo vivolto più contro imperialismo che contro borghesia ungherese. Ha criHcato ·come fatale politica francese che ha misconosciuto patriottismo magiaro non comprendendo come nazione accetta qualsiasi sacrificio piuttosto perdere regioni puramente ungheresi. Poiché il solo proletario poteva fare marciare il popolo intero e stringere alleanza con la Russia dei soviet, borghesia magiara arccetta dittatura proletaria. Sarebbe stato invece, necessario preparare unione, poco importa in quale forma, fra Ungheria e Rumania. Così invece bolscevismo dilagherà ed il maggior sforzo per estenderlo sarà fatto nell'Austria tedesca attraverso la quale Ungheria manterrà contatto con spartachisti Germania. Consiglia accomodamento con attuale Governo ungherese a cui verrà mancare allora solidarietà altri pa.rtiti. A Vienna si preparano oggi grandi manifestazioni solidarietà con comunisti unghevesi. Arbeiter Zeitung scrive che Austria seguirebbe fino da ora Ungheria se non mancasse totalmente viveri che le vengono forniti dall'Intesa. Cancelliere di .stato mi ha detto che .per ora ritiene essere ancora !Padrone della situazione ma che ciò muterebbe se anche Austria fosse spinta all'estremo nella questione frontiera. Naturalmente egli allude anche questione Alto-Adige. Raccomando caldamente questione invio viveri e sopratutto carne di cui Vienna manca da settimane. Decorrerebbero 600 tonnellate per settimana trasportabili con due treni (1).

947

L'INCARICATO D'AFFARI A WASHINGTON, ARONE, AL MINISTRO DEGLI ESTERI, SONNINO, A PARIGI

T.163. Washington, 23 marzo 1919.

Mio telegramma n. 164.

Questa stampa continua occuparsi largamente della questione di Fiume con telegrammi da Parigi dell'Associated Press che ne annunziano prossima la soluzione accennando ad un piano che House sta all'uopo elaborando. La notizia del piano di House viene ripresa e svolta per mettere in rilievo la speciale importanza che anche in questa questione Testa devoluta alla delegazione americana. La nota dominante è l'impressione per la mossa italiana (2) e la convtinzione delle difficoltà di una soluzione soddisfacente a ambe le parti. Manca una opinione pro e contro. L'italianità di Fiume è riconosciuta ed è fatta larga parte all'attitudine dell'opinione pubblica italiana che viene come unanime e ... (3) per Fiume (4).

948

IL CAPO DI STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO, DIAZ, AL MINISTRO DEGLI _ESTERI, SONNINO, A PARIGI

N. 2620. Parigi, 23 marzo 1919.

Con riferimento alla conversazione circa il confine orientale di Fiume rappresento all'E. V. quanto segue: II confine che sotto il punto di vista militare offre il minimo dei requisiti necessari alla difesa della città è quello che seguendo la displuviale alpina

scende pel Risniak verso sud est fino al Bitoraj e di qui volge a sud-ovest degradando al mare sopra il canale Maltempo.

Qualora però, per ragioni etniche o di altra specie, tale limite non possa venire accettato e debba pure essere esclusa dal nostro territorio la città di Buccari, rimane l'unica soluzione di arretrare il confine sino alla linea che scende dal Risniak, con direzione generale sud sud-ovest, alle alture che circondano ad occidente la baia di Buccari.

Tale confine non ci consente però che di stabilire una semplice • linea di vigilanza • capace cioè di dare soltanto una momentanea protezione alla città, e assicurare alle truppe mobili incaricate della ·difesa di Fiume il tempo di portarsi innanzi per allontanare le operazioni dalla città.

Il saliente che questa linea presenta verso est risponde appunto al criterio di includere nel nostro territorio lo spazio necessario per poter predisporre siffatta azione eventuale; e, per quanto concerne la baia di Buccari, almeno avvolgerla da nord e da ovest per potervi esercitare un dominio atto a neutralizzarvi qualsiasi predisposizione offensiva.

Al di qua di tale confine non esistono altre linee che rispondano anche al minimo requisito di pura vigilanza.

(l) -Il telegramma venne comunicato da Sonnino a Imperiali, a Bonin Longare, alla sezione militare della delegazione italiana alla conferenza della pace e a Crespi, con t. posta 890 del 27 marzo 1919. (2) -Un comunicato Stefani del 23 marzo smentiva la voce di una decisione dei delegati italiani alla conferenza della Pace di ritirarsi dalla conferenza qualora Fiume non fosse assegnata all'Italia. (3) -Gruppo indecifrato. (4) -Ritrasmesso da Sonnino ad Imperiali con t. posta 888 del 27 marzo.
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APPENDICI

APPENDICE I

AMBASCIATE E LEGAZIONI DEL REGNO D'ITALIA ALL'ESTERO

(Situazione al marzo 1919)

ALBANIA

Durazzo -N. N.

ARGENTINA

Buenos Aires -CoBIANCHI Vittore, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

AUSTRIA

Vienna -N. N.

BELGIO

Bruxelles -CARIGNANI dei duchi di NovoLI Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GuARIGLIA Raffaele, segretario.

BOLIVIA

La Paz -AGNOLI Ruffillo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Lima).

BRASILE

Rio de Janeiro -DE BosoARI conte Alessandro, ambasciatore; AMADORI Giovanni, segretario.

BULGARIA Sofia -ALIOTTI (dei baroni) Carlo Alberto, commissario

CECOSLOVACCHIA Praga -LAGO Mario, incaricato d'affari.

CILE

Santiago -NANI MoCENIGO conte Giovanni Battista, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

CINA

Pechino -GARBAsso Carlo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; VARÈ Daniele, segretario.

COLOMBIA

Bogotà -DuRAND DE LA PENNE marchese Enrico, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

COSTARICA

S. José de Costa Rica -NoTAR! Giosué, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Guatemala).

CUBA

Avana -CARRARA Stefano, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

DANIMARCA

Copenaghen -SACERDOTI DI CARROBIO conte VHtorio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE RrsEIS Mario, primo segretario.

EGITTO

Cairo -NEGROTTo CAMBIASO (dei marchesi) Lazzaro, agente diplomatico con patente di console generale; TosTI DI VALMINUTA conte Mauro, segretario; ALLIEVI Antonio, segretario.

EQUATORE

Quito -AGNOLI Ruffillo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Lima).

ETIOPIA

Addis Abeba -CoLLI DI FELIZZANO conte Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

FINLANDIA

Helsingfors -N. N.

FRANCIA

Parigi -BoNIN LoNGARE conte Lelio, ambasciatore; ALOISI Pompeo, consigliere (in servizio presso la delegazione alla conferenza della pace); MEDICI DEL VASCELLO Giuseppe, consigliere; BoscARELLI Raffaele, segretario; DE STEFANI Pietro, segretario; GuAZZONE Pietro Alfredo, segretario.

GERMANIA

Berlino -N. N.

GIAPPONE

Tokio -CusANI CoNFALONIERI marchese Luigi GiroLamo, ambasciatore; CoRA Giuliano, primo segretario.

GRAN BRETAGNA

Londra -IMPERIALI DI FRANCAVILLA marchese Guglielmo, ambasciatore; PREZIOSI Gabriele, segretario; DE NoBILI marchese Rino, segretario; BALSAMO Giovanni, segvetario; TROMBETTI Achille, segretario (in servizio pvesso la delegazione alla conferenza della pace); BERTELÈ Tommaso, segretario (in servizio presso la delegazione alla conferenza della paoe).

GRECIA

Atene -RoMANO AvEZZANA barone Camillo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; NANI MocENIGO conte Ludovico, segretario; DIANA Pasquale, segretario.

GUATEMALA

Guatemala -NoTARI Giosué, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

HAITI

Haiti -DuRANo DE LA PENNE marchese Enrico, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Bogotà).

HONDURAS

Tegucigalpa -NoTARI Giosuè, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Guatemala).

LETTONIA

Riga-N. N.

LITUANIA

Vilna-N. N.

LUSSEMBURGO

Lussemburgo -DELLA ToRRE or LAVAGNA conte Giulio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente temporaneamente a Rorschach).

MAROCCO

TangeTi -RrNELLA Sabino, agente diplomatico e console generale.

MESSICO

Messico -MARTIN FRANKLIN Alberto, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

MONACO (Principato) Monaco -MAzzrNr Ferdinando, console.

MONTENEGRO

Cettigne -Dr MoNTAGLIARI marchese Paolo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente temporaneamente a Parigi).

NICARAGUA

Managua -NoTARI Giosué. inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Guatemala).

NORVEGIA

CTistiania -MoNTAGNA Giulio Cesare, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Rosso Augusto, segretario.

PAESI BASSI

L'Aja -SALLIER DE LA TouR (dei conti) Giuseppe, duca di Calvello, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GUARNERI Andrea, primo segretario.

PANAMA Panama -RAGUZZI Carlo, incaricato d'affari.

PARAGUAY Assunzione -Rossr Adolfo, ministro residente.

PERSIA Tehemn -CATALANI Giuseppe, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

PERU' Lima -AGNOLI Ruffillo, inviato straordinario, e ministro plenipotenziario.

POLONIA

Varsavia -N. N.

PORTOGALLO

Lisbona -SERRA Attilio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; GAzZERA Giuseppe, segretado.

ROMANIA

Bucarest -FASCIOTTI barone Carlo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; AuRrTr Giacinto, primo segr,etario; CAFIERO Ugo, segretario.

RUSSIA

Pietrogrado -ToMAsr DELLA ToRRETTA (dei principi di Lampedusa) Pietro (in servizio presso la delegazione alla con:lierenza della pace), reggente ad interim l'ambasciata; SAVONA Giuseppe, segretario (residente temporaneamente ad Arcangelo); KocH ottaviano Armando, segretario (vesidente temporaneamente ad Arcangelo).

SALVADOR

San Salvador -NoTARI Giosuè, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a Guatemala).

SAN DOMINGO

San Domingo -CARRARA Stefano, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (residente a l'Avana).

SAN MARINO

San Marino -GoRr Giuseppe, console.

SERBIA

Belgrado -BoRGHESE (dei principi) Livio, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DANEO Giulio, primo segretario.

SIAM

Bangkok -MANACORDA Aroldo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

SPAGNA

Madrid -CARLOTTI DI RIPARBELLA marchese Andrea, ambasciatore; VIGANOTTI GrusTI Gianfranco, consigliere; MACARIO Nicola, segretario; KELLNER Gino Lodovico, segretario.

STATI UNITI D'AMERICA

Washington -MAcCHI DI CELLERE (dei conti) Vincenzo, ambasciatore (delegato alla conferenza della pace a Parigi); ARONE Pietro, segretario; GEISSER CELESIA DI VEGLIASCO Andrea, segretario.

SVEZIA

Stoccolma -ORSINI BARONI Luca, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; SAPUPPO Giuseppe, segretario.

SVIZZERA

Berna -PAuLuccr DE' CALBOLI (dei marchesi) conte Raniero, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; PIGNATTI MoRANO conte Bonifacio, consigliere; CHIARAMONTE BoRDONARO Gabriele, segretario; BARONE Russo Giacomo, segretario.

TURCHIA

Costantinopoli -SFORZA (dei conti) Carlo, alto commissario; ALLIATA DI MoNTEREALE E DI VILLAFRANCA principe Giovanni, consigliere; NE'GR! Vittorio, segretario.

URUGUAY

Montevideo -MAESTRI MOLINARI marchese Francesco, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

VENEZUELA

Caracas -ScELSI Lionello, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

APPENDICE II

UFFICI DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI

(Situazione al gennaio 1919)

MINISTRO DEGLI ESTERI

SoNNINO dei baroni Sidney, deputato al Parlamento.

SOTTOSEGRETARIO DI STATO

BoRSARELLI DI RIFREDDO marchese Luigi, deputato al Parlamento.

GABINETTO DEL MINISTRO

Affari confidenziali -Ricerche e studi in relazione al lavoro del Ministro -Rapporti colla stampa e le agenzie telegrafiche -Relazioni del Ministro col Parlamento e col Corpo Diplomatico -Udienze -Tribuna diplomatica.

CAPO DI GABINETTO

ALDROVANDI MARESCOTTI Luigi conte di Viano, inviato straordinario e ministro plenipotenziario (in servizio presso la delegazione alla conferenza della pace).

SEGRETARI DEL MINISTRO

BIANCHERI CHIAPPORI Augusto, segretario di legazione di la classe.

BARBARO Francesco, segretario di legazione di la classe.

DE LIETO Casimiro, segretario di legazione di 2a classe.

GABINETTO DEL SOTTOSEGRETARIO DI STATO

Affari confidenziali -Ricerche e studi in rapporto al lavoro del Sottosegretario di Stato -Relazioni del Sottosegretario di Stato col Parlamento e col Corpo Diplomatico -Udienze.

CAPO DI GABINETTO DEL SOTTOSEGRETARIO

BRAMBILLA Giuseppe, consigliere di legazione di 2a classe.

SEGRETARIO DEL SOTTOSEGRETARIO

RonnoLo Marcello, vice console di la classe.

SEGRETARIO GENERALE

DE MARTINO Giacomo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di classe.

UFFICI ALLA DIRETTA DIPENDENZA DEL SEGRETARIO GENERALE

DIVISIONE I RAGIONERIA ED ECONOMATO

Capo Divisione: CALVARI Lodovico, direttore capo di ragioneria.

SEZIONE I

Bilanci e contabilità -Bilancio di previsione -Conto consuntivo -Revisione di contabilità -Contabilità attive dei Regi agenti all'estero Liquidazione delle spese degli Uffici all'estero -Competenze mensili

dei funzionari e del personale di servizio. Capo sezione: BoNAMICO Cesare, ispettore di ragioneria.

SEZIONE II

Scritture -Conto con·ente col Tesoro dello Stato Conti correnti coi Regi agenti all'estero.

Capo sezione: D'AvANZO Carlo, capo sezione di ragioneria di la classe.

SEZIONE III

Tariffa consolare -Palazzi demaniali all'estero, arredamenti -Inventario dei mobili di proprietà dell'erario all'estero -Proposte per l'acquisto di mobili ad uso d'archivio degli uffici all'estero -Sussidi.

Capo sezione: FANO Alberto, capo sezione di ragioneria di la classe.

SEZIONE IV

ECONOMATO E CASSA

Inventario dei mobili del Ministero -Contratti -Spese d'ufficio -Manutenzione dei locali -Magazzino -Personale degli uscieri -Corredi dei Regi uffici all'estero -Custodia delle successioni -Servizio di cassa.

Capo sezione, economo-cassiere: VINARDI Giuseppe, capo sezione di ragioneria di 2a classe.

UFFICIO CIFRA

Corrispondenza telegrafica ed o1·dinaria in cifra -Compilazione, custodia e distribuzione dei cifrari.

Capo ufficio: CARACCIOLO Gaetano, principe di Castagneto, consigliere di legazione di l a classe.

no

UFFICIO STAMPA E TRADUZIONI

Spoglio e riassunto quotidiano dei giornali e periodici esteri e nazionali -Traduzioni.

Capo ufficio: MARCHETTI FERRANTE Giulio, consigliere di legazione di 3" classe.

APERTURA, DISTRIBUZIONE E REGISTRAZIONE DELLA CORRISPONDENZA E SPEDIZIONE

Registrazione e sunto della corrispondenza in arrivo e in partenza Rubriche per ragioni di luogo, di materia, di persona -Schedari Spedizione della corrispondenza -Corrieri di Gabinetto.

. .

Capo ufficio: SANDICCHI Pasquale, console generàle di 3a classe.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI GENERALI

Incaricato delle funzioni di direttore generale: CoNTARINI Salvatore, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2a classe.

DIVISIONE II

Personale e Cerimoniale.

Capo divisione: RANDAccro Ignazio, console generale di 2a classe.

SEZIONE I

Personale di ogni categoria dipendente dal Ministero degli Affari Esteri (eccetto il personale delle scuole all'estero e quello di servizio) -Uffici diplomatici e consolari all'estero, loro istituzione e soppressione -Servizio d'ispezione degli stessi uffici -Personale e uffici diplomatici e consolari esteri in Italia -Consiglio del Ministero -Concorsi -Ammissioni -Annuario del Ministero -Elenchi det personale del Ministero -Atti pubblici -Libretti e 1·ichieste fe1-roviarie per il personale.

Capo sezione: LoJACONO Vincenzo, primo segretario di legazione.

SEZIONE II

Regole del Cerimoniale -Lettere Reali -Credenziali -Lettere di richiamo -Pieni poteri -Privilegi ed immunità degli agenti diplomatici e consolari -Franchigie in materia doganale ai Regi agenti all'estero e agli agenti stranieri in Italia -Massimario -Visite e passaggi di Sovrani e Principi -Decorazioni nazionali ed estere.

Capo sezione: CoLONNA dei principi Ascanio, segretario di legazione di l" classe. ARCHIVIO STORICO

Conservazione ed incremento delle collezioni manoscritte del Ministero e dei Regi uffici all'estero -Conservazione degli originali degli Atti internazionali conclusi dal Regno d'Italia e dagli Stati soppressi Conservazione delle cm·te del Ministero versate dagli Archivi delle Divisioni -Ricerche e studi preparatori pel Ministero e per gli uffici dei Dicastero -Memorie su materie storiche e questioni internazionali Protocollo, inventario e schedari.

Direttore: GoRRINI prof. Giacomo.

BIBLIOTECA

Proposte per acquisto di libri e associazioni a giornali e 1·iviste -Conservazione ed incremento delle pubblicazioni -Scambio di pubblicazioni con altri ministeri od istituti del Regno o di Stati esteri -Collezione e custodia di carte geografiche per uso del Ministero -Cataloghi, schedari -Raccolta sistematica di pubblicazioni del Ministero -Raccolta sistematica della legislazione straniera per ciò che può riguarda?·e le relazioni internazionali e l'amministrazione degli affari esteri Forniture di pubblicazioni a corredo di Regi uffici diplomatici e consolari.

Bibliotecario: PAsQUALucci Loreto.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI POLITICI

Incaricato delle funzioni di direttore generale: MANZONI dei conti Gaetano, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2' classe.

DIVISIONE III

Capo divisione: CHIARAMONTE BORDONARO Antonio, consigliere di legazione di la classe.

SEZIONE I

Carteggio in materia politica per affari concernenti l'Europa -Sunto quotidiano del carteggio -Stipulazione ed interpretazione di trattati politici relativi alla stessa circoscrizione -Rettifiche ed accertamenti di frontiera -Sconfinamenti militari -Spoglio di giomali esteri per la stessa circoscrizione.

Capo sezione: DuRAzzo marchese Carlo, consigliere di legazione di 2a classe.

SEZIONE II

Carteggio in materia politica per affari concernenti il Levante e l'AfTica -Sunto quotidiano del carteggio -Stipulazione e interpretazione di trattati politici relativi alla stessa circoscnzwne -Capitolazioni -Riforme giudiziarie in Egitto -Spoglio dei giornali esteri per la stessa circoscrizione.

Capo sezione: CoMPANS DI BRICHANTEAU marchese Alessandro, consigliere di legazione di 3a classe.

SEZIONE III

Carteggio in materia politica per affari concernenti l'Estremo Oriente e l'America -Sunto quotidiano del carteggio -Stipulazione ed interpretazione di trattati politici relativi alla stessa ci1·cosc1·iz'ione -Spoglio di giornali come sopra.

Capo sezione: DuRINI DI MoNZA conte Ercole, consigliere di legazione di 3a classe.

SEZIONE IV

Pratiche relative alla politica coloniale.

Capo sezione: SENNI dei conti Carlo, console di l • classe.

DIVISIONE IV

Capo divisione: STRANIERI Augusto, console generale di 3a classe.

SEZIONE I

Reclami di sudditi italiani verso governi esteri e di sudditi esteri verso il governo italiano.

Capo sezione: N. N.

SEZIONE II

Polizia internazionale -Istituti ecclesiastici esteri nel Regno -Ammissione di ufficiali ed allievi stranieri nei regi istituti militari e marittimi -Pubblicazioni diplomatiche e Libri verdi.

Capo sezione: N. N.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI COMMERCIALI Incaricato delle funzioni di direttore generale: SERRA Carlo Filippo, console generale di l a classe.

DIVISIONE V

Capo divisione: CAMICIA Mario, console generale di la classe.

SEZIONE I

Carteggio relativo alla stipulazione ed interpretazione dei trattati e degli atti commerciali internazionali -Studi e indagini di politica commerciale -Pubblicazioni di indole economica -Bollettino del Ministero.

-

Capo sezione: VIVALDI Guglielmo, console di la classe.

SEZIONE II

Reclami doganali -Sconfinamenti doganali -Congressi e conferenze commerciali.

Capo sezione: BIANCHI Vittorio, console di 2a classe.

DIVISIONE VI Capo divisione: GARROU Mario, console generale di 2a classe.

SEZIONE I

Esposizioni -Congressi internazionali di natura non politica nè commerciale.

Capo sezione: N. N.

SEZIONE II

Servizi postali e marittimi -Ferrovie di interesse internazionale Sanità pubblica.

Capo sezione: PULLINO Umberto, console di 2• classe.

DIREZIONE GENERALE DEGLI AFFARI PRIVATI

Incaricato delle funzioni di direttore generale: SERRA dei conti Carlo, console generale di 1• classe.

DIVISIONE VII Capo divisione: MILAzzo Silvio, console generale di l a classe.

SEZIONE I

Questioni giuridiche di nazionalità, di estradizione, di protezilone con

solare, di stato civile e di ogni altro ordine non politico né commerciale.

Capo sezione: GAVOTTI dei marchesi Lodovico, console di 3" classe.

SEZIONE II'

Stipulazione ed interpretazione di trattati relativi alle materie anzidette.

Capo sezione: N. N.

DIVISIONE VIII Capo divisione: GAZZANIGA Ettore, console generale di la classe.

SEZIONE 1 Rogatorie -Pensionati all'estero -Atti giudiziari -Atti di stato civile -Ricerche all'estero nell'inte1·esse dei sudditi italiani. Capo sezione: BERTANZI Paolo, console di 3a classe.

SEZIONE II

Successione di sudditi italiani morti all'estero.

Capo sezione: ToscANI Angelo, console di la classe.

UFFICIO DEL CONTENZIOSO E DELLA LEGISLAZIONE

Contenzioso diplomatico -Segretariato del Consiglio del contenzioso diplomatico -Convocazione, verbali delle adunanze -Nomina e conferma dei membri del Consiglio stesso -Archivio -Massimario del contenzioso -Studi preparatori delle conferenze di diritto internazionale privato e dei congressi internazionali di indole giuridico-amministrativa -Raccolta ufficiale dei trattati -Pubblicazione degli atti relativi.

Capo ufficio: RICCI BusATTI Arturo, inviato straordinario e ministro plenipotenziario di 2a classe.

LEGALIZZAZIONI E PASSAPORTI Legalizzazione di atti -Corrispondenza e contabilità relativa -Passaporti diplomatici -Passaporti distinti. Capo ufficio: N. N.

TIPOGRAFIA Direttore: ALFERAZZI Giacomo Antonio.

DIREZIONE GENERALE DELLE SCUOLE ITALIANE ALL'ESTERO Direttore generale: BoccoNI Luigi, console generale di 1• classe.

DIVISIONE IX

Capo divisione: SARTORI Francesco, console generale di aa classe.

SEZIONE I

Istituti scolastici governativi all'estero, loro ordinamento e direzione didattica e disciplinare -Istituzione e soppressione delle scuole -Locali scolastici -Materiale didattico e scientifico -Personale insegnante Deputazioni sclolastiche -Concorsi -Posti gratuiti e semi-gratuiti dall'estero per l'interno -Istituti sussidiati all'estero -Sussidi ordinari e straordinari a scuole coloniali, private e confessionali -Tutela e sorveglianza delle medesime -Palestre ginnastiche -Educatori -Biblioteche -Ambulatori medico-chirurgici annessi alle scuole ed altri Istituti di assistenza scolastica -Segreteria del Consiglio Centrale delle scuole all'estero e rapporti col Consiglio stesso -Annuario delle scuole italiane all'estero -Statistiche -Relazioni al Ministro ed al Parlamento -Protocollo ed archiv'~O della Direzione generale.

Capo ufficio: N. N.

SEZIONE II

Amministrazione, contabilità, bilanci delle scuole -Decreti e mandati relativi -Inventari dei beni mobili ed immobili ad uso delle scuole.

Capo sezione di ragioneria: FIORETTI Vittorio.

COMMISSARIATO DELL'EMIGRAZIONE

Commissario: DE MrcHELIS prof. Giuseppe.

APPENDICE III

AMBASCIATE E LEGAZIONI ESTERE IN ITALIA

(Situazione al gennaio 1919)

Argentina: S. E. Lucas AYARRAGARAY, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Conrado RoLANDONE, 2° segretario.

Belgio: Conte Werner van den STEEN DE JEHAY, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Conte Baudouin DE LrcHTERVELDE, consigliere; Charles PAPEIANS DE MoRCHOVEN, lo segretario; barone DE HuBSCH, addetto temporaneo; gen. A. J. M. MoREL, addetto militare; maggiore Barone Gaston DE BÉTHUNE, addetto militare aggiunto.

Brasile: S. E. Luiz Martins DE SouZA DANTAS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; José Joaquin lVIoNIZ DE ARAGAO, consigliere; Lourival DE GurLLOBEL, 2° segretario; Americo GALVAO BuENo FrLHO, 2° segretario; luogotenente di vascello José Maria MAGALHÀES DE ALMEIDA, addetto navale; Francisco GurMARAES, addetto commerciale; Deoclecio DE CAMPOS, addetto commerciale aggiunto.

Cecoslovacchia: dr. Leone BoRSKY, incaricato d'affari; maggiore Jan SEBA, addetto militare provvisorio.

Cile: Enrique VrLLEGAs, inviato straordinario ,e ministro plenipotenziario; Léon SuBERCASEAUX, 2o segretario; Comandante di Stato Maggiore Enr,ique BRAVO 0RTrz, addetto militare.

Cina: S. E. WANG-KouANG-KY, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Hou-TE'-VANG, l o segretario; WANG-TsENG-SzE, 2° segretario; TscHENG Yr Fu, 2° segretario; TSEOU KIAYONG, addetto; TCHOU YrN, addetto.

Colombia: José Maria QurJANO WALLIS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Manuel P. DAVILA, segretario.

Cuba: Antonio MARTIN RrvERO, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; dott. José Alberto IZQUIERDO, l" segretario; Enrique LoPEZ, addetto.

.Danimarca: N. N., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; M. A. DE 0LDENBURG, incaricato d'affari; Kai STAUN, addetto.

Francia: S. E. Camille BARRÈRE, ambasciatore; François CHARLEs-Roux, l o segretal1io, incaricato delle funzioni di consigliere; Jean RoGER, 2° segretario; Jacques LAnouRET, 3° segretario; Armand BARors, 3° segretario; Jacques

26 -Documenti diplomatici -Serie VI -Vol. II

TRUELLE, addetto; generale JuLLIAN, addetto militare; tenente colonnello FISCHER, addetto militare aggiunto; capitano di vascello Joseph-EmmanuelHenri FROCHOT, addetto navale; tenente di vascello DE LA CHAPELLE, addetto navale aggiunto; TONDEUR-SCHEFFLER, console distaccato all'ambasciata; HARISMENDY, console generale, addetto commerciale.

Giappone: S. E. Hikokichi lJUIN, ambasciatore; Shinooh !MAI, l o segretario; Masaaki HoTTA, 3o segretario; Saichiro KosHIDA, addetto; Yuj,iro SuGISHITA,. addetto; com. di fanteria Aki SEMBA, addetto militare; capitano di corvetta Shigetaro SHIMADA, addetto navale.

Gran Bretagna: S. E. Sir James RENNELL RoDD, ambasciatore; William ERSKINE. consigliere; George A. MouNSEY, l o segretario; lord Gerald WELLESLEY, ,terzo segretario; Edward KEELING, 3° segretario; Lord BERNERS, addetto onorario; Geoffrey ScoTT, addetto onorario; Edward CAPEL CURE, addetto per gli affari commerciali (con il rango di consigliere d'ambasciata); G. C. HARBEN, addetto per gli affari commerciali; capitano Dennis LARKING, addetto navale; tenente colonnello RocKE, addetto militare; tenente colonnello

C. R. HoLLWAY, addetto militare aggiunto; tenente colonnello C. H. MEARs,. addetto navale aggiunto.

Grecia: Lambros CoROMILAS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Charalambos SIMOPOULOs, 1• segretario; Ioannis Nakos PANOURIAS, segretario; Nicolaos LELYS, addetto.

Guatemala: José Maria LARDIZABAL, ,incaricato d'affari; Guillermo MATOS PACHEco, addetto.

Haiti: Amilcar DuvAL, incaricato d'affari.

Messico: Rodolfo Arturo NERVO, incaricato d'affari.

Monaco: Conte Henri DE MALEVILLE, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Raoul SAUVAGE, cancelliere, incaricato d'affari ad interim.

Norvegia: Arne ScHEEL, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Ove

C. L. VANGESTEN, addetto.

Olanda: barone Wilhelm B. R. VAN WELDEREN RENGERS, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Jonkheer H. VAN AscH VAN WYRCH, segretario.

Persia: S. E. generale lSAAC KHAN MOFAKHAMED DOVLEH, inviato straordinariO e ministro plenipotenziario; B. ENTEZAM-ES-SALTANEH, consigliere; principe PARVIZ MIRZA, addetto; MAMED KHAN ENTEZAM, addetto.

Portogallo: Eusebio LEAO, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; DE BREDERODE, consigliere; Joaquim PEDROSO, 2• segretario; Antonio DE MANTERO BELARD VELARDE, addetto.

Romania: Alexandru LAHOVARY, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Demetriu C. PENNEsco, consigliere; colonnello Jean FLOREsco, addetto militare.

Russia: S. E. Mikail DE GIERS, consigliere privato, ambasciatore; consigliere di Stato Ivan PERSIANY, consigliere; consigliere Basile DE STRANDTMAN, l" segretado; consigliere onorario Pijotr NEKLUDOW, 2" segretario; Basile KHVOSTCHINSKY, addetto; consigliere di Stato barone Teodor BISTRAM, addetto; assessore di collegio Aleksandr !ORDANOW, addetto; consigliere di Corte Nikolaj DuBIAGSKY, addetto; segretario Bronislaw JANiszovsKI, addetto; assessore di collegio Wladimir RAFALSKY, addetto; assessore di collegio Aleksej KRATIROW, addetto; consigliere onorario Aleksandr TRUBNIKOFF, addetto; colonnello di Stato Maggiore Oscar ENCKELL, ad-. detto militare; colonnello di Stato Maggiore principe Aleksandr WoLKONSKI, addetto militare aggiunto; generale maggiore Aleksandr HESKETH, addetto; colonnello d'artiglieria Marian RHEINGARD, addetto; colonnello Sergej NIEMTCHENKO, addetto; colonnello di cavalleria Pavel RoDZIANKO, addetto; capitano di fregata barone Pijotr DE WRANGEL, addetto navale; S. E. consigliere di Stato Mikail SuBBOTKIN, addetto commerciale; Ivan MARGARITOFF, addetto commerciale aggiunto.

,Salvador: dr. J. Gustavo GUERRERO, inviato straordinario e ministro plenipotenziario.

San Domingo: N. N., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Pedro Maria RuBIROSA, incaricato d'affari ad interim.

,Serbia: Voislav ANTONIEVITCH, ministro plenipotenziario, incar,icato d'affari; Stanoje MIHAILOVITCH, segretario; Drag. MARINKOVITCH, segretario; Alexandre BoDY, addetto; Bochko CHRISTISCH, addetto; Dragornir KAssiDOLATZ, addetto; Dragomir STANOJEVITCH, addetto; colonnello Douchan PECHITCH, addetto militare.

,Siam: PHYA BIBADH KosHA., inviato straordinario e ministro plenipotenziario; LUANG BAVARA-VADI, 2" segretario; LUANG VISUTR SuNDARA, 3" segretario; luogotenente colonnello principe AMORADHAT, addetto militare (residente a Parigi).

Spagna: E. marchese Wenceslao RAMIREZ DE VILLA-URRUTIA, ambasciatore~ Bernardo ALMEIDA Y HERREROS, consigliere; Manuel DE YNCLAN Y DE LA RASILLA, segretario; don Alonso ALVAREZ DE ToLEDo conte di Eril marchese di San Felices de Aragon, addetto; don Alvaro SILVELA Y DE LA VIESCA, addetto; marchese José DE LA GANDARA Y PLAZAOLA, addetto onorario; don Fernando RAMIREZ DE VILLA-URRUTIA Y CAMACHO, addetto onorario; José Maria SERT, addetto onorario; Comandante di Stato Maggiore Ram6n SAGARRA Y CENDRA, addetto rnilitave; Francisco ALVAREZ DE TOLEDO Y SILVA conte di Sclafani, addetto militare aggiunto.

Stati Uniti d'America: S. E. Thomas Nelson PAGE, ambasciatore, Peter Augustus JAY, consigliere; Norval RICHARDSON, l" segretario; W. A. W. STEWART, l" segretario; Arthur Bliss LANE, 3o segretario; Thomas Hart Jr. ANDERSON, 3o segretario; Gino SPERANZA, addetto; Benjamin RIGGs, addetto; Games W. LANZ, addetto; colonnello Mervyn C. BucKEY, addetto militare; capitano Chandle1

R. PosT, addetto militare aggiunto; tenente Rupert TAYLOR, addetto militave aggiunto; tenente Lamar FLEMING, addetto militare aggiunto; tenente

A. T. DouGLAS, addetto militare aggiunto; secondo tenente Charles A. RoBERTSON, addetto militare aggiunto; secondo tenente Ra1ph VAN BuREN, addetto militare aggiunto; comandante Charles Russel TRAIN, addetto navale; capitano Harry M. HonGES, addetto nava1e aggiunto; tenente comandante Roland R. RIGGs, addetto navale aggiunto; tenente comandante Clifford

M. PECK, addetto navale aggiunto; tenente Harold H. THURLBY, addetto navale aggiunto; tenente Charles Jr. BRADLEY, addetto navale aggiunto; Seymore Livingston G. KNox, addetto scientifico.

Svezia: barone Karel Nils Daniel DE BILDT, inviato straordinario e ministro plenipotenziario; Harold DE BILDT, consigliere; G. DE REUTERSKIOLD, segretario.

Svizzera: Georges WAGNIÈRE, inviato straordinario e ministro plenipotenziario;_ Hans DE SEGESSER-BRUNEGG, consigliere; Theoring DE SoNNENBERG, 2° segretario; William J. MoRETTI, 2° segretario.

Uruguay: S. E. Gabriele TERRA, inviato straordinario e ministro plenipotenziario;. Alfredo DE CASTRO, 1° segretario; Andrés PoDESTÀ, addetto onorario; Manuel S. MILANS, addetto commerciale.